Re: Come se ne viene fuori ?
Inviato: 01/10/2013, 18:21
http://notizie.virgilio.it/politica/mon ... rante.html
Pdl spaccato. E scende in campo Marina Berlusconi. Foto e video
La figlia del Cavaliere pronta a guidare Forza Italia. Alfano: "Votiamo fiducia"; Bondi: "Solo se lo chiede Berlusconi"
Ore febbrili per il Pdl, ma anche per il governo. Dopo un faccia a faccia durato più di tre ore tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano e l'intensificarsi delle voci su una imminente scissione delle "colombe", pronte a votare la fiducia domani a Letta, l'ambasciatore Gianni Letta si reca a palazzo Chigi. Nella sede del Governo, anche Fabrizio Cicchitto e lo stesso Alfano. Sul tavolo, viene spiegato, l'ultima mediazione offerta dal Cavaliere, sotto pressione del segretario Alfano e dei ministri dimissionari: il tentativo di salvare il governo, evitando il voto di fiducia domani al Senato. Un modo, viene ancora spiegato, per evitare allo stesso tempo la spaccatura del Pdl. Questa mattina diversi big del Popolo delle Libertà si erano recati a palazzo Grazioli per avvertire l'ex premier che una trentina di senatori era pronta allo strappo.
E il senatore del Pdl, Carlo Giovanardi, schierato fra le "colombe", avverte: "Abbiamo i numeri, siamo anche più di 40 e siamo fermi nel voler mantenere l'equilibrio di governo: Per questo voteremo la fiducia". E osserva che "la situazione è in evoluzione e può anche darsi che, alla fine, non solo noi ma tutto il gruppo voti la fiducia", ma Giovanardi ha molto chiaro un concetto: "La linea dei falchi è del tutto minoritaria nel partito". In altre parole, quei 40 senatori Pdl pronti a votare la fiducia a Letta non sono "scissionisti": "Scissionisti - puntualizza l'esponente cattolico - sono quelli che si pongono fuori dalla linea del partito, esce dai gruppi e vuole fondare Forza Italia, non - rivendica - chi rimane fermo sulle nostre posizioni fondatrici". E conclude: "Allora è molto semplice: c'è chi vuole che rinasca Forza Italia ma tanti, tantissimi, vogliono restare dove sono, nel Pdl".
Gli fa eco Angelino Alfano, pure schierato sulla stessa posizione: "Rimango fermamente convinto che tutto il nostro partito domani debba votare la fiducia al governo. Non ci sono gruppi o gruppetti", dice il segretario del Pdl. Il nodo da sciogliere, però, resta quello della decadenza di Silvio Berlusconi da senatore: il Cavaliere insiste affinché perlomeno si rinvii la partita al Senato. Pronta la replica del "fedelissimo" del Cavaliere, Sandro Bondi, coordinatore del Pdl: "A questo punto, pur essendo convinto che la cosa migliore sia sfiduciare questo governo, voterò la fiducia solo se me lo chiedesse il Presidente Silvio Berlusconi. Nessun altro".
MARINA BERLUSCONI PRONTA A SCENDERE IN CAMPO - Dopo mesi di indiscrezioni puntualmente smentite, Marina Berlusconi sarebbe ora pronta a scendere in campo per guidare la rinata Forza Italia. Fonti del Pdl, che chiedono il più stretto anonimato, riferiscono che la primogenita del Cavaliere avrebbe manifestato in queste ore tutta la sua rabbia e indignazione nei confronti di quella parte del Pdl pronta a girare le spalle all'ex premier e votare la fiducia al governo Letta. Le stesse fonti riferiscono che l'epiteto utilizzato da Marina Berlusconi per definire i pidiellini pronti alla scissione è di "traditori". Nessuna decisione definitiva sarebbe stata presa al momento, ma la tentazione della presidente Mondadori sarebbe molto forte. Un'ipotesi, secondo le stesse fonti, sulla quale Marina starebbe ragionando, ma non ne avrebbe ancora discusso in termini definitivi nemmeno con il padre.
SANTANCHE' - "Mi risulta che il segretario Alfano ha chiesto la mia testa come condizione per mantenere l'unità del Pdl-Forza Italia. Detto che ciò dimostra la strumentalità della protesta in corso da parte dei nostri ministri dimissionari, non voglio offrire alibi a manovre oscure e pericolose", afferma Daniela Santanché. "Pertanto la mia testa la offro spontaneamente al segretario Alfano, su un vassoio d'argento, perchè l'unica cosa che mi interessa per il bene dei nostri elettori e dell'Italia è che su quel vassoio non ci finisca quella del presidente Berlusconi", conclude la 'Pitonessa'.
BERLUSCONI: "LETTA E NAPOLITANO INAFFIDABILI" - "Enrico Letta e Giorgio Napolitano avrebbero dovuto rendersi conto che, non ponendo la questione della tutela dei diritti politici del leader del centrodestra nazionale, distruggevano un elemento essenziale della loro credibilità e minavano le basi della democrazia parlamentare". E' un passaggio della lunga lettera, inviata al direttore di Tempi, che sarà pubblicata nel prossimo numero del settimanale, in cui Silvio Berlusconi spiega i motivi della decisione di "porre un termine al governo Letta". "Come può essere affidabile - prosegue l'ex premier - chi non riesce a garantire l'agibilità politica neanche al proprio fondamentale partner di governo e lascia che si proceda al suo assassinio politico per via giudiziaria?".
"Ho scelto la via del ritorno al giudizio del popolo non per i 'miei guai giudiziari' ma perché si è nettamente evidenziata la realtà di un governo radicalmente ostile al suo stesso compagno di cosiddette 'larghe intese'". Anzi, di "un governo che non vuole una forza organizzata di centrodestra in grado di riequilibrarne la sua linea ondivaga e subalterna ai soliti poteri interni e internazionali", aggiunge Berlusconi in uno dei passaggi della lettera. L'ex premier dice poi di voler recuperare "quanto di positivo è stato fatto ed elaborato, per esempio in tema di riforme istituzionali, da questo governo che, ripeto, io per primo ho voluto per il bene dell'Italia e che io per primo - avverte - non avrei abbandonato se soltanto ci fosse stato modo di proseguire su una linea di fattiva, di giusta, di leale collaborazione". Ma spiega anche di non averlo più voluto sostenere "quando Letta ha usato l'aumento dell'Iva come arma di ricatto nei confronti del mio schieramento ho capito che non c'era più margine di trattativa".
"Non solo - aggiunge Berlusconi - quando capisci che l'Italia è un Paese dove la libera iniziativa e la libera impresa del cittadino diventano oggetto di aggressione da ogni parte, dal fisco ai magistrati; quando addirittura - afferma - grandi imprenditori vengono ideologicamente e pubblicamente linciati per l'espressione di un libero pensiero, quando persone che dovrebbero incarnare con neutralità e prudenza il ruolo di rappresentanti delle istituzioni pretendono di insegnarci come si debba essere uomini e come si debba essere donne, come - incalza - si debbano educare i figli e quale tipo di famiglia devono avere gli italiani, insomma, quando lo Stato si fa padrone illiberale e arrogante mentre - accusa ancora - il governo tace e non ha né la forza né la volontà di difendere la libertà e le tasche dei suoi cittadini, allora è bene che la parola ritorni al nostro unico padrone: il popolo italiano".
"Alla fine, però, i settori politicizzati della magistratura sono pervenuti a un'incredibile, ingiusta perché infondata, condanna di ultima istanza nei miei confronti", dice Silvio Berlusconi nella lettera a Tempi, rivendicando la propria linea di responsabilità nei confronti del governo. Quanto alle proprie vicende giudiziarie, il leader Pdl aggiunge che "altre manovre persecutrici procedono in ogni parte d'Italia".
Poi parla di sé in terza persona e spiega che "Berlusconi non è uno di quegli imprenditori fasulli che ha chiuso fabbriche o ha fatto spezzatini di aziende per darsi alla speculazione finanziaria. Berlusconi non è uno di quelli che hanno spolpato Telecom o hanno fatto impresa con gli aiuti di Stato". Il leader Pdl rivendica a suo merito che "Berlusconi è uno dei tanti grandi e piccoli imprenditori che al loro Paese hanno dato lavoro e ricchezza". "Per questo, l'esempio e l'eccellenza di questa Italia che lavora dovevano essere invidiati, perseguitati e annientati dalle forze della conservazione", recrimina con una digressione sul sempre delicatissimo tasto del lodo De Benedetti: "Questo era l'obbiettivo di sentenze come quella che ci ha estorto - così dice il leader Pdl -500 milioni di euro e, pensavano loro, ci avrebbe ridotto sul lastrico".
LO SCONTRO BERLUSCONI-NAPOLITANO - L'incontro tra Berlusconi e Alfano arriva all'indomani dello scontro aperto tra il Cavaliere e il Presidente della Repubblica. La trasmissione Piazza Pulita ha mandato in onda una telefonata in cui Berlusconi dice a proposito della sentenza della Cassazione per il Lodo Mondadori: "Il Capo dello Stato avrebbe telefonato per avere la sentenza prima che venisse pubblicata". immediata la replica di Napolitano: "Invenzione volgarmente diffamatoria nei confronti del Capo dello Stato".
Ecco la trascrizione della telefonata:
Berlusconi: No guarda, non riesco piu' a dormire. X: Dice che son cinquanta giorni che non dormi eh! B: Cinquanta cinque giorni X: Come cavolo fai a reggere? B: Mi metto alla scrivania eh niente, non riesco a dormire. Poi vado a letto e rimango con gli occhi sbarrati B: Tu non riesci ad avere nessuna informazione su quello che e' successo alla...sezione civile della Cassazione per il lodo De Benedetti?! Perche' mi e' stato detto che il Capo dello Stato avrebbe telefonato per avere la sentenza prima che venisse pubblicata. Dopodiche' ha ritelefonato da capo, ha fatto ritelefonare da Lupo al Presidente della Cassazione che ha chiamato il Presidente di Sezione costringendolo a riaprire la camera di consiglio. Cosa che non succede mai! Perche' la sentenza era gia' pronta il 27 di giugno. E riaprendo la camera di consiglio hanno tolto circa duecento milioni di quelli da che De Benedetti doveva avere in meno
LA REPLICA DI NAPOLITANO - E' una cosa gravissima. Quel che sarebbe stato riferito al Senatore Berlusconi circa le vicende della sentenza sul Lodo Mondadori e' semplicemente un'altra delirante invenzione volgarmente diffamatoria nei confronti del Capo dello Stato. E' quanto si apprende dall'ufficio stampa della Presidenza della Repubblica. "E' pura fantascienza. E' evidente che non c'e' mai stata una cosa di questo genere". Cosi' il primo presidente di Cassazione, Giorgio Santacroce, risponde a chi gli chiede un commento sul fuori onda di Berlusconi in cui l'ex premier parla di pressioni fatte dal capo dello Stato Giorgio Napolitano sui giudici della Suprema Corte in relazione alla recente sentenza sul Lodo Mondadori.
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Ciao
Paolo11
Pdl spaccato. E scende in campo Marina Berlusconi. Foto e video
La figlia del Cavaliere pronta a guidare Forza Italia. Alfano: "Votiamo fiducia"; Bondi: "Solo se lo chiede Berlusconi"
Ore febbrili per il Pdl, ma anche per il governo. Dopo un faccia a faccia durato più di tre ore tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano e l'intensificarsi delle voci su una imminente scissione delle "colombe", pronte a votare la fiducia domani a Letta, l'ambasciatore Gianni Letta si reca a palazzo Chigi. Nella sede del Governo, anche Fabrizio Cicchitto e lo stesso Alfano. Sul tavolo, viene spiegato, l'ultima mediazione offerta dal Cavaliere, sotto pressione del segretario Alfano e dei ministri dimissionari: il tentativo di salvare il governo, evitando il voto di fiducia domani al Senato. Un modo, viene ancora spiegato, per evitare allo stesso tempo la spaccatura del Pdl. Questa mattina diversi big del Popolo delle Libertà si erano recati a palazzo Grazioli per avvertire l'ex premier che una trentina di senatori era pronta allo strappo.
E il senatore del Pdl, Carlo Giovanardi, schierato fra le "colombe", avverte: "Abbiamo i numeri, siamo anche più di 40 e siamo fermi nel voler mantenere l'equilibrio di governo: Per questo voteremo la fiducia". E osserva che "la situazione è in evoluzione e può anche darsi che, alla fine, non solo noi ma tutto il gruppo voti la fiducia", ma Giovanardi ha molto chiaro un concetto: "La linea dei falchi è del tutto minoritaria nel partito". In altre parole, quei 40 senatori Pdl pronti a votare la fiducia a Letta non sono "scissionisti": "Scissionisti - puntualizza l'esponente cattolico - sono quelli che si pongono fuori dalla linea del partito, esce dai gruppi e vuole fondare Forza Italia, non - rivendica - chi rimane fermo sulle nostre posizioni fondatrici". E conclude: "Allora è molto semplice: c'è chi vuole che rinasca Forza Italia ma tanti, tantissimi, vogliono restare dove sono, nel Pdl".
Gli fa eco Angelino Alfano, pure schierato sulla stessa posizione: "Rimango fermamente convinto che tutto il nostro partito domani debba votare la fiducia al governo. Non ci sono gruppi o gruppetti", dice il segretario del Pdl. Il nodo da sciogliere, però, resta quello della decadenza di Silvio Berlusconi da senatore: il Cavaliere insiste affinché perlomeno si rinvii la partita al Senato. Pronta la replica del "fedelissimo" del Cavaliere, Sandro Bondi, coordinatore del Pdl: "A questo punto, pur essendo convinto che la cosa migliore sia sfiduciare questo governo, voterò la fiducia solo se me lo chiedesse il Presidente Silvio Berlusconi. Nessun altro".
MARINA BERLUSCONI PRONTA A SCENDERE IN CAMPO - Dopo mesi di indiscrezioni puntualmente smentite, Marina Berlusconi sarebbe ora pronta a scendere in campo per guidare la rinata Forza Italia. Fonti del Pdl, che chiedono il più stretto anonimato, riferiscono che la primogenita del Cavaliere avrebbe manifestato in queste ore tutta la sua rabbia e indignazione nei confronti di quella parte del Pdl pronta a girare le spalle all'ex premier e votare la fiducia al governo Letta. Le stesse fonti riferiscono che l'epiteto utilizzato da Marina Berlusconi per definire i pidiellini pronti alla scissione è di "traditori". Nessuna decisione definitiva sarebbe stata presa al momento, ma la tentazione della presidente Mondadori sarebbe molto forte. Un'ipotesi, secondo le stesse fonti, sulla quale Marina starebbe ragionando, ma non ne avrebbe ancora discusso in termini definitivi nemmeno con il padre.
SANTANCHE' - "Mi risulta che il segretario Alfano ha chiesto la mia testa come condizione per mantenere l'unità del Pdl-Forza Italia. Detto che ciò dimostra la strumentalità della protesta in corso da parte dei nostri ministri dimissionari, non voglio offrire alibi a manovre oscure e pericolose", afferma Daniela Santanché. "Pertanto la mia testa la offro spontaneamente al segretario Alfano, su un vassoio d'argento, perchè l'unica cosa che mi interessa per il bene dei nostri elettori e dell'Italia è che su quel vassoio non ci finisca quella del presidente Berlusconi", conclude la 'Pitonessa'.
BERLUSCONI: "LETTA E NAPOLITANO INAFFIDABILI" - "Enrico Letta e Giorgio Napolitano avrebbero dovuto rendersi conto che, non ponendo la questione della tutela dei diritti politici del leader del centrodestra nazionale, distruggevano un elemento essenziale della loro credibilità e minavano le basi della democrazia parlamentare". E' un passaggio della lunga lettera, inviata al direttore di Tempi, che sarà pubblicata nel prossimo numero del settimanale, in cui Silvio Berlusconi spiega i motivi della decisione di "porre un termine al governo Letta". "Come può essere affidabile - prosegue l'ex premier - chi non riesce a garantire l'agibilità politica neanche al proprio fondamentale partner di governo e lascia che si proceda al suo assassinio politico per via giudiziaria?".
"Ho scelto la via del ritorno al giudizio del popolo non per i 'miei guai giudiziari' ma perché si è nettamente evidenziata la realtà di un governo radicalmente ostile al suo stesso compagno di cosiddette 'larghe intese'". Anzi, di "un governo che non vuole una forza organizzata di centrodestra in grado di riequilibrarne la sua linea ondivaga e subalterna ai soliti poteri interni e internazionali", aggiunge Berlusconi in uno dei passaggi della lettera. L'ex premier dice poi di voler recuperare "quanto di positivo è stato fatto ed elaborato, per esempio in tema di riforme istituzionali, da questo governo che, ripeto, io per primo ho voluto per il bene dell'Italia e che io per primo - avverte - non avrei abbandonato se soltanto ci fosse stato modo di proseguire su una linea di fattiva, di giusta, di leale collaborazione". Ma spiega anche di non averlo più voluto sostenere "quando Letta ha usato l'aumento dell'Iva come arma di ricatto nei confronti del mio schieramento ho capito che non c'era più margine di trattativa".
"Non solo - aggiunge Berlusconi - quando capisci che l'Italia è un Paese dove la libera iniziativa e la libera impresa del cittadino diventano oggetto di aggressione da ogni parte, dal fisco ai magistrati; quando addirittura - afferma - grandi imprenditori vengono ideologicamente e pubblicamente linciati per l'espressione di un libero pensiero, quando persone che dovrebbero incarnare con neutralità e prudenza il ruolo di rappresentanti delle istituzioni pretendono di insegnarci come si debba essere uomini e come si debba essere donne, come - incalza - si debbano educare i figli e quale tipo di famiglia devono avere gli italiani, insomma, quando lo Stato si fa padrone illiberale e arrogante mentre - accusa ancora - il governo tace e non ha né la forza né la volontà di difendere la libertà e le tasche dei suoi cittadini, allora è bene che la parola ritorni al nostro unico padrone: il popolo italiano".
"Alla fine, però, i settori politicizzati della magistratura sono pervenuti a un'incredibile, ingiusta perché infondata, condanna di ultima istanza nei miei confronti", dice Silvio Berlusconi nella lettera a Tempi, rivendicando la propria linea di responsabilità nei confronti del governo. Quanto alle proprie vicende giudiziarie, il leader Pdl aggiunge che "altre manovre persecutrici procedono in ogni parte d'Italia".
Poi parla di sé in terza persona e spiega che "Berlusconi non è uno di quegli imprenditori fasulli che ha chiuso fabbriche o ha fatto spezzatini di aziende per darsi alla speculazione finanziaria. Berlusconi non è uno di quelli che hanno spolpato Telecom o hanno fatto impresa con gli aiuti di Stato". Il leader Pdl rivendica a suo merito che "Berlusconi è uno dei tanti grandi e piccoli imprenditori che al loro Paese hanno dato lavoro e ricchezza". "Per questo, l'esempio e l'eccellenza di questa Italia che lavora dovevano essere invidiati, perseguitati e annientati dalle forze della conservazione", recrimina con una digressione sul sempre delicatissimo tasto del lodo De Benedetti: "Questo era l'obbiettivo di sentenze come quella che ci ha estorto - così dice il leader Pdl -500 milioni di euro e, pensavano loro, ci avrebbe ridotto sul lastrico".
LO SCONTRO BERLUSCONI-NAPOLITANO - L'incontro tra Berlusconi e Alfano arriva all'indomani dello scontro aperto tra il Cavaliere e il Presidente della Repubblica. La trasmissione Piazza Pulita ha mandato in onda una telefonata in cui Berlusconi dice a proposito della sentenza della Cassazione per il Lodo Mondadori: "Il Capo dello Stato avrebbe telefonato per avere la sentenza prima che venisse pubblicata". immediata la replica di Napolitano: "Invenzione volgarmente diffamatoria nei confronti del Capo dello Stato".
Ecco la trascrizione della telefonata:
Berlusconi: No guarda, non riesco piu' a dormire. X: Dice che son cinquanta giorni che non dormi eh! B: Cinquanta cinque giorni X: Come cavolo fai a reggere? B: Mi metto alla scrivania eh niente, non riesco a dormire. Poi vado a letto e rimango con gli occhi sbarrati B: Tu non riesci ad avere nessuna informazione su quello che e' successo alla...sezione civile della Cassazione per il lodo De Benedetti?! Perche' mi e' stato detto che il Capo dello Stato avrebbe telefonato per avere la sentenza prima che venisse pubblicata. Dopodiche' ha ritelefonato da capo, ha fatto ritelefonare da Lupo al Presidente della Cassazione che ha chiamato il Presidente di Sezione costringendolo a riaprire la camera di consiglio. Cosa che non succede mai! Perche' la sentenza era gia' pronta il 27 di giugno. E riaprendo la camera di consiglio hanno tolto circa duecento milioni di quelli da che De Benedetti doveva avere in meno
LA REPLICA DI NAPOLITANO - E' una cosa gravissima. Quel che sarebbe stato riferito al Senatore Berlusconi circa le vicende della sentenza sul Lodo Mondadori e' semplicemente un'altra delirante invenzione volgarmente diffamatoria nei confronti del Capo dello Stato. E' quanto si apprende dall'ufficio stampa della Presidenza della Repubblica. "E' pura fantascienza. E' evidente che non c'e' mai stata una cosa di questo genere". Cosi' il primo presidente di Cassazione, Giorgio Santacroce, risponde a chi gli chiede un commento sul fuori onda di Berlusconi in cui l'ex premier parla di pressioni fatte dal capo dello Stato Giorgio Napolitano sui giudici della Suprema Corte in relazione alla recente sentenza sul Lodo Mondadori.
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Ciao
Paolo11