Monti-Cav: ma quale duello, è una staffetta. I “loro” giornali ci prendono per i fondelli
C’era una volta un premier che la buttava in caciara, sparava cifre a capocchia e si beffava di parlamento e sindacati. C’era una volta un capo del governo arrogante e pataccaro, che per tirare avanti rabberciava alla buona la sua maggioranza, agitando lo spauracchio dell’apocalisse. C’era una volta e c’è ancora adesso, solo che Repubblica e Corriere non se ne sono accorti.
Mario Monti e Silvio Berlusconi sono la stessa persona, e chi obietta che così non può essere perché ogni tanto si incontrano o si parlano a telefono evidentemente non ha visto Psycho. Si camuffa la voce, ci si traveste un po’ e il gioco e fatto. E comunque se non sono la stessa persona sono la stessa cosa: identica la protervia che accompagna il compimento di una malintesa missione divina, uguale la distanza tra l’esilio dorato dei governanti e il polmone ansimante della cosiddetta società civile, la stessa che sbraita contro il conflitto di interessi e tace quando le tolgono pure le mutande.
È vero, mancano le leggi ad personam, che tanto inorridivano l’italico consorzio dei benpensanti, ma la ciccia è un’altra. Sulle politiche sociali e sul mercato del lavoro c’è stato un vero e proprio lavoro di squadra, una staffetta da primato olimpionico: è partito Silvio, con l’abolizione – di fatto – del contratto nazionale, ha preso il testimone Mario, che ha stracciato lo statuto dei lavoratori. Entrambi lo hanno fatto con altezzoso spregio dei rituali democratici, con la differenza che quando il Cavaliere (eletto dal popolo) esplodeva in tutto il suo cesarismo, i girotondini ti acchittavano un sit-in sotto il sole, anche in pieno agosto, mentre oggi sorbiscono granite sul lungotevere in festa.
Il gioco della parti, però, deve continuare. Il professore, per sollazzare i giornali di cui sopra, lavora di spread e di immaginazione. Dice che con Berlusconi ancora in sella lo score sarebbe arrivato a 1.200. Tutti allora dicono: ecco, ci siamo, è arrivata la crisi, adesso sì che quell’altro si incazza. Il governo – garantiscono – traballa, il Pdl promette rappresaglie, apparecchia imboscate. Poi il massimo che riesce a tirare fuori è uno sgambettino su un ordine del giorno sulla spending review. Robetta. Ma per Repubblica e Corriere trattasi di epocali “fibrillazioni nella maggioranza”.
Se la devono ridere di gran gusto, Mario Monti e Silvio Berlusconi, Repubblica e Corriere. Se la devono ridere tutti.
http://www.glialtrionline.it/2012/08/08 ... -fondelli/