Un antico testo anonimo firmato "il vecchio oligarca" - "La costituzione degli ateniesi" - sosteneva che la democrazia degenera senza avere le energie per autoriformarsi.
Gustavo Zagrebelsky
Come inizia una guerra civile – 81
La cruna dell’ago - 47
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 47
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 25
http://www.youtube.com/watch?v=7kVbnAR4CUY
Cronaca di un affondamento annunciato - 25
La premiata ditta “Pompe funebri – Becchini & Becchini” - 4
(Per il funerale del Pd niente fiori ma opere di bene - bene con la b)
****
La politica italiana da quasi vent’anni ha un macigno enorme che ostruisce la strada della sua crescita. Questo macigno, lo sanno anche i sassi si chiama Silvio Berlusconi.
Sette anni fa si sono trovati con un altro macigno, più piccolo ma altrettanto pesante, King George I.
King George I, rispettando la Costituzione, e salvando la sua immagine di imparzialità dovuta, avrebbe potuto rinviare alle Camere il Lodo Alfano nell’estate del 2008, l’ennesimo salvacondotto costruito ad arte per salvare Berlusconi dalla magistratura.
Invece King George I, si è “”intestardito”” ad affermare che il Lodo Alfano era costituzionale e quindi ha firmato. Questo, malgrado un cartello di 100 giuristi italiani, con in testa Gustavo Zagrebelsky, che rendevano noto al capo dello Stato che il Lodo Alfano era anticostituzionale.
Ma King George I, aveva i suoi buoni motivi per fregarsene.
Se avesse rinviato alle Camere il Lodo, e le stesse lo avessero inviato di nuovo alla firma del capo dello Stato senza neppure togliere una virgola, come prescrive la Costituzione, King George I aveva l’obbligo di firmarlo così come avevano stabilito le Camere in seconda lettura.
A questo punto King George I ne sarebbe uscito pulitissimo. Aveva rispettato la Costituzione.
Ma non lo ha fatto. Gli avvocati del Caimano, Ghedini e Longo, su input dell’avvocato Pecorella, avevano una premura del diavolo perché stavano lottando contro il tempo per togliere Berlusconi dal processo Mills.
Una premura del tutto giustificata perché Berlusconi si è salvato per soli 4 giorni, e i giudici nella motivazione della sentenza contro l’avvocato londinese Mills, ritennero che il corruttore era il presidente del Consiglio dell’epoca.
Tutto a posto per King George I, anche la figuraccia coperta da tutti i giornaloni quando la Corte Costituzionale sentenzia che il Lodo Alfano non era costituzionale.
Ma i giochi oramai erano fatti, Silvio Berlusconi era salvo, nell’apparente legalità e la complicità del presidente della Repubblica.
Ancora una volta King George I, corre in soccorso di Silvio Berlusconi due mesi fa stoppando l’iter dei processi milanesi.
Chi meglio di lui può difenderlo ancora, oggi che King George I è diventato King George II.
Nel Pd troppi trafficoni hanno spinto per una soluzione in cui sul Colle ci fosse un salvatore di Silvio Berlusconi.
Ma questo fatto non è rimasto senza conseguenze per il Pd.
***
Pd, Marini: “Dilaga l’opportunismo. Renzi ha un’ambizione sfrenata”
L'ex presidente del Senato intervistato a "In mezz'ora": "La mia candidatura l'ha costruita il partito, non l'ha indicata Berlusconi. Ma il dramma è nato non sul voto per me, ma per Prodi. La debolezza tocca anche gli ex comunisti. Si sono allargati i potentati. Il sindaco di Firenze? Se non si modera finisce fuori strada"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 21 aprile 2013
Un partito dove si sono rafforzati più i potentati che non un’idea larga di partito, dove c’è un dilagare di opportunismo e di ambizioni, a partire da Renzi che dovrebbe “moderarsi”. La diagnosi dello stato di salute del Partito Democratico è di Franco Marini, il primo candidato proposto dal centrosinistra per il Quirinale e il primo a essere bruciato per non aver raggiunto i due terzi dell’assemblea del Parlamento in sede congiunta. Rosy Bindi ha definito quanto accaduto sulla sua pelle come inaccettabile. Lui, intervistato da Lucia Annunziata a In mezz’ora, rafforza queste parole: è “più che inaccettabile”, dice, è stato “volgare e ingiusto”. “La mia candidatura – spiega - l’ha costruita il partito che ha capito come fosse necessario aprire un dialogo con una parte importante del Paese in un momento di crisi così grave. Sono esperto di queste cose, probabilmente gli emissari dei due partiti si saranno visti tante volte”. Dall’altro lato “la cosa non l’ha indicata Berlusconi”. Che il suo nome fosse stato scelto dal Cavaliere, ha aggiunto, “è un’altra cosa inaccettabile che viene fuori da un chiacchiericcio di partito chi voleva sabotare questa cosa”.
“Io sono stato vittima del mio partito allo sbando” insiste. Durante il programma l’ex presidente del Senato ha lanciato dure accuse contro il partito e il gruppo dirigente. A una domanda della Annunziata sulle varie “rottamazioni” che ci sono state nel partito, da D’Alema a Veltroni, Marini ha replicato puntualizzando che i due, invece, “sono dentro e sono anche attivi e hanno preso parte al lavoro di questi giorni”.
Ma secondo l’ex presidente del Senato “il dramma non è nato quando Marini ha avuto 521 voti, ma quando Bersani, per questo non governo del partito, ha deciso di cambiare strategia e ha chiamato Prodi dall’Africa e lui è stato bruciato”. La mia candidatura ”era legata a una strategia che torna ora”, visto che “Napolitano ora non ha spazi per dire cose diverse dal fare intese anche con il Pdl, non le chiamiamo larghe intese, chiamiamole medie intese…”.
Quanto al partito “il Pd deve recuperare credibilità, l’ha persa tutta e non so come ci si possa sedere accanto a interlocutori e leggergli negli occhi” la domanda se si possono fidare. A Lucia Annunziata che gli chiedeva se fosse ancora del partito ha risposto di sì: “Io – ha aggiunto – sono uno di quelli che dal ’95 ha fatto la scelta del centrosinistra”. Il partito “ora forse è al passaggio più difficile”, deve recuperare credibilità. “Se si lasciano accumulare le varie differenze – prosegue - poi questo viene a galla in momenti come la votazione su di me o Prodi. Nel partito è rottura, non c’è solidarietà. La debolezza strutturale tocca anche gli ex comunisti che non sono più quelli che ho conosciuto io. Oggi di questi non tiene più nessuno. Chi ha votato contro Prodi non lo so. Ma Bersani è meno colpevole di altri. Lui non gestisce le cose da solo. Bisogna contarsi quando si prendono decisioni politiche”.
Da qui l’analisi del ”dilagare di opportunismo che ha toccato il nostro partito”. Un opportunismo che “tocca larghissimamente il gruppo dirigente”. E’ un “partito dove si sono rafforzati più i potentati che una idea larga di partito”. E Renzi? “E’ uno che ha un livello di ambizione sfrenata, a volte parla e non si sa quello che dice, cerca solo i titoli sui giornali. Se non modera questa ambizione finisce fuori strada”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04 ... ta/570864/