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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • LA LIBIA E' VICINA - Pagina 4
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Re: LA LIBIA E' VICINA

Inviato: 17/02/2015, 6:11
da camillobenso
iIL CONFLITTO MEDITERRANEO
Cosa sta succedendo in Libia?
Dalla caduta di Gheddafi alle minacce di Isis
La crisi del Paese in 6 (sintetici) punti

di Federica Seneghini

http://www.corriere.it/esteri/cards/cos ... pale.shtml

Re: LA LIBIA E' VICINA

Inviato: 17/02/2015, 7:13
da camillobenso
IL CONFONTO NEI DIBATTITI TV - 1


Il Generale Arpino, non ostante sia un uomo d'armi, è propenso al non intervento. Ha detto, infatti, che la lotta è tra fazioni interne e un intevento non sarebbe contro uno Stato, e quindi non ha giustificazione.
Il giornalista Sallusti, animo di destra e quindi guerrafondaio, ha detto invece che bisogna intervenire con la forza, con un intervento armato, tra i litiganti.

cardif

Otto e Mezzo
L'ISIS A SUD DI ROMA
http://www.la7.it/otto-e-mezzo/rivedila ... 015-147514


Luttwak, a Piazzapulita, dice che il problema è dei paesi del Mediterraneo
cardif


Piazzapulita
ITALIA IN GUERRA
http://www.la7.it/piazzapulita/rivedila ... 015-147521

Re: LA LIBIA E' VICINA

Inviato: 17/02/2015, 8:04
da camillobenso
INTERVENTO O NON INTERVENTO MILITARE??? - 1


1) Esiste o non esiste un nemico dichiarato?
Per il momento sì esiste: Nei mesi scorsi più volte il Califfato ha fatto sapere di voler far sventolare la sua bandiera sopra il cupolone.
Anche dalle truppe del Califfato libico è venuta la minaccia nei giorni scorsi di voler attaccare l’Italia.

2) Che impressione se ne trae di questa minaccia??? E’ vera o falsa???
Effettivamente non si capisce bene a cosa mirino i furboni del Califfato, e molto probabilmente qualcuno a livello più alto che tira i fili.
Una cosa è certa. Riescono a motivare e manovrare le masse estremiste e fanatiche dell’Islam.
Per quale scopo è tutto da scoprire.

Re: LA LIBIA E' VICINA

Inviato: 17/02/2015, 9:23
da erding
camillobenso ha scritto:INTERVENTO O NON INTERVENTO MILITARE??? - 1


1) Esiste o non esiste un nemico dichiarato?
Per il momento sì esiste: Nei mesi scorsi più volte il Califfato ha fatto sapere di voler far sventolare la sua bandiera sopra il cupolone.
Anche dalle truppe del Califfato libico è venuta la minaccia nei giorni scorsi di voler attaccare l’Italia.

2) Che impressione se ne trae di questa minaccia??? E’ vera o falsa???
Effettivamente non si capisce bene a cosa mirino i furboni del Califfato, e molto probabilmente qualcuno a livello più alto che tira i fili.
Una cosa è certa. Riescono a motivare e manovrare le masse estremiste e fanatiche dell’Islam.
Per quale scopo è tutto da scoprire.
Una cosa sembrerebbe abbastanza scontata:
minacce così scenografiche, così ostentate e provocatorie mirano a... provocare appunto.
Il governo con i suoi ministri, avventatamente, hanno fatto una quasi dichiarazione di guerra,
per poi fare, con Renzi, marcia indietro. Viene il sospetto, come spesso accade, che si rilascino dichiarazioni
(persino cosi gravi) più per motivi di politica interna che per altro.
Ciò denota meschinità ed irresponsabilità.

Ficcarsi in una avventura di guerra, per l'Italia di oggi, sarebbe la cosa più assurda da fare.

In guerra... anche la “vittoria” ha un amaro costo! Figuriamoci ...

un saluto

Re: LA LIBIA E' VICINA

Inviato: 17/02/2015, 10:32
da flaviomob
La Libia è divisa tra territori controllati dai Fratelli musulmani, territori in mano ai ribelli anti Gheddafi filooccidentali ed ora compaiono, limitatamente ad alcune piccole aree, zone controllate dal Califfato (o influenzate da esso).

Una guerra sul territorio libico non finirebbe mai, perché polarizzerebbe il conflitto rinforzando una parte contro l'altra, quindi è plausibile che la parte anti occidentale (Fratelli musulmani) casomai si coalizzerebbe con l'Isis o comunque combatterebbe contro le ingerenze esterne, viste come un appoggio ai filo occidentali, che ne approfitterebbero per tentare di riconquistare nuovi territori. Un pantano da cui non si uscirebbe mai! Invece di armare una parte contro l'altra, come ha fatto l'occidente per tutto il dopoguerra, bisognerebbe trovare una soluzione condivisa che ristabilisca l'equilibrio. E' infatti da un forte squilibrio che è nato il Califfato: i sunniti, che avevano sempre vissuto in sicurezza nell'Iraq di Saddam, dopo l'invasione americana si sono sentiti in pericolo, minoritari rispetto agli sciiti e ai curdi. Tra bombe ed attentati ad un certo punto i ceffi più sanguinari hanno preso il potere nella parte sunnita dell'Iraq e hanno pensato: "se siamo più cattivi degli altri, ci temeranno e ci rispetteranno". Mentre in Siria il sostegno occidentale alle fazioni anti Assad favoriva l'accesso alle armi dello stesso Califfato in embrione: ancora una volta ci siamo allevati amorevolmente la nostra serpe in seno. Ora non si può più improvvisare: ci vuole una soluzione geopolitica che metta in sicurezza tutta l'area e che eroda il consenso che l'Isis raccoglie, sempre che di consenso si tratti e non di puro terrore.

Re: LA LIBIA E' VICINA

Inviato: 17/02/2015, 10:43
da iafran
erding ha scritto:Una cosa sembrerebbe abbastanza scontata:
minacce così scenografiche, così ostentate e provocatorie mirano a... provocare appunto.
Ne sono convinto anch’io con l’aggiunta di creare panico e paura grazie all'amplificazione che ne fanno i mass media.
Finora, questi "grandi guerrieri di Allah", hanno badato solo a farsi riprendere coperti come facili giustizieri di cooperanti internazionali, fotografi e giornalisti o povera gente che non si assoggettava a condividere le loro idee (21 egiziani copti).
C’è stata solo una loro esagerata ma voluta esposizione mediatica per farsi riprendere dai nostri (compiaciuti) corrispondenti televisivi, a volte allineati in due file indiane (come le nostre “terziarie” si dispongono per allungare le processioni religiose davanti ai preti), altre volte a gruppetti (10 -15 incappucciati) esultanti davanti le telecamere o su qualche pick-up armati di mitragliatori.
A questo punto bisogna dare merito alle vittime per la loro dignità di fronte alle barbarie dei loro boia (anche se io mi rifiuto di vedere oltre le immagini che trasmettono).
erding ha scritto:Il governo con i suoi ministri, avventatamente, hanno fatto una quasi dichiarazione di guerra,
per poi fare, con Renzi, marcia indietro.
A chi dovrebbero dichiarare guerra i nostri baldanzosi "conigli con l’elmetto"?
A dei figuri che, all’occorrenza' si tolgono la divisa nera e, a viso scoperto, denunciano o sparano i loro stessi “commilitoni”, che tarderebbero a disfarsi di tutto il vestiario?
Non si è capito che questi sono i residui delle diverse soldatesche (mercenarie o per opportunismo "politico") che via via sono state agli ordini dei dittatori storici o temporanei succedutisi in Iraq, Siria, Libia?
Ma sono convinto anch’io che le "giovani marmotte" e gli "uomini del nostro apparato" "rilascino dichiarazioni (persino cosi gravi) più per motivi di politica interna che per altro. Ciò denota meschinità ed irresponsabilità".
Che siano meschini ed irresponsabili lo abbiamo dedotto da come sono arrivati alla guida del PD e del governo italiano (con quel @enricostaisereno) e sarebbero capaci di fare anche “la cosa più assurda da fare” per i loro scopi (non dimentichiamoci la "guerra" che stanno facendo agli uomini di cultura, ai valori democratici ed a quelli etici).

Re: LA LIBIA E' VICINA

Inviato: 17/02/2015, 13:16
da iafran
iafran ha scritto: A questo punto bisogna dare merito alle vittime per la loro dignità di fronte alle barbarie dei loro boia (anche se io mi rifiuto di vedere oltre le immagini che trasmettono).
E che dire della popolazione curda che si sta opponendo con le unghie alla ferocia di questi fanatici opportunisti?
Purtroppo ce la siamo cavata con "massacri ed eroica resistenza".
Per i giovani, gli anziani, gli uomini e le donne curde di Kobane (che si sono opposti ai fanatici dell'Isis) la comunità internazionale, in concreto, non ha fatto nemmeno il "minimo indispensabile", cioè di spingere la Turchia a non aver remore e lasciar passare aiuti in uomini, mezzi, viveri e medicinali.
Adesso, è bastato un uomo incappucciato, con un coltello in mano, per spaventare le "giovani marmotte italiane", che non hanno nemmeno solidarizzato con le loro coetanee curde, le quali, indirettamente, continuano a difendere la nostra pace: dov'era la Mogherini (e tutto il "cucuzzaro politico", che le fa da supporto in Italia ed in UE), allora ed oggi? :x

Re: LA LIBIA E' VICINA

Inviato: 17/02/2015, 13:37
da flaviomob
Un'altra questione mai risolta: quella dello Stato Curdo.

Re: LA LIBIA E' VICINA

Inviato: 17/02/2015, 14:19
da pancho
Così Al Sisi si candida a guidare la grande coalizione anti-jihad
Mosca pronta a dare il consenso. Il via libera dell’Onu in tempi rapidi

Il Presidente Al Sisi vuole organizzare un convegno con i saggi dell’Islam sunnita per delegittimare il pensiero jihadista

17/02/2015
MAURIZIO MOLINARI, CORRISPONDENTE DA GERUSALEMME

Pugno di ferro militare contro i jihadisti in Libia e iniziativa all’Onu per ripetere sullo scacchiere del Maghreb la coalizione anti-Isis già attiva in Iraq e Siria: sono i due binari della risposta di Abdel Fattah al-Sisi alla sfida del Califfo dello Stato Islamico, Abu Bakr al-Baghdadi.

Il presidente egiziano ha letto la decapitazione dei 21 copti come una minaccia diretta alla sicurezza nazionale e, nell’arco di 24 ore, è passato al contrattacco sul fronte militare e diplomatico. Il timore di Al Sisi è un Egitto accerchiato da guerriglie jihadiste - Ansar al Sharia in Libia e Bayyt al Maqqdis in Sinai - entrambe agli ordini del Califfo, che può contare anche sui alcuni gruppi salafiti presenti al Cairo ed Alessandria, espressione del dilagante malessere dei Fratelli Musulmani. Le reazione punta dunque a scompaginare i piani del Califfo, trasformando l’Egitto nel volano di una risposta regionale di alto profilo. Si spiega così la contemporaneità delle mosse del Raiss: dà luce verde ad almeno due ondate di attacchi aerei contro le basi di Isis a Derna e concorda, nelle stesse ore, con il presidente francese Francois Hollande la bozza di una risoluzione da presentare al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per dare veste internazionale all’intervento armato in Libia.

Il ruolo saudita
Dietro ad Al Sisi c’è il nuovo re saudita, Salman, che in qualità di ministro della Difesa è stato fra i registi politici della coalizione anti-Isis impegnata in Siria ed Iraq. Ed ora vuole estenderla alle aree del Maghreb dove i jihadisti sono più presenti e pericolosi, ovvero la Libia e il Nord del Mali. L’ipotesi allo studio, spiegano fonti diplomatiche arabe dal Cairo, è dunque costruire attorno all’intesa Egitto-Francia una coalizione di Paesi, europei ed arabi, pronta ad intervenire contro le almeno sette aree urbane che Isis già controlla il Libia.

L’aiuto degli Emirati
Saranno i Paesi aderenti a decidere come farlo ma l’opzione della guerra aerea resta la più valida, a sostegno delle truppe di terra libiche del generale Khalifa Haftar, in maniera analoga a come gli Usa in Iraq sostengono dall’aria truppe irachene e peshmerga curdi. La rapidità con cui il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Sheikh Khalifa bin Zayed al-Nahayan, ha espresso sostegno al Al Sisi per «sradicare la minaccia terrorista» lascia intendere che i suoi jet già affiancano quelli egiziani sui cieli libici e che, sul fronte diplomatico, è questo - assieme ai sauditi - il nucleo iniziale della coalizione. Per Al Sisi, che non partecipa all’iniziativa militare anti-Isis in Iraq e Siria, significa ritagliarsi il ruolo di Paese guida del fronte occidentale della guerra al Califfo jihadista ed anche, in prospettiva, di leader nella ricostruzione della Libia, d’intesa con Parigi da cui non a caso ha appena acquistato 24 jet Rafale nel primo segno di smarcamento dalla dipendenza trentennale dalle forniture militari degli Stati Uniti. L’altro tassello dell’iniziativa di Al Sisi è il leader del Cremlino Vladimir Putin che ha ricevuto al Cairo la scorsa settimane suggellando una collaborazione economica e strategica di dimensioni tali da rendere improbabile un veto russo all’Onu sull’intervento anti-Isis. «Se Mosca dovesse opporsi, andremo avanti comunque» precisano le fonti arabe. In attesa di vedere cosa avverrà al Palazzo di Vetro, si profila dunque la nascita di una seconda coalizione anti-Isis che offrirà anche all’Italia la possibilità di partecipare, nei tempi e modi che il governo di Roma deciderà. Le opzioni tattiche dell’Italia includono impiego di jet, blocco navale e missioni di truppe speciali per dare la caccia ai leader jihadisti in una riedizione della coalizione internazionale che portò alla caduta del regime di Gheddafi nel 2011.

Battaglia ideologica
Ma non è tutto, perché Al Sisi ha anche l’ambizione di demolire ideologicamente il Califfato: da qui il progetto, discusso con il re giordano Abdullah, di organizzare un grande convegno dei saggi dell’Islam sunnita per delegittimare il pensiero jihadista innescando quella che proprio il Raiss definisce una «rivoluzione nel mondo musulmano».
http://www.lastampa.it/2015/02/17/ester ... 3DE44D5603
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Siamo oramai arrivati in un mondo in cui probabilmente dovremmo cambiare anche il ns. modo di percepire le soluzioni anche se queste contrastano con il ns. buon senso, la ns.etica e la ns.orale?

Non e' una constatazione la mia ma una semplice domanda anche che in un certo qual modo possono essere le circostanze ad imporcelo.

IL caso Libia e quindi tutto il tema del terrorismo islamico ci pone davanti ora, il dilemma se intervenire o non intervenire militarmente magari sotto l'egida dell'onu o sotto quant'altra egida.

Come tutti sappiamo. fin'ora le guerre ha sempre portato guerra e disperazione sopratutto quando si facevano per i meri interessi nazionali e di lobbies che tutti noi sappiamo.
Ora abbiamo davanti una guerra un po' diversa e particolare fatta con mezzi che mai avremmo pensato (?) in cui soltanto una ideologia religiosa avrebbe potuto avviare.

Ora, soltanto delle schegge singole impazzite ed imbevute di queste ideologie sono in grado di mettere in crisi qualsiasi stato .

Certo, le cause di questo possono sicuramente trovarsi all'interno di questo ns. occidente ma, fatta questa considerazione, ora ci rimane il problema e su questo dobbiamo ragionare. Nello stesso tempo pero dobbiamo essere attenti che qualsiasi decisione si dovra' prendere questa dovrà tener conto degli errori del passato e quindi saper prevedere il dopo..

Questa nuova guerra terroristica/religiosa(?) ora(come sempre) si serve di qualsiasi mezzo per arrivare ai suoi obiettivi.

Ho sempre davanti quello spot di film(non mi ricordo il nome) in cui si intravede un militare che punta un ragazzino che veniva imbottito di esplosivo per farsi poi saltare nel momento giusto e nel luogo giusto e il dramma di quel sodato che si chiedeva cosa fare.

Queste situazioni la nostra generazione non le aveva mai toccate con mano anche perche casomai succedevano molto molto lontano da noi.
Ora pero' ce le troviamo davanti e dobbiamo ORA risolverle. Non ieri ne domani ma,OGGI!.

Non possiamo non chiederci se l'intervento immediato della Giordania sia' stato giusto o no.

Non possiamo non chiederci anche se l'intervento immediato dell'Egitto sia stato giusto o no.
Certe dietrologie si devono fare sul perche di questi interventi ma detto questo rimane il fatto. Giusta o sbagliata la risposta?

Nello stesso tempo dovremmo anche chiederci se attualmente sia cosa valida iniziare rapporti con Assad(siria)visto che era l'unico baluardo contro questi tipo di jihadisti.
A m,io sermplice avviso, credo possa essere molto utile un rialacciamento dei rapporti con il governo di Siria. Questo potrebbe portare ad un cambiamento all'interno dello stesso paese se fatto senza alcun obiettivo di egemonizzazione.

Dovremmo ancor piu ragionare piu attentamente sul problema dei flussi migratori con il quale si servono coloro che hanno obiettivi di destabilizzazione di un paese.

I modi con i quali ora si presentano costoro vanno contro i ns. sentimenti umani/religiosi e per ns. cultura son di difficile soluzione se non entriamo nella loro stessa logica. Ma questo lo si puio' fare e ci potrebbero essere altre soluzioni?

Quanto cerco di sottolineare ora, e' che bisogna affrontare queste emergenze in modo diverso da quello che spesso ci potrebbe comandare il cuore il cuore poiche la politica maledettamente ci impone a vedere in modo crudo le cose e ci pone davanti problemi a cui dobbiamo dare risposte immediate.
Cmq deve essere chiaro allo stesso momento che qualsiasi soluzione si prenda, questa non potrà risolvere un gran che se non abbiamo capito che il piatto della bilancia di questo mondo non dera' mai piu' pendere da una parte sola. Si deve cominciare una nuova epoca in cui si rimetta in discussione un po' tutta questa disuguaglianza che esiste nel mondo.

Ora(e non dopo), ritornando al tema, abbiamo un problema grande come una casa davanti che sintetizzando brutalmente ci chiede:
Dobbiamo sparare al quel bimbo imbottito di tritolo che si farà esplodere in chissà quale luogo o dobbiamo lasciarlo raggiungere la sua destinazione?


Domanda terribile ma che purtroppo si presentano sempre piu spesso come quelle in le basi logistiche del terrorismo partono dall'interno dei complessi scolari e agiscono nel momento in cui ci sono gli alunni .

Spesso la paura di essere considerati anti questo o anti quello e che certe volte ci spinge ad essere neutrali un po'su tutto, ci fa perdere qualsiasi analisi approfondita sul problema e questo non e' un bene per trovare la giusta soluzione. O perlomeno una soluzione discussa il piu' possibile


un salutone

Re: LA LIBIA E' VICINA

Inviato: 17/02/2015, 15:56
da camillobenso
LA GRADUALE PRESA DI COSCIENZA CHE SIAMO IN GUERRA

pancho:
Se i modi con i quali si presentano costoro vanno contro i ns. sentimenti umani/religiosi come mai potremo superarli se non invertendo il ns. modo di vita?

^^

Cosa intendi per :”….se non invertendo il ns. modo di vita?”

^^


Viaggio nella biblioteca dell’inferno.

Ora abbiamo un problema grande come una casa davanti che sintetizzando brutalmente ci chiede:
Dobbiamo sparare al quel bimbo imbottito di tritolo che si farà esplodere in chissà quale luogo o dobbiamo lasciarlo raggiungere la sua destinazione?


E’ quando si toccano certe corde che mi fanno dire che i miei 13 anni passati sui forum della sinistra a partire da Ulivo.it, posso considerarli come un fallimento personale.

Quando si scende piano piano le scale che portano all’inferno diventa inevitabile che prima o poi ci si fermi al piano della domanda che si pone pancho. Oggi si tratta solo di una domanda alla nostra coscienza, domani potrebbe non esserci il tempo di riflettere sul da farsi.

E in quel caso prevale l’istinto diMors tua vita mea”.

Qual è la soluzione?

Fare in modo di non arrivare mai a quei piani che portano diritti all’inferno.