Re: SOS ambiente-in Italia e nel mondo
Inviato: 05/05/2012, 21:04
Il Giappone spegne tutti i reattori
si rompe il tabù dell'"atomo buono"
Con la disattivazione dell'ultima centrale nucleare rimasta in funzione si avvia il processo di revisione e manutenzione imposto al governo in seguito alla catastrofe di Fukushima dopo lo tsunami. Un'occasione per affrontare un grande nodo mai risolto dopo la catastrofe di Hiroshima: la sicurezza del nucleare anche per fini civili
di RENATA PISU
Giappone, spento l'ultimo reattore
da oggi il paese senza nucleare
A poco più di un anno dalla catastrofe del terremoto e di Fukushima, oggi in Giappone è stato spento l'ultimo reattore in attività su 54 totali. Un sospiro di sollievo, una chiavetta che gira, dei pulsanti premuti in rapida successione, e il mostro è stato messo fuori combattimento. La data potrebbe entrare nella storia a segnare la rinuncia del Giappone al nucleare, come chiede un'opinione pubblica sempre più vigile che ha costretto il governo a rispettare lo svolgimento di lavori di manutenzione, obbligatori ogni tredici mesi, per ogni impianto. A questo il governo ha acconsentito e le centrali sono state disattivate una alla volta.
Per il momento sembra che nessuna riaprirà per sopperire alla scarsità di energia che già si fa sentire in un paese dove l'atomo contribuisce per un terzo al fabbisogno totale. E' assai improbabile infatti che gli impianti già revisionati possano tornare in funzione perché le autorità locali non intendono rilasciare le autorizzazioni, nemmeno in località come Fukui dove erano operanti 14 centrali, l'area più nuclearizzata al mondo. Anche lì la maggioranza della popolazione si è dichiarata contraria al loro ripristino, nonostante il fatto che l'industria atomica abbia riversato miliardi di yen e migliaia di posti di lavoro sul territorio.
Nessuno vuole più un lavoro del genere e nessuno si fida più di generiche garanzie di sicurezza
perché il governo dopo la catastrofe di Fukushima ha continuato a fornire risposte esitanti contribuendo a elevare la sensazione diffusa di allarme senza osare la strada di un referendum "all'italiana ", come ha auspicato il Premio Nobel per la letteratura Kenzaburo Oe. E a rendere sempre meno credibili le rassicurazioni della agenzie statali per l'energia, ha contribuito lo scandalo della compagnia elettrica Kyushu che nel luglio 2011, a quattro mesi dalla tragedia dello Tsunami, ha tentato di manipolare l'opinione pubblica avvalendosi di suoi impiegati che partecipavano a riunioni pubbliche fingendosi comuni cittadini favorevoli al nucleare. Che il governo magari potrebbe anche abbandonare, sostenevano, ma non così all'improvviso, gradualmente entro il 2030.
E' contro questo atteggiamento , "subdolo e tentennante", come ha detto la famosa scrittrice Harumi Setouchi, la novantenne monaca buddista nota in Italia per il suo romanzo "La virtù femminile", che centinaia e centinaia di persone, e lei è con loro, digiunano a Tokyo di fronte al Ministero del Commercio e dell'industria. Non vogliono che sia riattivata nemmeno una centrale, né oggi né in futuro. "Non ho mai visto il Giappone in condizioni peggiori" ha detto ieri Harumi Setouchi che ha conosciuto anche il Giappone del dopo Hiroshima e che quindi osa il raffronto tra catastrofi provocate dal nucleare che si è voluto ignorare: eppure, per forza, il nome Fukushima evoca quello di Hiroshima, ma è come se l'atomo "buono" , quello per uso civile, niente abbia a che fare con quello della bomba.
Da più parti in Giappone la gente comune chiede che il tabù che grava sulla catastrofe atomica venga finalmente rimosso: il paese è stato il primo a conoscere la morte per atomo "cattivo", come è stato il secondo, dopo Cernobyl, a subire le disastrose conseguenze dell'atomo "buono". Di Cernobyl in Giappone si parlò molto poco all'epoca, era un disastro dovuto alla pessima conduzione delle centrali sovietiche: da noi tutto è meglio, tutto è sicuro e perfetto, vantava il governo. Ora nessuno lo crede più, a Tokyo e in altre città sono in corso manifestazioni per dire un no definitivo al nucleare. Il Giappone si trova ad essere il primo e l'unico paese che potrebbe proporre con forza, purtroppo per diretta conoscenza, la messa al bando del nucleare. Sarebbe l'occasione per catapultare al primo posto della graduatoria della civiltà, quella vera e umana, non quella produttiva e tecnologica, un popolo che ha dato formidabili prove di resistenza e di coerenza ma che è sempre rimasto nell'ombra ogni qual volta si è trattato di far sentire la propria voce in difesa delle grandi cause, come se fosse ancora marchiato dalla colpa di una scelta sciagurata ( Pearl Harbour) e non osasse rialzare la testa. Il rifiuto dell'atomo, che è stato la sua disumana punizione, potrebbe oggi essere occasione di riscossa in nome di una umanità che forse, si spera, è cambiata: uscire dal nucleare in nome di Hiroshima e Fukushima. Sarebbe bello, sarebbe la fine di un cerchio vizioso..
(05 maggio 2012) © RIPRODUZIONE RISERVATA
si rompe il tabù dell'"atomo buono"
Con la disattivazione dell'ultima centrale nucleare rimasta in funzione si avvia il processo di revisione e manutenzione imposto al governo in seguito alla catastrofe di Fukushima dopo lo tsunami. Un'occasione per affrontare un grande nodo mai risolto dopo la catastrofe di Hiroshima: la sicurezza del nucleare anche per fini civili
di RENATA PISU
Giappone, spento l'ultimo reattore
da oggi il paese senza nucleare
A poco più di un anno dalla catastrofe del terremoto e di Fukushima, oggi in Giappone è stato spento l'ultimo reattore in attività su 54 totali. Un sospiro di sollievo, una chiavetta che gira, dei pulsanti premuti in rapida successione, e il mostro è stato messo fuori combattimento. La data potrebbe entrare nella storia a segnare la rinuncia del Giappone al nucleare, come chiede un'opinione pubblica sempre più vigile che ha costretto il governo a rispettare lo svolgimento di lavori di manutenzione, obbligatori ogni tredici mesi, per ogni impianto. A questo il governo ha acconsentito e le centrali sono state disattivate una alla volta.
Per il momento sembra che nessuna riaprirà per sopperire alla scarsità di energia che già si fa sentire in un paese dove l'atomo contribuisce per un terzo al fabbisogno totale. E' assai improbabile infatti che gli impianti già revisionati possano tornare in funzione perché le autorità locali non intendono rilasciare le autorizzazioni, nemmeno in località come Fukui dove erano operanti 14 centrali, l'area più nuclearizzata al mondo. Anche lì la maggioranza della popolazione si è dichiarata contraria al loro ripristino, nonostante il fatto che l'industria atomica abbia riversato miliardi di yen e migliaia di posti di lavoro sul territorio.
Nessuno vuole più un lavoro del genere e nessuno si fida più di generiche garanzie di sicurezza
perché il governo dopo la catastrofe di Fukushima ha continuato a fornire risposte esitanti contribuendo a elevare la sensazione diffusa di allarme senza osare la strada di un referendum "all'italiana ", come ha auspicato il Premio Nobel per la letteratura Kenzaburo Oe. E a rendere sempre meno credibili le rassicurazioni della agenzie statali per l'energia, ha contribuito lo scandalo della compagnia elettrica Kyushu che nel luglio 2011, a quattro mesi dalla tragedia dello Tsunami, ha tentato di manipolare l'opinione pubblica avvalendosi di suoi impiegati che partecipavano a riunioni pubbliche fingendosi comuni cittadini favorevoli al nucleare. Che il governo magari potrebbe anche abbandonare, sostenevano, ma non così all'improvviso, gradualmente entro il 2030.
E' contro questo atteggiamento , "subdolo e tentennante", come ha detto la famosa scrittrice Harumi Setouchi, la novantenne monaca buddista nota in Italia per il suo romanzo "La virtù femminile", che centinaia e centinaia di persone, e lei è con loro, digiunano a Tokyo di fronte al Ministero del Commercio e dell'industria. Non vogliono che sia riattivata nemmeno una centrale, né oggi né in futuro. "Non ho mai visto il Giappone in condizioni peggiori" ha detto ieri Harumi Setouchi che ha conosciuto anche il Giappone del dopo Hiroshima e che quindi osa il raffronto tra catastrofi provocate dal nucleare che si è voluto ignorare: eppure, per forza, il nome Fukushima evoca quello di Hiroshima, ma è come se l'atomo "buono" , quello per uso civile, niente abbia a che fare con quello della bomba.
Da più parti in Giappone la gente comune chiede che il tabù che grava sulla catastrofe atomica venga finalmente rimosso: il paese è stato il primo a conoscere la morte per atomo "cattivo", come è stato il secondo, dopo Cernobyl, a subire le disastrose conseguenze dell'atomo "buono". Di Cernobyl in Giappone si parlò molto poco all'epoca, era un disastro dovuto alla pessima conduzione delle centrali sovietiche: da noi tutto è meglio, tutto è sicuro e perfetto, vantava il governo. Ora nessuno lo crede più, a Tokyo e in altre città sono in corso manifestazioni per dire un no definitivo al nucleare. Il Giappone si trova ad essere il primo e l'unico paese che potrebbe proporre con forza, purtroppo per diretta conoscenza, la messa al bando del nucleare. Sarebbe l'occasione per catapultare al primo posto della graduatoria della civiltà, quella vera e umana, non quella produttiva e tecnologica, un popolo che ha dato formidabili prove di resistenza e di coerenza ma che è sempre rimasto nell'ombra ogni qual volta si è trattato di far sentire la propria voce in difesa delle grandi cause, come se fosse ancora marchiato dalla colpa di una scelta sciagurata ( Pearl Harbour) e non osasse rialzare la testa. Il rifiuto dell'atomo, che è stato la sua disumana punizione, potrebbe oggi essere occasione di riscossa in nome di una umanità che forse, si spera, è cambiata: uscire dal nucleare in nome di Hiroshima e Fukushima. Sarebbe bello, sarebbe la fine di un cerchio vizioso..
(05 maggio 2012) © RIPRODUZIONE RISERVATA