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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Dichiarazione shock di Antonio Marfella: - Pagina 4
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Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:

Inviato: 04/01/2014, 11:48
da iospero
da repubblica.it

Terra dei Fuochi, Napolitano scrive
a don Patriciello: non abbassare la guardia

Il Presidente al parroco di Caivano: "Vorrà credere nel mio costante impegno a sollecitare gli interventi necessari"

Terra dei Fuochi, Napolitano scrive a don Patriciello: non abbassare la guardia
"La serietà del fenomeno non può permettere di abbassare la guardia". Lo scrive il presidente Napolitano, in una lettera inviata a don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, sul problema della Terra dei fuochi. "Vorrà credere nel mio costante impegno a sollecitare,a tutti i livelli di governo, gli interventi necessari", assicura Napolitano.

Ecco il testo della lettera inviata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al parroco anti-roghi: "Caro Don Patriciello, ho riascoltato con rinnovata commozione, dopo le drammatiche notizie che Lei stesso mi ha voluto rappresentare in Prefettura a Napoli nell'incontro del 29 settembre scorso, il grido accorato delle madri dei bambini colpiti da gravi patologie tumorali ricondotte al criminale inquinamento dei vostri territori della Campania.

Le rinnovo, perché se ne faccia portavoce verso le famiglie interessate, la mia intima partecipazione alloro dolore, confidando che non abbandonino la fiducia nell'impegno delle istituzioni, reso più coeso e credibile anche grazie alla partecipazione attiva della rete di comitati e singoli cittadini che non si contentano di denunciare i crimini subiti, ma sostengono con le loro iniziative le operazioni di monitoraggio e di bonifica dei siti.

Ho affrontato l'argomento in varie occasioni, sia in ripetuti contatti con competenti autorità locali sia sollecitando, presso le autorità governative, l'adozione di provvedimenti adeguati alle necessità più urgenti riscontrate alla luce di elementi emersi di recente. La gravità del problema è stata da me pubblicamente evidenziata in una dichiarazione del 29 settembre scorso, poi nella ricorrenza del 1910 anniversario della fondazione del Corpo Forestale dello Stato, interessato a controlli in materia, e in un'iniziativa sull'ambiente tenuta si al Quirinale con l'Associazione "Green Cross Italia".

Malgrado l'impegno dispiegato dallo Stato, sono d'accordo con lei che la questione richiede ancora energie e attenzione. Sebbene il territorio colpito e danneggiato sia circoscritto, e non esteso all'intera Campania, la serietà del fenomeno non può permettere di abbassarè la guardia.
Mi ritenga disponibile a ricevere nei prossimi giorni da lei un aggiornamento sulle sue valutazioni circa esigenze e istanze della popolazione. Vorrà credere nel mio costante e personale impegno a sollecitare - a tutti i livelli di governo - gli interventi necessari, compresa la vigilanza sul buon andamento delle misure e degli investimenti da effettuarsi e, non appena sarà possibile disporre di ulteriori risorse, mirate misure compensative del danno subito dalle vittime".

Mi sembra un po' insufficiente a giustificare il comportamento di Napolitano dal 1997 ad oggi,
qlc ha guadagnato su quei morti, magistratura e politica non può girare la gesta dall'altra parte..

Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:

Inviato: 04/01/2014, 12:50
da paolo11
Bevi Napoli e poi muori, l'inchiesta-choc degli Usa
Acqua contaminata, con tracce pericolose di uranio. Gas velenosi che escono dal suolo. Il rapporto completo dei militari Usa sui rischi dei rifiuti tossici in Campania. Che concludono: “Nessuna zona è sicura, nemmeno nel centro di Napoli”. La versione integrale della nostra inchiesta
Bevi Napoli e poi muori? Per Carmine Schiavone, cugino del padrino Sandokan, la camorra ha sistematicamente inquinato le falde acquifere della Campania con milioni di tonnellate di rifiuti tossici: «Non solo Casal di Principe, ma anche i paesi vicini sono stati avvelenati. Gli abitanti rischiano di morire tutti di cancro, avranno forse vent’anni di vita».

La profezia del boss pentito risale al 1997 ed è rimasta segreta fino a due settimane fa. Nelle cittadine tra Napoli e Caserta da mesi la gente scende in piazza, denunciando una vera epidemia di tumori. La chiamano “Terra dei fuochi”, perché i roghi di immondizia non si fermano mai.

Ma le parole nefaste del camorrista trovano più di un riscontro nell’unico grande studio esistente sugli effetti delle discariche clandestine. Lo ha realizzato il comando dell’Us Navy di Napoli: oltre due anni di esami, costati 30 milioni di dollari, per capire quanto fosse pericoloso vivere in Campania per i militari americani e le loro famiglie. Dal 2009 al 2011 è stata scandagliata un’area di oltre mille chilometri quadrati, analizzando aria, acqua, terreno di 543 case e dieci basi statunitensi alla ricerca di 214 sostanze nocive. Le conclusioni sono state rese note da diversi mesi e sostanzialmente ignorate dalle autorità italiane. L’analisi del dossier completo di questa ricerca però offre la sola diagnosi completa dei mali, con risultati sconvolgenti.

LEGGI E SCARICA Il rapporto completo dell'US Navy

SICUREZZA ZERO. Non ci sono santuari a prova di veleno: gli esperti americani hanno individuato luoghi con “rischi inaccettabili per la salute” disseminati ovunque nelle due province, persino nel centro di Napoli.

GUARDA La mappa delle zone più pericolose

Per questo scrivono che è impossibile indicare zone sicure dove risiedere: i pericoli sono dappertutto, pure nella fastosa villa di Posillipo dell’ammiraglio in capo. Sostengono che in tutta la regione bisogna usare soltanto acqua minerale per bere, cucinare, fare il ghiaccio e anche lavarsi i denti. Nelle due province non si deve abitare al piano terra, dove penetrano i veleni che evaporano dal terreno, e vanno evitate cantine o garage sotterranei. Ci sono tre “zone rosse” intorno a Casal di Principe, Villa Literno, Marcianise, Casoria e Arzano dove in pratica vietano di prendere casa: i rubinetti pescano da pozzi contaminati da composti cancerogeni e dal suolo escono gas micidiali. Nei grandi complessi statunitensi di Capodichino e di Gricignano d’Aversa le minacce per la salute sono considerate “accettabili” solo “perché il personale vi resta in media per 2,2 anni e comunque per meno di sei anni”: una scadenza che non va superata.

TERRA FUORILEGGE. Il comando dell’Us Navy si è mosso nel giugno 2007 “in risposta alle preoccupazioni” dei 3 mila americani di stanza in quel territorio e delle loro famiglie, poiché “in trent’anni c’è stata una larga diffusione di discariche illegali”. La campagna di test realizzata in Campania è “senza precedenti nella storia”. Si è dovuto inventare un metodo scientifico su misura per le condizioni del nostro Paese, usando come riferimento i rigorosi standard ambientali statunitensi, che valutano non solo le sostanze sicuramente cancerogene, ma anche quelle che probabilmente o potenzialmente possono causare tumori. L’obiettivo era chiaro: scoprire che elementi tossici ci sono, come la gente vi entra in contatto e cosa si può fare per proteggere il personale americano. Per dare risposte hanno elaborato un “modello Napoli” che prende in considerazione non solo i rischi attuali, ma anche le malattie che potrebbero nascere in futuro per effetto dei veleni. L’analisi è stata limitata al problema delle discariche e dei roghi dei rifiuti, partendo dai centri più compromessi per poi allargare lo studio a mille chilometri quadrati. Con tante difficoltà: l’impossibilità di sapere cosa è stato sepolto nei terreni, l’accesso limitato ai documenti italiani e, non ultimo, il ruolo della criminalità organizzata nella vicenda. La premessa è desolante: “Siamo partiti dal considerare che in Italia non esistevano regole e un meccanismo valido per farle applicare. Nel corso del tempo è apparso chiaro che l’incapacità di far rispettare la legge da parte delle istituzioni ha contribuito alla situazione di Napoli”.

IL MALE LIQUIDO. La diagnosi più angosciante riguarda l’acqua ( leggi ) e certifica quanto sia profondo il male nelle falde. Il 92 per cento dei pozzi privati che riforniscono le case costituiscono “un rischio inaccettabile per la salute”. Ma ci sono minacce anche negli acquedotti cittadini: esce acqua pericolosa dal 57 per cento dei rubinetti esaminati nel centro di Napoli e dal 16 per cento a Bagnoli. Come è possibile che pure la rete idrica pubblica sia inquinata? Gli americani esaminano le 14 sorgenti che alimentano le città, tutte in ottime condizioni. Le tubature però sono vecchie, con manutenzione e controlli carenti. E scoprono che l’acqua dei pozzi clandestini riesce a entrare nelle condotte urbane, soprattutto in provincia: c’è “un’alta incidenza di pozzi privati senza autorizzazione connessi ad acquedotti”, con “una scarsa prevenzione per evitare il riflusso”. Così, in particolare con la bassa pressione dei mesi estivi, i veleni delle discariche possono finire in tutti i rubinetti ( guarda ).

POZZI KILLER. In oltre la metà dei pozzi, gli esperti trovano una sostanza usata come solvente industriale - il Pce o tetracloroetene - considerato a rischio cancro. Ci sono anche livelli nocivi di rame e di prodotti usati per potabilizzare l’acqua. La diossina invece è concentrata nel territorio tra Casal di Principe e Villa Literno, ma pur essendo alta non costituisce una minaccia. La diossina resta nei limiti di allarme pure nell’acquedotto, dove si evidenziano quote fuori norma di piombo e coliformi, oltre al Pce che rimane l’untore più temuto.

INCUBO RADIOATTIVO. Tra tanti dati inquietanti, spunta un incubo che finora non si era mai materializzato: l’uranio. Gli esami lo individuano in quantità alte ma sotto la soglia di pericolo nel 31 per cento delle case servite da acquedotti: ben 131 su 458. Quando si va ad analizzare i pozzi, il mistero aumenta: è rilevante nell’88 per cento dei casi, mentre nel 5 per cento il livello diventa “inaccettabile”. Ossia in un pozzo su venti si riscontra una quantità di uranio che mette a rischio la salute. La stessa allerta scatta nei canali di irrigazione del Parco le Ginestre, a Capua. Come è finito l’uranio nella falda acquifera? Gli esperti americani non danno risposte. Ipotizzano che possa essere legato alla natura vulcanica dei suoli. Tutti i campioni che superano il livello di allarme però sono stati scoperti nell’area di Casal di Principe e Villa Literno. Il regno dei casalesi, proprio lì dove il pentito Carmine Schiavone ha descritto processioni di «camion dalla Germania che trasportavano fanghi nucleari gettati nelle discariche». Nessuno finora è andato a cercare tracce di radioattività, mentre i test Usa indicano che l’uranio c’è. Ed in quantità che fanno paura.

I VAPORI TOSSICI. L’altro grande nemico sono i gas che sprigionano dal terreno ( leggi ). Non si tratta del radom vulcanico, escluso dello studio: sono vapori densi di sostanze cancerogene, restano a livello del suolo e penetrano nel piano terra delle case, passando da fessure nei muri e tubature. Un poltergeist invisibile che avvolge le persone anche in salotto o in camera da letto. Gli americani sono ricorsi ad apparecchiature speciali e lo hanno trovato nel 16 per cento delle abitazioni. Il problema è che gli appartamenti contaminati sono ovunque. L’epicentro è, come al solito, Casal di Principe. Ma ci sono “cluster” di gas tossici concentrati nella zona a ovest di Gricignano, altri a sud di Lago Patria e tra Bagnoli e Napoli. In questi vapori si segnalano livelli pericolosi di Pce e cloroformio, oltre a dosi di altri due composti cancerogeni elevate ma “tollerabili”. Il Pce pone “rischi inaccettabili” persino nei piani bassi delle basi di Capodichino, Gricignano e nel consolato napoletano di piazza Garibaldi, con un picco nel Parco Eva di Teverola (Caserta). Sull’origine gli americani non si pronunciano: i sospetti potrebbero essere ancora una volta indirizzati sulla falda.

DUBBI SULL’ARIA. La campagna di test non fornisce risultati allarmanti sui roghi di rifiuti. Le analisi non sono state fatte nei mesi caldi dei fuochi, ma il monitoraggio sul personale americano è stato massiccio. Sono stati selezionati quattro tipi di cancro che potrebbero essere legati all’esposizione per tempi limitati: non sono però emersi dati sospetti nelle cartelle cliniche di 16 mila militari che nell’ultimo decennio hanno fatto servizio a Napoli per almeno sei mesi. Nella norma anche le malformazioni sugli 894 bimbi che hanno vissuto la gravidanza in Campania. L’asma invece mostra un aumento anomalo, seppur lieve, che viene ricondotto ai residui dei motori diesel. Nel verdetto sull’aria ( leggi ) però gli scienziati si scontrano con un problema metodologico: delle 27 sostanze potenzialmente cancerogene individuate in Campania esaminando oltre 90 mila campioni, sei non sono censite negli Stati Uniti. Se queste sei non vengono considerate, allora i rischi di Napoli sono inferiori a quelli di una metropoli americana. Ma se si stima l’effetto di tutti i veleni, allora i napoletani corrono pericoli di tumore e asma cinque volte superiori a un abitante di New York o Los Angeles.
INSETTICIDA FANTASMA. La colpa è soprattutto di un antiparassitario chiamato dibromo-cloro-propano, vietato negli Usa dal 1985. Era usato nelle grandi piantagioni: si versava nel terreno ed evaporava proteggendo i frutti da uccelli e insetti. Poi si è capito che rendeva sterili gli uomini e probabilmente causava il cancro. Anche in Europa è proibito da due decenni ma nell’aria della Campania gli americani ne trovano tantissimo. Un vero enigma: nel suolo e nell’acqua non c’è, mentre nell’aria dovrebbe svanire in tempi brevi. I tecnici fanno ulteriori analisi, senza scalfire il mistero. L’agricoltura - scrivono - non c’entra, perché lo repertano anche nel centro di Napoli e sul lungomare. Restano due ipotesi. O gli esami sono clamorosamente sbagliati, ma le procedure adottate sono quelle certificate negli Usa. Oppure la causa potrebbe essere nascosta nel ventre delle discariche. Un dubbio che solo gli investigatori italiani possono risolvere.
LA TERRA SCOTTA. Complessa la diagnosi sui terreni: intorno alle case solo l’1 per cento presenta contaminazioni “inaccettabili per la salute”. Gli esami però sono stati limitati ai giardini delle villette affittate dagli americani: spesso i proprietari hanno negato il permesso di controllare i lotti confinanti. Nelle basi Usa di Capodichino, Gricignano, nel Consolato e nel vecchio comando Nato di Bagnoli il rischio tumore c’è ma è “tollerabile” perché si resta lì per tre-sei anni. Più grave il caso del Flag Officer Quarters, la lussuosa residenza del comandante in capo: nella splendida Villa Nike di Posillipo si può stare al massimo tre anni. Non a caso nello scorso agosto è stata abbandonata, per motivi di costo e “danni strutturali”.
VERDURA OK. Il quadro più tranquillizzante riguarda la verdura. Fanno analizzare in Germania le piante più esposte alla contaminazione: un campione di carciofi, carote, cavoli, funghi, spinaci, sedano. Trovano arsenico e piombo negli spinaci, in quantità superiore agli standard Usa ma sotto i limiti europei. Non preoccupanti le tracce di diossina, riscontrate nelle carote e nel petto di pollo. Il pollo proviene dallo stabilimento molisano di un grande marchio: lì scoprono che l’acqua non rispetta la “tolleranza zero” sui coliformi e sospendono le forniture, riprese quando l’azienda si è messa in regola. Nel dossier parlano della mozzarella di bufala, descrivendo l’allarme per la diossina, e dicono di averla analizzata: non forniscono i risultati ma spiegano che viene confezionata con latte non pastorizzato e quindi per precauzione e “alla luce dell’elevato timore” è esclusa dalle loro mense. Dalla Campania infatti non comprano né carne, né latte, né formaggi.
IL DILEMMA DELL’US NAVY. Nel trarre le conclusioni degli esami, il Comando dell’Us Navy ha due dilemmi strategici. Il primo è evitare di creare precedenti, che possano dare spazio a cause legali dei militari in servizio a Napoli e nel resto del mondo. Per questo non ordinano di lasciare le case “pericolose”, ma si limitano a dare consigli: il giudizio riguarda sempre i luoghi, non le persone. Vogliono però proteggere la salute dei loro cittadini e si rendono conto che le regole statunitensi non funzionano in Italia. I livelli di pericolo degli standard americani Usepa sono campanelli d’allarme per prevenire i danni: se una sostanza nociva li supera, si interviene per trovare l’origine ed eliminarla. Cosa impossibile in Campania, dove l’emergenza invece aumenta. Scrivono che i siti contaminati censiti nel 2005 erano 2.599, poi nel 2011 sono diventati 5.281: la provincia di Napoli ha il record di luoghi inquinati (2.532), quella di Caserta il primato di discariche illegali (851). E solo 13 sono state bonificate. Dati che li spingono a stigmatizzare “la documentata carenza di progressi del governo italiano nell’individuare e pulire questi siti, come la mancanza di un sistema dei rifiuti integrato e adeguato”.
TUTTI NEL BUNKER. Senza speranze di pulizia, gli americani dal 2011 si sono progressivamente barricati nelle loro basi, dove hanno installato impianti per rendere sicura l’acqua e mantengono la rete di monitoraggio dell’aria, con una torre speciale costata 300 mila dollari. E, per motivi di riduzione dei fondi, dallo scorso giugno non finanziano più gli affitti all’esterno. I contratti per i complessi residenziali di Parco Eva e Parco Le Ginestre sono stati disdetti: per coincidenza, si tratta delle due strutture più vicine alla “zona rossa”.
IL SILENZIO ITALIANO. Sin dalla nascita dell’operazione Napoli, il comando statunitense ha offerto massima collaborazione alle autorità italiane. Nell’agosto 2009 ha presentato i risultati della prima fase di test ai rappresentati degli enti ambientali nazionali e regionali. Scrive che l’Ispra (L’Istituto superiore per la protezione dell’ambiente) dichiarò di volere creare una commissione tecnica insieme agli americani, “ma poi non hanno dato seguito alla proposta”. I dossier dell’Us Navy sono stati trasmessi alla Protezione Civile e agli assessori campani anche nel 2010 e nel 2011, mettendo a disposizione le analisi e le metodologie elaborate per decifrare i mali di Napoli: una trasparenza totale. Dagli atti non risultano risposte. Gli americani continuano però a “chiedere che le agenzie italiane competenti indaghino in modo completo sulle zone di pericolo ambientale individuate negli esami”. È quello che chiedono anche milioni di cittadini campani. È quello che ha chiesto Giorgio Napolitano incontrando le associazioni della “Terra dei Fuochi”: «Occorre porre riparo ai guasti di molti anni di prassi illegale di interramento di rifiuti tossici. Le conseguenze di pauroso inquinamento dei terreni con rilevanti ricadute sulla salute e sull’ambiente esigono la realizzazione di un vasto programma di bonifiche». Quante vittime dei veleni bisognerà seppellire prima che la pulizia cominci?
13 novembre 2013 © Riproduzione riservata
http://espresso.repubblica.it/inchieste ... i-1.141086
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Nelle basi usa si erano accorti da tempo.Forse è uscito qualche voce da quelle basi.A quel punto non potevano pi nascondere le cose.
Per fortuna La costituzione dice tutela la salute.Si Quella dei politicanti,Sicuramento non mangiavano e non benevano L'acqua inquinata ecc...E poi si incazzano quando Grillo Dice di azzerare questa classe politica.A partire dalla cima della piramide fino a sotto la piramide.
Ciao
Paolo11
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Per chi vuole sapere nelle zone rosse cosa hanno trovato Entrate nel linc.

Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:

Inviato: 04/01/2014, 13:17
da paolo11
http://www.fanpage.it/terra-dei-fuochi- ... menti-usa/
Terra dei fuochi avvelenata, i documenti dei militari Usa? In Rete dal 2008
Pure Rambo ha sventolato bandiera bianca davanti al disastro ambientale campano. Ma l'allarmismo genera mostri: basterebbe leggere le carte per rendersi conto di quali siano le aree individuate 'a rischio' dagli americani. Una domanda resta: il governo degli Stati Uniti si è preoccupato dei suoi cittadini all'estero, dei suoi militari di stanza in Campania. E perché lo Stato italiano non ha ritenuto di dover fare altrettanto e di dover informare correttamente gli italiani che vivono in queste zone?
Gli americani sono fin troppo propensi a mettere documenti istituzionali su Internet (specialmente quando non riguardano gli Stati Uniti ma altri Paesi). In Italia questa pratica è, al contrario, praticamente inconcepibile: siamo il Paese dei fax, dei segreti di Pulcinella, delle “Riservate personali” e delle mail col disclaimer del tipo “legga solo il destinatario altrimenti si cestini”. Dunque è normale, per l’Italia, sorprendersi, con un buon grado di ipocrisia, quando una massa di documenti, analisi e considerazioni è disponibile online anziché essere custodita nel cassetto di un tecnico in un ministero. Anche se queste stesse analisi erano praticamente note a tutti da anni. Fatta questa premessa, ne serve un’altra: domani il settimanale “L’Espresso” uscirà con una inchiesta sull’acqua inquinata a Napoli a causa degli sversamenti abusivi di rifiuti tossici nella cosiddetta Terra dei fuochi. Il drammatico titolo della prima pagina, anticipato oggi: “Bevi Napoli e poi muori”, si è già guadagnato una imbarazzante richiesta di sequestro preventivo da parte di un consigliere regionale campano. Io non so cosa c’è scritto nel pezzo dell’Espresso di domani. So solo ciò che la direzione del giornale, in risposta alla richiesta di sequestro, ha ritenuto di dover anticipare: “Il servizio dell’’Espresso’ – si legge – rende noti i risultati inediti e sconvolgenti di una corposa ricerca richiesta dal comando americano di Napoli, eseguita da primari laboratori di analisi sulla base di campioni di acqua, cibo, terreni, fumi raccolti lungo l’arco di due anni – dal 2009 al 2011 – su un’area di oltre mille chilometri quadrati e costata ben 30 milioni di dollari“. Tenendo bene a mente una delle regole del giornalismo, ovvero che non c’è più niente di inedito dell’edito, cerchiamo di dipanare la matassa. Prima notizia: tutti questi “risultati sconvolgenti” sono visionabili da anni su internet. Sono sui siti ufficiali della Marina militare americana, alla voce ‘health awareness’. Poi per il resto basta cercare con attenzione su Google, basta individuare le parole chiave giuste in inglese.

Perché i militari americani hanno condotto analisi su alcune aree della Campania? Per un semplice motivo: perché in quelle zone ci vivono. Lì, infatti, insistono le basi militari Usa. Parliamo dell’area a ridosso dei Campi Flegrei, in provincia di Napoli, e quella del Lago Patria, nel Casertano. Giustamente hanno cercato di capire e approfondire, di essere appunto consapevoli delle reali condizioni dell’ambiente circostante, anche viste le continue emergenze rifiuti. E così, nel 2007, il Comandante della Marina militare per la Regione Europa, Africa, Sud Est Asiatico (la sigla, impronunciabile, è CNREURFSWA) ha richiesto una Valutazione sulla salute pubblica (la cosiddetta Phe) del personale degli Stati Uniti e relativi familiari, di stanza in Campania. Le indagini sono state condotte dal 2008 al 2012 dalla Tetra Tech Inc, grande società californiana di analisi ambientali. Sono stati analizzati 1.023 chilometri quadrati di territorio, divisi in 9 aree, tra Napoli e Caserta; sono state analizzate aria, acqua potabile e di pozzo, suolo e gas provenienti dal suolo. Il risultato è sintetizzato in questo link. Oltre duemila pagine di analisi, un lavoro costato appunto circa 30 milioni di euro. Nel 2008 i primi risultati della ricerca hanno restituito uno scenario sconfortante: presenza di anomala di idrocarburi, forte eccedenza di contaminazione batteriologica nel 30 percento dei casi analizzati, con valori di coliformi totali anche 50 volte superiori la norma e la presenza massiccia di coliformi fecali, riscontrati in 48 casi in una decina di comuni: Caserta, Casal di Principe, Casapesenna, Gricignano d’Aversa, Pozzuoli, San Maria Capua Vetere, San Cipriano D’Aversa, Villa di Briano e Villa Literno. Questa notizia, all’epoca generò ovviamente un giusto allarme (pensate, la diede anche l’Espresso) pure perché gli americani fecero scattare il divieto di bere e di cucinare con quell’acqua, disponendo la fornitura gratuita di bottiglie di minerale per tutti i 1.200 soldati.
Le analisi sono andate avanti e nel corso degli anni sono emersi altri dati sconfortanti. Un documento della Naval Support Activity Naples del 2010 e uno successivo del 2011 hanno confermato le criticità individuate nelle analisi dei gas del suolo (presenza di benezene, cloroformio, etilbenzene) e sulle acque (presenza di arsenico, di tetracloretano in particolare a Casal di Principe e Villa Literno, e infine presenza di nitrati). Nell’analisi degli acquedotti, in 9 delle 14 condutture la presenza di arsenico (nell’area di Carney Park a Quarto e a Lago Patria) “si è rivelata superiore al livello massimo di contaminazione”. E ancora: in due casi è stata riscontrata la presenza di batteri coliformi fecali; in altri quattro casi sono stati trovati coliformi totali. Anche questi risultati sono tutti tranquillanente visionabili online. E anche di questa vicenda parlarono numerose testate italiane. Arriviamo ai giorni nostri: nel mese di maggio del 2013 l’ultimo rapporto, denominato “Navy and Marine corps public health center- Naples public health evaluation, a risk communication case study” riepiloga le drammatiche analisi e spiega che le forze militari statunitensi di stanza all’ombra del Vesuvio hanno definito quali sono le aree ad alto rischio e disposto la sospensione di nuovi contratti di locazione per i militari Usa nelle zone pericolose. Addirittura si parla di uranio.
In parole povere: i marines avranno pure combattuto migliaia di guerre ma davanti al disastro ambientale in alcune zone della Campania pure Rambo ha sventolato bandiera bianca e si è ritirato. Il documento americano del maggio 2013 sullo stato della contaminazione ambientale in Campania è visionabile online.

Restano due domande: perché l’Italia non ha imitato gli americani, perché sul suo territorio di competenza il governo italiano non ha ritenuto di dover effettuare analisi approfondite così come le hanno fatte gli americani? Era possibile, era auspicabile. Si poteva, si doveva fare e invece è stato fatto solo in parte, lo dimostra il fatto che siamo ancora a chiederci quali sarebbero le aree inquinate, quali le falde, di quali inquinanti è stato ammorbato il terreno. L’altra domanda è perché stupirsi. Perché solo ora gridare allo scandalo quando gli americani hanno informato e messo interamente online tutta la documentazione? E non ieri, ma mentre le analisi erano in corso. Passo dopo passo si potevano seguire l’evolversi delle analisi. I giornali locali ne hanno parlato, ignorati. Solo oggi ci si straccia la vesti. A chi giova tutto questo
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Ciao
Paolo11
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I soldati Usa ci rimangono per 2 anni ritengono non pericoloso.Rimanerci ci più il pericolo esiste.

Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:

Inviato: 04/01/2014, 23:26
da camillobenso
Lo Speciale di Ruotolo sembra aver smosso qualcosa.


Terra dei fuochi, i vescovi della Campania: “E’ un dramma umanitario. Fate presto”
I porporati chiedono alle istituzioni di intervenire velocemente ed elencano una serie di interventi di cui necessitano i territori colpiti dal disastro ambientale. Ferma la condanna per le "forze del malaffare". Napolitano ha chiamato il governatore Caldoro per parlare delle bonifiche nell'area

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 4 gennaio 2014Commenti (95)


Un dramma umanitario. Così il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, e i vescovi delle diocesi della Terra dei fuochi definiscono “il disastro ambientale” nell’area in una lettera aperta. Nel documento, i porporati si rivolgono direttamente alle istituzioni locali: “Fate presto, sentiamo il dovere di dire a quanti hanno ruolo, responsabilità e autorità di intervenire e decidere per frenare il dilagare di timore, di paura e di mali”.

“Al di là di qualche provvedimento, pur necessario e importante, ancora si discute sul da farsi”, è il rimprovero dei vescovi. E fanno un elenco di tutti gli interventi che sono necessari per una soluzione della crisi ambientale: “Urgono bonifica, controllo sanitario, sostegno all’economia, incoraggiamento per far emergere dal lavoro nero tante piccole imprese nascoste e spesso inquinanti, perimetrazione dei terreni malati, tutela della buona agricoltura e dei produttori onesti, gravemente danneggiati da giudizi generalizzati se non da vergognose speculazioni di chi, non potendo prevalere con la concorrenza lecita, cerca di trarre vantaggio da incolpevoli sventure altrui”.

E ancora, i vescovi della Campania ci tengono a “rinnovare la più ferma condanna del tanto male provocato dalle forze del malaffare“, oltre a esprimere “profondi sentimenti di vicinanza e di sostegno alle tante famiglie colpite dalla incredibile tragedia provocata a una parte del territorio regionale”. I porporati auspicano infine che “il percorso avviato dalle istituzioni pubbliche possa proseguire rapidamente ed efficacemente, affinché torni serenità nelle comunità coinvolte”.

E la questione della Terra dei fuochi, secondo quanto riporta l’Ansa, è stata al centro del colloquio telefonico che il Capo dello stato Giorgio Napolitano ha avuto in giornata con il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro. I due avrebbero parlato delle misure messe in campo dalla Regione per avviare le bonifiche. Il governatore, secondo l’agenzia di stampa, ha informato il Capo dello Stato sulle proposte emendative, presentate al decreto del governo, aggiuntive su sanità pubblica in quell’area. Al Capo dello Stato sono stati illustrati anche, nelle linee generali, gli obiettivi degli investimenti di tre miliardi che la Regione intende mettere in atto per lo sviluppo della Campania e il percorso di stabilizzazione finanziaria in atto.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01 ... to/831960/