Re: Come se ne viene fuori ?
Inviato: 05/10/2013, 19:54
La lunga agonia italiana – 57
Un drammatico vuoto di potere - 47
I giorni della follia - 44
Dal film : Il Caimano parte seconda - 4
Il nuovo film sul Caimano parte seconda, viene girato in diretta senza la regia di Nanni Moretti.
Questo è il documentario della fine del Caimano che Nanni non ha mai scritto.
*
05 OTT 2013 14:56
PASSARE LA MANO PER TENERE LA MANO - IL BANANA SCONFITTO VUOLE INTESTARSI L’INCORONAZIONE DI ALFANO, CHE NON LO MOLLA AFFATTO
Altro che “diversamente berlusconiano”: con la scusa della decadenza, Angelino è tornato al fianco di Silvio e invoca l’unità del Pdl a tutti i costi - Non vuole fare gli errori del Pci-Pds che sperò di incassare tutti i voti di Craxi dopo la sua fine ingloriosa, e invece non ne prese neanche uno…
1. IL DOPPIO PASSO DELL'EX PREMIER PER IL RICAMBIO
Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"
L'ira di Berlusconi sarà oggi il riflesso condizionato dei titoli di giornale che per venti anni hanno descritto in ciclostile la reazione del Cavaliere alle azioni della magistratura. Ma ieri il leader del centrodestra non era più irato, era affranto, piegato dal verdetto della Giunta del Senato che ne ha chiesto la decadenza da parlamentare: «Non pensavo potesse finire così per un uomo con la mia storia», ha commentato, inabissandosi nei ricordi di stagioni piene di successi e di primati. Eppure, nonostante la sconfitta, si riserva ancora un guizzo per non mostrarsi vinto: intestarsi nel suo partito il ricambio generazionale.
L'aveva confidato un paio di anni fa che non avrebbe lasciato la scena senza lasciare la propria impronta, «non me ne andrò finché non avrò portato a compimento il mio progetto: dar vita al più grande ricambio generazionale della storia».
E adesso che il momento si avvicina, ora che la sentenza sul caso Mediaset gli impone di delegare la guida della sua creatura politica, Berlusconi medita di affidarsi a una squadra rinnovata e guidata da «Angelino», che oggi rappresenta l'unica certezza in quegli schemi ancora confusi, disegnati su fogli di carta scarabocchiati e poi appallottolati.
Le liturgie e le procedure su cui gli altri prestano attenzione non lo appassionano, e quando li vede accapigliarsi rispolvera un termine che non è servito a evitargli l'onta personale: pacificazione.
«Chi è contro la pacificazione è contro il partito», dunque è fuori. Potrà bastare per sedare la rissa? Lui ci prova a tenerli uniti, e Alfano è partecipe del progetto, anzi lo incoraggia, pronto a lavorare insieme a Fitto, alla Carfagna e alla Gelmini (ostili nell'ultima fase al vice premier) ma non più da «primus inter pares» bensì da uomo forte del Pdl. Così alla generazione dei quarantenni che portò con sé a palazzo Chigi, il Cavaliere darebbe il compito di proseguire la sua azione, restando il dominus, il punto di riferimento.
Come sempre accade quando le trattative giungono alla stretta finale, è questo il momento più delicato: un passo falso pregiudicherebbe l'intera operazione, invisa ai falchi degli opposti schieramenti.
E non c'è dubbio che a una rinnovata linea del partito servirà anche far seguire il ricambio generazionale, ma serviranno gli «esercizi di ragionevolezza» invocati ieri dalla figlia Marina Berlusconi in nome del padre. E servirà che abbiano la meglio quelle «persone di buona volontà» - come le chiama Confalonieri - e che «sono all'opera». Si capisce il motivo per cui dietro il Cavaliere, spingano i familiari e gli amici di una vita.
E si capisce la prudenza con cui si sta muovendo «Angelino».
Il segretario di un Pdl che al momento non c'è più deve tenersi in equilibrio, tra chi continua ad additarlo come un «traditore» e chi gli prospetta la rottura e l'approdo nella terra promessa del Ppe, dimenticando che nella famiglia dei Popolari europei ci sono già da anni, visto che lì ce li ha portati Berlusconi. E in queste linee di frattura c'è chi - tra gli «alleati» di governo - prova a inserirsi, tentando di dettare la linea, magari per potare il centrodestra e trasformarlo in un cespuglio da porre come pianta ornamentale accanto al Pd, come una ruota di scorta, come ennesima formazione dello «zero virgola» da usare e poi da rottamare.
Alfano è consapevole dei rischi, ma finora si è mosso seguendo una rotta che lui stesso ha tracciato e che ha fissata su due punti cardinali. Il primo è che «noi non commetteremo l'errore dei partiti della Prima Repubblica. Noi non ci divideremo». Il secondo è che «o il governo Letta è appoggiato da tutto il Pdl, o perde la sua natura ispiratrice e si trasforma in un governo di sinistra».
Ecco perché ieri la presenza del ministro dell'Interno a fianco di Berlusconi nel momento in cui il Senato muoveva il primo passo verso la decadenza del Cavaliere - e poco dopo che Napolitano si era complimentato per la sua missione a Lampedusa - aveva un forte valore simbolico, più forte del comunicato di solidarietà contro l'atto della Giunta.
Se dopo un ventennio Berlusconi darà vita al ricambio generazionale, dentro un accordo di regole condivise, compirà l'operazione di passar la mano tenendo la mano. È questa d'altronde l'unica strada per il Pdl, per evitare di commettere l'errore compiuto venti anni fa dal Pci-Pds, che sulle spoglie del craxismo pensò di incassare i voti socialisti. Non ne prese uno.
**
2.«NON È PIÙ UNO STATO DI DIRITTO» BERLUSCONI CONTINUA A LOTTARE 1
R. R. per il "Corriere della Sera"
«Vogliono eliminarmi per via giudiziaria». Silvio Berlusconi affida a una nota scritta il commento sul voto della giunta per le elezioni del Senato, primo passo per la decadenza da senatore che dovrà però essere ratificata in via definitiva dall'aula di Palazzo Madama tra una ventina di giorni con uno scrutinio segreto. Il suo giudizio è durissimo, benché la pronuncia fosse in qualche modo prevista dato il rapporto di forze interno all'organismo parlamentare. «Questa indegna decisione - sostiene l'ex premier - è stata il frutto di una non corretta applicazione di una legge e della precisa volontà di eliminare per via giudiziaria un avversario politico che non si è riusciti a eliminare nelle urne attraverso i mezzi della democrazia».
A giudizio del Cavaliere «la democrazia di un Paese si misura dal rispetto delle norme fondamentali poste a tutela di ogni cittadino». Non solo, insiste Berlusconi lanciando l'accusa più pesante: «Violando i principi della Convenzione europea e della Corte costituzionale sulla imparzialità dell'organo decidente e sulla irretroattività delle norme penali, oggi sono venuti meno i principi basilari di uno stato di diritto. Quando si viola lo stato di diritto si colpisce al cuore la democrazia».
La decisione della giunta per elezioni ha molto amareggiato l'ex premier che, rivela un esponente a lui assai vicino, è di «umore nero» e ripete a tutti «sono innocente, sono tra i maggiori contribuenti del Paese, non ho frodato il fisco». Ma nel giorno in cui si avvia la procedura per la decadenza, gli esponenti del Pdl-Forza Italia di ogni osservanza tornano a unirsi nella difesa del Cavaliere, dopo essersi divisi nei giorni scorsi sulla fiducia al governo. Angelino Alfano osserva che «la risposta della giunta è un accelerazione anomala nelle procedure e svela un accanimento che nulla ha a che vedere con la giustizia».
Fabrizio Cicchitto si interroga se «questa decisione, inficiata da palesi irregolarità, verrà sancita dall'Aula». Aggiunge Sergio Pizzolante: «Quello del Pd è un gravissimo errore politico. Testimonia che la sinistra italiana non riesce a liberarsi dal condizionamento di una parte della magistratura. È una anomalia solo italiana, che mina le basi della democrazia». Osvaldo Napoli ritiene che quella di ieri sia stata «una giornata funerea per la democrazia».
Per Raffaele Fitto «è una decisione politica dettata dall'odio e dalla smania di fare fuori per via giudiziaria l'avversario politico di sempre, mai battuto alle urne». Daniela Santanché denuncia: «All'infamia politica si aggiunge un'infamia giudiziaria». E Anna Maria Bernini parla di «strage di diritto, della democrazia e del rispetto che si deve a un uomo, un leader forte del consenso di 9 milioni di italiani che lo ho hanno votato e ne sono rappresentati». Per Enrico Costa si è trattato di «un killeraggio politico con l'aggravante della premeditazione». «È un'offesa ai milioni di italiani», tuona Michela Vittoria Brambilla.
Quanto avvenuto nella giunta del Senato, rimarca Mariastella Gelmini, «segna in maniera indelebile una stagione in cui l'uso politico della giustizia ha raggiunto il punto più basso ed evidenzia l'affermarsi dentro il nostro maggiore alleato di governo dell'anima giustizialista che cerca di ridurre al silenzio Berlusconi». Insomma, si domanda Sandro Bondi: «Come possiamo assistere a una defenestrazione di Berlusconi da parte di un partito con il quale collaboriamo in Parlamento e al governo?».
Un drammatico vuoto di potere - 47
I giorni della follia - 44
Dal film : Il Caimano parte seconda - 4
Il nuovo film sul Caimano parte seconda, viene girato in diretta senza la regia di Nanni Moretti.
Questo è il documentario della fine del Caimano che Nanni non ha mai scritto.
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05 OTT 2013 14:56
PASSARE LA MANO PER TENERE LA MANO - IL BANANA SCONFITTO VUOLE INTESTARSI L’INCORONAZIONE DI ALFANO, CHE NON LO MOLLA AFFATTO
Altro che “diversamente berlusconiano”: con la scusa della decadenza, Angelino è tornato al fianco di Silvio e invoca l’unità del Pdl a tutti i costi - Non vuole fare gli errori del Pci-Pds che sperò di incassare tutti i voti di Craxi dopo la sua fine ingloriosa, e invece non ne prese neanche uno…
1. IL DOPPIO PASSO DELL'EX PREMIER PER IL RICAMBIO
Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"
L'ira di Berlusconi sarà oggi il riflesso condizionato dei titoli di giornale che per venti anni hanno descritto in ciclostile la reazione del Cavaliere alle azioni della magistratura. Ma ieri il leader del centrodestra non era più irato, era affranto, piegato dal verdetto della Giunta del Senato che ne ha chiesto la decadenza da parlamentare: «Non pensavo potesse finire così per un uomo con la mia storia», ha commentato, inabissandosi nei ricordi di stagioni piene di successi e di primati. Eppure, nonostante la sconfitta, si riserva ancora un guizzo per non mostrarsi vinto: intestarsi nel suo partito il ricambio generazionale.
L'aveva confidato un paio di anni fa che non avrebbe lasciato la scena senza lasciare la propria impronta, «non me ne andrò finché non avrò portato a compimento il mio progetto: dar vita al più grande ricambio generazionale della storia».
E adesso che il momento si avvicina, ora che la sentenza sul caso Mediaset gli impone di delegare la guida della sua creatura politica, Berlusconi medita di affidarsi a una squadra rinnovata e guidata da «Angelino», che oggi rappresenta l'unica certezza in quegli schemi ancora confusi, disegnati su fogli di carta scarabocchiati e poi appallottolati.
Le liturgie e le procedure su cui gli altri prestano attenzione non lo appassionano, e quando li vede accapigliarsi rispolvera un termine che non è servito a evitargli l'onta personale: pacificazione.
«Chi è contro la pacificazione è contro il partito», dunque è fuori. Potrà bastare per sedare la rissa? Lui ci prova a tenerli uniti, e Alfano è partecipe del progetto, anzi lo incoraggia, pronto a lavorare insieme a Fitto, alla Carfagna e alla Gelmini (ostili nell'ultima fase al vice premier) ma non più da «primus inter pares» bensì da uomo forte del Pdl. Così alla generazione dei quarantenni che portò con sé a palazzo Chigi, il Cavaliere darebbe il compito di proseguire la sua azione, restando il dominus, il punto di riferimento.
Come sempre accade quando le trattative giungono alla stretta finale, è questo il momento più delicato: un passo falso pregiudicherebbe l'intera operazione, invisa ai falchi degli opposti schieramenti.
E non c'è dubbio che a una rinnovata linea del partito servirà anche far seguire il ricambio generazionale, ma serviranno gli «esercizi di ragionevolezza» invocati ieri dalla figlia Marina Berlusconi in nome del padre. E servirà che abbiano la meglio quelle «persone di buona volontà» - come le chiama Confalonieri - e che «sono all'opera». Si capisce il motivo per cui dietro il Cavaliere, spingano i familiari e gli amici di una vita.
E si capisce la prudenza con cui si sta muovendo «Angelino».
Il segretario di un Pdl che al momento non c'è più deve tenersi in equilibrio, tra chi continua ad additarlo come un «traditore» e chi gli prospetta la rottura e l'approdo nella terra promessa del Ppe, dimenticando che nella famiglia dei Popolari europei ci sono già da anni, visto che lì ce li ha portati Berlusconi. E in queste linee di frattura c'è chi - tra gli «alleati» di governo - prova a inserirsi, tentando di dettare la linea, magari per potare il centrodestra e trasformarlo in un cespuglio da porre come pianta ornamentale accanto al Pd, come una ruota di scorta, come ennesima formazione dello «zero virgola» da usare e poi da rottamare.
Alfano è consapevole dei rischi, ma finora si è mosso seguendo una rotta che lui stesso ha tracciato e che ha fissata su due punti cardinali. Il primo è che «noi non commetteremo l'errore dei partiti della Prima Repubblica. Noi non ci divideremo». Il secondo è che «o il governo Letta è appoggiato da tutto il Pdl, o perde la sua natura ispiratrice e si trasforma in un governo di sinistra».
Ecco perché ieri la presenza del ministro dell'Interno a fianco di Berlusconi nel momento in cui il Senato muoveva il primo passo verso la decadenza del Cavaliere - e poco dopo che Napolitano si era complimentato per la sua missione a Lampedusa - aveva un forte valore simbolico, più forte del comunicato di solidarietà contro l'atto della Giunta.
Se dopo un ventennio Berlusconi darà vita al ricambio generazionale, dentro un accordo di regole condivise, compirà l'operazione di passar la mano tenendo la mano. È questa d'altronde l'unica strada per il Pdl, per evitare di commettere l'errore compiuto venti anni fa dal Pci-Pds, che sulle spoglie del craxismo pensò di incassare i voti socialisti. Non ne prese uno.
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2.«NON È PIÙ UNO STATO DI DIRITTO» BERLUSCONI CONTINUA A LOTTARE 1
R. R. per il "Corriere della Sera"
«Vogliono eliminarmi per via giudiziaria». Silvio Berlusconi affida a una nota scritta il commento sul voto della giunta per le elezioni del Senato, primo passo per la decadenza da senatore che dovrà però essere ratificata in via definitiva dall'aula di Palazzo Madama tra una ventina di giorni con uno scrutinio segreto. Il suo giudizio è durissimo, benché la pronuncia fosse in qualche modo prevista dato il rapporto di forze interno all'organismo parlamentare. «Questa indegna decisione - sostiene l'ex premier - è stata il frutto di una non corretta applicazione di una legge e della precisa volontà di eliminare per via giudiziaria un avversario politico che non si è riusciti a eliminare nelle urne attraverso i mezzi della democrazia».
A giudizio del Cavaliere «la democrazia di un Paese si misura dal rispetto delle norme fondamentali poste a tutela di ogni cittadino». Non solo, insiste Berlusconi lanciando l'accusa più pesante: «Violando i principi della Convenzione europea e della Corte costituzionale sulla imparzialità dell'organo decidente e sulla irretroattività delle norme penali, oggi sono venuti meno i principi basilari di uno stato di diritto. Quando si viola lo stato di diritto si colpisce al cuore la democrazia».
La decisione della giunta per elezioni ha molto amareggiato l'ex premier che, rivela un esponente a lui assai vicino, è di «umore nero» e ripete a tutti «sono innocente, sono tra i maggiori contribuenti del Paese, non ho frodato il fisco». Ma nel giorno in cui si avvia la procedura per la decadenza, gli esponenti del Pdl-Forza Italia di ogni osservanza tornano a unirsi nella difesa del Cavaliere, dopo essersi divisi nei giorni scorsi sulla fiducia al governo. Angelino Alfano osserva che «la risposta della giunta è un accelerazione anomala nelle procedure e svela un accanimento che nulla ha a che vedere con la giustizia».
Fabrizio Cicchitto si interroga se «questa decisione, inficiata da palesi irregolarità, verrà sancita dall'Aula». Aggiunge Sergio Pizzolante: «Quello del Pd è un gravissimo errore politico. Testimonia che la sinistra italiana non riesce a liberarsi dal condizionamento di una parte della magistratura. È una anomalia solo italiana, che mina le basi della democrazia». Osvaldo Napoli ritiene che quella di ieri sia stata «una giornata funerea per la democrazia».
Per Raffaele Fitto «è una decisione politica dettata dall'odio e dalla smania di fare fuori per via giudiziaria l'avversario politico di sempre, mai battuto alle urne». Daniela Santanché denuncia: «All'infamia politica si aggiunge un'infamia giudiziaria». E Anna Maria Bernini parla di «strage di diritto, della democrazia e del rispetto che si deve a un uomo, un leader forte del consenso di 9 milioni di italiani che lo ho hanno votato e ne sono rappresentati». Per Enrico Costa si è trattato di «un killeraggio politico con l'aggravante della premeditazione». «È un'offesa ai milioni di italiani», tuona Michela Vittoria Brambilla.
Quanto avvenuto nella giunta del Senato, rimarca Mariastella Gelmini, «segna in maniera indelebile una stagione in cui l'uso politico della giustizia ha raggiunto il punto più basso ed evidenzia l'affermarsi dentro il nostro maggiore alleato di governo dell'anima giustizialista che cerca di ridurre al silenzio Berlusconi». Insomma, si domanda Sandro Bondi: «Come possiamo assistere a una defenestrazione di Berlusconi da parte di un partito con il quale collaboriamo in Parlamento e al governo?».