Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Gli ultimi giorni di Salò - 68

L’Italia di nuovo nel caos - 4


Siamo al quinto anno consecutivo del vuoto pneumatico. L’ultimo governo decente che poteva fare sperare qualcosa al Bel Paese è quello di Prodi del 2006 – 2008.

Anche se i Muslim Brothers non la pensano ovviamente allo stesso modo.

Adesso sappiamo ufficialmente che il Caimano ha corrotto i senatori della Repubblica per fare cadere il governo Prodi per potersi salvare tramite il lodo Alfano dal processo Mills, secondo le indicazioni dell’avvocato Pecorella, profondo conoscitore del foro di Milano.

Mission compiuta. Silvio Berlusconi si è salvato per il rotto della cuffia (solo 4 giorni) altrimenti sarebbe stato condannato già allora per corruzione.

Ma i smemoranda piddini, hanno già dimenticato la disputa dell’estate 2007 quando i futuri Pd si erano divisi in due sul ruolo di Uolter.

Segretario in appoggio a Prodi e segretario che doveva spodestare Prodi.

Vinsero i secondi e poi sappiamo come è finita.

Via Prodi, sono rimaste sul terreno solo mezze calzette, tanto per non essere troppo irrispettosi. Ma si meriterebbero ben altro.

Eppure, ai tricolori del defunto centrosinistra piaceva così. Meglio le mezze calzette che l’uomo nero di Hardcore.

Quello che la maggioranza non sapeva e che un gruppo ristretto faceva finta di non sapere, erano gli accordi stilati nel 1994 come ha dichiarato di recente il senatore Luigi Saraceni ex capogruppo dei progressisti (Pds ed altri). Accordi tra le mezze calzette e il Caimano per la spartizione del potere nel Bel Paese.

Dal 2008, anno in cui comincia la crisi internazionale e il 2011, tutto è in mano alla coppia Tremonti – Berlusconi.

Berlusconi sarà costretto a dimettersi il 12 dicembre del 2011.

Monti che gli subentra, è costretto a limitare l’azione per via dell’interdizione dei partiti che lo sorreggono ed in modo particolare del Pdl.

Ma è anche limitato dalle direttive dei poteri forti da cui dipendeva.

Altro anno e mezzo sprecato.

Poi di nuovo i poteri forti impongono Letta Enricosp.

Sei mesi di vuoto pneumatico sprecati in un alleanza fasulla.

Ma il futuro non è certo più roseo. Anzi.

All’Europa e ai mercati Letta sta bene perché rappresenta l’eterno grigiore democristiano che in mezzo alla Morta Gora trova il suo humus naturale.

Parlare a Letta di economia industriale è come parlare a Ballotelli di integrali e derivate.

Eppure questo è ancora un Paese di trasformazione come lo era quasi 70 anni fa.

Che l’Italia rimanga un Paese insignificante fa comodo a molti all’estero. Meno che agli italiani.

Ma il problema è sempre quello. Mancano gli uomini adatti per tamponare e stabilizzare la crisi, per poi dare corso alla ripresa.

Anche De Gasperi, il miglior presidente del Consiglio dell’Italia repubblicana, con questa Italia, con questo personale politico, con questa classe dirigente si troverebbe in enorme difficoltà.

Lui è partito da zero escludendo la classe dirigente precedente.

Qui non potrebbe farlo, a meno di pregare con grande intensità il Padreterno perché mandi un secondo diluvio universale.

Se il massimo in questo momento è Letta stiamo freschi.

Il problema di fondo non è la legge elettorale, ma il personale politico, perché anche se avessimo la migliore legge elettorale del mondo, rimarrebbero sempre le mezze calzette a governare.

Quindi non cambia nulla.

Il Pdl sembra essere arrivato a fine corsa. Ma ha una classe dirigente orribile, impresentabile.

Il solo pensare ad una nuova Dc guidata da Letta e Alfano, fanno venire i cubetti di ghiaccio nel sistema circolatorio.

Il Pd non ha niente da esprimere. Renzi può solo vincere le elezioni perché è il Berluschino del Piddì.

Ma governare una situazione del genere è ben altra cosa. Meglio che rimanga con il suo vice sindaco con la delega ai boschi per un secondo mandato a Firenze.

Altro non c’è. I cavalli di razza in Italia sono finiti.

Non si comprende perché Monti non sia tornato alla Bocconi. Non può essere di certo SC il futuro del Bel Paese.

E’ tornata a circolare la mummia di Pierfurby. E’ intenzionato ancora a tormentare i tricolori con il nulla.

La sinistra è completamente morta.

Grillo ha sbagliato la Rivoluzione democratica. Un po’ perché ha fatto le cose di fretta e un po’ perché ha le braccine corte da buon genovese.

Ha messo in piedi un esercito popolare a costi ridotti, trovato sul web, quindi a costi popolari.

Non lo ha addestrato per il ricambio e non ha selezionato nel modo opportuno una classe dirigente che potesse sostituire questa.

Ha mandato un’esercito di giovani allo sbaraglio.

Di una cosa bisogna essere certi. Per il momento non sono corrotti come i loro colleghi di lungo corso.

Ma questo non basta. Ci voleva gente preparata.

Ha fatto tutto in economia e quindi difficilmente potrà sfondare.

Purtroppo per fare politica ci vogliono gli schei.

Il futuro è veramente nero, nel dopo Caimano p.v..
camillobenso
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Gli ultimi giorni di Salò - 69

L’Italia di nuovo nel caos - 5


La guerra civile simulata - 3



Titolo di apertura del Tg3 delle 19,00


Via l'Imu o sarà crisi.



Più chiaro di così si muore.


Non era poi una grande novità.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Gli ultimi giorni di Salò - 70

L’Italia di nuovo nel caos - 6

La guerra civile simulata - 4



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1. SILVIO DECADE? LETTA CADE! IL BOTTO MERCOLEDÌ, SULL’IMU. ALLA FACCIA DELLA RIPRESINA ECONOMICA, SI VA A VOTARE A NOVEMBRE CON BERLUSCONI CANDIDATO PREMIER -

2. FRONTALE DEL CAINANO AL CAPO DELLO STATO: “PER DARE RETTA A LUI, MI SONO DIMESSO DUE ANNI FA DA PREMIER SENZA NEMMENO ESSERE STATO SFIDUCIATO. PER ASCOLTARE NAPOLITANO ABBIAMO APPOGGIATO PRIMA MONTI E POI ADDIRITTURA IL GOVERNO GUIDATO DA UN ESPONENTE PD. E CHE COSA NE ABBIAMO RICAVATO, IN CAMBIO? ZERO” -

3. LA MANNAIA DEL FALCO GHEDINI: “L’ATTO DI CLEMENZA NON VERREBBE A CAPO DEL PROBLEMA NUMERO UNO, CIOÈ L’INELEGGIBILITÀ. QUINDI INUTILE SCOMODARE NAPOLITANO” -

4. ANCHE SUL COLLE SI STANNO CONVINCENDO CHE NON SI PUÒ AFFRONTARE IL SEMESTRE ITALIANO DI PRESIDENZA UE CON UN GOVERNINO APPESO A UN GRILLO. IL QUIRINALE A QUESTO PUNTO PRETENDE “SOLO” LA RIFORMA IMPOSSIBILE: QUELLA DEL PORCELLUM -



Ugo Magri per La Stampa

Berlusconi spinge la sfida verso il punto di non ritorno. Si rivolge al Pd, a Letta e a Napolitano con modi così ultimativi, talmente provocatori, che sembra averli scelti apposta per farsi sbattere la porta in faccia. La crisi incombe.
Neppure è detto che il governo arrivi in carica al 9 settembre, quando la Giunta delle elezioni si pronuncerà sulla decadenza del Cavaliere.

Le dimissioni dei ministri berlusconiani sono nell'aria. Decisiva la riunione di governo che mercoledì si occuperà dell'Imu. Il comunicato del «Gran Consiglio» Pdl tenuto ad Arcore parla chiarissimo, urgono risposte immediate, basta tergiversare... Ma quelle poche righe, suggerite dai più scalmanati, e fatte proprie da Alfano con qualche ritocco, non sono nulla a confronto di quanto è uscito tra le quattro mura dalla bocca del Cavaliere.

Un attacco frontale al Capo dello Stato, da cui Silvio si sente preso bellamente in giro. «Per dare retta a lui, mi sono dimesso due anni fa da premier senza nemmeno essere stato sfiduciato. Per ascoltare Napolitano abbiamo appoggiato prima Monti e poi addirittura il governo guidato da un esponente Pd. E che cosa ne abbiamo ricavato, in cambio? Zero. Io sono stato responsabile, eppure questo senso di responsabilità non è stato ripagato con eguale moneta, anzi».

Dunque, adesso basta. Qualcuno ha udito la Santanché paragonarlo a un Cristo in croce, «come lui anche tu Presidente hai voluto porgere l'altra guancia». Al che Silvio l'ha subito interrotta: «Sì, sì, io ho dato entrambe le guance, ma adesso questi da me vogliono ben altro...». E pare sia stato l'unico sprazzo giocoso in un pomeriggio da tregenda, con la pioggia a scrosci sui finestroni di Villa San Martino.

«Non ci daranno niente. Non il Pd, non Letta, non certo Napolitano», è tornato subito cupo il Cavaliere, il tono di voce teso, le labbra imbronciate. Bacchettata a tutti quanti, da Lupi a Cicchitto, da Schifani a Quagliariello, erano intervenuti nella discussione sostenendo che nulla andrebbe lasciato di intentato, pur di risparmiare all'Italia lo stress della crisi.

«Sarebbe tempo perso. Non possiamo contare sul loro aiuto, pensiamo semmai a salvarci con le nostre forze», ha proseguito apocalittico Berlusconi. Vistosi cenni di assenso col capo quando la «Pitonessa» ha scandito: «Se Napolitano si dimetterà per impedirci di tornare alle urne, saranno affari suoi... Si dimetta pure, noi andremo avanti lo stesso, faremo l'opposizione».

La grazia non è più un obiettivo, forse non lo è mai stato. Di sicuro, spiega a un certo punto l'avvocato Ghedini lasciando attonite le «colombe», l'atto di clemenza non verrebbe a capo del problema numero uno, cioè l'ineleggibilità. Quindi inutile scomodare il Presidente della Repubblica per un gesto poco produttivo. Semmai bisognerebbe mettere mano di gran corsa alla legge Severino, chiarendo che non può essere retroattiva, quello sì che aiuterebbe... «Non se ne parla proprio», ha chiuso ogni speranza Alfano, «il Pd ci dice che un intervento del genere loro non lo farebbero nemmeno morti».

Tira le somme il segretario Pdl, il quale mai ha dato l'impressione ieri di remare controcorrente: «Siamo dinanzi a un bivio. O crediamo ancora nella trattativa, pur sapendo che le probabilità di successo sono lo zero virgola zero zero uno. Oppure andiamo senza paura alle elezioni. Se questo hai deciso, Presidente Berlusconi, sappi che siamo tutti quanti uniti e compatti con te». Alle armi, alle armi. Angelino chiederà udienza a Napolitano e poi, tempo 3-4 giorni, si tireranno le somme.

È il trionfo dei super-falchi, Verdini e Capezzone in testa. L'agibilità politica per le «colombe» si fa sempre più precaria. Segnali di intolleranza nei confronti dei «cacadubbi». Boato di insofferenza quando Brunetta ha osato dire che sull'Imu, forse, ci si potrebbe anche accordare. Interrotti con poca creanza Cicchitto e Schifani quando hanno espresso dubbi.

Prima di congedarsi, la battagliera Gelmini s'è sentita soavemente apostrofare dalla Santanché: «Ormai avrete capito anche voi qual è la posizione vera di Berlusconi...». Già, impossibile non capire. Eppure, si racconta che l'uomo non fosse alla fine così baldanzoso. Forse provato dalla tensione, l'hanno visto accasciarsi affranto e disperato su una poltrona. Non esattamente il piglio del condottiero che già pregusta la vittoria.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Gli ultimi giorni di Salò - 71

L’Italia di nuovo nel caos - 7

La guerra civile simulata - 5


ASSOLUTAMENTE DA LEGGERE PER 5 MINUTI DI RICREAZIONE



Il Gran Coniglio

(Marco Travaglio).
25/08/2013 di triskel182


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Arcore (Brianza), villa San Martino, interno giorno.


S.B. Bene, amici carissimi – in tutti i sensi –, vi ho convocati qui per discutere delle sorti del governo del Paese, cioè del mio culo.

Quagliariello. Suggerirei di chiamarlo agibilità politica, sennò il nonnetto lassù mangia la foglia.

B. Vabbè, come vuoi. Idee? Angelino diceva di averne un sacco.


Alfano. Sire, ne avevo un paio, ma ora così, su due piedi, a bruciapelo, sarà l’emozione, non me le ricordo più. Quanto tempo ho?

B. Ma figurati, fai con comodo, ci mancherebbe, tanto chi sta per finire al gabbio sono io… Diomio in che mani sono, se penso che questo è vicepremier, ministro dell’Interno e segretario del partito… Fortuna che almeno non lo pago io, ma gli italiani.

Santanchè. Io avrei un’idea meravigliosa.

B. Sentiamo, vai Daniela.

Santanchè. Ho trovato! Tu vai in galera, così imparano quei comunisti rottinculo, e poi ci divertiamo. Mica male, eh?

B. Ma certo, come no: e se mi scivola la saponetta nella doccia, chi si china a raccoglierla? Tu? Tutti bravi a fare i detenuti col culo, pardon con l’agibilità politica degli altri.

Verdini. Tranquillo, capo, se finisci dentro noi ti veniamo a trovare tutti i giorni, e le saponette nuove te le portiamo noi. Schifani. Giusto, e poi gli amici di giù dicono che al 41-bis non si sta poi così male: cella singola, niente sovraffollamento.

B. Intanto è meglio che alle carceri non vi avviciniate proprio: una volta dentro non uscite più. E poi, nel caso, niente visite: l’unico vantaggio dell’arresto è che almeno non vi vedo più per un po’.

Gasparri. Ma scusate, non s’era detto di impugnare la condanna alla Corte di Edimburgo?

Matteoli. Ma quale Edimburgo: di Salisburgo.

L. Comi. Ma non era Friburgo? O Amburgo?

F. Pascale. Buoni gli hamburger, vero Dudù?

B. Han parlato i principi del foro! Avvocato Coppi, la prego.

Coppi. Veramente sarebbe Strasburgo, ma non è questo il punto. Lei deve accettare la condanna, proclamarsi colpevole, assumere un’aria contrita e penitente, scusarsi col capo cosparso di cenere, flagellarsi pubblicamente ai piedi di un pm a scelta, chiedere l’affidamento al servizio sociale, iniziare a scontare la pena…

Voce femminile dalla stanza della lapdance. Qualcuno ha detto pene?

B. No cicci, si parlava di pena. Torna giù, Katiusciah, non è ancora il tuo momento… Mi scusi, Coppi, lei sarà anche un principe del foro, ma qui il foro me lo gioco io. Possibile che, con tutto quel che la pago, non le vengano in mente idee più brillanti?

Ghedini. Scusi, maestà, se il collega consente io un’idea ce l’avrei.

B. Sarebbe la prima volta, comunque sentiamo, spara!

Ghedini. Sto elaborando un lodo infallibile in base al quale il decreto Severino si applica soltanto su base volontaria, su richiesta del parlamentare condannato (e noi naturalmente siamo furbi e non facciamo richiesta), altrimenti è incostituzionale: qualche giurista di sinistra che se la beve lo troviamo sicuro, così mandiamo tutto alla Consulta e guadagniamo un paio d’anni.

B. Sì certo e il lodo chi ce lo vota? Tua zia? Per carità, ricordati che fine han fatto gli altri lodi infallibili: Schifani, Alfano ecc. Capace che li scrivete così bene che in galera ci finisco sul serio.

Alfano. Mi avete chiamato? Scusate, stavo cercando di ricordare quelle mie due idee strepitose.

B. Come non detto, Angelino: con le tue idee geniali riusciresti a farmi dare l’ergastolo.

Longo. Eh no, per l’ergastolo ci sono già io. Sennò che ci sto a fare?

B. Ecco, appunto, lei parli solo quando la interpello. Cioè mai.

Brunetta. Ribadisco la mia idea di mettere i tornelli fuori dai tribunali: basta estenderla alle carceri, rubare tutte le chiavi a scheda, e il gioco è fatto.

B. Va bene, Renato, ora però torna a giocare al piccolo economista che qui s’è fatta una certa… Se solo ci fosse Dell’Utri, lui aveva sempre buone idee: ma ormai s’è dato. Vabbè, lo capisco, lui sta peggio di me, non me l’avete neppure fatto riportare al Senato.
Fedele, tu come la vedi?

Confalonieri. Non so perché, è triste dirtelo in un momento così, ma gli esperti mi garantiscono che se vai dentro il titolo sale in Borsa, se fai cadere il governo le azioni precipitano. Vedi tu.

E. Doris (traccia un cerchio nella sua aiuola di sabbia portatile).
Da assicuratore,assicuro.

Marina. Se lo dicono loro,lo dico anch’io.

B. Grazie tesoro, sei la solita leonessa, senza di te non so come farei. Quindi mi faccio arrestare?

Capezzone. Mi oppongo fermamente, sarebbe un vile cedimento al golpe delle toghe rosse nell’ambito della ventennale guerra civile fra magistratura ideologizzata e politica indebolita che…

B. Ma questo chi l’ha fatto entrare?

Cicchitto. È pur sempre il nostro viceportavoce. S’è pure pagato il viaggio.

B. Ah ciao, tessera 2232, ci sei pure tu? Scusa, ma senza cappuccio non ti riconosco mai.

Cicchitto. Figurati, tessera 1816. Daniele ha ragione: occorre spezzare il circuito mediatico-giudiziario con una solenneriaffermazione del primato della politica…

B. Per favore, siamo fra noi: queste cazzate vanno bene per i talk show e i giornali che si ingoiano tutto. Torniamo al punto.

Massimiliano Allegri (al telefono). Presidente, stasera il Milan vincerà per lei, e se l’arbitro non ci dà almeno due rigori per garantirci l’agibilità sportiva , mi farò sentire nelle sedi opportune.

B. Grazie, caro, ora però vai a giocare a palla, ché i grandi han da fare… Allora, altre idee? Altri ministri? Dispersi?

Lorenzin (da dietro una fioriera).
Sono qui, padrone. Come ministro della Salute potrei ottenere un certificato medico che ti dichiari inabile al carcere e ai domiciliari. Che dici, provo?

B. Vabbè, grazie del pensiero.

Maurizio? M. Lupi (da sotto il tappeto). Scusa, Signore, stavo facendo le prove di indipendenza da te, come richiestomi da Enrico Letta.

B. Ecco, ce ne siamo perso un altro. Scusa Gianni, ma a che gioco gioca il nipotino?

G.Letta. Tranquillo, Silvio, ci parlo sei volte al giorno e cinque con Napolitano. Tutto sotto controllo, sei in una botte di ferro.

B. (piange) La conosco la tua botte di ferro: quattro muri di un metro per due con le sbarre alla porta… Paolo, Mariastella, Sandro, aiutatemi almeno voi.

Bonaiuti. Sto vergando un vibrante comunicato contro l’irresponsabile atteggiamento del Quirinale e del Pd, insensibili alle istanze…

B. Sì, bravo, mentre tu verghi io finisco in galera. Mariastella?

M. Gelmini. E’ una vergogna, uno scandalo, ma mi mancano le parole.

B. E ti pareva. Meglio così. Da quando hai tirato fuori il tunnel dei neutrini, meno parli meglio è per tutti. Sandro?

Bondi. Eminenza Reverendissima, si ragionava appunto con la mia meravigliosa Emanuela (Repetti, che annuisce, ndr) che l’ora è grave e s’impone uno scatto d’orgoglio acciocché…

B. Sai dove te lo devi ficcare il tuo scatto d’orgoglio… Ok, basta. Qualcuno ha un revolver?

F. Pascale. No, puccipucci, non farlo, lo sai che senza di te non vivo più. Non è il momento di farla finita, non prima del testamento almeno.

B. Ma che hai capito! Non è per me: è per voi, razza di mangiapane a ufo.

Dudù. Baubau.

Dudi (detto Piersilvio): È quel che dico sempre anch’io, il collega che mi ha preceduto mi ha tolto le parole di bocca.

Primo carabiniere dietro la finestra. A rega’, cheddite? Famo ‘na retata e li ingabbiamo? Quanno ce ricapitano tutti insieme?

Secondo carabiniere in giardino. Zitto che ce tocca pure faje ‘a scorta.

Da Il Fatto Quotidiano del 25/08/2013.
camillobenso
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Gli ultimi giorni di Salò - 72

L’Italia di nuovo nel caos - 8

La guerra civile simulata - 6



Berlusconi pretende da Napolitano e Letta un golpe bianco
di Paolo Flores d'Arcais
| 24 agosto 2013Commenti (311)


L’ultimo ukase parla di amnistia. È il più indecente. Una amnistia ad personam non si è mai sentita. Berlusconi pretende da Napolitano e Letta un golpe bianco. I suoi squadristi al botulino lo battezzano “agibilità politica”, ma in buon italiano di golpe si tratta. Controlliamo sul vocabolario Treccani: “Golpe bianco: colpo di Stato svolto senza ricorso alla forza da parte di un governo che eserciti il potere in modo anticostituzionale”. Alla lettera quello che Berlusconi e le sue cheerleader mediatiche vogliono imporre. Sarebbe “esercitare il potere in modo anticostituzionale” se la legge Severino, di cui Alfano menava vanto e primogenitura, non venisse applicata per Berlusconi, considerandolo legibus solutus perché unto da milioni di schede. “La legge è eguale per tutti” solo se vale allo stesso modo per chi dispone di un voto e per chi ne raccoglie milioni. Disattendere questo principio significa scalzare il fondamento dell’ordinamento giuridico. Lascia allibiti che semplicemente se ne discuta. Che su una pretesa golpista si invochi “la trattativa” o anche una semplice “pausa di riflessione”, come vanno blaterando quasi tutti i mass media.
Napolitano, Letta, Epifani hanno ribadito che il ricatto (o “l’agibilità” o cade il governo) è irricevibile. Dichiarazioni che vanno prese alla lettera in tutta la loro impegnativa solennità, perché il mero sospetto che alle parole non seguano comportamenti coerenti suonerebbe offesa nei loro confronti. Deve essere perciò chiaro che l’inizio del golpe bianco sarebbe segnato da qualsiasi rinvio che la Giunta del Senato concedesse il 9 settembre. Ogni giorno e anzi ogni ora di dilazione costituirebbe un bacio della pantofola alla protervia eversiva del Delinquente. Ogni minuto sottratto alla legalità repubblicana una complicità golpista. Oltretutto, lo sfregio andrebbe ripetuto per ogni prossimo processo berlusconiano con eventuale condanna: un salvacondotto tombale di impunità ad personam, un golpe bianco permanente.

Intanto una scheggia di golpe, che Napolitano, Letta ed Epifani passano sotto silenzio, è già la mancata tutela nei confronti del giudice Esposito da parte del Csm. Quanto alla minaccia di far cadere il governo, si accomodino: è una sciabola di cartapesta, solo che Napolitano, Letta ed Epifani non tradiscano la parola data. Ci sono altre due maggioranze possibili, infatti: un bel governo senza ministri di partito, presieduto da Rodotà o Zagrebelsky, o un brutto governo Letta-bis con qualche decina di sbandati del berlusconismo pronti a riciclarsi. Al ricatto di Berlusconi e manutengoli può dare ascolto solo chi è ricattabile.

Il Fatto Quotidiano, 24 agosto 2013
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Gli ultimi giorni di Salò - 73

L’Italia di nuovo nel caos - 9

La guerra civile simulata - 7




Perché la situazione è altamente drammatica.

Ha scritto sabato scorso Paolo Flores d’Arcais:

Ci sono altre due maggioranze possibili, infatti: un bel governo senza ministri di partito, presieduto da Rodotà o Zagrebelsky, o un brutto governo Letta-bis con qualche decina di sbandati del berlusconismo pronti a riciclarsi. Al ricatto di Berlusconi e manutengoli può dare ascolto solo chi è ricattabile.

E’ vero che Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky siano due nomi importanti e spendibili. Ma in una situazione come questa non bastano.

Non hanno personalmente nessuna esperienza di governo ed anche un governo di “laici” od anche “laici tecnici” non risolverebbero un granché, perché si ricadrebbe nell’esperienza Monti.

Dovrebbero passare mesi prima che si rendano conto della situazione e poi cominciare a muoversi.

Noi non abbiamo il tempo per aspettare di capire lo stato dell’arte. Ci vuole gente operativa da subito.

Soprattutto nel settore economia produttiva. Ci vuole gente che ne capisca di produzione industriale perché il nostro sistema poggia su questo e non sui pozzi di petrolio o sulle miniere di rame ed oro.

Gran brutta esperienza negativa quella del governo dei tecnici Monti. La scorsa settimana la signora Fornero ha avuto l’ardire di affermare che il governo Monti ha salvato l’Italia.

Diventa pericoloso anche portare civili supponenti che combinano disastri al governo.

Poi occorre notare che tutto è farraginoso all’interno dei ministeri per via di personale operativo poco duttile ed abituato ad operare in un sistema che a definirlo marcio è poco.

Infine, non ci si può scordare che qualsiasi governo ad hoc, deve operare all’interno di un sistema parlamentare.

E questo Parlamento con i capi e capobastone attuali, renderebbe vano qualsiasi governo migliore della Terra.

La tanto richiesta nuova legge elettorale rappresenta solo fumo negli occhi, anche se il Porcellum, oltre ad essere uno schifo studiato ad hoc dalla destra truffaldina, produce solo truffe.

Non è tanto la legge elettorale che va cambiata, ma il personale parlamentare.

Ma su questo le cricche e le cosche non ci sentono perché hanno il loro debito tornaconto.

Anche la soluzione di un Letta bis non offre grandi possibilità al Paese.

Letta è un uomo dei poteri forti molto ligio ed ossequiente e di conseguenza non intraprenderà mai la strada dello smantellamento degli attuali interessi che paralizzano il Paese.

Andare a votare, come chiedono Berlusconi, Grillo e D’Alema, significa riprodurre la stessa fotografia dell’esistente.

Siamo all’interno dell’eterno cul de sac senza via di scampo dove prosperano i chiacchieroni e i venditori di fumo.

E questo da cinque anni consecutivi.

La proposta dei transfughi “ sbandati” berlusconiani dal Pdl per formare un nuovo governo Letta – bis non è molto brillante, perché i media dell’esercito mussulmano stanno adottando metodi squadristici nei confronti di nemici e traditori.

Dopo il caso Boffo e Fini, ora tocca al giudice Esposito, lasciato ignobilmente solo da istituzioni e partiti antiberlusconiani.

Ma non basta.

Stanno preparando dossier contro i senatori che si pronunceranno il 9 di settembre prossimo.

Nel frattempo gli squadristi si stanno esercitando con questo:



All’indice i pm scomodi I giornali di B. come le Br

(Gian Carlo Caselli).
25/08/2013 di triskel182


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“PANORAMA” (E POI “IL GIORNALE”) PUBBLICANO LA LISTA DI PROSCRIZIONE DEI MAGISTRATI CHE HANNO INQUISITO BERLUSCONI: SONO “TOGHE ROSSE”.

Il settimanale Panorama (tosto rilanciato da Il Giornale con sincronico gioco di squadra) ha elencato, con foto di gusto segnaletico, 26 magistrati “toghe rosse” che negli ultimi 20 anni “hanno messo sotto accusa Berlusconi e i suoi più stretti collaboratori”, facendo “uso politico della giustizia”. Quella delle “toghe rosse” – il Fatto Quotidiano se ne è già occupato – è una favola che non regge alla prova dei fatti. Ma le “liste di proscrizione” (in questi termini si sono espressi molti commentatori, a partire dalla Associazione nazionale magistrati) sono ben più di una favola. Perciò conviene parlarne.

INNANZITUTTO perché nel-l’elenco figura un magistrato, Gabriele Chelazzi, morto nel 2003 praticamente “sul pezzo”, mentre era impegnato allo spasimo in un’inchiesta di straordinaria incisività sullo stragismo mafioso del ’93. Tutti gli italiani per bene lo ricordano, senza retorica, come idealmente avvolto nel tricolore per i servizi resi al nostro Paese. Calpestare la sua memoria non è ammissibile.

Tanto premesso, devo dire che anch’io figuro nella lista: e se qualcuno si volesse acrobaticamente aggrappare a un mini-conflitto di interesse, faccia pure. In verità non è la prima volta che ricevo un simile “privilegio”. Già nel 1994 l’Italia settimanale (diretto da Marcello Veneziani) mi aveva infilato in una grottesca lista di proscrizione con altri magistrati antimafia o di Tangentopoli. Come si vede, mettere all’indice i magistrati “scomodi” è storia vecchia. Storia che fin dall’inizio andrebbe riferita al quadro che lo storico Salvatore Lupo (su Questione giustizia 3/2002) delinea: “Già nella campagna elettorale del 1994, partì un attacco, che allora nell’opinione pubblica nessuno accettava, alla legge sui pentiti” e vi fu un “assalto della magistratura quando la magistratura era sulla cresta dell’onda”. Se fosse stato soltanto un problema di consenso – sostiene ancora Lupo – nessun uomo politico avrebbe azzardato queste operazioni. Furono dunque operazioni “per il futuro”. Un futuro, all’evidenza, che arriva fino ai giorni nostri. Ma è la stessa ventennale continuità dei fatti a dimostrare come le polemiche di oggi (liste di proscrizione incluse) sulle “toghe rosse” che da anni perseguiterebbero il Cavaliere siano un pretesto: per far ingoiare il rospo della rivendicazione di impunità (che rischia di collocare il nostro Paese in un’orbita premoderna) rispetto a una condanna definitiva confermata in tre gradi giudizio. Si perpetua – e le “toghe rosse” sono una trovata per distogliere l’attenzione dalla sostanza delle accuse – una delle maggiori anomalie italiane del ventennio: il rifiuto del processo e la sua gestione come momento di scontro per contestarne in radice la legittimità e gli esiti. Una sorta di impropria riedizione (con la variante che lo praticano “pezzi” di Stato anziché sue antitesi) del cosiddetto “processo di rottura” ideato dall’avvocato Vergès scomparso pochi giorni fa. Per tornare alle liste di proscrizione, è troppo facile (ma è necessario) ricordare anche quelle – ovviamente ben più truci e immensamente più grevi in quanto gravide di micidiali concrete conseguenze – stilate dai gruppi eversivi di ieri e di oggi e dalle organizzazioni mafiose. Le ricordo soprattutto perché molti dei magistrati citati da Panorama vivono da anni sotto scorte anche pesanti: perciò meritano rispetto (pur nella critica, sempre possibile) e non quella “radicale, definitiva condanna di quanto non si voglia riconoscere o accettare ” che è appunto la miglior definizione di proscrizione (Devoto-Oli). Infine, la debolezza delle tesi di fondo che hanno portato alla compilazione della lista di Panorama si può anche evincere dai calcoli che il settimanale dice di aver effettuato. Ma francamente non si capisce in base a quale criterio si sia concentrata l’attenzione su 26 soggetti, mentre è risaputo che dei processi relativi a Silvio Berlusconi si è dovuto occupare ben più di un centinaio di magistrati. E – si badi bene – certamente dei più diversi orientamenti culturali.

MENTRE L’ARTICOLO di Panorama, coltivando la favola delle “toghe rosse”, deve per forza mettere nel mirino delle polemiche un numero infinitamente ridotto di soggetti, estratti dal mazzo per un preteso comune orientamento culturale che avrebbe portato a una stagione di “persecuzioni”: là dove si è trattato invece del doveroso dispiegarsi del principio di obbligatorietà dell’azione penale e di un controllo di legalità diffuso, senza una qualche proterva strategia. A parte l’eterogeneità delle 26 figure elencate, spesso diversissime fra loro e talora persino incompatibili. Un altro monumentale “difetto” di queste strumentali liste di proscrizione.

Da Il Fatto Quotidiano del 25/08/2013.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Gli ultimi giorni di Salò - 74

L’Italia di nuovo nel caos - 10

La guerra civile simulata - 8



L’esercito dei Muslim Brothers, si muove verso Palazzo Chigi per combattere la battaglia dell’Imu.

Li comanda il generale Brunetta, che avanza innanzi a tutti.

Dietro di lui il primo battaglione “Walchirie” guidato dal falco pitonato Santanché.

Dietro le Walchirie tutti gli altri. I carabinieri di Silvio. “Fedeli nei secoli” come ha giurato sabato scorso il generale Angelino senza quid.

A piè fermo li aspetta l’esercito degli Sturmtruppen tel zeneralen Lettinen.


Immagine


Dalla sua villa di Hardcore, il generale Tappolione osserva la battaglia con il suo cannocchiale.

Alla fine della giornata di mercoledì 28 agosto sapremo chi è il vincitore perché questa battaglia non ammette più pareggi o rinvii.



LA SFIDA FINALE (All'OK Korral - ndt)
Al termine del super vertice di ieri ad Arcore il Pdl ha ufficia­lizzato che senza Silvio Berlusconi in politica non si va avanti


Alessandro Sallusti - Dom, 25/08/2013 - 18:11


È andata come era ovvio che andasse. Nessuna resa, nessun cedimento, nes­sun sotterfugio. Al termine del super vertice di ieri ad Arcore il Pdl ha ufficia­lizzato che senza Silvio Berlusconi in politica non si va avanti, né col governo né probabilmen­te con la legislatura.


Se poi mercoledì in Consi­gl­io di ministri non dovesse essere varata l'aboli­zione dell'Imu, la caduta di Enrico Letta potreb­be addirittura essere contestuale. Ma il risultato più importante del vertice di ieri è il fallimento del piano subdolo e mai dichiarato di scindere il destino del Pdl da quello di Silvio Berlusconi. Ci avrebbero provato, negli ultimi giorni, i soliti maneggioni della politica facendo balenare nel­la testa di alcuni notabili del Pdl, come all'epoca del governo Monti, la sirena di un nuovo partito di centro Berlusconi indipendente. Il condizio­nale è d'obbligo perché in questo campo le leg­gende metropolitane, il gossip politico e le mez­ze verità si fondono in un magma indecifrabile. Certo, l'accoglienza entusiasta che i ministri ciellini Lupi e Mauro hanno riservato al messag­gio di Napolitano e al premier Letta tre giorni fa al Meeting di Rimini ha fatto alzare le antenne a più d'uno e forse sognare i nostalgici di una nuo­va Democrazia cristiana 2.0, come va di moda di­re di questi tempi. Già, Napolitano e Letta, i due uomini che po­trebbero risolvere in un secondo il problema dell'agibilità politica di Berlusconi e che invece prendono tempo, alzano la voce e minacciano chi le dimissioni e chi il crollo del Paese. Entram­bi ci hanno sperato, probabilmente, in una im­plosione del Pdl per disfarsi una volta per tutte di Silvio Berlusconi. Ma hanno fatto male i conti, così come li fece pessimi a suo tempo il senatore a vita (non si capisce a che titolo) Mario Monti, sostenuto, per ragioni diverse, da la Repubblica e dal Corriere della Sera .
Saranno anche professori, di economia e di giornalismo, ma non hanno mai capito una maz­za. Soprattutto che il Pdl è Silvio Berlusconi e che nessuno delle colombe furbette ha attributi sufficienti per staccarsi dal capo e prendersi la responsabilità di una scissione.
Detto che la soluzione non è quindi quella di spaccare il Pdl, non resta che la via maestra di ri­dare a Berlusconi l'agibilità fisica e politica che gli spetta. Oppure affrontare senza tante mena­te una nuova tornata elettorale e vedere da che parte sta la maggioranza degli italiani. E io scom­metto che non starà da quella dei giudici imbro­glioni.


http://www.ilgiornale.it/news/interni/s ... 45308.html
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

e figurati il trattamento che sarà riservato alla sporca ventina 8-) :mrgreen:
altro che metodo Boffo
qualcuno dica a Brunetta che non s'allarga troppo coll'Imu :mrgreen:

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Cominciano a circolare i nomi dei senatori Pdl moderati che potrebbero mollare Silvio Berlusconi in caso di crisi di governo e salvare l'esecutivo Letta.

Come ha scritto l'Huffington Post, il premier Enrico Letta ha fatto sapere di avere una rosa di 20 nomi disposti a salvare il governo per non portare il Paese a elezioni. Non prima del 2015 almeno.

I primi ad uscire allo scoperto sono alcuni senatori del Sud. Il sottosegretario Giuseppe Castiglione, uno delle voci più autorevoli del Pdl siciliano ha già fatto sapere ad Angelino Alfano che "nessuno vuole aprire una crisi con una prospettiva assolutamente incerta. Se i falchi tirano troppo la corda, questa si spezza". E ha aggiunto: "Dobbiamo costruire una grande aggregazione dei moderati. Non venderemo il nostro futuro a Santanché e compagni".

La caduta del governo Letta è un salto nel buio anche per il catanese Salvo Torrisi: "Aprire una crisi ora sarebbe un clamoroso errore nei confronti del Paese. Un governo di larghe intese è l'unica soluzione possibile per l'Italia, non possiamo abbandonarla dopo pochi mesi. Almeno la metà dei senatori, soprattutto del Sud, sono contrari alla crisi". 8-) "Quale è la prospettiva?" conclude, "quella di una grande forza moderata di stampo europeo, non altre alle quali lavorano esponenti del mio partito".

Dello stesso parere anche Francesco Scoma, senatore vicino a Schifani che pur sottolineando che "l'agibilità del Cavaliere va assolutamente difesa" dice che "una crisi di governo potrebbe anche non portare direttamente alle urne". "Ritengo che un governo si farà lo stesso" aggiunge "anche senza il Pdl, e a quel punto saranno altri partiti a imporre una legge elettorale che vedrà il ritorno alle preferenze. Voglio vedere come se la caveranno i falchi del mio partito...".

Pippo Pagano, di Giarre aggiunge: "La gente non la capirebbe. Non è tempo di mostrare i muscoli. Bisogna essere responsabili. Quest'esecutivo sta cercando di dare delle risposte alle imprese, a chi è senza lavoro. Se fossi chiamato a un voto di fiducia? Una soluzione va trovata dentro al partito, dobbiamo evitare le spaccature".

Altro nome della fronda pidiellina è Paolo Naccarato, senatore del gruppo Gal. che invia un messaggio chiaro "Se Berlusconi provoca la crisi di Governo, io penso che al Senato verrà fuori una maggioranza silenziosa. E che il Cavaliere in questo caso si troverebbe ad avere a che fare con molte sorprese e moltissime delusioni", come si legge su La Stampa.

Renato Schifani teme una frana al Senato

Intanto Renato Schifani si mostra molto preoccupato per le eventuali defezioni che potrebbero esserci al Senato. Un Pdl sempre più spaccato e litigioso, diviso tra coloro che sostengono la linea dura (Santanché su tutti) e coloro invece che si mostrano più dialoganti. "Presidente, fra i nostri c'è chi potrebbe abbandonarti per un Letta-bis. Io non posso più garantire" è l'avvertimento a Silvio Berlusconi del capogruppo al senato per Il Popolo della Libertà.
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

E Scilipoti che fa? :mrgreen:
erding
Messaggi: 1188
Iscritto il: 21/02/2012, 22:55

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da erding »

E Scilipoti che fa?


Intanto... il solito Violante...



Cav, Violante apre: "Ricorso a Consulta non è dilazione"

L'ex presidente della Camera: "La legalità impone il diritto di difesa". Gelmini: "I falchi del Pd ascoltino le parole di Violante"
Luisa De Montis - Lun, 26/08/2013 - 11:58


Da Luciano Violante arriva un'apertura sul tema della decadenza del Cavaliere e dell'eventuale ricorso alla Consulta. "La Corte Costituzionale ha ritenuto che il procedimento davanti alla Giunta è di carattere giurisdizionale.

Quindi la Giunta, se ritenesse che ci fossero i presupposti, potrebbe sollevare l’eccezione davanti alla Corte. Ma questa non sarebbe dilazione; sarebbe applicazione della Costituzione", ha dichiarato Violante in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera. "Noi - rivendica l’esponente Pd - siamo una forza legalitaria. La legalità comprende il diritto di difesa e impone di ascoltare le ragioni dell’accusato". Violante parla anche dell’eventuale ricorso del Pdl alla Corte europea osservando che "la Corte di Lussemburgo potrebbe essere interpellata perchè dica se in base alla normativa europea, applicabile anche in Italia, la legge Severino dà luogo a pena, non retroattiva, o a un semplice effetto sulla condanna". "Il senatore Berlusconi deve spiegare alla Giunta perchè a suo avviso la legge Severino non si applica - ha spiegato l'ex presidente della Camera -. E i membri della Giunta hanno il dovere di ascoltare e valutare la sua difesa".

Le parole di Violante aprono un varco e ricevono apprezzamento dal centro destra. "L'intervista al Corriere - commenta Mariastella Gelmini -, rappresenta una prima autorevole apertura al dibattito sulla decisione della Giunta; dibattito che i falchi del Pd avevano fin qui respinto come una perdita di tempo".

http://www.ilgiornale.it/news/interni/c ... 45506.html




Parlerà solo per suo conto, o... anche per conto terzi??
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