Come se ne viene fuori ?

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Maucat
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Maucat »

Tanto il PDL i patti li fa solo ponendo sull'altro piatto della bilancia il lasciapassare tombale per il suo capo... quindi non c'è alcuna speranza di accordo anche perchè se cedi su quel punto e sul PdR "amico" del Cav ti trovi tra pochi mesi a rivotare col Porcellum e a far rivincere il Nano...
I patti si potrebbero fare se e solo se il PDL togliesse Berlusconi dalla scena politica italiana mettendolo a riposo e non lo farà mai!
Ci salviamo solo se la magistrature riesce a farlo cacciare dalle cariche pubbliche...
Joblack
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Joblack »

camillobenso ha scritto:Come inizia una guerra civile – 27

La cruna dell’ago - 3



Banditi. A questo punto non si può usare altro termine che banditi nei confronti dei politici. Neppure sotto le macerie hanno il coraggio civile di rimediare ai danni che hanno procurato al Paese.

I due giorni di tregua dello stop elettorale non sono assolutamente serviti a nulla per riflettere su di una situazione che si sta bloccando sempre di più.

Sono i quotidiani ad accendere le polveri con i vari titoli ed articoli accentuando il marasma di tutti contro tutti.

Poi alle 08,00 inizia Agorà con la inutile passerella dello scontro tra banditi. Alle 20,30 va in onda Otto e mezzo, e lo scontro si ripete tra la Ravetto e Civati. Ed infine Ballarò con lo scontro Mosca –Romani.

E’ solo a Ballarò dove stranamente Floris ha trovato il coraggio di mettere il dito nella piaga che si riesce a vedere il nocciolo del problema che paralizza la situazione.

I processi di Silvio Berlusconi.

Romani si altera. Dopo aver recitato per tutta la sera la parte del conciliante, del disponibile, il tema dei processi di Berlusconi smaschera il finto buonismo che stanno recitando. Romani è abile perché dopo qualche accenno obbligato di rito, calcia la palla in tribuna e disvia il tema.

Anche Civati ci ha tentato a Otto e mezzo, ma l’ordine di scuderia del ministero della propaganda chiede di minimizzare e concentrare l’attenzione del pubblico sul malessere che stanno vivendo gli italiani.

Anche Bersani ci sta girando intorno anche se ha dichiarato che voteranno l’inelligibilità di Berlusconi se presentata in Parlamento.

La partita l’ha sempre avuta in mano Bersani che però non ha il coraggio di affrontare la situazione, anche perché non propriamente sostenuto dal piddì per via della maggioranza della cordata dell’inciucio che spera che Bersani esca di scena per accendere il semaforo verde dell’inciucio.

Romani, subdolamente ieri sera ha fatto sapere di essere d’accordo con gli otto punti di Bersani, cercando in questo modo di far ricadere la colpa sul segretario del Pd sul mancato accordo e sulla paralisi della situazione. Lo stesso gioco che sta facendo Bersani con Grillo cercando di addossare la colpa dello stallo alla rigidità delle posizioni dei 5S.

Bersani, se avesse senso dello Stato e senso di responsabilità, sapendo che la strada 5S è preclusa, dovrebbe sfidare in campo aperto il Pdl.

Deve chiedere al Pdl dove si vanno a trovare i fondi per far ripartire l’economia, chi paga veramente, nero su bianco, mettendo come pregiudiziale che il salvacondotto di Berlusconi non ha niente a che vedere con i provvedimenti sull’economia.

Solo in questo modo può smontare il bluff berlusconiano che paralizza il Paese, ma dopo 20 anni d’inciuci sarà difficile che anche il suo partito accetti questa sfida che può sbloccare la situazione.
@camillobenso
Concordo con la tua analisi, sopra quotata.

Ho letto l'art. di Saviano con la cocaina prodotto a maggior valore aggiunto a livello planetario. Nell'art. manca un punto ed è il seguente:
Il mercato della droga produce ingente contante nelle varie valute ed ovviamente chi controlla il mercato, le mafie, pretendono pagamenti nelle valute + forti dollaro, euro e yen.
Queste ingenti somme sporche devono essere in parte "lavate" tramite il circuito finanziario internazionale (pecunia non olet) ed in parte gestite in attività legali a forte giro di contante, quali gioco d'azzardo, shopping center, mercati ortofrutticoli e ittici, ecc. ecc.
Tutti gli sforzi fatti dalle autorità centrali x tenere alto e stabile il valore delle loro valute di fatto aiutano le mafie che investono migliaia di miliardi di soldi sporchi, mentre una politica inflattiva potrebbe metterli in serie difficoltà.
La guerra alla droga deve essere fatta a livello mondiale con azioni congiunte tra i vari stati, ma sappiamo quanto le decisioni dell'Onu vengono bloccate proprio da quelle nazioni Usa e Cina che alimentano il mercato della droga, quindi il pessimismo cosmico è giustificabile.
Ha ragione Saviano a denunciare questa piaga sui giornali nazionali, ma questo non basta evidentemente, bisogna fare un ambasciatore Onu per la lotta contro tutte le mafie.

Cosa possiamo fare noi in Itala? Io penso che bisogna cominciare a disarmare le mafie in almeno 3 regioni italiane, Campania, Puglia, e Sicilia (in ordine alfabetico).

Ho cercato di suggerire delle soluzioni nel vecchio forum dell'ulivo ma sono stato attaccato duramente per cui evito di farlo qui.

Un saluto a tutti ed in particolare ad Arturo H.

Bye
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)

‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Ma secondo te, jo, perché i partiti stanno sempre zitti sulla cocaina, sui traffici della droga, sugli arricchimenti facili che influiscono sulla politica e sull'economia???

Non c'è un solo partito che si voglia occupare di questa peste.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Maucat ha scritto:Tanto il PDL i patti li fa solo ponendo sull'altro piatto della bilancia il lasciapassare tombale per il suo capo... quindi non c'è alcuna speranza di accordo anche perchè se cedi su quel punto e sul PdR "amico" del Cav ti trovi tra pochi mesi a rivotare col Porcellum e a far rivincere il Nano...
I patti si potrebbero fare se e solo se il PDL togliesse Berlusconi dalla scena politica italiana mettendolo a riposo e non lo farà mai!
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1) Adesso ha un dente avvelenato in più.

IL GRUPPO FINANZIARIO DI DORIS E BERLUSCONI
Mediolanum e le attività in Irlanda
Il fisco vuole 344 milioni di euro


2) I saggi, che se veramente fossero stati saggi non avrebbero accettato l’incarico, sono tutti quanti a favore del salvacondotto a Berslusconi.

3) Il terreno che stanno preparando è quello del governissimo. Pd + Pdl + LC. (Altrimenti non avrebbe senso la presenza di Mario Mauro.

4) Bersani ha dichiarato ieri: No a un governassimo.

5) Il gruppo degli inciucisti è di parere contrario. Chi la spunterà nel Pd?

6) Se si forma il governissimo coloro che hanno dichiarato di non votare più Pd e stracciare la tessera, manterranno la parola o rivoteranno Pd, come hanno fatto per 20 anni, quando D’Alema agita lo spettro della vittoria dell’uomo nero?

7) Ammesso anche che alle prossime elezioni il M5S possa perdere un 5 %, va al 20 %. Quindi staranno all’opposizione ma “politicamente” romperanno le scatole.

Hanno già cominciato ieri.

M5s: tagli alla Camera per 42 milioni l'anno. I risparmi in un fondo per le Pmi

Il Sole 24 Ore ‎- 4 giorni fa
Il gruppo di M5s alla Camera lancia una proposta per abbattere i costi della politica. Si tratta di una sforbiciata di 42 milioni (l'anno), che va a ...

Oggi invece chiedono:

La prima mozione del M5S: ritiro dall'Afghanistan


E’ possibile che di questo passo, quelli che non avevano capito cosa volessero e non li voterà più, vengano rimpiazzati da altri a cui farà impressione che i vecchi partiti si rifiutino di attuare i tagli.
Joblack
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Joblack »

camillobenso ha scritto:Ma secondo te, jo, perché i partiti stanno sempre zitti sulla cocaina, sui traffici della droga, sugli arricchimenti facili che influiscono sulla politica e sull'economia???

Non c'è un solo partito che si voglia occupare di questa peste.
Se ci ricordiamo bene una svolta alle spese pazze per la politica con una disinvolta politica dei finanziamenti privati ed occulti iniziò con l'ascesa di Ghino di Tacco.

Mi ricordo di una convention faraonica forse a Milano, dove il palcoscenico nei colori rosso e blú era imponente.

Da quel momento il costo della politica diventò una variabile indipendente dalle condizioni economiche del paese con una crescita iperbolica fino ai giorni nostri.

Ecco che ai i partiti non importa più se i soldi che arrivano fossero soldi puliti o frutto di tangenti e con l'arrivo del 20ennio berlusconiano il clientelismo endemico di questa formazione politica ne fece quasi un "must" per cui sia in modi diversi si adeguò anche il PDS-DS-PD fino al caso Penati dove la tangente fissa si applicava a tutti gli atti della provincia eppoi della regione, però probabilmente i dané andavano al partito. Poi il PD puntò ad un escalation con influenze sulle banche, partendo dalle coop, fino al caso MPS.

Quando mi chiedi perché nessun partito vuole contrastare le mafie la risposta semplice è che le mafie garantiscono "bacini di voti" clientelari. Cominciò in Sicilia la DC con la strage della ginestra per garantire voti dei grandi latifondisti e relative maestranze, fino alla DC la cui corrente andreottiana vide nei sindaci di Palermo, Ciancimino e Lima massima espressione della mafia vincente della sicilia occidentale.

Lo Stesso avviene in Campania con la camorra che controlla militarmente il territorio e l'economia della regione ed assicura ad impresentabili del centro-destra come, Cesaro, Cosentino ed altri di assicurare a Berlusconi bacini di voti clientelari decisivi per vincere il premio di maggioranza in quella regione.

Poi l'errore del partito del nord la Lega di sottovalutare l'infiltrazione della 'ndragneta nell'economia della Lombardia.

Come sappiamo tutti la miopia della Lega si palesò con forte evidenza quando il ministro dell'interno Roberto Maroni, ora leader della Lega, attaccò e pretese le scuse da SAVIANO il quale osò dire e dimostrare come le famiglie mafiose campane e calabresi di erano infiltrati nel tessuto economico e quindi politico della Lombardia.

Qual'è per me la soluzione?

Nel mio piccolo ho lavorato senza successo in un movimento che aveva come premessa costitutiva la "democrazia partecipativa", cioè un movimento che costantemente ricerca nella maggioranza degli aderenti una maggioranza sulla linea politica da assumere, un movimento autofinanziato, un movimento senza strutture gerarchiche. Poi le cose andarono diversamente, perchè la tentazione di imporre volontà, organizzare correnti, e centri di potere svuota di fatto le buone intenzioni iniziali.

In conclusione la soluzione è sicuramente ridurre il costo della politica in modo che tutti possano parteciparvi, e creare movimenti/partiti veramente democratici e non autoreferenziali.

Sono sicuro che la mia è una utopia ..... quindi difficilmente realizzabile in questo mondo ... ma dobbiamo almeno provarci.
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)

‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Un antico testo anonimo firmato "il vecchio oligarca" - "La costituzione degli ateniesi" - sosteneva che la democrazia degenera senza avere le energie per autoriformarsi.
Gustavo Zagrebelsky




Come inizia una guerra civile – 28

La cruna dell’ago - 4


La cruna dell’ago si fa ogni giorno sempre più stretta. I commenti degli attenti lettori dei quotidiani nella biblioteca centrale di SSG, si fanno ogni giorno più lapidari. Stamani teneva banco lo stallo palese e le ipotesi di via di scampo. C’è ben poco da scampare, come tutte le strade portano a Roma, alla fine anche le vie di scampo sono tutti terreni minati e con rovi pieni di spine che ti portano a sbattere contro un muro.

Un infermiere del Policlinico di Milano, ancora in attività, faceva notare che nel suo ambiente composto da circa 600 unità esclusi i dirigenti e gli amministrativi, è presente una forte carenza culturale in generale, dove non si riesce a far passare le riflessioni più elementari.

Una di queste carenze è la mancanza di comprensione da parte dei colleghi per quanto sta accadendo nel Bel Paese. Sostiene che faticano a comprendere che lo stipendio glielo paga chi non lavora nello Stato, prevalentemente nell’ossatura, o meglio, ex ossatura delle piccole aziende che però stanno chiudendo una dopo l’altra.

Fa poi una certa impressione sentire ripetere gli stessi discorsi che facevano i nostri genitori e parenti, all’inizio del 1940-41.

<<Sai ha chiuso la gelateria sotto i portici>>

- Ma quale?....quella a metà di Via Cesare da Sesto? –

“”La gelateria del Cigno?””

<<Si proprio quella……>>


Siamo alla seconda ondata della città che muore. Negli anni ’80 c’è stata la moria delle grandi fabbriche che avevano trascinato di conseguenza nei decessi, le piccole aziende che rappresentavano il nutrito indotto.

Nella città delle fabbriche che tra gli anni ’60 e ’70, era diventato il territorio con la maggior presenza di fabbriche rispetto alla superficie comunale del pianeta, con fabbriche primarie a livello internazionale, vedere morire le fabbriche è come vedere morire una parte di se stessi. Adesso la storia si ripete con i negozi che abbassano le serrande. La gelateria del Cigno era la meta serale delle estati dei ragazzi di mezzo secolo fa. Ovvio che muoia una parte di te stesso, non solo una gelateria.

La strage continua.


1. Negozi chiusi, tutti i motivi - Panorama
economia.panorama.it/il-lato-c/negozi-chiusi-tutti-motivi
2 giorni fa – L'ultimo, in ordine di tempo, è arrivato dal reparto Moda di Confesercenti per annunciare la chiusura di 4mila negozi dall'inizio del 2013, con ...

2. Diecimila negozi chiusi nei primi due mesi dell'anno. A Roma è ...
http://www.lumsanews.it › Economia

22/mar/2013 – La crisi del settore a Roma.La Capitale vanta il record nazionale pernumero di negozi chiusi dall'inizio dell'anno. Nei primi due mesi del 2013 ...

3. Confesercenti: in regione dall'inizio del 2013 chiusi quasi mille ...
247.libero.it/.../confesercenti-in-regione-dall-inizio-del-2013-chiusi-...

23/mar/2013 – Nei primi due mesi del 2013, in Emilia-Romagna, hanno chiuso le ...diffuso dall'osservatorio Confesercenti che prospetta, da questo punto di vista, un . ...Confesercenti: in regione dall'inizio del 2013 chiusi quasi mille negozi ...

*****

UN FALLIMENTO SU 3 CONDANNA CHI HA COME CLIENTE LO STATO
Negli ultimi 5 anni sparite 52mila imprese (e 60 mila posti) – Al blocco dei crediti con Regioni ed enti locali si aggiunge quello dei prestiti delle banche – Allarme di Squinzi sugli “imprenditori disperati” (e sui nuovi suicidi: 89 solo nel 2012): il governo cosa fa?...


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Valentina Conte per "La Repubblica"


Imprese fallite per crediti. Imprenditori suicidi. Altri disperati a caccia di prestiti per pagare il fisco. La crisi sta uccidendo le piccole e medie aziende italiane, fiaccando le grandi, mettendo a dura prova chi esporta e ancora resiste allo tsunami.
Il calo del fatturato, la contrazione degli ordini, l'aumento vertiginoso delle tasse, ma anche il credit crunch, i rubinetti sempre più chiusi delle banche, hanno costretto al fallimento 52 mila e 539 imprese dall'inizio della crisi, nel disastroso quinquennio 2008-2012. Di queste 15 mila e 170, secondo i calcoli della Cgia di Mestre, sono morte a causa di pagamenti
mancati o ritardati. E dunque fallite per crediti, soprattutto dello Stato, lasciando senza posto 60 mila persone.

IL PARADOSSO
La linfa del credito non scorre. La Pubblica amministrazione non onora le fatture. Il sistema inceppato ora rischia il collasso. Per Bankitalia lo Stato deve 91 miliardi alle aziende italiane per lavori eseguiti e mai remunerati, di cui 21 nel solo comparto delle costruzioni, ormai devastato dalla crisi. Secondo l'Ance i disoccupati del settore sono 550 mila con l'indotto.

Un conto già vecchio, questo dei crediti della P.a., perché fermo al 31 dicembre 2011, forse salito nel frattempo già a 100 miliardi. Se in Europa, calcola Intrum Justitia, un quarto delle imprese fallite chiude proprio a causa dei ritardi nei pagamenti, per l'Italia questa soglia era al 30% tra 2008 e 2010, salita al 31% nel biennio successivo. Quasi un terzo dunque delle aziende non sopravvive perché ha lavorato gratis. Un fallimento su tre condanna chi ha come cliente lo Stato. Un paradosso.
I SUICIDI
L'ultimo suicidio, due giorni fa a Lipari. Edoardo Bongiorno, 60 anni, figlio del partigiano che fece innamorare Edda Ciano, la figlia di Mussolini, si è sparato nel
furgoncino con cui andava a prendere i clienti al traghetto per portarli al suo albergo, il celebre Hotel Oriente.

Nel biglietto lasciato sul sedile parla dei debiti che lo hanno distrutto «fisicamente, moralmente psicologicamente». Nello stesso giorno altri due alberghi storici delle Eolie, Le Sables Noires e l'Eolian Hotel a Vulcano, annunciano la chiusura. Più a Nord, un altro imprenditore sessantenne ferrarese decide pure lui di farla finita: «Senza lavoro non c'è speranza, senza speranza non c'è voglia di vivere». Nel 2012 ben 89 imprenditori, sull'orlo del fallimento, schiacciati dai debiti, arresi, hanno scelto il suicidio. Quasi 8 al mese.

I DISPERATI
«Molti stanno perdendo il lume della ragione, lo sconforto e l'esasperazione li stanno spingendo a gesti sconsiderati », ammette Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre. «Moltissimi piccoli imprenditori stanno chiedendo soldi per pagare le tasse e i contributi, perché i committenti non li pagano o lo fanno con ritardi spaventosi. Una situazione che sta degenerando di settimana in settimana, spingendo verso il fallimento moltissime imprese, non per debiti ma per crediti».
Sono gli «imprenditori disperati» di cui ieri ha parlato anche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Allarmato per il ritardo con cui il governo Monti cerca di mettere una toppa alla falla dell'inevaso della Pubblica amministrazione. Gli imprenditori e le imprese muoiono, il Consiglio dei ministri salta e il decreto con i soldi non arriva

******

Ma la novità della settimana è rappresentata dalla progressione del pensiero dei singoli, che di fronte a questo stallo perdurante e senza soluzione, è che sta prendendo piede la convinzione che la classe politica debba essere spazzata via tutta quanta e il tutto messo in mano a colonnelli o generali.

La storia si ripete come più di 90 anni fa da queste parti, la via d’uscita viene affidata ad una soluzione forte.

Tornano quindi in mente le parole di Gustavo Zagrebelsky quanto cita un’anonimo oligarca ateniese.

Un antico testo anonimo firmato "il vecchio oligarca" - "La costituzione degli ateniesi" - sosteneva che la democrazia degenera senza avere le energie per autoriformarsi.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Un antico testo anonimo firmato "il vecchio oligarca" - "La costituzione degli ateniesi" - sosteneva che la democrazia degenera senza avere le energie per autoriformarsi.
Gustavo Zagrebelsky




Come inizia una guerra civile – 29

La cruna dell’ago - 5



Puntata finalmente diversa a Otto e mezzo.

La cosa più interessante confermata dallo psichiatra Recalcati è che non vede nella politica italiana colui che possa assumere la figura del padre.

E’ questa la tragedia nella tragedia che attraversa l’Italia.

Non a caso nel 1946 gli autori della Costituzione sono stati chiamati “Padri costituenti”
iospero
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da iospero »

Purtroppo emerge solo il padre padrone.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

iospero ha scritto:Purtroppo emerge solo il padre padrone.


Porta pazienza per qualche mese ancora.

In teoria dovrebbero essere in realtà 3 anni a partire dal prossimo 29 settembre. Infatti, dopo D’Alema e Violante & Co, dopo Veltroni, oggi è il turno di Franceschini per salvare il Caimano.

Dall’inizio del 2011, la situazione socio-economica-etico-morale è :

O il Caimano e la casta o il popolo italiano.

La risposta in tutti passaggi stretti è sempre stata: Salviamo il Caimano e la casta e lasciamo morire il popolo italiano.

Tanto è vero che già da quella primavera cominciano a contarsi i suicidi all’interno del popolo italiano. Piccoli imprenditori e operai.

Nel frattempo, guardacaso, nella casta i decessi stanno sempre a zero.

Stanno nel Paese del Bengodi per quale motivo dovrebbero suicidarsi?

Solo che gli sfascisti su Marte tornati sulla Terra, in questi ultimi 24 mesi, tutti quanti insieme appassionatamente senza distinzione politica, hanno creato le condizioni per il collasso definitivo del Bel Paese.

Tieni duro ancora qualche mese,…e se puoi goditi la vita.

Da espansione
L’essenza delle cose
(rivista mensile)
N° 4 aprile 2013


Credit crunch

Il grido delle imprese in agonia : << Banche sempre più tiranne: questione di mesi e sarà la catastrofe>>.

La difesa : << I prestiti non ripagati sono il doppio di cinque anni fa>>


<<RESTIAMO SOLIDI, MA I PRESTITI NON RIPAGATI TOCCANO I 120 MILIARDI: IL DOPPIO DI 5 ANNI FA>>

*

Poi ci sono nelle banche italiane 123 miliardi di derivati. Sostiene un articolista, che in tempi di crisi come questi i profitti si fanno solo dai derivati.

Ma quando va male le sofferenze dai derivati non le pagano loro, le fanno pagare agli altri.

Sono paralizzati da un surplus di beni immobili, da singoli appartamenti, a ville, a negozi, a piccoli e grandi capannoni. Tutti beni provenienti da sequestro per insolvenza dei proprietari.

Nello stesso tempo, con il mercato immobiliare alla paralisi, non riescono a rientrare con la permutazione in denaro degli immobili sequestrati.

In più i beni si deprezzano.

Ergo non esiste più la possibilità per una larghissima fascia di popolazione di accedere al credito, perché l’unico bene che poteva garantire una banca erano gli immobili di proprietà.

Ma questo è solo uno dei problemi economici della società italiana. Ce ne sono molti altri che una classe dirigente ingorda, ottusa, cieca e menefreghista ha portato volontariamente alla rovina un intero Paese.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Che cos’è il credit crunch


Credit Crunch
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Per informazioni sulla attuale crisi del credito, vedi 2007-2012 crisi finanziaria globale . Per la crisi del credito utilizzato in titoli di coda, vedi Titoli di coda # emarginazione per la promozione televisiva .

La crisi del credito (anche conosciuto come un stretta creditizia o di crisi del credito ) è una riduzione della disponibilità generale di prestiti (o di credito ) o un inasprimento improvviso delle condizioni necessarie per ottenere un prestito dalle banche . La crisi del credito in genere comporta una riduzione della disponibilità di credito indipendente di un aumento ufficiale dei tassi di interesse .

In tali situazioni, il rapporto tra disponibilità di credito e tassi di interesse ha implicitamente modificato, in modo tale che sia credito diminuisce in ogni caso ufficiale data di interesse, o si cessa di essere una chiara relazione tra tassi di interesse e disponibilità di credito (vale a dire razionamento del credito si verifica) . Molte volte, una stretta creditizia è accompagnata da una fuga verso la qualità dagli istituti di credito e gli investitori, che cercano investimenti meno rischiosi (spesso a scapito delle piccole e medie imprese). [ 1 ]

Contesto e cause
Ci sono una serie di motivi per cui le banche potrebbero improvvisamente bloccano o riducono l'attività di prestito. Per esempio, le informazioni adeguate sulla situazione finanziaria dei mutuatari può portare a un boom del credito in cui le istituzioni finanziarie sopravvalutare merito creditizio, mentre la rivelazione improvvisa di informazioni secondo le quali i mutuatari sono o sono stati meno meritevoli di credito può portare a una contrazione improvvisa del credito. [ 2 ] Altre cause possono includere una diminuzione prevista del valore della garanzia utilizzati dalle banche per garantire i prestiti, un esogeno cambiamento delle condizioni monetarie (ad esempio, in cui la banca centrale alza improvvisamente e inaspettatamente gli obblighi di riserva o impone nuovi vincoli normativi sul credito) , il governo centrale che impone controlli diretti del credito dal sistema bancario, o anche un aumento della percezione del rischio per quanto riguarda la solvibilità . di altre banche all'interno del sistema bancario [ 1 ] [ 3 ] [ 4 ]

La crisi del credito è spesso causato da un prolungato periodo di prestito imprudente e inopportuno che si traduce in perdite per istituti di credito e gli investitori in debito quando i finanziamenti a rotoli e la piena portata dei crediti in sofferenza viene a conoscenza. [ 5 ] [ 6 ] prestito Careless tende a manifestarsi più spesso in frammentati, i mercati del credito competitive in cui i creditori possono competere tra loro per quota di mercato e entrate da rilassanti norme, al contrario, i mercati del credito concentrati tendono ad avere norme più rigorose e una maggiore stabilità. [ 7 ]

Istituti finanziari in perdite può quindi ridurre la disponibilità di credito , e aumentare il costo di accesso al credito aumentando i tassi di interesse . In alcuni casi istituti di credito possono essere in grado di imprimere ulteriore, anche se lo desidera, a causa di perdite precedenti.

La crisi è generalmente causata da una riduzione dei prezzi di mercato dei precedentemente "gonfiati" attività e si riferisce alla crisi finanziaria che deriva dal crollo dei prezzi. [ 8 ] Ciò può comportare diffusa preclusione o di fallimento per gli investitori e imprenditori che sono venuti in tardi per il mercato, in quanto i prezzi delle attività precedentemente gonfiati generalmente cadere precipitosamente. Al contrario, una crisi di liquidità viene attivato quando un business altrimenti il suono si ritrova temporaneamente incapace di accedere al finanziamento ponte ha bisogno di espandere la propria attività o lisciare i pagamenti dei flussi di cassa. In questo caso, l'accesso a linee di credito aggiuntive e "commerciali attraverso" la crisi può consentire l'azienda di navigare la sua strada attraverso il problema e assicurare la sua continua solvibilità e la sostenibilità. Spesso è difficile sapere, nel bel mezzo di una crisi, se le aziende in difficoltà stanno vivendo una crisi di solvibilità o una crisi di liquidità temporanea.

Nel caso di una stretta creditizia, può essere preferibile a " mark to market "- e, se necessario, vendere o andare in liquidazione se la capitale del business interessato non è sufficiente per la sopravvivenza post-boom fase del ciclo del credito . Nel caso di una crisi di liquidità invece, può essere preferibile per tentare di accedere ulteriori linee di credito, come opportunità di crescita può esistere una volta che la crisi di liquidità è superata.
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