IL LAVORO
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Re: IL LAVORO
Non è un Paese per negozi:
ogni ora ne chiudono quattro
Sono più di 10.600 da gennaio ad aprile: colpa di tasse, consumi fermi, ma anche di internet e app
http://www.ilgiornale.it/news/che-chiudono-1153418.html
ogni ora ne chiudono quattro
Sono più di 10.600 da gennaio ad aprile: colpa di tasse, consumi fermi, ma anche di internet e app
http://www.ilgiornale.it/news/che-chiudono-1153418.html
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Re: IL LAVORO
E' l'effetto che globalizzazione, digitalizzazione e automazione portano nella nostra società: invece di lavorare meno e tutti guadagnando almeno come prima (dato che si produce molto di più nello stesso tempo), pochi lavorano tantissimo e le masse sono sempre più povere al limite del neo-schiavismo... I robot non scioperano e non chiedono aumenti (ma non comprano ne consumano...).
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Re: IL LAVORO
Economia & Lobby
Università, studiate quello che vi pare, ma poi sono fatti vostri
di Stefano Feltri | 14 agosto 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08 ... i/1959668/
Alla fine si prende la Samsonite e si parte per l'estero a fare i migranti.
Università, studiate quello che vi pare, ma poi sono fatti vostri
di Stefano Feltri | 14 agosto 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08 ... i/1959668/
Alla fine si prende la Samsonite e si parte per l'estero a fare i migranti.
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Re: IL LAVORO
Gli effetti del Jobs act che il regime e i media di regime nasconderanno.
Firenze, rifiutano trasferimento in Nuova Zelanda: licenziati. Cgil: “E’ un ricatto”
Due lavoratori della Nautico, multinazionale svedese, si sono rifiutati di trasferirsi ad Auckland. L'unico modo per salvare il posto di lavoro sarebbe accettare un demansionamento. Fiom: "Proposta strumentale per costringerli ad accettare condizioni contrattuali peggiori"
di David Evangelisti | 26 settembre 2015
“Trasferimento in Nuova Zelanda o demansionamento per salvare il posto di lavoro: è un ricatto”. L’attacco della Fiom-Cgil e della Fim-Cisl fiorentina è rivolta ai vertici della Navico, multinazionale con sede a Oslo produttrice di radar e altri sistemi tecnologici per la navigazione: due lavoratori 50enni impiegati nel reparto “Ricerca e sviluppo” dello stabilimento nel Comune di Montespertoli (FI) hanno infatti ricevuto la lettera di licenziamento perché si sono rifiutati di trasferirsi a Auckland. L’azienda lascia però aperto uno spiraglio: il posto di lavoro potrebbe esser salvato solo se i due accettassero un demansionamento (con probabili conseguenze negative sulla busta paga).
“La richiesta del trasferimento in Nuova Zelanda – dichiara a ilfattoQuotidiano.it Stefano Angelini della segreteria della Fiom fiorentina – è solo una proposta strumentale per mettere con le spalle al muro i due lavoratori e costringerli a accettare condizioni contrattuali peggiori: questo ricatto non può però essere approvato”. Il direttore generale Gianluca Landi al Quotidiano Nazionale dichiara: “Navico è un gruppo mondiale che agisce seguendo economie di mercato, da qui la proposta del trasferimento in un dipartimento florido come quello neozelandese”. Secondo Landi il demansionamento “è tutt’altro che un atto punitivo, bensì una seconda opportunità lavorativa: anziché uscire dall’azienda si resta comunque nella produzione“.
Pubblicità
La Navico occupa presso lo stabilimento fiorentino di Montagnano Val di Pesa 47 addetti. “L’azienda – spiega Angelini – dice che nello stabilimento di Montespertoli non sarà più prevista la specifica posizione lavorativa dei due dipendenti e così è scattata la proposta del trasferimento a Auckland“. Una vera e propria “doccia fredda” anche perchè “nel piano industriale presentatoci pochi mesi fa non si faceva riferimento a alcuna criticità“. I due lavoratori (“alto profilo professionale”) hanno rifiutato il trasferimento (“è una proposta irricevibile, stiamo parlando di padri di famiglia“) e così una decina di giorni fa hanno ricevuto la lettera di licenziamento.
I sindacati hanno subito proclamato lo stato d’agitazione e indetto uno sciopero di solidarietà. “Stamani abbiamo scioperato altre due ore: l’azienda ritiri i licenziamenti e apra il confronto” è la richiesta di Flavia Capilli, funzionaria della Fim-Cisl di Firenze. A quanto si capisce l’azienda sarebbe però disposta a ritirare i licenziamenti solo se i due lavoratori accettassero un demansionamento: “Non è però ancora chiaro – precisa Angelini – quali sarebbero gli eventuali contraccolpi negativi su livelli, retribuzione e altri aspetti contrattuali: la questione è aperta”.
Il sindacalista poi ci tiene a precisare: “In questa storia il Jobs act non c’entra nulla”. L’incontro alla Direzione provinciale del lavoro per scongiurare il licenziamento effettivo (gli ingegneri sono tuttora al lavoro) è in agenda il prossimo 7 ottobre: “I due lavoratori – prosegue l’esponente Fiom – sono disponibili a qualsiasi percorso formativo per essere impiegati in altri reparti: la loro professionalità dev’esser però tutelata. Invitiamo l’azienda al confronto: no a decisioni unilaterali“. Angelini invita perciò “a togliere dal tavolo del confronto i licenziamenti e qualsiasi altro elemento ricattatorio“. La lotta del sindacato è anche finalizzata a inviare un messaggio ben preciso: “Le multinazionali non possono ricattare i dipendenti, ponendoli davanti al bivio tra un trasferimento improponibile e il demansionamento: se la diga si rompe è finita”.
Aggiornato da Redazione Web alle 12.14 del 26 settembre 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09 ... o/2069522/
Firenze, rifiutano trasferimento in Nuova Zelanda: licenziati. Cgil: “E’ un ricatto”
Due lavoratori della Nautico, multinazionale svedese, si sono rifiutati di trasferirsi ad Auckland. L'unico modo per salvare il posto di lavoro sarebbe accettare un demansionamento. Fiom: "Proposta strumentale per costringerli ad accettare condizioni contrattuali peggiori"
di David Evangelisti | 26 settembre 2015
“Trasferimento in Nuova Zelanda o demansionamento per salvare il posto di lavoro: è un ricatto”. L’attacco della Fiom-Cgil e della Fim-Cisl fiorentina è rivolta ai vertici della Navico, multinazionale con sede a Oslo produttrice di radar e altri sistemi tecnologici per la navigazione: due lavoratori 50enni impiegati nel reparto “Ricerca e sviluppo” dello stabilimento nel Comune di Montespertoli (FI) hanno infatti ricevuto la lettera di licenziamento perché si sono rifiutati di trasferirsi a Auckland. L’azienda lascia però aperto uno spiraglio: il posto di lavoro potrebbe esser salvato solo se i due accettassero un demansionamento (con probabili conseguenze negative sulla busta paga).
“La richiesta del trasferimento in Nuova Zelanda – dichiara a ilfattoQuotidiano.it Stefano Angelini della segreteria della Fiom fiorentina – è solo una proposta strumentale per mettere con le spalle al muro i due lavoratori e costringerli a accettare condizioni contrattuali peggiori: questo ricatto non può però essere approvato”. Il direttore generale Gianluca Landi al Quotidiano Nazionale dichiara: “Navico è un gruppo mondiale che agisce seguendo economie di mercato, da qui la proposta del trasferimento in un dipartimento florido come quello neozelandese”. Secondo Landi il demansionamento “è tutt’altro che un atto punitivo, bensì una seconda opportunità lavorativa: anziché uscire dall’azienda si resta comunque nella produzione“.
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La Navico occupa presso lo stabilimento fiorentino di Montagnano Val di Pesa 47 addetti. “L’azienda – spiega Angelini – dice che nello stabilimento di Montespertoli non sarà più prevista la specifica posizione lavorativa dei due dipendenti e così è scattata la proposta del trasferimento a Auckland“. Una vera e propria “doccia fredda” anche perchè “nel piano industriale presentatoci pochi mesi fa non si faceva riferimento a alcuna criticità“. I due lavoratori (“alto profilo professionale”) hanno rifiutato il trasferimento (“è una proposta irricevibile, stiamo parlando di padri di famiglia“) e così una decina di giorni fa hanno ricevuto la lettera di licenziamento.
I sindacati hanno subito proclamato lo stato d’agitazione e indetto uno sciopero di solidarietà. “Stamani abbiamo scioperato altre due ore: l’azienda ritiri i licenziamenti e apra il confronto” è la richiesta di Flavia Capilli, funzionaria della Fim-Cisl di Firenze. A quanto si capisce l’azienda sarebbe però disposta a ritirare i licenziamenti solo se i due lavoratori accettassero un demansionamento: “Non è però ancora chiaro – precisa Angelini – quali sarebbero gli eventuali contraccolpi negativi su livelli, retribuzione e altri aspetti contrattuali: la questione è aperta”.
Il sindacalista poi ci tiene a precisare: “In questa storia il Jobs act non c’entra nulla”. L’incontro alla Direzione provinciale del lavoro per scongiurare il licenziamento effettivo (gli ingegneri sono tuttora al lavoro) è in agenda il prossimo 7 ottobre: “I due lavoratori – prosegue l’esponente Fiom – sono disponibili a qualsiasi percorso formativo per essere impiegati in altri reparti: la loro professionalità dev’esser però tutelata. Invitiamo l’azienda al confronto: no a decisioni unilaterali“. Angelini invita perciò “a togliere dal tavolo del confronto i licenziamenti e qualsiasi altro elemento ricattatorio“. La lotta del sindacato è anche finalizzata a inviare un messaggio ben preciso: “Le multinazionali non possono ricattare i dipendenti, ponendoli davanti al bivio tra un trasferimento improponibile e il demansionamento: se la diga si rompe è finita”.
Aggiornato da Redazione Web alle 12.14 del 26 settembre 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09 ... o/2069522/
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Re: IL LAVORO
I GIORNI DEL CAOS SOTTO LA TORRE DI BABELE
Gli italioti dell'italietta commentano l'articolo precedente, ovvero, LA VOX POPULI.
Araldo • tra 21 ore
Fossero stati dei giovani, sarebbe stata un'esperienza da cogliere al volo. Ma mettere davanti a dei 50enni, presumibilmente con casa, famiglia, figli, genitori anziani e tutto il resto, un trasferimento forzato in un altro continente è assolutamente ingiusto e dovrebbe essere reso illegale.
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Nino8 • tra 21 ore
P.S. mi sono iscritto per rispondere all'articolo in questione ma la procedura non rende disponibile la lettura delle condizioni contrattuali ma soltanto dell'informativa sulla privacy.
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Nino8 • tra 21 ore
Il metodo è antico quanto il mondo del lavoro in italia. Ma da adesso,
con il jobs Act, tranquilli, non succederà più. Si verra direttamente
licenziati. Chi risponde: "Evviva, io andrei di corsa" è il solito
buontempone ottimista al quale auguro che, giunto all'età di 50 anni, possa assaporare la stessa inebriante esperienza. A me è successo a 51.
Dopo proposte inaccettabili per un "volontario" licenziamento alla fine è
arrivato il trasferimento. Solo dalla Sicilia alla Lombardia in fondo.
Sbaraccato in 40 giorni casa e famiglia. Tutto sommato poteva essere
un'opportunità, mi sono detto. Peccato che ,dopo 4 mesi, l'azienda in
mano ad "imprenditori rampanti" ha chiuso i battenti. Il sindacato non
ha fatto altro che mettere i bastoni fra le ruote a tutti i lavoratori
che volevano opporsi, me per primo. Fortuna che ancora c'era un briciolo
di giustizia e credo che il tutto sia finito con un'accusa per
bancarotta fraudolente. Adesso mi pare strano tutto questo schiamazzo
per due lavoratori quando è prassi consolidata. La solita ipocrisia
tutta italiana. I fatti succedono solo se ne parlano i giornali.
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23 agosto • tra 20 ore
Il jobs act non doveva far aumentare i posti di lavoro?????
Forse nella narrazione della realta' renziana.......
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Nico • tra 20 ore
Le multinazionali non possono ricattare i lavoratori,le aziende italiane siiiiiiiiiiiii!
o non se ne accorto nessuno?
Le aziende straniere hanno imparato molto bene, in italia si può precarizzare i lavoratori e alleggerire i costi sulla sicurezza.
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Massimo • tra 20 ore
ma è un ricatto o un'opportunità?
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Vifra • tra 20 ore
Trasferimento in Nuova Zelanda? Io ci andrei di volata
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Loric • tra 19 ore
É dura scendere di livello o doversi trasferire agli antipodi, ma c'é chi sta molto peggio, oppure é senza lavoro. Meglio investire energie per le emergenze. Ah, forse non sono iscritti al sindacato.
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Wyatt Earp • tra 19 ore
Andare in Nz, senza sapere se il lavoro laggiù sarà poi garantito è un azzardo troppo grande.
Pero' non vedo altre soluzioni, se quelli vogliono andarsene via...
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Gli italioti dell'italietta commentano l'articolo precedente, ovvero, LA VOX POPULI.
Araldo • tra 21 ore
Fossero stati dei giovani, sarebbe stata un'esperienza da cogliere al volo. Ma mettere davanti a dei 50enni, presumibilmente con casa, famiglia, figli, genitori anziani e tutto il resto, un trasferimento forzato in un altro continente è assolutamente ingiusto e dovrebbe essere reso illegale.
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Nino8 • tra 21 ore
P.S. mi sono iscritto per rispondere all'articolo in questione ma la procedura non rende disponibile la lettura delle condizioni contrattuali ma soltanto dell'informativa sulla privacy.
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Nino8 • tra 21 ore
Il metodo è antico quanto il mondo del lavoro in italia. Ma da adesso,
con il jobs Act, tranquilli, non succederà più. Si verra direttamente
licenziati. Chi risponde: "Evviva, io andrei di corsa" è il solito
buontempone ottimista al quale auguro che, giunto all'età di 50 anni, possa assaporare la stessa inebriante esperienza. A me è successo a 51.
Dopo proposte inaccettabili per un "volontario" licenziamento alla fine è
arrivato il trasferimento. Solo dalla Sicilia alla Lombardia in fondo.
Sbaraccato in 40 giorni casa e famiglia. Tutto sommato poteva essere
un'opportunità, mi sono detto. Peccato che ,dopo 4 mesi, l'azienda in
mano ad "imprenditori rampanti" ha chiuso i battenti. Il sindacato non
ha fatto altro che mettere i bastoni fra le ruote a tutti i lavoratori
che volevano opporsi, me per primo. Fortuna che ancora c'era un briciolo
di giustizia e credo che il tutto sia finito con un'accusa per
bancarotta fraudolente. Adesso mi pare strano tutto questo schiamazzo
per due lavoratori quando è prassi consolidata. La solita ipocrisia
tutta italiana. I fatti succedono solo se ne parlano i giornali.
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23 agosto • tra 20 ore
Il jobs act non doveva far aumentare i posti di lavoro?????
Forse nella narrazione della realta' renziana.......
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Nico • tra 20 ore
Le multinazionali non possono ricattare i lavoratori,le aziende italiane siiiiiiiiiiiii!
o non se ne accorto nessuno?
Le aziende straniere hanno imparato molto bene, in italia si può precarizzare i lavoratori e alleggerire i costi sulla sicurezza.
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Massimo • tra 20 ore
ma è un ricatto o un'opportunità?
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Vifra • tra 20 ore
Trasferimento in Nuova Zelanda? Io ci andrei di volata
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Loric • tra 19 ore
É dura scendere di livello o doversi trasferire agli antipodi, ma c'é chi sta molto peggio, oppure é senza lavoro. Meglio investire energie per le emergenze. Ah, forse non sono iscritti al sindacato.
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Wyatt Earp • tra 19 ore
Andare in Nz, senza sapere se il lavoro laggiù sarà poi garantito è un azzardo troppo grande.
Pero' non vedo altre soluzioni, se quelli vogliono andarsene via...
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Re: IL LAVORO
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Cerno • 7 ore fa
E' ora di finirla con questi viziati del posto sotto casa. Hanno famiglie? Ma lo sanno che anche in Nuova Zelanda c'è gente che ha moglie e figli? Questi vecchietti oltre a voler pesare troppo presto sulle spalle dei giovani pretendono che siano solo i giovani a muoversi per cercare lavoro. Se ne stiano a casa e lascino il posto a qualcuno che ha voglia di lavorare e non solo di lamentarsi. Peccato che in questo caso probabilmente i due posti in Nuova Zelanda li occuperanno lavoratori non italiani.
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supadupa • 19 ore fa
"Il sindacalista (CISL ndr.) poi ci tiene a precisare: “In questa storia il Jobs act non c’entra nulla”. Rigurgiti di codadipaglismo?
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onory50 supadupa • 15 ore fa
Prova pensare che se lavoravi in azienda con meno di 15 dipendenti, non avevi tutti questi problemi, praticamente venivi licenziato e basta, anche il "dimensionamente" era un lusso.
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Franco Sgrazzutti supadupa • 16 ore fa
Angelini è FIOM-CGIL. giusto per la precisione.
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supadupa Franco Sgrazzutti • 7 ore fa
Hai ragione, mi scuso.
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Forzaecoraggio • 19 ore fa
E adesso aspettiamo le parole buone, meravigliose, fantastiche del PD e del suo Segretario, il Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana.
A quando una bella marcia degli scalzi?
Con tutti i pianti relativi?
Con cordialità.
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mariel_3 Forzaecoraggio • 18 ore fa
cosa c'entra il PD nel fatto che gli industriali italiani vendono le loro fabbriche a ditte estere, con le ovvie conseguenze?
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talia • 20 ore fa
Avaaz .org : Quesiti referendari ultimo weekend per firmare
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maria chiara cappelli • 20 ore fa
io forse avrei accettato di andare in nuova zelanda. avrei colto l'occasione di andarmene e rincominciare da un'altra parte. anzi... forse... conoscendomi... lo avrei visto come un segno del destino
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Annamaria Zerbi maria chiara cappelli • 18 ore fa
C'è da considerare che a 50 anni ormai hai già impostato la tua vita: moglie, figli, amici e magari hai anche i genitori anziani; diverso è per un giovane che ha tutta la vita davanti, anzi potrebbe essere un'occasione meravigliosa.
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maria chiara cappelli Annamaria Zerbi • 17 ore fa
io ho 55 anni, non conosco l'inglese, però, sapendo di avere il lavoro assicurato, ci andrei di corsa, con coniuge /(se possibile subito, altrimenti mi raggiunge quando trova lavoro), e figli. lei pensi a coloro che sono in diplomazia, oppure anche a chi lavora in banca. era normale per un impiegato di banca, fino a non molto tempo fa, girare per varie sedi ed essere spostato sia in italia che all'estero negli stati uniti è abbastanza normale cambiare stato durante la vita e avranno i genitori anziani anche lì. forse siamo noi che abbiamo una visione un po' troppo mediterranea dei legami familiari. i figli devono fare la loro vita con le loro famiglie, dove meglio riescono a viversi la loro vita con le loro famiglie. non si fanno i figli per avere il badante da anziano.
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Annamaria Zerbi maria chiara cappelli • 16 ore fa
C'è da considerare che non sempre le cose sono così semplici e non sempre i coniugi si trovano d'accordo su cambiamenti repentini e tantomeno i figli. Ho parlato dei genitori anziani non pensando assolutamente che i figli debbano far loro da badanti, ma poiché sono io una che cerca di capire i sentimenti degli altri, mi sono immedesimata nel dolore che potrebbero provare le persone anziane. Comunque stiamo parlando di quello che faremmo noi, mentre qui il problema è che queste due persone si trovano davanti ad un bivio: o Nuova Zelanda o demansionamento, non è una scelta facile.
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mariel_3 maria chiara cappelli • 18 ore fa
l'Italia è l'unico paese occidentale in cui le persone sono come le piante: ci hanno le radici piantate al suolo. In tutto il resto del mondo è normale spostarsi seguendo il lavoro......pensate ai migranti italiani del secolo scorso che partivano senza nessuna prospettiva e senza un soldo, e paragonateli agli insegnanti che vogliono sì insegnare, ma sotto casa.....ai dipendenti di ditte vendute a multinazionali straniere che "mica posso cambiare scuola a mio figlio, e soprattutto mi perdo la champions e gli amici al bar"........
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Enrico62 mariel_3 • 17 ore fa
per te due sole parole: fatti furba. detto con sincera e profonda amicizia.
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dies irae Enrico62 • 11 ore fa
Immagino per lei invece sia troppo tardi.
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Emilio M. • 20 ore fa
Per un giovane single questo trasferimento sarebbe da cogliere al volo,ma quando hai una famiglia con una moglie che magari lavora pure lei e trasferendosi perderebbe il lavoro,dei figli che vanno a scuola,un mutuo da pagare quindi non ti puoi liberare facilmente della tua casa,tutto diventa più complicato.
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strabiliato • 20 ore fa
L'unico modo per salvare il posto di lavoro sarebbe accettare un demansionamento.
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Anche questo può accadere grazie al jobs act. E' però strano che nè il Ministro del lavoro nè il Presidente del Consiglio si vantino del successo.
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Alberto Felli strabiliato • 5 ore fa
Ma leggere l'articolo no?
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mariel_3 strabiliato • 18 ore fa
il jobs act non c'entra un tubo....ma informarsi, invece di sparare sciocchezze?
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Freedom83 • 21 ore fa
Rifiutano il trasferimento in Nuova Zelanda? Al manicominio, altro che licenziati!!
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braciolanti Freedom83 • 20 ore fa
ahahahahahah
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Fabrica • 21 ore fa
Occasione persa per lasciare la Terra dei Cachi...
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Cerno • 7 ore fa
E' ora di finirla con questi viziati del posto sotto casa. Hanno famiglie? Ma lo sanno che anche in Nuova Zelanda c'è gente che ha moglie e figli? Questi vecchietti oltre a voler pesare troppo presto sulle spalle dei giovani pretendono che siano solo i giovani a muoversi per cercare lavoro. Se ne stiano a casa e lascino il posto a qualcuno che ha voglia di lavorare e non solo di lamentarsi. Peccato che in questo caso probabilmente i due posti in Nuova Zelanda li occuperanno lavoratori non italiani.
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supadupa • 19 ore fa
"Il sindacalista (CISL ndr.) poi ci tiene a precisare: “In questa storia il Jobs act non c’entra nulla”. Rigurgiti di codadipaglismo?
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onory50 supadupa • 15 ore fa
Prova pensare che se lavoravi in azienda con meno di 15 dipendenti, non avevi tutti questi problemi, praticamente venivi licenziato e basta, anche il "dimensionamente" era un lusso.
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Franco Sgrazzutti supadupa • 16 ore fa
Angelini è FIOM-CGIL. giusto per la precisione.
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supadupa Franco Sgrazzutti • 7 ore fa
Hai ragione, mi scuso.
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Forzaecoraggio • 19 ore fa
E adesso aspettiamo le parole buone, meravigliose, fantastiche del PD e del suo Segretario, il Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana.
A quando una bella marcia degli scalzi?
Con tutti i pianti relativi?
Con cordialità.
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mariel_3 Forzaecoraggio • 18 ore fa
cosa c'entra il PD nel fatto che gli industriali italiani vendono le loro fabbriche a ditte estere, con le ovvie conseguenze?
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talia • 20 ore fa
Avaaz .org : Quesiti referendari ultimo weekend per firmare
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maria chiara cappelli • 20 ore fa
io forse avrei accettato di andare in nuova zelanda. avrei colto l'occasione di andarmene e rincominciare da un'altra parte. anzi... forse... conoscendomi... lo avrei visto come un segno del destino
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Annamaria Zerbi maria chiara cappelli • 18 ore fa
C'è da considerare che a 50 anni ormai hai già impostato la tua vita: moglie, figli, amici e magari hai anche i genitori anziani; diverso è per un giovane che ha tutta la vita davanti, anzi potrebbe essere un'occasione meravigliosa.
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maria chiara cappelli Annamaria Zerbi • 17 ore fa
io ho 55 anni, non conosco l'inglese, però, sapendo di avere il lavoro assicurato, ci andrei di corsa, con coniuge /(se possibile subito, altrimenti mi raggiunge quando trova lavoro), e figli. lei pensi a coloro che sono in diplomazia, oppure anche a chi lavora in banca. era normale per un impiegato di banca, fino a non molto tempo fa, girare per varie sedi ed essere spostato sia in italia che all'estero negli stati uniti è abbastanza normale cambiare stato durante la vita e avranno i genitori anziani anche lì. forse siamo noi che abbiamo una visione un po' troppo mediterranea dei legami familiari. i figli devono fare la loro vita con le loro famiglie, dove meglio riescono a viversi la loro vita con le loro famiglie. non si fanno i figli per avere il badante da anziano.
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Annamaria Zerbi maria chiara cappelli • 16 ore fa
C'è da considerare che non sempre le cose sono così semplici e non sempre i coniugi si trovano d'accordo su cambiamenti repentini e tantomeno i figli. Ho parlato dei genitori anziani non pensando assolutamente che i figli debbano far loro da badanti, ma poiché sono io una che cerca di capire i sentimenti degli altri, mi sono immedesimata nel dolore che potrebbero provare le persone anziane. Comunque stiamo parlando di quello che faremmo noi, mentre qui il problema è che queste due persone si trovano davanti ad un bivio: o Nuova Zelanda o demansionamento, non è una scelta facile.
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mariel_3 maria chiara cappelli • 18 ore fa
l'Italia è l'unico paese occidentale in cui le persone sono come le piante: ci hanno le radici piantate al suolo. In tutto il resto del mondo è normale spostarsi seguendo il lavoro......pensate ai migranti italiani del secolo scorso che partivano senza nessuna prospettiva e senza un soldo, e paragonateli agli insegnanti che vogliono sì insegnare, ma sotto casa.....ai dipendenti di ditte vendute a multinazionali straniere che "mica posso cambiare scuola a mio figlio, e soprattutto mi perdo la champions e gli amici al bar"........
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Enrico62 mariel_3 • 17 ore fa
per te due sole parole: fatti furba. detto con sincera e profonda amicizia.
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dies irae Enrico62 • 11 ore fa
Immagino per lei invece sia troppo tardi.
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Emilio M. • 20 ore fa
Per un giovane single questo trasferimento sarebbe da cogliere al volo,ma quando hai una famiglia con una moglie che magari lavora pure lei e trasferendosi perderebbe il lavoro,dei figli che vanno a scuola,un mutuo da pagare quindi non ti puoi liberare facilmente della tua casa,tutto diventa più complicato.
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strabiliato • 20 ore fa
L'unico modo per salvare il posto di lavoro sarebbe accettare un demansionamento.
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Anche questo può accadere grazie al jobs act. E' però strano che nè il Ministro del lavoro nè il Presidente del Consiglio si vantino del successo.
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Alberto Felli strabiliato • 5 ore fa
Ma leggere l'articolo no?
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mariel_3 strabiliato • 18 ore fa
il jobs act non c'entra un tubo....ma informarsi, invece di sparare sciocchezze?
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Freedom83 • 21 ore fa
Rifiutano il trasferimento in Nuova Zelanda? Al manicominio, altro che licenziati!!
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braciolanti Freedom83 • 20 ore fa
ahahahahahah
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Fabrica • 21 ore fa
Occasione persa per lasciare la Terra dei Cachi...
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Re: IL LAVORO
Indietro tutta....
Torna la lotta di classe, contro il regime che taglia il lavoro
Scritto il 14/10/15 • LIBRE nella Categoria: segnalazioni
La Confindustria ha deciso di non rinnovare più i contratti nazionali, nonostante la moderazione delle piattaforme già varate da Cgil, Cisl e Uil, con richieste salariali medie di 30 euro lordi all’anno e con la piena disponibilità a venire incontro a tante richieste delle imprese. A sua volta il governo ha prestato un doppio soccorso agli industriali, come imprenditore con il blocco dei contratti pubblici, e come legislatore con l’annuncio della legge sul salario minimo. Quest’ultima in realtà dovrebbe essere definita come legge per rendere minimo il salario, visto che la cifra ipotizzata, 6 euro lordi all’ora, è poco più della metà della retribuzione minima prevista dai contratti nazionali. Grazie alla nuova legge e al Jobs Act, una impresa potrebbe licenziare i suoi dipendenti pagati 12 euro e poi assumere gli stessi o altri lavoratori al salario minimo di legge. Naturalmente il minimo salario non dovrebbe essere applicato indistintamente a tutti, anche il manager più feroce sa che ci sono lavori e attività che non possono essere gestiti con paghe così basse. Qui viene in soccorso il modello di relazioni sociali proposto con grande risalto dal “Corriere della Sera”.
Questo giornale, da quando Marchionne e la famiglia Agnelli ne hanno rafforzato il controllo, è diventato l’organo ufficiale di propaganda del nuovo regime padronale. Così qualche giorno fa il quotidiano milanese ha lanciato il modello sociale aziendalistico, che non è certo una novità nella storia del capitalismo imprenditoriale. Una volta non solo il salario, ma anche la casa, il cibo, le cure sanitarie, la pensione, la scuola dei figli, le vacanze, persino i funerali erano aziendali. Una volta non solo la Fiat, ma tanti padri padroni affermavano così il loro dominio sul lavoro. I conti Marzotto a Valdagno avevano costruito un sistema per cui si era dipendenti aziendali dalla nascita alla tomba. Ora la distruzione dello stato sociale, la disoccupazione e la precarietà, il Jobs Act e la cancellazione del contratto nazionale creano le condizioni per il ritorno a questo aziendalismo medioevale.
La svolta da noi l’ha operata Sergio Marchionne, quando nell’estate del 2010 impose ai lavoratori di Pomigliano l’aut aut: o uscire dal contratto nazionale o uscire per sempre dalla fabbrica. Solo la Fiom ed i sindacati di base respinsero il ricatto, che alla fine però ebbe successo. L’allora segretario del Pd Bersani dichiarò che il modello Pomigliano si sarebbe potuto accettare se fosse rimasto una eccezione, ma naturalmente divenne la regola. Allora, Cgil, Cisl e Uil cercarono di ritrovare spazio con lo scambio praticato da trenta anni: l’arretramento dei lavoratori per il riconoscimento del proprio ruolo. Il 10 gennaio 2013 i sindacati confederali e la Confindustria sottoscrissero con grande enfasi una intesa che avrebbe dovuto rilanciare le relazioni industriali. I sindacati accettavano di generalizzare il modello Marchionne in ogni azienda, in cambio della promessa del rinnovo dei contratti nazionali. Oggi quell’accordo registra un totale fallimento e chi lo ha sottoscritto viene descritto come irragionevole da Squinzi. Chi si fa pecora il lupo se lo mangia, dice un proverbio siciliano.
La distruzione del contratto nazionale non è solo un interesse del grande padronato italiano, è un obiettivo di fondo delle cosiddette riforme del lavoro volute dalla finanza internazionale, in Europa dalla Troika. Nel nuovo memorandum imposto alla Grecia la soppressione della contrattazione collettiva è uno dei punti cardine. La sempre da ricordare lettera di Draghi e Trichet al governo italiano, nell’agosto 2011 chiedeva sulla contrattazione le stesse cose che oggi pretendono Squinzi, Renzi e il “Corriere della Sera”. Abbattere i salari e i diritti e alzare i profitti, questa è la lotta di classe dall’alto che da tempo viene condotta contro il lavoro e che ogni sistema di potere pratica come può. La vera novità oggi sono i segnali di ripresa della lotta di classe dal basso, le ribellioni che cominciano a sorgere nel mondo del lavoro. Alla Chrysler gli operai hanno respinto in massa il contratto accettato dai loro sindacati e si preparano a scioperare. In Germania i macchinisti hanno tenuto bloccato per una settimana il trasporto ferroviario del paese. Lo stesso hanno fatto i conducenti della metropolitana di Londra. I dipendenti di Air France sono stati sui mass media, e hanno riscosso simpatia in tutto il mondo, per il brutto quarto d’ora che hanno fatto passare ai manager che li vogliono licenziare.
Anche da noi ci sono simili segnali. Da tempo i lavoratori della logistica, in gran parte immigrati, organizzati dal Sicobas, fanno scioperi durissimi che spesso producono risultati. Ma ora anche il lavoro più tradizionale ha ricominciato a farsi sentire. Secondo il garante degli scioperi, le agitazioni nella scuola sono più che raddoppiate e così quelle in altri settori dei servizi. Solo pochi giorni fa i trasporti a Roma sono stati bloccati da uno sciopero che ha visto una partecipazione altissima, ben superiore alle forze della Usb che sola lo aveva proclamato. Dopo anni di rassegnazione, nel mondo del lavoro c’è chi comincia ad alzare la testa e quando lo fa esprime subito tutta la rabbia accumulata per le ingiustizie subite. È per questo che si vuole colpire il diritto stesso a scioperare. Non ci sono ancora in campo mobilitazioni sociali della portata di quelle dei decenni passati. Ma i segnali di lotta di classe dal basso sono già allarmanti per chi vuole continuare a condurla indisturbato dall’alto.
La reazione contro la ripresa degli scioperi è in tutti gli Stati europei. La magistratura tedesca ha fermato lo sciopero nella Lufthansa. Il governo spagnolo ha varato leggi anti-manifestazioni. Il governo Cameron sta varando una legge sul diritto di sciopero così restrittiva, che un parlamentare che pure la sostiene l’ha comparata a quelle di un regime fascista. In Italia il solito “Corriere della Sera” ha sponsorizzato la proposta di limitazione dello sciopero di alcuni parlamentari renziani, che ricalca quella britannica. L’austerità impone il taglio dei salari e la distruzione dei diritti, l’attacco al diritto di sciopero deve prevenire la ribellione dei lavoratori, mentre i sindacati vanno ridotti all’impotenza e additati al disprezzo dell’opinione pubblica. Tutto si tiene e tutto si fa nel nome di una ripresa che, così come viene promessa, non ci sarà mai.
La linea trentennale di Cgil, Cisl e Uil esce distrutta da questa nuova fase dei conflitti sociali. Il modello concertativo è diventato oramai pura gestione dell’impotenza e i proclami televisivi a cui non segue nulla non lo rafforzano di certo. L’alternativa alla resa è una sola, ci vuole un modello sindacale che faccia propria la lezione delle mobilitazioni radicali del lavoro e che, così come fa il sistema delle imprese, sostenga e promuova la lotta di classe. Il fallimento di Cgil, Cisl e Uil apre la via ad un nuovo sindacalismo conflittuale a cui sempre più si rivolgeranno i lavoratori che si ribellano. E un giorno la Confindustria rimpiangerà l’arroganza attuale.
(Giorgio Cremaschi, “Il ritorno alla lotta di classe”, da “Micromega” dell’8 ottobre 2015).
Torna la lotta di classe, contro il regime che taglia il lavoro
Scritto il 14/10/15 • LIBRE nella Categoria: segnalazioni
La Confindustria ha deciso di non rinnovare più i contratti nazionali, nonostante la moderazione delle piattaforme già varate da Cgil, Cisl e Uil, con richieste salariali medie di 30 euro lordi all’anno e con la piena disponibilità a venire incontro a tante richieste delle imprese. A sua volta il governo ha prestato un doppio soccorso agli industriali, come imprenditore con il blocco dei contratti pubblici, e come legislatore con l’annuncio della legge sul salario minimo. Quest’ultima in realtà dovrebbe essere definita come legge per rendere minimo il salario, visto che la cifra ipotizzata, 6 euro lordi all’ora, è poco più della metà della retribuzione minima prevista dai contratti nazionali. Grazie alla nuova legge e al Jobs Act, una impresa potrebbe licenziare i suoi dipendenti pagati 12 euro e poi assumere gli stessi o altri lavoratori al salario minimo di legge. Naturalmente il minimo salario non dovrebbe essere applicato indistintamente a tutti, anche il manager più feroce sa che ci sono lavori e attività che non possono essere gestiti con paghe così basse. Qui viene in soccorso il modello di relazioni sociali proposto con grande risalto dal “Corriere della Sera”.
Questo giornale, da quando Marchionne e la famiglia Agnelli ne hanno rafforzato il controllo, è diventato l’organo ufficiale di propaganda del nuovo regime padronale. Così qualche giorno fa il quotidiano milanese ha lanciato il modello sociale aziendalistico, che non è certo una novità nella storia del capitalismo imprenditoriale. Una volta non solo il salario, ma anche la casa, il cibo, le cure sanitarie, la pensione, la scuola dei figli, le vacanze, persino i funerali erano aziendali. Una volta non solo la Fiat, ma tanti padri padroni affermavano così il loro dominio sul lavoro. I conti Marzotto a Valdagno avevano costruito un sistema per cui si era dipendenti aziendali dalla nascita alla tomba. Ora la distruzione dello stato sociale, la disoccupazione e la precarietà, il Jobs Act e la cancellazione del contratto nazionale creano le condizioni per il ritorno a questo aziendalismo medioevale.
La svolta da noi l’ha operata Sergio Marchionne, quando nell’estate del 2010 impose ai lavoratori di Pomigliano l’aut aut: o uscire dal contratto nazionale o uscire per sempre dalla fabbrica. Solo la Fiom ed i sindacati di base respinsero il ricatto, che alla fine però ebbe successo. L’allora segretario del Pd Bersani dichiarò che il modello Pomigliano si sarebbe potuto accettare se fosse rimasto una eccezione, ma naturalmente divenne la regola. Allora, Cgil, Cisl e Uil cercarono di ritrovare spazio con lo scambio praticato da trenta anni: l’arretramento dei lavoratori per il riconoscimento del proprio ruolo. Il 10 gennaio 2013 i sindacati confederali e la Confindustria sottoscrissero con grande enfasi una intesa che avrebbe dovuto rilanciare le relazioni industriali. I sindacati accettavano di generalizzare il modello Marchionne in ogni azienda, in cambio della promessa del rinnovo dei contratti nazionali. Oggi quell’accordo registra un totale fallimento e chi lo ha sottoscritto viene descritto come irragionevole da Squinzi. Chi si fa pecora il lupo se lo mangia, dice un proverbio siciliano.
La distruzione del contratto nazionale non è solo un interesse del grande padronato italiano, è un obiettivo di fondo delle cosiddette riforme del lavoro volute dalla finanza internazionale, in Europa dalla Troika. Nel nuovo memorandum imposto alla Grecia la soppressione della contrattazione collettiva è uno dei punti cardine. La sempre da ricordare lettera di Draghi e Trichet al governo italiano, nell’agosto 2011 chiedeva sulla contrattazione le stesse cose che oggi pretendono Squinzi, Renzi e il “Corriere della Sera”. Abbattere i salari e i diritti e alzare i profitti, questa è la lotta di classe dall’alto che da tempo viene condotta contro il lavoro e che ogni sistema di potere pratica come può. La vera novità oggi sono i segnali di ripresa della lotta di classe dal basso, le ribellioni che cominciano a sorgere nel mondo del lavoro. Alla Chrysler gli operai hanno respinto in massa il contratto accettato dai loro sindacati e si preparano a scioperare. In Germania i macchinisti hanno tenuto bloccato per una settimana il trasporto ferroviario del paese. Lo stesso hanno fatto i conducenti della metropolitana di Londra. I dipendenti di Air France sono stati sui mass media, e hanno riscosso simpatia in tutto il mondo, per il brutto quarto d’ora che hanno fatto passare ai manager che li vogliono licenziare.
Anche da noi ci sono simili segnali. Da tempo i lavoratori della logistica, in gran parte immigrati, organizzati dal Sicobas, fanno scioperi durissimi che spesso producono risultati. Ma ora anche il lavoro più tradizionale ha ricominciato a farsi sentire. Secondo il garante degli scioperi, le agitazioni nella scuola sono più che raddoppiate e così quelle in altri settori dei servizi. Solo pochi giorni fa i trasporti a Roma sono stati bloccati da uno sciopero che ha visto una partecipazione altissima, ben superiore alle forze della Usb che sola lo aveva proclamato. Dopo anni di rassegnazione, nel mondo del lavoro c’è chi comincia ad alzare la testa e quando lo fa esprime subito tutta la rabbia accumulata per le ingiustizie subite. È per questo che si vuole colpire il diritto stesso a scioperare. Non ci sono ancora in campo mobilitazioni sociali della portata di quelle dei decenni passati. Ma i segnali di lotta di classe dal basso sono già allarmanti per chi vuole continuare a condurla indisturbato dall’alto.
La reazione contro la ripresa degli scioperi è in tutti gli Stati europei. La magistratura tedesca ha fermato lo sciopero nella Lufthansa. Il governo spagnolo ha varato leggi anti-manifestazioni. Il governo Cameron sta varando una legge sul diritto di sciopero così restrittiva, che un parlamentare che pure la sostiene l’ha comparata a quelle di un regime fascista. In Italia il solito “Corriere della Sera” ha sponsorizzato la proposta di limitazione dello sciopero di alcuni parlamentari renziani, che ricalca quella britannica. L’austerità impone il taglio dei salari e la distruzione dei diritti, l’attacco al diritto di sciopero deve prevenire la ribellione dei lavoratori, mentre i sindacati vanno ridotti all’impotenza e additati al disprezzo dell’opinione pubblica. Tutto si tiene e tutto si fa nel nome di una ripresa che, così come viene promessa, non ci sarà mai.
La linea trentennale di Cgil, Cisl e Uil esce distrutta da questa nuova fase dei conflitti sociali. Il modello concertativo è diventato oramai pura gestione dell’impotenza e i proclami televisivi a cui non segue nulla non lo rafforzano di certo. L’alternativa alla resa è una sola, ci vuole un modello sindacale che faccia propria la lezione delle mobilitazioni radicali del lavoro e che, così come fa il sistema delle imprese, sostenga e promuova la lotta di classe. Il fallimento di Cgil, Cisl e Uil apre la via ad un nuovo sindacalismo conflittuale a cui sempre più si rivolgeranno i lavoratori che si ribellano. E un giorno la Confindustria rimpiangerà l’arroganza attuale.
(Giorgio Cremaschi, “Il ritorno alla lotta di classe”, da “Micromega” dell’8 ottobre 2015).
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Re: IL LAVORO
Incorporated-freddo-etor
Il capolavoro di Licio Gelli. Governare con la sinistra facendo loro credere che il premier é di sinistra.
Vedi anche:
Renzi, la lettera (immaginaria) a B.: ‘Scusami Silvio, tutto è perdonato’
http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 039#p42039
il manifesto 17.10.15
8 euro lordi, statali in rivolta
Finanziaria. Sindacati pubblico impiego e scuola compatti: "Una provocazione 8 euro al mese lordi di aumento". il manifesto 17.10.15
Cgil, Cisl, Uil e Cobas critici anche sulla flessibilità in uscita per i futuri pensionati e i mancati fondi per il Mezzogiorno. Bersani: da cambiare tetto contante a 3mila euro e Imu-Tasi tagliata a ville e castelli.
di Riccardo Chiari
ROMA Una «provocazione». Di fronte all’aumento salariale medio di 8 euro lordi al mese, contenuto nel ddl di stabilità, per i 3,2 milioni di addetti nella scuola e negli altri comparti del pubblico impiego, i sindacati confederali di categoria annunciano «mobilitazioni durissime». Mentre i Cobas della scuola confermano per il 13 novembre uno sciopero «che vogliamo unitario come a maggio-giugno e con una manifestazione nazionale». Aspettando risposta almeno sullo sciopero da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda.
Anche su altri aspetti del ddl di stabilità, come la flessibilità in uscita per i pensionati e gli impegni, in gran parte disattesi, per il Mezzogiorno, le mosse del governo sembrano riunire Cgil e Uil da una parte e Cisl dall’altra.
«L’evasione nel nostro paese è un fenomeno colossale,negli Stati Uniti, se vai a pagare un albergo in contanti chiamano lo sceriffo»
Pierluigi Bersani
Mentre dentro il Pd le critiche maggiori al ddl riguardano il taglio Imu-Tasi anche per i proprietari di ville e castelli, e il tetto dei contanti portato da 1.000 a 3.000 euro: «Questa decisione dobbiamo correggerla — avverte Pierluigi Bersani — perché dà un segnale molto preoccupante. L’evasione nel nostro paese è un fenomeno colossale, non è il caso di aggredirlo con meccanismi terroristici ma con gli strumenti di oggi, a cominciare dalla tracciabilità dei pagamenti. Negli Stati Uniti, se vai a pagare un albergo in contanti chiamano lo sceriffo».
Invitata a Radio anch’io, Susanna Camusso sintetizza così il ddl di stabilità : «Una manovra espansiva solo per alcuni – osserva la segretaria generale della Cgil — e mediamente non con tutta quella parte fondamentale per la crescita del paese che si chiama mondo del lavoro». Il ministro Poletti controbatte: «Io penso che nel merito la manovra dovrebbe essere apprezzata». Ma anche Uil e Cisl appaiono molto fredde su alcuni punti: «Sui tre argomenti principali, mi pare, abbiamo una impostazione unitaria – osserva il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo – e sono il contratto dei dipendenti pubblici, la flessibilità in uscita per i pensionati e il Sud. Vedremo».
Chi non aspetta nemmeno mezza giornata sono le Funzioni pubbliche: «I 300 milioni, che poi diventano 200 a fine serata, della “stabilità” elettorale del governo, non sono un contratto ma una mancia – attaccano Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Nicola Turco per Fp-Cgil, Cisl-Fp Uil-Fpl e Uilpa — dietro la decisione di non finanziare il rinnovo del contratto di più di 3,2 milioni di lavoratori è nascosta una scelta politica precisa: aumentare il conflitto sociale e professionale, eliminare la motivazione, mortificare la competenza e la dedizione al servizio delle comunità. Noi diciamo no». Con la benedizione della leader cislina Anna Maria Furlan.
Dicono no anche i Cobas, che con Piero Bernocchi riepilogano lo stato delle cose: «Dopo sei anni di blocco contrattuale, a fronte di una perdita di almeno il 20% di salario, tra i 250 e i 300 euro, ai lavoratori della scuola e del restante pubblico impiego viene “offerto” un aumento salariale medio di 8 euro lordi al mese. E’ un’offerta grottesca». Non è finita: «Derisoria è anche la proposta che viene fatta ai lavoratori prigionieri della legge Fornero — segnala Bernocchi — non ci sarà alcun anticipo del pensionamento ma, se proprio lo desiderano, dopo i 63 anni potranno auto-dimezzarsi lo stipendio, già misero, lavorando in part-time. In aggiunta, la legge impone il solito, insopportabile taglio alla sanità e quello a strutture, servizi e posti di lavoro nella pubblica amministrazione, quell’impoverimento di altri 7 miliardi di euro celato sotto l’apparentemente tecnica definizione di spending review».
Sul disegno di legge la minoranza Pd farà emendamenti in particolare sul taglio Imu-Tasi, e sul tetto dei contanti portato a 3.000 euro: «Uno che ha 3mila euro per fare un acquisto ha sicuramente la carta di credito in tasca – osserva in proposito Pierluigi Bersani – è che non vuole usarla. Semplificazione? E’ più semplice usare la carta di credito che sfogliare 3mila euro in contanti».
E sulla cancellazione dell’Imu: «Era più giusto fare come il governo Prodi. Dobbiamo esentare le fasce più deboli. Ma perché devo regalare 2mila e 800 euro al padrone di un palazzo, mentre una famiglia che ha un modesto appartamento in periferia ci guadagna solo 150 euro?».
In tarda serata da palazzo Chigi si fa sapere che il testo del ddl deve essere ancora consegnato al parlamento: «Fantasiose bozze e misure riportate dagli organi di stampa sono, perciò, assolutamente lontane dalla realtà». A occhio, il riferimento è a una presunta multa di 500 euro per chi non paga il canone Rai. Che, sempre a occhio, avrà grosse difficoltà ad essere inserito nella bolletta elettrica, così come dice di voler fare il governo.
Il capolavoro di Licio Gelli. Governare con la sinistra facendo loro credere che il premier é di sinistra.
Vedi anche:
Renzi, la lettera (immaginaria) a B.: ‘Scusami Silvio, tutto è perdonato’
http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 039#p42039
il manifesto 17.10.15
8 euro lordi, statali in rivolta
Finanziaria. Sindacati pubblico impiego e scuola compatti: "Una provocazione 8 euro al mese lordi di aumento". il manifesto 17.10.15
Cgil, Cisl, Uil e Cobas critici anche sulla flessibilità in uscita per i futuri pensionati e i mancati fondi per il Mezzogiorno. Bersani: da cambiare tetto contante a 3mila euro e Imu-Tasi tagliata a ville e castelli.
di Riccardo Chiari
ROMA Una «provocazione». Di fronte all’aumento salariale medio di 8 euro lordi al mese, contenuto nel ddl di stabilità, per i 3,2 milioni di addetti nella scuola e negli altri comparti del pubblico impiego, i sindacati confederali di categoria annunciano «mobilitazioni durissime». Mentre i Cobas della scuola confermano per il 13 novembre uno sciopero «che vogliamo unitario come a maggio-giugno e con una manifestazione nazionale». Aspettando risposta almeno sullo sciopero da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda.
Anche su altri aspetti del ddl di stabilità, come la flessibilità in uscita per i pensionati e gli impegni, in gran parte disattesi, per il Mezzogiorno, le mosse del governo sembrano riunire Cgil e Uil da una parte e Cisl dall’altra.
«L’evasione nel nostro paese è un fenomeno colossale,negli Stati Uniti, se vai a pagare un albergo in contanti chiamano lo sceriffo»
Pierluigi Bersani
Mentre dentro il Pd le critiche maggiori al ddl riguardano il taglio Imu-Tasi anche per i proprietari di ville e castelli, e il tetto dei contanti portato da 1.000 a 3.000 euro: «Questa decisione dobbiamo correggerla — avverte Pierluigi Bersani — perché dà un segnale molto preoccupante. L’evasione nel nostro paese è un fenomeno colossale, non è il caso di aggredirlo con meccanismi terroristici ma con gli strumenti di oggi, a cominciare dalla tracciabilità dei pagamenti. Negli Stati Uniti, se vai a pagare un albergo in contanti chiamano lo sceriffo».
Invitata a Radio anch’io, Susanna Camusso sintetizza così il ddl di stabilità : «Una manovra espansiva solo per alcuni – osserva la segretaria generale della Cgil — e mediamente non con tutta quella parte fondamentale per la crescita del paese che si chiama mondo del lavoro». Il ministro Poletti controbatte: «Io penso che nel merito la manovra dovrebbe essere apprezzata». Ma anche Uil e Cisl appaiono molto fredde su alcuni punti: «Sui tre argomenti principali, mi pare, abbiamo una impostazione unitaria – osserva il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo – e sono il contratto dei dipendenti pubblici, la flessibilità in uscita per i pensionati e il Sud. Vedremo».
Chi non aspetta nemmeno mezza giornata sono le Funzioni pubbliche: «I 300 milioni, che poi diventano 200 a fine serata, della “stabilità” elettorale del governo, non sono un contratto ma una mancia – attaccano Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Nicola Turco per Fp-Cgil, Cisl-Fp Uil-Fpl e Uilpa — dietro la decisione di non finanziare il rinnovo del contratto di più di 3,2 milioni di lavoratori è nascosta una scelta politica precisa: aumentare il conflitto sociale e professionale, eliminare la motivazione, mortificare la competenza e la dedizione al servizio delle comunità. Noi diciamo no». Con la benedizione della leader cislina Anna Maria Furlan.
Dicono no anche i Cobas, che con Piero Bernocchi riepilogano lo stato delle cose: «Dopo sei anni di blocco contrattuale, a fronte di una perdita di almeno il 20% di salario, tra i 250 e i 300 euro, ai lavoratori della scuola e del restante pubblico impiego viene “offerto” un aumento salariale medio di 8 euro lordi al mese. E’ un’offerta grottesca». Non è finita: «Derisoria è anche la proposta che viene fatta ai lavoratori prigionieri della legge Fornero — segnala Bernocchi — non ci sarà alcun anticipo del pensionamento ma, se proprio lo desiderano, dopo i 63 anni potranno auto-dimezzarsi lo stipendio, già misero, lavorando in part-time. In aggiunta, la legge impone il solito, insopportabile taglio alla sanità e quello a strutture, servizi e posti di lavoro nella pubblica amministrazione, quell’impoverimento di altri 7 miliardi di euro celato sotto l’apparentemente tecnica definizione di spending review».
Sul disegno di legge la minoranza Pd farà emendamenti in particolare sul taglio Imu-Tasi, e sul tetto dei contanti portato a 3.000 euro: «Uno che ha 3mila euro per fare un acquisto ha sicuramente la carta di credito in tasca – osserva in proposito Pierluigi Bersani – è che non vuole usarla. Semplificazione? E’ più semplice usare la carta di credito che sfogliare 3mila euro in contanti».
E sulla cancellazione dell’Imu: «Era più giusto fare come il governo Prodi. Dobbiamo esentare le fasce più deboli. Ma perché devo regalare 2mila e 800 euro al padrone di un palazzo, mentre una famiglia che ha un modesto appartamento in periferia ci guadagna solo 150 euro?».
In tarda serata da palazzo Chigi si fa sapere che il testo del ddl deve essere ancora consegnato al parlamento: «Fantasiose bozze e misure riportate dagli organi di stampa sono, perciò, assolutamente lontane dalla realtà». A occhio, il riferimento è a una presunta multa di 500 euro per chi non paga il canone Rai. Che, sempre a occhio, avrà grosse difficoltà ad essere inserito nella bolletta elettrica, così come dice di voler fare il governo.
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Re: IL LAVORO
Quest'uomo è il capo da sogno:
paga la spesa, la tata, gli studi ai figli e non solo
31 Ottobre 2015
Ancora una volta Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica, fa da apripista.
Dopo gli asili nido, le polizze aziendali, il bonus spesa per i dipendenti ecco che lancia per primo il patto generazionale.
In pratica i dipendenti vicini alla pensione vengono agevolati ad uscire per far entrare i giovani. Il Giorno sottolinea come
sia propria questa la ricetta a cui sta pensando anche il governo per rilanciare l' occupazione e che è già stato
sperimentato dalla Regione Lombardia. Il patto generazionale, prevede che nei i prossimi tre anni cento dipendenti
Luxottica a tre anni dalla pensione potranno chiedere il part time al 50% senza incidenza sul proprio trattamento pensionistico,
offrendo a un pari numero di giovani un' assunzione a tempo indeterminato.
IL PATTO GENERAZIONALE - L'accordo rientra tra quelli firmati dall' azienda di Agordo con i sindacati per il rinnovo
( del contratto integrativo. Non ci sarà la trasmissione ereditaria del lavoro dai genitori ai figli ma sono previste da subito
600 assunzioni a tempo indeterminato. Oltre al patto generazionale, l' accordo siglato ieri prevede i libri di testo scolastici
pagati dall'azienda, così come è la società che rimborsa i figli che all'università hanno una media dei voti almeno del 29.
Per tutte le famiglie poi, c' è il carrello della spesa, cioè la distribuzione di un paniere di beni alimentari del valore di
circa 120 euro, e la copertura assicurativa delle spese mediche per figli, coniugi o conviventi.
Chi lavora nella sede di Milano può contare inoltre babysitting on demand (l' assistenza per la gestione dei bambini a
casa in giornata o per limitati periodi di tempo) e sul EasyDo, un maggiordomo aziendale che fa tutto per te: dalla tintoria,
alle pratiche amministrative, al ritiro degli esami medici.
Il patto generazionale, nel dettaglio, prevede che nell' arco dei prossimi tre anni cento dipendenti Luxottica a tre anni
dalla pensione potranno chiedere il part time al 50% senza alcuna incidenza sul proprio trattamento pensionistico,
offrendo a un pari numero di giovani - selezionati esclusivamente secondo criteri di merito, fanno sapere azienda e sindacati -
l' opportunità di un' assunzione a tempo indeterminato.
http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... nale-.html
Ogni tanto ...anche qualche buona notizia!
Sarebbe ottima se l'iniziativa venisse presa a modello da qualcuno.
paga la spesa, la tata, gli studi ai figli e non solo
31 Ottobre 2015
Ancora una volta Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica, fa da apripista.
Dopo gli asili nido, le polizze aziendali, il bonus spesa per i dipendenti ecco che lancia per primo il patto generazionale.
In pratica i dipendenti vicini alla pensione vengono agevolati ad uscire per far entrare i giovani. Il Giorno sottolinea come
sia propria questa la ricetta a cui sta pensando anche il governo per rilanciare l' occupazione e che è già stato
sperimentato dalla Regione Lombardia. Il patto generazionale, prevede che nei i prossimi tre anni cento dipendenti
Luxottica a tre anni dalla pensione potranno chiedere il part time al 50% senza incidenza sul proprio trattamento pensionistico,
offrendo a un pari numero di giovani un' assunzione a tempo indeterminato.
IL PATTO GENERAZIONALE - L'accordo rientra tra quelli firmati dall' azienda di Agordo con i sindacati per il rinnovo
( del contratto integrativo. Non ci sarà la trasmissione ereditaria del lavoro dai genitori ai figli ma sono previste da subito
600 assunzioni a tempo indeterminato. Oltre al patto generazionale, l' accordo siglato ieri prevede i libri di testo scolastici
pagati dall'azienda, così come è la società che rimborsa i figli che all'università hanno una media dei voti almeno del 29.
Per tutte le famiglie poi, c' è il carrello della spesa, cioè la distribuzione di un paniere di beni alimentari del valore di
circa 120 euro, e la copertura assicurativa delle spese mediche per figli, coniugi o conviventi.
Chi lavora nella sede di Milano può contare inoltre babysitting on demand (l' assistenza per la gestione dei bambini a
casa in giornata o per limitati periodi di tempo) e sul EasyDo, un maggiordomo aziendale che fa tutto per te: dalla tintoria,
alle pratiche amministrative, al ritiro degli esami medici.
Il patto generazionale, nel dettaglio, prevede che nell' arco dei prossimi tre anni cento dipendenti Luxottica a tre anni
dalla pensione potranno chiedere il part time al 50% senza alcuna incidenza sul proprio trattamento pensionistico,
offrendo a un pari numero di giovani - selezionati esclusivamente secondo criteri di merito, fanno sapere azienda e sindacati -
l' opportunità di un' assunzione a tempo indeterminato.
http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... nale-.html
Ogni tanto ...anche qualche buona notizia!
Sarebbe ottima se l'iniziativa venisse presa a modello da qualcuno.
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- Iscritto il: 08/03/2012, 23:18
Re: IL LAVORO
l argomento e molto complesso
in Svezia funziona in un modo in Italia funziona in un altro modo.
esempio contratti di solidarietà all estero i dipendenti fanno a pugni per avere il contratto di solidarietà lavori di meno e guadagni quasi lo stesso in Italia se sei nei contratti di solidarietà vuol dire che sei anticamera del licenziamento.
quello che dico io e stato verificato nel campo non sono opinioni.
su 2000 dipendenti un mio amico e stato l unico chiedere di essere inserito nei contratti di solidarietà.
esperienza Olivetti e Valdagno vanno studiate il ruolo di questo forum dovrebbe essere studiare e scrivere altrimenti diventa un facebook bis.
sul welfare aziendale dobbiamo entrare nel merito e nella filosofia politica altrimenti malchione senza passato senza presente e senza futuro un venditore della mela di Guglielmo in testa e di cioccolato impervesera per sempre.
in Svezia funziona in un modo in Italia funziona in un altro modo.
esempio contratti di solidarietà all estero i dipendenti fanno a pugni per avere il contratto di solidarietà lavori di meno e guadagni quasi lo stesso in Italia se sei nei contratti di solidarietà vuol dire che sei anticamera del licenziamento.
quello che dico io e stato verificato nel campo non sono opinioni.
su 2000 dipendenti un mio amico e stato l unico chiedere di essere inserito nei contratti di solidarietà.
esperienza Olivetti e Valdagno vanno studiate il ruolo di questo forum dovrebbe essere studiare e scrivere altrimenti diventa un facebook bis.
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