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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Come se ne viene fuori ? - Pagina 311
Pagina 311 di 586

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 05/05/2013, 15:58
da camillobenso
Amadeus ha scritto:a chi giova il dignitoso silenzio di Prodi ?

a parte alla sua rispettabilissima persona? è condivisibile dal punto di vista personale, un pò meno dal punto di vista di coloro, tanti, che in lui avevano riposto l'ultima speranza .

Io do perfettamente ragione a Prodi, e comprendo e condivido il suo ostinato silenzio.

Segnalo, non per rivendicarne l’imprimatur, perché non me ne frega assolutamente niente, ma perché gli italiani si costruiscono da sempre con le proprie mani il loro destino.

Una settimana prima delle elezioni ho postato sul forum la necessità di scendere in piazza in modo permanente fino a quando Prodi non sarebbe stato eletto presidente, perché avevo subdorato che la solita masnada gli avrebbe riservato il trattamento di sempre.

Solo una mezza sollevazione popolare a suo favore avrebbe potuto costringere tutti i banditi del Pd non solo i 101, a spingere per Prodi.

Una parte di italiani si è tagliata le palle con le sue stesse mani.

E’ la dimostrazione che non vale la pena spingere più di tanto, gli italiani sono fatti così.

E in questo danno indirettamente ragione al Cavalierissimo buonanima, quello di Predappio:

L’Italia è femmina,….e in quanto tale va fottuta……………


Le chiacchiere rimangono sempre tali......

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 05/05/2013, 16:06
da camillobenso
myriam ha scritto:Ma perché li hanno candidati 'sti maledetti 101?
Un quarto ha tradito, mica poco!
Ci voleva una rottamazione molto più efficace!

Vuoi rottamare il potere??????

Rivoluzionaria!!!!!!!!!!!!!!

Quello è il nucleo centrale del Pd.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 05/05/2013, 18:52
da camillobenso
Dell’uso del tradimento in politica.
Se i politici mentono, è o per debolezza, avendo comunque bisogno di garantirsi il consenso elettorale, o per disprezzo, ritenendo utili i voti, ma inutili gli elettori.
Hannah Arendt




Come inizia una guerra civile – 152
La cruna dell’ago – 117
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 117
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 97
Cronaca di un affondamento annunciato - 97
In mezzo alla tempesta - 34


Bentornata Dc del terzo millennio - 1



C.V.D.



il Fatto 5.5.13

PD, anatomia di un tradimento

di Antonio Padellaro


Il Fatto ha contato almeno 50 città dove la base del Pd è in rivolta contro le larghe intese strette con il Pdl di Silvio Berlusconi.
(In rivolta nelle sedi del Pd sono tutti i fioroniani, i lettiani, i franceschiniani, i veltroniani, i dalemiani, i faxiniani, i gentilò-niani, i renziani, i bindiani, i liberal Pd – ndt)


C’è chi aspetta il congresso sperando nella rivincita della sinistra interna, magari con l’arrivo della cavalleria di Rodotà. (Aspetta e spera che quell'ora si avvicina,.. quando saremo a Macallè, noi ti daremo un’altra legge e un altro Re – ndt)


C’è chi vorrebbe staccare la spina subito, per creare l’anelato “nuovo soggetto politico”, ma teme che, come spesso in passato, i sogni muoiano all’alba.

Molti si chiedono sgomenti come sia potuto accadere.

Ecco come. - Breve riepilogo.

Nel settembre 2012 Mario Monti annunciò con tono perentorio alla Cnn: “Non correrò alle elezioni, sono senatore a vita”.

Una dozzina di volte almeno prima della scadenza del settennato, Giorgio Napolitano aveva escluso decisamente una rielezione, arrivando a definire questa ipotesi semplicemente “ridicola”.

Anche dopo i risultati del voto di febbraio non si contano le dichiarazioni di esponenti del Pd ferocemente contrari a un governo con Berlusconi: da Bersani a Franceschini, dalla Finocchiaro a Massimo D’Alema a cui si deve un no senza se e senza ma:

“Non è possibile che, neppure in emergenza, le maggiori forze politiche del centrosinistra e del centrodestra formino un governo insieme”.

Di Silvio Berlusconi,

Enrico Letta ha detto cose piuttosto pesanti, arrivando a definirlo “patetico e bollito”.

Così l’8 aprile scorso il vicesegretario del Pd dava il colpo di grazia a qualsiasi possibilità di accordo con il Pdl:

===================================
“Il governissimo come è stato fatto in Germania qui non è attuabile”.
(Questa è la prima ed unica volta su cui devo dare ragione tecnicamente a Letta, perché è un fatto risaputo. Solo però che, come sua abitudine ha fatto l’esatto contrario. Un vero record – ndt)
===================================

Sappiamo com’è finita.

Monti si è candidato con un suo partito.

Napolitano si è fatto rieleggere.

Letta è il premier del governissimo, sostenuto da tutto il suo partito, tranne un paio di giapponesi dispersi nella giungla. Amen.


- Inganno e disprezzo.

Dell’uso del tradimento in politica si è occupata, tra i tanti, Hannah Arendt spiegando che, se i politici mentono, è o per debolezza, avendo comunque bisogno di garantirsi il consenso elettorale, o per disprezzo, ritenendo utili i voti, ma inutili gli elettori.


Al militante disprezzato si indicano prospettive in cui non si crede minimamente e che al momento giusto vengono disattese, comportandosi anzi all’opposto.

Se altrove l’inganno elettorale è un mezzo cinico per sgraffignare qualche quota di potere, nel caso italiano si è dimostrato un raggiro con inevitabili catastrofici effetti.

Nel voltafaccia di Monti era in qualche modo incorporata la sconfitta, mentre la giravolta piddina nasconde tragicamente il germe dell’autodistruzione.

===================================
Non finiremo mai d’interrogarci sulla sequenza di fatti che hanno portato al tradimento della volontà di più di 8 milioni di elettori democratici, i cui voti sono diventati carta straccia sotto i piedi del Caimano.
===================================

Continueremo a chiederci (con molti sospetti) se dietro l’affondamento di Marini e di Prodi nella corsa al Quirinale ci fosse il ferreo proposito di ricandidare il Napolitano, che infatti si è fatto convincere subito.

===================================
Ma è un fatto incontestabile che, in poche ore e tra gli applausi, il presidente bis abbia costretto il Pd a tagliarsi le vene per rifornire di sangue fresco un governo che, probabilmente, servirà da piattaforma elettorale per il Cavaliere.

Il quale, sondaggi alla mano, punta (nel prossimo autunno o a più tardi nella primavera del 2014) a una nuova clamorosa vittoria che potrebbe spianargli la strada verso il
Quirinale con tutti i benefici del caso (il Caimano che presiede il Csm: neanche nel film di Moretti si arrivava a tanto).
===================================

==========
- La nuova Dc.
==========

Se alla fine l’unico risultato ottenuto fosse la propria frantumazione e il trionfo dell’ex nemico, ci sarebbe seriamente da dubitare delle facoltà mentali del gruppo dirigente (?) di largo del Nazareno.

Ma forse c’è un disegno più complesso e ambizioso che, con la regia di re Giorgio (da sempre esegeta della mediazione e del compromesso), persegue la ristrutturazione del quadro politico nazionale: la formazione di un nuovo centro attraverso la saldatura dei moderati del Pdl con i moderati Pd.

Una sorta di nuova Dc del Terzo millennio con il taglio dell’ala destra (già in parte avvenuto con la nascita di Fratelli d’Italia) e dell’ala sinistra (quella in gestazione che guarda a Barca, Rodotà, Vendola, Landini, Ingroia).

Con il M5S di Grillo a fare da terzo incomodo.

Fantapolitica?
Non proprio, visto che sull’ossessione del grande centro (benedetto, inutile dirlo, dalla Cei del cardinal Bagnasco e dalla Confindustria) si sono bruciate le vanità prima di Casini e poi di Monti.

Del resto, i plotoni di ex e nuovi dc che compongono l’esecutivo dc doc Letta-Alfano, sono già il preludio della sinfonia.

Adesso tocca al Pd dissolversi e, mentre la base è in tumulto, il naufragar gli è dolce in questo mare.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 05/05/2013, 19:23
da Amadeus
Ma forse c’è un disegno più complesso e ambizioso che, con la regia di re Giorgio (da sempre esegeta della mediazione e del compromesso), persegue la ristrutturazione del quadro politico nazionale: la formazione di un nuovo centro attraverso la saldatura dei moderati del Pdl con i moderati Pd.
chiediamolo alla frangia dei dissidenti .... Pisanu , Dini, Ombretta Colli e la loro "sporca (doppia) dozzina".... anche Fini era nel gruppo " andiamo oltre il pdl" 8-) ...19 aprile 2012.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 05/05/2013, 19:33
da myriam
Parliamo tanto per parlare…tanto qua sono accadute cose che nessuno di noi avrebbe potuto immaginare.
Potrebbero accaderne ancora.
Io sinceramente mi sono anche un po’ stancata , dopo vent’anni, di farmi il sangue amaro e di parlare con la televisione.
E allora, se berlusconi , dopo l’estate o quando gli parrà opportuno in base ai sondaggi e a processi, decidesse di far cadere il governo, secondo voi, potrebbe trovarsi contro “ i moderati” del pdl, a cominciare da alfano e dagli altri che ora occupano una poltrona?

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 05/05/2013, 20:02
da camillobenso
myriam ha scritto:Parliamo tanto per parlare…tanto qua sono accadute cose che nessuno di noi avrebbe potuto immaginare.
Potrebbero accaderne ancora.
Io sinceramente mi sono anche un po’ stancata , dopo vent’anni, di farmi il sangue amaro e di parlare con la televisione.
E allora, se berlusconi , dopo l’estate o quando gli parrà opportuno in base ai sondaggi e a processi, decidesse di far cadere il governo, secondo voi, potrebbe trovarsi contro “ i moderati” del pdl, a cominciare da alfano e dagli altri che ora occupano una poltrona?


Controdomanda

L’astuto e malfidente cavalier banana, può temere il parricidio ora che la Dc si è riunita e i suoi potrebbero occupare poltrone per almeno 15 anni di fila senza l’obbligo costante di dire : Signorsì?

E’ possibile che uno calcolatore come lui non l’abbia previsto???

Come riesce a tenere in pugno i suoi uomini???

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 05/05/2013, 20:08
da Amadeus
Myriam...dipende se si forma questo Grande Zentro ( per dirla alla Casini) o no.
dipende da che legge elettorale riescono a fare ( se ci riescono) e quindi da che numeri avrebbe questo ipotetico centro.

quanto al "tradimento" è evidente che quelli senza scrupoli sono molti di più di quello che pensiamo.
"parcheggiare " ( come dicono a Roma ) il vecchio non sarà un problema se buona parte del potere non sarà più nelle sue mani.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 05/05/2013, 22:09
da camillobenso
Dell’uso del tradimento in politica.
Se i politici mentono, è o per debolezza, avendo comunque bisogno di garantirsi il consenso elettorale, o per disprezzo, ritenendo utili i voti, ma inutili gli elettori.
Hannah Arendt




Come inizia una guerra civile – 153
La cruna dell’ago – 118
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 118
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 98
Cronaca di un affondamento annunciato - 98

In mezzo alla tempesta - 35






La carica dei 101

(i fioroniani, i lettiani, i franceschiniani, i veltroniani, i dalemiani, i faxiniani, i gentilò-niani, i renziani, i bindiani, i liberal Pd……………………………………………………………………………………….)

O meglio,…..la banda dell’Ortica…….
http://www.youtube.com/watch?v=xPeHV_FS8kI



il Fatto 5.5.13

Effetto inciucio, Viaggio nel Pd in rivolta che ammaina le bandiere /1
Da Prato, “centro” dei ribelli, a Pistoia e Roma: “Mai con B.”
I militanti: “Hanno trasformato il partito in uno scheletro”
“Siamo al governo con B. È tutto sbagliato, capite?”
A Prato e Pistoia militanti e dirigenti locali preparano l’appuntamento nazionale (il 19 maggio) dei giovani di OccupyPd

di Antonello Caporale



Il partito è partito.

Uso il participio passato con dolore.

Ma come potevi pensare che avesse vita una cosa nata dagli scarti di due opzioni.

Non abbiamo voluto essere socialdemocratici e limpidamente di sinistra, e non abbiamo creduto al partito di coalizione, quello dell’Ulivo.

Allora abbiamo scelto il principio degli opposti: fare un partito nuovo con dirigenti vecchi, promuovere l’inclusione attraverso la cooptazione, esibire volti inquietanti in tv, gente che calibrava la postura da inquadratura ma zero idee.

Abbiamo cambiato bandiera e programma a ogni cambio di leader.

E così abbiamo trasformato il Pd in un participio passato, uno scheletro ancora aggrappato a quel che residua di D’Alema e Veltroni.

Due dirigenti in gamba che hanno dato tutto quel che avevano in corpo nel secolo scorso.

Ma non hanno più benzina, e si vede”.

Si chiama Samuele Bertinelli, libraio disoccupato di 37 anni, sindaco di Pistoia.

Il Partito democratico è come quei palazzi d’epoca: negli scantinati trovi i mobili di pregio.

E Bertinelli è uno di quei politici (pochi purtroppo) che danno l’impressione di conoscere il significato delle parole che utilizzano, di dare senso alle idee e dignità al pensiero.

DELLA TOSCANA si è sempre parlato per via di Matteo Renzi, genio della rottamazione, il pensiero fast, il pensiero da dio del qualunque, eccellente motore di propaganda.

Invece questa volta la Toscana si presenta affaticata e lenta, afflitta dalla pena di gestire il dolore grande di una sconfitta che sa di eutanasia. “Io voglio un partito alternativo a quello di Berlusconi, che fa cose di sinistra, ha un’idea di sinistra”.

Lasciamo Pistoia e in meno di venti minuti siamo a Prato dove troviamo Lorenzo Rocchi, 26enne studente di Giurisprudenza, che insieme ai suoi amici dei Giovani democratici, ha costruito il movimento di OccupyPd.

“Abbiamo scelto un brand che ci desse immediata visibilità, e l’abbiamo ottenuta”.

Il brand. Quattro anni fa Prato condusse al municipio un piccolo Berlusconi.

Venne infatti il Cavaliere a fare campagna elettorale per Roberto Cenni, patrono della Sash, fabbrica di moda pop, l’industria nata nel nome delle veline, delle letteronze.

Fatturato che ruotava intorno ai programmi televisivi del pomeriggio: Amici, Uomini e Donne, oppure la Fattoria, l’Isola dei famosi.

Griffe di seconda mano, dal furore popolare: Ribellina, Piru, Bollicina, Monella Vagabonda, Follettina, Bambolina, Fragolina.

Marchi di fabrichette nate al sud, nel distretto industriale di Barletta.

Sash invece era il nord evoluto, l’industria capostipite che firmava i vestitini di Elisabetta Gregoraci, tagli di seconda scelta per miss di seconda categoria, e sfondava il mercato.

Il turbine berlusconiano investì Prato ed elesse a sindaco proprio il patron della Sash, oggi indagato per bancarotta, sconfitto dal mercato che lo aveva incoronato.

Ecco il paradosso: il sogno che questa città ha consumato lo rivive come un incubo: “Siamo al governo con Berlusconi, capisci? ”, mi dice Lorenzo.

Si avverte un dolore acuto, una strage di sentimenti: “È tutto sbagliato, e anche le primarie dei parlamentari hanno prodotto delle figure senza più connessione con il partito.

Credono di essere autonomi e di non dover dare spiegazioni”.

Andrea Colzi, consigliere comunale trentenne: “Abbiamo per esempio deciso di rinnovare perchè il sindaco di Firenze ha lanciato la parola d’ordine.
Ma, appunto, è rimasta una parola d’ordine.

Abbiamo rinnovato i fedelissimi, e costoro, giunti a Roma per votare il nuovo presidente della Repubblica, hanno fatto bye bye al partito.

Ognuno per la sua strada”.

OGGI a Prato ci sarà Fabrizio Barca, il 19 maggio tutti i giovani rivoltosi d’Italia si troveranno qui.

Da Prato parte una prima miccia, vogliono chiedere conto della strage del partito.

A chi formulare la domanda?

Boh, non si capisce nulla.

Forse sarà Gianni Cuperlo a governare le macerie fino ad ottobre, il mese del Congresso.

“Voglio restare nel Pd perché mai come in questo momento il nome – Partito democratico – richiama la questione più grande: la crisi della democrazia, la percezione di una distanza siderale tra popolo ed eletti”.

Questa è l’opinione di Bertinelli, il sindaco di Pistoia. “Sul progetto scanniamoci, ma poi però uniti, bisogna ritrovare il senso della comunità, lo spirito di corpo, un piano di vita condiviso”, promette Matteo Biffoni, deputato renziano.

“Io voglio bene al partito e penso che sopravviverà.

Non c’è altro davanti, o di lato.

Esiste solo il Pd, a patto che facciamo i conti con noi stessi”, dice Gabriele Corsi, segretario del circolo centro storico.

Tutto giusto, però, magari, affrontare la discussione partendo, per esempio, da questo tweet del deputato Guglielmo Vaccaro, all’indomani dell’incarico dato ad Enrico Letta: “Tutto è bene ciò che finisce bene”.

(1. Continua)

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 05/05/2013, 22:27
da camillobenso
Dell’uso del tradimento in politica.
Se i politici mentono, è o per debolezza, avendo comunque bisogno di garantirsi il consenso elettorale, o per disprezzo, ritenendo utili i voti, ma inutili gli elettori.
Hannah Arendt




Come inizia una guerra civile – 154
La cruna dell’ago – 119
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 119
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 99
Cronaca di un affondamento annunciato - 99

In mezzo alla tempesta - 36



Perché da questa situazione non se ne può uscire in modo ordinario.

La casta non è in grado di tagliare gli sprechi di troppi interessi in gioco.




05 MAG 19:57

LO STATO SPENDE UN MILIARDO AL MESE IN AFFITTI: LO SCANDALO DEL CONTRATTO CON MPS PER L’IMMOBILE AL COLOSSEO

Nel 2011 il Ministero del Tesoro ha preso in fitto un immobile in via dei Normanni al prezzo di 7 milioni e 260mila euro - Con un patrimonio immobiliare sterminato, lo Stato si accolla un altro contratto d’oro - Mps vende al Fondo di previdenza dei dipendenti delle Finanze e il cerchio si chiude…



Sergio Rizzo per il Corriere della Sera


Ci sono storie che da sole spiegano come ha fatto la nostra spesa pubblica a superare il 50 per cento del Prodotto interno lordo in un Paese che continua a impoverirsi. Storie che, chissà perché, hanno sempre lo stesso protagonista: gli immobili. Una di queste riguarda un affare che coinvolge il Monte dei Paschi di Siena, banca precipitata in una crisi senza precedenti, e il dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia. E riguarda un grande palazzo, a Roma, davanti al Colosseo. Si tratta della vecchia sede delle esattorie, gestite appunto dalla banca senese, che non a caso ha anche una filiale al piano terra del medesimo stabile.


Tutto ha inizio nel settembre del 2010. Va ricordato il contesto. Qualche mese prima il governo di Silvio Berlusconi è stato costretto a una dura manovra economica per decreto: la speculazione internazionale aveva già assalito i Paesi più deboli dell'eurozona e ora inquadrava nel mirino anche l'Italia. Era dunque necessario alzare uno scudo, che sarebbe tuttavia crollato dopo qualche mese: ecco allora un primo giro di vite alle pensioni, ecco il taglio degli stipendi più alti dei dirigenti pubblici, ecco il tentativo di sforbiciare i costi della politica.


Mentre nelle stanze del Tesoro circolavano tabelle che dimostravano come la spesa pubblica stava assumendo proporzioni sempre più preoccupanti, nelle stanze accanto si pensava di spendere altri soldi. In che modo? Affittando dai privati una nuova sede. Il bello è che negli anni precedenti le Finanze avevano ceduto i propri immobili con la motivazione di contribuire all'abbattimento del debito pubblico, che a dispetto di ciò continuava a crescere.


A questo punto salta fuori il Monte dei Paschi di Siena, che attraverso una società immobiliare della quale è presidente Alfredo Monaci, futuro candidato alle elezioni politiche del 2013 con la lista Monti nonché fratello del presidente del consiglio regionale della Toscana Alberto Monaci (Pd ex Margherita), possiede a Roma un immobile che capita come il cacio sui maccheroni.


Superficie adeguata alle esigenze, collocazione deluxe: di fronte al Colosseo. Il contratto d'affitto viene stipulato con decorrenza primo gennaio 2011. Importo: 7 milioni 260 mila euro. Ma ci sono da fare i lavori di ristrutturazione, che costeranno una quindicina di milioni. A carico, di solito, del proprietario.

E qui si apre un'altra pagina di questa storia. Perché il Monte dei Paschi, già in affanno dopo l'acquisizione dell'Antonveneta e il titolo che precipita in borsa, decide di vendere. Delibera di cedere a non meno di 132 milioni, per portare a casa almeno una trentina di milioni di plusvalenza rispetto al valore di bilancio. Purtroppo però il mercato è depresso, e anche un immobile tanto prestigioso è difficile da cedere a un buon prezzo. C'è però un fondo, che si è costituito da qualche mese. Lo gestisce una società del gruppo Mittel del quale è presidente Angelo Rovati, già fund raiser di Romano Prodi alle elezioni del 2006, famoso ex cestista del passato divenuto poi imprenditore e scomparso proprio in questi giorni.


Il Monte conferisce il palazzo a quel fondo, le cui quote vengono acquistate da un altro fondo. È il Fondo di previdenza dei dipendenti delle Finanze, alimentato con il premio-incentivo che tutti gli anni tocca a loro per i risultati ottenuti sul fronte della lotta all'evasione fiscale. L'investimento è ottimo, per loro: 7 milioni e mezzo, fra le pigioni pagate dal loro ministero e l'affitto dei locali dove sta la filiale del Monte dei Paschi, significano un interesse di quasi il 5,8 per cento.

Ovvero, un rendimento ben superiore al costo di un mutuo immobiliare. Invece è meno buono, decisamente, per i contribuenti. Perché quando i 18 anni del contratto saranno scaduti, lo Stato avrà speso una cifra che sarebbe stata più che sufficiente a comprare quel palazzo, ma non avrà nemmeno un mattone in mano.


L'operazione può avere mille giustificazioni: ne siamo certi. Ma non può non lasciare interdetti, tanto più se si considerano le dimensioni enormi del patrimonio immobiliare pubblico, il cui valore commerciale è stimato in almeno 400 miliardi di euro, e lo stato in cui questo versa. Di più. Mentre si avviavano alla conclusione gli imponenti lavori di ristrutturazione del palazzo di via dei Normanni, il governo Monti avviava un piano per risparmiare sugli affitti passivi pagati dalla pubblica amministrazione, con la prospettiva dichiarata di realizzare economie per 56 milioni di euro l'anno entro il 2015.

Il solo ministero dell'Economia e delle Finanze, che ha appena preso in affitto quel palazzo del Monte dei Paschi, conta di risparmiare 13 milioni e mezzo. Goccioline, in un mare sterminato. Su Panorama Giuseppe Cordasco ha rivelato l'esistenza di una stima secondo cui lo Stato italiano ha in affitto dai privati qualcosa come 10.108 immobili, con un costo annuale di un miliardo 215 milioni di euro. Ovvero, poco meno di un terzo del gettito dell'Imu sulla prima casa.


Ma è una stima per difetto, se si considera l'immenso capitolo degli affitti passivi delle Regioni, delle Province e dei Comuni. Voci che potrebbero addirittura moltiplicare per dieci quel numero, facendolo salire all'incredibile valore, secondo valutazioni che circolavano qualche settimana fa tra i ministri del governo di Mario Monti ormai sull'uscio di Palazzo Chigi, di 12 miliardi di euro. Il triplo dell'Imu sulla prima casa.

La casistica è semplicemente sterminata: basti l'esempio del Comune di Roma, proprietario di migliaia di immobili, capace di spendere 14 milioni l'anno per affittare i locali e i servizi delle commissioni e dei gruppi politici del consiglio comunale. Tutto questo, per giunta, in assenza della doverosa trasparenza nonostante una legge approvata il 24 marzo dello scorso anno imponga a tutte le amministrazioni l'obbligo la pubblicazione online dei contratti d'affitto. Non si può non ricordare che dal 2001 al 2012 la spesa pubblica al netto degli interessi pagati sul debito è salita in termini reali del 12,5 per cento, mentre il Prodotto interno lordo reale procapite diminuiva del 6,5 per cento.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 06/05/2013, 5:58
da camillobenso
Dell’uso del tradimento in politica.
Se i politici mentono, è o per debolezza, avendo comunque bisogno di garantirsi il consenso elettorale, o per disprezzo, ritenendo utili i voti, ma inutili gli elettori.
Hannah Arendt




Come inizia una guerra civile – 155
La cruna dell’ago – 120
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 120
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 100
Cronaca di un affondamento annunciato - 100

In mezzo alla tempesta - 37


***

Italian fools


Quel giorno che assisteremo al sovvertimento dell’ordine naturale delle cose potremmo tirare un sospiro di sollievo e dire con “profonda e vibrante soddisfazione”, oh, finalmente!!!!!!!!.

Vedere una giovane e tenerella gazzella nella savana rincorrere un branco di maturi leoni che non acchiappano da qualche giorno e la fame si fa sentire. Vedere una sogliola che rincorre uno squalo che se la batte a tutta birra per non essere sbranato. Sentire tremare la terra circostante dal rumore di un branco di formichieri terrorizzati messi in fuga da una formica.

Vedere un altoatesino appena sbarcato dal pullman a Piazza Plebiscito a Napoli, indossando i tradizionali abiti tirolesi, ritenuto dagli indigeni scafati il pollo naturale da spennare, vendere allo scafato giovane napoletano che presidia la Piazza una lattina sigillata contenente l’aria di Bozen.

Vedere che un comune e mite cittadino italiano qualunque riesce a fare fessa l’intera casta tricolore.

Sono solo sogni da cartoni animati, perché nella vita di tutti i giorni accade l’esatto contrario.

In passato gli italiani sono stati coloro che malgrado tutte le arcinote angherie commesse nei loro confronti dalla casta dei politici, si recava al voto in numero consistente rispetto ad altre nazioni.

Negli ultimi anni sta iniziando a disertare le urne perché non ne può più di questa classe politica.

Lo hanno dimostrato le ultime elezione trentine dove il 50 % ha detto basta ai politici, penalizzando anche Grillomao, che rappresenta l’ultima stazione di voto prima del deserto dei Tartari.

Nelle regionali del Fiuli Venezia Giulia hanno votato Debora Serracchiani, non il Pd. “Zono altamenten scocciaten dalla politichen”.

Infatti l’offerta non manca, ma la merce è scadente e molto spesso marcia.

Eppure i politici non rinunciano a fare fessi i tricolori.

E’ della settimana appena trascorsa che in casa della nuova Dc di area Pd è stata avanzata la proposta di abolire le primarie.

In fondo non hanno tutti i torti, Romano Prodi, l’inventore delle primarie è stato fatto fuori definitivamente e certamente non oserà mettere mai più becco sulla politica. Ed anche l’ultimo giapponese con vaghe visioni di sinistra, costretto a farsi spedire mensilmente dalla douce France un vagone cisterna di Eau de gauche per sembrare agli altri ancora di sinistra, è stato fatto fuori scientificamente.

Quello che comunque riesce a stupire non poco in questa baraonda e che tre intelligenze non abbiano capito preventivamente come funziona l’ambaradan.


Passi per la “giovane” Michela Marzano, con tanto di dottorato di ricerca in filosofia conseguito presso La Normale di Pisa, perché esercita fuori dall’Italia in qualità di professore ordinario all’Università di Parigi V, in quanto lavorando fuori dal Paese certe cose potrebbe non conoscerle, ma uno scafato politico come Super Pippo Civati che mastica politica dal 1995, e un super scafato giornalista come Corradino Mineo, si dolgano di constatare di essere relegati al ruolo di “schiaccia bottoni” lascia purtroppo perplessi.

Anche loro devoti di St. Thomas, in cui bisogna toccare con mano per credere?

Ma quanti sono in Italia i devoti del santo più alla moda di questi tempi????