Come se ne viene fuori ?

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iospero
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da iospero »

L'alternativa è o si fa questo governo del presidente, senza pretese del PDL di imporre qlc
o si va a nuove elezioni.

Se si andasse a nuove elezioni, c'è una cosa che non si comprende :

- centrodestra in vantagggio di 4 5 punti

- il presidente del Consiglio con maggior consenso Renzi che stacca gli altri notevolmente

Chi vincerebbe ?
soloo42000
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da soloo42000 »

>> il presidente del Consiglio con maggior consenso Renzi che stacca gli altri notevolmente


Non sotterriamoci prima del tempo.
BERLUSCONI DICE che vince lui. Ed e` vero SE IL PD NON FA POLITICA.
Ma Serracchiani dimostra che e` vero anche il contrario.
Quando il PD presenta candidati decenti e FA POLITICA vince.
Anche nel periodo piu` nero della sua storia.



soloo42000
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

iospero ha scritto:L'alternativa è o si fa questo governo del presidente, senza pretese del PDL di imporre qlc
o si va a nuove elezioni.

Se si andasse a nuove elezioni, c'è una cosa che non si comprende :

- centrodestra in vantagggio di 4 5 punti

- il presidente del Consiglio con maggior consenso Renzi che stacca gli altri notevolmente

Chi vincerebbe ?



Il problema è che dal luglio 2011, siamo in emergenza dell'emergenza, mentre tutto viene tranquillamente considerato come se fossimo in regime ordinario.

Così la prima volta viene indicato il governo Monti con l'ammucchiatissima.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Adesso si ripete il bis.

Certamente che andare ad elezioni non si risolve niente, ma nello stesso modo non esiste la minima intenzione di risolvere i problemi del sistema paese da parte dei cadaveri, poco eccellenti, che stanno operando in questo momento.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

I partiti di oggi sono COMITATI D’AFFARI
Remo Bodei



Come inizia una guerra civile – 109
La cruna dell’ago - 74



La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 74



La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 54
http://www.youtube.com/watch?v=7kVbnAR4CUY
Cronaca di un affondamento annunciato - 54

La premiata ditta “Pompe funebri – Becchini & Becchini” – 25
(Per il funerale del Pd niente fiori ma solo opere di bene - bene con la b)



Enrico Letta Premier, il potere equivicino

di Antonello Caporale |

24 aprile 2013Commenti (105)



Enrico Letta è così bravo, ben educato, disponibile e prudente che sembra lo zio Gianni. Insieme non fanno una famiglia ma compongono un sistema di potere equivicino. Enrico, che è stato il ministro più giovane d’Italia al tempo del governo Prodi, ha sempre le idee ben pettinate: nè di qua nè di là. Ha il senso della posizione in campo, la capacità di stare quasi sempre dalla parte che vince. Enrico, che oggi è chiamato a premier, era il vice di Bersani, il vice disastro. Eppure il capo della ditta è dovuto tornare a Bettola, smacchiato prima da Berlusconi e poi dagli elettori del Pd, grandi e piccoli, mentre lui ha aperto l’ombrello e schivato la pioggia. Ombrello sempre sopra il capo, nessuna somiglianza con quello di Altan.

Enrico è un bravo democristiano, limpido e solare. Non urla ma dibatte. Non decide, lui concerta. Non invita, lui auspica. E’ perfetto nella figura del presidente-arbitro: conterà poco, perchè dietro di lui si staglia l’ombra di re Giorgio, ma a quel poco ci tiene tantissimo. E’ stato fortunato, ha avuto sempre una carriera in discesa. Non conosce la militanza, come del resto tanti altri colleghi dirigenti, però è onesto più degli altri e fedele alla parola data.

Non è vanaglorioso, sa stare al suo posto. Essendo un predestinato non deve competere, non deve sgozzare. Sono gli altri che pensano a lui. Sceglie l’immobilità, fermo al centro dell’universo. E attende che le stelle lo conducano dove egli spera. E’ stato così anche adesso. Non una parola, un cenno, una sgomitata. Gli altri hanno lavorato per lui. Per capirci: gli amici del Pdl. Cioè Berlusconi. Cioè Letta, l’amato zio Gianni.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04 ... no/573819/
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Grande soddisfazione per Enrico Letta espresso da Pier Sivio Berlusconi, all'uscita da una riunione di Mediaset.


Chissà perché?
lucfig
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da lucfig »

Mai come in questo momento mi trovo ad essere d'accordo con on. Civati
dal blog http://www.ciwati.it


Mi dispiace, ma continuo a non essere d’accordo


Soprattutto perché il governo, di ora in ora, si irrobustisce, e il governo di scopo sta diventando un governo di scopone (scientifico). Un governo politicissimo, basato sulla collaborazione Pd-Pdl, senza scadenza, non a caso presieduto dall’ultimo dirigente del Pd che non si è dimesso (perché eletto dall’assemblea, ma non solo). Le cose, dal mio punto di vista, stanno peggiorando, come cerco di spiegare oggi in un’intervista al Piccolo (evidentemente, non l’hanno letta).
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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iospero
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da iospero »

Voi che spiegazione date a questi risultati ?

Se si andasse a nuove elezioni, c'è una cosa che non si comprende :

- centrodestra in vantagggio di 4 5 punti

- il presidente del Consiglio con maggior consenso Renzi che stacca gli altri notevolmente

Chi vincerebbe ?
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

iospero ha scritto:Voi che spiegazione date a questi risultati ?

Se si andasse a nuove elezioni, c'è una cosa che non si comprende :

- centrodestra in vantagggio di 4 5 punti

- il presidente del Consiglio con maggior consenso Renzi che stacca gli altri notevolmente

Chi vincerebbe ?


Bisogna andare per gradi prima di rispondere alla tua domanda.


Prova a dare una risposta al fatto che Renzi propone tutti i fallimenti precedenti.

Ci ha provato per primo il sognatore Veltroni a fare l'ammericano, a pensare di copiare il partito dei democratici americani.

Solo un infante poteva immaginare questo dimenticando la storia americana e quella italiana.

Il tentativo condiviso con la destra berlusconiana di spingere il Paese verso un presidenzialismo o semi presidenzialismo (le solite porcate all'italiana) non sono altro che l'ennesima adesione al programma di Rinascita democratica di Licio Gelli, in parte già messo in atto dal Caimano, con tutti i risvolti nefasti di questo ultimo ventennio.

Sandra Bonsanti, ha messo in guardia oggi dall'accedere al presidenzialismo nel suo comunicato in merito al 25 aprile.

La restaurazione la stanno tentando in tutti i modi. Mentre gli italiani chiedono di realizzare la Costituzione e chiedono più democrazia, la casta, da una parte, nella seconda Repubblica, ha costituito una serie di partiti personali di cui il più grosso è il partito del nuovo duce.

Mentre dalle parti del Pd hanno messo in piedi un'oligarchia di un comitato d'affari.

Gli uni e gli altri dopo aver spolpato il Paese, come nella prima Repubblica, lo hanno mandato a fondo.

Per non parlare poi del modello Blair, che di sinistra non aveva proprio niente, ma piaceva tanto a Rutelli e Veltroni, sempre alla ricerca di qualcosa di sbagliato da copiare. Abbiamo visto poi che fine che hanno fatto e la considerazione che hanno di loro gli italiani del Cs.

Avevano un modello tracciato dal Prof. Andreatta e portato avanti da Romano Prodi.

Ma loro erano er mejo, dovevano copiare modelli che non si adattano al sistema italiano.

Con quei modelli è fallito tutto il Cs europeo e da anni subiamo la cultura di una destra europea cazzona e liberista.


***

Intervista collettiva del sindaco di Firenze a La Stampa e altri cinque grandi quotidiani europei. “Se l’Italia torna a fare l’Italia, stiamo meglio tutti, Europa compresa”
MARCO BARDAZZI
INVIATO A FIRENZE


Tony Blair come modello, anche perché «non ha avuto paura di sfidare i suoi capi» nel Labour Party. I Democratici di Obama come ispirazione politica. E poi il sogno di trasformare il Paese in «smart country», dove tutto sia più semplice. A partire dal sistema politico: solo due partiti e un meccanismo chiaro per eleggere «il sindaco d’Italia». È così che Matteo Renzi si presenta all’Europa, rassicurando sulla tenuta del Paese e avvertendo che in ogni caso l’Italia non può uscire dalla crisi solo con ricette di austerity.

L’occasione per la prima intervista europea a tutto campo di Renzi è l’uscita, contemporaneamente in sei paesi, di un nuovo numero di «Europa». Nelle ore in cui tutti lo cercano, mentre salgono e scendono le sue quotazioni come possibile premier, il sindaco di Firenze traccia per «La Stampa» e cinque corrispondenti esteri il suo ritratto di un Paese che guarda al futuro valorizzando la ricchezza del passato italiano. Un progetto di cui la figura stessa di Renzi si propone come sintesi, mentre parla seduto all’austero tavolo del suo studio - la sala di Clemente VII a Palazzo Vecchio circondato da affreschi dei Medici e immerso in due iPad Mini (uno per Twitter, l’altro per verificare sul web dati e cifre).

Cosa direbbe per convincere l’Europa che può credere all’Italia dei prossimi anni?
«Non penso che l’Europa debba avere paura dell’Italia. È vero che sommando il voto dei Cinque Stelle alla Lega e a quella parte di elettorato di Berlusconi contraria all’Europa, abbiamo per la prima volta anche in Italia, come in altri paesi, una possibile maggioranza antieuropea. Ma il voto a Grillo non è contro l’Europa, bensì contro i politici italiani. E per qualche aspetto è comprensibile, perché i signori in Parlamento non hanno fatto le riforme che dovevano fare»

Condivide le critiche che vengono espresse sull’austerità tedesca? Vorrebbe tornare a un’Europa che spende di più?
«L’Italia per troppi anni ha speso male e troppo. Quindi è stato giusto il richiamo a tenere i conti in ordine. Avrei voluto non una classe politica che dicesse “facciamo questo perché ce lo chiede la Merkel”, bensì facciamolo perché ce lo chiedono i nostri figli e nipoti. Detto questo, l’idea di un’austerità senza riforme e senza crescita è pericolosissima».

Lei ha ipotizzato un governo che duri un anno, punti sulle riforme e abbia il lavoro al centro dell’attenzione. Qual è il ruolo di Matteo Renzi in questo scenario?
«Il problema non sono io, ma l’Italia, che deve mostrare che le cose le fa. Non sono interessato a cambiare il Pd, mi interessa cambiare l’Italia. Mi può interessare cambiare il Pd se serve a cambiare il Paese. Perché se l’Italia fa l’Italia, stiamo meglio tutti compresa l’Europa. Mi sembra scontato che si vada verso un periodo di sei mesi, un anno, due anni di un governo di “grosse koalition”. Tra un anno o due ci saranno le nuove elezioni. Io ho 38 anni, sono un ragazzo molto fortunato, tutte le mattine lavoro in questo ufficio e dovrei pagare il biglietto per entrare. Non ho l’ambizione, come dice qualcuno, di cambiare poltrona. Vorrei cambiare il Paese».

Come spiegherebbe all’estero l’operazione suicida che ha fatto il Pd sul Quirinale?
«È mancata la leadership da parte del mio partito. Se ci fosse stata, le cose sarebbero andate diversamente. Non a caso Bersani in modo serio ha rassegnato le dimissioni. La vera sfida nel Pd ora è capire se abbiamo idee precise e siamo in grado di perseguirle, dall’ambiente all’innovazione, alle riforme del lavoro e della legge elettorale. I prossimi due mesi saranno decisivi per capire se il Pd è il partito democratico di Obama o la brutta copia dei partiti italiani degli anni ’90».

La sua linea è quella dei democratici americani, ma nel suo partito c’è chi, come Barca, è su altre posizioni. Ci sarà un confronto?
«I democratici in tutto il mondo sono questa cosa qua. Si chiama partito democratico, quello di Obama. Poi dentro ci possono stare anche anime diverse».

C’è posto per queste due anime nel Pd? Non sarebbe meglio dividerlo?
«Io vorrei solo due partiti in Italia, come dappertutto».

Sa bene che questo è impossibile...
«Ormai siete più rassegnati degli italiani! Ma non è così. Se ci fosse un modello elettorale con solo due partiti, sarebbe l’ideale. Il problema è che c’è una legge elettorale con la quale alla fine non sai chi ha vinto».

Ha parlato di recente di presidenzialismo. Quale modello elettorale vorrebbe? C’è un sistema che ha in mente?
«Non c’è un modello, si può prendere quello che vogliamo. Il punto centrale è che in Italia l’unico sistema elettorale che funziona è quello dei sindaci. Mi hanno eletto nel 2009, scado nel 2014, quello che devo fare lo faccio, quello che non riesco lo dico, ed eventualmente mi mandano a casa. Ma senza inciuci. È un meccanismo chiaro: serve il sindaco d’Italia. Se questo porta al presidenzialismo o al semi presidenzialismo, va bene».

Lei cita Obama, ma in Gran Bretagna la paragonano più a Tony Blair. È un paragone positivo per lei?
«Blair è stato una pietra miliare per la sinistra europea. Le critiche sul suo operato che sono venute dopo non possono cancellare il fatto che è un punto di riferimento straordinario. Adoro una sua frase: “Amo tutte le tradizioni del mio partito, tranne una: quella di perdere le elezioni”. Lo ammiro, è un modello per me anche perché non ha avuto paura di sfidare i suoi capi».

Come batterebbe Berlusconi?
«Voglio far parte di una generazione che non ha l’obiettivo di mandare Berlusconi in galera, ma di mandarlo in pensione. Berlusconi si combatte girando pagina, non andandogli contro. Si combatte dicendo che c’è un’altra Italia che è “smart country”. L’Italia delle cose concrete, che fa le cose che Berlusconi non ha fatto in 20 anni».

E come si disinnesca Grillo, per Renzi?
«Abolire il finanziamento pubblico ai partiti e le province, semplificare Camera e Senato, diminuire il numero dei parlamentari, dare immediatamente un segnale di svolta sulla pubblica amministrazione: questo è il modo di combattere Beppe Grillo. Lo combatto dicendo le cose che abbiamo detto e fatto prima di lui e sulle quali
siamo più forti. Perché mi deve dare la linea Grillo? Non inseguo Grillo, gli sto lanciando la sfida».

L’intervista è stata realizzata lunedì 22 aprile a Firenze ed esce anche su altri cinque grandi quotidiani europei. All’intervista hanno partecipato Andrea Bachstein (Süddeutsche Zeitung), Lizzy Davies (The Guardian), Philippe Ridet (Le Monde), Pablo Ordaz (El Pais) e Miłada Jedrysik (Gazeta Wyborcza).
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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I partiti di oggi sono COMITATI D’AFFARI
Remo Bodei



Come inizia una guerra civile – 110
La cruna dell’ago - 75



La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 75



La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 55
http://www.youtube.com/watch?v=7kVbnAR4CUY
Cronaca di un affondamento annunciato - 55



“Il problema della giustizia è centrale,…il presidente Berlusconi non chiede niente per sé.”

Mariastellaestrisce Gelmini a Otto e mezzo

Dopo il siluramento di Prodi, il rifiuto di Rodotà e l’elezione del garante di Berlusconi al Colle, la sceneggiata per merli imbecilli da parte dei banditi continua.
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

De nuevo tu?
24/04/2013 di triskel182


Immagine


Un governo per contrastare la corruzione con un corruttore.
Un governo per contrastare l’evasione con un imputato per evasione.
Un governo per riportare l’etica in politica con un frequentatore di minorenni.

Basta veti incrociati, dice il presidente, e poi il primo atto del cavaliere è stato silurare Renzi (il concorrente) e imporre l’Imu (per fargli fare una bella figura .. avete visto? Ho tolto l’Imu).

Da unoenessuno.blogspot.it
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