Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Gli ultimi giorni di Salò - 51



Quando ascolto il punto di vista e l’esperienza fatta membro delle forze dell’ordine, in pensione oppure in servizio, mi si rizzano sempre i capelli per via dell’alto tasso di corruzione presente in questo Paese.

La domanda che rivolgo di conseguenza a tutti gli interlocutori della vita quotidiana, fuori e dentro il forum, è sempre la stessa. “Come se ne viene fuori da una tragedia di queste proporzioni”.

Personalmente la risposta la conosco, ma mi aspetto che siano sempre gli altri preferibilmente a dare una risposta diversa dalla mia che presupponga una soluzione possibilmente di tipo democratico.

Siamo di nuovo al punto di partenza di 6 mesi fa nel dopo elezioni, quando ci siamo trovati di fronte ad una nuova situazione. L’Italia era spaccata in 4. La forza prevalente rappresentata da chi si è stancato definitivamente della politica e dei partiti politici e non ne può veramente più della fiera delle puttanate. E poi la novità del movimento di protesta di Grillo, giunto alla pari delle vecchie formazioni di destra e di quella cosa informe che non può essere chiamata sinistra.

Infine i due partiti principali della seconda Repubblica al palo, falliti ed incapaci di rinnovarsi, pronti ad implodere da un momento all’altro.

Letta dal palco di Comunione & Fatturazione ha messo in guardia coloro che intendono fare cadere il suo governicchio: “Saranno puniti dagli elettori”

I preti agiscono sempre nello stesso modo, ti fanno ruotare davanti agli occhi il drappo rosso della punizione se non fai quello che piace a loro.

Quello che Enricosenzapalle non sa è che ad essere punito sarà il suo partito. Primo, per aver ricercato un’alleanza incestuosa con i Fratelli mussulmani di Silviolo, e secondo per aver dato vita al governicchio del “rinvio permanente”, che non sa di niente e ricorda tanto i governi andreottiani sorretti dall'eterno moto: "Meglio tirare a campare che tirare le cuoia".

La sinistra di base si è stancata. Anche tutti coloro che sei mesi fa erano andati a votare forse con poca convinzione.

Sono numerose le feste democrats saltate perché i volontari hanno detto basta a fare gli schiavetti “gratis” di una casta oligarchica che fa sempre e soltanto i cazzi suoi.

“Io non sono andato a votare per fare un governo con Berlusconi”, è la motivazione prevalente di chi si ritiene di sinistra.

Molti altri sono arcistufi della dirigenza ex Ds. “Ci hanno venduti per fare gli affaracci loro”, è la prevalente motivazione in subordine.

Si sentono completamente traditi.

L’impotenza a varare una legge elettorale decente, irrita non poco la sinistra di base italiana, e non solo.

Ma c’è anche la consapevolezza che la soluzione non risieda nel cambio della legge elettorale, perché chi tira i fili del teatrino della politica non cambia.

I partiti non intendono rinnovarsi. E quindi le nuove leggi elettorali sono inutili, perché la musica rimane sempre la stessa.

E qui la tragedia prende forma perché esiste la consapevolezza nella base della sinistra che le nuove leve non valgono assolutamente niente. Non sono all’altezza della situazione. Non possono rappresentare il ricambio.

Il Pd proietta l’immagine futura del vuoto pneumatico.

La situazione si complica pertanto ogni giorno di più.

La rivoluzione democratica promessa da Grillo non funziona.

La nuova Forza Italia potrebbe implodere prima ancora di nascere.

Il prossimo giro di boa è la definizione dell’Imu di fine mese.

I due alleati principali del grande inciucio mantengono le loro posizioni opposte.

A fine mese sapremo chi dovrà portare il peso di una sconfitta politica che si riverbera inevitabilmente sulle prossime elezioni.

Berlu ha dato ordine ad Alfano di portare a casa risultati entro 10 giorni altrimenti sarà crisi.

Il 9 di settembre i mussulmani hanno fissato un altro giro di boa.

Se non viene salvato Silvio Berlusconi cade il governo.

Alla fine del mese di agosto ricomincerà la guerra nel Pd.

Prima di partire per le vacanze negli States, Renzi ha promesso, o minacciato, che rivolterà il Pd come un calzino.

La macchina del tempo ci ha riportato indietro di 40 anni, durante il periodo delle guerre interne democristiane mentre l’Italia affondava.

Il prossimo scontro sarà tra Renzie Fonzie ed Enricosenzapalle.

Uno scontro tutto democristiano da godere.

In tutto questo il Paese sta fuori e continua ad arrabattarsi nella sopravvivenza quotidiana completamente abbandonato a se stesso.
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Gli ultimi giorni di Salò - 52



L'accelerazione di Berlusconi:
risposte in dieci giorni o è crisi
In caso di «chiusura» pronto un messaggio agli italiani Quagliariello: la giunta non sia un plotone d'esecuzione


ROMA - Ha chiamato a raccolta falchi e colombe, comunque gli uomini e le donne di cui si fida. Per ascoltarli, ma soprattutto per dettare una linea che adesso diventa, ufficialmente, quella di tutto il Pdl. Silvio Berlusconi riunisce per la prima volta da quando è rinchiuso nel suo quartier generale di Villa san Martino buona parte del vertice del partito - Alfano, Verdini, Santanchè, Gelmini, Brunetta, Capezzone - e in un lungo vertice passa in rassegna tutte le ipotesi sul campo per difendere «il mio onore e i miei diritti politici» e per verificare se esiste ancora una possibilità, anche se solo infinitesimale, di evitare la rottura del patto di governo.

Lo si farà, ma in un tempo ben definito, con un cronoprogramma già stabilito: oggi Alfano, assieme a Brunetta, parlerà con Enrico Letta per presentare obiezioni e richieste del Pdl, e avrà 3-4 giorni per approfondire con lui le possibili vie d’uscita. Entro fine mese la risposta del Pd, e di Napolitano, dovrà arrivare, chiara e netta, magari. Se sarà di chiusura, Berlusconi non aspetterà il 9 settembre, data in cui la giunta si riunirà per decidere sulle sue dimissioni, ma già a fine agosto partirà la «controffensiva» mediatica del Cavaliere: un messaggio agli italiani in video, poi il discorso in Senato, durissimo, sulla giustizia. Sarebbe l’apertura sostanziale della crisi, e di conseguenza della - auspicata dal Pdl - campagna elettorale.


Il clima è pesantissimo. Il Cavaliere, racconta chi c’era, con il passare dei giorni non si è affatto rasserenato, ma è sempre più convinto che la strada del dialogo, della ragionevolezza, della moderazione e della responsabilità non abbia «portato a niente», e che sia ora di «cambiare strategia». Nelle ultime 48 ore, non ha affatto cambiato idea: «Non vedo aperture da parte loro, anzi le parole di Letta sia al Meeting di Rimini che quelle dell’intervista alla televisione austriaca arrivate ora, non promettono nulla di buono. Anzi...».
Ha ascoltato l’ex premier i suggerimenti delle colombe, di Alfano, della Gelmini, che riportano quello che è l’ultimo, disperato tentativo di Gianni Letta: «Dobbiamo cercare di ottenere tempo e un esame serio dalla giunta per le Elezioni, e il ricorso alla Corte costituzionale per verificare la costituzionalità della legge Severino è una strada percorribile. Tanti esperti hanno espresso dubbi, chiederò al premier di farsi carico col suo partito di questo problema - ha detto il segretario -. Se accetteranno, avremo 7-8 mesi di agibilità politica, i lavori della giunta potrebbero fermarsi. Dobbiamo provarci, altrimenti è giusto essere pronti alla rottura». E sia Brunetta che Quagliariello già intravvedono la via per uscire dall’impasse: la commutazione della pena da parte di Napolitano.


Anche se non ha frenato i suoi, il Cavaliere è il primo a crederci poco: «Cosa posso aspettarmi da una Corte costituzionale politicizzata che, quando ha potuto, mi ha sempre dato contro? Come da un capo dello Stato che si è limitato a una nota inaccettabile, da un Pd che si vergogna a stare al governo con noi?». Per questo, non potranno esserci né «semplici rinvii né inutili prese di tempo, che gioverebbero solo a loro». L’opinione comunque con la quale si è usciti dal vertice, unitariamente e senza grosse distinzioni, è quella dettata da Berlusconi: «Ci pensi il premier, ci pensi Napolitano a risolvere questa questione, se ci tengono tanto al governo. Non è ammissibile un voto in commissione che mi faccia decadere da senatore, e tantomeno si aspettino che io chieda la grazia. Sono loro che devono risolvere questa situazione». E il tempo stringe: Berlusconi, ha spiegato ai suoi, non ha alcuna intenzione di perdere un minuto, perché l’unico effetto sarebbe quello di «traccheggiare» fino a quando si sarà chiusa la finestra elettorale dell’autunno in modo da «metterci a margine e impedirci di presentarci ai nostri elettori».


Bisogna insomma battere sul tempo il Pd, non finire nella melassa: «Esigiamo risposte chiare». E la risposta, come dice Gaetano Quagliariello in un’intervista al Foglio , è molto semplice: «Se si dovesse trasformare la giunta del Senato da luogo della meditata ponderazione al teatro di un plotone di esecuzione, il centrodestra avrà il suo dramma da affrontare ma l’Italia non ne uscirebbe indenne».
L’impresa è pressoché disperata, e nonostante le colombe vogliano tentare la strada, anche moderati come Fabrizio Cicchitto stanno per arrendersi: «Se si dimostrerà che per loro il nostro leader è solo un nemico da abbattere, anche io, nonostante pensi che la stabilità del governo sia un valore, ne prenderò atto». Dieci giorni per capire, dieci giorni per decidere il destino di un governo sul quale la sentenza Mediaset non poteva, come in fondo tutti sapevano, non avere un peso decisivo.


21 agosto 2013 | 11:14
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Paola Di Caro



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336
Lettore_28799121 AGOSTO 2013 | 8.06
Come volevasi dimostrare: Berlusconi non è – non è mai stato - uno statista che ha a cuore il bene del Paese. Oggi si rivela per quello che è: un condannato che cerca di evitare la condanna C’era da dubitarne? Al dunque “l’Unto dal Signore”, “l’Erede di De Gasperi”, “L’Uomo che tutto il mondo ci invidia” ha deciso: o la SUA IMPUNITÀ oppure al diavolo l’economia, lo spread, l’occupazione. Al diavolo l’ITALIA. Siamo al “muoia Sansone con tutti i Filistei”. Da Filisteo spero tanto che, alla fine, a morire (politicamente) sia solo Sansone.
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Gli ultimi giorni di Salò - 53



Democratici, l’incubo franchi tiratori
«Chi salva l’ex premier uccide il partito»
La segreteria: «Barra dritta sulla decadenza». Puppato: «Temo gli incappucciati»Democratici,
http://www.youtube.com/watch?v=txbc4qqwRXs



ROMA - La brezza del sospetto che soffia da Roma ha raggiunto Laura Puppato anche in vacanza. «Se ci sono tra di noi traditori che, nel segreto dell'urna, possono salvare Silvio Berlusconi dalla decadenza?». La senatrice del Pd sospira e poi lo dice: «Da quando è successa quella storia dei 101, in Aula io mi sento come circondata da incappucciati...». E Pippo Civati, che pure precisa che «non voglio credere che accada una cosa di questo tipo», aggiunge: «Io non sono certo uno che alimenta la cultura del sospetto. Però, se accadesse una cosa del genere, se nel segreto dell'urna qualcuno dei nostri votasse per salvare Berlusconi, allora sarebbe peggio della semplice fine del Pd. Sarebbe la fine del mondo».
Ad accendere il primo cortocircuito interno ai Democratici sulla storia della decadenza di Silvio Berlusconi ci pensa un'intervista rilasciata martedì da Felice Casson al Fatto quotidiano . Un'intervista in cui il senatore del Pd, pur precisando che «nessuno» dei suoi colleghi «ha mai manifestato un dubbio» e pur confidando «che non ci saranno scherzi», ha evocato il sospetto che le ultime chances del Cavaliere siano affidate «ai franchi traditori» del Senato. Che, ha detto, «chiamerei così perché sarebbero traditori della legge».
Per capire come l'abbia presa Guglielmo Epifani non serve citare le preoccupazioni espresse dal segretario sull'ipotesi che dopo il passaggio in Senato arrivi la crisi di governo («Sono preoccupato, pagherebbero i cittadini»). O raccontare il modo in cui il diretto interessato ha sorvolato sulla questione della decadenza di Berlusconi («Ci sarà tempo e modo di parlarne»). No. Basta farsi un giro tra la cerchia ristretta del segretario del Pd, che ha reagito alle parole di Casson con stizza. Della serie, «ci si può accusare di tutto, persino di polemizzare troppo appresso al dibattito congressuale sul voto agli iscritti o agli aderenti. Ma di sospetti come quelli no, non ne parliamo nemmeno. Non perdiamo neanche tempo a leggerli».

Il Pd rivendica di aver mantenuto, sul caso Berlusconi, la barra dritta. Sempre e senza divisioni. Dal primo intervento di Epifani, arrivato pochi minuti dopo il pronunciamento della sentenza di condanna da parte della Cassazione. Alle reiterate prese di posizione dei capigruppo Roberto Speranza e Luigi Zanda. Eppure, con le parole di Casson, i sospetti cominciano a circolare. «Stimo Casson e non voglio pensare nemmeno per un secondo che quei sospetti abbiano un seguito. Perché sarebbe la fine per il partito», sottolinea Civati. «Il Pdl minaccia le elezioni solo perché vuole mettere paura ai parlamentari. Se qualcuno di noi ci cascasse, se qualcuno votasse contro la decadenza a voto segreto», è il ragionamento della Puppato, «sarebbe una cosa deflagrante». Vorrebbe dire, aggiunge il prodiano Sandro Gozi, «che il partito arriverebbe al capolinea».

Sono prese di posizione che riaprono le vecchie ferite nel gruppo del Pd al Senato dopo che la mini-pattuglia guidata da Laura Puppato aveva votato in dissenso dal gruppo sulla mozione di sfiducia contro Alfano, presentata da Sel e Cinquestelle. «Mi dispiace che questi sospetti li abbia ripresi Casson, che è una persona seria. Ma questo è puro cripto-grillismo. Questa è gente che sputa contro di noi», dice Stefano Esposito. Un fiume in piena, il senatore torinese del Pd. «Io adesso torno a chiedere al capogruppo Zanda che venga tutelata da questi attacchi l'onorabilità mia e dei miei colleghi. Perché sono sicuro che neanche un voto del Pd finirà nel segreto dell'urna per favorire Berlusconi. Mi ci gioco una mano. Anzi, se succede, mi gioco la mia, di decadenza da senatore».


21 agosto 2013 | 10:08
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Tommaso Labate

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Gli ultimi giorni di Salò - 54



INCONTRO A PALAZZO CHIGI
Letta-Alfano, finito il faccia a faccia,
«Le posizioni restano distanti»
Il premier e il segretario del Pdl a confronto sulla possibile crisi di governo per la sentenza che condanna Berlusconi



Si è concluso dopo circa 3 ore il vertice a Palazzo Chigi tra il premier Enrico Letta e il suo vice, oltre che segretario del Pdl, Angelino Alfano. Nel corso dell'incontro, che fonti Palazzo Chigi definiscono «duro», i due si sono confrontati faccia a faccia allo scopo di evitare una crisi di governo da più parti data ormai come inevitabile. Il 9 settembre la giunta per le autorizzazioni del Senato dovrebbe esprimersi sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, a seguito della conferma della condanna per frode fiscale arrivata a fine luglio dalla Cassazione. Ma il Pdl ha fatto sapere di volere subito una risposta chiara dal Pd circa la linea che sarà tenuta dal centrosinistra. In caso di chiusure di fronte ad ogni ipotesi di salvataggio del Cavaliere, i pidiellini sono pronti a staccare la spina dell'esecutivo.

ALFANO - Il segretario del Pdl ha fatto presente a Letta che non è possibile che un partito resti dentro la coalizione se l'altro partito della coalizione fa decadere il leader del partito alleato per un atteggiamento pregiudiziale. Alfano, spiegano fonti Pdl, ha sottolineato l'atteggiamento pregiudiziale del Pd che non tiene conto del parere di illustri giuristi che esprimono dubbi sulla retroattività della legge Severino. Il Pdl, avrebbe detto Alfano, non ha intenzione di far cadere il governo, che ha fortemente voluto nell'interesse del Paese, ma come ricordato prima, non va bene a questo fine l'atteggiamento pregiudiziale del Pd.

IMU - Il faccia a faccia tra Enrico Letta ed Alfano ha segnato invece significativi «passi avanti» verso l'intesa sulla riforma dell'Imu che dovrebbe approdare in consiglio dei ministri il 28 agosto.

EPIFANI - Sul futuro del governo è intervenuto anche il segretario del Pd Guglielmo Epifani che ha spiegato: «Speriamo che nessuno voglia assumersi la responsabilità del tanto peggio tanto meglio. Questo perchè è davvero qualcosa che va non solo contro gli interessi del Paese ma di quella parte del Paese che ha pagato più prezzi di tutti. Sarebbe paradossale se dopo avere perso il lavoro, visto aziende chiudere, giovani che non trovano lavoro, si apra una crisi al buio in queste condizioni. Nessuno ci farà cambiare idea e nessuno può tirarci per la giacchetta. Per noi la bussola sono gli interessi del Paese, e lo ripeto, che vengono prima degli interessi dei democratici e ancor prima di quelli di un'unica persona».
«In uno stato democratico il principio di legalità è un principio a cui tutti devono soggiacere, perchè davvero la giustizia deve essere uguale per tutti» ha concluso Epifani.

«SERVE RESPONSABILITA'» - Della questione Berlusconi il premier Letta aveva parlato nel corso della conferenza stampa congiunta con il cancelliere austriaco Werner Faymann, al termine di un incontro bilaterale. «Confido nella responsabilità di tutti» aveva detto il il presidente del Consiglio, Enrico Letta, rispondendo a una domanda sulla stabilità del governo. Le parole del premier erano arrivate dopo l'ultimatum di Berlusconi e ribadiscono quanto il premier aveva detto martedì nel corso di un'intervista alla tv austriaca. E proprio da Faymann arriva un endorsement fortissimo al premier italiano: «Ho conosciuto Silvio Berlusconi e non ho mai pensato che sia un garante della stabilità - ha detto il numero uno del governo di Vienna -, per cui sono contento di aver incontrato il presidente Letta che sta andando nella giusta direzione».


LUNGIMIRANZA E RESPONSABILITÀ- «Il nostro Paese ha davanti grandi possibilità - ha detto in ogni caso Letta nel suo intervento austriaco-, confido nella lungimiranza e la responsabilità di tutti. Da parte mia c'è e penso che anche gli altri avranno la stessa sensibilità. Sarebbe paradossale se l'Italia, che ha tenuto duro durante la crisi ora che si possono cogliere i frutti della ripresa e cominciamo a vedere la terra promessa finisse per avvitarsi in questioni di politica interna. Cedo che queste difficoltà siano superabili».

ECONOMIA E EUROPA- Nel corso della conferenza stampa il premier italiano e il cancelliere austriaco hanno però affrontato, in primis, i temi legati all'economia e all'Europa. «Il semestre di presidenza è un grande appuntamento per l'Italia e l'Europa: rappresenta un'opportunità per l'Europa di fare passi avanti - ha detto Letta . Il 2014 sarà l'anno dell'Europa, con le elezioni, le nuove cariche e le nuove leadership. Ovviamente - ha continuato - il passo avanti sulle altre Unioni passa attraverso le Unioni del 2014». Insomma, ha affermato Letta, il 2014 «sarà un anno storico». Quando «l'Italia ha guidato il semestre europeo - ha ricordato - sono sempre successe cose fondamentali per l'Europa».

21 agosto 2013 | 23:54
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Gli ultimi giorni di Salò - 55



Il pregiudicato B. fa tremare il governo
Restano "distanti" le posizioni tra Alfano e Letta dopo quasi tre ore di faccia a faccia. Sul
tavolo il ricatto del Pdl in caso di decadenza di Berlusconi. Epifani: "Non cambieremo idea"
5 STELLE RESTA ALLA FINESTRA: "SE ESECUTIVO CADE FAREMO NOSTRA PROPOSTA"

Dopo quasi tre ore di confronto le posizioni tra il premier Letta ed il vicepremier Alfano restano “distanti” sull’agibilità politica di Berlusconi. Letta ha ribadito che a decidere sarà la Giunta "secondo criteri giuridici e non politici". Alfano ha ribadito la minaccia che i vertici del partito annunciano da giorni: Pdl fuori se il Pd fa decadere il Cavaliere. Per l’ex Guardasigilli l’atteggiamento del Pd è "pregiudiziale" e non tiene conto del parere di quanti, tra i giuristi, esprimono dubbi sulla retroattività della legge

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Decadenza Berlusconi, vertice Letta-Alfano: “Posizioni distanti”
Il segretario Pdl ha fatto presente che per il Popolo della Libertà è inaccettabile che il partner di governo, il Pd, non consideri il tema della non retroattività della legge Severino in vista del voto della Giunta. Per il premier Letta si deciderà secondo criteri giuridici e non politici. L'ultimatum del Cavaliere: "Dieci giorni per risolvere". Epifani: "La legge deve essere uguale per tutti"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 21 agosto 2013Commenti (2557
Il pregiudicato Berlusconi fa tremare il governo di Enrico Letta. Prima ci sono state le sciabolate a distanza, poi gli avvertimenti a mezzo stampa, infine il presidente del Consiglio e il segretario del Pdl quello che pensano della agibilità politica del Cavaliere hanno potuto dirselo guardandosi negli occhi e con la spada di Damocle dell’ultimatum – dieci giorni per trovare una soluzione – intimato dall’ex presidente del Consiglio.

Vertice Letta-Alfano, “posizioni distanti”. Dopo tre ore di confronto le posizioni tra il premier Enrico Letta ed il vicepremier Angelino Alfano restano “distanti”. Il segretario Pdl e ministro dell’Interno ha fatto presente che per il partito è inaccettabile che il partner di governo, il Pd, non consideri il tema della non retroattività della legge Severino in vista del voto della Giunta al Senato. Il premier Letta, invece, ha spiegato all’ex ministro della Giustizia che considera sbagliata la sovrapposizione dei due livelli di governo e della vicenda giuridica che riguarda gli ‘interna corporis’ del Senato. “Io non posso dire al Pd di non votare per la decadenza, la giunta decide secondo criteri giuridici e non politici. A questo punto sta a voi decidere che cosa fare”, avrebbe spiegato il premier, da sempre convinto che per tenere il governo al riparo vanno separati i piani. Dal Pdl fanno sapere l’incontro è stato “duro” perché Alfano ha ribadito che non è possibile che un partito resti dentro la coalizione se l’altro partito della coalizione fa decadere il leader del partito alleato per un atteggiamento pregiudiziale. L’ex Guardasigilli ha sottolineato anche l’atteggiamento pregiudiziale dei Democratici che non tiene conto del parere di illustri giuristi che esprimono dubbi sulla retroattività della legge Severino. Insomma la minaccia di una crisi di governo è stata materialmente consegnata come una dichiarazione di guerra. Anche le colombe del partito fanno sapere che non c’è intenzione di far cadere il Governo.

L’ultimatum del Cavaliere: “Dieci giorni”, Epifani: “La giustizia deve essere uguale per tutti”. Il Cavaliere ha, infatti, dato a tutti dieci giorni per trovare una soluzione al limbo in cui si trova e all’inferno in cui potrebbe finire: decaduto dalla carica e non più candidabile alle eventuali prossime elezioni. Un ultimatum prima di aprire una crisi di governo se il Pd non accettasse “di fermare i lavori della Giunta per le elezioni” e non si aprisse a “riconsiderare la costituzionalità della legge Severino“. L’alternativa è il ritiro dei ministri Pdl dal governo. Un’ultima offerta all’alleato dell’esecutivo di larghe intese che il segretario del Pdl ha sottoposto direttamente a Enrico Letta. L’esito negativo, dell’incontro porterà “alla controffensiva mediatica del Cavaliere un messaggio agli italiani in video poi un discorso in Senato, durissimo, sulla giustizia”. Per l’esattezza, un video messaggio che ricalca quello del 1994 per “sancire la fine dell’esperienza del governo Letta e l’inizio della pugna”. Per il Pd, in serata, arriva il commento del segretario: ”In uno stato democratico il principio di legalità è un principio a cui tutti devono soggiacere, perché – dice Guglielmo Epifani - davvero la giustizia deve essere uguale per tutti. Speriamo che nessuno voglia assumersi la responsabilità del tanto peggio tanto meglio. Sarebbe davvero paradossale che dopo aver visto perdere il lavoro, visto le aziende chiudere, giovani che non trovano lavoro, si aprisse una crisi al buio in queste condizioni. Nessuno ci farà cambiare idea e nessuno può tirarci per la giacchetta. Per noi la bussola sono gli interessi del Paese, e lo ripeto, che vengono prima degli interessi dei democratici e ancor prima di quelli di un’unica persona”.

Per il segretario democratico che si trova alla festa del Pd a Siena “le sentenze della magistratura possono non piacere ma vanno rispettate e vanno fatte eseguire. Non per andare contro qualcuno ma per fare gli interessi di tutti. Non è una battaglia contro Berlusconi ma in favore di uno stato di diritto. Fa bene Letta a proseguire la sua azione di governo”. Pd, Pdl e il gruppo di Casini, al termine del governo Monti, “votarono la legge secondo cui se si è condannati in pena definitiva ad almeno due anni si decade con un voto del Parlamento e non si può essere ricandidati. La legge fu fatta per evitare di avere condannati in Parlamento per reati particolarmente gravi. Quella legge la votarono tutti compreso il Pdl. Come si può obiettare ora qualcosa? Se tu non rispetti le leggi che voti, che senso ha promulgare delle leggi e avere uno stato di diritto?”

Il presidente della Giunta Stefàno: “Finiremo entro settembre”. “Il presidente della Giunta per le Immunità del Senato, Dario Stefano di Sel, però, mercoledì pomeriggio, aveva fatto sapere di essere intenzionato a tirare dritto per la strada segnata: “Dobbiamo limitarci a svolgere il ruolo che le norme ci attribuiscono, quello di applicare e in questo caso di discutere sull’incandabilità intervenuta ed eventuale decadenza di Silvio Berlusconi. Se la relazione Augello dovesse essere bocciata dalla giunta, il senatore verrà sostituito e il nuovo relatore avrà l’incarico di proporre un’altra soluzione”. Il proposito è “di portare a compimento l’attività entro il mese di settembre”. Sul risultato finale, Stefano afferma di non dar nulla per scontato, nonostante la conta dei voti al momento pende nettamente verso l’incandidabilità di Berlusconi (ma poi la decisione finale sarà presa dall’Aula). “Non faccio pronostici, mi impegno come presidente a che la giunta valuti la questione nel merito e non per appartenenza, nel merito di una legge che ci indica alcune prescrizioni, nel merito di regolamenti che attribuiscono a noi alcune funzioni che noi dobbiamo assolutamente ossequiare”. Il vice presidente della Giunta, Giacomo Caliendo, ha invece posto nuovamente la questione dell’intervista del giudice Esposito e sostenuto che sarà necessario molto tempo per discutere tutti i nodi giuridici.

Accelerazione dovuta a sfiducia del Cavaliere nel capo dello Stato. Erano stati i colonnelli del Pdl a dar voce mercoledì mattina ai tormenti di Berlusconi. “Grande determinazione per rilanciare l’azione del governo, ma altrettanta determinazione nel risolvere il problema democratico su Berlusconi, il tutto prima della riunione della Giunta per le elezioni al Senato”, aveva rimarcato al Tg1 il capogruppo alla Camera Brunetta (che poi ha partecipato alla prima parte del summit Letta-Alfano). E il senatore pidiellino Lucio Malan, componente della Giunta per le autorizzazioni, aveva nuovamente chiesto un intervento del presidente Giorgio Napolitano. “Quello che sicuramente è inaccettabile è il verdetto precostituito, con segretari di partito che preannunciano cosa faranno i singoli componenti della Giunta che invece hanno una responsabilità personale solo davanti al diritto. Il Colle ha un ruolo di suprema garanzia, che non ha esitato ad usare molto al di là di quanto avvenuto in passato con altri capi dello Stato. Questa è un’altra occasione in cui farlo”.

Corriere e Repubblica avevano descritto nei retroscena l’accelerazione voluta dall’ex premier e dai falchi, Santanchè e Verdini. Una decisione che avrebbe sconfortato anche Gianni Letta: ”Quelli che i giornali chiamano pitonesse e falchi non sono matti ma criminali”. Il cambio di strategia sarebbe stato dettato da una sostanziale sfiducia nel capo dello Stato e in un intervento della Corte costituzionale, che le colombe considerano un’opzione per rivedere la legge Severino. “Volete che mi affidi a quelli che hanno già bocciato il lodo Alfano? – ha detto Berlusconi ai suoi – Sono 11 contro 4, è un plotone di esecuzione della sinistra” scrive Repubblica.

Nessuna intenzione dunque di attendere il 9 settembre, data in cui è previsto l’inizio dei lavori della Giunta. La prima necessità, dunque, era quella di “battere sul tempo il Pd” ed esigere risposte chiare. Come ha avvertito Gaetano Quagliariello: “Se si dovesse trasformare la giunta del Senato da luogo della meditata ponderazione al teatro di un plotone di esecuzione – ha detto il ministro al Foglio -, il centrodestra avrà il suo dramma da affrontare ma l’Italia non ne uscirebbe indenne”. E l’incontro a Palazzo Chigi ne sembra il primo atto.

Ma al di là del muro contro muro, la realtà è che Berlusconi non ha chiaro come muoversi. Chi ha avuto modo di parlarci lo descrive come molto scoraggiato ma consapevole dei rischi di una caduta dell’esecutivo. Anche perché, si apprende da fonti parlamentari, girano voci di movimenti al Senato di almeno una decina di senatori Pdl pronti a ‘dare una man0′ per un Letta bis. Voci categoricamente smentite dal Pdl che giura fedeltà all’ex premier; ma sono molti nel Pdl a sapere che al prossimo giro difficilmente saranno candidati. Ma soprattutto il Cav teme che senza lo scudo dell’immunità parlamentare possa finire alla mercé del primo pm politicizzato.


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"La legge Severino non è retroattiva Lo dicono i senatori democratici"
L'8 luglio scorso due senatori del Pd hanno presentato un disegno di legge che esclude la retroattività della legge Severino


Luca Romano - Mer, 21/08/2013 - 19:03



La retroattività della legge Severino? C'è un disegno di legge del Pd che la esclude. Quelli che adesso vorrebbero vedere il Cavaliere fuori dalla politica, fina a poco tempo, erano su posizioni opposte.


Lo ha reso noto Francesco Paolo Sisto, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera e deputato del Pdl. "Nel ddl 665 del 17 maggio 2013, annunciato nell’Aula del Senato l’8 luglio scorso, si legge che se si ammettesse il principio della retroattività della incandidabilità ’si riconoscerebbe sostanzialmente la possibilità che una legge, mutando i requisiti, possa rendere incompatibili o ineleggibili, in corso di mandato, anche i membri del Parlamento. Il che è come dire che una legge sopravvenuta potrebbe cancellare, o comunque limitare la volontà popolarè", ha dichiarato Sisto.

Insomma, secondo questo principio Silvio Berlusconi non può essere incandidabile e decaduto. "Sapete chi sono gli autori-proponenti? - chiede Sisto -. La senatrice Isabella De Monte, segretaria della Giunta per le elezioni, e il senatore Giorgio Pagliari, primo firmatario, ordinario di diritto amministrativo e componente della stessa Giunta per le Elezioni, oltre ai senatori Pignedoli, Fornaro e Friavezzo. Dimenticavo: tutti del Partito Democratico".

"Il sipario si chiude - prosegue il parlamentare -. Chi fino a ora nel Pd ha sostenuto l’applicabilità a Berlusconi della norma Severino-Monti sapeva di dire il falso. Avranno il coraggio segretario e componente Pd della giunta per le elezioni, pur di fare fuori Berlusconi, di votare contro il loro pensiero, così autorevolmente da loro stessi espresso? E avrà ancora la disinvoltura il Pd di non applicare la legge secondo i princìpi affermati dai suoi più autorevoli esponenti in Giunta? Se avrà tale spudoratezza, bisognerà trarne le conseguenze, doverose".

A stretto giro di posta arriva la replica dei due promotori del disegno di legge: "La dichiarazione del presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, l`onorevole Sisto, sul nostro ddl del maggio scorso è del tutto strumentale e priva di fondamento in quanto riguarda atti amministrativi che non hanno nulla a che vedere con sentenze penali passate in giudicato - scrivono Pagliari e la De Monte -. il ddl riguarda semplicemente l'introduzione per amministratori locali già eletti di una causa di incompatibilità tra una funzione pubblica e una funzione privata. Tutto qui".

http://www.ilgiornale.it/news/interni/l ... 44566.html
paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

http://www.ilciriaco.it/politica/news/?news=33979
Come sostituire il PDL
Ciao
Paolo11
lucfig
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da lucfig »

paolo11 ha scritto:http://www.ilciriaco.it/politica/news/?news=33979
Come sostituire il PDL
Ciao
Paolo11
Non credo che il M5S voglia sostituirsi al PdL

E non credo che il PD e SeL voglia appoggiare un governo totalmente fatto dai M5S e gestito dal duo Casaleggio-Grillo

E' una fase di stallo
E' un nodo al pettine che prima o poi doveva venire

Purtroppo la immaturità politica del M5S non permetterebbe un governo che farebbe l'interesse del Paese e non del duo Casaleggio-Grillo.

L'unica soluzione è qualcosa simile all'uscita di Fini del precedente governo berlusconi, ma purtroppo il vaccaro che acquista le vacche non ha i soldi per farlo.

Come se ve viene fuori?

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Non so!
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Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

siamo arrivati alle forche caudine per berlu

siamo agli sgoccioli

può succedere di tutto ma per lo più non succederà niente .
8-)

sparirà , come ogni entità su questo pianeta è destinata a sparire.
finirà come finisce the truman show
:mrgreen:
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