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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Come se ne viene fuori ? - Pagina 430
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Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 25/10/2013, 15:40
da camillobenso
La lunga agonia italiana – 95
Un drammatico vuoto di potere - 87
I giorni della follia - 84
Sotto le macerie - 17

Implosion - 1



L’EDITORIALE
Implosione di partiti, fazioni, correnti
La maionese impazzita|


di Antonio Polito


Provate a seguire da vicino l’iter di un provvedimento legislativo.

Scoprirete che i partiti che compongono la maggioranza non sono tre come si dice, ma almeno sette.

Nel Pd agiscono separatamente il gruppo dei «Renzi for president» e l’avversa coalizione del «Tutto tranne Renzi»; più un manipolo di deputati che rispondono direttamente alla Cgil.

Nel Pdl i «fittiani» contendono palmo a palmo il terreno agli «alfaniani», e il consenso del Pdl va contrattato con entrambi (più Brunetta).

Scelta civica si è sciolta in due fazioni, per niente moderate nella foga con cui si combattono.

Per condurre in porto il vostro provvedimento preferito dovrete dunque fare sette stazioni della via crucis parlamentare, per quattro volte (se il governo non mette la fiducia, due letture alla Camera e due al Senato).

Vi servono insomma ventotto sì. Un’intesa larghissima: si fa prima al Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Una volta approvata, la nuova norma rimanderà di sicuro a un regolamento attuativo. E lì ricomincerà la vostra gimkana, stavolta tra i burocrati dei ministeri che hanno il potere di scriverlo.

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Il nostro sistema politico-parlamentare è letteralmente esploso.
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E la cosa incredibile è che il massimo della frammentazione convive con il massimo del leaderismo nei partiti.

Il Pd, che pure è il più democratico, è una monarchia elettiva (quattro capi in cinque anni, l’unico partito al mondo che incorona il segretario con una consultazione del corpo elettorale).

Il Pdl è una monarchia ereditaria.

La terza forza, il M5S, è una diarchia orientale, con un profeta e un califfo.

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In queste condizioni il semplice fatto che esista un governo è già un miracolo, figurarsi l’operatività.

Se andiamo a votare può anche peggiorare. (Condivido - ndt)
==============================================

E non è solo colpa del Porcellum .

Con i partiti come sono oggi, e con i sondaggi che circolano oggi, nessun sistema elettorale, nemmeno il più maggioritario, può garantire una maggioranza solida.
(Condivido - ndt)


Se anche questa si producesse nelle urne, si spaccherebbe in Parlamento un attimo dopo, come è miseramente accaduto alla più formidabile maggioranza della storia, quella uscita dal voto del 2008 e guidata da Berlusconi.

Da tre anni il governo della Repubblica non è più espressione del risultato elettorale.

Nessuna delle coalizioni che abbiamo trovato sulla scheda appena otto mesi fa esiste più.


Qualsiasi terapia del male italiano deve passare da qui: come rendere il Paese governabile.

Come aprirsi un sentiero praticabile tra due Camere, venti Regioni, più di cento Province, più di ottomila Comuni. Come ridurre il numero dei partiti, ridurne il potere, ridurne l’ingerenza.

È infatti nel sistema politico-istituzionale che si è incistata nella sua forma più perniciosa quella crisi di cultura e di valori di cui hanno scritto sul Corriere Galli della Loggia e Ostellino.

La soluzione viene di solito indicata nelle riforme costituzionali. Solo chi spera nel tanto peggio tanto meglio può negarne l’urgenza.

Ma neanche quelle basteranno se non si produce una profonda rigenerazione morale dei partiti.

Laddove l’aggettivo «morale» non sta solo nel «non rubare», e il sostantivo «rigenerazione» non coincide con l’ennesimo «repulisti» affidato al codice penale: questo sistema politico è figlio di Mani pulite, e non sembra venuto tanto meglio.

Rigenerazione morale vuol dire innanzitutto una nuova generazione, homines novi .

Vuol dire restaurare un nesso, anche labile, tra l’attività politica e il bene comune.

Vuol dire liberarsi dei demagoghi e dei voltagabbana.

L’Italia non può farcela senza una politica migliore.


25 ottobre 2013
© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.corriere.it/editoriali/13_ot ... bbd1.shtml

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 25/10/2013, 16:04
da camillobenso
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Pdl, Alfano a Berlusconi: “Non entrerò in questa Forza Italia estremista”
La situazione del Popolo delle Libertà verso una nuova crisi. Il segretario seguito (tra gli altri) da Formigoni e Giovanardi fino a Sacconi che chiede il rinvio della direzione del partito

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 25 ottobre 2013Commenti (290)


"Forza Italia estremista, non entriamo"
Alfano e i suoi dicono no a Berlusconi


Vicepremier: "E' un errore. In molti la pensano come me". Chiede di annullare l'ufficio di presidenza


“A queste condizioni io in Forza Italia non ci entro, è un errore. E con me sono in tanti”
.

Angelino Alfano tenta il tutto per tutto e si oppone alla rottamazione del Popolo della libertà.

Dopo una notte di telefonate e messaggi, il segretario chiede e ottiene un faccia a faccia con Silvio Berlusconi prima dell’ufficio di presidenza convocato per le 17.

Un incontro breve a Palazzo Grazioli, durante il quale Alfano, racconta una fonte a lui vicina, ha ripetuto a Berlusconi il ritornello delle ultime settimane: no a una Forza Italia “estremista”apertamente ostile al governo Letta. Il segretario del Pdl ha chiesto al Cavaliere di rallentare il processo messo in moto e spinto dai falchi del Pdl.

Alfano e i “lealisti” sono in questo momento a colloquio con il Cavaliere a Palazzo Grazioli. La delegazione governativa dovrebbe poi tornare a riunirsi per fare il punto della situazione.

La situazione sembra di nuovo precipitare dopo giorni di calma piatta.

“Oggi transizione verso Forza Italia – aveva tentato di convincere il capogruppo alla Camera Renato Brunetta – Tutti uniti”. Macché. Alfano non è affatto solo. L’intenzione del vicepresidente del Consiglio è quindi di chiedere un rinvio dell’ufficio di presidenza per aprire una fase di riflessione.

Messaggio che arriva, nero su bianco, dall’ex ministro Maurizio Sacconi: “L’organismo – dichiara – pur formalmente corrispondente alla lettera statutaria, non riflette nella sua composizione né la storia né l’attualità del nostro movimento politico, tanto nella dimensione politica quanto in quella istituzionale”.

Sacconi si riferisce al fatto che l’organismo direttivo è composto per lo più dai duri e puri, i “falchi”. Quindi – è l’ipotesi – meglio il Consiglio nazionale.

Se la richiesta di rinvio venisse respinta, la contromossa sarebbe la diserzione. E già Roberto Formigoni e Carlo Giovanardi hanno annunciato che comunque non parteciperanno.

Potrebbero però essere in tanti a disertare l’appuntamento: non solo sono in forse Alfano e Sacconi, ma anche Renato Schifani che è un battitore libero, ma si danna da settimane per riunire le correnti principali, guidate da Berlusconi da una parte e Alfano dall’altra.

Il segretario, secondo quanto raccontano le agenzie di stampa, sta riunendo i ministri pidiellini a palazzo Chigi. Poco prima è partita una raccolta di firme a sostegno del segretario Alfano.

Ma non è l’unica “petizione”: anche i lealisti sono al lavoro per evitare che l’accelerazione sul ritorno a Forza Italia subisca uno stop e stanno raccogliendo le adesioni su un documento a favore dell’unità del partito ma perché si proceda comunque con la rinascita di Forza Italia e l’azzeramento delle cariche.

Una raccolta di firme che coinvolge non solo i parlamentari ma anche il territorio, con un tam tam che ha già coinvolto diverse regioni. Tra questi Francesco Nitto Palma cerca di rimandare la palla nel campo dei governativi: “Ho l’impressione - dice il coordinatore regionale della Campania – che si stia drammatizzando oltre misura l’ufficio di presidenza che si terrà tra qualche ora, tanto da chiederne unilateralmente il rinvio nonostante che la sua convocazione, come da statuto, sia stata meditatamente decisa dal presidente Berlusconi. Ma quale è il problema?

Che si sancisca il passaggio dal PdL a Forza Italia? Ma non eravamo tutti d’accordo? Non siamo stati tutti immortalati sorridenti il giorno della inaugurazione della sede di San Lorenzo in Lucina?“.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10 ... ta/756503/

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 25/10/2013, 19:28
da camillobenso
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25 OTT 2013 19:00
FUOCO AMICO - CORRIERE E REPUBBLICA “SCARICANO” IL GOVERNINO LETTA, I POTERI MORTI (MONTI DOCET) L’HANNO GIA’ FATTO
Letta ieri ha capito che la sabbia nella clessidra è finita leggendo Repubblica e Corriere della Sera - I giornalini hanno dato l’avviso di sfratto al governo - Alesina & Giavazzi e Giannini, per conto di De Benedetti, Elkann e Bazoli, hanno bombardato Lettino…


Salvatore Merlo per "Il Foglio"

Sfogliati i giornaloni, ieri Enrico Letta deve aver messo su uno sguardo perplesso, chissà, forse un piccolo sorriso privato, come quello regalato - e accompagnato con slancio ironico dall'esclamazione: "Grande!" - al Cavalier Silvio Berlusconi nel giorno della sua capriola di bronzo sul voto di fiducia in Senato.

Il Corriere della Sera, quotidiano a lungo carezzevole con le larghe intese, voce pastosa del cosiddetto establishment, salotto milanese e tanta assennatezza, ieri scaricava, spiccio, la grande coalizione con i professori Alesina e Giavazzi. "Lasciate spazio a chi sa fare", editoriale di prima pagina.

Titolo palindromo, certo, ambiguo, non si sa bene se riferito al capitalismo straccione o ai governanti impaludati. Ma forse a entrambi. Il finale di Alesina& Giavazzi aveva infatti il suono sordo e contundente d'una stroncatura per Letta, Angelino Alfano, il loro ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, e tutto il cucuzzaro della grande coalizione, liquidata all'incirca nei termini d'una inservibile melassa.

"Quando vediamo un governo che discute per mesi su come cambiare il nome di un'imposta (l'Imu)", scrivono gli editorialisti-professori, "significa che questa classe politica ha perduto la percezione di quanto grave sia la situazione, e non ha una visione su come invertire la rotta". Boom.

E Repubblica? E Repubblica, che aveva sospeso le martellate sul governo appena il Cavaliere s'era messo in testa di mandare lui a gambe per aria le larghe intese? Dopo alcune settimane di benignità incitata dal calcolo - anche Matteo Renzi s'era scoperto lettiano - ecco il giornale del centrosinistra, banditore unico del pensiero morale, che torna esigente in prima pagina: Massimo Giannini, vicedirettore scrivente, con un'analisi dal titolo "un corruttore come alleato".

Svolgimento: "C'è da chiedersi se non tocchi alla sinistra riformista il dovere di rompere l'alleanza innaturale con l'uomo che ha ucciso il governo Prodi comprando quattro traditori per trenta denari". Ri-boom. Quanto alle inclinazioni personali di Carlo De Benedetti, editore e padrone del gruppo Espresso, ci fossero stati dubbi, quelle le ha rese note ieri il Fatto quotidiano.

Ecco dunque cosa pensa CDB dell'Italia ai tempi delle larghe intese: "La P2 è ancora al potere", nientemeno, dice. "Viviamo nella normalità piduista rappresentata dalle dichiarazioni di due piduisti al potere, Silvio Berlusconi e Fabrizio Cicchitto, che infatti dicono che nulla è cambiato".

Nulla è cambiato, e le larghe intese piduiste a Cdb non piacciono, così anche Giannini, su Repubblica, scrive che sarebbe meglio farla finita coraggiosamente da sinistra (per la precisione l'aggettivo usato, accanto al sostantivo sinistra, è "riformista") "piuttosto che concedere ancora una volta a una destra irresponsabile il diritto di far saltare il tavolo".

Scalfari presidia il napolitanismo E insomma, termometri dei variabili umori dei loro editori e proprietari, il Corriere e la Repubblica forse inquietano il presidente del Consiglio, uomo dal carattere imperturbabile e dai modi felpati, si sa, ma pur sempre uomo politico, dunque attento, fino alla pignoleria, alle oscillazioni del cosiddetto potere economico, finanziario, giornalistico e salottiero.

Ecco, ma se Repubblica vive una condizione a tratti schizofrenica - non vuole rompere con Napolitano, architrave del governo, e a Largo Fochetti ha pur sempre una stanza Eugenio Scalfari che di Napolitano è amico - e dunque se Repubblica vagola cercando una tortuosa via repubblicona alle larghe intese (ma a loro le larghe intese vanno bene solo quando sono un cappio che si stringe attorno al collo del Cavaliere), la bocciatura corrierista precipita invece un po' inattesa su Palazzo Chigi. Ed è un gioco d'ubriacanti intrecci.

Chi sono i giaguari e gli amici dei giaguari? Il Corriere, che fu soprattutto di Giovanni Bazoli, oggi è controllato al 20 per cento dalla Fiat di Marchionne e John Elkann, un'azienda che non fa più blocco di potere - almeno non come un tempo - intorno al cosiddetto establishment: è fuori da Confindustria, non appartiene a quella società concertativa allestita dagli imprenditori alla Emma Marcegaglia, dalle banche asfittiche e in ritirata, dall'acquitrino dei sindacati benecomunisti.

E insomma è comprensibile se in prima pagina Alesina&Giavazzi possano finire con l'alludere, qui e là, all'idea che sia meglio la crisi anziché il pericoloso ripetersi dell'identico e dell'inutile ogni giorno come dentro a uno specchio. "Sono possibili cambiamenti tanto radicali?", si chiedono i due professori, "noi pensiamo di sì... Ma per fare tutto ciò serve un grande sforzo che cominci dalla classe dirigente italiana... Bisogna abbandonare il buonismo". Ed Enrico Letta, il buono, adesso forse si sente un po' solo.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 25/10/2013, 20:08
da camillobenso
Non se ne viene più fuori – 4



Da questa situazione Non se ne viene più fuori,……..perché:

14) Perché certi fenomeni non si possono sanare.


Tg3 – Ore – 19,00

Agenti della polfer della Stazione di Milano Lambrate sequestravano, collanine, orologi, braccialetti, cocaina (che poi spariva regolarmente), agli immigrati.

In rete ad ora c’è poco, solo il comunicato del SIULP.

La notizia non mi sorprende perché da qualche mese un loro collega pensionato ogni tanto racconta quanto ha visto durante il servizio, e la confusione nel gioco guardie e ladri diventa totale.

Non sai più chi sono gli uni e gli altri.

Pensare che poi i loro superiori non ne siano al corrente diventa assai risibile.

Basta pensare al caso in cui la Sacra corona unita, paga le tangenti alla Polizia, per il servizio di pulizia degli edifici della Polizia di Stato in una nota cittadina della Puglia.

Poi, la domanda sorge spontanea? <<Ma questo avviene anche nella Benemerita?>>

E lì la risposta diventa disarmante. ”Sono i superiori a proteggerli”.

In quel frangente ti rendi conto che non si può sanare un livello di corruzione di queste dimensioni.

Questa sera l’ennesima conferma.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 25/10/2013, 20:19
da camillobenso
La lunga agonia italiana – 98
Un drammatico vuoto di potere - 90
I giorni della follia - 87
Sotto le macerie - 20

Implosion - 4




TG7 – ore 20,00

Massimo Celada riesce ad intervistare Silviuzzo in strada.

“Presidente cosa si aspetta dal governo?”

<<Mi aspetto di lavorare con grande entusiasmo e grande passione>>


Un Paese che accetta queste scemenze, o è folle o è bollito, bollito, bollito o fatto di coca.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 25/10/2013, 20:44
da camillobenso
Amadeus ha scritto:maronn Zio .... che depressao....

http://www.youtube.com/watch?v=DVqGf2clvxo


maronn Zio .... che depressao....


è la realtao che non si può nascodao sotto il tappetao………………ma far passao un pocao con il cacao meravigliao…..senzao Silviao Berlusconao…….


http://www.youtube.com/watch?v=a1GQjIFA0ZA
http://www.youtube.com/watch?v=q00ELp48fiA

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 25/10/2013, 20:50
da camillobenso
I marziani esistono?

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 25/10/2013, 21:12
da camillobenso
La lunga agonia italiana – 99
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Implosion - 5


Colombe al forno


MUGUGNI TRA I CENTRISTI , GIOVANARDI: «IO NON ADERIRÒ, LA ROTTURA LA VOGLIONO GLI ALTRI»
Finisce l’era Pdl: «Torniamo a Forza Italia»
Alfano e i suoi disertano, Berlusconi minimizza
Ufficio di presidenza senza le colombe del partito, votato il ritorno al vecchio nome. Resa dei conti rimandata a dicembre




Il Pdl non c’è più, si torna a Forza Italia. Lo ha deciso l’ufficio di presidenza del partito che ha sospeso tutte le cariche assegnando tutti i poteri a Silvio Berlusconi. L’incontro non si è svolto nella nuova sede di San Lorenzo in Lucina, ma a Palazzo Grazioli, residenza romana del Cavaliere. E non vi hanno preso parte il segretario Angelino Alfano e l’ala filo-governativa del partito. Un’assenza che testimonia il solco sempre più profondo tra le due anime del partito ma che lo stesso Berlusconi, nella conferenza stampa tenuta al termine del vertice, ha cercato di minimizzare, derubricando le divisioni a «incomprensioni di tipo personale»: « Sono sicuro che i contrasti saranno sanati - ha detto il Cavaliere -. Alfano gode del mio affetto, la mia stima e la mia amicizia. Io l’ho nominato due anni fa segretario e credo che potrà continuare a svolgere il suo ruolo». Al momento, però, si tratta di un’investitura solo teorica perché le vecchie deleghe non ci sono più.

IL SOSTEGNO AL GOVERNO - E quanto al sostegno del governo, la nota diffusa al termine dell’incontro sottolineava che questo non verrà meno «nel rispetto degli impegni programmatici assunti al momento dell’insediamento» con l’obiettivo di «proporre efficaci misure per la ripresa della nostra economia ». Ma rispondendo ai cronisti Berlusconi ha fatto capire che il nodo della sua decadenza non è sciolto sottolineando che sarà «molto difficile continuare a collaborare con un alleato con cui si siede in consiglio dei ministri ma che si basa su una sentenza frutto di un disegno preciso di certa magistratura».

LE DIVISIONI - La giornata era stata all’insegna delle tensioni all’interno dello schieramento. Nel primo pomeriggio il Cavaliere aveva provato a ricomporre l’ennesima frattura tra lealisti e filogovernativi, convocando Alfano e gli altri ministri dopo che avevano mostrato insofferenza verso la decisione di convocare a sorpresa l’ufficio di presidenza per accelerare sul ritorno a Forza Italia. Una mossa che da parte dei centristi era stata vista come un tentativo di indebolire Alfano, che con l’azzeramento delle cariche smette di essere segretario, e di conseguenza anche il governo. I tentativi di mediazione andati avanti fino a pochi minuti prima delle 17, quando il vertice,rimasto in bilico fino all’ultimo, ha preso regolarmente avvio, non hanno però avuto alcun esito.

ALFANO E BERLUSCONI - Ma è stato il nuovo strappo dei centristi a tenere banco per tutta la giornata. «Il mio contributo all’unità del nostro movimento politico, che mai ostacolerò per ragioni attinenti i miei ruoli personali - ha commentato lo stesso Angelino Alfano -, è di non partecipare, come faranno altri, all’ufficio di presidenza che deve proporre decisioni che il Consiglio nazionale dovrà assumere. Il tempo che ci separa dal Consiglio nazionale consentirà a Berlusconi di lavorare per ottenere l’unità». E’ dunque a quella occasione che è rinviata la resa dei conti della galassia (ex) pidiellina. Il Cavaliere, dal canto suo, tende a minimizzare le divisioni, derubricandole a «incomprensioni di tipo personale»: « Sono sicuro che i contrasti saranno sanati - ha detto Berlusconi al termine del summit - Alfano gode del mio affetto, la mia stima e la mia amicizia. Io l’ho nominato due anni fa segretario e credo che potrà continuare a svolgere il suo ruolo». E, cosa più importante, «continueremo a dare sostegno al governo».

IL CONSIGLIO NAZIONALE - Tutto rimandato al consiglio nazionale, insomma, quando il redde rationem tra le due diverse anime vedrà coinvolti circa 800 delegati, molti di più dei 24 membri dell’ufficio di presidenza che affianca Berlusconi. Le due componenti avrebbero già iniziato una raccolta di firme sul territorio per contare le proprie truppe. Sulla carta i lealisti sono avvantaggiati e indiscrezioni raccolte dalle agenzie parlano di un Raffaele Fitto, nuovo leader del fronte più intransigente, intenzionato a collezionare i consensi di almeno i tre quarti della platea. La data dell’assise non è ancora stata definita ma da più parti si parla dell’8 dicembre, giorno in cui si svolgeranno anche le primarie del Pd: una mossa che consentirebbe al centrodestra di oscurare, almeno in parte, dal punto di vista mediatico la kermesse dei democratici. Quello dell’Immacolata diventerebbe, insomma, il giorno del redde rationem per i due principali partiti della maggioranza, con tutto quello che ne potrebbe conseguire per le sorti del governo.

«FORZA ITALIA? NO, GRAZIE» - Molti esponenti di primo piano del Pdl nel corso della giornata avevano preso posizione sull’accelerazione impressa da Berlusconi. E tra i filogovernativi si era tornato a parlare di possibile scissione. Lo ha fatto in maniera esplicita Carlo Giovanardi: «Io in Forza Italia non ci voglio stare», ha detto l’ex ministro precisando però che a compiere la rottura «non è chi resta nel Pdl, il partito dove tutti abbiamo scelto di stare», ma chi se ne va, ovvero chi si schiererà a favore del ritorno a FI. L’ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, è stato invece tra i primi a far sapere che non avrebbe preso parte al vertice a Palazzo Grazioli «perché non lo ritengo rappresentativo della storia anche attuale del partito. Sono contrario all’esclusione degli attuali ministri in carica e dei capigruppo della scorsa legislatura perché così si restringe il dibattito in un momento così delicato». Il nodo della composizione del «parlamentino» del Pdl non è da poco: al suo interno prevale l’ala lealista e solo Alfano tra i ministri ne fa parte. Maurizio Sacconi ha diramato una nota per chiedere formalmente il rinvio dell’ufficio di presidenza che a suo parere «non riflette nella sua composizione né la storia né l’attualità del nostro movimento politico, tanto nella dimensione politica quanto in quella istituzionale». Anche esponenti da sempre vicini a Berlusconi ma al di fuori dei due gruppi in contrasto, come Maurizio Gasparri («Fermiamo questo impegno autodistruttivo») e Renato Schifani («Lavorerò perché si giunga a scelte ampiamente condivise»), hanno deciso di non partecipare alla riunione auspicando un allentamento delle tensioni.

25 ottobre 2013
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Al. S.


http://www.corriere.it/politica/13_otto ... bbd1.shtml

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 25/10/2013, 21:23
da camillobenso
La lunga agonia italiana – 100
Un drammatico vuoto di potere - 92
I giorni della follia - 89
Sotto le macerie - 22

Implosion - 6



Silvio dipendenti................


Pdl, Rotondi: “Scissione? Non siamo la Dc. Qui ci sono solo i debiti, che vogliamo fare?”


http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/10/ ... re/250880/


Dopo l’incontro di Silvio Berlusconi con Angelino Alfano svoltosi in mattinata, in queste ore il Cavaliere sta incontrando, invece, i ministri del Pdl in un summit a Palazzo Grazioli (Roma) con i lealisti, tra i quali: Raffaele Fitto, Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna. L’unico che lascia un commento ai tanti giornalisti presenti, insieme a telecamere e curiosi, è


Gianfranco Rotondi che dice: “Scissione? Le scissioni le faceva la Democrazia Cristiana che aveva i soldi e la benzina. Qui – prosegue ironico l’ex ministro – ci sono solo i debiti, che vogliamo fare!”.


Intanto lo strappo in casa Pdl pare stia per consumarsi. Angelino Alfano non parteciperà all’ufficio di presidenza del Pdl. Una scelta in aperta polemica con la “rottamazione” del partito e il ritorno a Forza Italia, percorso che ha ripreso vigore nelle ultime ore per volontà dello stesso Berlusconi di Manolo Lanaro
25 ottobre 2013

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 26/10/2013, 12:17
da camillobenso
La lunga agonia italiana – 101
Un drammatico vuoto di potere - 93
I giorni della follia - 90
Sotto le macerie - 23

Implosion - 7


Certo, “Lui” è un po’ bizzarro, ma anche le notizie che passano sui quotidiani non sono da meno. Fino aal giorno prima scrivevano che Farsa Italia era stata messa da parte, da ieri da parte è stato messo il Pdl.



MUGUGNI TRA I CENTRISTI , GIOVANARDI: «IO NON ADERIRÒ, LA ROTTURA LA VOGLIONO GLI ALTRI»
Finisce l’era Pdl: «Torniamo a Forza Italia»
Alfano e i suoi disertano, Berlusconi minimizza
Ufficio di presidenza senza le colombe del partito, votato il ritorno al vecchio nome. Resa dei conti rimandata a dicembre



Immagine
Non è da Caimano un espressione triste e remissiva, come questa............





Il Pdl non c’è più, si torna a Forza Italia. Lo ha deciso l’ufficio di presidenza del partito che ha sospeso l’attività e le cariche assegnando tutti i poteri a Silvio Berlusconi. L’incontro non si è svolto nella nuova sede di San Lorenzo in Lucina, ma a Palazzo Grazioli, residenza romana del Cavaliere. E non vi hanno preso parte il segretario Angelino Alfano e l’ala filo-governativa del partito. Un’assenza che testimonia il solco sempre più profondo tra le due anime dell’ormai ex Pdl, ma che lo stesso Berlusconi ha cercato di minimizzare derubricando le divisioni a «incomprensioni di tipo personale»: « Sono sicuro che i contrasti saranno sanati - ha detto il Cavaliere nella conferenza stampa seguita al vertice -. Alfano gode del mio affetto, la mia stima e la mia amicizia. Io l’ho nominato due anni fa segretario e credo che potrà continuare a svolgere il suo ruolo». Al momento, però, si tratta di un’investitura solo teorica perché le vecchie deleghe sono state azzerate.Il Pdl non c’è più, si torna a Forza Italia. Lo ha deciso l’ufficio di presidenza del partito che ha sospeso l’attività e le cariche assegnando tutti i poteri a Silvio Berlusconi. L’incontro non si è svolto nella nuova sede di San Lorenzo in Lucina, ma a Palazzo Grazioli, residenza romana del Cavaliere. E non vi hanno preso parte il segretario Angelino Alfano e l’ala filo-governativa del partito. Un’assenza che testimonia il solco sempre più profondo tra le due anime dell’ormai ex Pdl, ma che lo stesso Berlusconi ha cercato di minimizzare derubricando le divisioni a «incomprensioni di tipo personale»: « Sono sicuro che i contrasti saranno sanati - ha detto il Cavaliere nella conferenza stampa seguita al vertice -. Alfano gode del mio affetto, la mia stima e la mia amicizia. Io l’ho nominato due anni fa segretario e credo che potrà continuare a svolgere il suo ruolo». Al momento, però, si tratta di un’investitura solo teorica perché le vecchie deleghe sono state azzerate.


IL SOSTEGNO AL GOVERNO - Quanto al sostegno del governo, la nota diffusa al termine dell’incontro sottolineava che questo non verrà meno «nel rispetto degli impegni programmatici assunti al momento dell’insediamento» con l’obiettivo di «proporre efficaci misure per la ripresa della nostra economia ». Ma rispondendo ai cronisti Berlusconi ha anche fatto capire che il nodo della sua decadenza non è sciolto, sottolineando che sarà «molto difficile continuare a collaborare con un alleato con cui si siede in consiglio dei ministri ma che si basa su una sentenza frutto di un disegno preciso di certa magistratura».

LE DUE ANIME - La giornata era stata all’insegna delle tensioni all’interno dello schieramento. Nel primo pomeriggio il Cavaliere aveva provato a ricomporre l’ennesima frattura tra lealisti e filogovernativi, convocando Alfano e gli altri ministri che avevano mostrato insofferenza verso la decisione di convocare a sorpresa l’ufficio di presidenza per accelerare sul ritorno a Forza Italia. Una mossa che da parte dei centristi era stata vista come un tentativo di indebolire Alfano, che con l’azzeramento delle cariche smette di essere segretario, e di conseguenza anche il governo. I tentativi di mediazione andati avanti fino a pochi minuti prima dell’inizio del vertice,rimasto in bilico fino all’ultimo, non hanno però avuto alcun esito.

IL GRANDE ASSENTE - Alfano è dunque stato il grande assente della riunione. «Il mio contributo all’unità del nostro movimento politico, che mai ostacolerò per ragioni attinenti i miei ruoli personali - ha commentato pochi minuti dopo aver lasciato Palazzo Grazioli - è di non partecipare, all’ufficio di presidenza che deve proporre decisioni che il Consiglio nazionale dovrà assumere. Il tempo che ci separa dal Consiglio nazionale consentirà a Berlusconi di lavorare per ottenere l’unità». Un’assenza, quella del vicepremier e delle altre «colombe», che un paio d’ore più tardi lo stesso Cavaliere spiegherà così: «I cinque membri che non hanno partecipato al voto lo hanno fatto con il mio consenso. Abbiamo convenuto che ci fossero cose da chiarire».

IL CONSIGLIO NAZIONALE - Tutto risolto, dunque? Molto più probabilmente tutto rimandato al consiglio nazionale convocato per il prossimo 8 dicembre. In quella occasione, all’assise a cui parteciperanno gli 800 delegati provenienti da tutte le regioni, potrebbe consumarsi la vera resa dei conti tra le due componenti del partito. Sulla carta i lealisti sono avvantaggiati e indiscrezioni raccolte dalle agenzie parlano di un Raffaele Fitto, nuovo leader del fronte più intransigente, intenzionato a collezionare i consensi di almeno i tre quarti della platea. Sull’altro fronte gli alfaniani potrebbero dare vita alla nuova formazione centrista già evocata in occasione del voto di fiducia a Letta. L’8 dicembre è tra l’altro il giorno in cui si svolgeranno le primarie del Pd che potrebbero incoronare Matteo Renzi (che ha subito sottolineato come «per la prima volta è lui che insegue noi») a nuovo leader del centrosinistra. Quello dell’Immacolata diventerebbe, insomma, il giorno del redde rationem per i due principali partiti della maggioranza. Con tutto quello che ne potrebbe conseguire per le sorti del governo.

26 ottobre 2013 (modifica il 26 ottobre 2013)
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ALESSANDRO SALA


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