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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA - Pagina 4
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Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA

Inviato: 23/07/2014, 0:15
da aaaa42
Corradino Mineo
Senato, le ultime.
Sono d’accordo con Napolitano: “non si agitino spettri di insidie e macchinazioni autoritarie. Ne' si miri a determinare in questo modo un nuovo nulla di fatto in materia di revisioni costituzionali”. Non penso che Renzi sia animato da pulsioni autoritarie né desidero di un nuovo nulla di fatto in materia di riforme. Perché di per sé, cioè indipendentemente dal merito, la cosa avrebbe, dopo decenni di chiacchiere, un effetto nefasto, darebbe una sensazione di impotenza.

E tuttavia mi rivolta il modo con cui il governo, che sostengo, e la maggioranza, di cui faccio parte, stanno procedendo. Basterebbe spiegare alle opposizioni, e ai cosiddetti dissenzienti della maggioranza, perché a un Senato con 100 senatori debba corrispondere una Camera con ben 630 deputati. Basterebbe non dire la bugia secondo cui il nuovo Senato, composto da 74 consiglieri e da 21 sindaci scelti da appena un migliaio di consiglieri regionali, si ispiri al modello francese, essendo i grandi elettori in Francia quasi 200mila. Basterebbe non ignorare il problema costituzionale gravissimo che si apre eleggendo quella pletora di deputati con legge maggioritaria, con soglie di sbarramento, senza preferenze e con un forte premio di governabilità. Perché il governo non risponde nel merito invece di ricorrere a battute, sgarbate,come quella della Boschi sui senatori in preda ad allucinazioni?

Vorrei poi sapere, con il dovuto rispetto, dal Presidente Napolitano se conosce un solo paese di democrazia liberale in cui il segretario del partito di maggioranza relativa, grazie a un premio in deputati previsto dalla legge con cui si vota, possa determinare la scelta del Presidente della Repubblica e la composizione della Corte Costituzionale.

Vorrei anche sapere dal Presidente del Consiglio se gli hanno riferito degli interventi nell’aula del Senato dei rappresentanti delle opposizioni, Movimento 5 Stelle, Sinistra Ecologia e Libertà, Lega, GAL. Ma anche dei nostri interventi, noi che siamo nel Pd, e di parecchi interventi di senatori di Forza Italia. Basta l’accordo con Berlusconi per dire che la riforma del Senato sia largamente condivisa?

Le ultime notizie fanno temere - è appena intervenuto il Capo Gruppo del Pd Zanda e Gasparri (vice presidente del Senato) ha annunciato la convocazione per le 15 della conferenza dei capi gruppo - che governo e maggioranza intendano tagliare il dibattito. Io sono contro ogni forma di ostruzionismo (e presentare migliaia di emendamenti, come ha fatto SEL, è ostruzionismo), ma la tagliola in materia costituzionale sarebbe una primizia assoluta.

Sono preoccupato, non come esponente di una piccola opposizione parlamentare, ma come cittadino e come uomo di sinistra. La marcia trionfale del governo per cambiare e riformare l’Italia rischia di prendere una brutta curva.

Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA

Inviato: 24/07/2014, 0:49
da camillobenso
Il fantasma della Repubblica di Weimar - 1

Da Wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Repubblica_di_Weimar

Il collasso della Repubblica di Weimar e l'ascesa di Hitler

Gli ultimi anni della Repubblica di Weimar furono caratterizzati da un'instabilità politica superiore a quella degli anni precedenti. Il 29 marzo 1930 l'esperto di finanza Heinrich Brüning fu nominato da Paul von Hindenburg successore del Cancelliere Müller dopo mesi di lobbismo politico del generale Kurt von Schleicher in favore dei militari. Ci si aspettava che il nuovo governo portasse a uno spostamento verso il conservatorismo, basato sui poteri speciali garantiti dal Reichspräsident in base alla costituzione, in quanto non godeva del supporto della maggioranza nel Reichstag.


Ci sono dei terrificanti parallelismi tra le vicende tedesche e le nostre.

L'istabilità politica, l'incapacità dell'esperto di finanza Heinrich Brüning che potremmo paragonare a Mario Monti, e la presenza del vecchio von Hindenburg, che potremmo paragonare a Re Giorgio.

Napolitano sbaglia clamorosamente quando favorisce il Lodo Alfano nell'estate del 2008. Si intestardì senza ragione sul fatto che il lodo fosse costituzionale. Verrà clamorosamente smentito nel settembre dell'anno successivo, quando la Corte Costituzionale dichiarò incostituzionale il Lodo Alfano. Eppure i così detti professoroni glielo fecero presente in mille modi. in questo modo però salvò Berlusconi dalla prima condanna per il processo Mills. La colpa della crisi dei subprime dell'ottobre del 2008 non è certo colpa di Napolitano. Ma ci mise tre anni per capire che Berlusconi e Tremonti non erano all'altezza per affrontare una crisi di quel livello. La scelta di un governo tecnico guidato da Monti fu giusta, ma non lo supportò nel modo consono alla gravità della situazione. La scelta di Letta nipote fu infelice. Non capì che Letta poteva guidare un'esecutivo solo nei momenti del vento in poppa e in una situazione economica florida.

Come ha maturato l'idea di accettare il cambio Letta - Renzi non ci è dato da sapere. Ma in realtà si è trattato dell'ennesimo clamoroso errore.

Gianfranco Fini, ieri sera ad In Onda ha ribadito che il problema principale del Paese è l'economia. Piano piano lo stanno riconoscendo un po tutti ma non si fa niente per rimediare.

Inoltre è stato sufficientemente chiaro sulle scelte di Renzi. Non essendo in grado di risolvere il problema economico, per far vedere che qualcosa porta a casa ha scelto le riforme istituzionali.

Però a mio avviso non è solo quello, ma dipende dal patto del Nazareno ( che dovrebbe essere rinominato come il patto dei delinquenti) stipulato prima che Renzi diventasse premier, risente fortemente dell'impronta berlusconiana.

A Berlusconi della ripresa economica non gliene frega assolutamente niente. A lui interessano solo i suoi problemi personali di sempre.

Che l'Italia affondi gliene può fregar de meno, come dicono a Roma.

Anzi,..meglio. Muoia Sansone e tutti i filistei.


^^^^^^^^^^^^^^


Colpo di sole (reloaded).
23/07/2014 di triskel182


Il presidente della repubblica è stato chiaro nel suo monito alla stampa: non c’è nessun rischio autoritario dentro le riforme.
“Non vado oltre sul tema, per rispetto verso i lavori, ormai in fase avanzata, dell’Assemblea del Senato. Ma rivolgo un pacato e fermo appello a superare un’estremizzazione dei contrasti, un’esasperazione ingiusta e rischiosa – anche sul piano del linguaggio – nella legittima espressione del dissenso. E per serietà e senso della misura nei messaggi che dal Parlamento si proiettano versi i cittadini, non si agitino spettri di insidie e macchinazioni autoritarie. Né si miri a determinare in questo modo un nuovo nulla di fatto in materia di revisioni costituzionali”.

Non solo non si disturbi il manovratore verso il governo del primo ministro, ma il presidente ha pure sdoganato la riforma della giustizia da fare assieme a B, definito “interlocutore significativo” perché ha elogiato i magistrati che l’hanno assolto in appello per il processo Ruby.
E se veniva (ri)condannato? Diventava interlocutore ancora più significativo?

Nel frattempo i magistrati di Palermo depositavano nuovi atti per il processo sulla trattativa.
I dialoghi tra Fede e il personal trainer Gaetano Ferri dove si parla dei rapporti tra Dell’Utri e Berlusconi, i soldi dati da quest’ultimo all’ex senatore, i conti esteri, la mafia

“Guarda a Berlusconi cosa gli sta mangiando. Perché lui è l’unico che sa… Ti rendi conto che ci sono 70 conti esteri, tutti che fanno riferimento a Dell’Utri?”.

“C’è stato un momento in cui c’era timore … – racconta Fede – Che loro hanno messo Mangano (il boss morto in carcere noto come lo stalliere di Arcore, ndr) attraverso Marcello (Dell’Utri, ndr)”. “La vera storia della vicenda Berlusconi – prosegue – …mafia, mafia …soldi, mafia, soldi…Berlusconi”. “Sì, sì – aggiunge Fede – Dell’Utri era praticamente quello che investiva… Chi può parlare? Solo Dell’Utri”. “Mangano era in carcere. Mi ricordo che Berlusconi arrivando – dice Fede riportando una sorta di dialogo tra Berlusconi e Dell’Utri – ..’hai fatto?’…’sì sì..gli ho inviato un messaggio..gli ho detto a Mangano: sempre pronto per prendere un caffè”. “Era un messaggio per rassicurare lui su certe cose che non so..- spiega a Ferri – E devo dire che questo Mangano è stato un eroe. E’ morto per non parlare”.

E poi ancora le cene eleganti, Ruby:

«Lui (Berlusconi) lo sa che gli voglio bene, non può pensare che io lo tradisco… Io so tutto di lui, quando scopava, dove scopava, con il dito… Mi chiamava all’una e mezza di notte…».

Agli atti depositate anche le intercettazioni di Riina nel carcere di Opera dove il boss spiega che Borsellino era intercettato:

“Sapevamo dove dovevamo andare… perché lui gli ha detto… domani, mamma, domani vengo”. Nel cortile del carcere di Opera, conversando con il suo compagno di “aria” Alberto Lorusso, il boss Totò Riina alza il braccio sinistro e lo porta tra la bocca e l’orecchio, mimando il gesto di prendere il telefono: “Gli ha telefonato… va bene… Sapevo che ci doveva andare alle cinque”.

E viene fuori una vecchia indagine che aveva coinvolto un tecnico dell’Elte, processo poi finito con delle assoluzioni.

Sempre per il processo sulla trattativa, anche nuovi documenti sul generale Mario Mori e il suo passato negli anni della strategia della tensione:

“Il ruolo del generale Mori L’amicizia con Vito Miceli, il suo allontanamento dal Sid per ordine di Maletti con il divieto di restare a Roma “fino alla fine del processo sul golpe Borghese”, il ritorno nella capitale a capo dell’antiterrorismo il giorno del sequestro Moro. In mezzo l’inchiesta sulla “Rosa dei Venti” del pm Giovanni Tamburrino che chiede ai colleghi romani una fototessera di Mori che non riceverà mai, per l’avocazione dell’indagine a Roma, fatta da Claudio Vitalone. Chi è davvero Mario Mori? È il geniale investigatore al quale storici, politici e una certa antimafia attribuisce la fine dello stragismo oppure è un enigmatico ufficiale dell’Arma che nasconde nel suo passato i buchi neri della strategia della tensione?”

Ma tanto adesso Renzi ha desecretato le carte sui misteri italiani, no? Adesso il governo si impegnerà a fare luce sulla strage di via d’Amelio.
O forse no, perché è troppo impegnato nell’approvazione della grande riforma che nno si può criticare, per cui ha precettato i senatori dalle 9 a mezzanotte.
Sempre che, alla fine, non si decida di mettere la ghigliottina. O arrivare alle elezioni anticipate.

Si, ha ragione ministro: abbiamo tutti preso un colpo di sole.

Da unoenessuno.blogspot.it

Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA

Inviato: 25/07/2014, 13:47
da paolo11
http://www.beppegrillo.it/videos/0_jei07k2e.php
Riforme: Senatori PD contro RENZI - da VEDERE
Ciao
Paolo11

Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA

Inviato: 25/07/2014, 16:43
da camillobenso
"I tromboni della tessera P2 - 1816"


Politici in piazza. A casa mai?
Chi ieri ha marciato sul Quirinale difende il suo prestigioso posto di lavoro e non gli interessi degli italiani

Gli imprenditori che aspettano i rimborsi dallo Stato, le partite Iva perseguitate dal fisco, gli esodati, i pensionati: ecco chi avrebbe diritto ad avere udienze non richieste da Napolitano

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 40683.html


^^^

Liberoquotidiano e Il Giornale, sono i due megafoni principali della carta stampata dell'Imam del Califfato di Hardcore,......cene eleganti & affini.

Ma tra Libero ed Il Giornale si avverte una leggera differenza. Libero è un poco più obiettivo. Il Giornale risente invece della cultura fascistoide del suo direttore, dove viene esercitata a man bassa la propaganda per merli imbecilli doc.

Ne è l'ennesima prova il titolo sulla prima pagina de Il Giornale.it. Il direttore sa perfettamente che è un falso, ma la mandria si cuccare il falso in continuità. Se così non fosse SB non sarebbe durato un ventennio. Un ventennio di falsi clamorosi che farebbero invidia al gran maestro Joseph Goebbles.

C'è di mezzo di più nella protesta delle opposizioni di ieri, ma la propaganda di sostegno al padrone e quindi al Cicciobello mannaro, obbliga ad ottenebrare le menti dei merli doc che si bevono in continuazione di tutto e di più.

Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA

Inviato: 25/07/2014, 17:55
da iospero
Dove e " finito " il Forum e"scarso di utenti" ?

Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA

Inviato: 25/07/2014, 18:03
da camillobenso
iospero ha scritto:Dove e " finito " il Forum e"scarso di utenti" ?

http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 203#p33203

Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA

Inviato: 25/07/2014, 22:59
da camillobenso
"Questo è un governo di incompetenti, guidato da un incompetente....."
Giovanni Sartori



Il vecchio Prof. (85 anni) aveva visto giusto sin dall'inizio. D'altra non ci voleva molto.





Riforma, parla il costituzionalista Pertici
"La tagliola sul dibattito è immotivata"

"Non c'è un motivo giuridico per contingentare i tempi". L'analisi di Andrea Pertici, professore di diritto costituzionale, sulla scelta della maggioranza di "ghigliottinare" la discussione. Critico anche sulla proposta di referendum avanzata dal ministro Boschi: "Con i due terzi di sì non si può fare"
DI LUCA SAPPINO
24 luglio 2014




«Esiste la possibilità di approvare leggi con una procedura abbreviata» spiega all’Espresso il professor Andrea Pertici, ordinario di diritto costituzionale a Pisa, professore di riferimento dei civatiani. La procedura abbreviata è prevista, dall’articolo 72 della Costituzione, «per i disegni di legge dei quali è dichiarata l'urgenza».

La ghiogliottina o la tagliola, poi, «sono previste dai regolamenti d’aula». «Ma quale sarebbe il motivo giuridico che giustifica la fretta di approvare la riforma del Senato?» si chiede Pertici. «Non c’è una scadenza», «non c’è un’urgenza», «se è vero che la legislatura durerà fino al 2018 c’è tutto il tempo per la procedura ordinaria». Ecco perché, per Pertici, «è una cosa incredibile», «immotivata» che il Senato si appresti a contingentare i tempi della discussione sulla riforma costituzionale. L’articolo 72 «esclude il ricorso al rito abbreviato per i disegni di legge in materia costituzionale», e se si è confermato l’iter normale, che prevede il passaggio in commissione e poi l’Aula, contingentare i tempi è quantomeno «contradditorio».

L’ostruzionismo può esser fastidioso, sì, «ma non esiste una disciplina specifica» ricorda Pertici ed è dunque difficile, «tolti gli emendamenti più pretestuosi», stabilire la soglia che possa giustificare una procedura snellente: «chi decide che 500 emendamenti vanno bene e 600 sono ostruzionismo?». «Non tutti i gruppi» nota poi Pertici, «hanno presentato molti emendamenti». I dissidenti del Pd una cinquantina, i 5 Stelle 200, «solo Sel si potrebbe sostenere che abbia volutamente rallentato il dibattito» ma se lo ha fatto, «bisogna anche notare che l’ostruzionismo è spesso la reazione a una rigidità eccessiva della maggioranza».

E se il ministro Maria Elena Boschi difende la scelta della maggioranza annunciando che il Pd chiederà comunque di ricorrere al referendum confermativo, Pertici stronca l’ipotesi. «O la Boschi auspica quindi che non si raggiungano i due terzi, e cioè sta chiedendo ad alcuni senatori del Pd di non votare la riforma per non raggiungere la maggioranza qualificata e dare seguito al referendum, oppure vuole modificare l’articolo 138 della Costituzione».

Sì, perché «l’articolo 138 prevede che si proceda al referendum confermativo, se richiesto da 500 mila cittadini o da un quinto dei membri di una Camera», ma lo prevede «solo quando la riforma non è stata approvata dai due terzi». Recita l’articolo 138: «Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti».

http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... a-1.174433

Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA

Inviato: 27/07/2014, 9:30
da iospero
L’ultimo, decisivo contatto c’è stato nelle ore di sospensione di giovedì scorso a Palazzo Madama, prima dei tumulti e del corteo al Quirinale. Al telefono Matteo Renzi e il suo amico Denis Verdini, lo sherpa berlusconiano dell’inciucio sulle riforme: “Denis, non ci sono alternative al contingentamento, voi ci siete?”. “Matteo, non ti preoccupare, lo voteremo”. E così è stato. Anche se, quando poi è toccato al capogruppo azzurro al Senato, Paolo Romani, spiegarlo in aula, decine di forzisti sono andati via per protesta. E’ il patto del Nazareno, bellezza, e nessuno può farci nulla. Nel marzo scorso, al Fatto, il socialista Rino Formica, non Beppe Grillo, lo definì il patto scellerato Bierre “che sta smontando pezzi di Costituzione come nemmeno Mussolini, Napolitano sa che è un golpe?”. Parole sempre più attuali.

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Le priorità del Condannato - Nel venerdì dopo l’Aventino, i forzisti “nazareni” rivendicano, al pari del premier, la linea dura. Due di loro se la ridono: “E’ stato un trionfo, andiamo avanti sino alla fine”. Più renziani di Renzi. Il patto tra lo Spregiudicato e il Pregiudicato sta ribaltando equilibri e posizioni. Per B. e i suoi, il Senato non è la parte decisiva del testo scritto e segreto e custodito dai due contraenti del Nazareno. In ordine d’importanza vengono prima la nuova legge elettorale, l’Italicum (e il timore diventato retropensiero in questi giorni è che Renzi faccia saltare tutto con un pretesto e vada al voto con un Mattarellum approvato in 15 giorni), la riforma della giustizia (proprio ieri il guardasigilli Orlando ha detto che le sentenze del Condannato non sono “un ostacolo”), finanche il delicatissimo dossier televisivo. Al Fatto, questo quarto punto, affrontato a quattr’occhi da B. e Renzi nel loro storico incontro nella sede del Pd (senza streaming, ovviamente) è riferito da più fonti berlusconiane . E’ la garanzia senza scadenze per l’eterno conflitto d’interessi dell’ex Cavaliere, quasi ottantenne e sempre più ossessionato dalla “roba” da lasciare ai cinque figli.

Il partito del Biscione - Tranne Verdini e i suoi, forse più in quota Renzi che B., questo l’ironico paradosso, quello del Nazareno è il patto tra un partito diventato padronale, il Pd, e un partito azienda, Mediaset. Ed è per questo che i mal di pancia di Forza Italia si possono riassumere in questo lamento: “Abbiamo subìto un accordo voluto dal partito Mediaset”. Il Biscione vanta fautori di altissimo rango del renzusconismo: l’onnipresente Gianni Letta (Panorama ha rivelato che avrebbe mostrato a B. un sms ricevuto da Renzi: “Il Capo… Un Gigante”), Fedele Confalonieri, Ennio Doris. Senza dimenticare che, agli inizi di luglio, prima della battaglia del Senato e prima della sentenza d’appello del 18 luglio di assoluzione per Ruby, è arrivato l’endorsement di Pier Silvio B., vicepresidente di Mediaset: “La crisi che stiamo vivendo è troppo lunga. Non c’è più un minuto da perdere: come italiano e come imprenditore, tifo per le riforme subito e per la fretta del governo. Renzi ha una chance unica e una grandissima responsabilità. Renzi è il più grande comunicatore dopo mio padre”.

Il risparmio bipartisan - Nei tre anni del Napolitanistan e dei governi tecnici, il saggio Confalonieri ha sempre ripetuto all’amico Silvio che l’inciucio fa bene a Mediaset. L’ultima conferma l’altro giorno, giovedì, quanto il titolo ha avuto la terza migliore performance a Piazza Affari (+ 6,90 %) e il suo prezzo continua a superare i tre euro abbondanti (3, 286). Ieri invece una flessione, a causa del superaccordo europeo in casa Sky. Ma in Italia, Medieset è sempre in una botte di acciaio, non di ferro. Agli inizi di luglio, nella commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, un documento della Confindustria Radio Tv (formata da tutti i broadcaster nazionali) spinge per il congelamento dell’attuale situazione e difende Mediaset sulla questione della banda a 700 megahertz contro la creazione di nuove reti nell’agenda digitale. Non solo. Il piano delle frequenze, attualmente in una fase di consultazione fino al prossimo settembre, è liquidato come un “vero bluff” dagli esperti del settore. In ogni caso, Rai e Mediaset risparmieranno 80 milioni di euro nei prossimi cinque anni alla voce canone per le frequenze. Il ministero che se ne occupa è quello dello Sviluppo Economico, occupato dall’unica berlusconiana dichiarata del governo Renzi, Federica Guidi.

Spot, l’ultimo inciucio - Un altro dossier messo a giacere riguarda la direttiva europea sui tetti pubblicitari da abbassare alle reti commerciali. Facile immaginare perché non vengano adeguati. Per Mediaset sarebbero tanti, troppi milioni in meno. Un colpo che non potrebbe permettersi dopo essersi svenata per l’inciucio epocale tra Sky e Mediaset sui diritti tv del campionato di calcio di Serie A, triennio 2015-2018, alla fine di giugno. Alla vigilia la stessa Sky aveva mandato un avvertimento a Renzi: la Lega Calcio non favorisca Mediaset. E’ finita con un altro inciucio. Il renzusconismo ha inglobato il conflitto d’interessi alla perfezione.

da Il Fatto Quotidiano del 26 luglio 2014

A queste provocazioni del Fatto Renzi che fa ?

Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA

Inviato: 31/07/2014, 6:10
da camillobenso
30 LUG 2014 16:48
RENZI, ATTACCATI AL TACCO! – AL COLOSSEO, DELLA VALLE DÀ DEL CIOCCOLATAIO DELLA DEMOCRAZIA ALL’(EX) AMICO RENZI – “LA CARTA DI EINAUDI NON LA PUÒ CAMBIARE IL PRIMO CHE PASSA CON IL GELATO IN MANO”
Mister Tod’s perde la pazienza (non è il solo) e rifila un cazzottone a Pittibimbo senza nominarlo. Riforma del Senato? “Noi dobbiamo parlare di fatti veri, di come far ripartire il Paese”. E il patto del Nazareno? “Dovremmo sapere quello che succede e non supporre, immaginare, accordi e accordini”…

Nello Trocchia per il “Fatto quotidiano”


Che un pezzo dell’establishment italiano non fosse proprio contento di questi primi mesi renziani lo si poteva intuire dai giornali che ne sono l’espressione: Scalfari che parla di “autoritarismo” su Repubblica, il Corriere della Sera che in prima pagina scolpisce “Crescono solo le promesse”.

Ecco, a Diego Della Vale - che di Rcs è socio assai rilevante - l’abbraccio mortale tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi non va giù. Il patron di Tod’s non digerisce questa fase del renzismo, parla di “aria fritta”, di “teatrini da vecchia politica”. Teme che la spinta rinnovatrice del primo ministro si esaurisca nel patto del Nazareno, una liturgia simile a quella stantia della prima Repubblica.

E allora giù la prima bordata: “La Costituzione appartiene a noi e i cittadini devono decidere come e se cambiarla, le persone da eleggere le vogliamo scegliere noi”. E aggiunge, in versione rottamatore: “Noi dobbiamo parlare di fatti veri, di come far ripartire il paese. Io mi auguro che il vecchio mondo politico che tenta di sopravvivere vada a casa in tempi brevi e con educazione, ma dobbiamo essere fermi se continua questo balletto quotidiano di favori sopra e sotto i tavoli che a noi italiani non porta nulla di buono”.

Della Valle, ai microfoni del Fatto Quotidiano, arriva a lanciare un appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La location scelta è quella del Colosseo mentre viene scoperta la prima ala dell’Antifeatro Flavio restaurato grazie alla sponsorizzazione del gruppo Della Valle. L’imprenditore più volte richiama il valore della Costituzione durante la conferenza stampa. Un messaggio fin troppo chiaro di critica all’attuale fase politica, suggellata dal patto tra il primo ministro e il pregiudicato di Arcore.


Della Valle, lei ha parlato di “aria fritta”, di teatrino della politica. Si riferisce al patto sancito tra Berlusconi e Renzi su Italicum e abolizione del Senato?

Non c’è dubbio. Guardi che non contano le simpatie e le amicizie personali, contano le valutazioni obiettive. Da troppi giorni sentiamo parlare di cose che non spostano di una virgola il futuro del Paese, di cose che non portano nessun beneficio sotto l’aspetto delle strategie industriali, di cose che non portano nessun occupato in più, che non danno nessuna certezza ai giovani per trovare un lavoro. Mi pare che siamo ritornati al vecchio politichese dove si discute troppo spesso nelle segrete stanze di argomenti che riguardano il paese.

Si riferisce alle voci su patti segreti?
Noi dovremmo sapere quello che succede prima di chiunque altro e non supporre, immaginare accordi, accordini. Mi pare che questo non faccia onore a chi lo sta facendo.

Intanto stanno riscrivendo la Costituzione?
Se lei mi vuole chiedere se la Costituzione, scritta da Einaudi, la farei riscrivere da qualche vecchio marpione della politica, le dico solo che è una vergogna pensarlo.

Ma allora anche lei pensa che siamo a rischio deriva autoritaria, Renzi ha smarrito la sua spinta di rinnovamento?
Bisogna rimettere la palla al centro. Questo significa occuparsi delle famiglie italiane che hanno più bisogno, significa parlare di sicurezza, di lavoro, di giovani e di cultura.


E il governo non lo sta facendo?

Mi auguro che lo faccia. Il governo c’è da qualche mese. Gli diamo il tempo che serve e a settembre ci ripresenteremo a chiedere nero su bianco quello che è stato fatto. Aprire i giornali tutti i giorni e leggere intere pagine dove anche noi, che siamo più navigati, non capiamo niente mi sembra una roba assurda. Però voglio fare un appello al presidente della Repubblica.

Un appello?
Presidente, la Costituzione è stata scritta da persone come Einaudi, non la facciamo cambiare dall’ultimo arrivato che seduto in un bar con un gelato in mano decide cosa fare. Su queste cose bisogna stare molto attenti.

Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA

Inviato: 31/07/2014, 15:06
da paolo11
Lettera aperta di Luigi Di Maio a Piero Grasso
Presidente Piero Grasso,
in questi giorni sto seguendo le sedute del Senato della Repubblica italiana, da Lei presieduto, durante la discussione delle cosiddette “riforme costituzionali”. Prima ancora del pericolo di un Senato non elettivo o di un Senato soppresso, ieri sera ho assistito con la paura del cuore alla definitiva scomparsa degli organi di garanzia del Paese.
Non è un mistero l’opinione del MoVimento 5 Stelle sull’evanescente imparzialità e autorevolezza di Laura Boldrini e di Giorgio Napolitano. Ma in Lei riponevo ancora un briciolo di fiducia.
Sono discorsi complicati, lo so. Bisognerebbe spiegare in queste ore, ad un’Italia che –giustamente- vuole riposare dopo un anno di lavoro (o di sua ricerca infinita), qual è il valore aggiunto dell’imparzialità del Presidente del Senato nel dibattito tra maggioranza e opposizione. Bisognerebbe spiegare ad un’Italia di imprenditori tassati al 55% e con 10 milioni di poveri, che i Presidenti delle Camere e il Presidente della Repubblica sono figure fondamentali per la sopravvivenza della nostra democrazia, che devono garantire prima di tutto la parte politica più debole, quella che rappresenta milioni di persone ma non ha vinto le elezioni e non è quindi maggioranza. So che è difficile spiegare l’importanza della democrazia ad un’Italia che se l’è vista calpestata in ogni modo da fenomeni di corruzione, inganno, “scilipotismo” e così via. So che è difficile, dopo lo spettacolo indegno di questa classe politica, ma io ci provo lo stesso. Perché in questi giorni Lei, Presidente Grasso, mi sta facendo capire quanto il nostro ordine costituzionale possa essere in serio pericolo.
Ricordo a me stesso che i Presidenti delle Camere gestiscono una sorta di “riserva” dove non vale il principio di “chi ha la maggioranza decide”, ma nel quale alcune cose non possono essere messe in votazione perché non ammissibili. Sottrarre il più possibile le decisioni procedurali all’arbitrio della maggioranza, a mio parere, è un cardine dell’agibilità democratica e rappresenta il senso del Suo ruolo. La Sua figura, Presidente, esiste proprio per questa ragione. Altrimenti potremmo inserire il pilota automatico alle Camere, metteremmo su quello scranno un burocrate che faccia votare su ogni questione, procedurale o meno. Senza argini di garanzia, senza riserva.
Ma a quel punto però l’opposizione è meglio non eleggerla. Spenderemmo meno soldi dei cittadini in stipendi e uffici.
È come se in Italia domani mattina chiedessimo ai cittadini italiani se vogliono l’introduzione della pena di morte o la divisione dell’Italia in due Stati: Padania e Regno delle Due Sicilie. Ognuno ha le sue idee politiche su tali questioni, per carità. Ma, anche se fosse favorevole l’80% degli italiani, il dettato della Costituzione non renderebbe ammissibile un simile quesito e su questo il Presidente della Repubblica (anche se fosse Giorgio Napolitano) interverrebbe sicuramente con un secco “non si può fare”. Sono gli argini del nostro impianto democratico. Ci sono famiglie italiane in cui i padri lasciano partecipare i figli anche alle decisioni più importanti, in segno di fiducia. Ma se poi questi, a maggioranza, vogliono dar fuoco alla casa, il padre ha il ruolo di spiegargli cosa si può fare e cosa no. Ieri sera, in Aula su questo argomento Lei ha preso addirittura lezioni da Nitto Palma.
Presidente, in questi giorni in Senato l’ho vista abdicare totalmente al Suo ruolo istituzionale di padre del dibattito parlamentare, che esiste in qualsiasi ordinamento democratico. Ieri ho visto Piero Grasso trincerarsi dietro il voto dell’Aula per non assumersi alcuna responsabilità. Al grido “l’Aula è sovrana”, ha posto in votazione qualsiasi questione procedurale venisse avanzata dalla maggioranza: tutti chiari espedienti per evitare il voto segreto (che Lei stesso aveva deciso di garantire e la cui valutazione circa l’ammissibilità cadeva in capo solo e soltanto a Lei), o per eliminare la discussione su migliaia di emendamenti in 5 minuti.
Ciò che temo, inoltre, da Vicepresidente della Camera dei Deputati, sono i precedenti che in 24 ore Lei ha creato (con le Sue scelte sbagliate). Questi precedenti ho il timore che possano entrare per analogia nell’interpretazione del Regolamento della Camera. Quindi, anche se il Senato così come lo conosciamo dovesse cessare di esistere, alla Camera i danni da Lei provocati saranno utilizzati per strozzare definitivamente il dibattito parlamentare.
L’obiettivo di questa lettera non è fare a Lei una “lezioncina”: sono consapevole che non sortirebbe alcun effetto. Non credo neanche di avere i titoli per farne su questi argomenti. Ma se Le scrivo è perché ieri sera, oltre alle continue violazioni del Regolamento, ho visto i suoi occhi. Ogni volta che la inquadravano era evidente che Lei stesse facendo una cosa in cui non crede assolutamente.
Ricordo la Sua espressione la settimana scorsa, dopo aver preso la decisione di garantire il voto segreto sui diritti. Era l’espressione di un Presidente che credeva fortemente nella sua decisione di tutelare il Senato nella sua interezza.
Poi c’è stata la sua convocazione al Quirinale dal Presidente Giorgio Napolitano, un Presidente che ho più volte definito “non più arbitro, ma giocatore in campo con fascia da capitano”. Dopo quell’incontro, Lei si è presentato in Aula con un altro sguardo, ma soprattutto con un altro senso dello Stato. La mia modesta impressione è che su quella sedia non si senta più a suo agio. GuardandoLa rispondere alle rimostranze dei senatori che Le chiedevano lumi sulle Sue “non scelte”, lei era in difficoltà, quasi in imbarazzo. Posso capire cosa significa amministrare un’Assemblea in quelle condizioni (mi succede spesso alla Camera con il doppio dei parlamentari). Ma non riesco nemmeno ad immaginare cosa significhi amministrarla al servizio della maggioranza e non, invece, come garante super partes di tutte le forze politiche.
Presidente Grasso, credo che Lei sia ancora in tempo per ripensarci, nonostante le scomposte e improprie ingerenze di Palazzo Chigi e del Quirinale. Credo che Lei sia ancora in tempo per evitare questo scempio. Ci pensi. Se vuole aiutarsi, Le consiglio di guardare negli occhi quei senatori che sono leggermente sulla sua destra, quando presiede l’Aula. Si tratta di cittadini che hanno scelto di fare le notti in Senato per difendere il nostro ordine democratico, per modificare delle riforme in cui non crede neanche Lei (e lo sappiamo bene). Quelle cinquanta persone non rappresentano gruppi di potere, lobby o potentati economici ed esigono il rispetto e la garanzia di un procedimento realmente democratico nelle Aule del Senato. Sono persone che si dimezzano lo stipendio ed hanno scelto di non fare politica a vita: ognuno di loro ha un lavoro che li aspetta dopo il mandato di senatore e si sono impegnati a rispettare la regola dei due mandati che osserviamo come eletti del MoVimento 5 Stelle. Vogliono che la politica sia a servizio del popolo e che non miri ad asservire la volontà popolare al miope disegno di una parte del Paese che corre verso il disastro democratico. Guardi negli occhi quei cittadini liberi e incensurati. Provi a scrutare nei loro sguardi quanto credono in quello che dicono. E poi decida se vale la pena far rispettare i loro diritti.
Un saluto cordiale".
Luigi Di Maio
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Ciao
Paolo11