La Questione Monti
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Re: La Questione Monti
E Napolitano che dice? Stà zitto?
Dopo averlo scelto come presidente del consiglio.
Ciao
Paolo11
Dopo averlo scelto come presidente del consiglio.
Ciao
Paolo11
Re: La Questione Monti
Anche questa!... mi era sfuggita...
COMUNICATO STAMPA
Spending review, Franco: "Da PD emendamenti contro aumento tasse università"
di Vittoria Franco, pubblicato il 12 luglio 2012
"In molti atenei, non ultimo quello di Firenze, gli studenti stanno scendendo in piazza per protestare. Il provvedimento sulla spending review contiene infatti norme che consentirebbero l'aumento indiscriminato delle tasse universitarie, aggirando le disposizioni di contenimento attualmente vigenti. Si tratterebbe di aumenti intollerabili, visto che l'incremento delle tasse regionali sul diritto allo studio è già in vigore. Per questo il Pd si appresta a presentare emendamenti per rimuovere la possibilità di un ulteriore aumento delle tasse universitarie, che penalizzerebbe non solo gli studenti già iscritti ma anche coloro che vorrebbero accedere agli studi universitari, già in diminuzione. Il rischio è, infatti, che si colpiscano i giovani più svantaggiati e che l'ascensore sociale diventi ancora più lento". Lo dice la senatrice del Pd Vittoria Franco.
COMUNICATO STAMPA
Spending review, Franco: "Da PD emendamenti contro aumento tasse università"
di Vittoria Franco, pubblicato il 12 luglio 2012
"In molti atenei, non ultimo quello di Firenze, gli studenti stanno scendendo in piazza per protestare. Il provvedimento sulla spending review contiene infatti norme che consentirebbero l'aumento indiscriminato delle tasse universitarie, aggirando le disposizioni di contenimento attualmente vigenti. Si tratterebbe di aumenti intollerabili, visto che l'incremento delle tasse regionali sul diritto allo studio è già in vigore. Per questo il Pd si appresta a presentare emendamenti per rimuovere la possibilità di un ulteriore aumento delle tasse universitarie, che penalizzerebbe non solo gli studenti già iscritti ma anche coloro che vorrebbero accedere agli studi universitari, già in diminuzione. Il rischio è, infatti, che si colpiscano i giovani più svantaggiati e che l'ascensore sociale diventi ancora più lento". Lo dice la senatrice del Pd Vittoria Franco.
Re: La Questione Monti
Essere all'altezza di questa sfida. Sta tutto qui il problema, ancora largamente irrisolto!
Giovedì 12 Luglio 2012 07:58
Monti va alla guerra. Contro di noi
di Redazione Contropiano
C'è sempre da prendere sul serio i governanti, specie quando dicono di voler andare in guerra. E Monti ce l'ha dichiarata.
Non molti hanno colto la novità. Il premier piovuto da Bruxelles ha delineato chiaramente, sia ur per accenni, un "percorso di guerra" che è soltanto all'inizio. L'obiettivo è ambizioso: ridisegnare il panorama sociale, la sua "cultura", i modi d'essere e di pensare di un intero popolo.
Per riuscirci ha argomenti potenti: come il ricatto di un'Europa che altrimenti ci lascerebbe affondare. Tramite lo spread o altri sistemi corrcitivi di tipo economico. E un programma ventennale (il fiscal compct) che dovrebbe costringere l'Italia e una manovra da 45 miliardi ogni anno. Come minimo e solo per abbassare il debito esistente. E non c'è da sorridere di compiacimento nel sentire Monti attribuire alla "concertazione" l'origine di tutti i mali. Con questa parola lui non intende affatto quel che noi abbiamo sempre detto, ovvero la "collusione" tra sindacati, imprese e governo per siglare accordi che andavano contro gli interessi dei lavoratori. No, per Monti "concertazione" equivale a "mediazione sociale", capacità d'ascolto e comprensione dei problemi del lavoro, magati posti anche in modo conflittuale. Nel suo mondo il lavoro deve solo "obbedire", senza contrattare più nulla.
Impossibile dunque che al termine di questo "percorso di guerra" il paese possa più somigliare a quel che è stato. La domanda è: come diavolo dovrebbe diventare? E soprattutto: potrà la nostra gente sopravvivere a questa "cura"?
Un paese "competitivo" con quelli "emergenti" è un paese povero, con i livelli di vita drasticamente ridotti, con una disoccupazione strutturale altissima e salari da fame, senza welfare di nessun tipo. E con un'aspettativa di vita drasticamente ridimensionata.
Una sola cosa è chiara: o si imposta il conflitto sociale a partire dalla consapevolezza che bisogna mettersi all'altezza di questa sfida, oppure tutte le nostre "opposizioni" saranno vagiti. Più o meno dignitosi, ma senza possibilità di smuovere alcunché.
Vediamo come i principali media hano interpretato questo accenno al "percorso di guerra".
http://www.contropiano.org/it/news-poli ... tro-di-noi
Giovedì 12 Luglio 2012 07:58
Monti va alla guerra. Contro di noi
di Redazione Contropiano
C'è sempre da prendere sul serio i governanti, specie quando dicono di voler andare in guerra. E Monti ce l'ha dichiarata.
Non molti hanno colto la novità. Il premier piovuto da Bruxelles ha delineato chiaramente, sia ur per accenni, un "percorso di guerra" che è soltanto all'inizio. L'obiettivo è ambizioso: ridisegnare il panorama sociale, la sua "cultura", i modi d'essere e di pensare di un intero popolo.
Per riuscirci ha argomenti potenti: come il ricatto di un'Europa che altrimenti ci lascerebbe affondare. Tramite lo spread o altri sistemi corrcitivi di tipo economico. E un programma ventennale (il fiscal compct) che dovrebbe costringere l'Italia e una manovra da 45 miliardi ogni anno. Come minimo e solo per abbassare il debito esistente. E non c'è da sorridere di compiacimento nel sentire Monti attribuire alla "concertazione" l'origine di tutti i mali. Con questa parola lui non intende affatto quel che noi abbiamo sempre detto, ovvero la "collusione" tra sindacati, imprese e governo per siglare accordi che andavano contro gli interessi dei lavoratori. No, per Monti "concertazione" equivale a "mediazione sociale", capacità d'ascolto e comprensione dei problemi del lavoro, magati posti anche in modo conflittuale. Nel suo mondo il lavoro deve solo "obbedire", senza contrattare più nulla.
Impossibile dunque che al termine di questo "percorso di guerra" il paese possa più somigliare a quel che è stato. La domanda è: come diavolo dovrebbe diventare? E soprattutto: potrà la nostra gente sopravvivere a questa "cura"?
Un paese "competitivo" con quelli "emergenti" è un paese povero, con i livelli di vita drasticamente ridotti, con una disoccupazione strutturale altissima e salari da fame, senza welfare di nessun tipo. E con un'aspettativa di vita drasticamente ridimensionata.
Una sola cosa è chiara: o si imposta il conflitto sociale a partire dalla consapevolezza che bisogna mettersi all'altezza di questa sfida, oppure tutte le nostre "opposizioni" saranno vagiti. Più o meno dignitosi, ma senza possibilità di smuovere alcunché.
Vediamo come i principali media hano interpretato questo accenno al "percorso di guerra".
http://www.contropiano.org/it/news-poli ... tro-di-noi
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Re: La Questione Monti
Istat, famiglie in affanno
In Italia 8 milioni di poveri
Nel 2011 l'11,1% delle famiglie in Italia è relativamente povero,
per un totale di circa 8,1 milioni di persone e il 5,2% lo è in termini assoluti:
circa 3,4 milioni di persone.
Lo rivela l'Istat nel report sulla povertà in Italia nel 2011.
La soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti, spiega l'Istat, è pari a 1.011,03 euro.
Rispetto all'anno precedente nel 2011 c'é una sostanziale stabilità della povertà relativa,
che deriva dal peggioramento del fenomeno delle famiglie in cui non vi sono redditi da lavoro o vi sono operai, compensato dalla diminuzione della povertà delle famiglie di dirigenti e impiegati. 7,6%
FAMIGLIE A RISCHIO POVERTA'
Il 7,6% delle famiglie italiane è a rischio povertà: si trova poco al di sopra della linea convenzionale di povertà e, ad esempio con una spesa improvvisa, potrebbe classificarsi tra le famiglie povere. Di conseguenza in Italia è povera o quasi povera circa una famiglia su cinque. Lo rivela il report sulla povertà in Italia, presentato oggi dall'Istat. Tra le famiglie povere (l'11,1% del totale delle famiglie residenti), il 6% risulta "appena povero" cioé poco distante dalla linea standard, oltre la quale si diventa poveri; il 5,1% è "sicuramente povero".
AL SUD POVERA QUASI
UNA FAMIGLIA SU QUATTRO
Il 23,3% delle famiglie che risiedono nel Mezzogiorno sono povere, quasi una famiglia su quattro. Aumenta inoltre l'intensità della povertà relativa, dal 21,5% al 22,3% in un anno. I poveri, quindi, sono diventati ancora più poveri. E' quanto emerge dal report dell'Istat sulla povertà in Italia. La povertà relativa è più diffusa in Sicilia e Calabria: nell'isola è povero il 27,3% delle famiglie, in Calabria lo è il 26,2%.
http://www.unita.it/italia/istat-famigl ... i-1.430269
In Italia 8 milioni di poveri
Nel 2011 l'11,1% delle famiglie in Italia è relativamente povero,
per un totale di circa 8,1 milioni di persone e il 5,2% lo è in termini assoluti:
circa 3,4 milioni di persone.
Lo rivela l'Istat nel report sulla povertà in Italia nel 2011.
La soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti, spiega l'Istat, è pari a 1.011,03 euro.
Rispetto all'anno precedente nel 2011 c'é una sostanziale stabilità della povertà relativa,
che deriva dal peggioramento del fenomeno delle famiglie in cui non vi sono redditi da lavoro o vi sono operai, compensato dalla diminuzione della povertà delle famiglie di dirigenti e impiegati. 7,6%
FAMIGLIE A RISCHIO POVERTA'
Il 7,6% delle famiglie italiane è a rischio povertà: si trova poco al di sopra della linea convenzionale di povertà e, ad esempio con una spesa improvvisa, potrebbe classificarsi tra le famiglie povere. Di conseguenza in Italia è povera o quasi povera circa una famiglia su cinque. Lo rivela il report sulla povertà in Italia, presentato oggi dall'Istat. Tra le famiglie povere (l'11,1% del totale delle famiglie residenti), il 6% risulta "appena povero" cioé poco distante dalla linea standard, oltre la quale si diventa poveri; il 5,1% è "sicuramente povero".
AL SUD POVERA QUASI
UNA FAMIGLIA SU QUATTRO
Il 23,3% delle famiglie che risiedono nel Mezzogiorno sono povere, quasi una famiglia su quattro. Aumenta inoltre l'intensità della povertà relativa, dal 21,5% al 22,3% in un anno. I poveri, quindi, sono diventati ancora più poveri. E' quanto emerge dal report dell'Istat sulla povertà in Italia. La povertà relativa è più diffusa in Sicilia e Calabria: nell'isola è povero il 27,3% delle famiglie, in Calabria lo è il 26,2%.
http://www.unita.it/italia/istat-famigl ... i-1.430269
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Re: La Questione Monti
"Loro sono stati messi lì per fare il lavoro sporco" - B. Grillo
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: La Questione Monti
8 milioni di poveri rappresentano circa il 13% della popolazione.
un dato preoccupante...
ci stiamo avvicinando ai livelli americani ,dove circa il 17% della popolazione vive al di sotto della soglia.
nulla nel frattempo è stato fatto,
da questo governo di banchieri mannari,
per migliorare la condizione di questa fascia di persone.
anzi,
la macelleria sociale fatta su pensionati e pensionandi,
il taglio che il governo si appresta a fare di circa 7.000 posti letto nella sanità pubblica:
http://www.24emilia.com/Sezione.jsp?tit ... ione=39181
vanno esattamente nella direzione opposta.
un dato preoccupante...
ci stiamo avvicinando ai livelli americani ,dove circa il 17% della popolazione vive al di sotto della soglia.
nulla nel frattempo è stato fatto,
da questo governo di banchieri mannari,
per migliorare la condizione di questa fascia di persone.
anzi,
la macelleria sociale fatta su pensionati e pensionandi,
il taglio che il governo si appresta a fare di circa 7.000 posti letto nella sanità pubblica:
http://www.24emilia.com/Sezione.jsp?tit ... ione=39181
vanno esattamente nella direzione opposta.
Re: La Questione Monti
La Rai e quel noioso “posto fisso”, da 650mila euro
Scritto da Emilio Fabio Torsello il 19 luglio 2012 in Politica
Dicono che il nuovo dg della Rai, Luigi Gubitosi, guadagnerà tre volte lo stipendio che prende Barack Obama. Ma a differenza del presidente degli Stati Uniti, potrà contare su un contratto a tempo indeterminato e una poltrona sicura. Alla faccia della noia che – secondo il premier Monti – provocherebbe il famoso “posto fisso”.
In Rai, però, per uno che si annoierà ce ne sono migliaia che vivono di contratti precari e lavorano per cifre irrisorie (anche 70 euro lordi a puntata con scadenze di contratto continuamente ricontrattate e che durano il tempo di una produzione), ben diverse da quelle che guadagnerà Gubitosi: un cachet da 650 mila euro l’anno.
E l’Usigrai cosa fa? Nicchia: non contesta la cifra ma solo la durata. ”Mi piacerebbe che un nuovo corso non cominciasse con polemiche.Credo che il curriculum di Luigi Gubitosi sia tale da poter permettere al diretto interessato di rinunciare alla garanzia del tempo indeterminato. Tocca al neo direttore generale scegliere come accompagnare i suoi primi passi in azienda”, scrive in una nota il segretario Usigrai Carlo Verna.
Ma se proprio si vuole chiudere un occhio sullo stipendio – in Itaila di dg superpagati ce ne sono molti – la questione più spinosa riguarda proprio la durata: “indeterminato”. Anche quando gli equilibri politici cambieranno e subentrerà un nuovo dg, infatti, la cifra e lo stipendio resteranno immutati, foss’anche per fare le fotocopie. Il tutto a fronte di sedi estere e nazionali chiuse, di contratti non rinnovati e di concorsi bloccati. E di un tetto agli stipendi dei manager che dovrebbe essere pari a quello del primo presidente della Corte di Cassazione: 294mila euro l’anno. Bruscolini per un dg Rai.
http://www.dirittodicritica.com/2012/07 ... osi-40491/
Scritto da Emilio Fabio Torsello il 19 luglio 2012 in Politica
Dicono che il nuovo dg della Rai, Luigi Gubitosi, guadagnerà tre volte lo stipendio che prende Barack Obama. Ma a differenza del presidente degli Stati Uniti, potrà contare su un contratto a tempo indeterminato e una poltrona sicura. Alla faccia della noia che – secondo il premier Monti – provocherebbe il famoso “posto fisso”.
In Rai, però, per uno che si annoierà ce ne sono migliaia che vivono di contratti precari e lavorano per cifre irrisorie (anche 70 euro lordi a puntata con scadenze di contratto continuamente ricontrattate e che durano il tempo di una produzione), ben diverse da quelle che guadagnerà Gubitosi: un cachet da 650 mila euro l’anno.
E l’Usigrai cosa fa? Nicchia: non contesta la cifra ma solo la durata. ”Mi piacerebbe che un nuovo corso non cominciasse con polemiche.Credo che il curriculum di Luigi Gubitosi sia tale da poter permettere al diretto interessato di rinunciare alla garanzia del tempo indeterminato. Tocca al neo direttore generale scegliere come accompagnare i suoi primi passi in azienda”, scrive in una nota il segretario Usigrai Carlo Verna.
Ma se proprio si vuole chiudere un occhio sullo stipendio – in Itaila di dg superpagati ce ne sono molti – la questione più spinosa riguarda proprio la durata: “indeterminato”. Anche quando gli equilibri politici cambieranno e subentrerà un nuovo dg, infatti, la cifra e lo stipendio resteranno immutati, foss’anche per fare le fotocopie. Il tutto a fronte di sedi estere e nazionali chiuse, di contratti non rinnovati e di concorsi bloccati. E di un tetto agli stipendi dei manager che dovrebbe essere pari a quello del primo presidente della Corte di Cassazione: 294mila euro l’anno. Bruscolini per un dg Rai.
http://www.dirittodicritica.com/2012/07 ... osi-40491/
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Re: La Questione Monti
Monti non mi piace.No, per Monti "concertazione" equivale a "mediazione sociale", capacità d'ascolto e comprensione dei problemi del lavoro, magati posti anche in modo conflittuale. Nel suo mondo il lavoro deve solo "obbedire", senza contrattare più nulla.
Ma non ha detto niente del genere.
Ha parlato negativamente di "concertazioni a carico delle finanze pubbliche".
Al solito e` stato coglione lui a fare il raffinato con certi concetti.
Perche` ha finito per farsi strumentalizzare dai liberisti, pure quelli del PD, ma pure dai sinistri.
Entrambi infatti, non hanno perso l'occasione per "tagliare la seconda parte del concetto", ovvero che
il problema e` quando la concertazione comporta costi del cambiamento che sono a carico dello stato,
ovvero visto come siamo noi italiani, di destra e sinistra, alla fine sempre debito pubblico.
Il fatto e` che quando si decide un percorso, una soluzione, che sia "concertata o meno", se poi i costi li scarichi sul debito, ovvero sulle generazioni future, commetti comunque un'ingiustizia.
Un'ingiustizia DIFFERITA nel tempo.
Perche` scarichi il problema dei padri sui figli.
Ancora una volta tutto questo e` frutto della "politica in discesa".
Vuoi cambiare le pensioni abbassando l'eta` pensionabile?
Bene, allora PRIMA riformi il sistema fiscale per garantire stabilmente meno evasione.
PRIMA riformi la PA in modo che non sprechi cifre inimmaginabili.
Questa e` POLITICA.
Che di certo neanche Monti sta facendo.
Ciao.
soloo42000
Re: La Questione Monti
Quello che da Monti non mi aspettavo non è certo "l'ingiustizia" dei suoi provvedimenti. Non è certo uomo di sinistra, né lo è tanto meno la "strana" maggioranza che lo sostiene.
Una relativa sorpresa è l'assoluta inefficacia della sua politica lacrime e sangue. Regan e Thatcher fecero cose disumane, ma è indiscutibile che rilanciarono economicamente i loro rispettivi paesi, che si trovavano su una via di assoluto declino paragonabile per molti versi a quella su cui si trova da tempo il nostro paese.
Penso che sono due gli elementi che ho sottovalutato nelle mie previsioni: la capacità di condizionamento delle corporazioni italiane e, strettamente collegata ad essa, la natura parassitaria del nostro capitalismo.
L'Italia è diventata negli anni del boom una potenza industriale (in ciò differenziandosi nettamente da Spagna, Grecia e dal sud dell'Europa) grazie al ruolo dello stato nello sviluppo economico. Il fenomeno delle "partecipazioni statali" ha costituito una peculiarità del nostro paese risultata determinante per il tipo di sviluppo che ha impresso alla nostra economia.
La pessima gestione dell'industria pubblica (o assistita in varie forme dallo stato), fino alla sua inevitabile distruzione, è all'origine del nostro declino.
Soluzioni di tipo "liberista" (termine per la verità alquanto abusato) nel nostro paese non funzionano e non sono neanche praticabili. Il motivo principale è che non esiste un vero e proprio mercato ed un sistema imprenditoriale di livello quantitativo e qualitativo adeguato ad una economia da grande paese industriale.
Ovviamente un ritorno ai "tempi d'oro" della spesa pubblica facile e della soluzione dei problemi "a debito" (come chiaramente descritta da soloo4200) non è praticabile. E' stata una scelta da irresponsabili nel passato, lo è ancor di più oggi.
Per venirne fuori occorrerebbe trovare nuove vie di organizzazione di un'economia mista, quale siamo sempre stati nei periodi di sviluppo, in forme originali e senza i disastri del passato.
Ma è essenzialmente qui l'incapacità di tutta la nostra sinistra.
Una relativa sorpresa è l'assoluta inefficacia della sua politica lacrime e sangue. Regan e Thatcher fecero cose disumane, ma è indiscutibile che rilanciarono economicamente i loro rispettivi paesi, che si trovavano su una via di assoluto declino paragonabile per molti versi a quella su cui si trova da tempo il nostro paese.
Penso che sono due gli elementi che ho sottovalutato nelle mie previsioni: la capacità di condizionamento delle corporazioni italiane e, strettamente collegata ad essa, la natura parassitaria del nostro capitalismo.
L'Italia è diventata negli anni del boom una potenza industriale (in ciò differenziandosi nettamente da Spagna, Grecia e dal sud dell'Europa) grazie al ruolo dello stato nello sviluppo economico. Il fenomeno delle "partecipazioni statali" ha costituito una peculiarità del nostro paese risultata determinante per il tipo di sviluppo che ha impresso alla nostra economia.
La pessima gestione dell'industria pubblica (o assistita in varie forme dallo stato), fino alla sua inevitabile distruzione, è all'origine del nostro declino.
Soluzioni di tipo "liberista" (termine per la verità alquanto abusato) nel nostro paese non funzionano e non sono neanche praticabili. Il motivo principale è che non esiste un vero e proprio mercato ed un sistema imprenditoriale di livello quantitativo e qualitativo adeguato ad una economia da grande paese industriale.
Ovviamente un ritorno ai "tempi d'oro" della spesa pubblica facile e della soluzione dei problemi "a debito" (come chiaramente descritta da soloo4200) non è praticabile. E' stata una scelta da irresponsabili nel passato, lo è ancor di più oggi.
Per venirne fuori occorrerebbe trovare nuove vie di organizzazione di un'economia mista, quale siamo sempre stati nei periodi di sviluppo, in forme originali e senza i disastri del passato.
Ma è essenzialmente qui l'incapacità di tutta la nostra sinistra.
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Re: La Questione Monti
….Mazzola passa la palla a Suarez, che con destrezza supera l’avversario e mette la palla al centro sui piedi del bomber Boninsegna che di potenza supera i due difensori bianconeri ed entra in area di rigore,…ora è a tu per tu con l’estremo difensore juventino che intuisce la traiettoria della sfera e vola all’incrocio dei pali ma non trattiene,….la palla s’infila nel sette di destra…..Goal,…goal, i sessantottini hanno segnato ancora…
Le magagne escono ancora adesso, i sessantottini non sanno fare i conti con il pallottoliere…………….
****
Imu pazza, il governo sbaglia i conti. Contribuenti di nuovo a rischio salasso
Le previsioni di incasso fornite dal ministero del Tesoro a marzo si sono rivelate in gran parte sballate: il saldo è inferiore di solo 100 milioni, ma le cifre sono errate in molti Comuni. Un pasticcio che rischia di costare caro ai cittadini. Per giunta mette in difficoltà gli enti locali: "Alcune città - denuncia l'Anci - rischiano il default"
di Thomas Mackinson | 21 luglio 2012
Commenti (126)
Dopo il pasticcio sugli esodati il governo sbaglia anche le previsioni sull’Imu. Il ministero del Tesoro ha pubblicato i dati definitivi sui versamenti del primo acconto sull’aliquota base, stavolta non aggregati per provincia, ma distinti per singolo comune. E per molti sindaci non è proprio una bella notizia e neppure per i cittadini che rischiano di pagare un salasso a dicembre con il saldo dell’imposta immobiliare. Tutto perché le previsioni di incasso fornite dal Tesoro a marzo si sono rivelate oggi in gran parte sballate.
Il saldo generale doveva essere di 9,7 miliardi ed è stato di 9,6, 100 milioni in meno. Uno scarto non grandissimo frutto però della compensazione negli errori commessi: le città che incassano più del previsto compensano le minori entrate delle altre. Il rischio di errori era stato segnalato per tempo dall’Anci che a marzo aveva invitato il governo a usare come dato le cifre contabili inserite a consuntivo dalle singole amministrazioni. Il Ministero è andato dritto per la sua strada facendo proiezioni e analisi su dati nazionali.
Il risultato è una collezione di errori, una raccolta a macchia di leopardo che in alcuni casi ci prende (pochi), in altri va sotto (tanti) e qualche volta sopra gli importi stimati. Insomma, un pasticcio che rischia di costare caro ai contribuenti che a dicembre saranno chiamati a versare il saldo per rimettere a posto le cose e che getta nel panico gli amministratori. L’effetto immediato dell’Imu-impazzita è infatti l’impossibilità per molte amministrazioni di rispettare le previsioni inserite nel bilancio 2012. Alcune città, denuncia l’Anci, rischiano il “default“.
Comune versamenti imu-deleghe-4_luglio from ilfattoquotidiano
LA MAPPA DEGLI ERRORI
La ripartizione per comuni fa capire dove la seconda rata potrebbe fare più male. A Firenze, ad esempio, l’acconto è stato di 57 milioni di euro contro i 68 preventivati dal Tesoro. La discrepanza era stata già messa in luce nelle audizioni di bilancio a Palazzo Vecchio che avevano indicato uno scarto di 11 milioni di euro. E ora viene puntualmente viene confermata. La ricca Bergamo ha registrato un ammanco che si aggira intorno ai 10 milioni. Gli uffici tecnici comunali avevano calcolato (e poi messo a bilancio) 30 milioni, il ministero 5 di più. Alla fine l’incasso reale è stato ancora minore: 25,3 milioni da ripartire tra comune (15) e Stato (10,3).
Così nel Bresciano sono saltati tutti i parametri. Desenzano, ad esempio, per il Mef avrebbe dovuto incassare con la prima rata 7 milioni mente il dato pubblicato oggi dallo stesso ministero si ferma a 5,3. Per alcune amministrazioni l’errato calcolo apre la breccia a un buco di bilancio come Palazzolo, che doveva incassare 6 milioni ma si è fermata a 2 con la prima rata, il 33% del tributo. Gli uffici comunali avevano lanciato l’allarme settimana scorsa il consiglio comunale ha dovuto varare una variazione di bilancio per sanare quello che per il sindaco Giuseppe Zanni è “un buco di bilancio da 2 milioni di euro”.
A Mantova la previsione era di 20 milioni tra parte comunale e statale. L’incasso è stato di 13,2 (7,5 locale e 5,6 per lo Stato). Fano, terza città delle Marche ha incassato 1,5 milioni in meno. A Salerno la stima del Tesoro era di 12 milioni ma il gettito reale è stato di 10. A Reggio Emilia il governo contava di incassare 55 milioni ma l’operazione Imu-prima-rata ne porta 10 in meno. Le cifre ballano anche per le ammnistrazioni di Bologna, Napoli, Torino. Poi ci sono quelle in cui l’errore del governo è stato per difetto: Milano, ad esempio, ha incassato 410 milioni, cioè il 10% in più rispetto alle stime.
COMUNI NEL PANICO
A fronte di incassi eccedenti o inferiori le attese dovranno scattare le perequazioni, un sistema dalla logica farragginosa che finisce per premiare chi ha pagato di meno: chi avrà versato di più infatti dovrà restituire allo Stato la quota parte eccedente, chi invece sarà sotto le previsioni non dovrà farlo e sarà sostenuto dal “fondo sperimentale di riequilibrio”. Ma a questo punto le certezze sono poche e forte è il rischio che i Comuni debbano tagliare ancora servizi o rifarsi sui contribuenti aumentando la fiscalità locale.
Ecco perché i sindaci martedì mattina protesteranno davanti al Senato per chiedere al governo un tavolo per rimettere in ordine le cose. “Tra Imu e spending review – accusa il presidente dell’Anci Graziano Delrio – il governo ha giocato una partita durissima sulla pelle dei comuni e i parlamentari si sono lasciati andare a entusiasmi troppo facili. Gli incassi dell’Imu sono a macchia di leopardo e i tagli sono stati invece lineari per tutti, sulla base di previsioni che si sono rivelate sbagliate. Saremo costretti a intaccare servizi essenziali o a aumentare la pressione fiscale”.
I sindaci insomma non la prendono bene, anche perché hanno fatto la parte degli esattori per conto dello Stato e indietro hanno ottenuto ben poco. “L’Imu sulla prima casa – spiega Delrio – non l’abbiamo neanche vista perché è andata dritto alle casse dello Stato. Per contro tutti i comuni hanno subito l’aggravento degli obiettivi del Patto di stabilità interno e l’effetto delle manovre finanziarie degli ultimi governi su risorse e trasferimenti. Dal 2007 al 2013 hanno fatto mancare 22 miliardi e oggi è altissimo il rischio che i comuni debbanno correre ai ripari con nuove imposte”, dice Delrio che richiama il governo a una responsabilità precisa. “Metta in moto subito le compensazioni per quei comuni ai quali ha tolto risorse sbagliando i conti. Se le amministrazioni randranno in default ci saranno conseguenze pesanti per tutta l’economia e il governo dovrà assumersi la reponsabilità di aver messo in ginocchio il sistema delle autonomie locali. Forse bisogna ricordare ai tecnici che è nelle città che si produce il Pil italiano, non nei ministeri”.
Le magagne escono ancora adesso, i sessantottini non sanno fare i conti con il pallottoliere…………….
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Imu pazza, il governo sbaglia i conti. Contribuenti di nuovo a rischio salasso
Le previsioni di incasso fornite dal ministero del Tesoro a marzo si sono rivelate in gran parte sballate: il saldo è inferiore di solo 100 milioni, ma le cifre sono errate in molti Comuni. Un pasticcio che rischia di costare caro ai cittadini. Per giunta mette in difficoltà gli enti locali: "Alcune città - denuncia l'Anci - rischiano il default"
di Thomas Mackinson | 21 luglio 2012
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Dopo il pasticcio sugli esodati il governo sbaglia anche le previsioni sull’Imu. Il ministero del Tesoro ha pubblicato i dati definitivi sui versamenti del primo acconto sull’aliquota base, stavolta non aggregati per provincia, ma distinti per singolo comune. E per molti sindaci non è proprio una bella notizia e neppure per i cittadini che rischiano di pagare un salasso a dicembre con il saldo dell’imposta immobiliare. Tutto perché le previsioni di incasso fornite dal Tesoro a marzo si sono rivelate oggi in gran parte sballate.
Il saldo generale doveva essere di 9,7 miliardi ed è stato di 9,6, 100 milioni in meno. Uno scarto non grandissimo frutto però della compensazione negli errori commessi: le città che incassano più del previsto compensano le minori entrate delle altre. Il rischio di errori era stato segnalato per tempo dall’Anci che a marzo aveva invitato il governo a usare come dato le cifre contabili inserite a consuntivo dalle singole amministrazioni. Il Ministero è andato dritto per la sua strada facendo proiezioni e analisi su dati nazionali.
Il risultato è una collezione di errori, una raccolta a macchia di leopardo che in alcuni casi ci prende (pochi), in altri va sotto (tanti) e qualche volta sopra gli importi stimati. Insomma, un pasticcio che rischia di costare caro ai contribuenti che a dicembre saranno chiamati a versare il saldo per rimettere a posto le cose e che getta nel panico gli amministratori. L’effetto immediato dell’Imu-impazzita è infatti l’impossibilità per molte amministrazioni di rispettare le previsioni inserite nel bilancio 2012. Alcune città, denuncia l’Anci, rischiano il “default“.
Comune versamenti imu-deleghe-4_luglio from ilfattoquotidiano
LA MAPPA DEGLI ERRORI
La ripartizione per comuni fa capire dove la seconda rata potrebbe fare più male. A Firenze, ad esempio, l’acconto è stato di 57 milioni di euro contro i 68 preventivati dal Tesoro. La discrepanza era stata già messa in luce nelle audizioni di bilancio a Palazzo Vecchio che avevano indicato uno scarto di 11 milioni di euro. E ora viene puntualmente viene confermata. La ricca Bergamo ha registrato un ammanco che si aggira intorno ai 10 milioni. Gli uffici tecnici comunali avevano calcolato (e poi messo a bilancio) 30 milioni, il ministero 5 di più. Alla fine l’incasso reale è stato ancora minore: 25,3 milioni da ripartire tra comune (15) e Stato (10,3).
Così nel Bresciano sono saltati tutti i parametri. Desenzano, ad esempio, per il Mef avrebbe dovuto incassare con la prima rata 7 milioni mente il dato pubblicato oggi dallo stesso ministero si ferma a 5,3. Per alcune amministrazioni l’errato calcolo apre la breccia a un buco di bilancio come Palazzolo, che doveva incassare 6 milioni ma si è fermata a 2 con la prima rata, il 33% del tributo. Gli uffici comunali avevano lanciato l’allarme settimana scorsa il consiglio comunale ha dovuto varare una variazione di bilancio per sanare quello che per il sindaco Giuseppe Zanni è “un buco di bilancio da 2 milioni di euro”.
A Mantova la previsione era di 20 milioni tra parte comunale e statale. L’incasso è stato di 13,2 (7,5 locale e 5,6 per lo Stato). Fano, terza città delle Marche ha incassato 1,5 milioni in meno. A Salerno la stima del Tesoro era di 12 milioni ma il gettito reale è stato di 10. A Reggio Emilia il governo contava di incassare 55 milioni ma l’operazione Imu-prima-rata ne porta 10 in meno. Le cifre ballano anche per le ammnistrazioni di Bologna, Napoli, Torino. Poi ci sono quelle in cui l’errore del governo è stato per difetto: Milano, ad esempio, ha incassato 410 milioni, cioè il 10% in più rispetto alle stime.
COMUNI NEL PANICO
A fronte di incassi eccedenti o inferiori le attese dovranno scattare le perequazioni, un sistema dalla logica farragginosa che finisce per premiare chi ha pagato di meno: chi avrà versato di più infatti dovrà restituire allo Stato la quota parte eccedente, chi invece sarà sotto le previsioni non dovrà farlo e sarà sostenuto dal “fondo sperimentale di riequilibrio”. Ma a questo punto le certezze sono poche e forte è il rischio che i Comuni debbano tagliare ancora servizi o rifarsi sui contribuenti aumentando la fiscalità locale.
Ecco perché i sindaci martedì mattina protesteranno davanti al Senato per chiedere al governo un tavolo per rimettere in ordine le cose. “Tra Imu e spending review – accusa il presidente dell’Anci Graziano Delrio – il governo ha giocato una partita durissima sulla pelle dei comuni e i parlamentari si sono lasciati andare a entusiasmi troppo facili. Gli incassi dell’Imu sono a macchia di leopardo e i tagli sono stati invece lineari per tutti, sulla base di previsioni che si sono rivelate sbagliate. Saremo costretti a intaccare servizi essenziali o a aumentare la pressione fiscale”.
I sindaci insomma non la prendono bene, anche perché hanno fatto la parte degli esattori per conto dello Stato e indietro hanno ottenuto ben poco. “L’Imu sulla prima casa – spiega Delrio – non l’abbiamo neanche vista perché è andata dritto alle casse dello Stato. Per contro tutti i comuni hanno subito l’aggravento degli obiettivi del Patto di stabilità interno e l’effetto delle manovre finanziarie degli ultimi governi su risorse e trasferimenti. Dal 2007 al 2013 hanno fatto mancare 22 miliardi e oggi è altissimo il rischio che i comuni debbanno correre ai ripari con nuove imposte”, dice Delrio che richiama il governo a una responsabilità precisa. “Metta in moto subito le compensazioni per quei comuni ai quali ha tolto risorse sbagliando i conti. Se le amministrazioni randranno in default ci saranno conseguenze pesanti per tutta l’economia e il governo dovrà assumersi la reponsabilità di aver messo in ginocchio il sistema delle autonomie locali. Forse bisogna ricordare ai tecnici che è nelle città che si produce il Pil italiano, non nei ministeri”.
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