Re: quo vadis PD ????
Inviato: 09/06/2012, 9:36
I quarantenni pronti
a sfidare il segretario
Da sinistra: Paola Concia, Matteo Renzi e Fabrizio Barca
Candidati certi il "rottamatore" Renzi e il governatore
della Puglia, Vendola
FRANCESCA SCHIANCHI
ROMA
Con un solo ordine del giorno abbiamo convinto sia Bersani che Alfano...». Ride Giuseppe Civati, il consigliere regionale ribelle che da mesi portava avanti la sua «battaglia in solitudine» per indire primarie per il premier e ieri s’è visto riconosciuto il successo: «Hai vinto», gliel’ha detto pure Marini, mica una seconda fila.
Primarie aperte, annuncia Bersani, lui si candiderà e chi vuole ci stia. Già, ma chi vuole? Chi saranno i competitor del segretario democratico?
«Noi ci proviamo», garantisce Civati a nome dell’irrequieta frangia dei trenta-quarantenni, e ci mancherebbe, dopo tutta questa insistenza. Su quale cavallo punteranno, dicono che è ancora da discutere. Ma il sindaco di Firenze, il rottamatore Matteo Renzi, è praticamente già in campo, e «non per partecipare», diceva ieri sul “Foglio”: direttamente per vincere. Ma anche altri nomi si stanno discutendo nell’area giovani-che-voglionorinnovare, e lo stesso Renzi è in contatto con loro: Civati, o l’europarlamentare Debora Serracchiani, la pasionaria che scombussolò la dirigenza con un acceso discorso di critica, ultimamente con vena polemica un tantino prosciugata. «Andiamo alle primarie con le idee chiare sul metodo e sul merito», commenta burocraticamente per il momento.
«Se sono primarie aperte magari mi candido pure io: non ho nulla di meno di Renzi e Serracchiani», la butta lì tra il serio e lo scherzoso la deputata Paola Concia, paladina dei diritti gay. Nel 2009, l’area Pd più sensibile al tema diritti civili espresse un candidato alle primarie per la segreteria, il chirurgo dei trapianti Ignazio Marino. Ora, davanti alla nuova sfida, «cercheremo di capire insieme cosa fare», dice la Concia. Che si direbbe sia pronta a qualche sfida spericolata: «Mi sento come un giocatore in panchina sempre allenato ma che nessuno chiama a giocare», si è lamentata sull’“Unità”. Sarebbe almeno una donna candidata, come già fece Rosy Bindi nel 2007 contro Veltroni: ieri girava voce in Direzione che pure la vicepresidente potrebbe bissare la battaglia, ma pochi ci credono.
Ma primarie aperte significa anche extra Pd. Già si sa che si candiderà il leader di Sel, Nichi Vendola: lo ha ricordato qualche decina di volte, l’ultima un paio di giorni fa. Più freddo Di Pietro, il leader di Idv terzo protagonista della foto di Vasto, ieri ripreso duramente da Bersani: «Primarie? - ha commentato l’ex pm -. Non si possono fare se non sappiamo per cosa ci si candida».
Fuori dal Pd può significare però molto altro, in un momento in cui tanto si discute di liste civiche nazionali e aspiranti leader potrebbero sbocciare. Oggi per esempio il capo della Fiom Landini riunisce proprio Pd, Idv e Sel per parlare di lavoro: nega l’ipotesi del progetto di una lista Fiom, ma senza poi troppa convinzione. Da Sud, sindaci come Emiliano e De Magistris propongono un listone civico che possa essere quarta gamba del centrosinistra; fuori dai partiti fioriscono iniziative come “Alba” - alleanza lavoro beni comuni ambiente -, manifesto firmato da alcuni professori come Paul Ginsborg, Stefano Rodotà e Ugo Mattei, o la proposta fatta da Repubblica di una lista per la «legalità», di cui tanto si è parlato nei giorni scorsi tirando in ballo lo scrittore anticamorra Saviano, che però ha passato l’ultima settimana a smentire un suo coinvolgimento.
E poi, vai a sapere se arriva un papa straniero. Ultimamente un nome è stato fatto: quello del ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca, economista, papà partigiano ex senatore Pci, appartenenza politica «a sinistra del Pd». Dicono sia l’ipotesi che più spaventa Bersani: a «Porta a Porta», a domanda se possa essere l’uomo nuovo del Pd l’ha cautamente definito «una persona seria, gli voglio anche bene». E Barca ha subito capito: «Un modo molto garbato e gentile per mettere da parte in maniera carina l’argomento».
a sfidare il segretario
Da sinistra: Paola Concia, Matteo Renzi e Fabrizio Barca
Candidati certi il "rottamatore" Renzi e il governatore
della Puglia, Vendola
FRANCESCA SCHIANCHI
ROMA
Con un solo ordine del giorno abbiamo convinto sia Bersani che Alfano...». Ride Giuseppe Civati, il consigliere regionale ribelle che da mesi portava avanti la sua «battaglia in solitudine» per indire primarie per il premier e ieri s’è visto riconosciuto il successo: «Hai vinto», gliel’ha detto pure Marini, mica una seconda fila.
Primarie aperte, annuncia Bersani, lui si candiderà e chi vuole ci stia. Già, ma chi vuole? Chi saranno i competitor del segretario democratico?
«Noi ci proviamo», garantisce Civati a nome dell’irrequieta frangia dei trenta-quarantenni, e ci mancherebbe, dopo tutta questa insistenza. Su quale cavallo punteranno, dicono che è ancora da discutere. Ma il sindaco di Firenze, il rottamatore Matteo Renzi, è praticamente già in campo, e «non per partecipare», diceva ieri sul “Foglio”: direttamente per vincere. Ma anche altri nomi si stanno discutendo nell’area giovani-che-voglionorinnovare, e lo stesso Renzi è in contatto con loro: Civati, o l’europarlamentare Debora Serracchiani, la pasionaria che scombussolò la dirigenza con un acceso discorso di critica, ultimamente con vena polemica un tantino prosciugata. «Andiamo alle primarie con le idee chiare sul metodo e sul merito», commenta burocraticamente per il momento.
«Se sono primarie aperte magari mi candido pure io: non ho nulla di meno di Renzi e Serracchiani», la butta lì tra il serio e lo scherzoso la deputata Paola Concia, paladina dei diritti gay. Nel 2009, l’area Pd più sensibile al tema diritti civili espresse un candidato alle primarie per la segreteria, il chirurgo dei trapianti Ignazio Marino. Ora, davanti alla nuova sfida, «cercheremo di capire insieme cosa fare», dice la Concia. Che si direbbe sia pronta a qualche sfida spericolata: «Mi sento come un giocatore in panchina sempre allenato ma che nessuno chiama a giocare», si è lamentata sull’“Unità”. Sarebbe almeno una donna candidata, come già fece Rosy Bindi nel 2007 contro Veltroni: ieri girava voce in Direzione che pure la vicepresidente potrebbe bissare la battaglia, ma pochi ci credono.
Ma primarie aperte significa anche extra Pd. Già si sa che si candiderà il leader di Sel, Nichi Vendola: lo ha ricordato qualche decina di volte, l’ultima un paio di giorni fa. Più freddo Di Pietro, il leader di Idv terzo protagonista della foto di Vasto, ieri ripreso duramente da Bersani: «Primarie? - ha commentato l’ex pm -. Non si possono fare se non sappiamo per cosa ci si candida».
Fuori dal Pd può significare però molto altro, in un momento in cui tanto si discute di liste civiche nazionali e aspiranti leader potrebbero sbocciare. Oggi per esempio il capo della Fiom Landini riunisce proprio Pd, Idv e Sel per parlare di lavoro: nega l’ipotesi del progetto di una lista Fiom, ma senza poi troppa convinzione. Da Sud, sindaci come Emiliano e De Magistris propongono un listone civico che possa essere quarta gamba del centrosinistra; fuori dai partiti fioriscono iniziative come “Alba” - alleanza lavoro beni comuni ambiente -, manifesto firmato da alcuni professori come Paul Ginsborg, Stefano Rodotà e Ugo Mattei, o la proposta fatta da Repubblica di una lista per la «legalità», di cui tanto si è parlato nei giorni scorsi tirando in ballo lo scrittore anticamorra Saviano, che però ha passato l’ultima settimana a smentire un suo coinvolgimento.
E poi, vai a sapere se arriva un papa straniero. Ultimamente un nome è stato fatto: quello del ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca, economista, papà partigiano ex senatore Pci, appartenenza politica «a sinistra del Pd». Dicono sia l’ipotesi che più spaventa Bersani: a «Porta a Porta», a domanda se possa essere l’uomo nuovo del Pd l’ha cautamente definito «una persona seria, gli voglio anche bene». E Barca ha subito capito: «Un modo molto garbato e gentile per mettere da parte in maniera carina l’argomento».