Il Sole 24 Ore sprofonda ancora nel rosso. Oscurando la Confindustria
Mentre Squinzi lancia strali sulla situazione del Paese, il suo giornale è sempre più in perdita (21,7 milioni nel solo semestre) con pericolosi effetti sui conti della lobby degli industriali
di Bruno Perini | 31 luglio 2013Commenti (32)
Sole 24 Ore sempre più sul viale del tramonto. Sarà che il tema caldo dell’editoria in questo momento è il Corriere della Sera o forse che i fari della ribalta, per quanto riguarda la Confindustria, sono tutti per la sferzata quotidiana alla politica da parte del presidente degli industriali, Giorgio Squinzi. Fatto sta che mentre mr Vinavil parla, il “suo” quotidiano soffre. E ogni giorno che passa assomiglia sempre più a una bomba a orologeria nei conti della stessa Confindustria che a fine 2011 valutava la partecipazione di controllo dell’editrice del giornale economico 1,47 euro per azione per un controvalore totale di 132 milioni di euro. In Borsa, però, il titolo viaggia su valori ben più bassi da tempo: soltanto negli ultimi tre mesi ha oscillato tra 0,48 e 0,56 euro per azione che, se utilizzati come valore di riferimento, toglierebbero alla partecipazione una somma compresa tra 81 e 88 milioni di euro, con ripercussioni dirette sul patrimonio dell’editore. Ma questo succede solo se si applicano i principi contabili internazionali che usano le società quotate in Borsa, non le associazioni.
Anche se, vale la pena ricordarlo, c’era un tempo in cui la Confindustria ripianava i suoi debiti con gli utili del Sole 24 Ore. Mentre ora che il quotidiano è in guai seri, l’associazione non solo non è disponibile a ricapitalizzare il gruppo a corto di liquidità ormai da due anni, ma potrebbe anche pagare il problema a spese del proprio patrimonio che a fine 2011 ammontava a 299 milioni. Naturale quindi che l’ultima operazione societaria effettuata dal gruppo editoriale della Confindustria, la fusione di Nuova Radio (Radio 24) sia suonata agli osservatori come qualcosa di molto simile a un estremo tentativo di tamponare l’emorragia dei conti.
La speranza è forse quella di prendere tempo sulla spada di Damocle di un bilancio in caduta libera in scia a un trend negativo iniziato molto tempo fa. La prima cosa che salta infatti all’occhio spulciando nei conti del gruppo, è quella che si potrebbe definire una pesante e grave ricaduta dopo il tentativo di rialzarsi del 2011. Quell’anno sembrava che dopo la batosta del 2010, chiuso con una perdita secca di 40,1 milioni di euro, si intravedesse un po’ di luce in fondo al tunnel. “Il risultato netto attribuibile ad azionisti della controllante rileva una perdita di 8,4 milioni di euro rispetto alla perdita di 40,1 milioni di euro del 2010”, recitava il bilancio. Nel quale si leggeva che la liquidità accumulata dal gruppo al momento del collocamento in Borsa si era già dimezzata, passando da 84 a circa 40 milioni, ma tutti gli indicatori importanti, dal margine operativo lordo alla raccolta pubblicitaria, alle vendite del quotidiano sembravano in risalita. Ma con il 2012 e l’inizio del 2013 rappresentati plasticamente dai bilanci e dalla semestrale, lo spettro della grave crisi del gruppo è ritornato con forza e non ci sono segnali di ripresa.
Numeri alla mano, se nel 2012 le perdite sono ripiombate nel baratro toccando il fondo a quota 45 milioni di euro, nel primo semestre 2013 le cose sono peggiorate ancora. Vediamo il dettaglio: ricavi in diminuzione del 13,8% a 197,9 milioni di euro e margine operativo lordo negativo per 13,8 milioni di euro. Miglioramenti, quindi, solo per la voce costi che sono calati di 21,4 milioni di euro, con in particolare quelli del personale che sono scesi di 6,6 milioni principalmente per effetto della riduzione dell’organico medio e dell’attuazione dei contratti di solidarietà. E comunque il rosso è peggiorato ancora sprofondando a 21,7 milioni di euro, 12,4 milioni in più dell’anno prima. Non solo. Per la prima volta dalla quotazione in Borsa a marzo era comparsa la voce indebitamento, che al 30 giugno marzo ammontava a 37,4 milioni di euro. Particolare non da poco, quest’ultimo, che in sostanza significa che la liquidità continua ad essere divorata dal gigante editoriale controllato da Confindustria e in particolare dal quotidiano il Sole 24 Ore.
A quest’ultimo la cura di Roberto Napoletano, nominato direttore del giornale economico nel marzo 2011 dopo il flop Gianni Riotta, sembra aver fatto il solletico: da aprile di due anni fa, infatti, le copie medie diffuse dichiarate dall’editore sono scese ancora passando dalle 265.743 dell’aprile 2011 alle 224.036 dello stesso mese di quest’anno, che significa 41.707 in meno. Non va meglio l’opera dei manager della concessionaria, che a fine semestre per il quotidiano e i suoi supplementi dichiaravano una raccolta pubblicitaria in calo di 15 milioni a 68,1 milioni. Già a primavera, del resto, avevano lamentato un andamento influenzato da “l’instabilità politica, post elezioni, ha causato, nel mese di marzo, un ulteriore rallentamento del mercato pubblicitario e il quotidiano ha visto crescere la propria contrazione degli investimenti”.
Una situazione preoccupante per la quale finora non è però saltata nessuna testa. L’amministratore delegato Donatella Treu, infatti, resta salda in sella anche dopo il cambio alla presidenza che in primavera ha registrato l’insediamento di un giovane leone, il 79enne Benito Benedini. Invece, con la fusione appena annunciata, è saltata Roberta Lai, l’amministratore delegato di Radio 24, che a fine 2012 aveva registrato una performance pubblicitaria “migliore di quella del mercato”, con un calo del 7,3 per cento contro il –10,2% del settore radiofonico. Con lei è stato messo alla porta dall’oggi al domani a fine giugno anche Fabio Tamburini, direttore sia dell’agenzia di stampa Radiocor che dell’emittente, nonostante il fatto che durante la sua gestione Radio 24, secondo i dati più recenti di Eurisko, ha superato la soglia dei due milioni di ascoltatori, passando da un milione 860mila ascoltatori nel 2010 a 2 milioni e 60mila ascoltatori nel periodo gennaio marzo 2013. Non solo, a fine giugno la radio è salita al nono posto nella classifica delle emittanti nazionali con 2.134.000 ascoltatori nel giorno medio, guadagnando una posizione in più rispetto ai dati relativi al totale 2012. In termini percentuali Radio 24 è cresciuta di più di tutte le altre radio nazionali conquistando la quota più alta dell’ascolto medio giornaliero: +14,3 %, con un aumento di 267.000 ascoltatori. I dati risalgono a pochi giorni dopo il blitz d’inizio estate che ha visto passare le deleghe di Tamburini a Napoletano, un cambio i cui effetti sono ancora tutti da vedere, mentre i confronti sui risultati del passato sono sotto gli occhi di tutti.
Intanto il mercato ha registrato che il gruppo editoriale ha sottoscritto di recente un’operazione di Asset Backed Securitization di propri crediti commerciali per 55 milioni di euro. La cartolarizzazione riguarda la cessione su base revolving mensile dei crediti commerciali della capogruppo per un periodo di 5 anni, con una componente significativa di crediti ceduti in forma pro soluto non recourse. Tradotto in un linguaggio per umani il Gruppo 24 Ore assetato di liquidità, ampiamente bruciata in una gestione discutibile, è stato costretto a ricorrere alla cartolarizzazione dei suoi crediti. Un brutto segnale che si accompagna a un’erosione del patrimonio netto di 21,5 milioni
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07 ... ia/672461/