[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/viewtopic.php on line 175: Undefined array key "forum_id"
Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Come se ne viene fuori ? - Pagina 326
Pagina 326 di 586

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 21/05/2013, 1:41
da camillobenso
Repubblica 20.5.13
L’intervista
“I democratici ormai neocentristi stanno divorziando dal loro popolo”
Il leader di Sel: non siamo urlatori, ma difensori di diritti
di Giovanna Casadio

ROMA — «Noi scappiamo? Scappiamo dalla resa a Berlusconi, dal compimento della sconfitta. È incredibile che Epifani ricorra alla metafora del matrimonio fragile... Gli obietto che l’alleanza Pd-Sel aveva come progetto quello di traghettare il paese fuori dalla palude del belusconismo. E l’altra obiezione, un po’ più privata: a proposito di diritti, al segretario del Pd ricordo che in Italia io non posso sposarmi, perché sono proibite le unioni omosessuali». Nichi Vendola, il leader di Sel, contrattacca.
Vendola, con il Pd siete passati dal “matrimonio” allo scontro?
«Epifani ha trasformato un comprensibile suo nervosismo in una aggressione gratuita e fuoriluogo. Non ho detto una parola sul fatto che lui non fosse alla manifestazione della Fiom, benché lo consideri un errore politico. Da quella piazza ho chiesto una cosa concreta al governo Letta. Nel decreto sugli ammortizzatori sociali si prevede una proroga di 5 mesi dei contratti dei lavoratori precari del pubblico impiego. Ecco si provi a cambiare quel comma, lo si sostituisca con un processo di stabilizzazione. Quanti sono i ricercatori dei vari istituti scientifici per i quali potrebbe esserci il “tutti a casa”? Ho lanciato una proposta, a dimostrazione di un atteggiamento che noi terremo sempre».
Un atteggiamento soft?
«Il nostro è lo stile di una opposizione di merito e del dialogo costruttivo».
Il Pd al governo però tenta di dare risposta alle emergenze, voi vi limitate a protestare?
«Le risposte sono parziali e ancora propagandistiche».
Ci sono due sinistre, una di governo e l’altra anti-larghe intese?
«Mi pare che una parte rilevante del popolo e anche dell’intellighenzia legata al Pd, viva
questo passaggio come la rottura radicale con la matrice di sinistra del partito. Molti sottolineano il compimento di una svolta moderata e neo centrista del Pd. Per quanto ci riguarda, non mi faccio rinchiudere nell’angolo della sinistra radicale. Aggiungo che il riformismo non può essere il nome presentabile di un fenomeno impresentabile come il trasformismo».
Secondo lei il Pd non è più un partito di sinistra?
«In questo momento sarebbe una disputa sul sesso degli angeli. Sel è impegnata dappertutto a far vincere il centrosinistra, a ricostruirlo dalla base. Il problema dei Democratici è piuttosto il divorzio dalla loro gente. In giro per l’Italia mi capita di trovare tantissimi elettori democratici che mi dicono: “Aiutaci a tenere viva una speranza”».
Ritiene che il Pd stia tradendo questa speranza?
«Non sono nell’ottica del grillo parlante o dello stalker nei confronti dei Democratici. Però chiedo: “Perché dovete darci ragione sempre dopo?”. Quando dicevamo che il governo Monti avrebbe determinato la resurrezione di Berlusconi, chi aveva ragione?».
Comunque l’alleanza Pd-Sel è stata spazzata via subito. Di chi è la colpa?
«L’elemento fondativo dell’alleanza era l’alternatività al berlusconismo. Quindi, chi l’ha rotta? Chi l’ha rotta rifiutandosi persino di esprimere un voto su Prodi al Quirinale? Io non faccio il tifo per il tanto peggio tanto meglio: credo di conoscere la gravità della situazione sociale del paese. Penso che i provvedimenti che vengono assunti sono in parte provvedimenti indispensabili: evitare di rispondere al problema della cassa integrazione in deroga sarebbe stato come dare l’annuncio di una guerra civile al paese. Ma penso anche che prevalga appunto una impostazione propagandistica da parte del governo Letta. E che si affronti solo in chiave ornamentale o di costume il principale problema politico davanti a noi: l’urgenza cioè, di abbattere il muro dell’austerity».
Addio alla mescolanza di Sel con il Pd?
«Vedremo, incontro gente del Pd che mi chiede notizie di quel partito. Lo dico con rispetto. Nel Pd non sono mai entrato perché sono sempre stato colpito dalla sua incerta natura».
È tentato di partecipare al congresso democratico?
«C’è bisogno di Sel oggi più che mai. Anche per non consegnare il ruolo di opposizione ai populismi. Dovremmo aprirci ad accogliere la richiesta di cambiamento espressa con il voto ai grillini, anche se di Grillo non mi piace lo stile, il mondo non può essere salvato dalle parolacce».

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 21/05/2013, 1:42
da camillobenso
il Fatto 20.5.13
Passerelle
Renzi non rottama più, Veltroni lo vede premier
di Silvia Truzzi

Quelli importanti non arrivano mai insieme al pubblico. Quando tutti hanno preso posto all’Auditorium del Lingotto (strapieno), dal retro palco escono Matteo Renzi, i vertici di Segrate (il sindaco ha appena cambiato editore, passando da Rizzoli a Mondadori perché “hanno fatto l’offerta migliore”), Oscar Farinetti e inaspettatamente anche Piero Fassino. I cronisti torinesi lo punzecchiano: “Si domandano tutti se lei è diventato renziano... ”. Lui fa spallucce e si accomoda in prima fila dove indossa l’imperturbabile faccia che manterrà per tutto l’incontro. Intanto è arrivato il direttore della Stampa Mario Calabresi che inizia l’intervista dal titolo del libro, Oltre la rottamazione. Renzi, tra battute sul calcio e imitazioni di Berlusconi, è pentito ma non redento: “Avessimo utilizzato un'altra espressione, forse non avremmo avuto la visibilità ottenuta con 'rottamazione’, ma “l’impatto è stato eccessivo, ho sbagliato”. Ogni parola del sindaco conferma l’assoluta assenza di complessi: sacrosanto andare a cercare i voti a destra, strategico parlare a un pubblico come quello di Amici, fatale fare una campagna elettorale debole come quella del fu segretario Bersani. Trattato con il rispetto che si deve agli sconfitti, a cui però Renzi non perdona più di un passo falso. A cominciare da una vittoria data per scontata: “Ci siamo fermati un chilometro prima del traguardo”. E poi la litania sul giaguaro: “Smacchiamolo, era lo slogan. Ma che siamo un detersivo? ”. Ce n’è anche per il neo editore B: “Spolverando la sedia di Travaglio a Servizio pubblico, è riuscito a cancellare nove anni di malgoverno”. Calabresi gli domanda di Grillo e da rottamatore diventa profeta: “Il gruppo dei 5 Stelle in Parlamento si spaccherà: non hanno deciso cosa fare da grandi. Hanno una posizione rigida sul capo, ma si dividono sul portafoglio”. L’attualità stringe e il direttore della Stampa gli chiede conto delle polemiche nate dalla mancata presenza del Pd alla manifestazione della Fiom. Laconica la risposta: “Un partito politico non vive di manifestazioni fatte da altri”. Gli spettatori in sollucchero hanno tutta l’aria di preferire il sindaco in scarpe da ginnastica e giubbino di camoscio al neopremier delle larghe intese. Un assist gli arriva da Walter Veltroni, al Lingotto in veste di autore di E se noi domani. La sinistra che vorrei (Rizzoli): “Oggi Renzi è sicuramente la persona con maggiori caratteristiche per la premiership. Ma un partito non vive solo di nomi”. L’incontro di Veltroni è in Sala gialla (posti esauriti): il particolare non è per nulla trascurabile perché esattamente qui, nel 2007, lanciava la sua candidatura a guidare il nascituro Pd. Presenta il vicedirettore della Stampa Massimo Gramellini, reduce da un incontro sul suo Fai bei sogni che ha riempito l’Auditorium, e sceglie di partire con il video dell’alba del Pd, quando tutto doveva cominciare.
SONO PASSATI sei anni dal discorso del segretario fondatore, ora che il partito - se non affondato – ha i motori in avaria: sembrano secoli. Anche per lui è tempo di riflessioni: “Vorrei una sinistra che avesse voglia di futuro, che fosse aperta e facesse credere di essere una forza di cambiamento”. Invece “negli ultimi mesi sono stati fatti tanti errori, tra cui rinunciare all'ambizione di avere la maggioranza. Serve una sinistra che non dica solo no, che ritorni a essere cambiamento e non solo conservazione”. E di qualche ammissione: “Se c'è un rimprovero che faccio è che siamo stati troppo poco di sinistra”. Renzi e Veltroni non s’incontrano, si scambiano buffetti a mezzo dei giornalisti che li seguono. A chi gli domanda di un possibile asse con Veltroni, il sindaco risponde: “Chieda a lui, che è notoriamente più buono”. Siparietti a parte, sembrano d’accordo sulla possibile segreteria di Sergio Chiamparino (ieri era a Bruxelles, per la nascita del nipotino). Renzi: “Lo ammiro, spero che lo faccia”. Veltroni: “Sergio è l’uomo giusto”. Meno d’accordo Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa: “Sarebbe un ottimo segretario, ma spero resti alla Compagnia di San Paolo”. Basta capirsi sulle parole: il presidente di una Fondazione bancaria è l’uomo giusto per un partito “più di sinistra”, come vorrebbe Veltroni? L’inquieto popolo del Pd darà una risposta.

Repubblica 20.5.13
Fenomenologia del “renzismo”
I consensi dell’ex rottamatore mescolano elettori dei due poli boom tra gli anziani e al Nord
Gradimento al 64%. Ma piacere a tutti è un rischio
di Ilvo Diamanti

MATTEO Renzi non si nasconde. Ma non si espone. In questo periodo, è ben visibile. Ma preferisce non “scendere in campo” direttamente. Al Salone del libro di Torino, ieri, ha espresso l’intenzione di andare “Oltre la rottamazione” (titolo del suo libro, pubblicato da Mondadori). Perché si tratta di uno slogan efficace, ma che, al tempo stesso, fa paura. Visto che, osserva Renzi, oggi, in Italia, “il 70% della popolazione è over 40”. Così, il sindaco di Firenze oggi frena sulla “questione generazionale”, sulla frattura fra vecchio e nuovo, in politica e nella società. Su cui aveva impostato la sua offerta politica, fino alle primarie. Quando aveva ottenuto un risultato rilevante, ma non sufficiente a vincere.
ANZI: lontano da quello ottenuto da Bersani. Anche per questo appare prudente. E, per la successione di Bersani, come futuro segretario del PD, preferisce lanciare la candidatura dell’ex-sindaco di Torino, Sergio Chiamparino.
Resta coperto, Renzi. Teme, ancora, di vincere la competizione dell’audience e di perdere quella politica. Di risultare il candidato preferito “fuori”, più ancora che “dentro” il partito. Come nelle precedenti primarie del PD. Così attende. Di rientrare direttamente in gioco quando si tratterà di scegliere non il futuro segretario, ma il candidato Premier. D’altronde, nell’opinione pubblica continuano ad emergere, nei suoi confronti, orientamenti molto favorevoli. Nell’Atlante Politico di Demos, infatti, il 64% degli elettori valuta positivamente la sua azione politica (con un voto pari o superiore al 6). Primo fra i leader. Avvicinato, a breve distanza, dall’attuale Premier, Enrico Letta. Anch’egli giovane, ma di certo meno polemico verso il ceto politico (non solo del PD). Favorito dall’incarico di governo, sostenuto da intese molto larghe.
Ciò che colpisce, tuttavia, è la trasversalità del consenso. Anzitutto, sotto il profilo dell’età. È, infatti, evidente come il richiamo alla “rottamazione” non abbia preoccupato gli elettori più anziani. Fra i quali, al contrario, il sindaco di Firenze ottiene il gradimento più elevato (oltre i 65 anni sfiora il 70%). Inoltre, è interessante osservare come egli riesca a sfondare il “confine padano”, visto che ottiene il sostegno maggiore (oltre il 70%) proprio nel Nord. Mentre è più debole nel Mezzogiorno (58%). Renzi: gode dei livelli di consenso più elevati fra gli studenti e i pensionati. Fra gli impiegati pubblici. Fra i cattolici praticanti. Mentre è (un po’) meno sostenuto dagli operai, dai liberi professionisti, dagli imprenditori. Dalle persone con un basso livello di pratica religiosa. Ma il maggior grado di trasversalità dei consensi nei suoi riguardi emerge in rapporto agli orientamenti di voto. Renzi, infatti, ottiene un giudizio positivo dal 77% degli elettori del PD, ma da oltre l’86% di Centrodestra. Dal 70% dei leghisti, da oltre i due terzi della base del PdL. Mentre il suo consenso cala fra gli elettori di SEL e degli altri partiti di Sinistra — anche se si avvicina al 60%. I livelli più bassi di sostegno, nei suoi confronti, si osservano, però, nella base elettorale del M5S e nella zona grigia dell’astensione e dell’indecisione. Anche qui, comunque, egli dispone di un gradimento maggioritario, superiore al 50%.
Renzi, dunque, piace a tutte le principali componenti dell’elettorato. E appare in grado, soprattutto, di superare i tradizionali limiti espressi dal PD. In particolare, sul piano territoriale. Nonostante sia sindaco di Firenze, infatti, Renzi non sembra un leader della “Lega di Centro” — per citare la formula usata da Marc Lazar per definire i DS (e valida anche per il PD, fino alle ultime elezioni). Sicuramente, non subisce il pregiudizio anticomunista, che ha vincolato la crescita del PD, come dello stesso Ulivo. Renzi, al contrario, piace agli elettori di Centro, e perfino di Destra, più ancora che a quelli di Sinistra. Non è un caso che, anche fra i possibili segretari del partito, egli sia decisamente il preferito dagli elettori del PD. Ma perda consensi tra quelli di SEL e della Sinistra (a favore di Barca e di Civati).
Il profilo politico e sociale del consenso a Renzi, dunque, ne sottolinea le ragioni di forza. Ma ne suggerisce anche i possibili limiti. Che in parte coincidono.
Renzi, infatti, si sottrae alla tradizionale frattura fra destra e sinistra. E impone, invece, la questione generazionale, legata al rinnovamento politico. In questo modo, intercetta l’insoddisfazione — diffusa — verso le istituzioni e i gruppi dirigenti di partito. Ponendosi in concorrenza con Grillo e il M5S. Infine, il sindaco di Firenze è tra i più abili nell’impugnare le armi del berlusconismo: la personalizzazione e la comunicazione. Non a caso proprio Berlusconi, come ha ribadito Renzi, anche ieri, ha bloccato la sua candidatura alla guida del governo.
Insomma, Renzi piace un po’ a tutti. E questo potrebbe diventare un problema, oltre che un vantaggio. Le stesse basi del suo consenso, inoltre, potrebbero costituire una minaccia, oltre che una risorsa. Renzi, in particolare, rischia di non ancorarsi alle “questioni” e alle “fratture” sociali. Di cui la distinzione fra destra e sinistra è uno specchio. Rischia, dunque, di non dare rappresentanza adeguata ai problemi e alle domande delle principali componenti del mercato del lavoro. Che, in una fase drammatica come questa, si sono rivolte, non a caso, soprattutto al M5S. Infine, non è chiaro a quale alternativa guardi, rispetto al “partito personale” “mediale” e delle “ nomenclature”, distante dalla società e dal territorio. E oggi dominante.
Anche per questo, probabilmente, Matteo Renzi preferisce “restare fuori” dalle scelte — e dalle polemiche — che riguardano il partito e il governo. In attesa che i tempi maturino — e logorino i suoi concorrenti. (Bersani, che lo aveva battuto alle primarie, si è già “consumato”.) Tuttavia Renzi, in questi tempi crudi, rischia. Se non spiega cosa ci sia “oltre la rottamazione”. Quali priorità. E quali parole. Se non spiega: come sia possibile imporle. E, soprattutto, cambiare il PD da fuori. Senza conquistarne la guida. Renzi rischia, altrimenti, di arrivare anch’egli logoro. Alla guida di un partito logoro.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 21/05/2013, 1:56
da camillobenso
Certo che é veramente dura ammettere dopo 68 anni dalla caduta del fascismo che quando Mussolini affermava:

L'italia è femmina e in quanto tale deve essere fottuta.

Dopo aver ascoltato Fioroni a confronto con i ragazzi di OccupyPd, ci si rende conto che è vero.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 21/05/2013, 8:49
da shiloh
I nostri governi devono spendere di più, non di meno, perché è l’unica soluzione.
Assumere insegnanti.
Costruire infrastrutture.
Fare quello che fu fatto dopo la Seconda guerra mondiale, magari scegliendo spese utili.
Paul Krugman premio Nobel per l’Economia

Non siamo affatto dinanzi alla fine del lavoro:
siamo dinanzi alla necessità di concepire in modo radicalmente diverso la creazione di occupazione.
Ma per farlo serve un piano.
Luciano Gallino

Quanto sopra dovrebbe rappresentare la pietra tombale sulle stronzate liberiste e depressive del Montismo de noantri.
E invece il PD con questi dementi protettori dell’economia di carta a scapito dell’economia reale,ci fa il governo insieme…

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 21/05/2013, 8:58
da shiloh
camillobenso ha scritto:Certo che é veramente dura ammettere dopo 68 anni dalla caduta del fascismo che quando Mussolini affermava:

L'italia è femmina e in quanto tale deve essere fottuta.

Dopo aver ascoltato Fioroni a confronto con i ragazzi di OccupyPd, ci si rende conto che è vero.

doveveno menaje doveveno...

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 22/05/2013, 1:45
da camillobenso
E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi



Come inizia una guerra civile – 218
La cruna dell’ago – 184
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 184
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 164
Cronaca di un affondamento annunciato - 164
In mezzo alla tempesta - 101



Disegno criminale - 4



Il Tg3 di prima serata ci consegna le immagini e le parole di quella “”””mammoletta”””” di donna Violante.

Punto
00:13:31
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/me ... resh_ce#p=

Le scelte di quella classe dirigente uscita dal Pci accordandosi con il Caimano ha portato alla rovina l’Italia nell’ultimo ventennio.

Candidamente ancora oggi la mammoletta difende spudoratamente quel patto, malgrado la segretezza sia venuta meno anche per opera sua.

Purtroppo il tutto si fonda sempre sulla non conoscenza dei fatti da parte della stragrande maggioranza degli elettori, e la vecchia casta su questa palese deficienza pensa di sfangarla ancora una volta facendo fessi ancora una volta di più tutti gli italiani, a cui di essere fatti fessi non interessa più di tanto.

La commedia dell’arte, o meglio, la tragicommedia dell’arte, a Linea notte, mostra l’alto tasso di criminalità politica raggiunto dai 20 Stalle.

Un tasso di criminalità che comporta un alto grado di preparazione e un buon livello raggiunto nell’esercizio della recitazione.

Ci sono tre donne questa sera a Linea notte. Michela Marzano per il Pd, Celeste Costantino per Sel e Stefania Prestigiacomo per i 20 Stalle.

Mannoni accenna ai temi del giorno, ma la Marzano non intende approfondire. L’applicazione della legge del ‘57 che riguarda in fondo il passato doveva essere risolta allora.

Non la sfiora neppure lontanamente l’idea che siamo in presenza di una grossa truffa perpetuata nel tempo ai danni dei cittadini italiani, attuata tra una parte dei notabili del suo partito e dal temerario Al Tappone.

Il suo convincimento invece si focalizza sulla mancanza di una legge sul conflitto d’interessi, che fa sobbalzare la Prestigiacomo che ci racconta la palla che in Italia la legge sul conflitto d’interessi esiste già, e quello che chiede una certa sinistra ( chissà poi dove vede la sinistra lo sa solo lei) è praticamente una legge contro Berlusconi.

La giornata del 22 maggio 2013 è appena iniziata da una ventina di minuti e si apre nuovamente in malo modo. Una nuova giornata all’insegna dei veleni. La difesa ad oltranza del capo banda è fortissima da parte delle valchirie-ancelle-forze d’assalto dei Battaglioni della morte Berlusconi.

La Costantino di Sel, invece concentra il suo pensiero su un’ennesima giornata persa a parlare dei problemi di B., mentre si dovrebbe parlare dei problemi reali del Paese, della mancanza di lavoro e della sofferenza della popolazione.

Un assist favoloso per la Prestigiacomo addestrata dal CSDM (Centro Strategico per la Distorsione Mentale) che con arte precisa di essere d’accordo con la collega del Sel (cose da brividi).

Non si deve perdere tempo a parlare dei problemi di B. ma bisogna invece concentrarci sui problemi del Paese e della gente che soffre.

A loro della gente che soffre non gliene po’ ffgregà de meno. Forse intende dire gente che s’offre.

Nella lingua parlata non si riesce a distinguere la differenza tra soffre e s’offre (si offre), l’apostrofo non si percepisce, e quindi la gente che s’offre è sempre graditissima al capo.

La preparazione di questa nuova Spectre è veramente di altissimo livello per quanto riguarda la comunicazione di massa per distorcere i cervelli.

Penso sia decisamente superiore a quella dei nazisti del dottor Goebbels.

Hanno ribaltato la situazione. Da perdenti sono passati a vincenti facendo credere che la loro prima ed unica preoccupazione è dare lavoro alle imprese e occupazione alla popolazione.

A loro non interessano i problemi giudiziari di Berlusconi. Prima viene il bene del Paese.

Dei problemi di Berlusconi non si deve parlare (anche perché fanno perdere consenso).

E’ una tecnica tra le più raffinate per la distorsione delle menti. E’ per questo che sono vincenti, oltre all’insistenza sull’Imu.

Sono tanto disinteressati dei problemi di B. e degli amici più stretti, che basta accennare alla illeggibilità del Caimano che subito i 20 Stalle ti fanno sapere che se si va in quella direzione cade subito il governo.

Oppure come si fa a sondare il terreno con il tentativo di presentare un ddl per dimezzare la pena al carissimo amico e coofondatore di Forza Italia per conto della Mafia SpA, Marcello Dell’Utri.

Il tasso di criminalità politica è molto elevato, ma di fronte a questa Italia per forza risulta vincente.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 22/05/2013, 12:39
da paolo11
Sistema Sesto, per Penati scatta la prescrizione
L'ex presidente della Provincia di Milano, accusato di concussione, non è presente all'udienza del processo con rito immediato che lo vede imputato per le tangenti sulla area ex Falck. Il giudice del tribunale di Monza annuncia che Penati non dovrà più rispondere del reato contestato in quanto sono scaduti i termini di prescrizione. L'ex capo della segreteria di Pier Luigi Bersani aveva dichiarato di volersi difendere dalle accuse e che, per questo, avrebbe rifiutato questo provvedimento
di Sandro De Riccardis
http://video.repubblica.it/edizione/mil ... 27648?auto
Ciao
Paolo11

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 22/05/2013, 13:36
da paolo11
Fuga dall'Italia: troppe tasse, anche Fiat Industrial se ne va. Londra ringrazia
Di Alessandro Proietti | 22.05.2013 10:24 CEST
C'è chi la chiama 'internazionalizzazione', chi la definisce 'delocalizzazione' e chi -con fare volutamente polemico- parla di vera e propria 'fuga'. Stiamo parlando della Fiat Industrial e del suo futuro, ormai, prossimo in terra straniera. La controllata del Lingotto, che copre il segmento dei mezzi pesanti, ora come ora figura nel registro delle imprese di Torino ed ha la sede in Via Nizza, civico 250. Nei prossimi, brevi, tempi la controllata Fiat sparirà letteralmente dal registro torinese e trasferirà il tutto ad Amsterdam. Ma non finisce qui: la fusione di Fiat Ind. con la controllata Cnh, alla base del trasferimento in terra olandese, è solo il primo passo.

Fiat Industrial, infatti, ha presentato le carte alla Sec, (l'equivalente americana della Consob), per quotarsi a Wall Street. Il prospetto informativo presentato relega la quotazione di Piazza Affari ad un ruolo marginale, un residuo del passato. Emerge, poi, che la newco (che si chiamerà Fi Cbm Holdings Nv dopo la fusione) sarà strutturata così che "venga considerata residente nel Regno Unito sulla base del trattato fiscale [tra Roma e Londra]". Quindi, ricapitolando: quotazione principale a Wall Street, sede legale ad Amsterdam e residenza fiscale nel Regno Unito. Il giro, tradotto concretamente, è una vera e propria fuga dall'Italia.
Cosa rende così attraente Londra? Presto detto: attualmente, nella configurazione italiana di Fiat Industrial, il tax rate raggiunge quota 36% con il 31,4% di corporate tax sul reddito societario (536 milioni di euro versati al netto dei 28 di Irap). Sbirciando lo stesso dato in tutta Europa, il quadro che ne emerge è disarmante: comanda questa speciale classifica la Francia al 33,3% seguita subito dall'Italia (31,4%), dalla Spagna (30%) e dalla Germania (29,5%). Ed il Regno Unito? Anni luce distante, la percentuale inglese si ferma al 23%, un abisso. Un gap destinato a crescere, poi, visto che quel 23% è destinato a scendere al 21% nel 2014 e al 20% dal 2015. Tra imposte sul lavoro, tasse sui redditi ed 'altre tasse', la percentuale italiana arriva al 68,3%, la francese al 65,6%, la spagnola al 38,7% e la tedesca al 46,7% (con le imposte sul lavoro quasi dimezzate rispetto l'Italia). Anche qui, per Londra, è un'altra storia: 35,5% il totale segnato.
L'Italia, insomma, non solo non è più attraente per 'chi viene da fuori': l'attuale configurazione -tanto politica quanto economica- sta letteralmente facendo fuggire chi può permetterselo (riducendo al lastrico chi, invece, resta in patria).
Sergio Marchionne
http://it.ibtimes.com/articles/49153/20 ... eta-eu.htm
Ciao
Paolo11

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 22/05/2013, 21:26
da mariok
BUONGIORNO
22/05/2013

Debiti e paghette

MASSIMO GRAMELLINI

Un quarantenne su quattro vive grazie alla paghetta dei genitori. Detto con più precisione: secondo una ricerca commissionata dalla Coldiretti, in Italia il 28 per cento degli adulti fra i 35 e i 40 anni (mi rifiuto di chiamare giovane un quarantenne) ha bisogno del sostegno dei familiari. Perché è disoccupato, cassintegrato, parzialmente o saltuariamente occupato, superoccupato ma sottopagato. In ogni caso: preoccupato. Sono i numeri di un terremoto sociale. I nonni mantengono i figli con i soldi che avrebbero voluto lasciare in eredità ai nipoti. E quando il risparmio delle famiglie si esaurirà, magari dopo la prossima spremuta fiscale benedetta dalla signora Merkel, cosa ne sarà dei superstiti? E a chi venderanno i beni di consumo le aziende che, per fabbricarli a prezzi sempre più bassi, sono costrette a tagliare posti e retribuzioni?

Nel mucchio dei percettori di paghette ci sarà sicuramente qualche parassita indisponibile al sacrificio e una percentuale di illusi che si ostina a perseguire un corso di studi o un mestiere che la rivoluzione tecnologica ha confinato nel museo delle cere. Ma la maggioranza è composta da giovani o ex giovani disposti a tutto e condannati al niente. Torrenti di energia ristagnante. Il costo emotivo della crisi è superiore persino a quello economico. Penso all’umiliazione e al senso di fallimento di un adulto costretto a chiedere aiuto ai suoi vecchi. Chissà se in Europa qualcuno ha ancora la forza di fermare questo treno che corre verso il buio. Non è tempo di pagare i debiti del secolo scorso, adesso. Per pagare i debiti servono stipendi, non paghette.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 23/05/2013, 10:51
da shiloh
Dopo il viaggio di letta a Bruxelles :

1) le azioni della UE per le politiche sul lavoro sopratutto giovanile saranno prese nel 2014… E letta ha chiesto di anticiparle.
(gli risponderanno con una pernacchia…)

2) i dodici miliardi che già avevano in tasca Giovannini e Letta che la UE ci avrebbe dato perche diventati bravi,
sono adesso diventati 6 miliardi da dividere con gli altri paesi della UE…

3) si comprano lo stesso gli F35…

4) Letta aveva detto che si sarebbe deciso per i giovani entro giugno , adesso e’ diventato luglio..

5) il porcellum entro luglio pero’ con ritocchi minimi senno s’incazza la mummia cinese.

6) l IMU a settembre e forse bisognerà pagarla a dicembre perché’ esentano i redditi fino a 15.000 in sostanza la fanno Franca gli evasori.

7) le pensioni nel 2014…e comunque sarà l'ennesima fregatura messa sotto forma di revisione ma in realtà per continuare a far cassa sulla pelle dei lavoratori.

Siamo alle solite del governo degli annunci che tira a campare ben sapendo che non farà niente e cerca solo di prendere tempo,
perche "finche dura...fa verdura."
ovviamente per loro...