RICATTOPOLI
I centristi avvisano “Se saltiamo noi il governo cade”
(TOMMASO CIRIACO)
12/06/2015 di triskel182
ER MEJO
E Berlusconi chiama i senatori alfaniani “Lasciate Renzi, riuniamo il centrodestra”.
ROMA . Senato, mercoledì sera. Come un pugile suonato, così il Nuovo centrodestra sbanda sul ring.
«Non possiamo restare immobili, né continuare a subire passivamente – scandisce Gaetano Quagliariello – Quanto dobbiamo ancora farci aggredire? Dobbiamo essere noi, piuttosto, ad aggredire il governo!
E, nel frattempo, ricostruire il centrodestra ». Rancori e faide ministeriali, inchieste e senatori pronti a tutto: benvenuti nel caos centrista, ventre molle della maggioranza, nuovo incubo di Palazzo Chigi.
E’ qui, tra i banchi degli esuli del berlusconismo, che rischia di andare a sbattere Matteo Renzi.
Non tanto per volontà ribaltonista, piuttosto per l’estrema confusione di cui è preda Ncd.
E se ai piani alti del Pd l’allerta è tornata a crescere, Silvio Berlusconi ha fiutato l’odore del sangue.
L’ex Cavaliere ripreso a telefonare con una certa insistenza ai senatori di Alfano: «Se mollate il governo, io rompo con Salvini per ricostruire assieme a voi il centrodestra ».
A mettere in fila i problemi si consumano in fretta le righe.
La doppia batosta giudiziaria è il colpo più visibile e più recente.
«Ma vi pare che noi dobbiamo accettare che Orfini chieda l’arresto di Azzollini senza conoscere le carte? – domanda Guido Viceconte – Neanche ai tempi di Stalin e delle sue purghe.
Questo è un plotone d’esecuzione, altroché!».
Il ministro dell’Interno, però, ha già deciso la linea: guerra senza quartiere per difendere Giuseppe Castiglione – potente sottosegretario a lui legato da incrollabile sodalizio – barricate di cartone per il presidente della commissione Bilancio.
Non a caso, due big del calibro di Maurizio Lupi e Renato Schifani mettono le mani avanti: «Azzollini? La tenuta dell’esecutivo non si discute».
In realtà si discute, eccome se si discute.
Per il pressing insistente di Berlusconi, innanzitutto.
Perché una fetta di senatori Ncd (si parla di un paio di calabresi, di un campano e di un lucano) valutano di passare con Denis Verdini, aumentando la confusione interna al gruppo.
E perché il prezzo da pagare per sostenere il governo schiaccia il futuro dei centristi. «C’è spazio per ricostruire il centrodestra, lontani dagli estremismi di Salvini», è la linea illustrata da Quagliariello ai senatori.
«Rompere prima che sia troppo tardi», soffiano sul fuoco Maurizio Sacconi e Carlo Giovanardi.
Il problema, insomma, è soprattutto quello di capire come e quando staccarsi dall’attuale esecutivo.
«Abbiamo sempre detto che la collaborazione con il Pd è temporanea – ricorda Roberto Formigoni – e forse Renzi, a volte, dimentica di riconoscere il nostro ruolo.
A un certo punto è ovvio che ci sarà uno sganciamento, ma non penso prima del referendum costituzionale ».
E però stavolta calcoli e prudenze rischiano di non bastare. Non tutto si può controllare, quando la casa scricchiola e non sai se reggerà.
L’ala filo- dem, capitanata dal ministro Beatrice Lorenzin, è già di casa al Nazareno.
I berlusconiani di ritorno dialogano con Nunzia De Girolamo e cercano di rientrare nelle grazie di Arcore.
Qualche senatore, sottovoce, spera addirittura che Alfano usi il pugno di ferro sciogliendo presto il consiglio comunale di Roma per scatenare l’inferno nel Pd.
Poi ci sono gli appetiti ministeriali.
Ad entrare al governo al posto di Lupi mira Quagliariello. Ci punterebbe anche Renato Schifani, a dire il vero, e per questo difende a spada tratta l’esecutivo.
Il premier, però, è stato chiaro: «Voglio una donna al governo». Promozione per la deputata Dorina Bianchi, dunque? Apriti cielo.
«Perché non una senatrice, allora?», hanno tuonato nel corso della riunione di mercoledì Laura Bianconi e Federica Chiavaroli. Senatrici, naturalmente.
La verità è che in cima alle preoccupazioni centriste c’è questa benedetta (maledetta?) legge elettorale.
Con l’Italicum l’Ncd trema e l’ex Cavaliere ha gioco facile a tentare i vecchi compagni di strada: «Renzi alla fine vi scaricherà».
Difficilmente, in effetti, il Pd potrà ospitare i centristi nelle liste dem.
Per questo Lupi e Quagliariello si sono messi in testa di sponsorizzare la linea autonomista, puntando tutto sulla ricostruzione del centrodestra.
I tempi, quelli li deciderà la politica.
«L’unica cosa certa – ammette Aldo Di Biagio – tutto si regge solo per assenze di alternative ».
Da La Repubblica del 12/06/2015.