quo vadis PD ????

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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iospero
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da iospero »

"Il Pd lo costruisci tu".

con questo slogan , se veritiero, Renzi dovrebbe andare a casa.

Se leggi "La TRAVERSATA" di Fabrizio Barca e la sua NUOVA IDEA DI PARTITO E DI GOVERNO
non vedo come possa conciliarsi col dirigismo di Renzi.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

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La traversata
Feltrinelli
Fabrizio Barca

In sintesi

L’esperienza di sedici mesi di governo e le considerazioni svolte in questa memoria suggeriscono che per “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” e assicurare un buon governo, è necessario che i partiti, ai quali la nostra Costituzione affida questa funzione, si separino dallo Stato con cui si sono in Italia perversamente affratellati, fino al “catoblepismo”, per divenire rete materiale e immateriale di mobilitazione di conoscenze e di confronto pubblico, informato, acceso, ragionevole, imparziale e aperto di idee e soluzioni con cui incalzare lo Stato. Solo così lo Stato potrà rinnovarsi.

L’aggravante peculiare della crisi italiana, con la prolungata assenza di buon governo, sta nel concorrere di una macchina dello Stato arcaica e autoreferenziale e di partiti Stato-centrici, ai quali hanno contribuito le regole del finanziamento pubblico e la deriva culturale del paese. Al deterioramento di tutte le fasi del processo di costruzione dell’azione pubblica si sono così accompagnati: il perseguimento crescente di beni particolari anziché del bene pubblico; comportamenti abusivi di tale gravità da creare un solco profondo tra cittadini e “politici”; il blocco dei normali meccanismi di rinnovamento delle classi dirigenti, con lo scatenamento di insensati conflitti generazionali; una perdita di fiducia nei nostri stessi mezzi.

Se e quale nuova forma dare ai partiti, più in particolare a un partito di sinistra, comunque lo si voglia chiamare quello che corrisponde ai miei convincimenti, discende dal giudizio che diamo sul metodo di governo della cosa pubblica che può rinnovare e rilanciare il paese.

Lo sperimentalismo democratico
In linea con un crescente corpo di esperienze in tutto il mondo e con la prassi della mia esperienza di amministratore, suggerisco che tale metodo debba essere quello dello “sperimentalismo democratico”. Esso l’ipotesi che alcuni, pochi individui, gli esperti, i tecnocrati, dispongano della conoscenza per prendere le decisioni necessarie al pubblico interesse, indipendentemente dai contesti. Un errore che la soluzione “minimalista” – o liberista, magna pars della crisi internazionale che viviamo – ha esasperato rispetto al rischio già presente in diverse applicazioni concrete della soluzione “socialdemocratica”. Ed evita l’altro, nuovo errore della nostra epoca, quello di pensare che la “folla” possa esprimere quelle decisioni in modo spontaneo, attraverso la Rete. In presenza di incertezza elevata, tecnologia mutevole, istruzione di massa e preferenze degli individui assai differenziate e influenzate dai contesti, la macchina pubblica deve piuttosto costruire un processo che promuova in ogni luogo il confronto acceso e aperto fra le conoscenze parziali detenute da una moltitudine di individui, favorisca l’innovazione e consenta decisioni sottoposte a una continua verifica degli esiti, sfruttando le potenzialità nuove della Rete e dando continuamente forma alle preferenze e alle scelte nazionali.

Costruire in Italia questo metodo di governo della cosa pubblica richiede un “passo del cavallo”, che, in una mossa sola, adegui finalmente la macchina pubblica ad alcuni metodi e prassi che la soluzione socialdemocratica e la soluzione minimalista ci hanno da tempo consegnato, e realizzi i requisiti propri dello sperimentalismo.

Il partito palestra
A questo fine, per realizzare i profondi cambiamenti che la procedura deliberativa aperta richiede e superare le dure resistenze che il rinnovamento incontrerà in coloro che dalla perversa fratellanza fra parti e Stato hanno tratto guadagno e potere, sono necessari un aperto e governato conflitto sociale e la coesione attorno ad alcuni convincimenti generali che parlino ai nostri sentimenti.

Serve allora un partito di sinistra saldamente radicato nel territorio che, richiamandosi con forza ad alcuni convincimenti generali, solleciti e dia esiti operativi e ragionevoli a questo conflitto. Serve un “partito palestra” che, essendo animato dalla partecipazione e dal volontariato, praticando volontariato e traendo da ciò la propria legittimazione e dagli iscritti e simpatizzanti una parte determinante del proprio finanziamento, sia capace di promuovere la ricerca continua e faticosa di soluzioni per l’uso efficace e giusto del pubblico denaro. Serve un partito che torni, come nei partiti di massa, a essere non solo strumento di selezione dei componenti degli organi costituzionali e di governo dello Stato, ma anche “sfidante dello Stato stesso” attraverso l’elaborazione e la rivendicazione di soluzioni per l’azione pubblica. Serve un partito che realizzi questi obiettivi sviluppando un tratto che nei partiti di massa tendeva a rimanere circoscritto alle “avanguardie”, ossia realizzando una diffusa “mobilitazione cognitiva”.

Il partito di sinistra che serve al paese non è, dunque, il partito scuola di vita (e di lotta), il partito di massa dove si ascoltano bisogni e si insegna “la linea” per ottenere soddisfazione di quei bisogni e costruire il nuovo “avvenire” prefigurato dalla cultura di partenenza. Non è certo il partito di occupazione dello Stato, dove si vende e si compra di tutto: prebende, ruoli, pensioni, appalti, concessioni, ma anche regole, visioni, idee. Non è neppure il partito liquido, quello della crisi della politica, vetrina dove sono in mostra manichini e prodotti dell’“offerta politica”, nefasta influenza dell’economia sulla politica. È un partito palestra che offre lo spazio per la mobilitazione cognitiva, per confrontare molteplici e limitate conoscenze, imparare ognuno qualcosa, confrontare errori, cambiare posizione, costruire assieme soluzioni innovative per stare meglio e gli strumenti e le idee per farle vincere; e permettere così anche che dal confronto collettivo si profili e vada emergendo un avvenire più bello per i nostri pronipoti con tratti che oggi non possiamo anticipare.

Se la sinistra costruirà questo partito, muovendo dai partiti che esistono, segnatamente dal Partito democratico, dalle esperienze in corso, dalle strutture territoriali che tentano già oggi di operare nel nuovo modo, le forze politiche che si raccolgono attorno a culture e convincimenti diversi saranno spinte a rinnovarsi anche esse, dando vita a una sfida alta, necessaria al rilancio del paese.

Né corpi intermedi della società rappresentativi di interessi del lavoro, o dell’impegno civile, pur fondamentali, né la Rete (il web, internet), pure piattaforma potente dello sperimentalismo democratico, possono sostituire i partiti come interfaccia fra società e governo della cosa pubblica. Sono le idee e le soluzioni innovative maturate dal confronto, necessariamente teso e problematico, di individui con interessi, conoscenze e valori diversi che possono alimentare e sospingere la macchina dello Stato nella direzione richiesta dallo sperimentalismo.

Partito che muova i sentimenti e si separi dallo Stato
Il partito nuovo di sinistra disegnato su queste basi deve prima di tutto condividere alcuni convincimenti generali, una propria identità: per la forza attrattiva e la carica simbolica che ne derivano e per disporre di un linguaggio e di criteri con cui assumere decisioni all’interno e dialogare con l’esterno. Cosa intenda per quei convincimenti mi arrischio a renderlo esplicito, articolando quattro pilastri: eguaglianza, pace, cultura e avanzamento sociale; lavoro e concorrenza per riequilibrare le gerarchie sociali e innovare; libertà delle persone nella relazione con gli altri e l’ecosistema; partecipazione come fine in sé e fonte di conoscenza.

Su queste basi, il partito, attraverso un confronto rinnovato (e da molto spento) con gli altri partiti della sinistra Europea, potrà costruire una visione dell’Italia e dell’Europa che vorremmo. Potrà quindi mobilitare e produrre conoscenze sulle azioni pubbliche che sono necessarie per realizzare tale visione, soddisfacendo i bisogni e le aspirazioni di noi cittadini e costruendo uno spazio avvincente di confronto pubblico informato, acceso e ragionevole. Che sia interessante per, e aperto al contributo di, individui e associazioni genuinamente e testardamente indipendenti. E che risponda così a una domanda di impegno per obiettivi collettivi che non trova oggi adeguata soddisfazione. Per fare queste cose dovrà disporre di un’infrastruttura cognitiva a livello nazionale e locale, che assicuri un’intermediazione nuova fra politica e mondo della cultura e della tecnica e la capacità di estrarre e aggregare saperi in ogni territorio.

Il partito nuovo sarà rigorosamente separato dallo Stato, sia in termini finanziari, riducendo ancora il finanziamento pubblico e soprattutto cambiandone e rendendone trasparente metodo di raccolta e impiego, sia prevedendo l’assoluta separazione fra funzionari e quadri del partito ed eletti o nominati in organi di governo, sia organizzandosi in modo da attrarre il contributo di lavoro (volontario o remunerato) di persone di buona volontà per periodi limitati di tempo, sia stabilendo regole severe per scongiurare ogni influenza del partito sulle nomine di qualsivoglia pubblico ente. Sono queste le condizioni affinché il partito sia di effettivo sprone per lo Stato, chiunque lo governi, e affinché iscritti e simpatizzanti nonché dirigenti locali da quelli scelti, abbiano l’incentivo a impegnarsi nella mobilitazione cognitiva e tornino a essere determinanti per la selezione della dirigenza nazionale.

In questo partito i sentimenti dell’egoismo e dello spirito pubblico, da una parte, e dell’indipendenza e dell’imitazione dall’altra, trovano modo di manifestarsi come sprone all’impegno cognitivo, soprattutto per i giovani. Nel modo stesso di operare del partito nuovo e nello sperimentalismo che esso sollecita nella macchina pubblica trova progressivo superamento lo scarto tra democrazia e tecnocrazia, tra principio di competenza e principio di maggioranza.

Affinché l’ipotesi di partito nuovo preliminarmente abbozzata in queste pagine divenga un programma politico è indispensabile disegnare regole, incentivi, sanzioni, schemi organizzativi adatti alla forma descritta. Ed è necessario costruire un percorso, graduale o brusco, con cui raggiungere l’assetto desiderato, muovendo dai partiti di sinistra che esistono, segnatamente dal Partito democratico, dalle sperimentazioni importanti che essi hanno realizzato, dal capitale di impegno, passione e intelligenza che hanno raccolto e dispiegato, dai circoli e unità territoriali in cui sono articolati. Se questa mia memoria solleverà l’interesse che mi auguro e se i contributi e le critiche che verranno daranno forma a una compiuta e condivisa ipotesi di partito nuovo, questi due decisivi passi potranno essere compiuti.

Tratto dal libro “La Traversata” di Fabrizio Barca, © Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Ci sono però dei problemi profondi nella società italiana che non si possono rimuovere.

Dall'intervista di ieri di Giancarlo Perna ad augusto Minzolini:

«Dalla sponda opposta di cronista parlamentare hai frequentato per decenni i politici. Come sono, visti dalla stessa parte?», chiedo. «Il riflesso della società, com’è ovvio essendo eletti dalle sue componenti. Hai persone serie, il furbo, il passionale e chi vuole arrivare a fine legislatura solo per la pensione. Il vero vizio è però l’ipocrisia. Si parlano addosso tacendo verità che conosciamo tutti e falsando così ogni discorso. L’ipocrisia è la chiave di lettura di tutto ciò che ci sembra di non capire», afferma eccitato come se avesse trovato la lampada di Aladino. «Nostalgia dei politici del passato?», domando. «Sì» risponde pronto. «Quando li trovo più personaggi come Arnaldo Forlani che ti diceva: “Posso parlare ore senza dire niente”? O la personalità prorompente di Bettino Craxi, la furbizia di Andreotti, l’ascetismo di Enrico Berlinguer?
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

oppure quest'altro problema sollevato da Travaglio ieri.

Come si risolvono ?


Una splendida cinquantenne
(Marco Travaglio).
08/03/2015 di triskel182

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L’autostrada (si fa per dire) A3 Salerno-Reggio Calabria, chiusa nei giorni scorsi dopo gli ultimi crolli e la morte di un operaio rumeno isolando mezza Calabria, ha compiuto 50 anni l’anno scorso, insieme a Monica Bellucci, Sabrina Ferilli, Isabella Ferrari, Michelle Obama e qualcun altro. Iniziata nel 1964, fu completata nel 1974, al ritmo di 40 chilometri all’anno e al costo di 5,6 milioni di euro di oggi al chilometro (contro i 4 che erano bastati per l’Autosole). All’inaugurazione si scoprì che, più che un’autostrada, era una statale di 443 km (altri la definirono “il corpo di reato più lungo d’Italia”): sia per le uscite ogni 9, sia per le due corsie per ciascun senso di marcia, per giunta molto strette e senza quella di emergenza.

Così, come raccontano Stella e Rizzo ne La Deriva, “poco più di un decennio dopo l’inaugurazione, il governo Craxi doveva già stanziare mille miliardi di lire per sistemare un mucchio di opere incompiute e correggere errori progettuali. Era solo l’inizio di un tormentone infinito”. Da allora di anni ne sono trascorsi altri 30, si sono susseguiti i governi Fanfani, Goria, De Mita, Andreotti, Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi-1, D’Alema, Amato, Berlusconi-2, Prodi-2, Berlusconi-3, Monti, Letta e Renzi. E i cantieri sono sempre aperti, o chiusi per camorra (primo tratto) o per ‘ndrangheta (secondo tratto) o per tangenti ai politici (tutti i tratti) o per fallimento delle imprese, che poi è la stessa cosa. Con incidenti da record, d’auto e sul lavoro. Con le macchine che, quando riescono a correre e non sono bloccate negli ingorghi, fanno lo slalom fra i birilli.

Eppure non c’è ministro delle Infrastrutture, dal 1985 a oggi, che non abbia annunciato il completamento dell’A3 “fra un anno”, al massimo “fra due”. Nel 1997 i ministri delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paolo Costa e Claudio Burlando, promettevano giulivi la fine dei lavori “nel 2003”. Buonanotte. Nel 2001 arrivò Pietro Lunardi, l’uomo del fare: “L’autostrada sarà pronta nel 2004-2005”. Nel 2002 aveva già cambiato idea: “Per i lavori ancora in fase di progettazione o affidamento il completamento previsto entro il 2006”. Nel 2005, quando doveva mancare davvero poco, sparò: “I lavori saranno conclusi nel 2009”. Balle. Ma ecco Monti, col superministro Corrado Passera, altro uomo del fare. Ma soprattutto del dire: “Metto la faccia in tanti posti, la metto anche qui. Dobbiamo assicurarci che entro la fine del 2013 tutti i cantieri della Salerno-Reggio siano completati. Il governo segue i lavori mese per mese perché questo accada” (2012). Certo, come no. Intanto il conto dei costi saliva: almeno quanto la saliva dei giornalisti al seguito, sempre pronti a rilanciare le balle dei ministri. Non è il caso di Stella e Rizzo: “Nel 1987 la Salerno-Reggio poteva essere sistemata con 983 milioni di euro. Dieci anni più tardi la cifra si era già impennata a 4 miliardi. All’inizio del Terzo Millennio, mentre la Fillea Cgil denunciava che di quel passo i lavori sarebbero finiti nel 2040, stavamo a quasi 7. E su, su, su fino alla stima attuale: 9 miliardi. Cioè 52 euro per ogni cittadino. Fate i conti: 20 milioni abbondanti a km. Vale a dire che per sistemare l’autostrada si spenderà quasi quattro volte di più che per costruirla”. Il tutto per produrre, quando e se mai sarà finita, una ciofeca: “Dei 443 km, solo i primi 53 saranno a tre corsie più quella d’emergenza. Gli altri 390 rimarranno a due corsie, come oggi. Nonostante sia percorsa da tremila tir al giorno”. Ora c’è Renzi, che naturalmente non ha colpe in questo mezzo secolo di vergogna. E, siccome è anche furbo, non azzarda nuove date di scadenza. Si limita ad annunciare fantomatici “sblocca-Italia” che sbloccano solo cemento inutile, invece di bloccarlo e di completare le opere utili. Oltre all’A3, ci sarebbe fra l’altro la Metropolitana C di Roma, iniziata nel 2007 e ancora ridotta a un gruviera pieno di buchi, immortalato da una memorabile scritta anonima: “Ma la state scavando o la state cercando?” Molto meglio delle battute del premier sulla Salerno-Reggio: “È costata più della sonda spaziale Curiosity, ma c’è una differenza: la sonda è andata nello Spazio invece la Salerno-Reggio no… La sonda l’ha creata la Nasa e l’autostrada l’Anas, che è tutt’altra cosa”. Infatti all’Anas c’è il solito Pietro Ciucci, il terzo bronzo di Riace ma un po’ meno bello degli altri due, che ancora l’anno scorso osò dire restando serio: “La nuova Salerno-Reggio non è l’autostrada della vergogna, ma è il più grande progetto economico-finanziario infrastrutturale italiano e costituisce un motivo di vanto e di orgoglio per il nostro Paese”. L’ambulanza della neurodeliri tentò di raggiungerlo fra un cantiere e l’altro dell’autostrada, ma non arrivò mai a destinazione: la stanno ancora cercando.

Da Il Fatto Quotidiano del 08/03/2015.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Noi abbiamo accettato passivamente per mezzo secolo questa situazione della Salerno - Reggio Calabria, sapendo che è il Bancomat della criminalità organizzata e del mondo della politica.

Pittibimbo, nella versione : Pifferario per niente magico,...semmai per merli stagionati, ha fatto credere di aver portato a termine la riforma delle Province, facendola passare per : Fatto, nella propaganda delle bufale.



INCHIESTA
Province, lo spreco resiste
Viaggio fra Gattopardi e privilegi
Alla Protezione Civile di Napoli i dipendenti dormono in ufficio mentre la struttura è una discarica. A Roma e Monza si mantengono palazzi inutili. E gli assessori si riciclano con nuovi incarichi. Anche dopo la soppressione, gli enti continuano a macinare debiti
DI FABRIZIO GATTI

Articolo + video
http://espresso.repubblica.it/inchieste ... o-1.202398
cardif
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da cardif »

Il tratto Salerno - Reggio Calabria lo conosco bene per averlo percorso da decenni diverse volte l'anno.
Il maggior costo rispetto all'autostrada del sole è dovuto alla diversa situazione orografica, per cui è maggiore la presenza di gallerie e viadotti rispetto alle autostrade del nord, più pianeggiante.
E' vero che le corsie erano stratte; in alcuni tratti il percorso era tortuoso; le barriere di sicurezza erano poco sicure; in alcuni punti ed in alcuni periodi il traffico era eccessivo.

Si poteva e doveva certamente intervenire sulle barriere di sicurezza.
Sono morte delle persone nei pressi di Lagonegro dove c'era una deviazione, pure allora a causa di un ponte che aveva ceduto, perché in modo assassino si passava da un percorso autostradale a quello di una semplice provinciale. Solo dopo le diverse morti è stata aumentata la segnaletica di avvertimento e sono stati posti dei paletti di plastica a delimitare le corsie. E l'Anas non ha pagato.
Si poteva creare in alcuni tratti e per una ventina di km una terza corsia, in quei pochi punti in cui il traffico si addensava nei fine settimana e fine mese estivi, ma perché la viabilità locale non smaltiva il maggior traffico in uscita.
Si potevano effettuare gli ordinari lavori di manutenzione nei periodi di minor traffico e non in piena estate.
Si poteva migliorare la viabilità locale alternativa in molti tratti.
Certo, quando sarà finita la viabilità sarà migliore e più sicura. E sarebbe inutile la terza corsia per tutto il percorso, perché il traffico non potrà poi aumentare tanto da giustificare questo intervento.
Di incidenti ce ne sono dovunque e non va data la colpa alle strade ma a come guida chi li percorre. Gli incidenti avvengono soprattutto dove il traffico è intenso; e là non lo è.
Si è voluto rifare tutto, ma è stato un eccesso.
Adesso l'Anas non sa nemmeno prevedere la riapertura. E sarà un macello per un bel po', con danno enorme al sud.
Intanto l'importo dei lavori cresce e i tempi si allungano a causa dei contenzioni che le imprese aprono, per quell'altra stupidaggine dell'appalto al massimo ribasso.
Vabbè, è scontato che cresce anche per le ruberie, ma anche questo avviene anche col mose al nord.
Però, se ricordo bene, l'importo più elevato tra le grandi opere di interesse nazionale è quello dei 490 km della SS Ionica.

cardif
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Vabbè, è scontato che cresce anche per le ruberie, ma anche questo avviene anche col mose al nord.
cardif

Questo genere di opere non sono finalizzate per fornire un'utilità pubblica, ma per fare da generatore di fondi pubblici destinato a persone od organizzazioni particolari.

La Salerno-Reggio Calabria, è stata il bancomat di : Camorra, 'ndrangheta, e della classe politica romana e regionale.

Il Mose non è stato costruito per risolvere i problemi dell'acqua alta a Venezia. Ma delle persone che sappiamo. Basta vedere l'intervista di ieri di Cacciari:

Galan ora è agli arresti domiciliari per il Mose.

E mi dispiace, ci sono situazioni molto più scandalose e gravi rispetto alla sua, a partire dal comportamento dei burocrati di Stato. Nessun Galan avrebbe mai potuto fare quello che ha fatto senza l’avallo dei poteri competenti dello Stato, a partire dai Magistrati alle Acque che hanno patteggiato. Erano loro a dire: ‘Il progetto Mose va bene’. E parlo della signora Piva e dell’ingegner Cuccioletta.

Tutti hanno avuto le mie carte, i documenti, i faldoni, i progetti alternativi, i dubbi. Niente. Ribadisco: tutto il Mose è, da sempre, in mano ai livelli più alti dello Stato, non fermatevi a Galan.

Dal punto di vista tecnico la Tav, non ha senso perché già prima della crisi dl 2008, la potenzialità della linea esistente Modane-Torino era pari a 5 volte le merci trasportate.
Con la crisi la potenzialità si è alzata ancora di più.

Quell'opera serve alla Mafia SpA come serviva il ponte sullo Stretto.

Ma possiamo dire che di questi problemi non frega niente alla maggior parte degli italiani.

L'altra settimana "la mamma comanda ed il picciotto và e fà"

Renzi è volato a Parigi per firmare gli accordi con Hollande per completare il tratto Modane-Torino.

Nell'indifferenza totale della classe politica, dei media, e della popolazione.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Prove di Partito della Nazione.



Primarie uniche con Forza Italia e Pd
Ammucchiata per il sindaco di Agrigento
Il “Verdini siciliano”? Amico di Dell’Utri

(DI G. PIPITONE)
flaviomob
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da flaviomob »

Anche in Liguria le autostrade si snodano in lunghi viadotti sospesi e infinite gallerie, ma non sono conciate come la Salerno - RC, che pure è molto trafficata dai turisti di mezza Europa nei mesi estivi. Chissà se anche sulla riviera della Superba hanno mangiato le cosche (di certo il Nord e la Liguria non ne sono immuni), eppure il risultato è più efficiente. Può essere dovuto alla presenza del pedaggio, tra l'altro piuttosto elevato?
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
cardif
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da cardif »

Flaviomob: "Può essere dovuto alla presenza del pedaggio, tra l'altro piuttosto elevato?"


Certamente le autostrade in concessione sono più curate: hanno gli incassi del pedaggio. Anche se poi non sempre spendono gli incassi per il miglioramento, almeno a leggere le tante critiche ai Benetton.
La Salerno - Reggio Calabria è gestita dall'Anas, cioè dallo Stato. Fu una scelta politica quella di non gravare i trasporti al sud dal pedaggio. Al sud andavano pure gli aiuti sottoforma di pensioni di invalidità. Al nord andavano gli aiuti alla Fiat, gli incentivi di Tremonti. Il mose, l'expo. Ecc ecc.
Alla fine della fiera delle scelte di 60 anni di politiche economiche il sud ha un reddito procapite intorno a 17.000 € e il nord intorno a 31.000 €.
Ho sentito delle spiegazioni strane. Io non penso che quelli del sud sono poveri perché non vogliono lavorare. Oppure che il reddito pro-capite è più basso perché c'è più evasione. I 7,5 mld della lista Falciani la raccontano diversamente. Pure Google la racconta diversamente: basta girare su maps confrontare a vista le differenze esistenti nel valore del patrimonio edilizio tra nord e sud.

Io mi sono collegato all'ultimo post. Per collegarmi a 'dove va il PD', spero che vada da Lauria a Laino Borgo, a vedere che fare. E presto.
ciao
cardif
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