il Fatto 13.10.13
L’intervento dal palco
“Scritta da gente sana, per gente sana”
di Gustavo Zagrebelsky
Vorrei iniziare con una frase che ho casualmente trovato su Internet. È di un cittadino che non è né deputato, né ministro, né sottosegretario, né presidente della Repubblica. Si chiama Alberto Tesseri e dice: “Questa Costituzione è stata scritta da gente sana per gente sana”. È quasi un trattato di politica costituzionale in pochissime parole. Si dice che la Costituzione è quella cosa che un popolo scrive quando è sobrio per valere quando non lo sarà più. Qualcuno dei riformatori ha detto che questa nostra Costituzione è inadatta a governare. Noi gli chiediamo se loro sono adatti a governare. C'è una domanda che io vorrei fare ai nostri ministri, al presidente del Consiglio, al ministro per le Riforme e al presidente della Repubblica: sono più importanti le istituzioni o gli uomini e le donne che operano nelle istituzioni? La risposta classica è che una Costituzione anche mediocre se è in mano a uomini e donne buoni (cioè disinteressati, competenti, attenti al bene comune, disattenti al bene particolare), può funzionare bene, mentre la migliore delle Costituzioni in mano a uomini e donne cattivi si corrompe. Allora chiediamoci: questa Costituzione in mano a che genere di uomini e donne è caduta?
Che cos'è una Costituzione? La Costituzione è innanzitutto un'idea, un modello di società nella quale noi vogliamo vivere. Cerchiamo di comprendere quale è quella società che i nostri costituenti ci hanno indicato in un momento in cui si trattava di ricostruire il nostro Paese. E ditemi se oggi non siamo di nuovo nella stessa condizione. Allora si usciva da una guerra. Oggi non abbiamo alle spalle per nostra fortuna una guerra, ma abbiamo un disastro determinato dall'economia finanziarizzata. Dobbiamo ricominciare e dobbiamo chiederci se la Costituzione può essere la base per unire i nostri sforzi, per rimettere in piedi il nostro Paese in una società in cui ci piaccia vivere con i nostri figli e i nostri nipoti.
DOBBIAMO IMPEGNARCI per ricostituire la Costituzione. Ci accusano di essere dei conservatori. Ma noi vorremmo delle trasformazioni profonde nel nostro Paese.
Come si fa ad attuare la Costituzione? Lo si fa con la politica. E qui viene l'altro aspetto: la Costituzione organizza la politica. Quest'ultima però deve essere partecipata, deve essere nelle nostre mani. Non deve essere espropriata dai vertici delle organizzazioni politiche, dalle segreterie che nominano deputati e senatori con la legge elettorale che abbiamo. La nostra Costituzione non prevede una democrazia impiccata all'alto, ma ne prevede una fondata dai cittadini. Voi pensate che quelle politiche di giustizia sociale, di apertura agli emarginati siano nel cuore, siano nelle corde di coloro che stanno in alto? Stanno nel cuore e nelle corde di coloro che sono in questa piazza. Ecco perché dobbiamo difendere l'impianto costituzionale.
Veniamo all'idea di trasformazione della nostra Costituzione in presidenzialismo. Questo è un modo di concepire la politica dall'alto: l'investitura di un capo che ci comanda. Noi vogliamo una democrazia partecipata, larga, che ascolti le istanze di tutte quelle parti della nostra società vive che rappresentano la cultura, il lavoro, la solidarietà, l'impegno sociale. Io non so se i nostri politici hanno un'idea di cos'è questa piazza. Quanti sono i governati qui presenti? Noi siamo una piazza moderata. Quest'incontro è solo il primo di altre iniziative. Per questo non dobbiamo rifiutare tutti coloro che sono disposti ad ascoltarci. Noi siamo stati esclusi da tanti, ma noi non escluderemo nessuno.
Uno degli argomenti del nostro incontro è la riforma dell'articolo 138. Da costituzionalista non posso evitare di notare che è stata messa in moto una grande macchina promossa dal governo e dal presidente della Repubblica per cambiare la Costituzione. Si dovrebbe modificare la Carta con una procedura partecipata, che ha al centro i cittadini e il Parlamento. È stata messa in moto questa macchina con l'idea di cambiare il bicameralismo, con l'idea di ridurre il numero dei deputati. Noi abbiamo paura che questa macchina non si fermerà prima di aver fatto dei danni.
IO SONO RIMASTO colpito nel vedere le riunioni con costituzionalisti radunati dal governo, presieduti dal ministro per le Riforme e accolti dal presidente del Consiglio. Tutti seduti intorno a un tavolo per lavorare a un progetto del governo. La cultura non si presta a fiancheggiare iniziative del potere. La cultura per sua natura è libera, deve svolgere una funzione critica, non deve accompagnare le operazioni di potere. C n tutta franchezza volevo dire questo ai miei colleghi costituzionalisti. Corrado Stajano, autore del libro che ha raccontato la storia dell'omicidio Ambrosoli, ha affermato una cosa semplice: “Non sarebbe più serio occuparsi dei mali dell'Italia e dei diritti negati piuttosto che di cambiare qualche articolo della Costituzione? ”. Non finiremo qui, vi promettiamo e ci promettiamo che non ci faremo spiaggiare.
*È l’intervento di ieri in piazza
il Fatto 13.10.13
Messaggio al Colle
di Antonio Padellaro
Piazza del Popolo, a Roma, gremita come non si vedeva da tempo. L’adesione di centinaia di movimenti, la rete dei beni comuni, del volontariato, del-l’accoglienza, la politica che si occupa delle persone. E poi le 440 mila firme raccolte dal Fatto e che verranno consegnate ai presidenti di Camera e Senato perché rammentino che la sovranità appartiene al popolo e non invece a un sinedrio di nominati. Dall’altra parte, un comitato di saggi imposto dal Quirinale con l’inchino del governo Letta. Rinchiusi da mesi nelle segrete stanze, tagliano a pezzi la Costituzione come se fosse una nave in disarmo. Ne modificano l’impianto, ne stravolgono lo spirito, ma il risultato finale lo scopriremo solo all’ultimo momento, quando probabilmente sarà troppo tardi per rimediare. Il tutto in un clima quasi da regime caucasico. C’è voluto un bel coraggio a organizzare una manifestazione di piazza avendo contro tutti i poteri costituiti. Il giorno prima, guarda caso, arriva l’ordine di Napolitano a procedere senza indugi al cambiamento della Carta. Segnale che al Pd è giunto forte e chiaro. A parte qualche deputato senza collare, per la prima volta il partito un tempo immancabilmente presente con le proprie bandiere nei cortei a difesa dei valori costituzionali ha preferito disertare per non irritare Re Giorgio. Che viltà, che tristezza. Con garbo tagliente il professor Zagrebelsky, già presidente della Consulta, coglie il punto: “Dicono che questa Costituzione è inadatta a governare. Ma loro sono adatti?”. Rodotà guarda la folla e completa il concetto: “Oggi tantissimi cittadini hanno deciso di riappropriarsi della Costituzione”. Proprio così. Chi sperava nel logoramento delle coscienze e nella rassegnazione che arma gli arroganti si segni la data di ieri. C’è un’altra politica pronta a scendere in campo. Non sarà un partito come qualcuno va sperando, ma molto di più. Non sarà guidata da leader carismatici e neppure da miliardari pregiudicati. Avrà l’attuazione della Costituzione come programma e una frase di Sandro Pertini come viatico: “Dietro ogni articolo ci sono centinaia di giovani morti nella Resistenza. È una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi”. Noi saremo lì.