Gli ultimi giorni di Salò - 1
E. Scalfari in questi ultimi anni sta perdendo i colpi. Con Monti registra il suo ultimo buco nell’acqua.
Dopo averlo incensato per dodici mesi di fila si è dichiarato deluso da Monti e l’ha abbandonato al suo destino.
Eppure, dopo 15 giorni di governo, le intenzioni di Monti erano chiare anche ai sassi. Ravvedersene solo quasi un anno dopo significa proprio perdere i colpi.
La notazione del 25 luglio ci sta, perché segna una data decisiva per i due Cavalieri. Ma poi la storia continua.
Sottolineare al Caimano “si rassegni”, non fa di certo tremare il sottanino al cavaliere caimano.
Il 25 luglio Mussolini viene arrestato, portato al Gran Sasso e liberato dal commando del colonnello Otto Skorzeny, su ordine di Hitler. Viene portato in Germania dove passa un breve periodo e poi torna in Italia per l’ultimo atto, quello di fondare la Repubblica di Salò.
Del Caimano avevamo avuto un saggio di Nanni Moretti proprio nel film il Caimano. Il finale sta per essere scritto in questi giorni e nelle prossime settimane.
http://www.youtube.com/watch?v=Q1tpKRYkLbA
Dopo lo stordimento dei primi 10 giorni dalla botta della sentenza il Caimano comincia a reagire.
Domani parte la campagna elettorale.
Ieri ha dichiarato:
“Se non si toglie l’Imu salta tutto".
Ricatto per ricatto, Letta risponde che se cade il governo gli italiani dovranno pagare 7 miliardi di tasse.
Brunetta, ribatte giocando sul fraintendimento.
Lo scontro in corso mira a fare implodere l’avversario.
Ribadisce Scalfari:
Non si naviga al buio ma con una rotta definita e timonieri capaci.
Su questo non ci farei proprio conto, perché quando hanno deciso di giocare la partita con il Caimano, questa doveva essere giocata ad alto livello per ottenere risultati.
Invece hanno scelto il basso profilo e il continuo rinvio.
Non possono di certo essere definiti “timonieri capaci”, semmai delle sverze.
Il 25 luglio è arrivato, il Cavaliere si rassegni
di EUGENIO SCALFARI
HO già ricordato qualche giorno fa quanto accadde a Roma il 25 luglio del 1943 di cui ricorre quest'anno il 70° anniversario. Mi sembrava attuale: la liquidazione di Mussolini votata con larga maggioranza dal Gran Consiglio del Fascismo, il supremo organo del regime, ben più importante d'un Parlamento che da tempo era di fatto inesistente. Nello Ajello ha ripercorso quella vicenda con dovizia di particolari e di riflessioni politiche e psicologiche, descrivendo un Duce ormai diventato consapevole d'una sconfitta storica e della rovina che incombeva tragicamente sul paese che per vent'anni aveva ipnotizzato e magato col carisma della sua egolatria e la religione del Capo inviato dalla Provvidenza a riportare l'Impero sui colli fatali di Roma.
Nel frattempo è arrivata la sentenza della corte di Cassazione che condanna definitivamente il "boss" di Arcore a quattro anni di reclusione e alla pena aggiuntiva dell'interdizione dai pubblici uffici; il tema del 25 luglio è così diventato ancora più attuale.
Berlusconi ha ancora cinque processi che incombono sulle sue vicende pubbliche e private, uno più gravoso dell'altro. Le possibilità di scamparla sono inesistenti, i salvacondotti immaginati privi d'ogni consistenza. Ai suoi seguaci non resta che separare la sua sorte personale da quella d'un partito che da vent'anni ha riscosso il consenso di milioni di italiani, conservatori o liberali, moderati o estremisti.
Erano tutti stregati dall'ennesimo uomo della Provvidenza capace di creare ricchezza, gloria, prestigio internazionale, pari opportunità per tutti, solo che lo amassero e riponessero in lui la massima fiducia votandolo di conseguenza.
Il 25 luglio del '43 restituì al Re i poteri che il fascismo gli aveva confiscato. I suoi promotori speravano che la monarchia - restaurata da quel voto - affidasse a loro il compito di riportare l'Italia sulla giusta via costituzionale e alla fine d'una guerra ormai perduta. Non sapevano che il Re aveva già incaricato Badoglio e con lui l'esercito di accudire al compito disperato della resa e del cambiamento del fronte di guerra.
Ma qui ed ora tutto sarebbe molto più facile. Il capo dello Stato è nel pieno esercizio delle sue prerogative repubblicane, un governo legittimo è in carica con la partecipazione anche del partito fondato da Berlusconi, le sorti di quel governo e il programma ad esso affidato è ampiamente gradito a tutte le potenze occidentali a cominciare dall'Unione europea della quale siamo uno dei principali paesi costitutivi e costituenti.
C'è soltanto da superare il generale discredito riguardante il carismatico buffone che ancora farnetica della sua indispensabilità.
Ma nessuno tra i "berluscones" pensa al ravvedimento. L'ipnosi ancora continua e condurrà al peggio se non sarà interrotta. Il tempo è quasi scaduto, venti giorni per decidere di sgombrare il campo dal gangster che ancora lo occupa o la rissa civile che accrescerà i guai della crisi anziché rafforzare i primi segnali di ripresa che cominciano finalmente a manifestarsi.
Napolitano è deciso, Letta è deciso, Epifani è deciso e con lui maggior parte del Partito democratico. Occorre risolvere difficoltà non lievi ma tutt'altro che insuperabili, con quelli di loro disposti ad un operoso ravvedimento o senza di loro. È da loro che dipende l'alternativa.
L'incontro di due giorni fa a Castel Porziano tra Napolitano e i rappresentanti del Pd ne ha chiarito le premesse e le fasi di svolgimento. Non si naviga al buio ma con una rotta definita e timonieri capaci.
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... ef=HREC1-3
PS. La nota di Scalfari non è stata digerita bene dai Fratelli mussulmani. Ha solo innalzato il livello di scontro.