SI RICOMINCIA
Grecia: condizioni Eurogruppo umilianti
Fonti governo: "Merkel la più intransigente, sostegno da Draghi"
(ANSA) - ROMA, 12 LUG - La Grecia considera le condizioni poste dall'Eurogruppo "umilianti e disastrose". Lo riferiscono fonti del governo di Atene citate dal Guardian. Secondo le stesse fonti, Angela Merkel sarebbe "la più intransigente" nei negoziati in corso a Bruxelles, mentre Atene registra il "forte sostegno" di Mario Draghi.
Si parla di un prestiro di 89 miliardi di cui 25 per la ricapitalizzazione delle banche.
Uno sputtanamento per Tsipras ridotto come i predecessori???????
Grecia, dove sono finiti i soldi degli aiuti?
Tsipras sostiene che le risorse del primo salvataggio sono andate alle banche di Francia e Germania. Ma i numeri raccontano una storia diversa. Tra 2010 e 2013 banche e governo greci hanno ricevuto un flusso positivo di risorse dall’estero. Un accordo con i creditori l’avrebbe fatto continuare
di Nicola Borri e Pietro Reichlin - LaVoce.info
10 luglio 2015
Nel suo appello al Parlamento europeo, il premier greco Alexis Tsipras ha detto: “I vostri soldi sono serviti a salvare le banche, non sono mai arrivati al popolo”.
È la stessa tesi di un nutrito gruppo di autorevoli economisti, tra cui Joseph Stiglitz e Luigi Zingales, e di esponenti politici italiani.
Nella sostanza, il bail-out del maggio 2010 non avrebbe fatto altro che riempire le casse delle banche tedesche e francesi e i greci sarebbero stati costretti a girare i 110 miliardi ricevuti dalla Troika ai creditori privati sotto forma di interessi e principale. Su quale evidenza si basa questa tesi?
La prima domanda è se sia vero che il bail-out sia stato un grande regalo alle banche francesi e tedesche.
Il taglio del debito pari a circa il 50 per cento, deciso nel 2012, le avrebbe colpite solo dopo che hanno potuto ridurre drasticamente la loro esposizione verso i titoli greci.
Utilizzando i dati della Bank of International Settlements (Bis), è possibile ricostruire i crediti del sistema finanziario tedesco e francese (a esclusione delle assicurazioni) nei confronti del governo e del settore privato greci (si vedano anche Leonid Bershidsky , Silvia Merler e Francesco Daveri ).
Alla fine del 2009, il debito pubblico greco collocato presso investitori esteri era pari a 68 miliardi di euro.
Alla fine del 2011, quindi dopo il primo bail-out, la cifra si era ridotta a 30 miliardi.
Dunque, circa il 35 per cento dei complessivi 110 miliardi del primo bail-out è stato utilizzato per ripagare i creditori esteri. E il rimanente 65 per cento? Circa 15 miliardi sono finiti nelle casse delle banche greche e i restanti 57, poco meno del 30 per cento del Pil, in quelle del governo greco.
I dati Bis riportano anche l’esposizione complessiva delle banche tedesche e francesi – e delle loro controllate greche – nei confronti della Grecia
. Se applichiamo alle banche tedesche e francesi la stessa proporzione tra crediti verso il governo e i privati che vale per il totale dei creditori esteri, si arriva a una esposizione, nei confronti del debito pubblico di Atene, rispettivamente di 16 e 25 miliardi. Quindi, è lecito ipotizzare che nelle casse delle banche tedesche e francesi siano finiti, rispettivamente, 9 e 14 miliardi del piano di salvataggio, ovvero, rispettivamente, solo 0,8 e 1,2 per cento del totale dei loro crediti esteri.
Questi numeri sarebbero leggermente più grandi se prendessimo in considerazione anche la variazione dei crediti di investitori esteri nei confronti dei privati greci, come banche e imprese. Per esempio, se ipotizzassimo che i circa 15 miliardi che il governo greco versò nelle casse delle banche nazionali siano stati utilizzati interamente per ripagare debiti con creditori esteri, allora la frazione delle risorse del bail-out rimaste in Grecia scenderebbe dal 65 al 50 per cento.
Nel 2012 la Grecia beneficia di un secondo bail-out. Questa volta, il governo greco riesce a imporre un haircut sul debito pari al 52 per cento del valore nominale. Nel frattempo, l’esposizione delle banche europee nei confronti del governo greco era diminuita rispetto al 2010, ed era pari a circa 60 miliardi. Quindi, l’haircut sul debito ha comportato una perdita di 30 miliardi rispetto al valore nominale. Anche le banche greche sono state vittime del taglio del debito, perdendo 22 miliardi, subito però ripianati dal governo greco grazie a un prestito dal fondo salva-stati (Efsf).
Dunque, se è vero che il salvataggio del 2010 è servito principalmente a salvare le banche di alcuni paesi, qualcosa è andato storto.
Queste banche, principalmente francesi e tedesche, avrebbero “evitato” perdite per 40 miliardi nel 2010 (che si sarebbero verificate sotto l’ipotesi di default completo) per poi perderne circa 30 due anni dopo.
Una differenza, 10 miliardi, relativamente modesta, e che corrisponde a un limite massimo in quanto calcolata senza tenere conto che l’allungamento delle scadenze ha comportato un haircut maggiore in occasione del secondo salvataggio.
Inoltre, a fronte del “salvataggio” delle banche tedesche e francesi, i contribuenti di questi paesi sono ora esposti verso la Grecia, attraverso l’Efsf e la Banca centrale europea, per una cifra non inferiore ai 160 miliardi di euro. Non proprio un affare.
I flussi finanziari verso la Grecia
In realtà, a conti fatti, sembra che tra i grandi beneficiari del bail-out greco vi siano le banche greche e, con loro, i depositanti greci che hanno avuto l’accortezza di liquidare i propri conti prima della chiusura forzata degli istituti.
Infatti, mentre sarebbero fallite in caso di default nel 2010, nel 2012 hanno potuto utilizzare i fondi dell’Efsf per coprire le perdite dovute al taglio del debito. Se i denari delle banche greche non sono arrivati all’economia è, però, principalmente responsabilità dei governi di Atene.
La tesi secondo cui gli aiuti della Troika sarebbero una partita di giro perché rientrerebbero immediatamente nei paesi creditori sotto forma di pagamento di interessi e principale non convince anche guardando ai flussi finanziari aggregati. Jeremy Bulow e Kenneth Rogoff mostrano chiaramente come, dal 2010 al 2013, la Grecia abbia beneficiato di un flusso netto di fondi positivo e pari a circa 91 miliardi di euro.
È vero che questo stesso flusso diviene poi negativo, tra il 2014 e il 2015, per circa 19 miliardi. Tuttavia, bisogna tenere conto che il 2015 è l’anno in cui matura una parte importante dello stock di debito e che una buona parte dei pagamenti sarebbe stata rifinanziata con soldi europei in caso di accordo con i creditori.
Fare chiarezza sui numeri non è solo una diatriba accademica. Le conseguenze di un messaggio sbagliato possono essere molto gravi.
L'articolo è tratto, con l'autorizzazione degli autori, dal sito LaVoce.inf
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