Come se ne viene fuori ?

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mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Analisi che non fa una piega, anche se non nuova. Tuttavia mancano, come al solito, indicazioni sulle possibili strade per venirne fuori.
Sono possibili politiche nazionali capaci di modificare il sistema? Quali politiche sono possibili a livello europeo? Perché gli stati, che pure ricevono danni da queste crisi periodiche, sono così impotenti? Cosa, in conclusione, è possibile concretamente fare sul piano politico?

Sono queste le domande alle quali sarebbe finalmente il momento di tentare di dare qualche risposta concreta.


Prima o poi la bolla arriva – Andrea Baranes (Il Manifesto)

1/6/2013

Tra giugno 2012 e maggio 2013 il Mib, il principale indice della Borsa italiana, guadagna oltre il 35%. Davvero niente male per un Paese che sta entrando nel settimo trimestre consecutivo di calo del Pil. Consumi e produzione industriale crollano, la fiducia è ai minimi, viviamo una stagione di instabilità politica e sfiducia sociale. Ma la finanza vola. 35% in un anno, un dato che dovrebbe corrispondere a un vero e proprio boom economico e a una sfavillante fiducia nel futuro. Cosa sta succedendo, esattamente? Andiamo indietro di qualche anno, negli Usa. La bolla dei titoli tecnologici esplode a cavallo del nuovo millennio. Negli anni precedenti i mercati erano in preda a un’euforia sfrenata, chiunque investisse in una società informatica vedeva il proprio capitale crescere a dismisura. Il valore di Borsa cresceva al di là di qualsiasi fondamentale economico. L’aumento della domanda dei titoli ne faceva salire il prezzo, e l’aumento del prezzo causava un ulteriore aumento della domanda. La classica bolla finanziaria che si autoalimenta. Finché un evento in sé limitato non porta qualcuno a vendere, scatenando l’effetto valanga: le vendite fanno scendere il prezzo, il che porta altri investitori a disfarsi dei titoli, in breve si scatena il panico. Facciamo un altro salto all’indietro, di quasi quattro secoli. Nel XVII secolo i tulipani sono la nuova moda nelle corti europee. Alla crescita della domanda di bulbi alcuni mercanti iniziano a comprarli non per coltivare tulipani, ma sperando che il prezzo continui a salire. Più i prezzi salgono, più persone vengono attratte da questa speculazione e il fenomeno si auto-amplifica. Nel 1635 un bulbo viene venduto a 5.000 fiorini, mentre un maiale ne costava 30 e una tonnellata di burro 10. Fino all’inevitabile scoppio della bolla e alla successiva crisi. Due situazioni per molti versi simili. Cambia però la reazione delle istituzioni. Nel XVII secolo, i giudici si rifiutano di riconoscere i debiti nati dalla bolla dei tulipani, equiparandoli a gioco d’azzardo. Nel 2001, quando scoppia la bolla tecnologica, la banca centrale statunitense taglia i tassi, per fare ripartire il sistema immettendo più denaro in circolazione. Sto giocando al casinò, finché vinco mi tengo il bottino, quando perdo mi danno la possibilità di acquistare nuove fiches a un prezzo scontato, per continuare a giocare come e peggio di prima. Un gigantesco azzardo morale. Una montagna di soldi facili che segna l’avvio di una nuova bolla, questa volta nel settore immobiliare. Com’è andata a finire è ormai noto: nel 2007 i mutui subprime , il fallimento della Lehman Brothers e la peggiore crisi degli ultimi decenni. Come se ne è usciti? Semplice, inondando nuovamente i mercati di soldi. Indebitando gli Stati per migliaia di miliardi per foraggiare il sistema finanziario responsabile della crisi e portando i tassi ai minimi storici. Non che in una situazione di crisi sia sbagliata l’idea in sé di iniettare denaro pubblico per fare ripartire l’economia, la politica opposta è la sciagurata austerità che stiamo vivendo in Europa. Ma l’ibrido di liquidità illimitata per la finanza e austerità per gli Stati e i cittadini è surreale. I piani di salvataggio arrivano senza condizioni. Un assegno in bianco dal pubblico al settore finanziario, e si riparte. Con una bolla del petrolio, poi dell’oro. A cavallo del 2008 il prezzo del grano e del mais raddoppia sui mercati internazionali, senza che ci sia alcun motivo reale, una siccità, una grandinata, l’invasione delle cavallette, che possa minimamente giustificarne l’andamento. Tutto questo mentre l’austerità e i tagli alla spesa pubblica significano meno risorse nel sistema economico e recessione. In questa situazione, naturalmente i capitali si indirizzano verso la speculazione e si allontanano dalle attività produttive, amplificando la bolla finanziaria da una parte e la stessa recessione dall’altra. Il sistema bancario contribuisce in maniera determinante. In Italia, con i tassi di riferimento così bassi, e un costo della raccolta del denaro che rimane alto, è difficile guadagnare su prestiti e mutui. Le difficoltà di famiglie e imprese nel restituire i prestiti portano inoltre all’aumento delle sofferenze bancarie e dei crediti deteriorati. Per fare quadrare il bilancio, si investe massicciamente in titoli finanziari. L’attività bancaria si sposta dai prestiti agli investimenti di portafoglio. Ulteriori risorse sottratte all’economia e immesse nella finanza. Somme stratosferiche circolano tra i mercati di tutto il mondo, ma in Italia è praticamente impossibile ottenere un mutuo sulla casa e le imprese non hanno accesso al credito. Un sistema incredibilmente inefficiente, in quanto necessità di enormi risorse per portare a termine il proprio compito, e altrettante inefficace, in quanto non riesce nemmeno a realizzare tale compito in maniera accettabile. Questa finanza non è più uno strumento al servizio dell’economia. È un fardello insostenibile, un gigantesco bidone aspiratutto sopra le nostre teste. È questa la posta in gioco quando parliamo di chiudere il casinò finanziario, limitare l’uso dei derivati, contrastare i paradisi fiscali, introdurre dei controlli sui movimenti di capitali, tassare le transazioni finanziarie. Sottoporre la finanza a una rigida cura dimagrante. Il problema non è che non ci sono i soldi, come ci ripetono quotidianamente. Il problema è che ce ne sono troppi. Ma sono tutti dalla parte sbagliata. Il Mib segna un +35%. Il Pil è in calo da sette trimestri consecutivi. Uno scollamento sempre più profondo tra finanza ed economia. Una classica bolla. E prima o poi le bolle scoppiano, causando disastri economici e sociali. Se non cambiamo dalle fondamenta l’attuale sistema, il dubbio non è “se” ma “quando” scoppierà. Dopo di che, anche sull’ipotizzare chi verrà riempito di soldi e liquidità perché è too big to fail , e chi al contrario rimarrà con il cerino in mano a pagare un conto fatto di sacrifici, disoccupazione, precarietà e piani di austerità, i dubbi sono abbastanza pochi.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi




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In mezzo alla tempesta - 146


Criminalità organizzata,…………di stampo politico - 1


Sono possibili politiche nazionali capaci di modificare il sistema? Quali politiche sono possibili a livello europeo? Perché gli stati, che pure ricevono danni da queste crisi periodiche, sono così impotenti? Cosa, in conclusione, è possibile concretamente fare sul piano politico?

Perché gli stati, che pure ricevono danni da queste crisi periodiche, sono così impotenti?
mariok



Proviamo ad analizzare lo Stato italiano, anche se a questo livello gli altri Stati non sono da meno. Si tratta solo che gli altri sono molto, molto più attenti alla tenuta interna, cercando di far vivere meglio i loro cittadini.

Se i cittadini stanno relativamente bene non guardano con particolare astio a chi sta nella fascia sociale superiore alla propria, e moltiplica le sue fortune con il gioco d’azzardo. I giudici del XVII secolo, come riporta Andreas Baranes, avevano già individuato la malattia del gioco d’azzardo e della speculazione insita nella “finanza”.

Semmai, le fasce inferiori, operai, impiegati, commercianti, piccoli imprenditori, ecc. ecc., nei periodi di bonaccia, raggranellati 4 soldini in più cercavano la scalata sociale partecipando anche loro al grande gioco d’azzardo. Negli anni ’70 era diventata una moda. Erano diventati tutti esperti di Borsa, senza pensare che le teste raffinate che detenevano grandi capitali investiti in Borsa, per campare avevano bisogno del grande allevamento di merli piccoli che investivano i loro piccoli capitali con il sogno di diventare a breve dei Rockefeller.

Fottersi tra di loro è un po’ difficile. E’ come a poker, i professionisti cercano sempre il pollo da spennare.

Il problema di fondo è che ai sudditi italiani è stato sempre fatto credere che sono loro con il loro voto a determinare chi comanda in Italia e di conseguenza può determinare una certa politica oppure una altra.

In realtà non è così.

Ieri sera a “Z” ci stavano 2 sessantenni, Pisapia e Lerner e un settantenne fresco fresco come Zagrebelsky.

Sembrava di essere nel paese delle meraviglie di Alice.

Eppure erano tutti e tre di sinistra. Tutti e tre collaudati e stimati professionisti.

Forse perché la verità in tv non si può dire altrimenti casca il mondo?

Solo il Prof. Zagrebelsky ha fatto un timido accenno ad una fascia maneggiona che poi detiene in parte il potere. Tipo Bisignani, tanto per intederci, all’attenzione della cronaca di questi giorni.

Ma ci sta poi ancora più sopra la fascia dei veri poteri forti, quelli che determinano il funzionamento del Paese.

- Mondo dell’alta finanza
- Mondo bancario
- Vaticano SpA
- Confindustria
- Massoneria
- Mafie SpA, che non sono più quelle dei contadini alla Totò Riina, ma gente che ha studiato nelle migliori università del pianeta e gestisce capitali enormi.
Basta solo pensare che la ‘ndrangheta, da più di 10 anni è al vertice della criminalità organizzata del pianeta controllando il mercato del traffico delle armi, della droga, e il solito vecchio mercato della prostituzione. Per non parlare poi degli altri settori di speculazione.

Nel 2009 le banche occidentali entrano in una profonda crisi di disponibilità di contante. E’ la criminalità organizzata che va in soccorso. Ovviamente non gratis. Quando arrivano loro sei finito.


Gli stati sono impotenti, dal punto di vista delle fasce sociali inferiori, perché all’interno degli Stati le due fasce sociali superiori hanno i loro uomini piazzati in Parlamento e in punti chiave delle istituzioni che condizionano le scelte politiche d’indirizzo dell’esecutivo e del legislativo.

Ne abbiamo visto un classico esempio dopo il 26 febbraio 2013.

Davanti alla sconfitta palese dell’ipotesi di fusione della sinistra democristiana (Pd) e della destra più moderata che trombonescamente e ingannevolmente si spaccia per “Centro”, si è attivato subito un sistema d’interessi alternativo.

Il primo è quello d’Er monnezza, il più sveglio di tutti nell’approfittare di situazioni scabrose pro domo sua, non avendo vinto le elezioni.

Il secondo è quello dei poteri forti che ha intravisto la possibilità comunque di rifare la Dc ancora più ampliata. Da Lettino nipotino fedelino ad Angelino Jolie. I due ragazzi della vecchia Dc del 1992.

Se riescono a far fuori politicamente Er monnezza, magari nel 2014 a causa della sentenza confermativa della Cassazione, il giochino è fatto. La vecchia Dc ridiventa il partito di maggioranza relativa per gli anni a venire, con la protezione indiscussa delle due fasce sociali superiori.

Che poi a guidarla ci siano delle autentiche chiaviche poco importa.

L’importante è tenere distanti dai luoghi decisionali chi ha idee di egualitarismo, come quei sinistrati di sinistra. Pure Prodi con il suo Ulivo ha messo in allarme le due fasce sociali superiori.

Se avesse preso piede l’Ulivo dal punto di vista numerico avrebbe potuto portare in Parlamento un numero di sudditi che avrebbe potuto complicare la vita ai soliti maneggioni.

A più di un mese di distanza la rabbia del mondo di sinistra e della base di sinistra Pd ed ex Pd, è inalterata nei confronti di Grillo.

Lo ritiene responsabile del fallimento di un governo con Bersani e di aver gettato il Pd nelle braccia del Pdl che suonando il piffero lo fa ballare come meglio crede.

Se questa numerosa popolazione riflettesse su quanto accaduto sull’elezione del presidente della Repubblica, potrebbe cominciare a capire che le pressioni su Napolitano che arrivavano anche dalla casa Bianca, dai poteri forti nazionali ed esteri, oltre a quello di Er monnezza, non poteva mai esserci un governo Pd, Sel, M5S.

Cerchiamo di essere pratici.

Ma io autorizzo che vada al potere chi vuole distruggere quel sistema di potere che dura inossidabile da 140 anni????

Nel film “La casa degli spiriti” di Isabelle Allende, mandato in onda 15 giorni fa sulla rete 7, il senatore Esteban Trueba, uno degli uomini più ricchi del Cile che è partito dal niente negli anni ’20, dice chiaramente che la loro classe sociale deve difendersi (1973). Anche a costo di un colpo di Stato.

Sarà ben difficile che le fasce sociali basse che credono nella democrazia e nell’egualitarismo possono mettere il collare a chi crede sostanzialmente nel fascismo, custode dei loro interessi.

Comunque, l’articolo di Andreas Baranes, è dal punto di vista tecnico un bell’articolo.

A prima vista per il livello d’informazione sembra scritto da Enrico Cisnetto.

Ma il fatto che sia pubblicato su Il Manifesto, toglie qualsiasi dubbio.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

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The house of the dead living - 6


Come quelli d’Er monnezza si stanno cucinando a fuoco lento i defunti del Pd.

L’abolizione del rimborso ai partiti nell’ultima campagna elettorale è stato un cavallo di battaglia del Pdl e del M5S.

Adesso hanno obbligato Letta a muoversi producendo un ddl porcata per salvare capra e cavoli in cui gli uomini d’Er monnezza ci sguazzano.

A In Onda, ieri sera, Telese propone il solito sondaggio casereccio “fai da te” su cosa ne pensano i telespettatori, e La7 viene inondata di pareri. L’81 % ritiene che sia una truffa. Commovente.

Oscar Giannino da una sede della Lega a Milano conferma il dato simile ad un suo sondaggio personale.


Bechis vede solo in un senso. Per i dipendenti Pdl tutto bene?

PRIMO PIANO 31 MAGGIO 2013
Bechis : finanziamento e Pd, due farse.

http://tv.liberoquotidiano.it/video/111 ... ard00DWM6U



Quando l’erosione del consenso del Pd sarà tale da garantire una sicurezza tale per vincere nuove elezioni, Er monnezza farà cadere il governo.


Nel calcolo del margine di sicurezza, il Cav calcola eventualmente la decisione del Pd di contrapporgli Renzie - Fonzie.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Cronaca di un affondamento annunciato - 210
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Tutti a casa - 1
http://www.youtube.com/results?search_q ... JnrQFwGFaU
http://www.youtube.com/watch?v=E0HQ1Ul6 ... A6CF43BA90




E quindi uscimmo a riveder le stelle
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

E quindi uscimmo a riveder le stelle (Inferno XXXIV, 139), è l'ultimo verso dell'Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri. Dopo aver faticosamente attraversato la natural burellache collega l'Inferno alla spiaggia dell'Antipurgatorio, Dante e Virgilio alla fine contemplano lo stellato cielo notturno dell'altro emisfero: è un presagio del nuovo cammino di luce e di speranza dopo le tenebre precedenti, "come pura felicità dello sguardo".[1]
Le stelle, osservava Attilio Momigliano,[2] sono la meta di Dante e per questo motivo ricorrono nel verso finale di ogni cantica della Commedia: una rispondenza che «non è pura simmetria, ma espressione del motivo ideale che corre attraverso il poema e lo innalza costantemente verso la meta»




Leggere l’intervista di Andrea Camilleri ti dà questa sensazione. Di tornar a riveder le stelle e anche la luce del giorno.

Di poter finalmente respirare aria pulita a pieni polmoni, dopo gli anni di condanna a vivere all’interno di quel grande buiolone mefitico dello stivalone, dove l’aria è totalmente irrespirabile e ti devi comportare come gli 81 giapponesi sul pulmino di Eugenio, il cugino di Gennaro, (Massimo Troisi). Nei hai una gran voglia, un gran bisogno, di vivere e respirare a pieni polmoni, ma la differenza con Dante è che lui termina lì il suo viaggio, mentre noi tra qualche ora saremmo di nuovo obbligati, volenti o nolenti, a tornare nel gran buiolone e ricominciare a trattenere il fiato.


“NAPOLITANO, IL BIS E LA COSTITUZIONE MANDATA IN VACCA”

(Silvia Truzzi).
02/06/2013 di triskel182


CAMILLERI FUMANTE: “DAL COLLE INVASIONE DI CAMPO NON DA REPUBBLICA PARLAMENTARE BERLUSCONI, MARCHIONNE, FINO AI RIVA: SIAMO UN PAESE NELLE MANI DI RICATTATORI”.


La signora Rosetta apre la porta di casa sorridente. Un filo di fumo ci guida da Andrea Camilleri, al lavoro nel suo studio: è appena uscito Come la penso, autobiografia in forma di saggi e racconti (Chiarelettere). E da Sellerio il nuovo Montalbano, Un covo di vipere. Nuovo, ultimo no. “Quando mai! L’ultimo Montalbano l’ho già scritto, quando ho compiuto ottant’anni: posso dire che il commissario non muore. E che non sposa Livia, non è tipo da matrimonio Salvo Montalbano”. Lui no, ma Andrea Camilleri sì: quest’anno fanno 56 anniversari di nozze. “Ci vuole tanta voglia di stare assieme. E tanta pazienza”. “Ma il commissario è diventato un fedifrago cronico”, proviamo a protestare.

“È perché i maschi quando sentono arrivare la vecchiezza diventano di una fragilità sentimentale incredibile. Quando l’ho detto a mia moglie, mi ha risposto: Spero che non sia autobiografico, Andrea”.

In Come la penso tratteggia una sorta di ritratto “genetico” dell’italiano: impietoso.
C’è un modo di pensare, nell’italiano, che è ancora fascista: piace la prevaricazione, la sopraffazione. È un virus mutante, come quello dell’influenza. Si fa il vaccino e già il virus è cambiato. Noi italiani, è sgradevole dirlo, non amiamo i politici che ragionano e agiscono onestamente. Ferruccio Parri, un uomo mite, onesto, era appena stato nominato presidente del Consiglio e già tutta l’Italia lo chiama “Fessuccio”. Non piacciono, all’italiano, le persone dimesse: bello il luccicore delle divise, bella la parola tonante. Berlusconi no, non è un fascista. Ma ha un modo di proporsi, da gerarca, che piace molto perché è speculare a una certa mentalità italiana. I giudici scrivono: “Anche da presidente del Consiglio gestì una colossale evasione fiscale”. In un Paese normale, questo avrebbe annullato Berlusconi; in Italia gli fa guadagnare voti.

Che dice delle ragazze?
Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Credo che anche queste storie destino l’ammirazione di tanti maschi italiani, e pure di tante femminelle che vorrebbero essere “olgettinizzate”: mettiamo sul mercato questo verbo. Tu ti porti a casa una ragazza, due, tre. E puoi passare inosservato. Ma lui se ne porta a casa trenta perché non vuole affatto passare inosservato: è scioccamente esibizionista.

Su MicroMega lei ha sostenuto l’ineleggibilità di Berlusconi.
I suoi cosiddetti avversari dicono: “Preferiamolo batterlo politicamente”. Solo che non ci sono mai riusciti. E dire questo, batterlo politicamente piuttosto che per vie giudiziarie, è sottilmente pericoloso. I processi se ne vanno per i fatti loro e non si tratta di battere Berlusconi, si tratta di giudicarlo per i reati che ha commesso o non commesso. Dire: preferisco sconfiggerlo politicamente, significa opzionare che la giustizia sia alleata dei politici. L’unica via che hanno è quella di ricorrere a questa legge.
Come fanno a far valere l’ineleggibilità? Il Pdl sta al governo con il Pd…
Io non faccio parte del Pd: se la vedano loro, che si sono consegnati mani e piedi a Berlusconi. Secondo me andrebbe rispettata la legge.

Cadrebbe il governo.
Non so se a Berlusconi converrebbe far cadere il governo, l’Italia è in una situazione difficilissima. Ma me lo faccia dire: come cittadino sono stanco dei ricatti. L’Italia è diventata un Paese che vive di ricatti. E non riguarda solo Berlusconi. Il ricatto lo fa Marchionne, lo fanno i Riva a Taranto. Ormai siamo condizionati dai ricattatori.

Lei ha la stessa età del presidente Napolitano.
Sì, siamo del ‘25 tutti e due: la rielezione non era cosa. Aveva fatto bene quando aveva detto “Me ne vado e buona sera”. Il secondo mandato è stato un errore, sia per chi l’ha proposto sia per chi ha accettato.
Un passaggio strano per i modi, quasi da Repubblica presidenziale.
Da quel momento tutto il fatto costituzionale è andato a vacca. C’è stato un allentamento delle briglie costituzionali, tanto valeva – a lume di logica e di naso e di buon senso – fare un governo del Presidente. È stato più grave l’intervento sui partiti del capo dello Stato. Una sorta d’invasione di campo, un fatto non da Repubblica parlamentare. Bisogna rispettare la Costituzione: non devo essere io a dirlo, dovrebbe essere il presidente Napolitano. Il secondo mandato non è proibito, ma non è un caso che non sia mai successo. Di solito, poi, uno non arriva a fare il capo dello Stato a 40 anni: due mandati fanno 14 anni e te ne vai a 54. Qui te ne vai a 95.

Non un bel segno non aver trovato un’alternativa.
Appena sentii che i Cinque Stelle proponevano Rodotà, feci un balzo di gioia. Dissi a mia moglie: “Che meraviglia, ora agguantano al volo questa liana sospesa, come Tarzan. Ed è fatta”. Quando mai… e sono riusciti a far fare quella figura a Prodi, Dio mio.

L’alternativa c’era, era Rodotà. Cosa ostava a Rodotà?
Loro hanno detto che non ha telefonato…
Queste cose io a sei anni le facevo. “Eh no, perché non mi ha dato la caramella”. M’ha telefonato, non m’ha telefonato: non possono essere ragioni valide per la politica. Sono ragioni infantili, piccole scuse. Se ne possono trovare di migliori.

Tre anni fa in un’intervista al Fatto, disse: “Il Pd va verso il suicidio, avrebbe bisogno di una seduta psicanalitica collettiva”. Quasi profetico.
Devo ammettere, ahimè, che in queste ultime elezioni ho suggerito di votare Pd. Ho aderito a un invito di Alberto Asor Rosa. Lui temeva che un Pd debole fosse costretto ad allearsi con Monti: si pensava che Monti avrebbe avuto un successo maggiore. E l’idea di Asor Rosa era portare il Pd a un’alleanza con Sel, invece che Monti. Sbagliammo i calcoli, entrambi. Tutto potevamo prevedere, tranne le estrosità di Pier Luigi Bersani.

Estrosità?
Eh, chiamiamola così. Dissi quel fatto della psicanalisi per via delle due anime del Pd: una cattolica e una ex comunista. Invece la cosa è risultata ancora più complessa: la lunga convivenza tra queste due anime ha fatto sì che invece di essere una bianca e una nera, diventassero tutte e due grigie. Creando situazioni psicanalitiche ancora più oscure. Ora, onestamente, siamo più da psichiatria che da psicanalisi.

Che fine farà il Pd?
Sparisce. O si raccoglie attorno agli oppositori interni, come Civati.
Epifani? Una toppa.

In questi giorni arrivano dalla sua Sicilia notizie del processo sulla trattativa Stato-mafia. Che idea si è fatto di questa storia?
Dunque: uomini dello Stato e mafiosi sono accusati di avere trattato insieme. Tu puoi ipotizzare che le prime trattative si svolsero con Totò Riina. Puoi pensare che un capomafia come lui vede sedersi davanti a sé un colonnello dei Carabinieri e non gli chiede le commendatizie?

Cosa sono?
Chi c’è dietro, chi ti manda. Da questa parte abbiamo un capomafia di grande potere e grande forza, dall’altra un semplice colonnello dei Carabinieri. È chiaro che mai lo avrebbe ricevuto se questo colonnello dei Carabinieri non gli avesse portato le credenziali. Cioè a dire: dietro di me, c’è questo e quest’altro ministro. E te ne do anche la prova. Oggi due ministri sono accusati di falsa testimonianza: è cosa da poco, uno scherzetto. Il generale Mori non ha mai detto chi lo mandò, ma è chiaro che non andò da solo. Nemmeno l’avrebbero fatto entrare. Nella seconda fase della trattativa intervenne Provenzano, con l’eliminazione di Riina: era indispensabile levarlo di mezzo, per poter trattare seriamente perché le pretese di Riina erano eccessive. Dopodiché un ex ministro viene a dire: “Ho allentato il 41 bis di mia spontanea volontà, decidendo da solo”. E va bene, allora. Questo processo ci viene a raccontare solo la mezza messa, come si usa dire dalle mie parti. La vera messa forse era nell’agenda di Borsellino.

Non sapremo mai la verità?
Ma quando mai abbiamo saputo la verità sulle cose italiane! Pensiamo alle stragi: Bologna, piazza Fontana, l’Italicus. In Italia esistono solo i servizi deviati, quelli non deviati no. Tutto il casino, tra il Colle e la Procura di Palermo, sta a dimostrare, così a fiuto, che la cosa è talmente grossa che hanno paura di uno sconvolgimento istituzionale, se la verità venisse a galla.

Possibile che non abbiamo anticorpi verso tutto questo?
Prendiamo l’informazione. I giornali degli anni Cinquanta parlavano chiaro: c’erano polemiche anche forti, ma l’informazione era esaustiva, non parziale come ora. A quei tempi noi ci esercitavamo nella libertà, non l’avevamo avuta per tanto tempo. Le tribune politiche si svolgevano di fronte a 30 giornalisti, liberissimi di fare tutte le domande che volevano al politico di turno. Le domande non erano concordate prima, le domande erano a levare la pelle. Oggi è tutto concordato e i giornalisti scelti a seconda della convenienza. Ho sentito un giorno un cronista chiedere a Tony Blair: “Lo sa che lei ha le mani sporche di sangue?” E lui, dopo un momento di esitazione, si è messo a rispondere. Provate a rivolgere una domanda di questa violenza a un politico italiano. Non è più possibile, negli anni Cinquanta era possibile.

Vale anche per la produzione culturale?
Il fervore di quei primi anni del Dopoguerra era dovuto al fatto che il mondo si apriva davanti a noi. E tutto quello che ci era stato negato – i grandi scrittori americani, i musicisti, i pittori, i francesi, gli inglesi – provocava un desiderio di linfa culturale e vitale. Tu ne eri così pieno che avevi la voglia di restituirla. Poi c’è stata una sorta di saturazione. E quando arrivò la Democrazia cristiana con la censura, fu in un certo senso stimolante: ti ribellavi alla censura.

Ogni censura trova il suo antidoto, si dice.
Ma certo. Mi ricordo quando Andreotti proibì L’Arialda con la regia di Luchino Visconti e successero macelli. Questo ci teneva svegli. Ora c’è un assopimento, un andazzo, senza più un vero scontro culturale.
Non è che abbiamo meno strumenti intellettuali?
Le persone si sono disabituate. Ormai tutti sono dei seguaci delle fabbriche del credere. La fabbrica del credere numero uno è la televisione: quello che dice la televisione è Vangelo.

Internet è una contromisura?

Assolutamente. Se ci fossero state solo le tv senza Internet non avremmo avuto le primavere arabe, non sarebbero state possibili senza comunicazione diretta, non mediata. La comunicazione mediata è velenosa, è contraffatta.

Di mezzo ci sono i media, appunto.
E le proprietà: un giornale come il Fatto, se dovesse dipendere da un proprietario, sarebbe così libero di scrivere quello che scrive? Non credo. Quando c’era un solo canale in televisione, il colonnello Bernacca leggeva le previsioni del tempo. E diceva: “Domenica potete fare tutti una bellissima gita, perché splenderà il sole”. E la domenica veniva una pioggia fottuta. O viceversa. Io avevo un compare, Peppe Fiorentino, il quale sentiva le previsioni di Bernacca e diceva: ”OI po si o po no ‘u paracqua m’u porto”. E allora dico: quando guardate la televisione, portatevi appresso il paracqua. Cioè a dire: apritelo, in modo che il cervello non vi si bagni e voi possiate ragionare di testa vostra; altrimenti la tv v’inonda. Ma è un esercizio difficile, anche perché si dice che la Rai offre la possibilità di avere tre canali, di cui il terzo è quello più di sinistra. Ma dove? Come segnale stradale? A momenti ho sentito più elogi di Berlusconi sul Tg3 che sul Tg1. Dov’è tutta questa differenza? Ai miei tempi c’era.

Questo dipende dal fatto che anche i partiti si sono omologati?
Mi rifiuto di chiamare quello che vedo e sento in questi ultimi tempi “Politica”. Politica oggi è sinonimo di corruzione. Vogliamo dissentire? Dopo Mani pulite sembrava chissà che cosa, invece siamo ridotti peggio di prima. Ed è del tutto trasversale. Una volta almeno Berlinguer poteva permettersi di teorizzare la diversità, ora il signor Penati mi pare che appartenga al Pd. Come il presidente della Provincia di Taranto. L’Italia dei Valori te la raccomando. Alla gente comune, che dice “sono tutti ladri” non gli puoi dare torto. Perfino i consiglieri regionali e comunali rubano. Allora perché io lo devo chiamare “uomo politico”? Lo chiamo ladro, perché i ladri sono quelli che rubano.
Una politica che cambia casacca nel giro di ventiquattro ore è politica?
In Sicilia si dice: u porco pa’ coda e l’omo pe’ a palora. Il porco si riconosce perché ha la coda a tortiglione. E l’uomo si riconosce per la parola data. Dicono: “Non faremo mai il governo con Berlusconi”, allora i cittadini li votano. Dopo un giorno, fanno il governo con Berlusconi. Tu non sei un uomo politico, sei un truffatore. Perché dovremmo avere fiducia in una corporazione che non fa altro che difendersi?

A cosa pensa?
Do un esempio, incontrovertibile. La Camera nega l’autorizzazione a procedere per Cosentino. Appena lui decade, se ne va in galera. Allora, io ho fiducia nella politica. Non ho fiducia in questa cosa oscena che ci spacciano per politica.

I partiti sono la vera antipolitica?

Non c’è dubbio. Sono la negazione della politica. Dicono che in politica tutto è possibile. Non è vero. In politica sono possibili più cose, ma non “tutto”. Altrimenti è un bordello, non politica. La politica è un patto che va continuamente rispettato tra gli elettori e coloro che vengono votati per rappresentare i cittadini. Ma è tradito dal fatto che questa legge elettorale fa sì che l’uomo politico non rappresenti un caXXo, perché è stato nominato dalle segreterie dei partiti e non votato. L’uomo politico, se lo possiamo chiamare così, è sempre più negato ai suoi doveri. Non solo: proprio questo porta a non rispettare le regole interne, vedi i 101 che votano contro Prodi.

Che pensa di Grillo?
Non so che pensarne. Una volta dissi: probabilmente i suoi grillini sono migliori di lui, più concreti. Lui è un capopopolo, un trascina folle. Poi quando si arriva al concreto della politica probabilmente lì in mezzo c’è qualcuno che è capace di fare la buona politica: hanno voglia di fare l’interesse dell’Italia. Non sono ridotti come la stragrande maggioranza dei politici italiani a fare il proprio interesse, o quello del partito.

Oltre i Cinque Stelle?
La Boldrini è una donna che si è occupata di profughi e rifugiati. Ebbene, ha accettato la candidatura di Sel e alla Camera ha tenuto un discorso estremamente politico, anzi di bella politica. Finalmente.

C’è un’ondata di rivalutazioni della Prima Repubblica. Lei ne ha nostalgia?
Ma per carità! La Prima Repubblica è stata una prova generale andata male. La Seconda non è andata meglio, la Terza sta andando peggio. Però non mi va di essere pessimista: gli elementi buoni a un certo punto si stancheranno di starsene tranquilli. Mi ricordo una frase bellissima di Alberto Savinio. Dicevano: “Dio riconoscerà i suoi”. E Alberto Savinio chiosava: “A fiuto”, perché una volta i cattolici non si lavavano per non commettere peccato mortale toccandosi le parti intime. Ecco, quelli giusti si riconosceranno a fiuto, indipendentemente dal partito cui appartengono.

Una rivoluzione?
Fino a oggi il popolo italiano ha dimostrato una pazienza e una resistenza psicologica notevoli. Basta pensare alla disoccupazione dilagante, alla difficoltà delle famiglie. Grillo ha ragione quando dice di aver incanalato un malcontento che avrebbe potuto anche essere violento.
La politica, compreso il governo tecnico, ha dimostrato un sostanziale disinteresse verso il disagio sociale.
Questi qui vivono in un ventre di balena! Non hanno nessun contatto con la gente, perché non sono stati più eletti. Il Papa tedesco è stato allevato sempre dentro la Chiesa, questo nuovo ci fa un’enorme impressione perché la sua origine è in mezzo ai poveri. Anche se pure lui… Va benissimo ricordare don Puglisi, ma si è ben guardato da ricordare Don Gallo. Quello sì che rompeva veramente i cabasisi… E così il Pd ha cominciato a morire quando ha perso il contatto con la base, con i lavoratori. Ma perché il Pd dovrebbe occuparsi dei lavoratori?

Forse perché è un partito di sinistra?
S’illude, cara. Di lavoro si occupa Sel, se ne occupa Landini. Che infatti ormai sembra un marziano.

Da 02/06/2013.
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

tanto di cappello.
ma nessuno illustra con cosa si sostituiscono questi benedetti-maledetti "partiti" , chi se ne occupa, con quali garanzie democratiche...
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Amadeus ha scritto:tanto di cappello.
ma nessuno illustra con cosa si sostituiscono questi benedetti-maledetti "partiti" , chi se ne occupa, con quali garanzie democratiche...


……..ma nessuno illustra con cosa si sostituiscono questi benedetti-maledetti "partiti" , chi se ne occupa, con quali garanzie democratiche...

Non può illustrarlo perché nessuno è in grado di curare la malattia.


In Come la penso tratteggia una sorta di ritratto “genetico” dell’italiano: impietoso.
C’è un modo di pensare, nell’italiano, che è ancora fascista: piace la prevaricazione, la sopraffazione. È un virus mutante, come quello dell’influenza. Si fa il vaccino e già il virus è cambiato. Noi italiani, è sgradevole dirlo, non amiamo i politici che ragionano e agiscono onestamente. Ferruccio Parri, un uomo mite, onesto, era appena stato nominato presidente del Consiglio e già tutta l’Italia lo chiama “Fessuccio”. Non piacciono, all’italiano, le persone dimesse: bello il luccicore delle divise, bella la parola tonante. Berlusconi no, non è un fascista. Ma ha un modo di proporsi, da gerarca, che piace molto perché è speculare a una certa mentalità italiana. I giudici scrivono: “Anche da presidente del Consiglio gestì una colossale evasione fiscale”. In un Paese normale, questo avrebbe annullato Berlusconi; in Italia gli fa guadagnare voti.


1) C’è un modo di pensare, nell’italiano, che è ancora fascista: piace la prevaricazione, la sopraffazione e sembra che non ci si possa porre rimedio.

Per contro, anche la folla ci mette sempre del suo. In quanto “femmina” ama essere fottuta. La folla che correva a Piazza Venezia per ascoltare il duce ( la rete in questo momento non è presente nessun filmato Luce).

Sono in molti, allora come oggi a pensare: “Duce (o chi per esso) pensaci tu. Risolvi tu i nostri problemi.”

Una volta conquistate, la libertà e la democrazia vanno difese ogni giorno.

Il popolo italiano si è accontentato tra il ’92 e il ’96 che fosse Mani pulite a risolvergli i problemi.

Ma come sostiene Davigo, noi come magistratura non potevamo andare oltre un certo limite istituzionale nel perseguire i crimini. Dopo mani pulite il compito di darsi nuove regole spettava alla politica.

Già, …la politica.

In questi casi il paragone che calza di più tutti è sempre quello medico

Quando l’equipe medica apre il malato e individua la zona colpita da tumore, cerca di eliminare tutte le fasce cancerogene affinché il male non si diffonda per il resto del corpo.

Solo che nel 1994, il sistema politico si è dotato una cella cancerogena ad alto potenziale, che in 19 anni ha contaminato e distrutto l’intero corpo.

Adesso siamo alla fine di un ciclo in cui le metastasi hanno danneggiato l’intero corpaccione italico.

In questi casi i medici ti aprono e ti richiudono subito.

Poi uno di loro esce e comunica ai familiari che non c’è più niente da fare.

E’ un po’ più chiaro ora sul perché valutando gli 11 anni passati sul forum dell’Ulivo.it, poi su quello di Gianni, ed ora su questo, posso tranquillamente affermare di aver fallito in pieno su quanto mi ero riproposto, cioè di evidenziare circa il pericolo dell’esplosione del cancro Berlusconi all’interno del corpo Italia che inevitabilmente avrebbe compromesso l’intero tessuto politico sociale italiano?

Non è mai esistita una vera classe politica nella seconda Repubblica.

Non bastava la sola presenza di Romano Prodi, non aveva intorno una classe politica decente.

Nanni Moretti non era ubriaco in Piazza Navona nel febbraio del 2002 quando affermava che con questa classe dirigente il Cs non avrebbe mai vinto.

Al di là della Madonna pellegrina strappata a Bruxelles nel 2005, quella chiavica di cs non ha mai vinto.

Profezia rispettata.
lucfig
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da lucfig »

Come se ne viene fuori?

A questa domanda mi viene l'unica risposta, la stessa del Buon Giorno di Gramellini

da www.lastampa.it

Brutta ciao

Oggi il Buongiorno ce lo dà il lettore Antonio Cascio. Racconta di un italiano che se ne va e non è un bel buongiorno, almeno per chi resta. In questa storia riconoscerete un amico, un parente, forse voi stessi.
Il mio augurio è che qualche politico la legga e la trasformi nella sua ragione di vita, facendo il possibile, ma anche l’impossibile, per fermare l’emorragia di saperi, speranze ed energie che sta dissanguando la terra in cui siamo nati e in cui vorremmo continuare a vivere.


Questa sera andrò a festeggiare la partenza di un caro amico di 38 anni, che domani prenderà l’aereo destinazione Singapore. Lì lo aspetta un lavoro qualificato, pagato, dignitoso, di alta specializzazione. Un lavoro che ha cercato in Italia per troppo tempo perché, per l’ennesima volta, l’azienda per cui lavorava ha chiuso o delocalizzato. Dovrà occuparsi di internazionalizzazione di un prodotto - tipico italiano, ma non italiano - per i mercati emergenti.

Sono ovviamente contento per lui, ma stasera, con gli amici di infanzia, non so ancora se festeggeremo un nuovo inizio o intoneremo l’ennesimo «de profundis» della mia generazione.

L’ennesimo, perché non è il primo amico che parte: ne ho in Francia, in Svizzera e tutti con egregi titoli di studio, competenze e referenze. Tutti partiti perché «qui non trovavano».

Ho purtroppo l’impressione che i miei cari amici non siano altro che gli avamposti del nuovo emigrante italico. Adesso partono i più bravi, i professionisti, «quelli che hanno mercato», domani toccherà ai disperati. Ma come posso biasimarli? In fin dei conti lasciano un Paese moribondo, senza speranza, senza futuro, dove addirittura le newsletter per le ricerche di lavoro sono a pagamento (sembra una tassa sulla speranza, o peggio, sulla disperazione). Dove le retribuzioni sono le più basse d’Europa e cambiare lavoro è un lusso soltanto pensarlo (ma come puoi minimamente decidere di ricominciare quando hai 40 anni, genitori anziani, figli piccoli e una pressione fiscale che supera il 50%?). Dove il domani fa solo paura e si sono sacrificate intere generazioni sull’altare del «diritto acquisito» e dello «scatto d’anzianità». Un Paese apparentemente fondato sulla famiglia perché il termine «nepotismo» potrebbe suonare male.

Credo che ormai non ci siano più parole per definire la nostra classe politica, avviluppata su se stessa ed esclusivamente concentrata sulla propria sopravvivenza, troppo occupata a discutere sul sesso degli angeli, sulle guerre interne, sul reciproco discredito, paralizzata, incompetente e, mi viene da dire, senza figli da salutare.

Mi sento sconfitto, avremmo bisogno di un nuovo domani, di speranza, di futuro. Io mi limito a fare studiare l’inglese ai miei figli, sperando che un giorno, almeno loro, possano raggiungere i miei cari amici non più vicini e troppo lontani. Buon viaggio, «Vecchio».
_____________________
«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
_____________________
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

lucfig ha scritto:Come se ne viene fuori?

A questa domanda mi viene l'unica risposta, la stessa del Buon Giorno di Gramellini
Concordo. E' l'unica prospettiva che vedo. Ed è anche per questo che sono e resto un europeista convinto. Per i nostri figli e nipoti, la speranza è che domani spostarsi dall'Italia alla Germania o all' UK, non sia molto diverso dallo spostarsi oggi per un americano dalla Florida alla California o al Texas.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Credo che ormai non ci siano più parole per definire la nostra classe politica, avviluppata su se stessa ed esclusivamente concentrata sulla propria sopravvivenza, troppo occupata a discutere sul sesso degli angeli, sulle guerre interne, sul reciproco discredito, paralizzata, incompetente e, mi viene da dire, senza figli da salutare.
MG


Direi di partire da questa riflessione per cominciare a ragionarci sopra.

Non fa assolutamente una grinza quanto afferma Gramellini. Ma……….

Esistono altri attori in commedia. E’ l’elettorato italiano che continua a mandarli là pur sapendo che non sono adatti.

Dal primo dopo Prodi del 1998, la sinistra italiana ha totalmente smesso di fare politica.

Ha sposato per l’intero la teoria democristiana che per raggiungere il potere non è necessario fare politica, ma basta sommare i partiti.

In questo modo muoiono i partiti e con loro la democrazia. Adesso siamo nella fase finale del decesso per questa sciagurata scelta.

Domanda:

“Ma perché agli italiani stà ancora bene così???”

Preso atto dello spettacolino degli ultimi tre mesi una parte di italiani ha cominciato a dire basta anche agli interessi più immediati della politica sul territorio.

L’astensionismo medio ha raggiunto il 38 %

Preso atto della qualità degli attori della tragicommedia italiana la cifra dell’astensionismo è destinata ad aumentare.

C’è anche da chiedersi perché gli italiani da sudditi non si ribellano.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi



Come inizia una guerra civile – 266
La cruna dell’ago – 231
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 231
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 211
Cronaca di un affondamento annunciato - 211
In mezzo alla tempesta - 149


Il punto – 1 – Prima parte
Un mese difficile.


Masaniello 2.0 ha fatto tutto da solo. Ha portato il suo Movimento dal 2,7 % del settembre 2011, al 25,55 % nel febbraio scorso, per poi riportarlo al 19,1 % di venerdì 31 maggio 2013.

Definire Stefano Rodotà un ottuagenario beneficato dalla rete, solo perché ha avanzato una critica politica nei suoi confronti stabilisce un precedente che in politica lascia forti segni.

Oltre un mese fa era stato proposto come suo candidato alla presidenza della Repubblica.

Aveva quindi proposto un ottuagenario beneficato dalla rete?

Masaniello 2.0 che conosce molto bene la comunicazione non può non aver capito di aver dato uno stop senza precedenti al suo Movimento.

Non è più credibile perché il suo è stato un comportamento da dittatore peggio di Berlusconi.

Mi servi quando io tiro i fili, ma quando mi critichi ti distruggo.

Cosa succederà nel M5S nelle prossime settimane é difficile da prevedere. Al suo interno ha un’ala scissionista che mirerebbe ad unirsi a Sel e Pd, quella che fa sognare ancora i bersaniani se dovesse cadere il governo Letta. Se ne occupa stamani in seconda pagina IFQ con un articolo dal titolo:

Bersani poteva essere
salvato dal Movimento
di Loris Mazzetti

Bisognerà anche verificare come Masaniello 2.0 e la sua strana rivoluzione “democratica”, sapranno tamponare al madornale errore commesso.

Basterà tamponare il tutto con l’inversione di rotta permettendo ai suoi di frequentare la Tv?

Lo ha fatto ieri Roberto Fico dall’Annunziata.

1. Fico in tv dalla Annunziata: finisce il tabù M5S - l'Unità
http://www.unita.it/.../fico-dalla-annu ... e-grillo-r...
3 ore fa – CRONACA WEB | Roberto Fico, deputato 5 Stelle, da Lucia Annunziata a "In 1/2" su Rai3 oggi. Finisce il tabù del partito di Grillo e Casaleggio ...

Se continuasse su questa linea sarebbe un’ammissione di errore.

Non ho sentito Fico dall’Annunziata, ma mi è bastato ascoltare Marcello Di Vico candidato sindaco a Roma.

In effetti in questo caso Grillo aveva ragione, i suoi dicono le stesse cazzate dei suoi colleghi che devono essere mandati a casa.

E’ preferibile che tengano la bocca chiusa.

Loris Mazzetti sostiene che Grillo “preferisce un movimento al 15 % ma coeso, senza ripensamenti e grida ai quattro venti il rispetto degli accordi firmati in Parlamento, altrimenti: la porta”

Quasi quattrocento anni dopo Masaniello 1.0, Grillo ha tentato una Rivoluzione di per sé giusta nelle intenzioni, perché i partiti, tutti quanti, falliti nel novembre 2011 con Berlusconi, non intendono mollare ma soprattutto non intendono rinnovarsi.

In questo caso ci viene incontro un’affermazione di Gustavo Zagrebelsky:
Un antico testo anonimo firmato "il vecchio oligarca" - "La costituzione degli ateniesi" - sosteneva che la democrazia degenera senza avere le energie per autoriformarsi.

E’ quanto sta accadendo in Italia negli ultimi 3 anni.

Solo che Masaniello 2.0, ha sbagliato completamente i fondamentali e adesso le lacune vengono alla luce.

La Rivoluzione proposta da Grillo, di tipo “democratico” perché si svolge nell’ambito parlamentare è una rivoluzione di tipo nuovo. Nello stesso tempo difficile da attuare per via delle forze in campo.

Ma anche lui ha commesso errori come accade in tutte le rivoluzioni. Ha mandato dei principianti allo sbaraglio, e quindi ha dato la tetta sensazione di un Rivoluzione mancata.

E’ giusto, visto le dimensioni delle metastasi della corruzione in Italia, l’aver mandato gente giovane e onesta.

Ma la guerra necessitava anche di gente preparata. E per questo orecchio Grillo non ci sente, perché potrebbero partire numerosi “vaffa” nei sui confronti.

Continua in:
Punto -1 – seconda parte
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