1- DA DESTRA A SINISTRA, DAL “GIORNALE” AL “FATTO” UN GRIDO S’ALZA! ROTTAMATELI!
2- PER I PARAGURU DEL “PARTITO MORALISTA ITALIANO” FAZIO E SAVIANO! E’ NOTTE FONDA -
3- SUL QUOTIDIANO DI SALLUSTI UNA CRITICA A SAVIANO CI STA: “DIVIDETE QUEI DUE. SEPARATELI. IN MODO CONSENSUALE, SENZA SCENATE E SENZA TRAUMI. DA BUONI AMICI, OGNUNO PER LA PROPRIA STRADA TELEVISIVA. È STATO BELLO E ANCHE INTENSO. MA OGGI SAVIANO SI È NORMALIZZATO, OMOLOGATO, ASSORBITO DAL POLITICAMENTE CORRETTO” - 4- E’ SUL GIORNALE DI TRAVAGLIO & PADELLARO CHE FA SOBBALZARE CHÈ INFIERISCE SENZA PIETÀ SUL MARTIRE DI GOMORRA: “MARZIANI IN TELEVISIONE CE NE SONO TANTI, MA NESSUNO ASSOMIGLIA ALL’INDIMENTICABILE MARZIANO A ROMA DI ENNIO FLAJANO PIÙ DI ROBERTO SAVIANO. L’ALTRA SERA TRA LUI E DEL DEBBIO C’ERA POCO PIÙ CHE UN’INCOLLATURA SEGNO CHE IL DISINCANTO GENERALE NON RISPARMIA NESSUNO…” -
Con le vignette di Vauro
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media ... -46168.htm
1-CHE BARBA CHE NOIA FAZIO E SAVIANO IN "CRISI DI COPPIA"
Maurizio Caverzan per Il Giornale
ROBERTO SAVIANO E FABIO FAZIO
VAURO SU FAZIO GRILLO SAVIANO
Dividete quei due. Separateli. In modo consensuale, senza scenate e senza traumi. Da buoni amici, ognuno per la propria strada televisiva. È stato bello e anche intenso. Una novità riconosciuta Vieniviaconme, con le milionate di telespettatori e la scia mediatica che aveva generato. Un po' meno dirompente ma sempre tonica Quellochenonho, in libera uscita su La7, che costava un milione a puntata e di ascolti ne faceva quanto un Santoro qualsiasi (13 per cento o giù di lì) che costa un quarto. Adesso nel lunedì di Che tempo che fa siamo precipitati come Baumgartner al 9 per cento.
Certo, qualche punto in più della media di rete che in quel giorno era piuttosto fiacca. Va bene. Ma chi ha negli occhi e nelle orecchie il rutilar di tanti e tali successi come può acconciarsi al galleggiamento? La premiata ditta Fazio&Saviano era sinonimo di evento televisivo, di prime pagine e polemiche infuocate. Come può accettare una normalità così malinconica come quei campioni che hanno vinto Mondiali e Champions League e ora giocano nel campionato svizzero o australiano? Pietà. Ne abbiamo già tante di malinconie da metabolizzare...
L'altra sera Che tempo che fa ha raccolto il 9,36 per cento di share con 2 milioni 700mila telespettatori medi, seicentomila in meno della precedente puntata con Saviano (trecentomila meno dell'ultima, quando Saviano non c'era). Il picco di ascolto è stato toccato all'inizio durante le interviste a Nichi Vendola e a David Grossman, il quale si è accomodato con un Shalom ricambiato dal correttissimo Fazio (a quando Allah è grande?).
FAZIO SAVIANO LITTIZZETTO
SAVIANO FAZIO B
Quando è entrato in scena Saviano, alle 22,20 circa, lo share vivacchiava attorno al 9 per cento ed è lentamente risalito di un punto durante la lunga lezione sulle faide di camorra, culminata nell'appello al governo dopo la tragica ed erronea uccisione di Pasquale Romano detto Lino, avvenuta a metà ottobre. «Questo non è "un" problema; è "il" problema», ha concluso l'autore di Gomorra. Al quale, com'è noto, gli argomenti non mancano. Ma sulla gerarchia delle emergenze italiane ci sarebbe quanto meno da discutere. Tuttavia qui è d'altro che si vuol parlare.
SAVIANO-FAZIO
Fino a qualche uscita fa, Saviano era un crack della tv, un fuoriclasse, un elemento di rottura, portatore di un valore e di spettatori aggiunti nel copione che lo ospitava. Un top-artist, per dirla con linguaggio calcistico. Ora si è lentamente normalizzato, omologato, assorbito dal politicamente corretto che finisce per omogeneizzare tutto e tutti. Si badi, queste osservazioni non avrebbero motivo se i protagonisti si fossero sempre proposti niente più che come intrattenitori.
FAZIO E SAVIANO
Se avessero detto, alla Bennato: è solo televisione. Invece la premiata ditta ha sempre rivendicato una certa carica messianica, un'ambizione pedagogica verso le masse incolte. Ad esser buoni, ha sempre fatto intendere di essere un riflesso nello specchio degli ottimati benpensanti, dei migliori. Eppure, proprio restando sul terreno della televisiùn, cresce la sensazione che Fabio e Roberto siano entrati nella fase delle coppie mature. Quando lui e lei sono così amalgamati che è l'abitudine a permeare la convivenza, ormai incapace di un guizzo, di un sussulto, persino di un litigio aspro ma rigeneratore.
FAZIO BENIGNI E SAVIANO A VIENI VIA CON ME
Fazio e Saviano sono entrambi così perbene, educati, corretti, professionali da divenire ritualmente indissolubili. Per ascoltare uno devi sorbirti anche l'altro e viceversa.
Non si sa molto dei lavori in corso per il prossimo Festival di Sanremo. Solo che con Fazio ci sarà immancabilmente Luciana Littizzetto. Qui vorremmo preventivamente scongiurare l'obbligo di prenderne uno e pagarne tre. Fabio e Roberto, separatevi. È un consiglio amichevole. In fondo, se ci pensate, è la via migliore per reinventarvi.
2-SAVIANO, IL MARZIANO A ORARIO CONTINUATO
Nanni Delbecchi per Il Fatto
Marziani in televisione ce ne sono tanti, ma nessuno assomiglia all'indimenticabile Marziano a Roma di Ennio Flajano più di Roberto Saviano. Quando l'autore di Gomorra atterrò sui teleschermi due anni fa, con il comitato di accoglienza presieduto da Fabio Fa-zio, si gridò al miracolo, all'inizio di una nuova era catodica dove grandi ascolti e grande impegno, i fini più nobili e i mezzi più umili potevano finalmente darsi la mano. In quell'atterraggio Saviano parve davvero un marziano nella nostra miserabile tv, dove uno scrittore anchorman non si era ancora visto (di solito in Italia le cose vanno al contrario: prima si diventa anchormen, e subito dopo scrittori).
GOMORRA ROBERTO SAVIANO03 FAZIO LAP
Un anno dopo, quando l'alieno si vide costretto a emigrare alla 7, e il fido Fazio venne via con lui, il fido Fazio annunciò "Riporterò Saviano in Rai", proprio come se fosse Pippo Baudo. Così è stato, e ora il fido Fazio promette di portarlo addirittura al Festival di Sanremo. Bene; ma intanto che ne è del nostro marziano? Ogni lunedì sera lo vediamo su Raitre a Che tempo che fa, dove interpreta il monologo conclusivo, e dove i suoi ascolti sono in lento ma costante declino. L'altra sera tra lui e Del Debbio c'era poco più che un'incollatura; segno che il disincanto generale non risparmia nessuno, e insomma, il nostro eroe si sta avviando a una normalità che, se si addice ai comuni mortali, non si addice affatto agli extraterrestri.
FABIO FAZIO E ROBERTO SAVIANO DURANTE UNA PUNTATA DI VIENI VIA CON ME
Come spiegarsi questa normalizzazione? Prima di tutto, creare un evento alla settimana è epistemologicamente impossibile, come è impensabile un alieno a orario continuato, che timbri il cartellino. In secondo luogo, il contesto non aiuta. La versione del lunedì di Che tempo che fa ha qualcosa di compunto, di grave, di cupo; quando poi Saviano si prepara a officiare, lo stesso Fazio è sempre più simile a un chierichetto, e in questa sua metamorfosi, se osservata in controluce, nella penombra vespertina dello show, appare in filigrana la parabola di troppa sinistra, quel Partito Moralista Italiano che ama far sentire in colpa gli altri, e, se si diverte, si sente in colpa lui.
Al più inedito ricatto della forma, segue poi il tradizionale ricatto del contenuto. È vero che i monologhi di Saviano, si parli di camorra, di crisi, di giovani disoccupati o di morti ammazzati (come lunedì scorso), non mancano mai di intensità; ma vivono di una una tecnica ormai sperimentata, affidata al gusto della narrazione, questo termine vendoliano che non si capisce bene che cosa significhi (a meno che non significhi quello che non si capisce bene).
FAZIO E SAVIANO
FABIO FAZIO E ROBERTO SAVIANO
Insomma, a Che tempo che fa Saviano, più che essere se stesso, lo fa. Lo fa bene, benissimo, ma non fa altro, e alla lunga è inevitabile che gli spettatori lo diano per scontato. Dovessimo dare un consiglio al nostro marziano, sarebbe quello di riprendere la sua astronave, abbandonare le narrazioni televisive e magari scrivere quel seguito di Gomorra che aspettiamo da sei anni. Poi, naturalmente, qualcuno dirà che andare a Sanremo sarà un modo per sensibilizzare le grandi masse, parlare alla pancia del Paese e, perché no, pure agli intestini.
Qualche anno fa girava in video un prete ballerino che diceva di andare tutte le sere in discoteca per evangelizzare i giovani; chissà se qualcuno gli ha spiegato che a volte, a forza di indicare agli altri la retta via, si rischia di smarrire se stessi.