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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Come se ne viene fuori ? - Pagina 411
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Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 29/09/2013, 10:03
da camillobenso
La lunga agonia italiana – 45
Un drammatico vuoto di potere - 35

I giorni della follia - 32



I vignettisti sono dotati di un dono particolare, quello di sintetizzare i fatti in una vignetta, senza spendere migliaia e migliaia di parole per cercare di farsi comprendere.

Il loro è un metodo di comunicazione formidabile, al fulmicotone.

Questa vignetta sintetizza 5 anni di vuoto politico totale, quello attuale e quello futuro perché il Bel Paese non dispone di uomini capaci di porre rimedio ad una situazione fortemente squilibrata come quella rappresentata.

Malgrado l'istruzione informi di copiare l'Url del video nel minuto corrente, non sembra riproducibile.

La vignetta segnalata è al punto : 0,50/3,09 visibile con il fermo immagine/sonoro.

http://www.youtube.com/watch?feature=pl ... uTD7U#t=55

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 29/09/2013, 10:42
da peanuts
Roma rischia la bancarotta a dire del sindaco
Anche altri comuni non se la passano bene

Ripetiamo allora il concetto agli imbecilli che ancora seguono il caimano

NON POSSIAMO PERMETTERCI DI TOGLIERE L'IMU ADESSO
Speriamo più avanti, ma magari
MA ADESSO NON POSSIAMO, PURTROPPO

Capito?
No eh?

Idioti

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 29/09/2013, 12:58
da mariok
Finiremmo come il Mali o il Kazakistan o la Somalia, nelle mani di due bande dominate da due irresponsabili.
Due caimani e due bande di camerieri

di EUGENIO SCALFARI

Il Caimano. Debbo dire che Moretti aveva capito prima e meglio di tutti chi fosse il personaggio Silvio Berlusconi. E lo capì altrettanto bene Roberto Benigni scrivendo su di lui una ballata citata ieri sul nostro giornale da Gianluigi Pellegrino: "Io compro tutto dall'A alla Z / ma quanto costa questo c... di pianeta. / Lo compro io. Lo voglio adesso. / Poi compro Dio, sarebbe a dir compro me stesso".

Quanto a me, poiché siamo in tema di ricordi, in un articolo del 1992 scrissi e titolai: "Mackie Messer ha il coltello ma vedere non lo fa". E poi D'Avanzo e la "dismisura" del Capo e proprietario di Forza Italia denunciata da Ezio Mauro come una sorta di lebbra che infetta e uccide la nostra democrazia.

Per dire chi è il Caimano la vena satirica e il giornalismo vedono talvolta più lontano della politica. La magistratura che ha il potere di controllo sulla legalità, è più lenta ma poi, quando arriva all'accertamento della verità, le sue sentenze definitive non consentono salvacondotti di sorta, il Caimano e il Mackie Messer di turno finiscono, come è giusto, in galera. Salvo difendersi con l'eversione.

Le dimissioni di tutti i deputati e i senatori del Pdl, chieste ed anzi imposte da Berlusconi e raccolte dai capigruppo Brunetta e Schifani, sono eversione vera e propria e così l'ha definita il presidente della Repubblica.

Non sono in nessun caso paragonabili all'Aventino messo in atto novant'anni fa dai deputati antifascisti. Loro avevano quella sola risposta possibile contro il regime dittatoriale che aveva calpestato e distrutto la democrazia; questi di oggi hanno la democrazia nel mirino e sperano che con questa trovata possano travolgere lo Stato di diritto che è la base sulla quale la democrazia si fonda.

Questo è l'obiettivo principale che il Caimano e i suoi sudditi ci propongono. Un obiettivo però difficilmente raggiungibile per due ragioni. La prima è procedurale: le assemblee parlamentari non possono funzionare se per qualche ragione viene a mancare non occasionalmente ma in permanenza il numero legale. Ma le dimissioni dei parlamentari del Pdl non incidono sul numero legale. Alla Camera il Pd da solo ha la maggioranza assoluta; in Senato la maggioranza è di 161 membri mentre i senatori del Pdl, della Lega e degli altri loro alleati raggiungono i 117. Quindi il Parlamento può continuare a funzionare.

Ma c'è un secondo elemento non procedurale ma politico: una parte dei sudditi forse non è più disposta a sopportare la sudditanza quando essa sconfina nell'eversione. Qualche segnale in questo senso c'è. Forse si aprirà qualche faglia nel Pdl che potrebbe innescare una vera e propria implosione. Si tratta di problemi di coscienza e di coraggio. Non ci metterei la mano sul fuoco per affermare che avverranno ma certo il tempo per verificarlo è molto breve.

L'altro bersaglio del Caimano è quello di abbattere il governo Letta o - peggio - di lasciarlo in vita paralizzato e logoro ogni giorno di più come già è stato tentato con qualche successo nei mesi scorsi e come si è platealmente verificato nella seduta del Consiglio dei ministri di venerdì, portando Letta alla conclusione di spezzare questo circuito nefasto e presentarsi alle Camere chiedendo la fiducia su un programma concreto e vincolante per tutti i parlamentari di buona volontà, quale che ne sia il colore e la provenienza.

Il Capo dello Stato è d'accordo su questo percorso, ricordando che i primi adempimenti con tempistica obbligatoria debbono essere la riforma elettorale che modifichi il "porcellum" in modo adeguato abolendo i suoi aspetti chiaramente anticostituzionali e l'approvazione della legge finanziaria senza di che il primo gennaio andrebbe in vigore l'esercizio provvisorio con la conseguenza di portare al fallimento la nostra finanza pubblica e al suo commissariamento da parte dell'Unione europea, della Banca centrale e del Fondo monetario internazionale.

A questa catastrofe che peserebbe sulle spalle di tutti gli italiani il Caimano e quelli che gli danno man forte ci possono arrivare e vogliono arrivarci. Il paese e gli elettori dovrebbero risvegliarsi e farsi sentire. Capiranno? Lo faranno? O una parte rilevante di loro mangerà ancora una volta la minestra avvelenata della demagogia? Sarebbe la sesta volta in diciannove anni di berlusconismo. Il pericolo è questo.

* * *

Enrico Letta si presenterà alle Camere domani e dopo domani (meglio prima che dopo) con un programma concreto delle cose da fare.

Le prime due (riforma elettorale e approvazione delle legge finanziaria) le abbiamo già dette. Ma il contenuto di quest'ultima sarà aggiornato e integrato da decreti che tengano conto degli impegni già indicati cinque mesi fa, sui quali allora il governo ottenne l'ampia fiducia del Parlamento. Fermi restano quelli presi con l'Europa di mantenere il deficit sotto la soglia del 3 per cento per evitare la ripresa della procedura di infrazione da parte dell'Ue, tutti gli altri sono dedicati alla crescita, agli sgravi delle imposte che pesano sui lavoratori e sulle imprese e sulle relative coperture finanziarie, credibili e non inventate.
La cifra totale delle risorse che è necessario reperire oscilla tra i 5,5 e i 7 miliardi, necessari soprattutto per evitare l'aumento dell'Iva, incentivare l'industria e i lavoratori e aumentare entro quest'anno il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione creando in tal modo una liquidità preziosa per le imprese e per le banche.

Un programma al quale hanno lavorato nelle scorse settimane lo stesso Letta e Saccomanni. Ma il Caimano ha fiutato il pericolo ed ha emesso ieri pomeriggio un ultimatum rivolto questa volta ai suoi ministri: debbono dimettersi immediatamente perché l'aumento dell'Iva ci sarà. Doveva essere impedito dal Consiglio dei ministri di ieri, ma sono proprio i suoi ministri ad aver congelato quel Consiglio impedendo che prendesse qualunque deliberazione. Adesso il Caimano, sfoderando l'ennesima bugia, rovescia le responsabilità per mandare all'aria il governo prima ancora che si presenti alle Camere.

Resta ora da vedere se i suoi ministri si piegheranno all'ultimo ordine del boss. Tutti o solo alcuni? Tutti, capitanati da Alfano. Non ministri, ma camerieri che antepongono gli ordini del padrone agli interessi del paese.

Così l'Iva aumenta, la seconda rata dell'Imu dovrà esser pagata, le erogazioni destinate a pagare i debiti dell'amministrazione saranno bloccate e lo "spread" tornerà irrimediabilmente a salire. Il tutto senza curarsi dello sfascio del paese pur d'allontanare l'applicazione d'una sentenza che punisce un congenito evasore fiscale e creatore di fondi neri destinati alla corruzione.

Ci auguriamo che Letta vada fino in fondo e attendiamo anche di vedere come si comporteranno in questo caso Vendola e la sinistra che guarda le stelle (cinque che siano) e metta invece finalmente i piedi per terra.
Quanto a Grillo sappiamo che cosa vuole perché lo dichiara un giorno sì e l'altro pure. Può sembrare strano, ma vuole le stesse cose di Berlusconi: la caduta del governo, le elezioni anticipate col "porcellum", le dimissioni di Napolitano e un governo di grillini e di chi la pensa come loro (Berlusconi?) per una politica che si disimpegni dall'Europa e dall'euro e spenda e spanda per far contenti gli italiani.

Ma in che modo li farà contenti? Il risultato sarà lo sfascio totale, peggio della Grecia che comunque dall'Europa e dall'euro non è uscita e non vuole uscire.

La Grecia è irrilevante per l'equilibrio europeo; l'Italia no. Il fallimento dello Stato italiano, una democrazia etero-diretta da due caimani, una spesa pubblica alle stelle (molto più di cinque) e i mercati all'assalto del nostro debito, del tasso di interesse e di quello dell'inflazione, sarebbe più d'una catastrofe. Finiremmo come il Mali o il Kazakistan o la Somalia, nelle mani di due bande dominate da due irresponsabili.

Questa è la posta in gioco e ormai è questione di giorni.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 29/09/2013, 14:41
da camillobenso
.......Enrico Letta si presenterà alle Camere domani e dopo domani (meglio prima che dopo) con un programma concreto delle cose da fare.......

E. Scalfari


**

E. Scalfari ha vissuto come il sottoscritto gli ultimi 50 anni in questo Paese.

Per quanto riguarda il fondatore di Repubblica ne sono più che sicuro perché fino a quando non si è inventato il quotidiano romano leggevo tutte le settimane L’Espresso di cui ne era il direttore, e poi successivamente il nuovo quotidiano che intendeva scalzare il primato delle vendite al vecchio Corriere della Sera.

Di conseguenza E. Scalfari conosce molto bene i politici italiani e la politica italiana, anche perché per professione li ha frequentati ed anche intervistati.

La domanda, quindi, sorge spontanea:

“Ma perché mai in data 29 settembre 2013, il fondatore di Repubblica, classe 1924, 90 anni il prossimo anno, si rivolge ai lettori con un’affermazione che ci può credere solo chi ama credere all’esistenza di Babbo Natale, della Befana e di Hansel e Gretel???"

Sa benissimo che “il programma di cose concrete” non esiste, non è mai esistito nell’ultimo mezzo secolo.

Altrimenti non saremmo mai arrivati al punto in cui siamo, completamente fottuti.

Dove nasce quindi l’esigenza di cedere al berlusconismo?

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 29/09/2013, 15:26
da mariok
Concordo: Scalfari si ostina a credere a Babbo Natale. Ma forse ciò è dovuto alla disperazione.

A sua discolpa, si può solo dire che ha ragione sulla considerazione conclusiva. Per come stanno le cose, finiremo in mano a due irresponsabili.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 29/09/2013, 19:34
da camillobenso
La lunga agonia italiana – 46
Un drammatico vuoto di potere - 36

I giorni della follia - 33



Il Tg3 delle 19,00 condotto dal direttore Bianca Berlinguer, è stato incentrato interamente sulla crisi.

Esattamente 30 minuti di politica.

Sfora di 3 minuti per un servizio di Monica Maggioni che intervista Assad.

Segno questo della gravità del momento.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 29/09/2013, 20:38
da camillobenso
mariok ha scritto:Concordo: Scalfari si ostina a credere a Babbo Natale. Ma forse ciò è dovuto alla disperazione.

A sua discolpa, si può solo dire che ha ragione sulla considerazione conclusiva. Per come stanno le cose, finiremo in mano a due irresponsabili.


Ma in che modo li farà contenti? Il risultato sarà lo sfascio totale, peggio della Grecia che comunque dall'Europa e dall'euro non è uscita e non vuole uscire.

La Grecia è irrilevante per l'equilibrio europeo; l'Italia no. Il fallimento dello Stato italiano, una democrazia etero-diretta da due caimani, una spesa pubblica alle stelle (molto più di cinque) e i mercati all'assalto del nostro debito, del tasso di interesse e di quello dell'inflazione, sarebbe più d'una catastrofe. Finiremmo come il Mali o il Kazakistan o la Somalia, nelle mani di due bande dominate da due irresponsabili.

Questa è la posta in gioco e ormai è questione di giorni.
E.Scalfari



La fine greca è una delle opzioni possibili del destino che ci aspetta.

Finire in mano alla troika è una seconda opzione. Con quale risultato è tutto da vedere. Metteranno reggenti di loro fiducia per governare? In parte lo stanno già facendo con la coppia Monti-Letta.

Ma allora a cosa servono i partiti? A cosa serve andare a votare se gli ordini arrivano da Bruxelles o da Berlino?

Questa opzione soddisfa però un quesito personale irrisolto dal tempo delle elementari.

Ciò che non riuscivo a capire allora era il motivo per cui nel corso del secondo millennio gli italiani facevano ricorso spesso ai potentati del Nord per risolvere le loro beghe interne.

Ogni tre per due calavano in Italia per dare mano ad una fazione oppure ad un’altra.

Logicamente non a costo zero perché anche allora funzionava il capitalismo anche se non conoscevano il vocabolo ed il suo significato.

Adesso è tutto chiaro. Siamo gli stessi di sempre, quelli di tanti secoli fa anche se disponiamo dell’Ipad, della televisione, del condom, della lavatrice, del forno a microonde e della Ferrari (non tutti naturalmente).

La terza opzione è tra le più preoccupanti.

E’ l’ammissione ordinaria di vecchi antifascisti di sinistra della zona, che alla chetichella di loro spontanea volontà, ammettono durante le analisi della situazione che : “Così non si può andare avanti,…che ci vuole un uomo forte che ci metta in riga,….e il nome di Mussolini è presente troppo spesso come uomo riferimento”.

Ora che queste soluzioni le prospettino la nipote Alessandra, la Santadeché, Bocchino, Storace, o Roberto Fiore di Forza Nuova, non fa impressione. Sono anni e anni che menano il torrone.

Ma che arrivi da chi quarant’anni fa aveva 30-40 anni e si opponeva fermamente alla “Notte della Repubblica”, alle bombe, ai tentativi di colpo di Stato iniziati nel 1964 con il generale De Lorenzo, lascia alquanto perplessi, anche perché ignorano completamente quale sia stata l’esperienza malettiana dei ragazzi che nel 1968 hanno prestato il servizio militare presso la caserma Cavour di Torino, nel 22° Reggimento di fanteria Cremona.

Per non parlare poi delle trame della P2. A metà degli anni ’70, l’opinione pubblica italiana viene a conoscenza dell’esistenza della loggia segreta P2 a cui sono iscritti guarda caso con la tessera 1816 Silvio Berlusconi, e la tessera 2232 Fabrizio Cicchitto, che s’incazza ogni volta che glielo rammentano in pubblico.

Che fine ha fatto la P2???

Il materassaio di Arezzo è ancora in vita.

Qualcuno si illude che se ne stia buono buono a godersi gli ultimi scampoli di vita, o vorrebbe chiudere gli occhi vedendo realizzato il suo Piano di rinascita democratica???

Perché in questo ventennio non si è più parlato di P2???

Sparita?? Sparita la massoneria??

Silviolo ha fatto tanto per la P2.

Ha ridotto il Paese ad uno straccio tanto che anche gli antifascisti di sinistra esasperati dalla situazione invocano il ritorno dell’uomo forte, meglio se del tipo Mussolini.

C’è anche chi si aspetta un colpo di Stato dei militari.

Subito rimbrottato da chi ne è contrario adducendo che stanno troppo bene, che i vertici hanno stipendi e pensioni d’oro.

Chi glielo fa fare di rinunciare a tutto questo?

Non è detto, in una dittatura militare potrebbero avere ancora di più. E poi l’ideale è sempre l’ideale.

L’ultima opzione è quella della guerra civile. Ma una corrente di pensiero sostiene che fin quando ci sono i vecchi con le pensioni che fanno da ammortizzatore sociale per figli e nipoti e un piatto di minestra a tavola c’è sempre non succede niente.

Non la pensano così piccoli e medi industriali che devono affrontare per la prima volta una crisi mai vista prima, che sanno abbondantemente sia peggiore di quella del ’29.

Più giorni della follia di questi,….si muore.

Ma quello che fa più impressione di tutto è vedere il grado di assuefazione, ma soprattutto di narcosi totale del popolo italiano.

Certamente l’impressione fa parte del bagaglio della mia generazione, testimone della storia della Repubblica.

Alcuni avvenimenti del primissimo dopoguerra non si cancellano dalla memoria, anche se allora si era piccoli.

Gli scioperi della Breda e le cariche e le botte degli scelbini a suon di manganellate, nelle vie adiacenti lo stabilimento.

La camionetta che sale d’imperio sul marciapede ed inchioda al muro un dimostrante, scendono in 6 e lo massacrano di botte a pochi metri dal negozio di merceria del padre di Gino Strada.

Cosa chiedevano quegli operai?

Solo più salario perché non sapevano come poter mettere il cibo sulla tavola per moglie e figli.

Andare a rubare non era nella loro cultura.

Nel 1948 De Sica ci regalerà a futura memoria uno dei capolavori del neorealismo italiano.

Ladri di biciclette.
http://it.wikipedia.org/wiki/Ladri_di_biciclette

Adesso sono i nonni che provvedono a fare da ammortizzatori sociali.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 29/09/2013, 22:23
da camillobenso
La lunga agonia italiana – 47
Un drammatico vuoto di potere - 37

I giorni della follia - 34

Dal film : Il Caimano parte seconda - 1


Il nuovo film sul Caimano parte seconda, viene girato in diretta senza la regia di Nanni Moretti.

Questo è il documentario della fine del Caimano che Nanni non ha mai scritto.

***

Silviolo in preda al panico qualche giorno fa, dopo aver saputo delle carte di Hong Kong depositate presso la cancelleria del Tribunale di Milano a disposizione del giudice Di Pasquale, ha cominciato a girar per casa vedendo manette dappertutto.

I camerieri li ha scambiati per marescialli dei Carabinieri venuti ad arrestarlo.

Dudù lo ha scambiato per un lupo dell'arma addetto alla droga.

Per arrestare l'incubo ha premuto il pulsante azzurro dell'autodistruzione.

Forza Italia a cominciato ad implodere.

*

Caos Pdl, ministri contro B. Quagliariello e Lorenzin: “Non aderiremo a Forza Italia”
Il Popolo della Libertà si spacca. Cicchitto polemico: "Basta con questi dirigenti estremisti, toni inaccettabili". E tre componenti del governo Letta attaccano: "Forza Italia geneticamente modificata, ci dimetteremo ma no a nuovo partito". E anche Alfano si smarca. Berlusconi: "No a governicchio con partito dei traditori"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 29 settembre 2013Commenti (3689)


Berlusconi ordina, i ministri pidiellini eseguono? Non è proprio così. Il partito, al contrario di quanto vogliano far pensare alcuni suo esponenti di spicco, al suo interno è lacerato. Una frattura non solo evidente, ma anche rumorosa, con il malcontento espresso in forme e toni forti. Ieri Giovanardi, oggi Cicchitto, Quagliariello, Beatrice Lorenzin, Nunzia De Girolamo e Maurizio Lupi (seppur in forma diversa). Poi anche Angelino Alfano, che si dice pronto ad essere “diversamente berlusconiano” se nel partito continueranno gli estremismi dei falchi. Tante critiche e una sola morale: il Pdl è spaccato. E a defilarsi dalla linea sono nomi che nel Pdl contano, e non poco. C’è il segretario del partito (nonché vicepremier e ministro dell’Interno), ci sono gli altri quattro ministri. Hanno subito le indicazioni del capo e del suo cerchio magico, ma non le condividono e lo dicono chiaro e tondo. Critiche che, per Quaglieriello e Lorenzin, si concludono con un annuncio: “Non aderiremo a Forza Italia”. Gli altri, invece, da un lato si dicono fedeli a B., ma dall’altro si sfilano dalla deriva di Forza Italia. E il diretto interessato? Berlusconi ha capito il messaggio. E ha reagito a modo suo, in serata, intervenendo a Studio Aperto: “No a governicchio con partito dei traditori e dei transfughi, si torni alle urne. e sulla questione Iva non ci sono né falchi né colombe” ha detto il Cavaliere, conscio che all’interno della sua creatura c’è un subbuglio vicino alla sommossa.

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Caos Pdl, ministri contro B. Quagliariello e Lorenzin: “Non aderiremo a Forza Italia”
Il Popolo della Libertà si spacca. Cicchitto polemico: "Basta con questi dirigenti estremisti, toni inaccettabili". E tre componenti del governo Letta attaccano: "Forza Italia geneticamente modificata, ci dimetteremo ma no a nuovo partito". E anche Alfano si smarca. Berlusconi: "No a governicchio con partito dei traditori"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 29 settembre 2013Commenti (3689)
Caos Pdl, ministri contro B. Quagliariello e Lorenzin: “Non aderiremo a Forza Italia”
Più informazioni su: Beatrice Lorenzin, Carlo Giovanardi, Fabrizio Cicchitto, Gaetano Quagliariello, Maurizio Lupi, Maurizio Sacconi, Sandro Bondi, Silvio Berlusconi.

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Berlusconi ordina, i ministri pidiellini eseguono? Non è proprio così. Il partito, al contrario di quanto vogliano far pensare alcuni suo esponenti di spicco, al suo interno è lacerato. Una frattura non solo evidente, ma anche rumorosa, con il malcontento espresso in forme e toni forti. Ieri Giovanardi, oggi Cicchitto, Quagliariello, Beatrice Lorenzin, Nunzia De Girolamo e Maurizio Lupi (seppur in forma diversa). Poi anche Angelino Alfano, che si dice pronto ad essere “diversamente berlusconiano” se nel partito continueranno gli estremismi dei falchi. Tante critiche e una sola morale: il Pdl è spaccato. E a defilarsi dalla linea sono nomi che nel Pdl contano, e non poco. C’è il segretario del partito (nonché vicepremier e ministro dell’Interno), ci sono gli altri quattro ministri. Hanno subito le indicazioni del capo e del suo cerchio magico, ma non le condividono e lo dicono chiaro e tondo. Critiche che, per Quaglieriello e Lorenzin, si concludono con un annuncio: “Non aderiremo a Forza Italia”. Gli altri, invece, da un lato si dicono fedeli a B., ma dall’altro si sfilano dalla deriva di Forza Italia. E il diretto interessato? Berlusconi ha capito il messaggio. E ha reagito a modo suo, in serata, intervenendo a Studio Aperto: “No a governicchio con partito dei traditori e dei transfughi, si torni alle urne. e sulla questione Iva non ci sono né falchi né colombe” ha detto il Cavaliere, conscio che all’interno della sua creatura c’è un subbuglio vicino alla sommossa.


Il tutto mentre continua a circolare un’indiscrezione sempre più forte: la fuoriuscita di un numero imprecisato di parlamentari dal Pdl/Fi e la contemporanea creazione di un nuovo movimento (si chiamerebbe Italia popolare) che farebbe da stampella ad un ipotetico Letta-bis o a un governo di minoranza. Un’azione che, a quanto pare, è già avanzata a Palazzo Madama, dove lo ‘scouting’ in corso potrebbe arrivare a formare un gruppo parlamentare, quindi coinvolgerebbe fino a 10-15 senatori. In dettaglio, sarebbe soprattutto tra i senatori siciliani e campani (ma non Vincenzo D’Anna, Pietro Langella, Antonio Milo e Ciro Falanga, che hanno giurato fedeltà al Cavaliere) sino ad ora iscritti al Pdl che attingerebbe il nuovo gruppo di moderati.

Cicchitto: “Basta estremisti di estrema destra nel partito”
Il primo a esprimere critiche corrosive contro la decisione del Cavaliere è stato Cicchitto con una lunga nota. E non le ha mandate a dire. Anzi. “Berlusconi avrebbe bisogno di un partito serio, radicato sul territorio, democratico nella sua vita interna, un partito di massa, dei moderati, dei garantisti, dei riformisti – ha detto l’ex capogruppo Pdl alla Camera – e non un partito di alcuni estremisti che nelle occasioni cruciali parlano con un linguaggio di estrema destra dall’inaccettabile tonalità anche nel confronto con gli avversari politici che non dobbiamo imitare nelle loro espressioni peggiori”. Parole durissime quelle di Cicchitto, nonché un attacco diretto ai falchi del partito, che invita a non illudersi su elezioni subito.

Cicchitto, inoltre, ha ribadito più volte la sua vicinanza e solidarietà a Berlusconi, ma anche “quello che ho già detto ieri: una decisione come quella di far cadere il governo Letta-Alfano in un momento economico e sociale così delicato e dagli esiti imprevedibili per quello che riguarda la parte finanziaria – ha detto l’ex socialista – non può essere assunta da un ristretto vertice del Pdl, in assenza sia del vicepresidente del consiglio e segretario politico Alfano, sia dei due capigruppo Brunetta e Schifani, ma specialmente senza la riunione dell’ufficio di presidenza e senza l’assemblea dei gruppi parlamentari”. Per Cicchitto questa mancanza di dialogo interno è un problema assai grave, “anche perché, da oggi fino alle prossime elezioni – che nessuno si può illudere che avvengano immediatamente visto che va rifatta la legge elettorale – i parlamentari devono svolgere un ruolo decisivo in Parlamento e sul territorio e quindi il loro ruolo politico è assai importante e non possono essere trattati come delle semplici pedine da manovrare, in modo per di più disordinato, ad opera di pochi dirigenti del partito”.

Alfano: “Se estremismi sarò diversamente berlusconiano”
La sua, tra coloro che hanno criticato la linea dei falchi, è la voce più importante: è il segretario del partito, è il vicepremier e ministro dell’Interno, da molti era considerato il futuro del centrodestra. Angelino Alfano, però, non ci sta a farsi dettare gli ordini dai falchi del partito. E anche lui ha deciso di uscire allo scoperto, con una nota che – se ce ne fosse ancora bisogno – ha messo definitivamente a nudo gli enormi problemi di tenuta interna a Forza Italia. “La mia lealtà al presidente Berlusconi è longeva e a prova di bomba – ha detto Alfano – La lealtà non è malattia dalla quale si guarisce. Oggi lealtà mi impone di dire che non possono prevalere posizioni estremistiche estranee alla nostra storia, ai nostri valori e al comune sentire del nostro popolo”. Poi l’annuncio, che però assomiglia tanto ad una minaccia: “Se prevarranno quegli intendimenti – ha continuato il segretario -, il sogno di una nuova Forza Italia non si avvererà. So bene che quelle posizioni sono interpretate da nuovi berlusconiani ma, se sono quelli i nuovi berlusconiani, io sarò diversamente berlusconiano”.

Quagliariello: “Se Forza Italia è questa io non aderirò”
“Se Forza Italia è questa, io non aderirò”. E’ un messaggio netto quello del ministro per le Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello, a Piacenza per il Festival del diritto. Per il ‘saggio’ Quagliariello, l’annuncio di dimissioni dei parlamentari del Pdl è stato un “fallo di reazione”. “Io – ha aggiunto – non ho aderito perché penso che una persona che fa politica deve avere l’inclinazione al compromesso. Io le dimissioni non ho avuto nessuna remora a darle – ha aggiunto il ministro – però è evidente che se si fa in una sede in cui a discutere sono alcuni esponenti di un partito, senza il segretario, quel partito è geneticamente modificato: a questa Forza Italia non aderirò”. Uno degli obiettivi delle dimissioni dei ministri del Pdl dal governo potrebbe essere “avere elezioni anticipate”, ma “non è il mio obiettivo” ha detto Quagliariello, secondo cui “le elezioni anticipate e le vittorie elettorali anticipate sono vittorie di Pirro”. Toccando, invece, il tasto delle dimissioni da parlamentari, sempre per quanto riguarda il Pdl (dimissioni non date da Quagliariello, che lo farà appena possibile, pur non condividendo la scelta), il ministro ha aggiunto che “le dimissioni da parlamentari hanno creato una slavina, si è sganciata l’atomica, una cosa incredibile – ha concluso – mai fatta nel Parlamento italiano”. A chi parla di scissione all’interno del Pdl, Quagliariello risponde con un ragionamento chiaro: “Non so se c’è una scissione: so che il centrodestra non è quello che si è espresso ieri”. Riferendosi alle decisioni prese ieri ad Arcore, ossia alla richiesta di dimissioni dei ministri del centrodestra, Quagliariello ha poi aggiunto che “non è quella la storia del centrodestra maggioritaria, non è quella la storia dei moderati in Italia”. Il ministro per le Riforme, inoltre, ha rivolto un appello ai suoi colleghi di partito: “Ho detto come la pensavo, non ho avuto dubbi a dare le dimissioni, ora vediamo che cosa accade: spero che altri parlino lo stesso linguaggio di chiarezza“.

In serata, poi, Quagliariello ha risposto anche a quanto dichiarato da Alfano, che si è detto “diversamente berlusconiano”. “Questo non è il momento di fare scauting, ma di unire i moderati che devono essere diretti dai moderati perché non è possibile che siano diretti da estremisti” ha detto il ministro al Tg3, che ha ripreso una definizione del segretario per dire che “per essere ‘diversamente berlusconiani’ bisogna dividersi”.

Lorenzin: “Mi dimetto, ma non condivido la linea del partito”
Silvio Berlusconi “è un perseguitato”, “non giustifico né condivido la linea di chi lo consiglia in queste ore”, “tentano di distruggere tutto quello che Berlusconi ha costruito e rappresentato”. Parole e concetti chiari quelli espressi in una nota dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin che, pur dimettendosi, ha annunciato che non farà parte di questa Forza Italia poiché “spinta verso una destra radicale”. Dopo aver espresso soddisfazione per i cinque mesi trascorsi nel governo Letta e aver rivendicato la bontà del lavoro svolto, Lorenzin è passata all’attacco. “Questa nuova Forza Italia sta dimostrando d’essere molto diversa da quella del ’94. Manca di quei valori e di quel sogno che ci ha portati sin qui” ha detto la titolare della Sanità, che poi critica la direzione che sta prendendo la nuova creatura del Cavaliere perché “ci spinge verso una destra radicale in cui non mi riconosco, chiude ai moderati e li mette fuori senza alcuna riflessione culturale, segnandoli come traditori. Esprimo il mio dissenso”. Poi il solito discorso: sì alle dimissioni, no alla nuova Forza Italia, almeno così concepita. “Accetto senza indugio la richiesta di dimissioni fatta durante un pranzo a cui non partecipavano né i presidenti dei gruppi parlamentari, né il segretario del partito, per coerenza politica nei confronti di chi mi ha indicato come ministro di questo Governo – ha concluso l’esponente del Pdl - Continuerò ad esprimere le mie idee e i miei principi nel campo del centrodestra, ma non in questa Forza Italia”.

Lupi: “Forza Italia non può essere estremista”
Diversa e con più sfumature la posizione del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi: lui sta con il Cavaliere, ma non con i suoi consiglieri. “Così non va. Forza Italia non può essere un movimento estremista in mano a degli estremisti – ha detto il politico ciellino – Noi vogliamo stare con Berlusconi, con la sua storia e con le sue idee, ma non con i suoi cattivi consiglieri. Si può lavorare per il bene del Paese essendo alternativi alla sinistra e rifiutando gli estremisti. Angelino Alfano si metta in gioco per questa buona e giusta battaglia”.

De Girolamo: “Sto con Berlusconi, ma basta estremismi”
Tra i ministri pidiellini, l’ultima a dire la sua è stata Nunzia De Girolamo. La titolare dell’Agricoltura, infatti, ha ribadito la sua fedeltà, ma “da moderata”, a Berlusconi e denunciato come “siano sempre più evidenti atteggiamenti, posizioni, radicalismi che poco hanno a che vedere con i valori fondativi del nostro movimento liberale fatto di rispetto delle Istituzioni, senso dello Stato e tolleranza”. Nella nota su carta intestata del suo ministero, la De Girolamo da un lato ha ricordato di aver “adempiuto alle richieste del presidente Berlusconi” per spirito di servizio, dall’altro ha sottolineato di non poter tacere la sua contrarietà all’azione dei falchi. “In attesa di un chiarimento interno, che auspico immediato e definitivo e confermando la mia assoluta lealtà al presidente Berlusconi - ha aggiunto il ministro - dichiaro sin d’ora che intendo proseguire sulla strada di quei valori, non riconoscendomi in strappi estremi ed estranei alla cultura e alla sensibilità dei nostri elettori e sostenitori”.

Anche altri parlamentari Pdl si defilano. Sacconi: “No a derive estremiste”
Non solo ministri contro Berlusconi. Oltre a Cicchitto, infatti, anche Maurizio Sacconi ha sparato a zero contro l’andazzo dominante all’interno di Forza Italia. “Moltissimi elettori e militanti del Pdl non condividono la deriva estremista del partito” ha detto l’ex ministro e attuale senatore Pdl, che poi ha attaccato i “cattivi consiglieri del Presidente Berlusconi” e chiesto ad Angelino Alfano di rappresentare le esigenze di “molti” nel partito.

Parere leggermente diverso, ma comunque significativo da parte di Osvaldo Napoli, uno dei fedelissimi di B., per il quale, però, è arrivato il tempo dei distinguo. “Il presidente Napolitano, e con lui il premier Letta, ha in mano le chiavi per riportare la situazione sul binario della ragionevolezza. Anche nel Pdl, però, è ora che qualche radicale si imponga di contare fino a 10, se necessario anche oltre, evitando di confondere il Quirinale con la Casa Rosada” ha detto Napoli. Per l’esponente di spicco del Pdl, Letta deve aver cura “di non frantumare ulteriormente quel che già è rotto” anche perché “questa maggioranza non ha alternative. Chi pensa che ne abbia, lo dice perché vuole portare a una conclusione traumatica la legislatura”. Per quanto riguarda il suo partito, invece, Napoli ha sottolineato come “nel PdL deve aprirsi una riflessione ampia e approfondita su quello che è successo, partendo da un presupposto chiaro: la leadership di Silvio Berlusconi non è in discussione e mai può esserlo messa. Ma le procedure per assumere decisioni rilevanti vanno cambiate – ha detto Napoli – La nostra aspirazione di essere la grande forza moderata e riformista dell’Italia non può essere umiliata da chi pensa di combattere come l’ultimo giapponese sull’isola di Guam”. Un messaggio molto chiaro all’indirizzo dei falchi.

Anche Carlo Giovanardi, dopo quanto detto ieri, conferma la sua contrarietà rispetto alla linea dura scelta dal partito. “Mi trovo in perfetta sintonia con le valutazioni espresse da Gaetano Quagliariello e da Maurizio Sacconi relative alla necessita di abbandonare derive estremiste mantenendo ferma la rotta dei moderati del Pdl sul bene comune dell’Italia” ha detto il senatore.

Capezzone: “Amici di partito non cadano in trappola centrosinistra”
Voce fuori dal coro quella di Daniele Capezzone. L’ex radicale, infatti, non accusa chi dissente dalla linea scelta dal Cavaliere, ma mette in guardia dalle trappole del centrosinistra. “Mi sento di dire con rispetto e vera amicizia ad alcuni colleghi di partito di non cadere nella trappola politico-mediatica che la sinistra cerca di costruire a proprio vantaggio” ha detto il Presidente della Commissione Finanze della Camera e Coordinatore dei dipartimenti del Pdl. “Lo schema – è stato il suo pensiero – è ben noto, e ha già diversi precedenti: la sinistra politica e giornalistica esalta, accentua e soprattutto accende i riflettori sulle vere o presunte distinzioni nel centrodestra, poi usa spregiudicatamente chi, anche in totale buona fede, si dovesse prestare, e infine getta via i limoni spremuti, una volta che la “funzione” sia stata svolta”. Capezzone, poi, ha parlato anche del futuro del partito, che vede in linea con lo schema del partito repubblicano americano: “Un leader (che abbiamo la fortuna di avere), un nocciolo programmatico ristretto e condiviso (a partire dai temi economici), e per il resto un grande pluralismo di culture e sensibilità, nel rispetto di tutti, e con attenzione sia al radicamento territoriale tradizionale sia ai vecchi media sia ai nuovi media” è lo schema proposto da Capezzone. “C’è spazio per tutti, e la maggioranza degli italiani alternativi a questa sinistra non comprenderebbe – credo – distinzioni introvertite e politiciste. Buon lavoro a noi tutti, intorno al presidente Berlusconi, dunque” ha concluso.

Bondi: “Partito deve essere unito attorno al capo”
Alla luce di quanto detto da Cicchitto, Quagliariello e Lorenzin, ha il sapore della dichiarazione di facciata l’uscita di Sandro Bondi, convinto che “questo è il momento in cui dobbiamo dimostrare tutto quello che diciamo da anni, e cioè che siamo un partito vero, un partito unito che si riconosce senza distinzioni su alcuni valori essenziali e una comune visione della società”. A sentire il coordinatore di Forza Italia, il partito deve dimostrare di essere “una comunità che ha la coscienza di una storia onorevole da difendere, un corpo politico che si ribella a una terribile persecuzione giudiziaria contro un leader che rende possibile la sopravvivenza stessa in Italia di un centrodestra non succube della sinistra, un leader attorno al quale dobbiamo stringerci, oggi come non mai, – ha concluso – per testimoniare la nostra fede nella libertà”.

Bondi, poi, si è riferito direttamente ai dissidenti per cercare di ristabilire l’ordine delle cose. “Agli amici Quagliarello e Lorenzin vorrei dire che la guida di Forza Italia e dei moderati è saldamente nelle mani del presidente Berlusconi, il quale in questi giorni ha consultato in seduta permanente sia i gruppi parlamentari, sia la nostra delegazione ministeriale, sia tutti i dirigenti del partito. Sappiamo tutti le sfide drammatiche in cui siamo impegnati e siamo tutti ben consapevoli che sugli obiettivi fondamentali del nostro impegno politico non vi è fra di noi alcuna divergenza” ha detto Bondi. Così, però, non è: il Pdl perde pezzi da novanta, non tutti sono disponibili a seguire il capo, l’unità non c’è più. E probabilmente verrà sancito domani, quando alle 17, presso la Sala della Regina della Camera, si terrà l’assemblea congiunta dei gruppi Pdl a cui prenderà parte anche Silvio Berlusconi. L’incontro servirà a fare il punto della situazione dopo la decisione del Cavaliere di staccare la spina al governo Letta.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09 ... mi/727262/

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 29/09/2013, 22:37
da camillobenso
Vox populi


3690 interventi alla 22,31 del 29 settembre 2013 sono troppi da postare.

Sono visibili in:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09 ... mi/727262/


Qualcuno significativo o divertente.

d p • 32 minuti fa −
In queste ore concitate tutta la mia solidarietà va alla giovane badante dell'anziano pervertito, costretta probabilmente a disgustosi straordinari post festeggiamenti
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umberto nardi • 37 minuti fa −
non date retta,a questi finti pentiti..ora che la fine è vicina,improvvisamente alfano e compagni diventano responsabili...mentre fino al giorno prima difendevano a spadatratta il cazzaro di arcore.poveri illusi chi vi crede!! dovete sparire insieme al vostro amato leader di sta cippa!
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ITAGLIANO EUROPEO • 41 minuti fa
Nell'indagine sulla Tav di Firenze che ha portato in carcere Maria Rita Lorenzetti del Pd, spuntano "amici" di Massimo D'Alema, Marcello Dell'Utri, Angelino Alfano, Anna Finocchiaro e Gianni Letta. Uniti per spartirsi tutto.

LARGHE INTESE E GIORGIO NON POTEVA NON SAPERE
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ITAGLIANO EUROPEO ITAGLIANO EUROPEO • 40 minuti fa
Negli ambienti giudiziari la chiamano «larga intesa degli affari» e accomuna, di fatto, esponenti politici di destra e di sinistra. Tutti insieme appassionatamente, in un gioco abilissimo e sotterraneo di nomi e prestanome: si palesano solo i volti di professionisti e tecnici, ma le loro ombre celano segretari di partito, ministri, presidenti di gruppi parlamentari, capi correnti, deputati e senatori. I pupari. E le marionette. Per muovere affari di milioni, velocizzare pratiche di appalti pubblici, approvare decreti per favorire imprese amiche, cambiare componenti di commissioni di vigilanza e authority. Di fatto, svuotare le istituzioni e piegare le regole democratiche in uno spoil system che genera un sistema viziato.
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ITAGLIANO EUROPEO ITAGLIANO EUROPEO • 39 minuti fa −
Al centro di questo giro c'è un geologo siciliano del Pd, Walter Bellomo, arrestato dai carabinieri del Ros di Firenze: in passato ha fatto parte del Pci, e nel 1996 è stato segretario del Pds a Palermo ed ha tentato attraverso esponenti di vertice del Pd di entrare a far parte della giunta del governatore siciliano Rosario Crocetta. Bellomo è componente della commissione Valutazione impatto ambientale del ministero dell'Ambiente, fondamentale per varare qualunque opera, per gli inquirenti il suo ruolo era strategico: facilitatore di appalti.
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Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 29/09/2013, 22:50
da camillobenso
margrant • un'ora fa −
per favore,redazione del Fatto...riportate anche i commenti delle vostre portiere, dei tassisti di Vigevano,di Madonna e del mio vicino di casa, ma risparmiateci quelli di Capezzone!!!!!!! BASTA!
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Anticomunista • un'ora fa −
TUTTI QUESTI MERCENARI E TRADITORI DI SILVIO

SI RICORDINO BENE LA PARABOLA POLITICA DI FINI...

NON C'E' ALTERNATIVA A FORZA ITALIA

O SI STA CON SILVIO, O SI STA CON IL REGIME COMUNISTA
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Bafffone • 2 ore fa −
Scusate una domanda tremenda.
Come faranno i coniugi BOCCIA-DIGIROLAMO?
Aderisce lei al PD o va lui nel PDL.
L'importante è conservare due stipendi e tante auto blu.
Alla figlia avranno già dato il passeggino blu e la scorta.
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