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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Come se ne viene fuori ? - Pagina 37
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Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 10/05/2012, 11:51
da Maucat
Una bella fetta del PDL vorrebbe farlo (Ex Aennini... in testa) ma poi con lo spread a 500 e oltre chi riuscirà a gestire la campagna elettorale per recuperare i voti persi?
Comunque io sarei contento se Monti cadesse e si andasse subito alle elezioni...

PS Pierfurbi ha sbolognato Rutelli e Fini e si avvicina al Partito liquido dei moderati... con Montezemolo e parte dei Berluscones... se finalmente Bersani e compagnia capissero che Casini come dice Fini è inaffidabile e lo sfanculassero...

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 10/05/2012, 12:48
da camillobenso
Day after day

Aspettando il botto


Ma vaaa? …Nei prossimi mesi i dati peggioreranno ancora?......Se l’Europa non riprende a crescere c’è la possibilità che deflagri tutto?

E noi non ce lo sapevamo? Lo stiamo scrivendo da mesi, forse da più di un anno quello che ora state dicendo voi, cari Draghi e sora Marecegaglia. E ve ne siete accorti solo ora., dopo che avete appoggiato una marea di cazzate ?

Lo sapevamo noi,..lo sapeva la signora Pina di Voghera, ..lo sapeva anca quel che mena el ges a Milano, lo sapevano anche i sassi a Genova e Torino,…. E voi non lo sapevate,..non ne ve ne siete mai accorti o avete fatto finta di non accorgervene?

***

Bce, allarme occupazione: “Nei prossimi mesi i dati peggioreranno ancora”
Nel bollettino di maggio, la Banca centrale europea parla di "ulteriori sviluppi negativi nel prossimo futuro". L'istituto guidato da Mario Draghi chiede "risanamento, riforme e crescita" soprattutto agli stati con problemi legati al debito sovrano. Marcegaglia: "O l'Europa riprende a crescere o c'è la possibilità che deflagri tutto"



di Redazione Il Fatto Quotidiano | 10 maggio 2012


“I mercati del lavoro dell’area euro continuano a indebolirsi”. La Banca centrale europea, nel bollettino di maggio, certifica che la crisi non è finita. E che i suoi effetti più drammatici sul fronte occupazionale devono ancora arrivare, dopo che il tasso di disoccupazione a marzo ha raggiunto il 10,9% (pochi giorni fa i dati Istat hanno specificato che, in Italia, la disoccupazione giovanile sfiora il 35%). “I dati delle indagini – scrive la Bce – segnalano ulteriori sviluppi negativi nel prossimo futuro”.

L’allarme non riguarda solo le prospettive occupazionali, ma anche la situazione del credito alle imprese. Secondo l’istituto di Francoforte “la situazione finanziaria delle piccole e medie imprese nell’Eurozona è deteriorata fra ottobre e marzo, con una disponibilità di finanziamento esterno che si è ridotta mentre aumentano i casi di rifiuto delle richieste di prestiti bancari”. La Bce definisce la politica delle banche “assai prudente”. Quale ricetta per il rilancio? L’istituto guidato da Mario Draghi spiega che “insieme al risanamento dei conti pubblici, bisogna incrementare la crescita e il suo potenziale nell’area dell’euro attraverso riforme strutturali incisive, perché se il risanamento grava sulla crescita a breve, favorisce “gli investimenti privati e la crescita a medio termine”.

In generale, si legge nel bollettino, gli indicatori disponibili per il primo trimestre “mettono in luce un contesto caratterizzato da incertezza. Al tempo stesso, vi sono indicazioni del procedere della ripresa su scala mondiale”. Su un orizzonte temporale più lungo, il Consiglio direttivo della Bce “continua ad attendersi che in corso d’anno l’economia dell’area dell’euro registri un graduale recupero, favorito dalla domanda estera, dai tassi di interesse a breve termine molto contenuti nell’area e da tutte le misure adottate per promuovere il buon funzionamento dell’economia dell’area”. Poi un riferimento alle economie più deboli e al rischio default di paesi come la Grecia: “Vi è l’aspettativa che la dinamica di fondo della crescita continui a essere frenata dalle tensioni residue in alcuni mercati del debito sovrano dell’area dell’euro e dal loro impatto sulle condizioni di credito, nonchè dal processo di aggiustamento dei bilanci nei settori finanziario e non finanziario e dall’elevata disoccupazione”.

“O l’Europa riprende a crescere o c’è la possibilità che deflagri tutto”. Lo dice presidente di Confindustria Emma Marcegaglia commentando i dati Bce. A margine dell’assemblea di Unindustria la leader degli industriali ha sottolineato che sul fronte della crisi “prima di tutto il tema è europeo, perché l’Europa in questi anni, sulla logica tedesca, ha parlato solo di austerità, di riduzione del debito e del deficit. Ma dal tavolo europeo sono completamente scomparse la crescita, l’occupazione, la speranza. E non può essere così”. Emma Marcegaglia avverte: “Abbiamo visto quello che è successo in Grecia, quello che sta accadendo in Spagna. In parte anche noi abbiamo problemi di recessione, e la stessa Francia sta rallentando molto”: in questo quadro, l’Europa deve “riprendere la crescita” o “deflagra tutto”.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 10/05/2012, 12:48
da camillobenso
Day after day

Aspettando il botto


Ma vaaa? …Nei prossimi mesi i dati peggioreranno ancora?......Se l’Europa non riprende a crescere c’è la possibilità che deflagri tutto?

E noi non ce lo sapevamo? Lo stiamo scrivendo da mesi, forse da più di un anno quello che ora state dicendo voi, cari Draghi e sora Marecegaglia. E ve ne siete accorti solo ora., dopo che avete appoggiato una marea di cazzate ?

Lo sapevamo noi,..lo sapeva la signora Pina di Voghera, ..lo sapeva anca quel che mena el ges a Milano, lo sapevano anche i sassi a Genova e Torino,…. E voi non lo sapevate,..non ne ve ne siete mai accorti o avete fatto finta di non accorgervene?

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Bce, allarme occupazione: “Nei prossimi mesi i dati peggioreranno ancora”
Nel bollettino di maggio, la Banca centrale europea parla di "ulteriori sviluppi negativi nel prossimo futuro". L'istituto guidato da Mario Draghi chiede "risanamento, riforme e crescita" soprattutto agli stati con problemi legati al debito sovrano. Marcegaglia: "O l'Europa riprende a crescere o c'è la possibilità che deflagri tutto"



di Redazione Il Fatto Quotidiano | 10 maggio 2012


“I mercati del lavoro dell’area euro continuano a indebolirsi”. La Banca centrale europea, nel bollettino di maggio, certifica che la crisi non è finita. E che i suoi effetti più drammatici sul fronte occupazionale devono ancora arrivare, dopo che il tasso di disoccupazione a marzo ha raggiunto il 10,9% (pochi giorni fa i dati Istat hanno specificato che, in Italia, la disoccupazione giovanile sfiora il 35%). “I dati delle indagini – scrive la Bce – segnalano ulteriori sviluppi negativi nel prossimo futuro”.

L’allarme non riguarda solo le prospettive occupazionali, ma anche la situazione del credito alle imprese. Secondo l’istituto di Francoforte “la situazione finanziaria delle piccole e medie imprese nell’Eurozona è deteriorata fra ottobre e marzo, con una disponibilità di finanziamento esterno che si è ridotta mentre aumentano i casi di rifiuto delle richieste di prestiti bancari”. La Bce definisce la politica delle banche “assai prudente”. Quale ricetta per il rilancio? L’istituto guidato da Mario Draghi spiega che “insieme al risanamento dei conti pubblici, bisogna incrementare la crescita e il suo potenziale nell’area dell’euro attraverso riforme strutturali incisive, perché se il risanamento grava sulla crescita a breve, favorisce “gli investimenti privati e la crescita a medio termine”.

In generale, si legge nel bollettino, gli indicatori disponibili per il primo trimestre “mettono in luce un contesto caratterizzato da incertezza. Al tempo stesso, vi sono indicazioni del procedere della ripresa su scala mondiale”. Su un orizzonte temporale più lungo, il Consiglio direttivo della Bce “continua ad attendersi che in corso d’anno l’economia dell’area dell’euro registri un graduale recupero, favorito dalla domanda estera, dai tassi di interesse a breve termine molto contenuti nell’area e da tutte le misure adottate per promuovere il buon funzionamento dell’economia dell’area”. Poi un riferimento alle economie più deboli e al rischio default di paesi come la Grecia: “Vi è l’aspettativa che la dinamica di fondo della crescita continui a essere frenata dalle tensioni residue in alcuni mercati del debito sovrano dell’area dell’euro e dal loro impatto sulle condizioni di credito, nonchè dal processo di aggiustamento dei bilanci nei settori finanziario e non finanziario e dall’elevata disoccupazione”.

“O l’Europa riprende a crescere o c’è la possibilità che deflagri tutto”. Lo dice presidente di Confindustria Emma Marcegaglia commentando i dati Bce. A margine dell’assemblea di Unindustria la leader degli industriali ha sottolineato che sul fronte della crisi “prima di tutto il tema è europeo, perché l’Europa in questi anni, sulla logica tedesca, ha parlato solo di austerità, di riduzione del debito e del deficit. Ma dal tavolo europeo sono completamente scomparse la crescita, l’occupazione, la speranza. E non può essere così”. Emma Marcegaglia avverte: “Abbiamo visto quello che è successo in Grecia, quello che sta accadendo in Spagna. In parte anche noi abbiamo problemi di recessione, e la stessa Francia sta rallentando molto”: in questo quadro, l’Europa deve “riprendere la crescita” o “deflagra tutto”.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 10/05/2012, 13:08
da Maucat
Crescita si ma non con la precarietà del lavoro, con le delocalizzazioni, con i soldi pubblici pompati dallo Stato e girati nei paradisi fiscali... cara Marcegaglia.
Crescita si ma non con la finanza speculativa che governa tutto, con le Banche che danno i soldi solo sempre ai soliti furbetti... caro Draghi.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 10/05/2012, 14:05
da camillobenso
La rassegna stampa di oggi pubblicata dal Ministero Dell'Interno.

http://tweb.interno.it/news/daily/rasse ... STAMPA.pdf

***

Nota
Allargando l'immagine è possibile leggere tutto quanto scritto

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 10/05/2012, 16:11
da mariok
E insiste...e insiste...



BERLINO

Merkel: «Freno ai debiti e crescita
sono i due pilastri per battere la crisi»


Secondo la cancelliera tedesca non ci sono strumenti
miracolosi contro la crisi: no agli Eurobond

Merkel: «No aumento debito per crescita»

MILANO - Sì alla crescita, ma non a quella finanziata con i prestiti che avrebbe effetti controproducenti. Angela Merkel torna a parlare della crisi e lo fa in Parlamento a Berlino. Secondo la cancelliera tedesca bisogna avere pazienza e accettare che «la crisi non si supera in un colpo». «La riduzione del debito e il rafforzamento della crescita e dell'occupazione - ha detto la Merkel - sono i pilastri della strategia dei capi di governo e delle istituzioni europee per sconfiggere la crisi europea del debito».

IL PROCESSO - È un«lungo, faticoso processo» quello per arrivare a una soluzione della congiuntura nella zona Euro, di cui si parlerà anche al G8 in programma per la prossima settimana negli Stati Uniti. «Non ci sono strumenti miracolosi contro la crisi - ha detto la Merkel, ribadendo ancora una volta - gli eurobond non sono sostenibili». A queste parole si sono unite quelle del premier Mario Monti: l'Ue deve «mantenere un impianto di disciplina della finanza pubblica - ha detto - che non deve essere messo in discussione ma bisogna dare grande importanza anche a nuove iniziative per la crescita non solo per creare occupazione ma anche perchè in economie che non crescono è difficile mantenere la stabilità della finanza pubblica»

Redazione Online
10 maggio 2012 | 15:52

http://www.corriere.it/economia/12_magg ... 9d79.shtml

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 10/05/2012, 19:27
da camillobenso
Grandi manovre

La marescialla


La muffa del novecento resiste nel nuovo secolo.

Santanchè smentisce Alfano: “Nessuna sconfitta del Pdl, siamo in vantaggio”

La pasionaria del centrodestra parla di "ventata di antipolitica" e replica al segretario del suo partito: "Alle analisi catastrofiche che ho letto sui giornali rispondo con i dati aggregati: sommando le liste civiche apparentate con noi, siamo al 28,66 per cento"


di Paola Zanca | 10 maggio 2012 - Commenti (304)


“Abbiamo perso? Per me il risultato di ieri è 4 a 3 per il Pdl”. L’ottimismo di Daniela Santanchè è disarmante. Il giorno dopo la scomparsa dell’ex primo partito italiano, canta quasi vittoria. “Non sono una cretina, gli elettori ci hanno mandato un messaggio chiaro e dobbiamo regolarci di conseguenza. Ma alle analisi catastrofiche che ho letto sui giornali rispondo con i dati aggregati: sommando le liste civiche apparentate al Pdl, siamo al 28,66 per cento”. Miracoli della matematica. Eppure lei i conti li sa fare bene, e ha già fatto due più due: o il Pdl molla il governo Monti o si finisce “impallinati come i piccioni”.

Ma non l’ha detto anche il vostro segretario, Angelino Alfano, che avete “registrato una sconfitta”?

Io di certo non la considero una débâcle. Con questa ventata di antipolitica, con tutte queste liste civiche, con queste non-alleanze, per adesso siamo 4 a 3 per il Pdl. Aspetti che vado a prendere i fogli e le dico le città (passa qualche minuto, ndr) Ecco: noi abbiamo Catanzaro, Gorizia, Lecce e anche Verona, considerando che prima eravamo alleati con la Lega. Oggi il Pd ha Pistoia, Brindisi e La Spezia.

A Catanzaro lo spoglio non è ancora finito e nei ballottaggi delle altre venti città non avete nessuno dato per vincente.

È chiaro che l’elettorato ci ha dato un segnale. Ma ricordiamoci che queste sono le prime elezioni senza Berlusconi.

Sparito dal simbolo e dalle piazze.

Chi vuol far finta che Berlusconi non sia un valore aggiunto si sbaglia.

Lunedì lui ha detto che poteva andare peggio, contraddicendo le parole di Alfano.

Non vedo nessuna contraddizione. Alfano si riferiva alle quattro città di cui continuava a parlare la televisione. Ma i dati dicono che sul territorio ci siamo. Per me, non abbiamo perso.

Alfano ha parlato troppo presto?

Alfano va benissimo, non c’è nessun genio in panchina. Ma non possiamo mai prescindere da Berlusconi. Non si può uccidere il padre, abbiamo bisogno di lui. Lo vediamo nelle famiglie italiane: quando il padre è latitante, lo sappiamo poi i figli che problemi hanno, no?

I sondaggi “interni” dicono che lei è la prima nella classifica di gradimento degli elettori, seconda solo al “padre”.

Io quei sondaggi non li ho visti, non commento. Ripeto: non c’è nessun genio in panchina.

Però le elezioni prima o poi arrivano: qualcuno dovrà pur cominciare a scaldarsi. Il quid chi ce l’ha?

Il quid ce l’ha il Pdl. Berlusconi è il migliore quando deve fare delle scelte: sarà così anche questa volta.

Lei una scelta l’avrebbe già fatta: appoggio esterno al governo Monti.

E a maggior ragione adesso che ci è arrivato questo messaggio chiaro. Dobbiamo uscire dall’ambiguità. Il nostro appoggio al governo non è piaciuto. Berlusconi e Alfano devono prendere una decisione: i nostri elettori vogliono sapere dove andiamo, qual è la nostra casa. Dobbiamo ritrovare l’orgoglio della nostra appartenenza.

Alfano ha detto basta ai vertici Abc.

Evviva! Era ora!

Nel partito non tutti sono d’accordo con lei.

Se la distinzione era tra falchi e colombe, direi che adesso i falchi sono di più. Se poi nel f ra t t e m p o qualcuno è diventato piccione, peggio per lui. Sappiamo che fine fanno i piccini: vengono impallinati.

E lei impallinata non vuole finire.

Finora qualsiasi cosa si dovesse votare si diceva ‘prego, tutto bene, madama la marchesa’. Adesso basta. Votiamo solo quello che non uccide il nostro elettorato.

Quindi l’Imu no, la riforma del lavoro no… finirà che non voterete niente.

Noi siamo gli azionisti di maggioranza, se il governo tiene conto delle nostre sensibilità bene, se no trovi altre maggioranze.

Difficile che Monti voglia sottostare ai vostri ricatti quotidiani.

Questo è un problema di Monti e dei professori, io non sono professoressa.

Visti i risultati, sicuri che vi convenga andare alle elezioni?

Ripeto, il verbo è: uscire dall’equivoco. Berlusconi e Alfano devono decidere. Qua ‘tutto bene, madama la marchesa’ non si dice più.

da Il Fatto quotidiano, 9 maggio 2012

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 10/05/2012, 19:49
da camillobenso
I commenti de IFQ alla Santadeché

icedan 6 ore ago

Questa gallina è l'emblema della politica fallimentare italiana degli ultimi 20 anni


totuccio47 5 minuti ago in risposta a icedan

La Santanchè alla sua percentuale del 28,66% deve aggiungere le schede bianche, quelle annullate e quelle di quei cittadini che sono rimasti a casa che nella STUPIDITA' DELLA SAN ANCHE', avrebbero votato per il Pdl, partito, che nell'ultimo ventennio CI ha portato alla POVERTA' PIU' NERA, ALLO SFACELO MORALE, ECONOMICO E FINANZIARIO.
IO, D'ALTRONDE, STO GODENDO COME UN MATTO, PERCHE' NOTO CON GIOIA CHE ANCORA NON SI DANNO PACE PER IL LORO INSU C CESSO E LA LORO LIQUEFAZIONE.


rafdoppiozero 3 ore ago

Certo santanché avete vinto, esattamente come le serate di arcore erano cene eleganti, ruby era la nipote di mubark, dell'utri non è mafioso e la crisi non c'è perché i ristoranti e aerei sono pieni ma soprattutto il pdl è il partito degli onesti.


Fulvio Valsecchi 5 ore ago

Sommando lo spostamento dell'orbita di Plutone in micron, al numero di sardine presenti nel mare del nord, al peso in chilogrammi delle protesi della signora Santanchè, dividendo per il log in base pi greco dei peli della barba di Noè..


lucio bove 2 ore ago

Speriamo che il pdl realizzi, nel futuro, un bel po' di questi vantaggi!!!


Verybastardinside 2 ore ago

La signora ha ragione: il Pdl non è stato sconfitto. E' stato distrutto!!

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 10/05/2012, 19:56
da camillobenso
Grandi manovre

Ma allora è vero......il governo Monti ce l'ha con lui........Che voglia matta di staccare la spina e mandare a casa i professori.


Ddl Anticorruzione, il governo dice no all’emendamento “cancella Ruby”
La proposta di modifica puntava a cambiare il reato di concussione che avrebbe avuto conseguenze sul processo di Milano. Il Pdl contro il ministro, anche perché su molti temi l'esecutivo si è rimesso all'Aula: "Mai visto un governo che non prende posizione così tante volte"


di Redazione Il Fatto Quotidiano | 10 maggio 2012Commenti (30)


Il ministro della Giustizia Paola Severino dà parere negativo all’emendamento di Francesco Paolo Sisto (Pdl) al disegno di legge Anticorruzione che punta a cambiare il reato di concussione prevedendo che ci debba essere sempre “un’utilità patrimoniale”. Modifica questa che avrebbe potuto avere conseguenze sul processo Ruby.

In precedenza, peraltro, il Popolo della Libertà si era lamentato perché, a suo dire, il governo si era rimesso all’Aula troppe volte, non prendendo posizione: “Mai visto un governo che si rimetta all’Aula su un numero così ampio di emendamenti” aveva commentato Enrico Costa, deputato componente della commissione Giustizia della Camera. L’esecutivo così si è rimesso alle decisioni della commissione. Di fatto su un tema come questo è possibile che, in questo modo, passino emendamenti del Pd sostenuti da Terzo Polo, Idv, che hanno posizioni simili su questi temi ma è più difficile che vengano approvati quelli del Pdl.

Sull’emendamento di Sisto, invece, il governo si è pronunciato e lo ha fatto in senso negativo: “Il ddl anticorruzione non deve diventare uno strumento di percussione per cittadini e, in un momento come questo, per gli imprenditori – commenta il deputato Pdl – Quando si discute della libertà personale, della determinatezza delle norme penali, della possibilità di sequestrare beni prima di una qualsiasi sentenza, bisogna essere non cauti, di più. E, soprattutto bisogna avere il rigore e la saggezza di sottrarsi alle emotività di piazza, troppo spesso utilizzate per guadagnare consensi politici occasionali. Il legislatore deve avere il ‘baricentro’ basso, stabile nella difesa dei principi, severo con chi sbaglia, bene attento ad evitare che l’innocente corra il rischio di essere condannato”. “Temi – continua Sisto – che possono apparire facilmente condivisibili, ma che oggi in Commissione Giustizia alcune parti politiche, ovvero Fli, Idv ed una parte del Pd, volevano cancellare, con un superficiale ‘giacobinismo’. Non è presentandosi al Paese con le ‘corde pendenti’ dell’impiccagione che si adempie al dovere di essere buoni parlamentari. La diretta interlocuzione con il ministro Severino non ha consentito al Pdl di recuperare la pur auspicata disponibilità del Guardasigilli a modificare taluni orientamenti in linea con gli emendamenti da noi formulati. E sia chiaro: sui fondamentali del diritto non sono consentite transazioni”.

E dunque, chiedono i giornalisti al ministro Severino, il ddl anticorruzione rischia? “Non escludo ci sia un problema di questo tipo – risponde il Guardasigilli – ma la posizione del governo è quella di volere fortemente la lotta alla corruzione e certe modifiche sono necessarie”. Sull’ipotesi di porre la fiducia sul disegno di legge la Severino risponde invece di non averne ancora discusso nel governo e tra i ministri. ”Per quanto riguarda le fattispecie di reato sono aperta a tutte le modifiche migliorative”, aggiunge il ministro, ma “vi sono dei punti, su cui la piramide è costruita, che devono restare fermi altrimenti l’edificio traballa”.

Il governo ha dato parere negativo anche alle modifiche su prescrizione e autoriciclaggio: “Ho ritenuto che non fosse questa la sede per modifiche” perchè “serve una normativa generale e spezzettarne la trattazione non mi sembrava coerente con l’ordine delle cose”. L’ipotesi del ministro per l’autoriciclaggio è infatti quella di prevederla come aggravante di reati contro il patrimonio. Il ministro ha anche sottolineato che sul fronte delle pene “credo ci sia un margine di suscettibilità nel valutare i minimi e i massimi” e per questo si è rimessa alla Commissione ma c’è comunque un paletto per quanto riguarda il tetto delle pene massime che per il ministro non va abbassato.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 10/05/2012, 21:40
da camillobenso
Day after day

ULTIMA CHIAMATA PER I PARTITI
La risposta che non c'è


Le elezioni amministrative hanno risvegliato tutte le peggiori tentazioni della politica italiana. Il Pdl vorrebbe arrestare il proprio declino imponendo al governo una politica meno rigorosa. Nel Pd qualcuno comincia a pensare che converrebbe cogliere l'occasione per chiudere la fase del governo tecnico e anticipare la fine della legislatura. E le frange premiate dal voto, come il movimento di Beppe Grillo, vorrebbero le elezioni subito per consolidare il capitale conquistato.



A nessuno sembra essere passato per la mente che il quadro generale uscito da questo voto rende l'Italia molto più simile alla Grecia di quanto non assomigli alle altre maggiori democrazie europee.





La Spagna ha mandato a casa il governo socialista di Zapatero, ma ha dato a un altro partito il diritto di governare. La Francia ha congedato Nicolas Sarkozy, ma ha dato la sua fiducia a un uomo che avrà il diritto di restare per cinque anni alla guida del Paese. Né Mariano Rajoy, né François Hollande hanno in mano le chiavi della crisi. Ma nei prossimi mesi, vale a dire quando occorrerà trovare ai vertici dell'Europa la migliore combinazione fra rigore e crescita, la Spagna e la Francia saranno governate da persone che hanno il diritto e il dovere di farlo. Quale sarebbe la governabilità dell'Italia se da un'elezione anticipata emergesse un quadro simile a quello degli scorsi giorni?


Temo che i partiti italiani non abbiano capito il senso e lo scopo della formula adottata dal presidente della Repubblica dopo le dimissioni del governo Berlusconi. Mario Monti e i suoi tecnici avrebbero dovuto restaurare la credibilità finanziaria dell'Italia, riformare il mercato del lavoro, creare le condizioni per una economia più libera e competitiva. I partiti avrebbero dovuto assecondare il governo ma dedicarsi contemporaneamente ad altri compiti che non possono essere, in una democrazia, «tecnici». Avrebbero dovuto modificare la legge elettorale, ridurre il numero dei parlamentari, rompere l'incantesimo del bicameralismo perfetto, dare a se stessi uno statuto giuridico corrispondente alle loro responsabilità, dare al Paese un esempio di rigore finanziario riducendo drasticamente il denaro pubblico di cui si sono spensieratamente serviti dopo un referendum che diceva chiaramente quale fosse, a questo proposito, il pensiero del Paese.
Ebbene, nulla di ciò che avevamo il diritto di attenderci in materia di riforme istituzionali è stato fatto. È questa una delle ragioni del malumore del Paese, che soffre la crisi e sopporta il peso delle tasse, e del successo di Grillo. Se i partiti vogliono rimediare, il tempo stringe e la porta attraverso la quale dovranno passare per avviare il cantiere delle riforme non resterà aperta più di tre o quattro settimane. Una riforma costituzionale richiede, infatti, una doppia lettura fra Camera e Senato e mancano dieci mesi alla fine della legislatura. Se non ne approfitteranno, il prossimo voto sarà peggio dell'ultimo.

Sergio Romano

10 maggio 2012 | 9:04
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