articolo 18

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peanuts
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Re: articolo 18

Messaggio da peanuts »

Allora, tra gli "intenti" del decreto ce n'è uno che, insomma, perlomeno mi preoccupa per non dire di peggio. In pratica, se una persona verrà licenziata per motivi economici (attenzione,), non potrà più chiedere il reintegro ma otterrà un indennizzo calcolato in base all'anziantià di servizio. Siamo tornati, se non ricordo male, al 1923. Ma non è che il discorso finisca qua.
Ci viene detto dal ministro che resterà la possibilità di chiedere il reintegro in caso di discriminazioni o provvedimenti disciplinari che si ritengano errati.
Allora.
Se ragioniamo un momento, un'azienda potrà quindi licenziare qualcuno che non le stia simpatico (non per comportamenti errati ma magari perché ha scioperato o fa attività sindacale e magari segnala problemi di sicurezza del tutto ignorati, ricordo in tal senso il caso FS-De Angelis) adducendo motivi di carettere economico.
Voi direte: ma non è vero, è una discriminazione. Giusto.
Ma come fa il lavoratore licenziato a dimostrarlo se, adducendo l'azienza motivi economici, non può più fare ricorso al giudice? Chi può controllare che non si tratti di un finto motivo che nesconde una discriminazione?
Nessuno.
Ma il ministro questo non lo ha detto. E figuriamoci... perché avrebbe dovuto?
Tanti auguri a tutti. Se la cosa passa alla camera (e passa) e Napolitano la firma, siamo parecchio nei pasticci. Specie noi che zitti non ci restiamo.

Passiamo alla cosiddetta minoranza pd.
Ha votato la fiducia per senso di responsabilità, dicono. Anche Tocci il quale ha detto che si dimette da senatore per dissenso. Lodevole iniziativa se non fosse che la fiducia l'ha votata pure lui. Da ricovero.
Oh, il buon Fassina invece, questo eroico ribelle che dice di opporsi al caimano bis, ieri ci racconta che loro porteranno avanti le proprie istanze per cambiare il provvedimento.
Allora:
- cambiare cosa? La delega è in bianco
- Se volevate fare qualcosa, come mai non l'avete fatta al senato? Bastava muttare le tessere in faccia ai banchi del governo e mettersi d'accordo coi 5 Stelle per far sospendere la seduta, facendo un casino della madonna.
- Se il caimano bis chiederà (e lo farà) la fiducia anche alla camera, in che modo porterete le vostre istenze avanti?
Buffoni. Finti ribelli ma in realtà complici
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Maucat
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Re: articolo 18

Messaggio da Maucat »

Mala tempora currunt atque peiora premunt... :(
iospero
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Re: articolo 18

Messaggio da iospero »

DAIl Fatto Quotidiano


Art.18, sindacato tedesco teme contagio Ue del Jobs Act: “In lotta a fianco della Fiom”

Il segretario provinciale dell'Ig Metall è intervenuto a Bologna per siglare un accordo con le tute blu dell'Emilia Romagna: "Nel modello tedesco il licenziamento senza giusta causa non esiste. Se l'Italia abolisce le tutele ai lavoratori, rischiamo un effetto domino in Europa"


di Annalisa Dall'Oca | 15 ottobre 2014
Abolire l’articolo 18 è un attentato ai diritti dei lavoratori di tutta Europa”. Oltrepassa i confini nazionali e unisce le tute blu italiane a quelle tedesche la battaglia della Fiom contro la riforma del lavoro del governo Renzi. A promettere barricate in difesa dello Statuto dei lavoratori italiano è stato infatti Hartwig Erb, segretario provinciale del sindacato Ig Metall di Wolfsburg, in Germania, il corrispettivo tedesco della Fiom. “L’abolizione dell’articolo 18 non è la ricetta per risolvere la crisi economica italiana”, ha spiegato Erb, a Bologna per siglare con le tute blu emiliano romagnole un accordo di collaborazione tra i due sindacati. La proposta del tedesco è quella di creare una sorta di fronte comune contro le politiche volte a peggiorare le condizioni di lavoro. “Cancellare l’articolo 18 sarebbe un attentato ai diritti dei lavoratori di tutta Europa. Per questo noi siamo pronti a combattere al fianco della Fiom questa battaglia”.

Del resto nel modello tedesco, cui Renzi dice di essersi ispirato per il Jobs Act, il licenziamento senza giusta causa non esiste. “In Volkswagen ad esempio”, ha spiegato il tedesco, “c’è una legge per 
cui non si può licenziare senza giusta causa, ma anche nelle altre aziende esiste una forma
 di articolo 18 c’è”. E per questo la riforma del governo italiano crea preoccupazioni anche in Ue. “Se l’Italia dovesse abolire le tutele, rischiamo che in Europa si verifichi il cosiddetto effetto domino. Ovvero che le aziende multinazionali decidano di applicare anche agli stabilimenti esteri le stesse modalità contrattuali approvate in questo Paese, con il risultato che forme di lavoro con minori tutele potrebbero essere introdotte anche da altri stati dell’Unione, contribuendo così a peggiorare crisi e disoccupazione”.

La flessibilità tedesca, insomma, secondo Erb non corrisponde all’abrogazione dell’articolo 18: “Parliamo semplicemente di ore lavorate”. Più o meno le parole usate dall’attuale segretario di Stato del ministero del Lavoro tedesco, Jörg Asmussen, nel raccontare a ilfattoquotidiano.it gli elementi necessari per ottenere una buona riforma del lavoro: “La leadership si dimostra quando si guarda ai problemi del Paese, si vagliano le soluzioni possibili e si lotta per portare avanti le scelte migliori, spiegando pubblicamente ai cittadini i pro e i contro delle decisioni prese. Non quando si guarda ai sondaggi e si pensa al risultato elettorale”. E in Germania, “abbiamo un tasso di occupazione da record grazie a uno sforzo collettivo, ma molto costruttivo, di sindacati, imprese e molti governi di diverso colore”.

Da qui l’accordo tra Ig Metal e Fiom, stretto non solo per elaborare politiche comuni che tutelino i diritti dei lavoratori nella fabbriche italiane e tedesche del gruppo Volkswagen, che sulla via Emilia è proprietario di Lamborghini e Ducati, ma anche per rivolgere uno sguardo all’Europa. “Oggi il mercato del lavoro europeo presenta diverse criticità – ha spiegato il segretario di Ig Metall di Wolfsburg – ad esempio abbiamo un deficit a livello di istruzione: ci sono pochissime cattedre che specializzano i giovani a livello professionale, mentre per rilanciare l’occupazione bisognerebbe puntare di più sulla formazione. Inoltre l’Unione Europea permette la libera circolazione dei cittadini, ma è difficile per un lavoratore farsi riconoscere il proprio titolo di studio acquisito in uno Stato membro, col risultato che tanti sono costretti ad accettare impieghi sottopagati e precari. Questo trend va cambiato”.

“Dobbiamo disegnare un modello diverso
di sindacato – ha sottolineato quindi Erb – che agisca a livello transnazionale in sinergia, che unisca le forze nel combattere le battaglie del mondo del lavoro. A partire dalla tutela dell’articolo 18. Per capire questa necessità, del resto, basta guardare come opera l’imprenditoria: le aziende si presentano sempre molto unite, e così deve fare il sindacato”. Qualche mese fa, ad esempio, imprenditori italiani e tedeschi si erano seduti allo stesso tavolo, e secondo il segretario regionale della Fiom, Bruno Papignani per l’autunno sarebbe in programma un
 secondo evento, che potrebbe vedere la partecipazione della cancelliera Angela 
Merkel e del presidente del consiglio Matteo Renzi: “Si dice che l’importanza di
questo appuntamento porterà al convegno anche i massimi
esponenti dei due governi”, ha spiegato Papignani.

Per questo secondo il rappresentante sindacale tedesco, ci dovrebbe essere una “collaborazione” tra i sindacati italiano e tedesco: “Ciò che avviene in Europa influenza l’Italia e viceversa”. La prossima tappa del piano di lavoro relativo all’accordo Fiom – Ig Metall sarà a novembre, con una trasferta della Fiom e del segretario nazionale Maurizio Landini, in Germania. Sempre a 
novembre, poi, il percorso di cooperazione comincerà ad 
allargarsi oltre oceano, con il coinvolgimento della Confederazione sindacale brasiliana: l’Ig Metall volerà in sud America il 10 novembre, la 
Fiom il 22.
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