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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Come se ne viene fuori ? - Pagina 286
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Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 10/04/2013, 19:37
da camillobenso
Un antico testo anonimo firmato "il vecchio oligarca" - "La costituzione degli ateniesi" - sosteneva che la democrazia degenera senza avere le energie per autoriformarsi.
Gustavo Zagrebelsky



Come inizia una guerra civile – 50
La cruna dell’ago - 16

La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 11



CONFINDUSTRIA - L'ALLARME
Squinzi: governo, non c'è tempo da perdere
E lancia l'allarme sui suicidi degli imprenditori
Il numero uno di Confindustria sui rimborsi alle imprese: «Ci aspettavamo di più»




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«Sul piano sociale» l'assenza di un governo e di una guida politica «non potrà proseguire a lungo senza portare a conclusioni violente».
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(Ci siamo??? A furia di fare gli struzzi e mettere la testa sotto la sabbia, ridendo e scherzando di fronte ai problemi reali del Paese, siamo arrivati al dunque??? Dobbiamo ancora una volta di più toccare da vicino la realtà per capire quello che non si vuole capire????)





Lo afferma il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi.


«Sono anche molto preoccupato perchè la situazione è quella che sappiamo: ad oggi contiamo 62 casi di suicidi di imprenditori».

Secondo il numero uno di Confindustria inoltre, l'attuale assenza di un governo e l'allentamento dell'azione dell'esecutivo Monti nella seconda parte della sua esperienza «si può calcolare che abbia portato alla perdita di un punto percentuale di prodotto interno lordo, cioè a 1600 miliardi di euro».


SITUAZIONE DRAMMATICA - «Rischiamo di non agganciare una ripresa che, comunque, nella seconda parte dell'anno in Europa ci sarà. È un fatto piuttosto grave» ha aggiunto Squinzi rispondendo alla domanda su cosa il Paese ha perso finora per l'assenza di un governo, a margine della Fiera del Mobile «I Saloni». L'Italia ha bisogno di «un governo di uomini di buona volontà che si rendano conto che la situazione economica del Paese è drammatica e che non c'è tempo da perdere» dice ancora Squinzi. E ricorda la pagina pubblicitaria fatta pubblicare da Confindustria sui giornali la cui sintesi è «il tempo è scaduto». Quindi aggiunge: «Siamo a tempo scaduto», un governo «non serve subito, serve subitissimo».

RIMBORSI ALLE IMPRESE - Squinzi commenta anche le modalità previste nel decreto legge per il rimborso alle imprese: «Non è quello che ci aspettavamo. Ci aspettavamo un po' più di coraggio». E ancora: «Se non tiriamo fuori il coraggio, il Paese continuerà a essere in grande difficoltà».

Redazione Online
10 aprile 2013 | 16:07
© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.corriere.it/economia/13_apri ... af56.shtml


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Ancora un'altro Tg3 delle 19,00 che sembra un bollettino di guerra

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 10/04/2013, 20:22
da paolo11
DOPO L'ANNUNCIO DI 37 LICENZIAMENTI
Gli operai protestano, imprenditore
si incatena davanti all'azienda
Renato Munaretto, titolare di un'impresa edile e presidente del mandamento di Confindustria di Thiene: banche, pubblica amministrazione e politici ci fanno fallire
ZANE' (Vicenza) – L'imprenditore si incatena davanti alla fabbrica per protesta contro le banche e l'indifferenza generale della politica alle difficoltà del settore edile, mentre attorno a lui i dipendenti già stavano manifestando contro l'avvio di una serie di licenziamenti. A mettersi la catena attorno ad una gamba e a legarla al cancello è stato da Renato Munaretto, titolare della “Summania Beton” di Zanè, nel Vicentino, e presidente del mandamento di Thiene di Confindustria. «Ci pensavo da ieri, con quest'atto voglio gridare tutta la rabbia per l'indifferenza con cui sta scomparendo il nostro comparto e questo tessuto economico – dichiara l'esponente dell'associazione di categoria – dipendenti e imprenditori devono iniziare a lottare assieme, non possiamo più limitarci a lamentarci sommessamente e poi chiudere».
http://corrieredelveneto.corriere.it/ve ... 2021.shtml
Immagine
Ciao
Paolo11

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 10/04/2013, 20:40
da camillobenso
Il titolo della puntata di questa sera di Otto e mezzo é:

Gli industriali temono la rivolta.

Tra qualche secondo su La7

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 10/04/2013, 21:14
da camillobenso
Un antico testo anonimo firmato "il vecchio oligarca" - "La costituzione degli ateniesi" - sosteneva che la democrazia degenera senza avere le energie per autoriformarsi.
Gustavo Zagrebelsky



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Impresa & Territori > Industria
Da inizio d'anno chiuse 4.218 imprese: +13% rispetto al 2012
di Andrea Biondi con il commento di Gian Maria Gros-PietroCronologia articolo10 aprile 2013

Il 2012 si era chiuso con la triste targa di anno peggiore dall'inizio della crisi. Questo primo scorcio del 2013 invita però a pensare che si tratti di un record destinato a cadere. Come le imprese, che una dopo l'altra stanno cadendo, falciate da una crisi interminabile che non allenta la morsa. Anzi. Due giorni fa in Italia 58 aziende hanno alzato bandiera bianca. E, dal primo gennaio all'8 aprile, ad arrendersi e a portare i libri in tribunale sono state complessivamente 4.218 imprese, il 13% in più rispetto allo stesso periodo del 2012. Numeri impietosi quelli rilevati da Cerved, gruppo specializzato nell'analisi delle imprese e nella valutazione del rischio di credito, che ha preso in esame le istanze di fallimento registrate presso le Camere di commercio.


Da oggi queste rilevazioni saranno riportate giornalmente dal Sole 24 Ore, in un aggiornamento costante della purtroppo triste contabilità di aziende che non ce la fanno più a reggere cali di fatturato, ordinativi al lumicino, ma anche una pressione fiscale che cresce, problemi di accesso al credito e pagamenti fin troppo attesi da parte della pubblica amministrazione.


Una Spoon River, insomma, che va avanti da anni, in un peggioramento costante con sempre più aziende costrette a portare i libri in tribunale. Nel 2012 furono 12.442, più di mille al mese, 34 al giorno: in aumento del 2,3% sull'anno precedente e addirittura il 32% in più rispetto all'annus horribilis 2009.


Se non bastassero queste cifre, si potrebbe osservare che nel solo quarto trimestre dell'anno il dato (3.596) è il peggiore dal 2008.


Numeri non indifferenti, dunque, dietro ognuno dei quali ci sono storie di imprenditori che non ce la fanno, in alcuni casi perché il business non avrebbe comunque retto per motivazioni strutturali, ma in altri – e sicuramente si tratta della componente maggioritaria – perché proprio la recessione, unita alle condizioni del sistema Paese, ha fatto da detonatore.


Sono cifre che continuano a crescere, senza soluzione di continuità. Le 34 istanze di fallimento al giorno del 2012 sono salite a 43 in questi primi mesi del 2013. A conti fatti, le 4.218 di gennaio-aprile vanno ad aggiungersi ai 45.280 fallimenti registrati fra 2009 e 2012. E sono cifre che dipingono un quadro ancora più fosco se si pensa che nel 2007 è intervenuta una riforma della legge fallimentare che ha escluso dall'ambito di applicazione le imprese più piccole. Risultato: c'è stato un crollo iniziale dei numeri, ma già ora si è tornati ai livelli precedenti al 2007.


Tutti i settori, dall'industria alle costruzioni, ai servizi , hanno pagato dazio. Dall'altro lato Lombardia, Lazio, Veneto e Campania sono le regioni con i numeri più alti nel 2012 anche se, nel rapporto fra le società di capitale fallite fra 2009 e 2012 e quelle con bilanci validi e attivo patrimoniale, le elaborazioni del Cerved indicano in Friuli-Venezia Giulia (4,4%) e Marche (4,1%) quelle messe peggio.


«Purtroppo – afferma Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved Group – le nostre rilevazioni continuano a consegnare un quadro di crisi che non accenna a cambiare. Quel che è peggio è che sulle istanze di fallimento la crisi avrà un'onda lunga, con effetti che si sentiranno con ogni probabilità anche quando arriverà la tanto agognata ripresa».


Dunque c'è da aspettarsi una situazione in peggioramento «anche perché – precisa De Bernardis – ci sono indicatori più tempestivi delle istanze di fallimento, che possono anche esser avviate settimane prima della registrazione, che continuano a dare segnali negativi».


Il riferimento è ai protesti come ai ritardati pagamenti. Nel 2012 il Cerved ha contato 47mila società protestate (+8,8% sul 2011). Sul fronte delle transazioni e dei tempi, sempre più lunghi, per onorare gli impegni, nell'ultima parte del 2012 hanno pagato in grave ritardo (con oltre due mesi rispetto alle scadenze concordate) il 7,1% delle società; lo stesso dato del quarto trimestre 2011 era pari al 6 per cento.



http://www.ilsole24ore.com/art/impresa- ... d=AbFCpllH

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 10/04/2013, 21:50
da camillobenso
Un antico testo anonimo firmato "il vecchio oligarca" - "La costituzione degli ateniesi" - sosteneva che la democrazia degenera senza avere le energie per autoriformarsi.
Gustavo Zagrebelsky



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La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 13


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Nuovo governo, ancora stallo. Intanto l’economia si spegne
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di Fabio Sabatini
Ricercatore in Economia politica

| 10 aprile 2013
Commenti (121)



L’Italia è in agonia.


Da due mesi le istituzioni sono bloccate nella triangolazione Pd-Pdl-M5S.

Grillo non vuole governare con Bersani che non vuole governare con Berlusconi (fino a prova contraria).


Ogni giorno il pubblico viene stordito da faide interne ai partiti, deportazioni di parlamentari in pullman, spettacolini in streaming, resoconti di trattative più o meno segrete tra i leader.





E intanto l’economia muore.





In un esame delle istanze di fallimento registrate presso le Camere di Commercio pubblicato su Il Sole 24 Ore, Cerved mostra che dall’inizio dell’anno sono fallite 4.218 imprese, il 13% in più rispetto allo stesso periodo nel 2012. 43 istanze di fallimento al giorno.


Sono numeri in continua crescita: nel 2012 furono 12.442, più di mille al mese, 34 al giorno: in aumento del 2,3% sul’’anno precedente e il 32% in più rispetto al 2009.




Stamattina l’Istat ha annunciato che a febbraio la produzione industriale è calata dello 0,8% rispetto a gennaio e del 3,8% su base annua (rispetto al febbraio 2012). Si tratta del diciottesimo ribasso consecutivo.





Non c’è da meravigliarsi che la disoccupazione sia cresciuta, da gennaio 2012, dell’1,5%, raggiungendo tra i giovani tra i 15 e i 24 anni il record del 37,8%.



Più di un giovane su tre è disoccupato.



Al peggioramento dei dati contribuisce anche la pubblica amministrazione, dove l’occupazione, secondo l’ultimo rapporto Aran, ha registrato un calo di 230mila dipendenti dal 2006 al 2011 (circa il 6%), in seguito ai vincoli sul turn-over e ai provvedimenti di riduzione degli organici.





Il calo della domanda è una conseguenza ovvia di tale congiuntura.




È di ieri la notizia che il reddito disponibile (calcolato dall’Istat sommando ai redditi primari le operazioni di redistribuzione secondaria effettuate dalla PA mediante imposte, contributi, prestazioni sociali e altri trasferimenti) è diminuito del 2,1% nel 2012.



Il potere di acquisto delle famiglie (il reddito disponibile in termini reali, cioè al netto dell’inflazione) ha registrato una diminuzione ancora più drammatica, del 4,8%, nello stesso periodo.



Consultando i microdati dell’Indagine sui Bilanci delle Famiglie della Banca d’Italia (gratuitamente disponibili sul sito della Banca) si può verificare che, nel campione usato per l’Indagine, la percentuale di poveri in Italia è da tempo superiore a quella degli altri grandi paesi dell’Eurozona.




Lo scenario non è destinato a migliorare.




Secondo il Documento di Economia e Finanza sul tavolo del “prorogato” Consiglio dei ministri, il Pil calerà dell’1,3% nel 2013.



Il rapporto tra debito e Pil pertanto aumenterà ancora, fino a raggiungere quest’anno il 130%.


Mentre il Fiscal Compact ci impone di rientrare entro la soglia del 60% nei prossimi 20 anni, a un ritmo pari a un ventesimo dell’eccedenza in ciascuna annualità.



Ciò significa che il bilancio dello Stato dovrà registrare dei robusti avanzi primari fino al 2033.






Altri venti anni di austerità, che si innesteranno nella crisi economica più grave sperimentata dal nostro paese nel dopoguerra.






Gli ultimi governi hanno reagito alla pressione degli accordi europei tagliando le spese più facilmente aggredibili, dove l’aggredibilità, finora, sembra essere stata determinata soprattutto dalla capacità di “difendersi” delle categorie sociali e dei gruppi di potere che di tali spese beneficiano.



Questione di rapporti di forza insomma, invece che ragioni di efficienza economica.


D’altro canto, senza governo – o con un governo Monti in prorogatio – non si può rinegoziare il Fiscal Compact chiedendo la sostituzione dell’obiettivo autolesionista di dimezzare il rapporto Debito/Pil in venti anni con quello più ragionevole di stabilizzarlo.


Senza governo – o con un governo Monti in prorogatio - non è possibile promuovere a livello europeo una svolta rispetto all’austerità cieca e sorda di marca tedesca.


Né si può dialogare credibilmente su una riforma della Bce che includa occupazione e crescita tra i suoi obiettivi primari.


Meno che mai si possono avviare le azioni pubbliche interne di cui avremmo un disperato bisogno, dalla lotta a evasione, corruzione e mafia, al rilancio degli investimenti pubblici in istruzione, ricerca e giustizia.




Questa somma di impossibilità è tanto più dura da digerire se si considera che le due principali forze in Parlamento, Pd e Movimento 5 Stelle, a parole si dichiarano concordi nel desiderare i provvedimenti appena menzionati.



Sul Fiscal Compact per esempio, come abbiamo sottolineato nel blog di Programmi in Movimento, tra Pd e M5S ci sarebbe in teoria una certa convergenza.


Nel primo degli ormai superati otto punti di Bersani si invocava la promozione a livello europeo di politiche fiscali anticicliche, anche a costo di un temporaneo aumento del debito, e una ridefinizione degli obiettivi fiscali dell’eurozona.

Sul blog di Grillo d’altro canto si leggono spesso invettive contro il Fiscal Compact, e il programma del M5S implica aggravi di spesa pubblica tali da rendere praticamente inevitabile una ridefinizione degli accordi europei.


È un peccato che tale convergenza, su questo e altri punti, sia destinata a rimanere sulla carta dei programmi.


Non solo perché così si butta al vento l’occasione storica di realizzare riforme fondamentali per il bene comune, ma anche e soprattutto perché ogni giorno perduto senza un governo che funzioni rende sempre più irreversibile la crisi in cui siamo precipitati.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04 ... ne/557891/

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 10/04/2013, 22:38
da camillobenso
Un antico testo anonimo firmato "il vecchio oligarca" - "La costituzione degli ateniesi" - sosteneva che la democrazia degenera senza avere le energie per autoriformarsi.
Gustavo Zagrebelsky


Come inizia una guerra civile – 53
La cruna dell’ago - 19

La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 14



Perché non c’è più niente da fare.


Alle Invasioni barbariche :

Daria Bignardi a Franceschini qualche minuto fa : Perché avete perso elezioni già vinte?

Franceschini : Perché abbiamo sottovalutato la rabbia della gente che si è spostata verso Grillo, e abbiamo sottovalutato la crescita di Berlusconi.


Quando in condizioni ultradrammatiche come queste non si ha il coraggio civile di ammettere l’errore di fondo della linea politica, significa che questo partito non ha più elementi per dare speranza di futuro a questo Paese.

1) Da 2 anni la direzione del Pd ha scelto di allearsi nella XIV legislatura con Casini e dal dicembre 2012 con Monti.

2) Non hanno mai fatto politica ma hanno seguito solo e soltanto le vecchie regole democristiane di sommare i partiti per governare, portate avanti da Dalemoni da quando Cossiga gli ha portato in dono un partito di destra come l’Udeur di Mastella che ha consentito al duca conte Max di diventare primo ministro per una sola volta in vita sua senza essere eletto come tale.

Ha dichiarato a Servizio Pubblico la settimana scorsa la dottoressa Elisabetta Gualmini, presidente dell’Istituto Cattaneo di Bologna, specializzato in ricerche sociali:

<<Bersani ha perso le elezioni anche perché si è limitato a rassicurare i suoi elettori, senza spingersi a conquistarne altri.>>

E come poteva farlo se in base ai risultati di istituti di sondaggi della mutua si credevano superiori di almeno 4 punti rispetto ai dati effettivi e quindi erano soddisfatti di quella posizione, dimenticando che la conquista dei voti è fatica e capacità di convincimento?

29 punti del Pd sommati ai 14 di Monti e ai 4 di Casini gli consentiva di raggiungere quota 47 senza faticare molto.

Hanno sbagliato completamente i calcoli perché all’interno della cittadella dorata della casta sono ancora più distaccati dai loro elettori del Pdl. Sono due mondi diversi che si uniscono per convenienza ogni 5 anni, per i due mesi di campagna elettorale, mai poi per il resto si ignorano.

La sconfitta era nell’aria non solo da adesso, ma da tempo immemore.

La profezia di Moretti rimarrà sempre valida perché è una fase storica in cui non c’è niente da fare. Non si vincono le elezioni e si può governare con personale politico di terza e quarta categoria.

Non è certo una grande consolazione perché nell’alleanza di cdx stanno messi peggio e Grillomao ha fatto i conti senza l’oste.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 11/04/2013, 19:41
da camillobenso
Cose di Casa nostra - 1

Agli italiani non piace la democrazia - 1



Dal settembre del 1945 non è passato un sol giorno che su un quotidiano della Penisola dei Famosi non venisse riportato il sostantivo femminile

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In quei primi mesi di ritrovata libertà la parola “democrazia” aveva un significato alto e pieno di speranza.

Sessantotto anni dopo ci rendiamo conto che quella speranza e le aspirazioni della maggioranza degli italiani sono venute meno.

Dal luglio 1946 all’aprile del 1947, Dc e Pci sono al governo insieme sempre presieduto da De Gasperi. Gli altri partiti stavano all’opposizione.

Nella primavera del 1947 a seguito del mutato clima internazionale che da origine alla guerra fredda, il Pci viene allontanato dal governo per non ritornarci mai più durante la prima Repubblica.

Solo nel 1996 gli eredi del Pci, diventati Pds torneranno al governo con Romano Prodi con la formula dell’Ulivo.

Non si può quindi affermare che il divieto al Pci di andare al governo, che quella era una democrazia compiuta. Da qui il primo abuso del termine democrazia.

I due partiti maggiori nei primi trent’anni hanno sviluppato al loro interno una forma di democrazia, ma poi tutto è mutato e già s’intravvedeva la voglia di oligarchia.

L’oligarchia diventa operativa nella seconda Repubblica, tanto che la sua degenerazione finale verrà raccontata in un libro curato da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo edito nel 2007.

Il fastidio per la democrazia è forte, malgrado si abusi continuamente il termine ogni giorno.

Oggi lo fa Giancarlo Bosetti su La Repubblica, prendendo posizione contro lo streaming in politica.

Bosetti dimentica cosa fosse la democrazia diretta ateniese. Quando si riunivano nell’Agorà qualsiasi cittadino libero aveva il diritto di dire la sua intervenendo nei dibattiti politici.

Erano certamente più evoluti i cittadini ateniesi di quasi 3.000 anni fa, che noi con tutto quanto abbiamo a disposizione.


Ovviamente il sistema cerca in tutti i modi di difendere l’esistente. La crisi italiana è complessa e totale perché è politica, economica, finanziaria, sociale, etica e morale.

La crisi economica è stata riconosciuta come peggiore di quella del ’29.

Per venirne fuori in modo che non si perdano di vista i valori democratici e soprattutto costituzionali esiste uno ed un solo modo, quello di giocare a carte scoperte in maniera trasparente affrontando i nodi che paralizzano la società italiana uno alla volta con la volontà di passare oltre la scelleratezza della politica italiana degli ultimi 40 anni.

Aldo Moro, l’unico politico italiano che sapeva leggere la politica italiana con un minimo di dieci anni di anticipo aveva previsto il crollo della prima Repubblica se non si fosse cambiato registro. Testardamente gli altri hanno voluto continuare imperterriti sullo stesso binario di sempre per andare a sbattere regolarmente contro un muro come aveva previsto lo statista pugliese. Adesso la storia si ripete, ma con una differenza sostanziale, che ai tempi di Moro e negli anni successivi non era presente una crisi mondiale di questa portata.


****


Repubblica 11.4.13

Streaming
Quando la trasparenza mette in crisi la politica

di Giancarlo Bosetti



Le nuove tecnologie audio-video hanno rivelato che vivere in un “villaggio di vetro” porta anche conseguenze negative


Guardare sempre “dietro la tenda” è un portato della modernità e dei media. Ma è un regalo parziale e pericoloso


La trasparenza, attraverso la spia di una videocamera, di un microfono, di un professionista, non fa miracolosamente più bella la vita politica e neanche la vita in generale.


Non è una scoperta recente.

Per cominciare, anche la più semplice delle “trasparenze” non è innocente e ha bisogno di una regia: dove la metti la telecamera? un grandangolo sotto il muso? o un teleobiettivo per ridurre il doppio mento del politico?


E poi c’è trasparenza e trasparenza, quella volontaria e quella involontaria.


La prima ha sempre bisogno di una messa in scena: anche il Movimento di Grillo adesso distingue con cura tra streaming ordinario e streaming “istituzionale”.


Hanno nominato due diversi responsabili, il secondo dunque metterà la cravatta all’informazione e farà, si presume, post-produzione, taglia e cuci.


Oculata decisione, ma non sarà anche una forma di controllo a distanza?

Approfondendo la questione, ci sarebbe qui da notare che se vuoi lo streaming, crudo, degli altri e non quello in casa tua, se vuoi mandare in mondovisione i tuoi avversari che litigano e però secretare i tuoi amici che si scannano, sei una trasparente canaglia.


Ma la propaganda di partito non è una novità e la sua storia infinita non comincia e non si ferma qui; ciascuno pro domo sua.


La seconda, la trasparenza involontaria, ha moltiplicato le sue vittime nell’epoca elettronica.


È sempre capitato l’ascolto involontario di una conversazione, fatto a volte esplosivo che può rovinare un’amicizia o un matrimonio.


Ma con le tecnologie audio-video si è capito subito che il famoso “villaggio globale” di McLuhan era potenzialmente un “villaggio di vetro”, il che non era solo una bella notizia: è di vetro anche il villaggio, dell’omonimo romanzo giallo di Ellery Queen, i cui abitanti desiderano fare a pezzi con le proprie mani un imputato di omicidio.

Non è per caso che la trasparenza incrementi il rancore.


Vedere quel che avviene di là dei muri produce disincanto e non solo, può intossicare l’ambiente, specialmente in un’epoca in cui alla televisione si sono aggiunti i “fuori onda”, le web tv, le intercettazioni ambientali e telefoniche, le registrazioni abusive, e non ultima, l’ondata dei wikileaks.


Tony Blair e George W. Bush hanno fatto le spese di un microfono aperto, nel luglio 2006, mentre parlavano, in tutto relax, con qualche volgarità, di Siria e Kofi Annan.


Il primo ministro inglese fu umiliato dalle sue stesse parole: «Se Condi (Condoleeza Rice, allora Segretario di Stato americano) va in Medio Oriente deve ottenere risultati, io posso semplicemente andare e parlare».

Non ne venne fuori una guerra (era già in corso), ma grande fu il danno al prestigio di Blair.

In un’altra occasione, in casa nostra, fu un giornalista, sul Tempo, a carpire non visto le chiacchiere, in un caffè, tra gli ex “colonnelli” di Fini: Matteoli, La Russa e Gasparri si sfogavano sul loro leader: «È malato, non lo vedete? … se serve, prendiamolo a schiaffi, ma scuotiamolo!... non possiamo far fare le trattative a Gianfranco.

Non è capace… lui dice sempre di sì».

Seguirono scuse, ma fu la fine di un sodalizio.

«Questa stanza non ha più pareti ma alberi infiniti…» (Gino Paoli) è un sentimento trascendente che funziona in una relazione amorosa, ma non giova sempre alle relazioni umane.

Pareti e soffitti in muratura hanno una funzione preziosa, mettono limiti a quel che si può vedere, e questo non è affatto un male, dal momento che vengono più guai dal visibile che dall’invisibile (Oscar Wilde).

Nella vita sociale gli individui si presentano diversamente nelle diverse situazioni, tenendole separate le une dalle altre.

Il sociologo canadese Erving Goffman descrive l’interazione simbolica tra gli esseri umani come una messinscena teatrale: non c’è una condizione “assoluta”, siamo influenzati da dove siamo, dal quando, e da chi abbiamo accanto. Siamo sempre inevitabilmente “in scena”.

Il salto improvviso da una condizione all’altra mette disagio: è più tranquillizzante che il cliente del ristorante non veda tutto quel che accade e si dice in cucina, potrebbe esserne offeso.

La mediazione cortese del cameriere ci fa sentire meglio.

Un allievo americano di Goffman, Joshua Meyrowitz, ha analizzato le vastissime conseguenze sociali della abolizione delle “quinte” che i media elettronici hanno portato con sé.

Guardare sempre “dietro la tenda” è un regalo della modernità, della democrazia, dei media, ma dobbiamo constatare che questo regalo è parziale: ci libera un po’ dalla condizione di pubblico escluso, ma influenza il nostro essere sociale in modi che non erano prevedibili.

La mente si è formata, fin dai primi anni di vita, nella interazione sociale nella quale le separazioni nel tempo e nello spazio regolano il nostro giudizio su noi stessi e sugli altri, il linguaggio comunica simboli e significati in modo diverso nei diversi momenti della giornata, quelli dell’intimità, quelli del lavoro, quelli della vita pubblica.

La distinzione tra il primo piano, lo spazio intermedio e il retroscena non funziona solo nella drammaturgia, ma anche nella vita ordinaria.

Abbattere tutte le quinte è in certo senso disumano. (Oltre il senso del luogo, 1985)

È sconsigliabile che un dirigente ascolti casualmente le conversazioni o legga le email di un gruppo di subordinati; dovrebbe sistematicamente evitarlo: certe disinvolture linguistiche potrebbero ferirlo, ma potrebbero indurlo a valutazioni fatalmente sbagliate, solo perché quelle parole sono tolte dal loro contesto.

E così è bene che il politico si impegni quando si rivolge agli elettori per averne il consenso in modo diverso da quello che impiega con il suo staff.

Non è ipocrisia, è una regola della vita sociale.
Anche gli elettori vogliono che vada in scena in modo appropriato e senza mettersi le dita nel naso.

Agire e parlare sempre come se dovessimo essere un modello universale (secondo la massima kantiana) è una pretesa sovrumana.

E certo le distanze vanno regolate e la legalità onorata. Scoprire dal registratore nell’ufficio ovale che Nixon aveva ordinato all’Fbi di sospendere le indagini sull’irruzione nel Watergate, servì a smascherare un abuso del potere.

Ma smantellare ogni riservatezza nell’azione diplomatica, nella vita politica e nei nostri rapporti quotidiani può fare peggiore il mondo.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 11/04/2013, 21:38
da camillobenso
Con Cacciari mi trovo d'accordo a corrente alternata.

Questa sera concordo con la sua analisi degli sviluppi a breve.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 12/04/2013, 0:31
da camillobenso
Un antico testo anonimo firmato "il vecchio oligarca" - "La costituzione degli ateniesi" - sosteneva che la democrazia degenera senza avere le energie per autoriformarsi.
Gustavo Zagrebelsky


Come inizia una guerra civile – 54
La cruna dell’ago - 20

La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 15



Finale drammatico a Servizio Pubblico.


Cacciari perde la pazienza nei confronti della Madia, per le parole inutili e vuote di proposte che non andranno mai a ruolo perché sono vent’anni che funziona sempre in questo modo.
Con la Madia crolla il Pd, perché se ci fossero stati al suo posto Franceschini, Letta o la Bindi sarebbe stata la stessa cosa perché oramai sono fuori dalla realtà del Paese. Non riescono più a comprendere cosa sta accadendo e cercano di proporti la stessa minestra riscaldata di 20 anni fa.

*

Servizio Pubblico, Cacciari vs Madia: “La manifestazione del Pd contro la povertà? E’ una puttanata”

Dura replica di Cacciari alla Madia sulla manifestazione del Pd contro la povertà, prevista per sabato 13 aprile
11 aprile 2013

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/04/ ... ta/228041/

========

Ennesimo racconto drammatico di un giovane uomo che ha perso tutto, dal lavoro alla famiglia.

*

La crisi: la triste storia di Enzo
“Meglio chiedere l’elemosina che andare a rubare, come ruba lo Stato.” Enzo era un operaio, ha perso il lavoro e la casa e ora si trova costretto a vivere sulle panchine della Stazione di Bologna: “Devo fare la fine dei coniugi delle Marche?” (GUARDA IL VIDEO)

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/04/ ... zo/228043/


Lo sfogo di Enzo
Enzo, in studio, ci racconta quanto sia difficile la sua vita, e di quanti come lui conducano una vita di stenti (GUARDA IL VIDEO)

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/04/ ... zo/228047/

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 12/04/2013, 9:18
da camillobenso
Un antico testo anonimo firmato "il vecchio oligarca" - "La costituzione degli ateniesi" - sosteneva che la democrazia degenera senza avere le energie per autoriformarsi.
Gustavo Zagrebelsky



Come inizia una guerra civile – 55
La cruna dell’ago - 21

La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 16



La fine della Repubblica italiana nata dalla Resistenza è inevitabile se non interviene un miracolo all’ultimo momento.

La prova ce l’hanno fornita poco fa due giovani parlamentari ad Agorà.

Giovani entrambe, Anna Ascani, Pd, 25 anni e Nunzia De Girolamo, Pdl, 37 anni Pdl.

Così giovani, così marce, così ipocrite, così bugiarde, così inquadrate.

Ascani: L’elettorato ci ha dato il mandato per il cambiamento.

Bersani è stato l’unico a capire al volo la situazione dopo la tranvata iper dolorosa del 25 febbraio.

Il 28 febbraio Dalemoni risolveva il tutto offrendo una Camera ai grillini e l’altra al Pdl.

Franceschini questa settimana ha avanzato la pretesa che il candidato al Colle spettava a loro come corrente, nella persona di Marini, 80 anni, bocciato alle elezioni e negli ultimi posti nei sondaggi dei quotidiani italiani.

Il cambiamento non era di certo l’alleanza inciucista proposta da Dalemoni, Veltroni e gli ex Dc con Casini, Monti e Fini degli ultimi due anni.

E’ andata male e Bersani ha rimediato immediatamente con il rinnovamento, ma dietro ha l’esercito di POLTRONE & FORCHETTE che non ha nessuna intenzione di cambiare, Franceschini docet.

Per non parlare poi della De Girolamo, che sostiene dopo il 42 esimo giorno dal voto, la furba soluzione proposta dal solito Caimano di guardare ai problemi degli italiani.

Se fosse vero, il super mega raccontatore di palle dell’universo, di fronte ai problemi dell’Italia, il Caimano dovrebbe fare un passo indietro e indicare ai suoi di cambiare indirizzo e accettare di realizzare tutto quanto serve per salvare il Paese.

Solo un idiota conclamato potrebbe credere a questa ipotesi.

Lo ha dichiarato chiaramente Diego Della Valle ieri sera a SP.

Tutti vogliono salvare la poltrona.

Ma nello stesso tempo il proprietario di Tod’s ha un’idea distorta su Napolitano, a meno che ritenga che il frutto dell’inciucio sia peggiore della situazione precedente,

Della Valle: “Napolitano deve rimanere”
Intervista a Diego Della Valle di Francesca Fagnani. L’imprenditore commenta l’attuale situazione politica e propone la soluzione, a partire dall’elezione del prossimo Presidente della Repubblica: “Napolitano oggi ha il dovere di rimanere, ha il dovere di non lasciarci soli con questa realtà(GUARDA IL VIDEO)

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/04/ ... re/227982/


Cacciari fuori da pastone politico riesce a vedere quello che politici, giornalisti e tifosi non vogliono vedere.

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/04/ ... no/228023/