Come se ne viene fuori ?
Re: Come se ne viene fuori ?
L'hanno capito che per disinnescarlo lo dovevano appoggiare ...ora se sono furbi devono mantenere la "fedeltà" fino a dopo la vittoria, evitando la fortissima tentazione di metterlo nel tritacarne domani stesso.
Sono abituati a recitare una parte, non verrà loro difficile.
Bersani compreso.
Hanno capito che la bad company se la beccavano loro, i dinosauri.
meglio correggere il tiro .
una volta facevano notizia i tre tenori ( pavarotti domingo carreras ) ora andiamo in brodo di giuggiole per i due sindaci ...Renzi e Marino in bici ...
che notiziona !!!!!
anzi come direbbe Crozza
che figata
Sono abituati a recitare una parte, non verrà loro difficile.
Bersani compreso.
Hanno capito che la bad company se la beccavano loro, i dinosauri.
meglio correggere il tiro .
una volta facevano notizia i tre tenori ( pavarotti domingo carreras ) ora andiamo in brodo di giuggiole per i due sindaci ...Renzi e Marino in bici ...
che notiziona !!!!!
anzi come direbbe Crozza
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Re: Come se ne viene fuori ?
Fiat-sindacati, accordo su Mirafiori:
"Investimenti per i Suv della Maserati"
L'annuncio dopo l'incontro al quale hanno partecipato le sigle firmatarie del contratto aziendale. Sul piatto risorse per quasi 1 miliardo di euro per lo stabilimento torinese, chiesta la poroga della Cassa integrazione straordinaria. Verso un "polo del lusso" con Grugliasco
MILANO - L'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, ha garantito che gli investimenti su Mirafiori saranno fatti. Lo ha detto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, uscendo dall'incontro che si è svolto stamane a Roma tra il manager italo-canadese e i rappresentanti dei sindacati che hanno siglato il contratto aziendale. E lo ha poi confermato l'azienda, che in una nota ha spiegato: il nuovo accordo consente di dare "inizio immediatamente al piano di investimenti necessario ad assicurare il futuro produttivo ed occupazionale dello stabilimento di Mirafiori". A questo fine "sarà richiesta la proroga dell'attuale cassa integrazione straordinaria".
Angeletti ha spiegato che già nelle prossime settimane si cominceranno i lavori per la produzione di un Suv Maserati, al quale si dovrebbe affiancare "un'altra vettura". Si è spinto oltre il segretario Fismic, Roberto Di Maulo, che ha spiegato come Fiat stia studiando "l'unificazione anche societaria degli stabilimenti Maserati di Grugliasco e di Mirafiori. Questo permetterà il massimo utilizzo degli impianti del personale e porterà alla nascita a Torino del polo del lusso". "E' un ottimo risultato", ha commentato il numero uno della Uil, mentre l'omologo della Cisl, Raffaele Bonanni, ha parlato di "una giornata importante per i lavoratori di Mirafiori e di tutta la Fiat". Il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, ha poi precisato che l'investimento del Lingotto a Mirafiori "avrà un valore di poco sotto 1 miliardo di euro".
Nello stabilimento torinese, ha spiegato ancora, "proseguirà la cassa integrazione per la riorganizzazione delle linee produttive che dovranno essere messe a punto per la produzione del Suv. Gli aspetti tecnici della Cig non sono però stati definiti in questa sede", ha aggiunto sottolineando come siano stati confermati dal Lingotto "gli investimenti previsti per gli altri stabilimenti italiani del gruppo: dopo Mirafiori si proseguirà con gli altri".
In una nota, la Fim Cisl ha precisato: "Questa mattina l'ad della Fiat Marchionne ha incontrato i sindacati firmatari degli accordi Fiat, e annunciato il definitivo sblocco del piano d'investimenti su Mirafiori, e confermato il completamento del piano d'investimenti che in tempi brevi riguarderanno anche lo stabilimento di Cassino. E' una buona notizia per i lavoratori della Fiat e per l'industria italiana, si chiude definitivamente in questo modo il cerchio del piano d'investimenti di Fiat in Italia e si ridà futuro e speranza ai tanti lavoratori del gruppo e all'industria dell'auto del nostro Paese" - commenta il segretario generale della Fim Cisl, Giuseppe Farina. Poi la stoccata: "La Fiom Cgil con i tribunali riporta i delegati Fiom negli stabilimenti, la Fim Cisl insieme agli altri sindacati, con i buoni accordi sindacali porta investimenti e lavoro". Nel comunicato ufficiale c'è un richiamo diretto alla Fiom, invitata ad "accettare le regole basilari della democrazia industriale".
Ancora Palombella ha rimarcato la bontà del clima generale: "Il livello delle relazioni industriali tra noi e la Fiat è ben saldo nonostante le novità sopraggiunte in tema di rappresentanza sindacale". La convinzione dei sindacati è che il gruppo continui quindi a produrre in Italia.
(04 settembre 2013)
http://www.repubblica.it/economia/2013/ ... ef=HRER1-1
"Investimenti per i Suv della Maserati"
L'annuncio dopo l'incontro al quale hanno partecipato le sigle firmatarie del contratto aziendale. Sul piatto risorse per quasi 1 miliardo di euro per lo stabilimento torinese, chiesta la poroga della Cassa integrazione straordinaria. Verso un "polo del lusso" con Grugliasco
MILANO - L'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, ha garantito che gli investimenti su Mirafiori saranno fatti. Lo ha detto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, uscendo dall'incontro che si è svolto stamane a Roma tra il manager italo-canadese e i rappresentanti dei sindacati che hanno siglato il contratto aziendale. E lo ha poi confermato l'azienda, che in una nota ha spiegato: il nuovo accordo consente di dare "inizio immediatamente al piano di investimenti necessario ad assicurare il futuro produttivo ed occupazionale dello stabilimento di Mirafiori". A questo fine "sarà richiesta la proroga dell'attuale cassa integrazione straordinaria".
Angeletti ha spiegato che già nelle prossime settimane si cominceranno i lavori per la produzione di un Suv Maserati, al quale si dovrebbe affiancare "un'altra vettura". Si è spinto oltre il segretario Fismic, Roberto Di Maulo, che ha spiegato come Fiat stia studiando "l'unificazione anche societaria degli stabilimenti Maserati di Grugliasco e di Mirafiori. Questo permetterà il massimo utilizzo degli impianti del personale e porterà alla nascita a Torino del polo del lusso". "E' un ottimo risultato", ha commentato il numero uno della Uil, mentre l'omologo della Cisl, Raffaele Bonanni, ha parlato di "una giornata importante per i lavoratori di Mirafiori e di tutta la Fiat". Il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, ha poi precisato che l'investimento del Lingotto a Mirafiori "avrà un valore di poco sotto 1 miliardo di euro".
Nello stabilimento torinese, ha spiegato ancora, "proseguirà la cassa integrazione per la riorganizzazione delle linee produttive che dovranno essere messe a punto per la produzione del Suv. Gli aspetti tecnici della Cig non sono però stati definiti in questa sede", ha aggiunto sottolineando come siano stati confermati dal Lingotto "gli investimenti previsti per gli altri stabilimenti italiani del gruppo: dopo Mirafiori si proseguirà con gli altri".
In una nota, la Fim Cisl ha precisato: "Questa mattina l'ad della Fiat Marchionne ha incontrato i sindacati firmatari degli accordi Fiat, e annunciato il definitivo sblocco del piano d'investimenti su Mirafiori, e confermato il completamento del piano d'investimenti che in tempi brevi riguarderanno anche lo stabilimento di Cassino. E' una buona notizia per i lavoratori della Fiat e per l'industria italiana, si chiude definitivamente in questo modo il cerchio del piano d'investimenti di Fiat in Italia e si ridà futuro e speranza ai tanti lavoratori del gruppo e all'industria dell'auto del nostro Paese" - commenta il segretario generale della Fim Cisl, Giuseppe Farina. Poi la stoccata: "La Fiom Cgil con i tribunali riporta i delegati Fiom negli stabilimenti, la Fim Cisl insieme agli altri sindacati, con i buoni accordi sindacali porta investimenti e lavoro". Nel comunicato ufficiale c'è un richiamo diretto alla Fiom, invitata ad "accettare le regole basilari della democrazia industriale".
Ancora Palombella ha rimarcato la bontà del clima generale: "Il livello delle relazioni industriali tra noi e la Fiat è ben saldo nonostante le novità sopraggiunte in tema di rappresentanza sindacale". La convinzione dei sindacati è che il gruppo continui quindi a produrre in Italia.
(04 settembre 2013)
http://www.repubblica.it/economia/2013/ ... ef=HRER1-1
Re: Come se ne viene fuori ?
mezzogiorno di fuoco
http://www.huffingtonpost.it/2013/09/05 ... _ref=italy
Decadenza Silvio Berlusconi, anche Giorgio Napolitano potrebbe parlare in tv se il Cav attacca col suo video
È legata alla reazione del Quirinale l’ultima valutazione sulla messa in onda del videomessaggio di Silvio Berlusconi. Il file è già nei computer di tutti i direttori dei tg Mediaset. E, al momento, la data cerchiata in rosso è domenica. Con una aggiunta, arrivata da Arcore: la conferma (definitiva) arriverà nelle prossime ventiquattr’ore. Perché a quel video è legata quella che nell’inner circle dell’ex premier chiamano la “guerra nucleare” con Giorgio Napolitano. Non solo la caduta del governo Letta.
Già, Napolitano. La sua reazione, infatti, non si limiterebbe a una normale gestione della crisi. O a una generica denuncia. Fonti pidielline degne di questo nome raccontano che proprio dal Quirinale sarebbe arrivato un messaggio che ha scosso le pareti di Villa San Martino. In caso di apertura della crisi, l’intenzione del capo dello Stato sarebbe quella di rivolgersi direttamente al paese, indicando (e accusando) i responsabili del disastro con tutta la forza di cui è capace.
con viva e vibrante soddisfazione
Un discorso che avrebbe un forte impatto nel palazzo ma soprattutto nell’opinione pubblica italiana e internazionale, attraverso lo stesso mezzo usato da Silvio Berlusconi: la televisione. Eccolo lo spettro della “guerra nucleare”. Col Cavaliere che, dalle sue reti, terremota il governo e lancia strali contro la magistratura. E col capo dello Stato che, a reti unificate sul servizio pubblico, indica nel leader del Pdl il responsabile dello sfascio, l’artefice di un gesto di follia, come folle è aprire una crisi sulla pelle degli italiani e proprio in momento così delicato e per di più legata a cause che esulano dal programma di governo. Dal Quirinale non arriva una conferma ufficiale sul a reti unificate, però non viene neanche negato. E comunque fonti informate spiegano: “In questo momento non c’è nulla di deciso anche perché non si capisce che succederà. È chiaro che in caso di crisi Napolitano parlerà forte e chiaro, e tutte le ipotesi sono sul tappeto”.
In proposito, si ricorda quella frase pronunciata nel discorso di insediamento quando il capo dello Stato avvertì che, di fronte al mancato rispetto degli impegni presi, e di fronte alla “sordità” delle forze politiche, non avrebbe esitato “a trarne le conseguenze di fronte al paese”. E gli impegni presi, per Napolitano, riguardano quell’impianto di responsabilità che si è strutturato con la sua inedita rielezione (fatto non banale anche in relazione alla fatica e al sacrificio personale) e con la nascita del governo Letta. Per Berlusconi, invece, c’è un impegno non rispettato nell’ambito del “pacchetto” che riguarda le garanzie sui suoi guai giudiziari.
http://www.huffingtonpost.it/2013/09/05 ... _ref=italy
Decadenza Silvio Berlusconi, anche Giorgio Napolitano potrebbe parlare in tv se il Cav attacca col suo video
È legata alla reazione del Quirinale l’ultima valutazione sulla messa in onda del videomessaggio di Silvio Berlusconi. Il file è già nei computer di tutti i direttori dei tg Mediaset. E, al momento, la data cerchiata in rosso è domenica. Con una aggiunta, arrivata da Arcore: la conferma (definitiva) arriverà nelle prossime ventiquattr’ore. Perché a quel video è legata quella che nell’inner circle dell’ex premier chiamano la “guerra nucleare” con Giorgio Napolitano. Non solo la caduta del governo Letta.
Già, Napolitano. La sua reazione, infatti, non si limiterebbe a una normale gestione della crisi. O a una generica denuncia. Fonti pidielline degne di questo nome raccontano che proprio dal Quirinale sarebbe arrivato un messaggio che ha scosso le pareti di Villa San Martino. In caso di apertura della crisi, l’intenzione del capo dello Stato sarebbe quella di rivolgersi direttamente al paese, indicando (e accusando) i responsabili del disastro con tutta la forza di cui è capace.
con viva e vibrante soddisfazione
Un discorso che avrebbe un forte impatto nel palazzo ma soprattutto nell’opinione pubblica italiana e internazionale, attraverso lo stesso mezzo usato da Silvio Berlusconi: la televisione. Eccolo lo spettro della “guerra nucleare”. Col Cavaliere che, dalle sue reti, terremota il governo e lancia strali contro la magistratura. E col capo dello Stato che, a reti unificate sul servizio pubblico, indica nel leader del Pdl il responsabile dello sfascio, l’artefice di un gesto di follia, come folle è aprire una crisi sulla pelle degli italiani e proprio in momento così delicato e per di più legata a cause che esulano dal programma di governo. Dal Quirinale non arriva una conferma ufficiale sul a reti unificate, però non viene neanche negato. E comunque fonti informate spiegano: “In questo momento non c’è nulla di deciso anche perché non si capisce che succederà. È chiaro che in caso di crisi Napolitano parlerà forte e chiaro, e tutte le ipotesi sono sul tappeto”.
In proposito, si ricorda quella frase pronunciata nel discorso di insediamento quando il capo dello Stato avvertì che, di fronte al mancato rispetto degli impegni presi, e di fronte alla “sordità” delle forze politiche, non avrebbe esitato “a trarne le conseguenze di fronte al paese”. E gli impegni presi, per Napolitano, riguardano quell’impianto di responsabilità che si è strutturato con la sua inedita rielezione (fatto non banale anche in relazione alla fatica e al sacrificio personale) e con la nascita del governo Letta. Per Berlusconi, invece, c’è un impegno non rispettato nell’ambito del “pacchetto” che riguarda le garanzie sui suoi guai giudiziari.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Bravissimo Napolitano! Con le ultime due mosse, quella dei 4 senatori a vita e questa del messaggio a rete unificate,
sta sparigliando il gioco di berlusconi e dei suoi leccapiedi come non ha fatto nessuno!
sta sparigliando il gioco di berlusconi e dei suoi leccapiedi come non ha fatto nessuno!
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Re: Come se ne viene fuori ?
Gli italiani corrono sempre sul carro del vincitore
Ennio Flaiano
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13
Fronti di guerra - 12
http://www.youtube.com/watch?v=ZJE-onnw2gM
Dove sta zazà,…. Jámmola a truvá..
Dove sta Zazá?!
Uh, Madonna mia...
Zazá, Zazá,
za-za-za-za...
comm'aggia fá pe' te truvá?!
https://www.youtube.com/watch?v=IgowL0gRrlQ
Secondo Carlo Tarallo, Letta nipote avrebbe trovato 20 Zazà. Se così fosse, se non fossero le solite “emerite palle” quelle frasi variegate che mirano sempre a mettersi in vista, ma sempre inconcludenti come “…..per il bene del Paese” che i politici di ogni ordine e grado pronunciano sempre in quantità industriale e sempre inopinatamente, allora sta sceneggiata napoletana, sta camurria che va avanti da troppo tempo, quella che il governo cade o non cade, dovrebbe essere troncata all’istante.
I dati Ocse di ieri, che prevedono per la fine dell’anno l’Italia ancora in recessione quando l’eurozona ne è fuori e riparte, non consentono a nessuno, né al premier Letta nipote, né a King George II, di perdere un secondo di più.
Letta nipote faccia subito la crisi, Napolitano lo spedisca anche di domenica in Parlamento a Camere riunite e vari un nuovo governo tagliando subito fuori i Muslim Brothers e il suo comandante in capo e faccia ripartire immediatamente il Paese.
E’ possibile che Carlo Tarallo abbia ragione, che Letta nipote abbia in mano un documento con la firma di 20 Zazà pronti a sostenere un nuovo esecutivo.
Ma a questo punto i conti e i marchesi non tornano.
La frittata l’ha fatta nel tardo pomeriggio Napolitano.
Napolitano: "Caduta governo sarebbe rischiosa" – Il Fatto Quotidiano.
Governo, si muove il Colle: «Confido che non si apra una rischiosa crisi» - Il Corriere della Sera
LE SORTI DEL GOVERNO DELLE LARGHE INTESE
Napolitano in campo: confido in Berlusconi, da una crisi gravissimi rischi per il Paese - Il Sole 24 Ore
Il monito di Napolitano:
confido che non si apra
una rischiosa crisi di governo
Il Giornale
Napolitano: «No crisi di governo»
Il Pd: «Sarebbe una follia»
L’Unità
Colle: "No a crisi, sarebbe rischiosa"
La Repubblica
Napolitano: “Non si apra una crisi rischiosa”
La Stampa
Napolitano sfida il Cav:
Io non faccio nulla,
tanto tu farai il bravo
e Letta non cadrà
Il Colle: non è in programma nessuno videomessaggio, fiducia in Berlusconi perché la crisi è un rischio gravissimo
Libero
Ma se Letta nipote è in una botte di ferro, come dicono le chiacchiere da più di 20 giorni, perché prima la copertura del Letta bis era assicurata dai trasfughi mussulmani, poi dai trasfughi grillacei, …..che motivo aveva Napolitano di uscirsene oggi con tanta preoccupazione???
Un’uscita che avrebbe dovuto fare più volte nell’ultimo anno e non ha mai fatto???
Se ci sono i trasfughi il governo Letta bis è cosa fatta, ed è da banditi nei confronti del Bel Paese non dare il via subito ad un nuovo esecutivo, anche se Letta nipote ha dato prova di una pessima capacità di governo.
Qui invece si ha lì impressione di una serie di continui bluff e contro bluff.
Ieri sera in rete IFQ, titolava che l’ultimatum del Caimano in realtà si trattava di un bluff.
E’ un po’ la tesi anche di Stefano Folli anche se non cita il bluff. La crisi non ci sarà, ha dichiarato al TG7 delle 20,00 l’editorialista del Sole 24 Ore.
Di parere avverso Marcello Sorgi de La Stampa che però ritiene che non si andrà ad elezioni anticipate.
Folli non prende in considerazione che S.B. si trova in un cul de sac senza via di scampo.
B., giocando la carta Imu-Iva si è spacciato per buonista dopo aver minacciato il governo attribuendosi la vittoria.
La prossima è la penultima occasione che il Caimano ha di ricattare tutti.
In queste ore il Cav si gioca la partita della vita. Deve rischiare il tutto per tutto per vedere se riesce a portare a casa questo benedetto salvacondotto.
Tirando la corda al massimo nel gioco de: “O la và o la spacca”, è andato a scoprire il contro bluff di Napolitano e Letta nipote???
Perché tanta preoccupazione da parte di King George, se Lettino è in una botte di ferro per l’arrivo dei trasfughi???
Non solo. La settimana scorsa ha fatto un clamoroso assist a Lettino nipote per il suo Letta bis, regalandogli totanbot 4 nuovi senatori fiammanti.
05 SET 2013 16:38
- - - SALUTAME ER BANANA! FERMI TUTTI: ENRICO LETTA AVREBBE IN MANO UN DOCUMENTO DI 20 SENATORI PIDIELLINI DISPOSTI A SOSTENERE IL GOVERNICCHIO-BIS -
Sarebbero 20 i senatori del Pdl che avrebbero sottoscritto un documento “responsabile” già nelle mani di Enrico Letta - Regola d’oro: non “adescare” senatori “forzisti doc” ma concentrarsi su quelli provenienti dai partitini ed essere convincenti sulla lunga durata del governo bis - I primi nomi… - -
Carlo Tarallo per Dagospia
Cade o non cade? Non si sa. Il governo barcolla e più il Pdl sembra sul punto di "mollare" Enrico Letta più in tutta Italia si intensifica lo "scouting" di senatori berlusconiani da parte del Pd (con la benedizione di Re Giorgio Napolitano?). Letta, secondo indiscrezioni degli ultimi minuti, avrebbe già in mano un documento sottoscritto da circa 20 senatori del Pdl disposti a sostenere il governo deberlusconizzato.
IL DOCUMENTO DEI 20 PIDIELLINI "RESPONSABILI"
Venti senatori "raggranellati" in giro per lo stivale e tutti con lo stesso metodo, ovvero convincere i "responsabili" che un eventuale "governino" bis abbia durata lunga per due motivi: la imminente carcerazione di Silvio Berlusconi con conseguente esplosione del centrodestra e la "pazienza" di Matteo Renzi, che si accontenterebbe della guida del partito lasciando tranquillo il premier-nipote.
LA REGOLA DELLO SCOUTING E I PRIMI NOMI
La regola generale che si è imposto il Pd è stata di non "adescare" senatori pidiellini ex Forza Italia "doc", considerati troppo fedeli al Banana, ma di concentrarsi su quelli provenienti da partitini collaterali. Ecco che, ad esempio, il senatore eletto in Campania che sembra al momento più propenso a sganciarsi dal Pdl per sostenere un governo sarebbe Antonio Milo, ex Mpa e Noi Sud.
Milo, considerato il leader dei "trattativisti", sarebbe in corsa per un posto da sottosegretario e avrebbe operato anche un assiduo "pressing" verso alcuni colleghi.
Un altro senatore considerato in bilico dallo stato maggiore pidiellino nazionale è Ciro Falanga, avvocato, al quale sarebbero stati prospettati prestigiosi incarichi in alti organi della magistratura. La sua posizione viene però giudicata incerta. Milo e Falanga, insieme a Cosimo Sibilia, ieri sono stati assenti (notatissimi) alla riunione dei senatori del Pdl convocata per giurare la "fedeltà" a Berlusconi.
Incerta anche la strategia di un altro senatore, Pietro Langella, orientato fino a poche ore fa a sganciarsi dai berluscones in caso di crisi di governo ma considerato sulla via del ritorno. Non avrebbero sortito l'effetto sperato dai piddini le lusinghe con tanto di "proposte indecenti" riguardanti, stando a indiscrezioni al veleno, l'Iacp e l'Autorità Portuale di Napoli.
"Recuperatissimo" sembra anche Vincenzo D'Anna, che pure avrebbe avuto qualche tentennamento.
A far innestare la retromarcia una considerazione molto elementare: un eventuale governo di "emergenza" con Grillo e Berlusconi all'opposizione avrebbe vita durissima. Ma una volta sciolte le camere, i "transfughi" chi li ricandiderebbe? Ecco perché i piddini insistono invece sulla possibilità di lunga durata di un governo "di emergenza".
2-TRATTATIVE E TRATTATIVINE
Nel vortice delle "trattative" rientrano anche poltrone di "corollario": al Ministero della Giustizia si parla con insistenza di una imminente bella sorpresa per la dottoressa Cinzia Calandrino, sponsorizzatissima da Piero Grasso. Starebbe anche per essere stappato un ottimo Barbera.
3-IL RUOLO DI CALDORO
Quando si dice la combinazione: i senatori campani finiti nel mirino dei "colleghi" sarebbero andati tutti insieme a Roma, lo scorso 4 agosto, insieme al presidente della Regione Stefano Caldoro con il Frecciarossa delle 16 e 10. Ma a proposito di Caldoro: che ruolo sta svolgendo il governatore in queste ore cruciali per il futuro di Silvio Berlusconi? Sarebbe più contento di uno showdown elettorale o di un governino senza Pdl? Ah saperl
Ennio Flaiano
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Dove sta Zazá?!
Uh, Madonna mia...
Zazá, Zazá,
za-za-za-za...
comm'aggia fá pe' te truvá?!
https://www.youtube.com/watch?v=IgowL0gRrlQ
Secondo Carlo Tarallo, Letta nipote avrebbe trovato 20 Zazà. Se così fosse, se non fossero le solite “emerite palle” quelle frasi variegate che mirano sempre a mettersi in vista, ma sempre inconcludenti come “…..per il bene del Paese” che i politici di ogni ordine e grado pronunciano sempre in quantità industriale e sempre inopinatamente, allora sta sceneggiata napoletana, sta camurria che va avanti da troppo tempo, quella che il governo cade o non cade, dovrebbe essere troncata all’istante.
I dati Ocse di ieri, che prevedono per la fine dell’anno l’Italia ancora in recessione quando l’eurozona ne è fuori e riparte, non consentono a nessuno, né al premier Letta nipote, né a King George II, di perdere un secondo di più.
Letta nipote faccia subito la crisi, Napolitano lo spedisca anche di domenica in Parlamento a Camere riunite e vari un nuovo governo tagliando subito fuori i Muslim Brothers e il suo comandante in capo e faccia ripartire immediatamente il Paese.
E’ possibile che Carlo Tarallo abbia ragione, che Letta nipote abbia in mano un documento con la firma di 20 Zazà pronti a sostenere un nuovo esecutivo.
Ma a questo punto i conti e i marchesi non tornano.
La frittata l’ha fatta nel tardo pomeriggio Napolitano.
Napolitano: "Caduta governo sarebbe rischiosa" – Il Fatto Quotidiano.
Governo, si muove il Colle: «Confido che non si apra una rischiosa crisi» - Il Corriere della Sera
LE SORTI DEL GOVERNO DELLE LARGHE INTESE
Napolitano in campo: confido in Berlusconi, da una crisi gravissimi rischi per il Paese - Il Sole 24 Ore
Il monito di Napolitano:
confido che non si apra
una rischiosa crisi di governo
Il Giornale
Napolitano: «No crisi di governo»
Il Pd: «Sarebbe una follia»
L’Unità
Colle: "No a crisi, sarebbe rischiosa"
La Repubblica
Napolitano: “Non si apra una crisi rischiosa”
La Stampa
Napolitano sfida il Cav:
Io non faccio nulla,
tanto tu farai il bravo
e Letta non cadrà
Il Colle: non è in programma nessuno videomessaggio, fiducia in Berlusconi perché la crisi è un rischio gravissimo
Libero
Ma se Letta nipote è in una botte di ferro, come dicono le chiacchiere da più di 20 giorni, perché prima la copertura del Letta bis era assicurata dai trasfughi mussulmani, poi dai trasfughi grillacei, …..che motivo aveva Napolitano di uscirsene oggi con tanta preoccupazione???
Un’uscita che avrebbe dovuto fare più volte nell’ultimo anno e non ha mai fatto???
Se ci sono i trasfughi il governo Letta bis è cosa fatta, ed è da banditi nei confronti del Bel Paese non dare il via subito ad un nuovo esecutivo, anche se Letta nipote ha dato prova di una pessima capacità di governo.
Qui invece si ha lì impressione di una serie di continui bluff e contro bluff.
Ieri sera in rete IFQ, titolava che l’ultimatum del Caimano in realtà si trattava di un bluff.
E’ un po’ la tesi anche di Stefano Folli anche se non cita il bluff. La crisi non ci sarà, ha dichiarato al TG7 delle 20,00 l’editorialista del Sole 24 Ore.
Di parere avverso Marcello Sorgi de La Stampa che però ritiene che non si andrà ad elezioni anticipate.
Folli non prende in considerazione che S.B. si trova in un cul de sac senza via di scampo.
B., giocando la carta Imu-Iva si è spacciato per buonista dopo aver minacciato il governo attribuendosi la vittoria.
La prossima è la penultima occasione che il Caimano ha di ricattare tutti.
In queste ore il Cav si gioca la partita della vita. Deve rischiare il tutto per tutto per vedere se riesce a portare a casa questo benedetto salvacondotto.
Tirando la corda al massimo nel gioco de: “O la và o la spacca”, è andato a scoprire il contro bluff di Napolitano e Letta nipote???
Perché tanta preoccupazione da parte di King George, se Lettino è in una botte di ferro per l’arrivo dei trasfughi???
Non solo. La settimana scorsa ha fatto un clamoroso assist a Lettino nipote per il suo Letta bis, regalandogli totanbot 4 nuovi senatori fiammanti.
05 SET 2013 16:38
- - - SALUTAME ER BANANA! FERMI TUTTI: ENRICO LETTA AVREBBE IN MANO UN DOCUMENTO DI 20 SENATORI PIDIELLINI DISPOSTI A SOSTENERE IL GOVERNICCHIO-BIS -
Sarebbero 20 i senatori del Pdl che avrebbero sottoscritto un documento “responsabile” già nelle mani di Enrico Letta - Regola d’oro: non “adescare” senatori “forzisti doc” ma concentrarsi su quelli provenienti dai partitini ed essere convincenti sulla lunga durata del governo bis - I primi nomi… - -
Carlo Tarallo per Dagospia
Cade o non cade? Non si sa. Il governo barcolla e più il Pdl sembra sul punto di "mollare" Enrico Letta più in tutta Italia si intensifica lo "scouting" di senatori berlusconiani da parte del Pd (con la benedizione di Re Giorgio Napolitano?). Letta, secondo indiscrezioni degli ultimi minuti, avrebbe già in mano un documento sottoscritto da circa 20 senatori del Pdl disposti a sostenere il governo deberlusconizzato.
IL DOCUMENTO DEI 20 PIDIELLINI "RESPONSABILI"
Venti senatori "raggranellati" in giro per lo stivale e tutti con lo stesso metodo, ovvero convincere i "responsabili" che un eventuale "governino" bis abbia durata lunga per due motivi: la imminente carcerazione di Silvio Berlusconi con conseguente esplosione del centrodestra e la "pazienza" di Matteo Renzi, che si accontenterebbe della guida del partito lasciando tranquillo il premier-nipote.
LA REGOLA DELLO SCOUTING E I PRIMI NOMI
La regola generale che si è imposto il Pd è stata di non "adescare" senatori pidiellini ex Forza Italia "doc", considerati troppo fedeli al Banana, ma di concentrarsi su quelli provenienti da partitini collaterali. Ecco che, ad esempio, il senatore eletto in Campania che sembra al momento più propenso a sganciarsi dal Pdl per sostenere un governo sarebbe Antonio Milo, ex Mpa e Noi Sud.
Milo, considerato il leader dei "trattativisti", sarebbe in corsa per un posto da sottosegretario e avrebbe operato anche un assiduo "pressing" verso alcuni colleghi.
Un altro senatore considerato in bilico dallo stato maggiore pidiellino nazionale è Ciro Falanga, avvocato, al quale sarebbero stati prospettati prestigiosi incarichi in alti organi della magistratura. La sua posizione viene però giudicata incerta. Milo e Falanga, insieme a Cosimo Sibilia, ieri sono stati assenti (notatissimi) alla riunione dei senatori del Pdl convocata per giurare la "fedeltà" a Berlusconi.
Incerta anche la strategia di un altro senatore, Pietro Langella, orientato fino a poche ore fa a sganciarsi dai berluscones in caso di crisi di governo ma considerato sulla via del ritorno. Non avrebbero sortito l'effetto sperato dai piddini le lusinghe con tanto di "proposte indecenti" riguardanti, stando a indiscrezioni al veleno, l'Iacp e l'Autorità Portuale di Napoli.
"Recuperatissimo" sembra anche Vincenzo D'Anna, che pure avrebbe avuto qualche tentennamento.
A far innestare la retromarcia una considerazione molto elementare: un eventuale governo di "emergenza" con Grillo e Berlusconi all'opposizione avrebbe vita durissima. Ma una volta sciolte le camere, i "transfughi" chi li ricandiderebbe? Ecco perché i piddini insistono invece sulla possibilità di lunga durata di un governo "di emergenza".
2-TRATTATIVE E TRATTATIVINE
Nel vortice delle "trattative" rientrano anche poltrone di "corollario": al Ministero della Giustizia si parla con insistenza di una imminente bella sorpresa per la dottoressa Cinzia Calandrino, sponsorizzatissima da Piero Grasso. Starebbe anche per essere stappato un ottimo Barbera.
3-IL RUOLO DI CALDORO
Quando si dice la combinazione: i senatori campani finiti nel mirino dei "colleghi" sarebbero andati tutti insieme a Roma, lo scorso 4 agosto, insieme al presidente della Regione Stefano Caldoro con il Frecciarossa delle 16 e 10. Ma a proposito di Caldoro: che ruolo sta svolgendo il governatore in queste ore cruciali per il futuro di Silvio Berlusconi? Sarebbe più contento di uno showdown elettorale o di un governino senza Pdl? Ah saperl
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Re: Come se ne viene fuori ?
Gli italiani corrono sempre sul carro del vincitore
Ennio Flaiano
Oramai l'Italietta scilipotica è una realtà e la normalità.
La compravendita del Foro Boario la fanno tutti.
Milo, considerato il leader dei "trattativisti", sarebbe in corsa per un posto da sottosegretario e avrebbe operato anche un assiduo "pressing" verso alcuni colleghi.
Ennio Flaiano
Oramai l'Italietta scilipotica è una realtà e la normalità.
La compravendita del Foro Boario la fanno tutti.
Milo, considerato il leader dei "trattativisti", sarebbe in corsa per un posto da sottosegretario e avrebbe operato anche un assiduo "pressing" verso alcuni colleghi.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Aveva scritto ieri Maria Teresa Meli per il Corriere della Sera:
05 SET 2013 13:17
TODO CAMBIA, NIENTE CAMBIA - SE IL CAV. FA CADERE IL GOVERNO, È GIÀ PRONTO IL LETTA-BIS – MA I BERSANIANI TEMONO DI FARE IL GIOCO DI RENZI (CHE SPERA NEL VOTO A MARZO)
Il Pd si prepara all’eventualità di una crisi: al Senato, dopo la nomina dei 4 senatori a vita, occorrono solo 7 parlamentari per una nuova maggioranza – Il bersaniano Zoggia: “Una maggioranza raffazzonata aiuterebbe Renzi” – Ma siamo sicuri che il Cav staccherà la spina? E quando gli ricapita un governo così?... - - -
Maria Teresa Meli per "Corriere della Sera"
«Ma chi se ne importa delle regole del Congresso, tanto ci toccherà fare le primarie per il candidato premier»: Davide Zoggia scherza ma non troppo. Il Pd si prepara all'eventualità di una crisi, anche se il tam tam berlusconiano, ieri, innestava la retromarcia.
E l'ipotesi di un autorevole esponente del centrodestra sembrava prendere sempre più piede: «I ministri e i parlamentari del Pdl, dopo la decadenza del Cavaliere, presenteranno le loro dimissioni, lo faranno tutti, anche Gaetano Quagliariello e quelli che hanno già detto che sono pronti a un Letta bis, dopodiché Berlusconi li ringrazierà e dirà loro di andare avanti perché un governo come questo non gli capiterà mai».
Ma il problema per il Partito democratico non è tanto Silvio Berlusconi, quanto Giorgio Napolitano. Che cosa accadrà se di fibrillazione in fibrillazione si scivolerà verso la crisi di governo? Il presidente della Repubblica ha già fatto sapere che se il Pdl farà mancare i voti, lui rinvierà Enrico Letta in Parlamento. Alla Camera dei deputati il premier ha una possibile maggioranza, grazie al Porcellum.
A Palazzo Madama, dopo la nomina dei quattro senatori a vita, occorrono solo sette parlamentari per dare al presidente del Consiglio il viatico per un rinnovato mandato governativo. È ancora il bersaniano Zoggia a commentare questa eventualità: «È chiaro che sarà difficile andare alle elezioni senza avere fatto prima almeno la riforma elettorale e la legge di Stabilità.
Ma è altrettanto chiaro che tutto questo per il Partito democratico sarà un problema. Partecipare a un governo con una maggioranza raffazzonata servirà solo a fare aumentare i consensi di Renzi. Per noi un Letta bis è veramente troppo, troppo difficile, anche se mi rendo conto che potremmo essere costretti a questa eventualità».
Il Partito democratico si dibatte tra i tormenti. Matteo Renzi continua a voler rassicurare tutti: lui non ha intenzione alcuna di far precipitare le cose prima del tempo. Lo ha detto a tutti i maggiorenti di Largo del Nazareno e lo ha fatto sapere anche al Quirinale. Ma in realtà i renziani hanno già una data per il «game over». È quella del 9 marzo. Sarebbe quello il giorno ideale per votare: prima delle elezioni europee, prima del semestre di presidenza italiana della Ue.
Insomma, prima che ci si avvii verso il 2015, perché per Renzi scavallare quell'anno sarebbe assai duro. Avrebbe tutto il tempo per logorarsi e farsi logorare, mente Letta avrebbe il modo di recuperare. È vero, il sindaco dice che il tempo non è un problema, però non è così. Il tempo è tiranno pure per lui. Tra un anno e mezzo chissà quale sarà lo scenario e chissà quale sarà la legge elettorale. Basterebbe un similproporzionale per stoppare un personaggio come il sindaco di Firenze, che può esistere (e resistere) solo con il bipolarismo. Basterebbe un Porcellum riveduto e corretto per inchiodarlo
Dunque, il 9 marzo. È una data segnata sull'agenda di molti esponenti del Partito democratico. Non su quella di Enrico Letta, che pure sta cercando di trovare una mediazione con il sindaco di Firenze, perché si rende conto che al Congresso i suoi non possono salire sul carro del perdente. Per questa ragione ha mandato il ministro Franceschini in avanscoperta. Per convincere Renzi a siglare un patto che consenta a lui di governare e lasci nelle mani del sindaco di Firenze il partito.
Per assurdo che possa sembrare, alla fine della festa potrebbero essere i bersaniani gli alleati (involontari) del primo cittadino nel capoluogo fiorentino. L'ex segretario lo dice tutti i giorni agli amici e ai sostenitori: «Stare al governo ci penalizza, non c'è niente da fare. La nostra gente pensa che si fa solo quello che vuole Berlusconi. Di più, il nostro elettorato si chiede: perché se abbiamo il cavallo vincente per fare un governo di centrosinistra, cioè Renzi, stiamo ancora con il Cavaliere?».
05 SET 2013 13:17
TODO CAMBIA, NIENTE CAMBIA - SE IL CAV. FA CADERE IL GOVERNO, È GIÀ PRONTO IL LETTA-BIS – MA I BERSANIANI TEMONO DI FARE IL GIOCO DI RENZI (CHE SPERA NEL VOTO A MARZO)
Il Pd si prepara all’eventualità di una crisi: al Senato, dopo la nomina dei 4 senatori a vita, occorrono solo 7 parlamentari per una nuova maggioranza – Il bersaniano Zoggia: “Una maggioranza raffazzonata aiuterebbe Renzi” – Ma siamo sicuri che il Cav staccherà la spina? E quando gli ricapita un governo così?... - - -
Maria Teresa Meli per "Corriere della Sera"
«Ma chi se ne importa delle regole del Congresso, tanto ci toccherà fare le primarie per il candidato premier»: Davide Zoggia scherza ma non troppo. Il Pd si prepara all'eventualità di una crisi, anche se il tam tam berlusconiano, ieri, innestava la retromarcia.
E l'ipotesi di un autorevole esponente del centrodestra sembrava prendere sempre più piede: «I ministri e i parlamentari del Pdl, dopo la decadenza del Cavaliere, presenteranno le loro dimissioni, lo faranno tutti, anche Gaetano Quagliariello e quelli che hanno già detto che sono pronti a un Letta bis, dopodiché Berlusconi li ringrazierà e dirà loro di andare avanti perché un governo come questo non gli capiterà mai».
Ma il problema per il Partito democratico non è tanto Silvio Berlusconi, quanto Giorgio Napolitano. Che cosa accadrà se di fibrillazione in fibrillazione si scivolerà verso la crisi di governo? Il presidente della Repubblica ha già fatto sapere che se il Pdl farà mancare i voti, lui rinvierà Enrico Letta in Parlamento. Alla Camera dei deputati il premier ha una possibile maggioranza, grazie al Porcellum.
A Palazzo Madama, dopo la nomina dei quattro senatori a vita, occorrono solo sette parlamentari per dare al presidente del Consiglio il viatico per un rinnovato mandato governativo. È ancora il bersaniano Zoggia a commentare questa eventualità: «È chiaro che sarà difficile andare alle elezioni senza avere fatto prima almeno la riforma elettorale e la legge di Stabilità.
Ma è altrettanto chiaro che tutto questo per il Partito democratico sarà un problema. Partecipare a un governo con una maggioranza raffazzonata servirà solo a fare aumentare i consensi di Renzi. Per noi un Letta bis è veramente troppo, troppo difficile, anche se mi rendo conto che potremmo essere costretti a questa eventualità».
Il Partito democratico si dibatte tra i tormenti. Matteo Renzi continua a voler rassicurare tutti: lui non ha intenzione alcuna di far precipitare le cose prima del tempo. Lo ha detto a tutti i maggiorenti di Largo del Nazareno e lo ha fatto sapere anche al Quirinale. Ma in realtà i renziani hanno già una data per il «game over». È quella del 9 marzo. Sarebbe quello il giorno ideale per votare: prima delle elezioni europee, prima del semestre di presidenza italiana della Ue.
Insomma, prima che ci si avvii verso il 2015, perché per Renzi scavallare quell'anno sarebbe assai duro. Avrebbe tutto il tempo per logorarsi e farsi logorare, mente Letta avrebbe il modo di recuperare. È vero, il sindaco dice che il tempo non è un problema, però non è così. Il tempo è tiranno pure per lui. Tra un anno e mezzo chissà quale sarà lo scenario e chissà quale sarà la legge elettorale. Basterebbe un similproporzionale per stoppare un personaggio come il sindaco di Firenze, che può esistere (e resistere) solo con il bipolarismo. Basterebbe un Porcellum riveduto e corretto per inchiodarlo
Dunque, il 9 marzo. È una data segnata sull'agenda di molti esponenti del Partito democratico. Non su quella di Enrico Letta, che pure sta cercando di trovare una mediazione con il sindaco di Firenze, perché si rende conto che al Congresso i suoi non possono salire sul carro del perdente. Per questa ragione ha mandato il ministro Franceschini in avanscoperta. Per convincere Renzi a siglare un patto che consenta a lui di governare e lasci nelle mani del sindaco di Firenze il partito.
Per assurdo che possa sembrare, alla fine della festa potrebbero essere i bersaniani gli alleati (involontari) del primo cittadino nel capoluogo fiorentino. L'ex segretario lo dice tutti i giorni agli amici e ai sostenitori: «Stare al governo ci penalizza, non c'è niente da fare. La nostra gente pensa che si fa solo quello che vuole Berlusconi. Di più, il nostro elettorato si chiede: perché se abbiamo il cavallo vincente per fare un governo di centrosinistra, cioè Renzi, stiamo ancora con il Cavaliere?».
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Re: Come se ne viene fuori ?
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Secondo fronte di guerra
CRISI DI GOVERNO IL SALVACONDOTTO DI BERLUSCONI PASSA DA LETTA
(Marco Palombi).
05/09/2013 di triskel182
LA STRATEGIA È QUELLA DI POLITICIZZARE LA QUESTIONE DELLA DECADENZA. IL PREMIER DALLA RUSSIA ACCONSENTE: “È IL LEADER DI UNO DEI PARTITI CHE SOSTIENE IL MIO ESECUTIVO”.
Silvio Berlusconi? È il leader di uno dei partiti che sostiene il mio governo”. Enrico Letta, intervistato da una tv russa, dice un’ovvietà ma incappa pure in una verità che è poi l’unica cosa che al Pdl interessa sottolineare adesso: Berlusconi è il capo politico di uno dei più grandi partiti italiani, non un condannato qualunque. Anzi, la condanna deve proprio sparire dall’agenda mediatica: la decadenza del Cavaliere è l’attacco ad un leader politico, la discussione tecnica in Giunta deve diventare una discussione sul governo e sui rapporti di lealtà all’interno della maggioranza. L’abbiamo già scritto in questi giorni, raccogliendo i ragionamenti di alcune fonti interne al centrodestra, ma da ieri la strategia mediatica del centrodestra – cioè la costruzione del martirologio di Silvio Berlusconi – s’è arricchita di un nuovo, decisivo particolare.
Come si fa, infatti, a influenzare il discorso pubblico così in profondità da cancellare una condanna e le sue conseguenze? Come si fa a costringere Giorgio Napolitano e lo stesso premier a intervenire in soccorso di un capo politico con cui hanno stretto un patto per gestire il paese? Semplice: una bella crisi di governo, la carta coperta della mano di poker che Silvio Berlusconi vorrebbe giocarsi nei prossimi giorni. Piccola avvertenza: l’anziano leader non ha ancora deciso, oscilla tra la rabbia e la rassegnazione, influenzato di volta in volta dagli ospiti che arrivano nel suo bunker e dagli sbalzi del suo umore, dagli interessi di famiglia che lo vorrebbero ai domiciliari in attesa di grazia e il senso di sé che non ammette sconfitta. Il nostro non è lucido, raccontano stupiti anche nel suo partito, e questo vuol dire che non sa bene qual è il punto d’arrivo del suo azzardo. Le ipotesi sono solo tre e almeno due non piacevoli per l’autorecluso di Villa San Martino.
IL PD VEDE IL BLUFF
Né Guglielmo Epifani, né Enrico Letta, né alcun altro membro (in attività) del Partito democratico ha lasciato spiragli a Silvio Berlusconi sulla decadenza da senatore. Anzi, ancora ieri il segretario ha ribadito che la legge Severino “non presenta profili di illegittimità” e verrà dunque applicata. Secondo calcoli dello stesso centrodestra, la Giunta ci metterà non più di un mese. Già lunedì prossimo, però, il Pdl potrebbe annunciare l’uscita dalla maggioranza per forzare la mano al Quirinale e allo stesso Enrico Letta: trovate il modo di aiutarmi. Difficile che ottenga soddisfazione visto che il perimetro per un intervento del capo dello Stato gli è stato già spiegato con apposita nota: deve ritirarsi. Potrebbe Berlusconi accontentarsi di qualche gesto formale che ne riconosca il ruolo politico mentre viene cacciato da palazzo Madama? Difficile, ma non impossibile: molte sono le ragioni, soprattutto economiche, che lo spingono a chinare il capo. D’altra parte non avrebbe più né credibilità, né peso politico.
IL LETTA BIS
“Se ce lo chiede andiamo all’opposizione”, diceva ieri qualche pidiellino in Senato. Molti sono convinti che a tirare troppo la corda finirà proprio così: se Silvio gli toglie la fiducia, Enrico Letta si presenterà in Senato e tra sinistra, montiani, ex grillini e traditori del Pdl otterrà i voti necessari per restare a palazzo Chigi almeno tutto il 2014: “Sono ottimista sulla durata del governo”, scolpiva ieri il premier. Per il nostro sarebbe un mezzo disastro: addio ad ogni potere di ricatto sul governo e addio pure all’effetto sugli elettori del martirologio e del lancio della nuova Forza Italia.
CRISI AL BUIO E VOTO
È l’unica opzione – se sono veri e affidabili i sondaggi che galvanizzano il Cavaliere in questi giorni – che potrebbe dargli la sferzata energetica di cui il nostro ha bisogno per funzionare. Portare la minaccia della crisi fino in fondo, blandire e bloccare i possibili transfughi, bloccare la situazione come fu per il dopo-Prodi nel 2008.
Più d’uno, peraltro, specialmente tra i falchi del Pdl, è convinto che i democratici non vedano l’ora di andare a votare per trovare una via d’uscita indolore ai loro problemi interni: Matteo Renzi potrebbe fare quel che gli interessa, il candidato a palazzo Chigi, e il partito rimarrebbe appannaggio dei tradizionali capibastone. C’è il problema che Berlusconi sarebbe comunque incandidabile, ma la possibilità di far saltare il banco per l’ultima volta con una vittoria elettorale a Porcellum in vigore potrebbe spingere il Cavaliere a scommettere tutto.
Da Il Fatto Quotidiano del 05/09/2013.
Ennio Flaiano
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LA STRATEGIA È QUELLA DI POLITICIZZARE LA QUESTIONE DELLA DECADENZA. IL PREMIER DALLA RUSSIA ACCONSENTE: “È IL LEADER DI UNO DEI PARTITI CHE SOSTIENE IL MIO ESECUTIVO”.
Silvio Berlusconi? È il leader di uno dei partiti che sostiene il mio governo”. Enrico Letta, intervistato da una tv russa, dice un’ovvietà ma incappa pure in una verità che è poi l’unica cosa che al Pdl interessa sottolineare adesso: Berlusconi è il capo politico di uno dei più grandi partiti italiani, non un condannato qualunque. Anzi, la condanna deve proprio sparire dall’agenda mediatica: la decadenza del Cavaliere è l’attacco ad un leader politico, la discussione tecnica in Giunta deve diventare una discussione sul governo e sui rapporti di lealtà all’interno della maggioranza. L’abbiamo già scritto in questi giorni, raccogliendo i ragionamenti di alcune fonti interne al centrodestra, ma da ieri la strategia mediatica del centrodestra – cioè la costruzione del martirologio di Silvio Berlusconi – s’è arricchita di un nuovo, decisivo particolare.
Come si fa, infatti, a influenzare il discorso pubblico così in profondità da cancellare una condanna e le sue conseguenze? Come si fa a costringere Giorgio Napolitano e lo stesso premier a intervenire in soccorso di un capo politico con cui hanno stretto un patto per gestire il paese? Semplice: una bella crisi di governo, la carta coperta della mano di poker che Silvio Berlusconi vorrebbe giocarsi nei prossimi giorni. Piccola avvertenza: l’anziano leader non ha ancora deciso, oscilla tra la rabbia e la rassegnazione, influenzato di volta in volta dagli ospiti che arrivano nel suo bunker e dagli sbalzi del suo umore, dagli interessi di famiglia che lo vorrebbero ai domiciliari in attesa di grazia e il senso di sé che non ammette sconfitta. Il nostro non è lucido, raccontano stupiti anche nel suo partito, e questo vuol dire che non sa bene qual è il punto d’arrivo del suo azzardo. Le ipotesi sono solo tre e almeno due non piacevoli per l’autorecluso di Villa San Martino.
IL PD VEDE IL BLUFF
Né Guglielmo Epifani, né Enrico Letta, né alcun altro membro (in attività) del Partito democratico ha lasciato spiragli a Silvio Berlusconi sulla decadenza da senatore. Anzi, ancora ieri il segretario ha ribadito che la legge Severino “non presenta profili di illegittimità” e verrà dunque applicata. Secondo calcoli dello stesso centrodestra, la Giunta ci metterà non più di un mese. Già lunedì prossimo, però, il Pdl potrebbe annunciare l’uscita dalla maggioranza per forzare la mano al Quirinale e allo stesso Enrico Letta: trovate il modo di aiutarmi. Difficile che ottenga soddisfazione visto che il perimetro per un intervento del capo dello Stato gli è stato già spiegato con apposita nota: deve ritirarsi. Potrebbe Berlusconi accontentarsi di qualche gesto formale che ne riconosca il ruolo politico mentre viene cacciato da palazzo Madama? Difficile, ma non impossibile: molte sono le ragioni, soprattutto economiche, che lo spingono a chinare il capo. D’altra parte non avrebbe più né credibilità, né peso politico.
IL LETTA BIS
“Se ce lo chiede andiamo all’opposizione”, diceva ieri qualche pidiellino in Senato. Molti sono convinti che a tirare troppo la corda finirà proprio così: se Silvio gli toglie la fiducia, Enrico Letta si presenterà in Senato e tra sinistra, montiani, ex grillini e traditori del Pdl otterrà i voti necessari per restare a palazzo Chigi almeno tutto il 2014: “Sono ottimista sulla durata del governo”, scolpiva ieri il premier. Per il nostro sarebbe un mezzo disastro: addio ad ogni potere di ricatto sul governo e addio pure all’effetto sugli elettori del martirologio e del lancio della nuova Forza Italia.
CRISI AL BUIO E VOTO
È l’unica opzione – se sono veri e affidabili i sondaggi che galvanizzano il Cavaliere in questi giorni – che potrebbe dargli la sferzata energetica di cui il nostro ha bisogno per funzionare. Portare la minaccia della crisi fino in fondo, blandire e bloccare i possibili transfughi, bloccare la situazione come fu per il dopo-Prodi nel 2008.
Più d’uno, peraltro, specialmente tra i falchi del Pdl, è convinto che i democratici non vedano l’ora di andare a votare per trovare una via d’uscita indolore ai loro problemi interni: Matteo Renzi potrebbe fare quel che gli interessa, il candidato a palazzo Chigi, e il partito rimarrebbe appannaggio dei tradizionali capibastone. C’è il problema che Berlusconi sarebbe comunque incandidabile, ma la possibilità di far saltare il banco per l’ultima volta con una vittoria elettorale a Porcellum in vigore potrebbe spingere il Cavaliere a scommettere tutto.
Da Il Fatto Quotidiano del 05/09/2013.
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Re: Come se ne viene fuori ?
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Secondo fronte di guerra
L’AIUTINO DIETRO L’ANGOLO
(Antonio Padellaro).
05/09/2013 di triskel182
La natura ricattatoria dell’appoggio del Pdl al governo Letta e la sindrome bipolare del condannato per frode fiscale che un giorno dà in escandescenze e il giorno dopo, come placato, accarezza sul divano il barboncino Dudù generano uno stato di confusione generale in cui, tuttavia, è possibile individuare un paio di manovre per salvarlo. Berlusconi ha capito che un eventuale aiutino dal Colle (la grazia, ma assai meglio la commutazione della pena in ammenda) può arrivare solo innalzando il livello dello scontro. In altre parole, finché la decadenza da senatore resta nell’ambito della pura applicazione della legge Severino, egli non ha scampo. Il Pd gli dovrà per forza votare contro nella Giunta e in aula, per non perdere la faccia e soprattutto la metà dei voti alle prossime elezioni, che potrebbero non essere lontanissime. Se invece tutto si trasforma nel caso politico del leader del Pdl, colonna della maggioranza abbattuto dall’alleato Pd, ecco che l’inevitabile crisi di governo potrebbe aprire al pregiudicato nuovi spazi di trattativa. Il copione sembra già scritto. I ministri berluscones si dimettono per solidarietà con il padrone. Rapido giro di consultazioni e il capo dello Stato spedisce Enrico Letta in Parlamento a verificare se esiste ancora una maggioranza. Si apre un ampio e costruttivo dibattito durante il quale si cerca di far passare l’idea che un leader di tale stazza, prima di essere affondato, meriti almeno un approfondimento sulla costituzionalità della contestata Severino. Ed è qui che si rivela preziosissimo l’apporto dei cosiddetti scudi umani di centrosinistra che da settimane insistono per “approfondire” le ragioni del reo: e se lo dicono loro… Finisce che i ministri berluscones rientrano all’ovile governativo, mentre la Giunta comincia le audizioni di giuristi dei più svariati colori (il necessario pluralismo). Tempi previsti piuttosto lunghi, ma con il possibile ricorso alla Consulta si potrebbero perfino superare i 14 mesi di Previti. In un clima politico positivo, al Quirinale si prendono in esame le varie ipotesi di clemenza. Intanto il condannato respira e predispone ulteriori marchingegni dilatori. Come dice Violante: non ha forse diritto a difendersi?
Da Il Fatto Quotidiano del 05/09/2013.
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L’AIUTINO DIETRO L’ANGOLO
(Antonio Padellaro).
05/09/2013 di triskel182
La natura ricattatoria dell’appoggio del Pdl al governo Letta e la sindrome bipolare del condannato per frode fiscale che un giorno dà in escandescenze e il giorno dopo, come placato, accarezza sul divano il barboncino Dudù generano uno stato di confusione generale in cui, tuttavia, è possibile individuare un paio di manovre per salvarlo. Berlusconi ha capito che un eventuale aiutino dal Colle (la grazia, ma assai meglio la commutazione della pena in ammenda) può arrivare solo innalzando il livello dello scontro. In altre parole, finché la decadenza da senatore resta nell’ambito della pura applicazione della legge Severino, egli non ha scampo. Il Pd gli dovrà per forza votare contro nella Giunta e in aula, per non perdere la faccia e soprattutto la metà dei voti alle prossime elezioni, che potrebbero non essere lontanissime. Se invece tutto si trasforma nel caso politico del leader del Pdl, colonna della maggioranza abbattuto dall’alleato Pd, ecco che l’inevitabile crisi di governo potrebbe aprire al pregiudicato nuovi spazi di trattativa. Il copione sembra già scritto. I ministri berluscones si dimettono per solidarietà con il padrone. Rapido giro di consultazioni e il capo dello Stato spedisce Enrico Letta in Parlamento a verificare se esiste ancora una maggioranza. Si apre un ampio e costruttivo dibattito durante il quale si cerca di far passare l’idea che un leader di tale stazza, prima di essere affondato, meriti almeno un approfondimento sulla costituzionalità della contestata Severino. Ed è qui che si rivela preziosissimo l’apporto dei cosiddetti scudi umani di centrosinistra che da settimane insistono per “approfondire” le ragioni del reo: e se lo dicono loro… Finisce che i ministri berluscones rientrano all’ovile governativo, mentre la Giunta comincia le audizioni di giuristi dei più svariati colori (il necessario pluralismo). Tempi previsti piuttosto lunghi, ma con il possibile ricorso alla Consulta si potrebbero perfino superare i 14 mesi di Previti. In un clima politico positivo, al Quirinale si prendono in esame le varie ipotesi di clemenza. Intanto il condannato respira e predispone ulteriori marchingegni dilatori. Come dice Violante: non ha forse diritto a difendersi?
Da Il Fatto Quotidiano del 05/09/2013.
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