Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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La lunga agonia italiana – 106
Un drammatico vuoto di potere - 98
I giorni della follia - 95
Sotto le macerie - 28
Implosion - 12


La guerra dei tre piazzisti - 1



L’anno 2013 che si avvia alla conclusione è caratterizzato dalla presenza in contemporanea dei tre maggiori piazzisti della politica italiana.

Berlusconi, Grillo, Renzi.

Berlusconi, con la sua rentrée degli ultimi mesi del 2012 riesce a far recuperare al suo partito quasi 12 punti, permettendogli di piazzarsi terzo alle elezioni del febbraio scorso.

Ottenute le larghe intese, detta la linea al governicchio di Letta fino al 31 luglio.

Poi la svolta con annesso tracollo. La Corte di Cassazione condanna S.B, per reato di frode fiscale a 4 anni e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, poi ridotti in seguito 2 anni.

Questi ultimi tre mesi per Berlusconi sono stati i più difficili della sua carriera politica.

Ha inanellato una serie di sconfitte senza precedenti.

Bruciano al Cav l’essere stato costretto a sostenere il governo Letta dai suoi, quando ne chiedeva la decadenza, e la scelta della Giunta al Senato per il voto palese per la “sua di decadenza”.

Ma lui non molla.

Cos’hanno in comune i tre piazzisti moschettieri???

1) La capacità di attrarre elettorato.

2) In modo particolare Grillo e Berlusconi danno il meglio di sé in campagna elettorale. Renzi non si è ancora cimentato ma non sfigurerà prossimamente con i suoi due colleghi anziani.

3) Grillo e Berlusconi, pur in ruoli diversi, hanno poi dimostrato di non essere all’altezza nella fase operativa. Renzi non si è mai cimentato nella stessa impresa, ma il trattato sul sindaco di Fi-renze, di Carlo Freccero basta e avanza per leggere il futuro.

4) Tutti e tre parlano alla pancia della gente.


Sostiene Freccero:

Come lui (Berlusconi-ndt)è un comunicatore senza contenuti.

Ma questo vale anche per Grillo il rivoluzionario, che non ha tenuto conto dell’apparato istituzionale e dei manager dell’amministrazione pubblica, che in parte hanno affondato Monti.

Sostiene Zanonato:

il sindaco di Firenze ragionerebbe “in termini puramente propagandistici, in stile Grillo: ‘mi conviene dire di più una cosa o l’altra sotto il profilo del consenso che poi alla fine ottengo?’. Non entra nel merito della questione”

Lo stesso vale anche per Berlusconi.

Il protagonista, oggi 30 ottobre 2013, torna ad essere S.B., anche se la maggioranza degli italiani non né può più che si parli sempre di lui.


Decadenza, Silvio Berlusconi: "La sinistra ha fatto autogol, la partita non è ancora finita"
Il Cavaliere all'attacco dopo il golpe della Giunta del Senato: "Gli italiani hanno capito che vogliono eliminarmi per sempre dalla vita politica perchè mi considerano l’ultimo ostacolo alla loro definitiva presa del potere". Colombe a Grasso: "Non ascolti il parere della Giunta"
Libero Pennucci - Gio, 31/10/2013 - 17:41


Amareggiato ma non "posseduto dall'ira". E' un Berlusconi combattivo e pronto al contrattacco quello che emerge dall'intevista rilasciata a Bruno Vespa per il suo nuovo libro "Sale, zucchero e caffè" in uscita il 7 novembre.

Il giorno dopo la decisione della Giunta del Senato che impone il voto palese sulla sua decadenza il Cavaliere rilancia: "Mi pare tutto chiaro. Come dice una vecchia canzone di De Gregori, Non c’è niente da capire. L’atteggiamento della sinistra, e non solo, è ormai sotto gli occhi di chiunque abbia anche soltanto un minimo di onestà intellettuale. Ma hanno commesso un autogol; gli italiani hanno capito che vogliono eliminarmi per sempre dalla vita politica perchè mi considerano l’ultimo ostacolo alla loro definitiva presa del potere".

Un autogol, dunque. Ma la partita, secondo l'ex premier, non è ancora finita: "E' ben lontana dal fischio finale perché la sentenza che mi ha condannato è fondata su delle falsità e sarà ribaltata molto presto. Ho solo un'altra osservazione da fare. Troppi giornali hanno titolato l'ira di Berlusconì. Io posso essere preoccupato, deluso, amareggiato ma l'ira proprio non mi ha mai posseduto".

Ventidue senatori del Popolo della Libertà, vicini alla posizione di Angelino Alfano, hanno chiesto al presidente del Senato, Pietro Grasso, di non ascoltare il parere espresso dalla Giunta per il regolamento, che ha deciso per il voto palese sulla questione della decadenza del Cavaliere.
camillobenso
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La lunga agonia italiana – 107
Un drammatico vuoto di potere - 99
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La guerra dei tre piazzisti - 2


GHE PENSI MI.......
http://www.youtube.com/watch?v=pp6X9f7VBQQ
http://www.youtube.com/watch?v=lO2jJmXuHzI


Immagine


Anche "lui", il comandante Berlusconi, con quella bocca può dire quel che vuole (Lo ha sempre fatto nell'ultimo ventennio
)


NEL LIBRO DI VESPA - «NESSUNO PUÒ TOGLIERMI LA GUIDA DEL MIO PARTITO»
Berlusconi: «Resto io al comando

Marina? Una leonessa, ma ha detto no»»
Sulla legge di stabilità: «Niente tasse, non faremo marcia indietro»



Silvio Berlusconi farà ancora campagna elettorale in prima persona alle prossime elezioni. «In caso di elezioni, sentirei il dovere di impegnarmi direttamente», ha dichiarato il leader di Forza Italia in un’intervista a Bruno Vespa per il suo nuovo libro. «Abbiamo rispettato gli impegni presi con i nostri elettori nel febbraio scorso - ha sottolineato Berlusconi - quello sulla detassazione della prima casa che noi consideriamo “sacra” perché è il pilastro su cui ogni famiglia ha il diritto di fondare la sicurezza del proprio futuro, e quello per un fisco meno oppressivo. Per questo non intendiamo arretrare sulla legge di stabilità. E credo sia giusto che, su tutto (sulla mia vicenda, sulle tasse, sull’economia, sui nostri programmi riformatori), siano gli elettori a potere giudicare noi e i nostri avversari, che, andando avanti così, confermerebbero i loro connotati di “partito delle tasse e delle manette”».

MARINA - Quanto al candidato presidente del Consiglio e all’ipotesi che sia Marina Berlusconi, il Cavaliere afferma: «Si torna a parlare, ma Marina tutte le volte che “si torna a parlare”, dice di no. Certo, sarebbe in grado di adempiere al meglio questa missione. Tutti hanno constatato la sua autorevolezza e il coraggio da leonessa con cui mi ha difeso. Ma non è quella la sua vocazione. Io sono un padre che rispetta la vocazione e la libertà dei propri figli. Ma se li conosco, sono sicuro che nessuno di loro si sente attratto dalla politica. Soprattutto da “questa” politica. Credo comunque - prosegue ancora l’ex presidente del Consiglio - che sia ancora necessario, in una forma o nell’altra, il mio impegno personale. Nessuno può togliermi il diritto di restare alla guida del movimento che ho fondato, finché molti milioni di elettrici e di elettori lo vogliono. Ho un rapporto speciale con gli italiani che, come me, temono che la sinistra possa andare al governo e proprio per questo sento il dovere di stare in prima linea per corrispondere alla loro fiducia e al loro affetto».

LEGGE STABILITÀ - Berlusconi promette battaglia senza cedimenti sulla legge di Stabilità per correggere il disegno di legge varato dal governo di larghe intese, che i «falchi» del suo partito giudicano troppo timido nei tagli alle tasse e in quelli della spesa pubblica, e guarda già alla prossima competizione elettorale con il centrosinistra. «Non intendiamo arretrare sulla legge di stabilità»”, promette Berlusconi. «E credo sia giusto che, su tutto (sulla mia vicenda, sulle tasse, sull’economia, sui nostri programmi riformatori), siano gli elettori a potere giudicare noi e i nostri avversari, che, andando avanti così, confermerebbero i loro connotati di ”partito delle tasse e delle manette”».

01 novembre 2013
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Redazione Online

http://www.corriere.it/politica/13_nove ... 6f7b.shtml


PS. Farsa Italia è proprio uno zoo.

Marina? Una leonessa,

oltre a
pitoni e pitonesse,
colombe, colombe arrosto,
falchi e cata falchi
camillobenso
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Implosion - 13
La guerra dei tre piazzisti - 3


Tutti e tre i piazzisti stanno conducendo una duplice guerra. Quella esterna e quella interna.


In questi giorni il peso della guerra interna grava di meno sul comandante Grillo.

Il comandante B. sta conducendo la battaglia della vita.
http://www.youtube.com/watch?v=vgE11M0tSMM


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01 NOV 2013 11:45
L’IMPLOSIONE DEI BERLUSCONES - SILVIO AI SUOI: “SE ALFANO SE NE VA CI FA UN PIACERE” - LUI: “ORMAI NON COMANDI SOLO TU”

Le colombe crescono al Senato, e Angelino non vuole firmare il documento che azzera tutte le cariche - Il vero segnale della disperazione del Banana? Vuole dare tutti i poteri di Forza Italia a Bondi! L’unico rimasto di cui si può davvero fidare - Ma se finisce all’opposizione può ringalluzzirsi: "Voglio un partito pieno di Maria Elena Boschi"

(Anvedi.................-ndt)




1. IL CAVALIERE ANTICIPA LA CONTA INTERNA "SE ALFANO SE NE VA CI FA UN PIACERE" - E STUDIA IL TRASFERIMENTO A BONDI DI TUTTI I POTERI DI FI

Francesco Bei per "la Repubblica"

Due partiti, due conte interne, una spaccatura imminente.

Con Berlusconi lanciato a tutta velocità verso la crisi di governo, il Pdl è vicino all'implosione.

Settantacinque contro venticinque per cento, esultano i falchi. No, siamo metà e metà, ribattono gli "innovatori», abbiamo già raccolto 400 membri del Consiglio nazionale. Oddio, i calabresi hanno seguito Pino Galati e si sono intruppati tutti con Verdini.

Non è vero, Giuseppe Scopelliti è ancora incerto. Le colombe crescono al Senato: erano ventitre il 2 ottobre e sono diventate ieri ventisette. Voci, veline, controinformazione, patemi notturni, riunioni carbonare e cene separate, come quella di mercoledì notte tra Verdini, Fitto e Saverio Romano da "Settimio" a via dell'Arancio per pianificare l'offensiva finale contro il ministro dell'Interno.

L'ultima mossa del Cavaliere - quella di invitare anche gli alfaniani a convergere sul documento partorito dai falchi "lealisti" nell'ufficio di presidenza della scorsa settimana - di fatto è un ultimatum alle colombe: piegatevi o sarete messi alla porta. «A questo punto - ha detto Berlusconi durante il pranzo di ieri con i falchi - se i ministri se ne vanno in blocco, Alfano compreso, ci fanno un favore».

Gli spazi di trattativa si sono esauriti e lo dimostra il fatto che anche i mediatori - Romani, Gasparri e Matteoli - che finora non avevano firmato il documento dei lealisti, ieri hanno aderito rassegnati al peggio.

Si andrà dunque a un Consiglio nazionale drammatico, anticipato alla prima metà di Novembre (esattamente come chiedeva Raffaele Fitto).

E a questo punto non è nemmeno detto che gli "innovatori" di Alfano si presenteranno all'appuntamento, preferendo magari dar vita a un parallelo convegno come Saragat ai tempi della scissione di palazzo Barberini.

Ieri sera il vicepremier, che ormai nei racconti di Berlusconi è diventato «il signor Alfano», si è fatto invitare a palazzo Grazioli per portare una proposta ultimativa: «Siamo tutti con te contro la decadenza, ma il partito è diviso. O c'è una garanzia anche statutaria per la minoranza, oppure è meglio procedere alla creazione di due soggetti politici».

Un'offerta che il Cavaliere non ha preso nemmeno in considerazione, proteso com'è a preparare la via d'uscita dal governo. «Angelino, noi siamo già all'opposizione, te ne rendi conto? Se questa legge di Stabilità non cambia profondamente noi non la votiamo. E voi allora che farete?».


Dopo settimane di "stop and go", di sbandamenti, sembra che il Cavaliere abbia finalmente ritrovato la sua bussola.
La decisione della giunta per il regolamento a favore del voto palese ha reso infatti ai suoi occhi ormai del tutto irrilevante e scontato l'appuntamento con l'aula del Senato e la decadenza.

Da fuori guiderà la rediviva Forza Italia, di cui sarà presidente. E proprio per cancellare con un ukase tutte le rivalità interne, Berlusconi sarebbe in procinto di affidare pieni poteri a Sandro Bondi, coordinatore unico.

«Se Alfano e i suoi riusciranno a tenere in piedi un governicchio, affari loro. Noi intanto andremo all'opposizione. Ma vedrete che si andrà presto a votare: lo vuole anche Grillo e conviene a Renzi». Al voto dunque, come capo politico del centrodestra, visto che la condanna gli impedisce la candidatura diretta. «Le liste - ha anticipato a un amico ricevuto due giorni fa - saranno profondamente rinnovate. Avete visto quanto è stata brava quella renziana, Maria Elena Boschi, a Piazzapulita? Voglio un partito pieno di Boschi».

Il recruiting è affidato a una vecchia conoscenza come Guido Bertolaso, ma a dare una mano ci sono anche Marcello Dell'Utri e Giancarlo Galan.

La voce che corre di bocca in bocca ai piani alti del Pdl riguarda invece la figlia Marina. Al di là delle smentite di rito, sarebbe proprio la manager 47enne a volersi candidare alla premiership a tutti i costi, mentre il padre resta scettico e vorrebbe tenerla al riparo.

Ma i falchi sono tutti con lei: «Se si vota a marzo Marina non si può tirare indietro, sarà una campagna elettorale difficilissima ».



2. MA ANGELINO RESISTE: "IL PARTITO È DIVISO. NON COMANDI SOLO TU"
Da http://www.lastampa.it

Nel giorno del suo compleanno (ieri ha compiuto 43 anni) Alfano ha tentato l'ultima disperata mediazione con Berlusconi. Ieri sera ha varcato ancora una volta il portone di Palazzo Grazioli per ribadire al Cavaliere che la decadenza da senatore non deve portare alla crisi di governo. E che Forza Italia deve rinascere su un patto chiaro, un patto che vede al comando la diarchia Berlusconi-Alfano.

Ormai ci sono due componenti del partito: «Una si riconosce in te, un'altra si riconosce in me. La convivenza si può reggere su una regola statutaria che garantisce entrambi. Non ci può essere un potere totale di una delle due componenti, anche perché non è vero che la stragrande maggioranza del Consiglio nazionale sta solo da una parte. In ogni caso non intendo firmare il documento votato dall'ufficio di presidenza». Documento che ha segna il ritorno a Forza Italia attraverso l'azzeramento di tutte le cariche del partito, a cominciare da quella del segretario, come aveva chiesto Fitto insieme a falchi e lealisti.

Ma Berlusconi vuole che Alfano firmi quel documento.

Un ultimo appello prima della rottura definitiva.

Un appello che ieri sera l'ex premier ha fatto al suo ex delfino per non dividere il partito e regalare un vantaggio alla sinistra che «mi sta pugnalando e sbattendo fuori dal Parlamento».

Raccontano di ponti d'oro ad Angelino: l'assicurazione che sarà lui il candidato premier del centrodestra e l'uomo forte della nuova Forza Italia.

Racconti che non corrispondono a quanto Berlusconi ha veramente detto al suo interlocutore.

In ogni caso si tratterebbero di promesse alle quali Alfano non crede più.

Il vicepremier vuole sentire altro: una parola definitiva sulla tenuta del governo, cosa che l'ex premier non promette. Anzi, pensa di passare all'opposizione un minuto dopo il voto sulla decadenza.

Ieri Berlusconi ha rilanciato sulla legge di stabilità. Vuole una modifica profonda di alcune parti, soprattutto per quanto riguarda le tasse sulla casa. «Se la risposta di Palazzo Chigi sarà soddisfacente, allora continueremo a sostenere il governo», ha detto Berlusconi, senza però spiegare come è possibile conciliare questo aspetto con il problema della decadenza. Alfano ha lavorato molto sul fronte della legge di stabilità.

In oltre due ore di vertice a Palazzo Chigi con Letta e Saccomanni ha cercato di trovare una soluzione sulla service tax che possa andare bene al Cavaliere.

Il premier e il ministro dell'Economa vogliono aiutare il vicepremier, cercano di non offrire il fianco agli attacchi dei falchi, ma le modifiche alla legge di stabilità non saranno tali da accontentare il leader del Pdl.

La verità è che Berlusconi sa benissimo che non può ottenere ciò che vuole.

Sa altrettanto bene che la dead line per lui rimane la decadenza.

E su questa trincea che aspetta tutti e continua a chiedere ad Alfano il massimo del sacrificio e di lealtà: le dimissioni da ministro, anche se gli altri ministri non dovessero farlo.

Ecco allora qual è la vera operazione che l'ex premier sta tentando: spaccare il fronte dei dissidenti, spezzare il filo che lega Angelino al resto dei governativi duri e puri, convincerlo di non seguire la linea di Quagliariello e Cicchitto. Firmare il documento votato dall'ufficio di presidenza e il passaggio a una Forza Italia d'opposizione è un modo per metterlo con le spalle al muro.

Il comunicato di ieri in cui il Cavaliere invoca l'unità serve a tentare di sfilare la sua giovane promessa alla fronda interna, assorbire una parte dei senatori Pdl che il 2 ottobre hanno firmato la mozione di fiducia a Letta.

Infatti il punto è questo: questi senatori, che tra l'altro crescono di giorni in giorno, terranno botta? Tutto dipende dalle garanzie che Alfano dà sulla durata del governo fino al 2015.

Garanzie che dipendono da cosa farà Renzi: se dovesse puntare alle urne, riuscendo nell'impresa, coloro che seguiranno Alfano si troverebbero bruciati.

È l'atroce dubbio che Berlusconi ha instillando nella mente dello stesso Alfano.

E che fa dire a Gasparri «ma chi glielo fa fare ad Angelino di seguire i professionisti del nulla? Ha 43 anni, ha una vita davanti. Se la legge di stabilità non viene migliorata lui si troverà ad avere spaccato il partito, scontentato i nostri elettori e perso l'occasione di rientrare alla grande in Forza Italia».
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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La lunga agonia italiana – 109
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Ha sostenuto ieri Francesco Bei su La Repubblica, con riferimento a Farsa Italia:

Due partiti, due conte interne, una spaccatura imminente.

Si tratta quindi di attendere a breve l’implosione.

Farsa Italia guidata da Berlusconi viene data al 18 %. Ergo, ci si chiede dove intende ad andare a parare la vecchia mummia cinese ringalluzita.

Sostiene sempre Bei:

Dopo settimane di "stop and go", di sbandamenti, sembra che il Cavaliere abbia finalmente ritrovato la sua bussola.
La decisione della giunta per il regolamento a favore del voto palese ha reso infatti ai suoi occhi ormai del tutto irrilevante e scontato l'appuntamento con l'aula del Senato e la decadenza.

Da fuori guiderà la rediviva Forza Italia, di cui sarà presidente. E proprio per cancellare con un ukase tutte le rivalità interne, Berlusconi sarebbe in procinto di affidare pieni poteri a Sandro Bondi, coordinatore unico……….

…….Al voto dunque, come capo politico del centrodestra, visto che la condanna gli impedisce la candidatura diretta……..



In merito alle rinnovate voci di corridoio, sulla discesa in campo di Marina, addirittura in coppia con Barbara, l’altro ieri il Cav. ha definitivamente chiarito: <<Le mie figlie non provano alcun interesse per la politica>>.

Rispetto a Grillo che muove i fili dietro le quinte, Silviuzzo è più fortunato, perché i suoi fedelissimi rispondono meglio ai suoi diktat, ma il problema del candidato premier rimane.

Chi può dare speranze future al popolo di destra? Egoisticamente Berlusconi fa finta di ignorare il problema, ma questo c’è ed è grande come una casa.

Lo stesso problema ce l’ha Grillo. Con quale squadra di governo intende vincere?

Chi è il suo candidato premier?

In casa Pd-PPE, le cose non vanno meglio.

Qualche nostalgico che proviene dall’ex Pci afferma in tutta tranquillità che il caso dei 101/150, con Pajetta non sarebbe mai successo. Vero. Ma per lui il problema è che non si è ancora reso conto di sostenere il PPE. O meglio, uno dei PPE della galassia italiana.

Su questo tema da sei mesi il Pd-PPE, tace completamente. Non è in grado di chiarire di chi si tratta e dell’obiettivo di un partito nel partito.

Un partito che non è in grado di chiarire questo fatto abnorme è un partito morto.

Un partito che proprio oggi, 2 novembre 2013, celebra la giornata dei defunti.

L’unico che ne accenna è Civati, ma lo stesso non è in questo momento in grado di vincere le primarie.

……….Ma il problema politico è gigantesco, perché stiamo facendo cose molto lontane da quelle che abbiamo promesso agli elettori. Noi siamo figli di quella notte, la notte dei 101, dopo la quale siamo piombati in un precipizio».

C’è chi le chiede di rivelare i nomi dei 101 che hanno fatto cadere Romano Prodi candidato al Quirinale.

«I nomi dei 101? Gli altri soprassiedono perché il tema è imbarazzante. Solo io ne parlo, nella mozione congressuale. Io non ne ho nessuno dei 101, e se vinco io nel gruppo dirigente non ce ne sarà neanche uno. Farò fare delle perizie calligrafiche, dovranno scrivere Prodi».


Ma il Pd-PPE si trova in mezzo anche ad un’altra bufera che fa emergere il totale fallimento della “fusione fredda”, quello delle tessere.

Il problema delle tessere è un vecchio problema democristiano riportato pari pari nella seconda Repubblica. Evidentemente, anche gli ex Pci si sono completamente democristianizzati.

All’implosione di Farsa Italia potrebbe seguire anche l’implosione del Pd-PPE, perché una guerra per bande di questo genere sul territorio, ricorda solo la vecchia Dc allo sbando e che Moro per porvi rimedio ci ha rimesso la vita.


Continua.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Se non è degenerazione questa, che cos'è una degenerazione?


File piene di immigrati e avversari nella guerra tra potentati locali il Pd diventa terra di avventurieri

(SEBASTIANO MESSINA).
02/11/2013 di triskel182


Contenziosi

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Il caso Ciociaria, boom di iscritti e circoli vuoti.

FROSINONE— Bisogna venire a Frosinone, nella Ciociaria che fu il granaio elettorale di Giulio Andreotti e prima ancora il palcoscenico del neorealismo di De Sica, per toccare con mano cosa sta succedendo nella pancia del Partito democratico, per vedere cosa sono diventati quei congressi che una volta erano la liturgia laica dei partiti di massa, un ricordo che oggi viene sepolto da tessere fotocopiate, truppe cammellate, cordate di assessori e lunghe code di improbabili iscritti last minute.

Scene che qui, in Ciociaria, erano diventate così frequenti e così imbarazzanti che la commissione provinciale del Pd ha deciso ieri la «sospensione cautelativa » di tutti i congressi locali, dopo che tre dei quattro candidati alla segreteria provinciale avevano annunciato di ritirarsi se qualcuno non avesse fermato il circo delle votazioni-beffa.

E non si tratta di una bega dei renziani contro i cuperliani, o dei civatiani contro il resto del mondo, perché i tre candidati che hanno gettato la spugna sono proprio gli alfieri di Renzi, di Cuperlo e di Civati.

Uniti contro il quarto, sponsorizzato da una cordata di onorevoli ciociari (la senatrice, il consigliere regionale e l’europarlamentare), che a loro volta accusano i loro accusatori, rinfacciandosi a giorni alterni la colpa infamante di truccare il tesseramento per conquistare una seggiola, una poltroncina, un pezzetto di potere.

Tutto comincia ad Arpino, dove viene convocato il primo congresso della stagione.

Il segretario del circolo si mette sulla porta, sperando che arrivino – viste le cifre del tesseramento – almeno la metà dei 70 iscritti dell’anno scorso.

E invece viene travolto da una folla inaspettata: 166 nuovi militanti.

Troppe facce nuove, mai viste. Il regolamento lo obbliga a far votare chiunque si iscriva anche “il giorno stesso dello svolgimento del congresso di circolo”, purché paghi i 20 euro della tessera.

E lui li iscrive tutti.

Poi però fa mettere a verbale che è il numero di «migranti, extracomunitari e rifugiati» che reclamano di aderire al Pd è, diciamo così, un po’ troppo sospetto per un comune di 7552 abitanti.

Cosa stia accadendo lo si capisce al congresso di Roccasecca, dove l’elenco
dei tesserati si allunga in due ore da 21 a 130.


Tra i nuovi iscritti c’è anche il sindaco, Giorgio Giovanni, al quale i consiglieri del Pd hanno fatto fino a ieri l’opposizione.

Fino a ieri, perché i 111 nuovi iscritti eleggono segretario del circolo proprio il candidato proposto dal sindaco, che dopo il Comune si prende anche il partito.

Ma è a Isola del Liri che si arriva allo scontro aperto. Qui il garante inviato dal partito porta 200 tessere.

Dovrebbero bastare, visto che l’anno scorso c’erano 86 iscritti.

E invece no. Ad aspettare il garante c’è una lunga fila davanti alla porta del circolo, ma c’è anche qualcuno, dentro la sala, che intanto ha già preparato delle quasi-tessere: con la fotocopiatrice.

Fuori ci sono 250 avversari del sindaco Luciano Duro, dentro i suoi sostenitori.


Il consigliere comunale Lucio Marziale accusa: «Centinaia di persone in coda lasciate senza tessera, mentre nella sala congressuale spuntavano tessere irregolari».

Replica il sindaco: «Chiedevano la tessera in maniera arrogante e violenta un numero consistente di oppositori della mia maggioranza, tra cui tre rappresentanti provinciali dell’Udc, con l’unico scopo di inquinare e sovvertire un serio, profondo e tranquillo dibattito ».

Le tv locali riprendono il pasticcio delle tessere fotocopiate, volano gli insulti e a tutto si assiste tranne che al «serio, profondo e tranquillo dibattito » evocato dal sindaco. Risultato: il congresso è sospeso.

Come quello di Cassino, dove però la scena è diametralmente opposta. Non per l’insolito boom di iscritti che passano da 360 a 450, sfiorando la quota record di un terzo dei 1562 elettori del Pd alle ultime comunali – ma per l’affollamento nell’aula del congresso.

Che manca del tutto. Quando arriva il garante trova solo quattro iscritti, nella grande sala vuota.

«E gli altri dove sono?», domanda. «Non ci siamo messi d’accordo» spiega sottovoce uno dei quattro. Tutti a casa.

A dire basta è Sara Battisti, giovane e appassionata segretaria provinciale uscente, cuperliana, uno dei quattro candidati, che un pomeriggio va al congresso di Sora per spiegare il suo programma.

«Arrivo puntuale – racconta – ma nella sala trovo solo cinque persone. Non c’è neanche il segretario del circolo. La gente è tutta fuori, in fila per fare la tessera. A un certo punto, mentre sto parlando, entrano una cinquantina di persone e si mettono a chiacchierare come se fossero al mercato, del più e del meno. Non ci ho visto più. Ma cosa siete venuti a votare, gli domando, se non state neanche ad ascoltare quello che dico? Poi ho lanciato il microfono sul tavolo e sono andata via. Arrivata fuori, ho pianto. Perché io sono una che ci crede, sono una partitista convinta, ma quello che mi sono trovata davanti non era il mio partito, era qualcos’altro ».

Già, ma cosa? «Siamo diventati un votificio, si pensa solo a conquistare le piccole cariche che poi daranno il potere di scegliere i candidati locali» risponde Alessandro Martini, il candidato renziano.

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“Qualcuno pensa che il Pd sia diventato un tram per avventurieri »
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aggiunge il civatiano Mario D’Alessandro.

Così tutti e tre convocano una conferenza stampa per chiedere la sospensione dei congressi locali: «Altrimenti ci ritiriamo dalla competizione».

L’unico che si oppone è il quarto, Simone Costanzo, finora in netto vantaggio sui concorrenti.

Non perché sia convinto che la procedura sia cristallina, anzi è stato lui a parlare di «tesserificio» a Isola del Liri.

«E a Sora – aggiunge – nel giro di tre ore sono arrivati duecento nuovi iscritti, capitanati da persone vicine all’area che oggi ci accusa…».

Con questo scenario davanti agli occhi, in Ciociaria era inevitabile fermare tutto.

Anche contro il parere del presidente della commissione per il congresso, l’ex segretario regionale Roberto Morassut, la cui diagnosi è però illuminante:

«Sembra un’orgia per il potere, un delirio di competizione tra cordate interne per conquistare circoli e federazioni, mettere le mani su pezzi di organizzazioni territoriali… ».

E indicava il quadro nazionale: ma forse aveva in mente proprio la sua Ciociaria.

Da La Repubblica del 02/11/2013.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

La domanda a questo punto sorge spontanea: Come se ne viene fuori?

E’ sempre la stessa da un anno e mezzo.

Oggetto del messaggio: Come se ne viene fuori ?
Inviato: 09/04/2012, 23:16


Solo che rispetto all’aprile 2012, il sistema è ulteriormente degenerato.

Alla guerra per bande della casta del Pd-PPE, segue una degenerazione della sua base dirigente sul territorio.


Anche contro il parere del presidente della commissione per il congresso, l’ex segretario regionale Roberto Morassut, la cui diagnosi è però illuminante:

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«Sembra un’orgia per il potere, un delirio di competizione tra cordate interne per conquistare circoli e federazioni, mettere le mani su pezzi di organizzazioni territoriali
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Ma che cavolo vanno a votare alle primarie i sostenitori del Pd-PPE, se l’insieme del partito è questo?

Qui non si tratta più di turarsi il naso come faceva Montanelli, qui si è di fronte a ben altro.

Aveva perfettamente ragione Gustavo Zagrebelsky, quando quella sera del febbraio 2012, al Teatro Smeraldo di Milano, fece presente qual’era il vecchio pensiero greco sulle democrazie.

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“Le democrazie quando degenerano non hanno in sé la forza di cambiare”.
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Evidentemente nelle Stivalone dove i devoti di San Tommaso sono tantissimi, compresi i non credenti, devono toccare con mano per capire.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

La lunga agonia italiana – 111
Un drammatico vuoto di potere - 103
I giorni della follia - 100
Sotto le macerie - 33


Implosion - 16



Prima di tutto una domanda per Paolino.

Se veramente, Grillo dovesse sterzare tutto a destra, come sostiene Scalfari, …tu sosterresti sempre il M5S???




*****

Finiremo male molto male perché i sintomi della deflagrazione prossima ventura ci sono tutti, e ogni giorno c’è sempre chi ci mette del suo per accelerare rapidamente verso il fondo dell’abisso.

Oggi è di scena il vecchio fondatore di Repubblica, completamente irriconoscibile rispetto a molti anni fa.

L’unica giustificazione plausibile è l’avanzata età.

Oggi si cimenta su Grillo, ma anziché portare un contributo positivo al problema Italia, anziché individuare le cause per trovare il rimedio, si adopera come piazzista di parte.


Scrive stamani E. Scalfari:

Di chi è la colpa, chi ne sono i responsabili, stando alle indicazioni di Grillo? I partiti che governano il Paese da oltre mezzo secolo, l’establishment economico, i sindacati, l’Europa. Questi sono i nemici da sconfiggere, mettere in fuga e sostituire. Con chi? Col popolo finalmente svegliato da Grillo, che sarà naturalmente lui a guidare, a istruire e ad educare.


Scalfari è completamente out.

Un suo collaboratore che adesso gli è inviso, Gustavo Zagrebelsky, già nel febbraio 2012, in solitario con il suo movimento di Libertà e Giustizia, notificava agli italiani, anche su La Repubblica, che il sistema dei partiti era fallito.

Con Sandra Bonsanti, vecchia collaboratrice di Repubblica e presidente di LeG, quando il quotidiano romano era un poco più decente, LeG si è spesa presso tutti i partiti italiani falliti (tutti quanti), affinché si attivassero per mettere in cantiere il necessario C-A-M-B-I-A-M-E-N-T-O.

Nello stesso tempo, l’ex presidente della Corte Costituzionale, conoscendo molto bene il pensiero degli antichi greci sul rinnovamento delle democrazie, portava dentro di sé la convinzione del futuro fallimento.

Il paragone che calza sempre a pennello in questi casi è quello medico.

Se la tua diagnosi per una cancro in avanzata fase di sviluppo è quella di un incipiente raffreddore, allora il corpo di quel malato è spacciato in partenza.

Riportato alla politica.

Nel settembre del 2011, il M5S, si avvale di un consenso del 2,7 % a livello nazionale.

Quanto prende Casini ai giorni nostri.

Ma sinceramente, qualcuno può pensare in tutta onestà che Casino Casini possa balzare tra un anno e mezzo al 25 %????

Ma quando mai???

A novembre del 2011 cade il governo Berlusconi. Gli subentra Monti e prende provvedimenti contro l’economia. I risultati si stanno ancora toccando dolorosamente in questi giorni. Sono ferite che non si emargineranno mai.

Le aziende, come ha raccontato Mentana in un Tg7 della scorsa settimana stanno chiudendo a rotta di collo.

In quel momento Monti diventa per Scalfari il deus ex machina, il grande salvatore della patria.

Ogni domenica su Repubblica, Scalfari tiene la sua conseguente omelia magnificando senza pari l’operato del suo nuovo idolo.

Tanto che a maggio del 2012, dopo aver acquistato giorno dopo giorno fin dal giorno della prima uscita in edicola La Repubblica, nauseato dalle continue prediche inutili ed inadeguate del santo fondatore lanciato in una predicazione senza senso, mi ha obbligato a passare al Fatto Quotidiano.

Esattamente un anno dopo l’incarico a Monti, Scalfari esprimeva tutto il suo disappunto e rammarico per il tradimento di Monti.

Ma quale tradimento e tradimento di Monti????????

Monti non ha mai tradito nessuno. Chi lo ha abbandonato deluso, in Monti ha solo voluto vedere cose che nel Professore non esistevano.

Segno evidente, quindi, che Scalfari invecchiando aveva perso la capacità di analisi e ne riversava ingiustamente la colpa su Monti.

La capacità di analisi del santo fondatore continua prendendo lucciole per lanterne in continuazione.

Il successo di Grillo non ha assolutamente niente a che vedere con le sue capacità affabulatorie che gli derivano dalla professione decennale di comico.

Il passaggio dal 2,7 % del M5S al novembre del 2011 al 25,55 % alla Camera nel febbraio scorso, è dovuto solo e soltanto al crollo generalizzato di Pd, Pdl e Lega.

Grillo ha rappresentato l’ultima speranza dopo il fallimento totale dei partiti.

La causa del cancro sono quindi Pd e Pdl in decomposizione, e non le capacità taumaturgiche del comico genovese.

Il Pdl è imploso e continuerà su questa strada. Il Pd è solo “”47 morto che parla””.

La direzione centrale del Comitato d’affari non si è mai interessata della vita politica della periferia.

Risultato? Il verminaio che stiamo assitendo in queste settimane nei circoli.

Un verminaio da corpo putrefatto, dove gli iscritti abbandonano alla vista della guerra per bande dei ras locali per la scalata al potere.

Scalfari non vede tutto questo, non vede la degenerazione molecolare che prima dell’ultimo sussulto si rivolge a Grillo nella più totale disperazione.


Scalfari si prefigura effetti, ma si guarda bene dall’individuarne le cause.

Auguratevi di non trovare mai un medico di Pronto Soccorso di questo genere, perché sareste spacciati in partenza.




Se vince Grillo, paese a rotoli
di EUGENIO SCALFARI


03 novembre 2013

(ansa)GRILLO e l’Europa. Mi sembra questo il tema di maggiore attualità: la campagna elettorale che il proprietario e leader del Movimento 5 Stelle ha già aperto in vista delle elezioni europee del maggio 2014 e di quelle italiane che egli si augura e fa di tutto per provocare il più presto possibile.

Si tratta di una campagna di destra, una destra xenofoba contro gli immigrati, qualunquista contro i partiti (tutti i partiti, nessuno escluso) e contro le istituzioni, dal capo dello Stato al presidente del Consiglio ai ministri (tutti i ministri) e contro la magistratura e la Corte costituzionale.

Non è più anti-politico il Movimento 5 Stelle poiché ora una politica ce l’ha, l’ha scelta.

È a suo modo una politica rivoluzionaria perché vuole abbattere tutta l’architettura esistente ma con un obiettivo reazionario perché vagheggia una dittatura, la sua.

Il movimento di popolo che le sue parole d’ordine indicano con chiarezza fa leva sui sacrifici, le speranze frustrate e la rabbia che ne deriva, ormai molto diffusa, che gli italiani sentono con sempre maggiore acutezza.

Di chi è la colpa, chi ne sono i responsabili, stando alle indicazioni di Grillo? I partiti che governano il Paese da oltre mezzo secolo, l’establishment economico, i sindacati, l’Europa. Questi sono i nemici da sconfiggere, mettere in fuga e sostituire. Con chi? Col popolo finalmente svegliato da Grillo, che sarà naturalmente lui a guidare, a istruire e ad educare.

Quando questa opera di lunga lena sarà compiuta lui si ritirerà.

Ovviamente sarà celebrato nei libri di storia come quello che...

Da qualche settimana l’Europa così come è fatta oggi e l’euro che la Banca europea stampa sono diventati i nemici principali e rappresentano i bersagli sui quali sparare per primi. La stessa strategia è quella usata dal Fronte nazionale francese della Le Pen, dal movimento anti-europeo di Germania (dove però non hanno neppure superato la soglia per entrare in Parlamento), in Grecia, in Danimarca, in Olanda.

Grillo ha anche in mente una sua politica economica. Non è mai andato a scuola di economia e conosce per sentito dire le scuole di Cambridge, di Vienna e del Mit degli Usa; ma sa interpretare e semplificare quello che molta gente pensa: ridurre le tasse, combattere evasione e corruzione, infischiarsene del debito pubblico, spendere per creare posti di lavoro senza preoccuparsi delle coperture, rispondere a pernacchie alle direttive europee e mandare per aria l’euro.

Chi se ne frega dell’euro. Meglio una moneta nazionale stampata in Italia in quantità capaci a fare star meglio la gente, i giovani, gli anziani, tutti.

L’Europa non reggerà il colpo. Anche la sua architettura attuale crollerà e i movimenti che l’hanno distrutta la ricostruiranno a modo loro. E poiché il movimento principale sarà il 5 Stelle, che guiderà il Paese con il debito più alto di tutti gli altri, sarà dunque il 5 Stelle — cioè lui — a guidare la ricostruzione.

Questo pensa Grillo, lo dice e lo diffonde. Ormai è un Verbo, naturalmente incarnato. Ma non è il solo poiché anche a destra c’è qualcuno che — in modi appena più sfumati nella forma ma identici nella sostanza — dice cose analoghe. Finora erano due populismi di segno contrario, adesso sono due nazionalismi entrambi di estrema destra, entrambi demagogici, entrambi irresponsabili ed entrambi visti con favore da alcuni milioni di elettori.

Mi direte che questa è una visione pessimistica. Me lo auguro, naturalmente. Di solito tendo all’ottimismo della volontà e della ragione, che unifica la dicotomia di Gramsci. Ma ora, avendo alquanto approfondito il problema, molti dubbi mi hanno assalito. Alcuni li ho già manifestati due domeniche fa discutendo le caratteristiche del circuito mediatico. Oggi torno su questo tema e su quello delle tecnologie che da vent’anni hanno preso il governo del mondo.

Molti amici che illustrano la filosofia italiana, tra i quali nomino qui Severino e Galimberti, hanno già affrontato questo tema; ma a me pare che sia venuto il momento di trarne alcune conclusioni che influenzano direttamente l’assetto della società globale nel quale vive ormai l’intero pianeta.

***
Il cosiddetto “Datagate” rappresenta il centro di questo discorso. Ha agitato e continua ad agitare ormai da molti giorni le Cancellerie e i media di tutto il mondo, ma mi sembra che un punto sia stato trascurato: non esiste un Datagate semplicemente nordamericano che si estende e spia l’intero pianeta.

La raccolta, la registrazione e l’eventuale ascolto delle conversazioni telefoniche esiste in ogni società telefonica locale e — ecco il punto di fondo — ciascuna di esse è interconnessa con tutte le altre. Le conversazioni tra telefoni cinesi, sono registrate, classificate e ascoltabili in Cina ma sono interconnesse con quelle Usa e così le conversazioni che si svolgono in India, in Australia, in Brasile, in Gran Bretagna, in Canada, in Germania, in Russia, in Iran, in Siria, in Egitto. Insomma nel mondo intero, ovunque ci sia l’industria telefonica e gli strumenti che consentono le conversazioni.

Il Datagate mondiale non è stato che l’insieme di queste interconnessioni, alle quali si aggiunge un’altra rete che è quella di Internet.

Queste due tecnostrutture ci portano ad una conclusione che non ci piace affatto perché coinvolge un diritto fondamentale: la «privacy»; che è stata infranta e insieme con essa quel tanto di libertà che ne deriva.

La «privacy» e la libertà che da essa discende fanno ormai parte di un’altra epoca, non più della nostra. Sociologi e tecno-operatori di tutto il mondo sono perfettamente consapevoli di questa situazione e si domandano se esista la possibilità tecnica e la volontà politica di resuscitare la privatezza e quel tanto di libertà che vi è comunque connessa. Esiste ma comporta l’uso di regole e strumenti molto sofisticati. Oltre alla volontà politica di applicarli.

Naturalmente le due reti planetarie, quella dell’interconnesione e delle conversazioni telefoniche e quella di Internet, hanno effetti travolgenti sul circuito mediatico e quindi sulla formazione delle pubbliche opinioni. Ho già esaminato questo tema due domeniche fa mettendo in luce l’enorme potenza che le nuove tecnologie hanno conferito al sistema mediatico. Sono forze ambivalenti: cercano e possono scoprire la verità sull’andamento dei fatti e possono al tempo stesso manipolarla per meglio catturare l’interesse del pubblico.

In Italia sperimentammo il rischio che questi circuiti possono esercitare su singole persone quali per esempio il capo di un’agenzia di informazioni che aveva ottenuto un contratto operativo dalla Telecom di Tronchetti Provera e se ne valse per ascoltare alcune utenze private che potevano interessare uno dei dirigenti dei Servizi segreti italiani. Il quale ultimo usò in parte quelle intercettazioni per ragioni di sicurezza pubblica ma in parte per propri tornaconti personali. Ci fu un processo che durò alcuni anni arrivando ad una sentenza di condanna per Tavaroli (titolare dell’agenzia) e la sua squadra. Tronchetti fu condannato per la ricettazione di un dossier.

Ricordo questo fatto per dire che per un qualsiasi cittadino può essere molto più pericoloso per la sua privacy la rete locale che lo registra non quella americana o cinese o indiana che dispongono anch’esse di quella conversazione. Che cosa volete che me ne importi se la National Security Agency può accedere alle mie conversazioni? Non le ascolterà mai, non sa neppure chi sono. Se non ho fatto alcuna azione contro la sicurezza pubblica.

Potrò essere invece ascoltato da un Pollari di turno che sa benissimo qual è la mia professione e che può avere sotto gli occhi le mie conversazioni per sessant’anni con capi di partito, capi di imprese, di associazioni, di governi. Questo avviene in ciascun Paese e i mediatori di queste compravendite di conversazioni non fanno altro mestiere che quello di raccogliere materiali potenzialmente ricattatori sulla vita privata di persone che abbiano avuto un peso nella vita pubblica del Paese.
Conclusione: il Datagate abolisce la privacy, le reti locali sono le più temibili per i cittadini comuni, quella generale può esercitare interventi di difesa antiterroristica e/o spiare capi di Stato, di governo, di multinazionali.

Il tutto è integrato con i circuiti mediatici i quali influenzano nel bene e nel male la formazione e l’evoluzione dell’opinione pubblica mondiale. Un esempio: sia Assange sia Snowden disponevano di un enorme fondo di intercettazioni ma per rivelarlo e rivelarsi hanno dovuto ricorrere a due giornali, il Guardian e il New York Times, alla loro carta stampata e ai siti di cui dispongono.

Questo è ormai il mondo in cui viviamo con accresciuta fatica.


Se per concludere andiamo dal più grande al meno grande, deriva da questa analisi la vitale importanza che l’Europa divenga al più presto uno Stato federale, l’euro non sia in nessun caso messo a rischio, gli strumenti politici europei si trasformino in strutture federali alle quali i governi, i Parlamenti, le Corti costituzionali, la Difesa, la politica estera dei singoli Stati trasferiscano i loro poteri.

Contro l’irrilevanza degli Stati europei, considerati ciascuno per proprio conto, non esiste altra alternativa.

L’Italia e il suo governo debbono battersi per questo obiettivo. La destra naziona-lista,xenofoba anti-euro, è una catastrofe di fronte alla quale i sacrifici di oggi diventerebbero caramelle.

La ripresa sarà lenta ma comincerà certamente nel 2014, tutti i sintomi ci sono già e tutte le fonti lo confermano.

Ma c’è anche l’incoscienza degli incoscienti e il pericolo è quello. Papa Francesco, lei che ci crede preghi per noi che ne abbiamo bisogno. Sarà comunque una preziosa testimonianza
lucfig
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da lucfig »

L'uscita del Presidente Napolitano sulla "necessità" delle spese militari fa pensare a male.

L'unica voce contraria è Civati.

Ecco perchè lo voto!

dal blog www.ciwati.it

Posso?

Necessarie le spese militari, dice il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che torna a definire propagandistiche le posizioni di chi chiede di ridurle, soprattutto per quanto riguarda alcuni investimenti, come gli F-35.

A me sinceramente tutto questo ricorso all’aggettivo necessario – larghe intese necessarie, governo di necessità, non ci sono alternative – mi preoccupa e mi porta a chiedermi e a chiedervi: ma se tutto è necessario, a che cosa serve discutere? Se tutti quelli che non sono d’accordo su qualsivoglia argomento sono etichettati come propagandisti, a che cosa serve avanzare delle proposte diverse? Le due cose si tengono: se una scelta (scelta?) è necessaria, tutto il resto è propaganda. A me dispiace, ma sono di tutt’altro avviso. Posso?

P.S.: per la cronaca, lo stesso Presidente a giugno aveva dichiarato che le spese militari andavano razionalizzate.
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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peanuts
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da peanuts »

"L'imu non si paga ma le coperture le stiamo cercando"

"Facciamo sesso e il preservativo lo metto dopo"

Mavaf...
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Non se ne viene più fuori – 6



Da questa situazione Non se ne viene più fuori,……..perché:

16) Perché nessuno è in grado di fermare questa piaga..........


L'INDIFFERENZA E' TOTALE




LUDOPATIA PORTAMI VIA - CHIUDONO I CINEMA E APRONO LE SALE GIOCO: LA FABBRICA DELLE ILLUSIONI CAMBIA LE SUE LOCATION E CONTRIBUISCE AD AGGRAVARE LA CRISI


Immagine



08 NOV 2013 18:25
LUDOPATIA PORTAMI VIA - CHIUDONO I CINEMA E APRONO LE SALE GIOCO: LA FABBRICA DELLE ILLUSIONI CAMBIA LE SUE LOCATION E CONTRIBUISCE AD AGGRAVARE LA CRISI
Gli introiti del gioco d’azzardo nel 2012 sono cresciuti del 30% e rappresentano il 4% del Pil – L’età media dei giocatori si abbassa e aumentano i casi di ludopatia – I luoghi dove tentare la sorte proliferano e moltissime di queste sale sono controllate dalla criminalità organizzata: un disastro…




Marino Niola per "il Venerdì di Repubblica"


Sono sempre di più i cinema che chiudono. E sono sempre di più le sale gioco che aprono. L'industria dell'illusione cambia le sue location. E anche i suoi effetti sulle vite delle persone. Il boom di bingo, ricevitorie delle scommesse, riffe, lotterie, poker online, slot machine non conosce crisi.

In compenso rischia di contribuire ad aggravarla. Anche nell'eventualità in cui lo Stato riesca a riscuotere la sua parte. Gli introiti del gioco d'azzardo solo nel 2012 sono cresciuti del 30 per cento e ormai rappresentano il 4 per cento del Pil. Cifre che gridano vendetta.

Anche perché l'età media dei giocatori si abbassa ogni giorno di più. Se poi si pensa che moltissime sale sono controllate dalla criminalità organizzata, allora il quadro antropologico del disastro è davvero completo.

Certo la passione per l'alea ha ragioni sociali e culturali antiche, anche perché poggia su un istinto ludico profondamente e universalmente umano. E il nostro Paese ha sempre amato giochi popolari come il lotto. In cui però l'inseguimento della fortuna coinvolgeva l'intera collettività. Mentre ora ciascuno è solo con il proprio vizio.

Che in molti casi conduce dritto dritto alla ludopatia. Con il risultato di aggiungere precarietà a precarietà. Finendo in molti casi per bruciare in un giro di ruota quel poco che si è riusciti a guadagnare lavorando.

Per chi è posseduto dal demone, infatti, anche la perdita diventa una quasi vincita, sfiorata ogni volta per un pelo. Ma se i luoghi dove ritentare la sorte proliferano, allora questo illusorio calcolo delle probabilità diventa, come diceva Cavour, una tassa sulla stupidità.

Esatta da uno Stato che si comporta come un biscazziere.

*****

E per fortuna che siamo in uno Stato dove il Vaticano conta su di un alto numero di politicanti cattolici..................
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