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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Diario della caduta di un regime. - Pagina 42
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Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 23/08/2015, 16:32
da camillobenso
Sono sei anni che Cacciari ripete sempre la stessa tiritera: PD Partito mai nato


Pd, Massimo Cacciari avvisa Matteo Renzi: "Partito mai nato, scissione nei fatti"

22 agosto 2015

"A Renzi serve un partito vero, strutturato.

Il Pd non lo è, perché non è mai nato".

È Massimo Cacciari a gettare la granata nel campo democratico e i giudizi durissimi del filosofo sono destinati a fare rumore, perché rilanciati dal quotidiano che del Pd dovrebbe essere il megafono, la nuova Unità a trazione renziana.

E ai più maliziosi è concesso pensare che sia un pizzino consegnato direttamente dal premier ai dissidenti dem.

"Il Pd non è mai nato - spiega Cacciari con la solita lucidità -, strozzato in culla dalle oligarchie ex Dc ed ex Pci, e da questo suicidio nasce l'affermazione politica di Matteo Renzi".


Non si deve parlare dunque di "lotta tra correnti" ma di un problema strutturale difficilmente superabile: "C'è una leadership molto forte che fatica a creare intorno a sé un gruppo dirigente autorevole.

Renzi ha autorevolezza, gli altri che lo circondano sono gregari".

Dall'altra parte, prosegue l'ex sindaco di Venezia, "ci sono esponenti di una cultura che con questo capo non ha niente a che fare.

La differenza è quasi antropologica".

"La scissione è già nei fatti" - Un equivoco da sciogliere presto, avvisa Cacciari, perché "danneggia sia il leader che la minoranza".

Se Renzi riuscirà a creare un "partito vero, con dirigenti all'altezza e un radicamento territoriale che oggi manca del tutto", allora non sarà più il Pd, la il "partito di Renzi"? Prospettive?

"La scissione è già nei fatti, solo nel modo più spurio e improduttivo. Vivono da separati in casa. Ma 40 anni fa c'è stato il referendum sul divorzio: nessuno è più obbligato a convivere se non ci sono più i presupposti".


http://www.liberoquotidiano.it/news/sfo ... atteo.html

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 23/08/2015, 17:10
da camillobenso
Luciano Gallino
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Appoggio politico

Per le Elezioni politiche italiane del 2013 ha dichiarato di votare SEL di Nichi Vendola.[2]
https://it.wikipedia.org/wiki/Luciano_Gallino




Gallino: via Renzi, serve un governo che ci difenda dall’Ue

Scritto il 20/8/15 • LIBRE nella Categoria: idee

A otto anni di distanza dall’inizio della crisi economica in Usa e in Europa (e a sei della sua fittizia trasformazione, da crisi del sistema finanziario privato a crisi del debito pubblico), l’Italia si ritrova con un governo allineato con le posizioni più regressive della Troika pilotata da Berlino e senza avere la minima idea sulle cause reali della crisi, e meno che mai delle strade per uscirne. Nonostante la propaganda mediatica di Renzi, afferma il sociologo Luciano Gallino, in realtà la situazione del paese è drammatica, e il dilettantismo del governo non fa che peggiorarla: l’Italia «ha bisogno urgente di un altro governo, che abbia compreso le cause strutturali della crisi», e che «sappia mobilitare nel paese le competenze per superarle». Missione impossibile? «E’ vero, ma è meglio immaginare l’impossibile che darsi alla disperazione», scrive Gallino in un intervento sul sito della Fiom, nel quale analizza a fondo la “trappola” dell’Unione Europea, basata sull’euro, di cui proprio l’Italia è tra le principali vittime.

Gallino accusa gli intellettuali di aver scambiato l’Ue per l’Europa dei popoli, trionfo dell’identità culturale europea. Secono il sociologo, sbagliarono anche gli economisti «nel credere e far credere che le grandi differenze di struttura industriale, Luciano Gallinoproduttività, composizione delle forze di lavoro, relazioni sindacali, ricerca e sviluppo, scambi con l’estero esistenti tra i vari Stati membri sarebbero state colmate verso l’alto grazie ai benefici effetti di una moneta unica, l’euro». Infine, “sbagliarono” i capi di Stato e di governo nel credere che l’Unione, in quanto fondata sul principio “uno Stato (piccolo o grande che fosse) uguale un voto”, sarebbe servita a contenere il predominio economico e politico della Germania. «Beninteso, non ci furono soltanto errori», ammette Gallino. «A porre le basi del Trattato di Maastricht sin dai primi anni del secondo dopoguerra fu il potere economico-finanziario europeo, tramite fior di associazioni neoliberali che rappresentavano e tuttora ne rappresentano la voce e il braccio politico». Tra di esse la Società Mont Pelérin, la Trilaterale, il Bildeberg, la Tavola Rotonda degli Industriali, la Adam Smith Society, alle quali si è aggiunto più tardi il Forum Mondiale di Davos.

E’ la super-élite che Paolo Barnard chiama il “Vero Potere”, nel suo profetico saggio “Il più grande crimine”, scritto con larghissimo anticipo sulla devastazione che la “crisi” avrebbe scatenato. Istituzioni internazionali come l’Ocse, aggiunge Gallino, «si sono impegnate senza tregua sin dall’inizio per far sì che il Trattato Ue contenesse le più incisive norme possibili a favore della liberalizzazione dei movimenti di capitale». E attenzione: «La componente monetaria dell’Unione, fondamentale per il suo funzionamento, è stata dettata sin nei particolari dalla Germania». Nei suoi colloqui con il presidente francese Mitterrand, il cancelliere Kohl «fu irremovibile nel pretendere che l’euro fosse il più possibile simile al marco; che la Bce fosse dichiarata per statuto indipendente dai governi, una clausola mai vista negli statuti delle banche centrali di tutto il mondo: tant’è vero che essa si è presto rivelata essere un organo prettamente politico, che invia lettere durissime agli Stati membri, Kohl e MitterrandItalia compresa, affinché taglino sanità, pensioni e salari». Scontato, poi, che la stessa Bce avesse sede in una città tedesca, Francoforte.

«Su queste basi – continua Gallino – l’euro è stato giustamente definito il più efficace strumento mai inventato per tenere bassi i salari, demolire lo stato sociale e liquidare il diritto del lavoro». A meno di 25 anni dalla sua fondazione e meno di 15 dall’introduzione della moneta unica, la Ue sta andando verso il disastro: «Tra il 2008 e il 2010 i governi Ue hanno speso o impegnato 4.500 miliardi di euro per salvare le banche, ma non sono riusciti a trovarne 300 per salvare la Grecia, la cui uscita incontrollata dall’euro potrebbe far implodere l’intera Ue». Gli squilibri tra gli Stati membri sono aumentati, anziché diminuire, a tutti vantaggio dell’élite tedesca: «Ad onta della normativa Ue che impone di limitare l’eccedenza export-import, la Germania continua ad avere eccedenze dell’ordine di 160-170 miliardi l’anno, uno squilibrio che potrebbe contribuire al fallimento dell’Unione». Intanto, la disoccupazione è diventata una piaga storica, una tragedia che ormai colpisce 25 milioni di persone. Quelle a rischio povertà sono oltre 100 milioni. E in vari paesi – Grecia, Italia, Spagna – la inoccupazione giovanile oscilla tra il 40 e il 50%, un tasso mai visto da quando essa viene censita.

Le disastrose politiche di austerità imposte dai governi per conto delle istituzioni Ue (in aperta violazione delle leggi internazionali sul diritti dell’uomo) hanno colpito con durezza i sistemi di protezione sociale e l’istruzione, hanno paralizzato la manutenzione delle infrastrutture (ponti, dighe, strade, trasporti, viadotti, argini: per risanarli ci vorranno migliaia di miliardi). Le misure di austerity hanno spinto nella povertà altre masse di persone, anche in quella Germania «che proprio dell’impoverimento dei vicini aveva fatto il perno della sua politica economica». La popolazione, continua Gallino, reagisce a quanto avviene in due modi: non andando a votare nella misura del 60% per l’unico organo Ue democraticamente eletto, il Parlamento Europeo, con punte dell’80% nei nuovi Stati membri, e dando «un largo e crescente consenso alle formazioni di estrema destra, in Francia, Italia, Polonia, Ungheria». Gli elettori non hanno memoria del pericolo che l’estrema destra Marine Le Penrappresenta per la democrazia? In realtà, «nella Ue la democrazia è stata già da tempo svuotata di senso dalla oligarchia politico-finanziaria di Bruxelles e dintorni».

Data la situazione attuale, Gallino vede solo due possibilità, una peggio dell’altra: un collasso catastrofico dell’Unione Europea oppure la sopravvivenza dell’euro-regime, che finirebbe di vampirizzare gli Stati membri, fino all’ultima goccia di sangue. Un crollo potrebbe essere innescato da un singolo paese, «costretto a uscire dall’euro perché a causa del suo bilancio pubblico strangolato dalle politiche di austerità non riesce a pagare i suoi creditori privati, i quali sono tanto stupidi da non rendersi conto che è sempre meglio un debitore che paga poco, in ritardo e a rate, di un debitore che non può pagare niente perché è stato imprigionato a causa del suo debito». Gallino ricorda lo scrittore Daniel Defoe: imprigionato per debito nel 1692, riuscì a convincere il governo inglese a introdurre una riforma che permetteva al debitore di continuare a lavorare e produrre reddito, in modo da poter rimborsare almeno in parte i suoi creditori piuttosto che marcire inoperoso in prigione. «Al confronto, la Troika è in ritardo di tre secoli».

L’altro rischio “sistemico” è quello rappresentato dalle grandi banche, zeppe di titoli tossici. Lo stesso Barnard ha più volte denunciato il caso della Deutsche Bank, che sarebbe esposta per una cifra mostruosa, 70.000 miliardi di euro. «E’ la banca più fallita del mondo: un buco visibile anche dalla Luna». Dall’inizio della crisi, scrive Gallino, alcune delle maggiori banche europee, a cominciare dalla britannica Hsbc, hanno pagato decine di miliardi di dollari a causa di varie penalità che hanno accettato di pagare alle autorità americane ed europee per non arrivare a un processo relativo alle loro infinite violazioni delle leggi finanziarie. «Ma è possibile che a un certo punto un processo arrivi, e le sue conseguenze siano tali che la banca Barnardinteressata fallisce perché né il suo governo né le istituzioni europee dispongono più dei mezzi per salvarla, da cui un effetto domino che travolge sia la Ue che l’euro».

Il secondo scenario prevede invece che la Ue e l’euro sopravvivano alla meglio per altri venti o trent’anni, «cucendo rappezzo su rappezzo istituzionale per far fronte ai sempre più diffusi segni di malcontento di nove decimi della popolazione, impoverita e tartassata dal lavoro che manca, dalla distruzione dei sistemi di protezione sociale, dai continui diktat oligarchici della Commissione Europea e delle Bce che esautorano totalmente i governi nazionali senza dare nulla in cambio». Intanto, «il decimo al vertice della stratificazione sociale continua ad arricchirsi a spese degli altri nove: dopotutto, è per esso che i trattati Ue sono stati confezionati». Uscirne sarebbe facile, dice Gallino (è la stessa tesi di Marine Le Pen). Ovvero: la Ue dispone la soppressione consensuale dell’euro e il ritorno alle monete nazionali, con parità iniziale di 1 rispetto all’euro. «Si potrebbe anche prevedere che l’uscita dall’euro sia decisa paese per paese, di modo che se qualche Stato membro lo volesse fare ne avrebbe facoltà, mentre altri potrebbero tenersi l’euro».

Anche la soppressione dell’euro presenta dei rischi? «In ogni caso, sarebbero inferiori a quelli che oggi corre la Ue sia per i suoi difetti strutturali, sia per la possibilità che l’uscita improvvisa di un paese – si tratti della Grexit, della Brexit (sebbene la Gran Bretagna non abbia l’euro) o altro – rechi seri danni agli altri». Di certo i rischi «sarebbero accentuati dai paesi – in primo luogo la Germania – che dall’euro hanno tratto i maggiori vantaggi». Piano-B: mantenere in vita l’euro facendo però circolare una moneta fiscale parallela, nazionale. «Da moneta unica, l’euro diventerebbe così una moneta comune». Moneta “fiscale”: significa che suo il valore sarebbe assicurato dal fatto che essa verrebbe accettata per il pagamento delle imposte, e sarebbe comunque garantita dalle entrate fiscali. Se ne parla da tempo in Francia, nel Regno Unito e anche in Germania. Il problema è politico: chi mai avanzerebbe la richiesta di abbandonare o sterilizzare l’euro? Forse la Grecia, forse la Spagna nel caso in autunno vincesse “Podemos”. «Da parte del governo italiano in carica un atto simile è inimmaginabile, essendo il medesimo del tutto allineato sui rovinosi dogmi di Bruxelles».

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 23/08/2015, 22:11
da camillobenso
PRIMA O POI DOVEVA SUCCEDERE.


Anche se in passato, il tutto veniva evocato a livello di battuta, adesso questa idea balzana è diventata realtà.

Solo con i tempi che corrono poteva diventare realtà.

Ieri mi era stata segnalata nelle pagine dell'inserto del Corriere di Milano, con il titolo : Vogliono mettere le mutande ai cavalli.

Oggi questa notizia bislacca me la sono trovata sul Fatto.

Con questa iniziativa di sapore leghista, la Lega può essere affondata.

Appena Salvini aprirà bocca gli chiederanno a quando le mutande ai cavalli.

All'altro Matteo conviene fuggire in Australia. Ammesso che lo accettino.



Comune nel Cremonese mette le mutande ai cavalli. Il sindaco: “Non vogliamo che la città venga sporcata”
Chi gira per Palazzo Pignano in sella al suo quadrupede e non rispetta l'ordinanza rischia una multa che va da 50 a 500 euro. Appesi cartelli con regolamento in tutto il paese amministrato dalla Lega
di Alex Corlazzoli | 23 agosto 2015


“Il cavallo è un animale splendido, non renderlo simile alla bestia: mettigli le mutande!”. Non si tratta di una provocazione ma di una decisione presa dall’amministrazione di Palazzo Pignano, paese in provincia di Cremona, governato dalla Lega Nord. Il sindaco Rosolino Bertoni e l’assessore pizzaiolo Virgilio Uberti, delegato all’Ambiente, non scherzano: chi gira con il suo quadrupede sporcando le strade del paese rischia una sanzione da 50 a 500 euro. Un provvedimento reso pubblico anche attraverso una serie di cartelli affissi a Palazzo Pignano, dove si cita anche il regolamento comunale.

“Nelle città questo sistema delle mutande funziona. Abbiamo una ciclabile – spiega il primo cittadino – che viene usata da chi ha il cavallo e non vogliamo che venga sporcata. Non è una provocazione quello che abbiamo scritto: vogliamo assolutamente evitare le deiezioni equine. I regolamenti vanno rispettati, serve tenere un certo decoro urbano. L’idea delle mutande è del mio assessore; io l’ho condivisa: si tratta di dispositivi di tela-carta che si indossano all’animale, una sorta di pannolino per il cavallo in modo che le feci non finiscano a terra”.

Il sindaco è pronto a dare mandato alla polizia locale di vigilare su cavalli e cavalieri. D’ora in poi per gli appassionati delle passeggiate al trotto sarà più difficile passare per Palazzo Pignano a meno che non si arrivi muniti delle mutande per l’animale e le si indossino al cavallo al momento giusto.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08 ... a/1976117/

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 23/08/2015, 22:16
da camillobenso
Non poteva mancare il coretto della Vox Populi.




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Pino Ab • 3 ore fa

Mutande verdi .


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Annamaria Zerbi Pino Ab • un'ora fa

Acc. stavo per dirlo io!!


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rikypower • 4 ore fa

scrivere che sono ridicoli è il minimo
devono essere MOLTO amici di Salvini



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Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 23/08/2015, 22:20
da camillobenso
Aldo • 4 ore fa

Se lo scopo dovrebbe essere quello di non sporcare le strade, piu' che uno slip, dovrebbero mettere loro un pannolone.


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edoardo gallovics • 5 ore fa

Compianto Fabrizio De André, hanno dimenticato le tue bellissime parole : " Dal denaro non nasce niente, dalla merda nascono i fior."

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flora 63 edoardo gallovics • 4 ore fa

Da questo letame sparso per le strade non nasce nessun fior.


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Nicandro flora 63 • 2 ore fa

Basta raccoglierla, pulendo le strade, e utilizzarla per il compost.
P.S. Dimenticavo, se proprio non se ne può fare a meno, alle femmine mutande col pizzo(inteso come merletto)......


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Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 23/08/2015, 22:25
da camillobenso
Antiana • 5 ore fa

A me che il sindaco sia leghista non importa nulla, questa idea mi era balenata,vivo al centro e le carrozze la mattina passano dalla mia strada per recarsi al porto e prendere i croceristi e francamente è uno schifo a parte l'invadenza e la maleducazione dei così detti gnuri.Solo che non ne vedo più molti,forse il sindaco avrà fatto un'ordinanza e molti hanno convertito la carrozzella con le apine da passeggero,che sono più decorose e non hanno problemi di evacuazione, le trovo più adatte ai tempi e anche comode per noi cittadini li possiamo prendere per spostarci nel centro storico che è ormai chiuso ed essendo molto grande spesso percorrerlo a piedi è faticoso,specialmente con il nostro caldo.


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entoloma • 5 ore fa

Ordinanza giusta, corretta e rispettosa del decoro cittadino. E poi è un argomento di cui un sindaco leghista è sicuramente pratico. I cavalli? No, la m...


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rikypower entoloma • 4 ore fa

for se continua .....er

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rikypower entoloma • 4 ore fa

da

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Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 23/08/2015, 22:29
da camillobenso
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pongufogu • 5 ore fa

un conto è averlo in campagna e altro è che i suoi bisogni vengano fatti in citta'. se la legge vale per i cani ancor di piu' deve essere applicata per i cavalli.

p.s. non dico il pannolone ma esiste l'attrezzo fatto apposta per i cavalli.


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maloo78 • 5 ore fa

non penso che siano questi i problemi urgenti delle nostre città...

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Mino Polverino • 6 ore fa

Hanno una fissa per le mutande. Dalle mutande verdi di Cota (Ammonta a 25.410 euro il conto degli scontrini che i magistrati torinesi contestano a Roberto Cota (corsera 16 gennaio 2016) alle mutande per i cavalli. Perdonateli, non sanno quello che dicono nè quello che fanno.


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Antonino • 6 ore fa

Per l'urina avete pensato ad un catetere corredato di bidone da 200 litri su rotelle ?

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Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 27/08/2015, 14:14
da camillobenso
Se la và... la g'ha i gamb!


Dal Dialetto milanese...
Se la và... la g'ha i gamb!

Ovvero...
Se funziona... ha le gambe!


Capita sovente nella vita, negli affari, di trovarsi di fronte al dubbio se una impresa, un tentativo abbia o meno possibilità di successo. Sia per le piccole cose, come per le iniziative più importanti, l'incertezza dell'esito è caratteristica comune delle nostre azioni.
Talvolta nel misurare la possibilità di un risultato positivo occorre l'esperienza, o l'intuito, spesso il caso e la fortuna decidono l'incontro di concidenze felici.
Perciò, scherzosamente, quando un milanese tenta una iniziativa che sulla carta non ha molta probabilità di riuscita, che è magari spericolata ma col buon vento della fortuna può andar bene, dice filosoficamente: "se la và...la g'ha i gamb!".
Letteralmente questo detto significa:
"Se và ha le gambe", ma in senso traslato vuol dire: "se mi riesce, l'ho azzeccata, sono fortunato.




Questa volta però non è andata.

La notizia era di qualche giorno fa, ma al Minifesto se ne sono accorti.

Poi la notizia è stata ripresa da La Repubblica.

E quindi il ministero è stato costretoa fare marcia indietro.

L'Italia era ancora in ferie sotto l'ombrellone.

Il PD era sceso sotto quota 30 (29), a punti tre dai grillini.

Si trattava quindi di praticare iniezioni di fiducia per arrestare la discesa.

E allora vai col tango. Si sparano dati appositamente sbagliati(il doppio) con la speranza che gli italiani rilassati prendano per buona la notizia.

Ma i soliti gufi del Manifesto non ci stanno.

Come per il caso Casamonica, scoperto l'inganno si rimedia all'italiana. Poi tanto tutto poi va in fanteria. Gli italiani dimenticano presto.

Anche i finti scoop taroccati.

^^^^^^^^

Jobs Act, i conti sono sbagliati: i nuovi contratti stabili sono “solo” 327mila (e non 630mila)
Lavoro & Precari
Il ministero del Lavoro martedì ha diffuso una tabella sul periodo gennaio-luglio contenente dati sballati. "Errore umano", secondo Giuliano Poletti. Il dicastero ha aggiustato il tiro dopo che Repubblica e manifesto avevano evidenziato che i calcoli non tornavano. Le cessazioni di contratti sono state 4 milioni e non 2,6 milioni
di F. Q. | 27 agosto 2015


Il Jobs Act rischia di diventare un mosaico di problemi per il governo Renzi. I conti non tornano e il ministero del Lavoro ha dovuto correggere i dati sul numero dei contratti, resi noti martedì, perché i dati su cessazioni, collaborazioni e apprendistato erano stati calcolati male. Nel frattempo è stato rinviato di nuovo, forse anche per questo, l’esame finale degli ultimi quattro decreti attuativi della delega sul lavoro in Consiglio dei ministri. Il Corriere della Sera parla di “gelo” tra Palazzo Chigi e il ministro Giuliano Poletti per il pasticcio. Quello che è certo che la vicenda è stata portata alla luce da Repubblica e dal Manifesto e i tecnici di via Veneto sono dovuti correre ai ripari.

“Purtroppo, un errore nei calcoli relativi alle diverse componenti ha prodotto valori non esatti”, è stata la giustificazione del ministero. Accompagnata da una nuova tabella con i dati “veri” sui primi sette mesi del 2015. Con la variazione si dimezza, da 630.585 a 327.758, il numero dei contratti aggiuntivi a tempo indeterminato rispetto allo stesso periodo del 2014. Un insieme che comprende anche le stabilizzazioni, favorite dagli sgravi contributivi concessi da gennaio al datore di lavoro che trasforma un contratto a tempo determinato in un contratto a tempo indeterminato. “C’è stato un errore umano nello scrivere una tabella, i dati che abbiamo modificato sono allineati a quelli dei mesi precedenti, a quelli che erano stati già rappresentati nei mesi precedenti e confermati dall’Inps”, ha detto Poletti giovedì a margine del vertice sul caporalato al ministero delle Politiche agricole. Sempre secondo la nuova tabella i contratti attivati sono stati nel complesso (tra tempo determinato, apprendistato, contratti di collaborazione e “altri”) 5.150.539 e non 4.954.024 come comunicato precedentemente. Il saldo è di 1.136.172 contratti attivati in più, perché le cessazioni sono state oltre 4 milioni e non 2,6 milioni come attestava la tabella sbagliata.

Il ministro ha auspicato poi che ci si concentri sul “dato sostanziale”, ovvero “che c’è una conferma dell’incremento importantissimo dei contratti stabili e un crollo delle collaborazioni“. In effetti tra gennaio e luglio del 2014, il saldo tra attivazioni e cessazioni era stato negativo per 137.587 unità, mentre considerando anche le 150.462 il risultato era positivo di 12.875 posti. Contro, appunto, i 327.758 di quest’anno. Nella tabella corretta, l’incremento delle attivazioni dei contratti a tempo indeterminato sullo stesso periodo del 2014 “è del 39,3%“: nei primi 7 mesi del 2014 furono attivati 771.486 contratti a tempo indeterminato mentre nello stesso periodo del 2015 hanno superato il milione. Insomma i dati, anche dopo la correzione, evidenziano l’effetto positivo degli sgravi per le assunzioni stabili. Resta il fatto che, se la qualità del lavoro migliora, l’occupazione non progredisce, come dimostrano i dati Istat. Per di più l’effetto, dopo il picco di aprile, sta scemando con il passare dei mesi.

“Quello che abbiamo sempre detto e che ribadiamo è che strutturalmente il costo del lavoro stabile deve essere più basso delle altre tipologie contrattuali”, ha detto Poletti, sottolineando che “il tema degli sgravi per le assunzioni è un tema posto” per la legge di Stabilità. Nel senso che il rinnovo della decontribuzione, auspicato da più parti, entrerà nella partita della manovra di fine anno. Commentando i dati il ministro ha poi evidenziato come “stanno aumentando in maniera importante i contratti a tempo indeterminato e crollano le collaborazioni”. Infatti, secondo i dati del ministero, nei primi sette mesi del 2015 le collaborazioni attivate sono calate del 22% passando da 363.932 del 2014 ai 281.547 del 2015.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08 ... a/1986989/

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 30/08/2015, 14:19
da camillobenso
Evidentemente Anatolij Kolov, padre di tre figli, non aveva ancora capito a fondo il popolo tricolore. Ma soprattutto non guardava Crozza nel Paese delle Meraviglie quando imita Antonio Razzi.

Se ci fosse stato il senatore in fila alla cassa in quel super mercatino, avrebbe fatto Antonio Razzi.

“ Amico caro,…..fatti li cazzi tua”.

Così, invece, ci ha rimesso la vita davanti alla figlia di quasi due anni che quell’immagini se le ricorderà per tutta la vita.

Per i tricolori un altro monito alla Razzi per il futuro.

“ Amici cari,…..fattevi li cazzi vostri”.




A castello di cisterna, nel napoletano
Tenta di sventare rapina: ucraino ucciso sotto gli occhi della figlia

La tragedia al supermercato. L’uomo, di 38 anni, ammazzato durante
una colluttazione, era con la figlioletta di un anno e mezzo

di Redazione online


NAPOLI - Tragedia nel Napoletano. Un ucraino di 38 anni, Anatolij Kolov, è stato ucciso da due rapinatori durante un raid in un supermercato di Castello di Cisterna. Si tratta del supermercato Piccolo di via Selva. L’immigrato, era appena uscito dal market e aveva in braccio la figlioletta di un anno e mezzo. Accortosi della rapina è però tornato indietro e ha provato a fermare i malviventi bloccandone uno. Nella colluttazione è stato ucciso con due colpi di pistola, sotto gli occhi della figlia e dei clienti del supermercato, quasi tutte donne con bambini. I banditi sono fuggiti a bordo di una Honda SH300. Sul posto i carabinieri.

Padre di tre figli
La vittima di nazionalità ucraina, con regolare permesso di soggiorno, viveva a Castello di Cisterna ed era padre di tre figli. Stasera l'uomo, in compagnia della figlia più piccola, si era recato a fare la spesa. Poco prima della chiusura hanno fatto irruzione nel locale due malviventi, giunti a bordo di una moto. Uno dei due si è avvicinato a una cassiera, minacciandola per farsi consegnare l'incasso. Korov ha afferrato il rapinatore per bloccarlo. È intervenuto l'altro malvivente, che l’ ha ucciso.
corrmezzogiorno

http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... c1c1.shtml

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 31/08/2015, 0:50
da camillobenso
A RUOLI INVERTITI



Ai tempi del berlusconismo imperante erano i quotidiani della destra a raccontare regolarmente balle sullo stato dell'arte. I giornaloni ad eccezione di Repubblica, sostenevano l'azione di governo.

Ora i giornali di destra sono costretti ad attaccare e sono costretti a mettere in piazza le carenze oggettive del governo, mentre i soliti giornaloni compresa La Repubblica, continuano nel solito sostegno al governo.



Europa, crescita, tagli e lavoro
Le quattro paure del premier

Renzi in un mare di guai. Su tutti i fronti. Ma oggi gli italiani hanno capito che il Re è nudo. Se ne faccia una ragione

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 64601.html