Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Gli italiani corrono sempre sul carro del vincitore
Ennio Flaiano


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Fronti di guerra - 18
http://www.youtube.com/watch?v=ZJE-onnw2gM


Secondo fronte di guerra


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Berlusconi: "Il Colle deve darmi la grazia totale, anche sull'interdizione"
Silvio Berlusconi: "Il Quirinale deve concedermi la grazia plenaria sia sulla pena detentiva che su quella accessoria. Solo così si salva la mia agibilità politica"

Da "0" a "100" quanto sei d'accordo?

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camillobenso
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Fronti di guerra - 19
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Secondo fronte di guerra

Che gelida manina!
Se la lasci riscaldar...


Mediaset, il 19 ottobre udienza per rideterminare interdizione Berlusconi
I giudici della III corte d'Appello dovranno ridurre la pena inflitta. I giudici della Cassazione, nel confermare il verdetto di condanna per frode fiscale avevano rinviato gli atti a Milano perché l'interdizione inflitta al Cavaliere - 5 anni - era piu' alta di quella prevista dalla norma

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 9 settembre 2013Commenti (63)



E’ già tempo di rideterminazione della pena accessoria per Silvio Berlusconi. Si terrà il 19 ottobre davanti la III Corte d’Appello di Milano, secondo fonti legali, l’udienza nell’ambito del processo Mediaset. I giudici della corte d’Appello di Milano avevano inflitto 5 anni di interdizione dei pubblici uffici. La legge prevede che per quel tipo di reato la pena accessoria sia compresa tra un minimo di un anno e un massimo di tre. I magistrati avevano motivato la fissazione dell’interdizione a 5 anni considerando particolarmente grave il reato.

I giudici della Cassazione, nel confermare il verdetto di condanna per frode fiscale però avevano rinviato gli atti a Milano perché l’interdizione inflitta al Cavaliere era piu’ alta di quella prevista dalla norma. Come del resto era stato chiesto dal pg della Cassazione Antonello Mura in sede di requisitoria. Condannato a 4 anni di reclusione per frode fiscale il leader del Pdl ha beneficiato del condono di tre anni per l’effetto dell’indulto, ora i giudici dovranno rideterminare la pena piu’ temuta dal Cavaliere. La pena principale, diventata definitiva al momendo della lettura, dovrebbe portare in base alla legge Severino alla decadenza del senatore Berlusconi dalla sua carica parlamentare. E proprio oggi la Giunta per le Immunità e le Elezioni inizierà la discussione.

Intanto entro il 16 ottobre il leader del Pdl dovrà scegliere se scontare la pena agli arresti domiciliari o chiedere di essere affidato ai servizi sociali. La difesa del condannato ha presentato un ricorso alla Corte dei diritti dell’Uomo di Strasburgo in cui contesta il trattamento subito da Berlusconi. In caso di improbabile accoglimento da parte dell’Europa delle lamentele dell’ex premier i legali potrebbero chiedere la revisione del processo. Il documento è stato anche depositato alla Giunta.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09 ... ni/706038/
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Il flusso dei soldi sporchi a Presadiretta.

09/09/2013 di triskel182



La parola patrimoniale non è stata pronunciata ieri, al forum Ambrosetti: ancora una volta la classe politica farà finta di non vedere l’enorme ricchezza privata di questo paese, da cui si potrebbe attingere per risistemare i conti del paese.
Invece che continuare a perdere tempo con crisi di governo annunciate, riforme della Costituzione, il partito dei no etc etc, la competitività, la flessibilità ..

Vediamo allora se qualcuno si interesserà al servizio di questa sera di Presa diretta dove si parla dei soldi sporchi: i soldi che sono cioè frutto di un reato. Si parlerà cioè di come vengono impiegati i proventi da parte della piccola e grande criminalità organizzata.

Come si nascondono i soldi? come si ripulisce il denaro sporco?
Si riesce ancora a distinguere i soldi puliti da quelli sporchi, ovvero, una società pulita da una che ha dietro le mafie?

E’ come un tumore che, se non arrestato, si magerà l’intero organismo dal suo interno
Se la criminalità organizzata può propestare, se le leggi non riescono a bloccare l’autoriciclaggio, i meccanismi con cui gli evasori (non solo le mafie) nascondono i loro soldi, sono le aziende sane a soccombere.

La scheda della puntata:

Nella settimana in cui il governo italiano e le sorti della politica sono appese alla sentenza di Cassazione che ha condannato Silvio Berlusconi per il reato di frode fiscale, PRESADIRETTA dopo aver raccontato l’enorme ricchezza privata del nostro paese nella prima puntata, accenderà le sue telecamere sulla ricchezza invisibile, quella non accertata, i soldi dell’evasione e quelli prodotti dalla grande criminalità organizzata.

E’ un flusso di denaro enorme. Sono 120 miliardi di euro i soldi evasi in Italia ogni anno e almeno 10 miliardi di euro i ricavi medi delle mafie, lo 0,7% del nostro Pil. “Soldi sporchi” racconterà i mille modi utilizzati dagli evasori fiscali nel nostro paese: castelli societari, prestanome e quanto è difficile contrastare un’evasione che ha assunto una dimensione enorme, una malattia endemica che toglie risorse a tutti noi e allo sviluppo del paese.

PRESADIRETTA evidenzierà anche quanto è grave l’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico dell’Italia, andrà nel nordest in crisi, dove ogni giorno chiudono decine di aziende, dove le banche hanno chiuso i rubinetti e mostrerà come la grande criminalità organizzata è riuscita in pochi anni, sfruttando gli enormi proventi del narcotraffico, a impossessarsi di centinaia di aziende.

SOLDI SPORCHI è un racconto di Giulia Bosetti e Federico Ruffo

Da unoenessuno.blogspot.it
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Krugman: si creano le condizioni per una crisi globale senza precedenti

di Roberto Marchesi
| 10 settembre 2013Commenti (155)
.

In un’epoca in cui tutti i confini politici ed economici della terra sono diventati praticamente permeabili a tutto, è diventato d’obbligo, un po’ a tutti i livelli, occuparsi di macro-economia, e facendolo diventa praticamente impossibile non vedere anche i macro-errori fatti nel passato recente da molti economisti che hanno avuto, e in molti casi hanno ancora, la responsabilità delle scelte che guidano l’economia dei propri paesi.

Ad alzare il tiro delle critiche è un economista del calibro di Paul Krugman, premiato col Nobel nel 2008 proprio per i suoi approfonditi studi di macro-economia nel sempre piu ampio, diffuso e incontrollato flusso di denaro e merci tra le varie economie del mondo.

E cosa dice Krugman nel suo articolo del 29 agosto sul New York Times? Fa una critica sostanzialmente al “vetriolo” a tre personaggi che sono stati al vertice dell’economia americana per diversi anni: Alan Greenspan, presidente della Federal Reserve americana tra il 1986 e il 2004; Robert Rubin, a capo del Tesoro americano tra il 1995 e il 1999; e Lawrence Summers, a quel tempo vice di Rubin e poi suo successore nell’importante incarico fino al 2001. A mettere insieme i tre, in una copertina che può esser definita storica, è stata la prestigiosa rivista Time il 15/2/1999 che ha addirittura titolato il servizio in onore dei tre “Il trio che ha salvato il mondo”.

“Altro che salvato il mondo”, dice Krugman, quei tre sono proprio i principali responsabili delle gravissime crisi che stanno, come ondate gigantesche, sconvolgendo a turno tutte le economie del mondo. Il perché di questo giudizio controcorrente di Krugman è presto detto. Quei tre hanno combattuto le crisi finanziarie degli anni ’80 e ’90 intensificando gli scambi commerciali e finanziari con le altre economie globali, specialmente quelle del cosiddetto “terzo mondo”, ma lo hanno fatto eliminando praticamente tutte le barriere e i controlli che regolavano la materia.

Il risultato immediato è stato positivo, dato che i forti flussi di scambio hanno immediatamente rilanciato le economie dei paesi industrializzati, ma nel giro di pochi anni si è innescata quella che potrebbe essere definita la reazione di rigetto. Le principali banche sono diventate troppo grandi, e troppo poco capitalizzate, rendendo così impossibile (come dettano le regole di mercato) la via del fallimento quando, nei momenti di forte crisi dei mercati, il capitale netto della banca, unitamente alle riserve, non è piu in grado di coprire le perdite accumulate.

Nello stesso tempo sono state spalancate le porte ad ogni tipo di azzardo e speculazione in borsa togliendo di fatto alle borse quel “termometro” delle economie che era stato uno dei principali fattori nella crescita del libero mercato per tutta la seconda metà del secolo scorso.

Dopo le crisi americana ed europea, non ancora risolte, è ora già venuto il tempo per le crisi indiana e cinese? Si chiede Krugman. Qualcuno paragona la crisi indonesiana del 1998 a quella greca dei giorni nostri ma, dice Krugman, non c’è paragone tra le due crisi. Prima di tutto perché l’Indonesia disponeva di una propria moneta e, lasciandola deprezzare ha consentito in una paio di anni di avviare una solida ripresa.

La Grecia invece non ha questa possibilità, essendo ancorata alla moneta euro dove non ha alcuna possibilità di optare per una sua svalutazione. In secondo luogo, è sempre Krugman a dirlo, perché nella crisi indonesiana gli organismi di cooperazione economica internazionale, cioè il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, pur imponendo all’inizio provvedimenti severi per ottenere la concessione degli aiuti economici, non hanno poi imposto le severissime regole di austerity che ora vengono imposte dalle autorità mondiali ed europee alla Grecia e ad altri paesi (tra cui l’Italia, ndr).

Krugman tranquillizza fortunatamente un poco sulla possibilità che la nuova crisi indonesiana possa ricalcare quella del 1990 dato che il debito verso l’estero dell’Indonesia di oggi, grazie ai maggiori investimenti provenienti dall’estero, pesa molto meno, e l’attuale discesa del valore della rupia attirerà in breve nuovi investitori.

Non ci può perciò essere alcuna analogia né tra la crisi indonesiana degli anni ’90 né tantomeno con quella greca di oggi. Il vero pericolo, secondo Krugman, anche se la Cina lo preoccupa più dell’Indonesia, non arriva da Oriente.

Il pericolo arriva dalle riforme di liberalizzazione fatte negli anni ’90 a cui non si riesce a porre rimedio e che in poco più di dieci anni stanno creando le condizioni per l’avvio di una crisi globale senza precedenti.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09 ... ti/704587/
camillobenso
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Comunque vada, questo Paese è giunto al termine della sua corsa.

E’ un Paese senza speranza e senza futuro.



……….Il piano sarebbe questo: se dovesse davvero succedere il peggio, se si consumasse l’incidente in giunta immunità al Senato e se il Pdl ritirasse la propria delegazione dall’esecutivo, allora il caso verrebbe portato subito in aula al Senato. Lì Enrico Letta chiederebbe il rinnovo della fiducia sulla base di un ragionamento semplicemente: “Con chi state, con l’Italia o con Berlusconi?”.

http://www.huffingtonpost.it/2013/09/10 ... _ref=italy



E quale è l’Italia a cui Letta fa riferimento?????????????????

Questa?????????????????????



Bplus e le altre, condono alla lobby dell’azzardo

(Valeria Pacelli).
30/08/2013 di triskel182



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L’ESECUTIVO A CACCIA DI RISORSE OFFRE AI COLOSSI DELLE SLOT MACHINE UNO SCONTO DI 2 MILIARDI PER CHIUDERE IL CONTENZIOSO CON LO STATO.

Da due miliardi e mezzo a 600 milioni di euro. È il regalo che il governo Letta ha offerto alle società di slot machine multate dalla Corte dei conti. Nel decreto che cancella l’Imu sulla prima casa viene affrontato anche il problema relativo ai dieci signori delle slot condannati a febbraio scorso a pagare penali per 2,5 miliardi per i loro disservizi del periodo 2004-2006.

Una maxi multa richiesta dai giudici contabili, anche se nettamente inferiore a quella che avrebbe voluto portare a casa la Procura, cioè 98 miliardi di euro.


ORA LO SCONTO potrà essere ancora più alto: entro il 15 novembre le società potranno sanare la propria posizione, pagando soltanto il 25 per cento della multa inflitta dai giudici contabili. In questo modo potrebbero entrare nelle casse dello Stato circa 600 milioni di euro in totale. É questa una buona notizia anche per la società Bplus, la ex Atlantis Group of Companies, una società originaria delle Antille Olandesi che era gestita dal catanese Francesco Corallo, il re delle slot machine, vicino al mondo di Alleanza nazionale. La Bplus è tra le società condannate a pagare la multa della Corte dei conti e potrà sanare la propria posizione pagando circa 211 milioni di euro invece che rischiare di doverne versare 845.

Il proprietario non è più Francesco Corallo: dopo le vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto, la Prefettura di Roma ha avallato il trasferimento della proprietà a un blind trust inglese per la gestione di Bplus, fino al 30 maggio 2014, data entro cui la società dovrà essere venduta. La Bplus Trust ha già ricevuto dall’azionista Corallo il 100 per cento delle azioni. Ora bisogna capire chi sarà il prossimo acquirente. Intanto lo scorso 5 agosto l’ex patron della Bplus è atterrato a Ciampino dopo 14 mesi di latitanza. Su di lui pende l’ordinanza dei custodia cautelare emessa nel 2012 dalla Procura di Milano, nell’inchiesta sui presunti finanziamenti concessi dalla Banca popolare di Milano quando alla guida c’era Massimo Ponzellini.

Secondo l’accusa la banca avrebbe emesso un finanziamento di 148 milioni di euro alla società Atlantis/BpPlus per comprare nuove slot in cambio di una presunta mazzetta da oltre 1 milione di euro girata all’ex presidente di Bpm, oltre di una presunta promessa di 3,5 milioni di sterline. Ed è proprio durante le perquisizioni nell’ambito dell’indagini su Bplus, che la Guardia di finanza, a novembre del 2011, ha scoperto quei legami tra Corallo e il parlamentare Pdl Amedeo Labocetta. Durante una perquisizione a Roma, nei documenti sottratti in un pc che poi si è scoperto essere dello stesso Laboccetta, sono trovate tracce di un conto off shore intestato a James Walfenzao, lo stesso fiduciario della società Printemps che acquistò la casa di Montecarlo in cui viveva Giancarlo Tulliani, cognato di Gianfranco Fini. La Bplus non è l’unica beneficiaria del provvedimento del governo. Cirsa Italia potrà chiudere il contenzioso con la Corte dei conti pagando 30 milioni, la Sisal Slot altri 61,2 milioni, Gtech 25 milioni, Gmatica 37,5 milioni, Codere 28,7 milioni, HBG 50 milioni, Gamenet 58,7 milioni, Cogetech 63,7 milioni e Snai 52,5 milioni.

Da Il Fatto Quotidiano del 30/08/2013.
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Ad merlam merlorum in saecola saecolorum - 1



Gli italiani si scannano tra di loro per sostenere idee politiche, partiti ed uomini, mentre loro, i furbacchionen e i superfurbacchionen, si spartiscono da sempre il potere dietro le quinte.

La legge universale ed inossidabile che ci arriva dalla notte dei tempi è che “I furbi prevalgono sempre sui fessi”, legge che gli studenti universitari milanesi sul finire degli anni settanta traducevano in modo più volgare: L’umanità si divide in metinculi e piglianculi.

Tutto continua inossidabile soprattutto negli ultimi 20 anni.


******



I VERBALI
Così Pd e Pdl si dividevano
le nomine di Monte Paschi
I pm aprono un fascicolo sui rapporti tra banca e politica



Monte dei Paschi di Siena 1


ROMA - Una spartizione tra Pd e Pdl dove la sinistra ha sempre prevalso e poi è scesa a patti. Accordi su nomine e affari che venivano discussi a livello locale e avallati dai vertici nazionali del partiti, passando per la presidenza del Consiglio. Nell'inchiesta sulla gestione del Monte dei Paschi di Siena, si apre il capitolo di indagine più delicato. È quello che porta direttamente nelle stanze della politica romana. Sono le deposizioni degli amministratori locali, di coloro che per statuto devono indicare i nomi da sottoporre alla scelta per la composizione dei consigli di amministrazione, a delineare quanto è accaduto negli ultimi anni. Svelando come alla fine ci fosse sempre la necessità di trovare un'intesa che potesse garantire le varie parti. Spesso ignorando quali fossero le reali esigenze finanziarie e soprattutto le garanzie per gli azionisti. La maggior parte dei verbali sono stati depositati all'inizio di agosto scorso, quando i pubblici ministeri Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso hanno chiuso la prima istruttoria sull'acquisizione della banca Antonveneta avvenuta alla fine del 2007 per 9,3 miliardi di euro, con una plusvalenza calcolata in almeno tre miliardi di euro rispetto a quanto era stata pagata tre mesi prima dalla banca Santander.

«Le anime dei Ds»
Era stato il presidente della Fondazione Gabriello Mancini il più incisivo nel delineare i meccanismi di designazione in un interrogatorio del 31 gennaio 2013: «Era il presidente Giuseppe Mussari che decideva le nomine e mi informava. Il suo riferimento era Franco Ceccuzzi, di area dalemiana. Posso dire che aveva un cordiale rapporto anche con Walter Veltroni quando divenne segretario del Pd. Il punto di riferimento nel Pdl era l'onorevole Denis Verdini. Altra persona con cui aveva rapporti era Gianni Letta. Ricordo che Letta affermava che Mussari era il suo riferimento in banca, mentre io ero il suo riferimento in Fondazione».
Altri importanti dettagli li ha forniti ai magistrati Maurizio Cenni, sindaco di Siena dal 2001 al 2011. Viene ascoltato come testimone il 4 ottobre 2012 e dichiara: «Devo dire che le diverse anime dei Ds erano fortemente interessate alla gestione di Banca Mps. È sufficiente leggere i giornali dell'epoca per ricordare ciò che l'onorevole Vincenzo Visco o l'onorevole Massimo D'Alema, ad esempio, pensavano della banca. Affermavano che era antistorico che una realtà di soli 60 mila abitanti potesse gestire, attraverso gli enti locali, un gruppo bancario importante comne Mps. Affermavano che la banca doveva crescere, doveva acquisire altri gruppi bancari, essere più presente sul mercato italiano e internazionale. L'acquisizione di Antonveneta avviene anche in ragione della pressione psicologica che vi era sulla banca».

I cinque componenti
In uno stralcio di verbale reso noto qualche settimana fa, Fabio Ceccherini il presidente della Provincia di Siena dal 1999 al 2009, chiarisce che nel 2006, per le nomine di Mancini a presidente della Fondazione e Mussari a presidente della banca, di averne parlato «con Cenni, Ceccuzzi e con Franco Bassanini che era stato eletto nella circoscrizione di Siena e assieme all'onorevole Giuliano Amato erano quelli maggiormente attenti al territorio e alla banca. Ebbi colloqui anche con D'Alema che esprimeva perplessità sulla governance ».
Altri dettagli sono stati aggiunti dal politico nel corso di quell'interrogatorio del 4 ottobre 2012. In particolare Ceccherini specifica che «il presidente nomina cinque componenti della deputazione» e sostiene di aver cercato sempre «di privilegiare il territorio per la nomina degli stessi». Secondo lui «c'era interesse, ma non ingerenza da parte dei responsabili nazionali dei Ds in ordine alle scelte riguardanti la banca». Ma specifica come proprio D'Alema «riteneva il sistema di nomine medievale perché troppo legato agli enti locali e auspicava un'apertura, un suo maggior radicamento sul territorio nazionale e una politica industriale che fosse più attenta alle esigenze del mercato».

L'accordo con il Pdl
Agli atti dell'inchiesta c'è la bozza di un patto siglato tra Ceccuzzi e Verdini predisposto il 12 novembre 2008 per la spartizione delle nomine. In calce ci sono i nomi, ma non le firme ed entrambi hanno dichiarato che «si tratta di una bufala». In realtà le «regole» fissate in quel documento sono le stesse poi ripetute a verbale da numerosi protagonisti come il senatore del centrodestra Paolo Amato che ai magistrati, parlando della nomina di Alberto Pisaneschi nel Cda di Mps in quota Pdl, aveva dichiarato: «Pisaneschi non è stato nominato da Verdini, ma è stato il frutto del "groviglio armonioso" senese. Poi Verdini lo ha gestito».

Una linea confermata da Mancini secondo il quale «per questa scelta è stato necessario l'avallo di Gianni Letta e il via libera finale di Silvio Berlusconi». Non solo. Chiarisce Mancini: «Dopo l'acquisizione, la presidenza di Antonveneta venne affidata a Pisaneschi su indicazione di Mussari. Egli motivava questa sua indicazione con opportunità politica poiché Antonveneta aveva i suoi maggiori interessi in Veneto, regione a forte connotazione politica di centrodestra e dunque era opportuno che il presidente fosse della medesima area politica. Mussari mi disse di aver informato il presidente della Regione Giancarlo Galan dell'acquisizione di Antonveneta».

Fiorenza Sarzanini

12 settembre 2013 | 8:10
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http://www.corriere.it/economia/13_sett ... 6df6.shtml
erding
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da erding »

Landini: il più serio, lucido, forse l'unico veramente libero!

http://www.youtube.com/watch?v=f0KfLrfR ... ture=share

...poi c'è chi ha avuto la sfrontatezza di definire tutto ciò ...populismo!
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

erding ha scritto:Landini: il più serio, lucido, forse l'unico veramente libero!

http://www.youtube.com/watch?v=f0KfLrfR ... ture=share

...poi c'è chi ha avuto la sfrontatezza di definire tutto ciò ...populismo!
Landini è estraneo alla casta, di conseguenza può permettersi di dire quello che pensa. Anche Rodotà e Zagrebelsky, sono uomini liberi che si possono permettere di esprimere fino in fondo il proprio pensiero.

Non a caso si trovano sullo stesso fronte nel difendere la Costituzione a differenza degli “Incapucciati” del Pd.

Landini è rimasto in solitudine a difendere il mondo del lavoro.

Tutti gli ex Pci si sono dimenticati da che storia provenivano.

Soprattutto questo ex segretario della Figc:
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-conte ... jpg?47e3a5
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Ad merlam merlorum in saecola saecolorum - 2
Forza merli - 1


Di Democrazia cristiana, dal punto di vista storico deve essere salvata solo la Dc 1.0.

Tanto per intenderci quella di De Gasperi e Dossetti.

Dopo il 1953, quando De Gasperi abbandona, la Dc 2.0, presenta una serie di vizietti che la caratterizzeranno fino al crollo della prima Repubblica.

Il principale vizietto era quello della sodomizzazione di massa.

A loro merito però, fino all'avvento di San Bettino martire, va riconosciuto il motto: "Vivi e lascia vivere".


Gli eredi, quelli della rinascita della Dc 3.0, infettati dal virus berlusconiano, oltre a mantenere forte il vizietto della sodomizzazione di massa, hanno adottato il motto: "Vivi e lascia morire".




Commercianti: "La ripresa?
E' solo un annuncio"
Confcommercio vede il Pil del 2013 in calo all'1,7 per cento, ma è ancora gelata per i consumi: -2,4 per cento a fine anno. L'anno prossimo "modestissima" ripresa del prodotto a +0,5%. Sangalli: "Con l'aumento dell'Iva c'è il rischio di una crisi sociale"


MILANO - "La ripresa è solo un annuncio. Imprese e famiglie restano ancora in attesa". Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, lo ha detto commentando i risultati dell'indagine dell'Ufficio studi che conferma il Pil del 2013 al -1,7% e i consumi in calo del 2,4%. "Anche se alcuni indicatori incominciano a dare segnali di risveglio purtroppo non si registrano effetti di contaminazione sull'economia reale", spiega all'indomani dell'annuncio di Confindustria secondo la quale "la recessione è finita".

Come sempre accade in questi giorni, un riferimento va all'ipotesi di crisi di governo: "La politica deve abbandonare il confronto muscolare e recuperare i fili di Bisogna fare di tutto per evitare una crisi di governo perché il prezzo per le famiglie e le imprese sarebbe insostenibile". Nonostante la Bce stessa abbia puntato il dito contro un rischio per la tenuta dei conti pubblici, secondo Sangalli l'aumento dell'Iva non deve scattare: "Un aumento dell'Iva colpisce le fasce più deboli e aumenta l'area di assoluta povertà con il rischio di accelerare del passaggio da una crisi economica a una crisi sociale", ha osservato. "Il governo deve cancellare definitivamente un ulteriore aumento dell'aliquota Iva - ha aggiunto - che sarebbe esiziale per famiglie e imprese già duramente provate da una crisi senza precedenti".

Tornando ai numeri dell'economia, il 2014 sarà caratterizzato da una "modestissima ripresa" con il Pil che segnerà +0,5% grazie alla timida inversione tendenza degli investimenti (+0,9%) e dall'andamento positivo della domanda estera netta. Invece, per l'Ufficio studi di Confcommercio, quest'anno il pil calerà dell'1,7%: nel terzo trimestre sarà pari a zero, mentre ci sarà una piccola crescita nel quarto trimestre (+0,2%). Per il direttore, Mariano Bella, "i segnali di ripresa sono deboli e gravemente contraddittori. La ripresa è più un fatto di statistica che di realtà". In altri termini "abbiamo piantato il semino della ripresa, ma i germogli ancora non si vedono".
(12 settembre 2013) © RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.repubblica.it/economia/2013/ ... ref=HREA-1
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La ripresa,……….per il c… - 2



Ilva, Riva confermano: “Stop attività di 7 siti produttivi”. A casa 1500 dipendenti
Il gruppo ha annunciato l'immediata cessazione della produzione in alcuni impianti esterni al perimetro gestionale dello stabilimento tarantino. La decisione viene motivata come conseguenza del sequestro preventivo penale del Gip di Taranto su beni e conti correnti della famiglia

di Redazione Il Fatto Quotidiano

| 12 settembre 2013Commenti (2)



Riva Acciaio annuncia in una nota ufficiale la cessazione da oggi di tutte le attività dell’azienda, esterne al perimetro gestionale dell’Ilva, e relative a sette stabilimenti in cui sono impiegati circa 1400 persone. Un provvedimento motivato come conseguenza del sequestro preventivo penale del Gip di Taranto su beni e conti correnti per 916 milioni di euro.

Verranno quindi lasciati in libertà circa 1400 dipendentidi sette siti produttivi che il gruppo Riva possiede in tutta Italia. Le aziende interessate, nel dettaglio, sono gli stabilimenti di Verona, Caronno Pertusella (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco); nel capoluogo ionico l’unica società è Taranto Energia, che conta 114 dipendenti. L’azienda ha già convocato per domani i sindacati di categoria, pare prospettando problemi per il pagamento degli stipendi.

“La decisione (attesa-ndt)– afferma la società – si è resa purtroppo necessaria poiché il provvedimento di sequestro preventivo penale del Gip di Taranto, in base al quale vengono sottratti a Riva Acciaio i cespiti aziendali, tra cui gli stabilimenti produttivi, e vengono sequestrati i saldi attivi di conto corrente e si attua di conseguenza il blocco delle attività bancarie, impedendo il normale ciclo di pagamenti aziendali, fa sì che non esistano più le condizioni operative ed economiche per la prosecuzione della normale attività”.

“Riva Acciaio – prosegue la nota – impugnerà naturalmente nelle sedi competenti il provvedimento di sequestro, già attuato nei confronti della controllante Riva Forni Elettrici e inopinatamente esteso al patrimonio dell’azienda – conclude l’azienda -, in lesione della sua autonomia giuridica, ma nel frattempo deve procedere alla sospensione delle attività e alla messa in sicurezza degli impianti cui seguirà, nei tempi e nei modi previsti dalla legge, la sospensione delle prestazioni lavorative del personale (circa 1.400 unità), a esclusione degli addetti alla messa in sicurezza, conservazione e guardiani degli stabilimenti e dei beni aziendali”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09 ... ti/709759/
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