Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

La lunga agonia italiana – 146
Un drammatico vuoto di potere - 137
I giorni della follia - 137
Sotto le macerie - 71
Implosion - 53
Cosa c'è dietro l'angolo - 34
Il tracollo prossimo venturo - 24

Scenari a breve - 6



In edicola sul Fatto del 16 novembre: “Il governo scarica i guai economici”

Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/11/ ... li/253947/

La mannaia di Bruxelles cala sul governo Letta. Non sarà concessa alcuna flessibilità sugli investimenti, il cosiddetto “bonus Ue” che aveva chiesto l’Italia, perché il debito italiano è troppo alto. La Commissione Ue dopo aver analizzato (e bocciato) la Legge di Stabilità ha, infatti, deciso che “l’Italia non ha accesso alla clausola per gli investimenti perché il debito non si è evoluto in modo favorevole”. Ma il governo ha già la soluzione: il supercommissario, Carlo Cottarelli, dovrà risolvere questo problema. Poi lo scoop de ilfattoquotidiano.it sull’intercettazione di Nichi Vendola che al telefono con il responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva, Girolamo Archinà, dà, tra gli sghignazzi, “della faccia da provocatore” a un cronista che tentava di porre domande a Emilio Riva sulle morti per tumore. Il Governatore pugliese non si scusa, non si dimette e querela il Fatto. Per il secondo sfoglio tutti i particolari di “Undisputed Truth”, l’ultima autobiografia di Mike Tyson, tra titoli mondiali, sesso dietro le sbarre con le donne che facevano la fila per andare a trovarlo, i ricorrenti raptus omicidi, le folli notti a base di alcol e droga e un patrimonio di 300 milioni di dollari dilapidato. Ci vediamo ‘In edicola’: ogni sera le anticipazioni su ilfattoquotidiano.it (riprese e montaggio Paolo Dimalio, elaborazione grafica Pierpaolo Balani).
15 novembre 2013
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Banda "musicale" tricolore: Tromboni & Tromboni - 1

Case chiuse - 1



Con la legge N° 75 del 20 febbraio 1958 la senatrice Lina Merlin, provvede alla chiusura delle ben note “Case chiuse” in cui si esercitava da mane a sera il mestiere più vecchio del mondo.

Quello che la senatrice socialista non aveva compreso è che ne ha lasciate aperte parecchie decisamente pericolose, estese su tutto il territorio nazionale ma soprattutto nella capitale. Quelle dove si esercita la politica.

Lì, a differenza delle tradizionali “Case chiuse”, la professione viene esercitata in prevalenza da una popolazione maschile.

Questa professione attizza molto e in tantissimi/e non se ne vogliono mai andare.

Un vecchio professionista sempre sulla breccia è lui, Casino Casini, da almeno trent’anni dedito alla sodomizzazione di massa.


Immagine


Il sogno degli scissionisti: partito unico sotto il Ppe
I fuoriusciti di Pdl e Scelta civica lavorano nell'ombra per un Grande centro. L'operazione portata avanti da Mauro e Casini benedetta pure dalla Merkel


Fabrizio Ravoni - Dom, 17/11/2013 - 08:09

Roma - I pessimisti definiscono la galassia centrista come una «ex Jugoslavia». Gli ottimisti come «il mercurio»: alla fine si aggrega sempre. Magari non subito, in tempo per le elezioni europee.

Sempre che non avvengano fatti politici nuovi, ed inattesi, prima di maggio. Al momento, però, sembra che ognuno sia intenzionato a restare casa sua, con tanto di gruppi parlamentari autonomi.

Da una parte, il Nuovo centrodestra, tenuto a battesimo da Angelino Alfano. Dall'altra, i Popolari europei italiani di Mario Mauro e Casini, che debutteranno tra una settimana a Roma. Nel complesso, i fuoriusciti di Scelta civica possono contare su dieci senatori e su 23 deputati. Più consistente la «truppa» di Alfano: una trentina di senatori ed almeno 26/27 rappresentanti a Montecitorio. Fra i due gruppi centristi c'è un rapporto parlamentare vicino all'uno a due. Sul fronte ministeriale il rapporto sale ad uno a tre.

Nuovo centrodestra può contare su cinque ministri e sei posizioni di governo (Alfano è ministro dell'Interno e vice premier); i fuoriusciti di Scelta civica, sono solo due, Mario Mauro e Gianpiero D'Alia, ministri della Difesa e della Pubblica amministrazione. Coincidenza. I ministri centristi sono tutti fuoriusciti dai partiti che li ha portati in Parlamento. I cinque del Nuovo centrodestra dal Pdl. I due dei (futuri) Popolari europei per l'Italia da Scelta civica. Per queste ragioni, la neo segretaria di Sc, Stefania Giannini, annuncia la richiesta di un ribilanciamento all'interno del governo. I montiani di stretta osservanza, infatti, possono contare solo sulla presenza di Enzo Moavero Milanesi, ministro degli Affari europei.

Il peso specifico dei neo raggruppamenti propende a favore degli alfaniani. E forse è per queste ragioni che al momento il senatore Paolo Naccarato, eletto nella lista di Giulio Tremonti, e da sempre sponsor della diaspora del Pdl, dice apertamente che un'alleanza fra i due neo partiti «è una prospettiva assolutamente remota, sicuramente inattuale, forse anche irrealizzabile». Difficilmente, comunque, Naccarato passerà al nuovo gruppo di Palazzo Madama nel quale confluiranno i senatori alfaniani. Se lo facesse, il Gal (il suo attuale gruppo parlamentare) confluirebbe nel gruppo Misto: sono dieci senatori contati, e la sua fuoriuscita farebbe venire meno il numero minimo per fare un gruppo parlamentare. Di parere diverso, e con maggiore trasparenza, il ministro della Difesa. «Ci sono molte scialuppe a mare - osserva Mario Mauro - ma manca un cantiere per costruire una grande nave. È questo cantiere che bisogna realizzare. Credo molto nel ritorno di un'Italia popolare le cui adesioni e i cui convincimenti si estendano addirittura fino all'ipotetico elettorato di Renzi». In modo particolare, il ministro sembra guardi con attenzione al congresso del Pd per verificare se anche in quel modo si dovesse manifestare qualche fuoriuscita. Suo obbiettivo dichiarato, quindi, è quello di riunire chiunque si riconosca sotto la bandiera dei Popolari europei in un'unica aggregazione politica.

Insomma, in una «Dc 2.0». E con uno sponsor d'eccezione: Angela Merkel. Si racconta che il Cancelliere tedesco potrebbe fare un endorsement a favore dell'iniziativa di Mauro; all'evento dovrebbe partecipare anche Angelino Alfano.

Con un particolare. Anche Silvio Berlusconi si è sempre riconosciuto nei Ppe, ma dal palco del Palazzo dei Congressi dell'Eur non è stato certo tenero con il cancelliere tedesco. In attesa che il «mercurio» si addensi, Enrico Letta si consolida. Le spaccature di Pdl e Scelta civica, al momento, sembrano rendere più coesa la maggioranza; anche se numericamente meno solida. Almeno fino all'8 dicembre, data del congresso Pd.

http://www.ilgiornale.it/news/interni/s ... 68108.html
camillobenso
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La Stampa 17.11.13
La soglia di tolleranza del Pd
di Federico Geremicca


Un governo numericamente più debole, una maggioranza politicamente diversa e - sullo sfondo - un fantasma che pare tornare a materializzarsi: l’ultimo tratto di strada del governo-Monti, con Berlusconi che si chiama fuori e il Pd che lascia la sua faccia su provvedimenti dolorosi e impopolari, pagandone poi il prezzo nelle elezioni del febbraio scorso.

Uno scenario che i democratici considerano non riproponibile, e dunque si interrogano: proseguire con Letta, e come? Rompere, e quando?
Con una complicazione: l’assenza di un leader e di un gruppo dirigente legittimati a decidere - in un passaggio così delicato - a campagna congressuale in pieno svolgimento.

Ma in casa democratica - e soprattutto nell’area (crescente) di quanti si mostrano sempre più insofferenti rispetto al patto delle larghe intese - si mettono in fila gli elementi, e i timori crescono.

Nulla, infatti, è più com’era sei mesi fa, quando il Presidente della Repubblica chiese alle forze politiche un atto di responsabilità di fronte al galoppare della crisi e al crescere dei livelli di disoccupazione.

Nulla è più come allora: e tutto quel che è cambiato, purtroppo, sembra cambiato in peggio...

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Due dei tre partiti che a fine aprile diedero vita al governo-Letta (Pdl e Scelta Civica) di fatto non esistono più; come in un film già visto, Berlusconi si è sfilato dall’alleanza e si prepara (assieme a Grillo...) a cannoneggiare l’esecutivo a guida Pd; lo stato di tenuta della compagine - per altro vissuta fin dall’inizio come male necessario da larga parte del «popolo di centrosinistra» - è quel che è, con il caso Cancellieri aperto, il caso Alfano pietosamente chiuso, scarsi risultati sul piano dei conti (nulli addirittura su quello delle riforme) e una legge di stabilità che pare la miccia fatta apposta per far saltare l’intera Santabarbara.
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Se i dati sono questi, è inevitabile che tra i democratici torni d’attualità un interrogativo già affrontato al tempo (non lontano) della condanna definitiva di Silvio Berlusconi: qual è la «soglia di tolleranza» rispetto alle larghe intese?

Qual è il punto, insomma, oltre il quale il Pd non può andare?

Non lo fu la condanna definitiva del Cavaliere; non accadde di fronte al pasticcio (per usare un eufemismo) Alfano-Shalabayeva e nemmeno ai diktat Pdl «via l’Imu per tutti o è la crisi»; e se il punto di rottura non fosse nemmeno la difesa del ministro Cancellieri (lo si vedrà presto), può allora esserlo il patatrac di due dei tre partiti della maggioranza e gli sviluppi politici che potrebbe mettere in moto?


Non c’è nessuno in grado di dirlo: ma soprattutto non c’è nessuno in grado di deciderlo.

Si sa che Matteo Renzi - dato per vincente alle primarie di dicembre - è tra i sostenitori meno convinti delle larghe intese, incoraggia tiepidamente il governo («dura se fa») e voterebbe volentieri per le dimissioni di Annamaria Cancellieri. Il sindaco di Firenze, insomma, è accompagnato da un sospetto: che una volta conquistato il Pd, potrebbe mandare Letta gambe all’aria, per andare a nuove elezioni, candidarsi premier e provare a vincerle.

Ma basta questo per dire che dall’8 dicembre per il governo di Letta la strada si fa ancora più in salita?

Lo si vedrà, ma molti campanelli d’allarme hanno già cominciato a suonare in casa democratica.


Che fare di fronte a Berlusconi e Alfano che dicono «ci separiamo ma torneremo assieme per battere il centrosinistra»?

Come valutare i sussurri che vedono dietro le scissioni nel Pdl e in Scelta Civica le premesse per la nascita di un «soggetto centrista» che metta assieme - per semplificare - i «filo-governativi» di ogni parte e poi si presenti alle elezioni?

E come fronteggiare il rischio-logoramento, cioè un finale di legislatura che ricordi troppo da vicino quello (nefasto) avuto con Mario Monti?
La discussione è aperta, si attende l’elezione del segretario e poi una decisione arriverà.

I tempi, infatti, sono quelli che sono: tra qualche giorno si voterà sulla Cancellieri, poi toccherà alla decadenza di Berlusconi (con le prevedibili reazioni del Cavaliere), infine la mina della legge di stabilità.

Chi da una parte e dall’altra vuole il voto e la fine delle larghe intese, sa che molte altre occasioni per rompere non ne avrà.


Enrico Letta è all’erta: aspetta un dicembre terribile e intanto riflette. Perché star lì a farsi triturare davvero non gli va...
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Scenari a breve - 7



l’Unità 17.11.13
Merlo: «La scissione? Dipende dal futuro segretario»

«La spaccatura del Pdl e la scissione di Scelta Civica non producono automaticamente la frattura politica nel campo avverso, cioè nel Pd.

Ad una condizione, però che nel Pd non parta un corso politico che punta a creare il pensiero unico, ad appaltare tutto all'uomo solo al comando, ad emarginare chi la pensa diversamente dal leader e a ridurre drasticamente la pluralità del partito.

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Se questo dovesse avvenire, la scissione sarebbe inevitabile e persino necessaria».
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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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il Fatto 17.11.13
Facciamoci del male
La sinistra, B. e la sindrome del “che sarà mai?”

di Furio Colombo


A quanto pare è accaduto qualcosa di strano, pericoloso, forse di mostruoso a sinistra. Sentite: “Una metamorfosi psicologica prima ancora che ideologica ha condotto la sinistra ad albergare in sé un sentimento di purezza morale, capace di erigere un muro fra sé e l’avversario. E ci fa vedere come questa pretesa di superiorità, che confonde l’etica e la politica come in un gioco delle tre carte, non può che avere trasformato la sinistra in una grande forza conservatrice, custode di valori nobili ma immutabili nel tempo, indiscutibili, impermeabili al cambiamento. Questa catastrofe intellettuale della superiorità ha trovato impulso finale con l’avvento di Berlusconi. Noto con piacere che entra nella lunga lista dei sintomi di questa specie di malattia mentale collettiva anche il verbo ‘resistere’ svuotato di ogni credibilità da un uso davvero dissennato. (...) La più profonda verità morale che si possa cavare dagli ultimi vent’anni è che Berlusconi è sostenibilissimo. Di certo, perlomeno, non fa parte di quella melassa di opinioni, buoni sentimenti e inani risentimenti prodotta da un ambiente intellettuale talmente separato dal mondo da essersi persuaso di vivere sotto il tallone di una dittatura”.
HO CITATO Emanuele Trevi, che recensisce Francesco Piccolo (il Corriere della Sera, 28 ottobre 2013) che ha scritto un libro, molto citato e molto lodato che si intitola Il desiderio di essere come tutti (Einaudi). “Tutti”, ci spiega il saggio-romanzo di Piccolo, sono coloro che non si fasciano la testa per Berlusconi. Voglio essere preciso. La recensione è cattiva (non una cattiva recensione; cattivo, aggressivo, sprezzante è il sentimento). Il libro è lieve, elogia la spensieratezza, è molto ben scritto, ma con un curioso intreccio tra “lasciatemi in pace” e “purezza”, dove la “purezza” è la pretesa di superiorità della sinistra. Superiorità su che cosa? Le origini della ricchezza di Berlusconi? Gli amici di Berlusconi? I reati di Berlusconi? Le vanterie private di Berlusconi? Qui mancano dettagli che sarebbero preziosi. Comunque, letto da uno svedese, Berlusconi, in questo libro, è simpatico, apre e riempie di luce la Reggia di Caserta (così l’autore ricorda la prima apparizione del leader), induce una ragazza, davanti al televisore acceso della notte elettorale e in mezzo alla folla vociante di “menagrami e moralisti” (le parole sono di Trevi, nella recensione, ma il senso è nel libro di Piccolo) a dire, forte, allegra, sorseggiando il suo vino “va bene, che sarà mai, Berlusconi ha vinto le elezioni e governerà, cosa può succedere?”. Seguendo la narrazione, avete l'impressione che in mezzo alle scenate isteriche e collettive di una sinistra “la cui principale occupazione è stata sempre quella di tracciare confini”, stesse formandosi un piccolo gruppo sereno di persone normali che, Berlusconi o non Berlusconi (che sarà mai), sceglie la vita, la felicità. Il fatto è che quasi all’istante tutto ciò che restava della sinistra si è schierata con la ragazza “che sarà mai”. Posso testimoniarlo, avendo partecipato a tre legislature: Ero fra i contaminati dalla “purezza”, perché i reati di Berlusconi e il suo prevalere con truffa, evasione, rapporti oscuri (le contiguità e convivenze mai spiegate) compravendita di giudici e senatori, non mi piacevano. E mi è subito stato detto – prima con bonarietà, e poi con severa esclusione da ogni discorso a nome del gruppo Pds, poi Ds, poi Pd – di smetterla con l’antiberlusconismo viscerale, ovvero ogni “attacco manicheo” ai nostri avversari che, dopo tutto avevano vinto. La frase chiave del Pds, Ds, Pd (ovvero dei gruppi parlamentari di cui facevo parte) è stata subito “Che sarà mai?” nella nuova e più severa versione: “Non lo vedi che lui ha catturato lo spirito della modernità e voi (menagrami e moralisti) la menate ancora con questa storia della superiorità morale?”. Quando dirigevo l’Unità (2001-2005) ricevevo una lettera al giorno di autorevoli personaggi che erano stati nella direzione politica prima del Pds, ed erano nella direzione politica dopo la nascita del Pd, con frasi pedagogicamente severe come questa: “Sentir parlare di regime mi fa venire l’orticaria”. Tutto il resto sull’umore delle gerarchie Pd, irritate da ogni sintomo di opposizione e decise a convivere serenamente con il “regime”, lo trovate nel libro di Francesco Piccolo, da pag. 159 a pag. 261. Gli argomenti, non la storia, che nel libro di Piccolo è gradevole. Ma gli argomenti me li sono sentiti ripetere quasi alla lettera per un intero periodo di direzione dell’Unità (che evidentemente appariva troppo aggressiva) e per tre legislature. Adesso capisco che il libro di Piccolo è il manifesto della maggioranza di ciò che al momento puoi chiamare, per convenzione (almeno in Parlamento), tutta la sinistra.
Due eventi guastano un po’ la festa Piccolo-Trevi, improvvisata per non dover sentire, neppure da lontano e senza microfono, le voci, ormai in disuso, di “menagrami e moralisti”. Uno è l’insistenza con cui Stefano Meni-chini, direttore di Europa, vuole sapere chi e come ha organizzato da un momento all’altro l’aggregazione detta “grandi intese” al punto da mettere in scena, compatti, i 101 che abbattono Prodi (che sarà mai) e aprono la strada al governo Letta-Alfano, ovvero Pd-Berlusconi.
L’altra è il grido del presidente della Repubblica che, il giorno della visita del Papa, manda un messaggio, che rivela il peso di una grande tensione. Grida “Dialogo, dialogo, dialogo”, rifacendo, non so se con intenzione, in versione opposta, l’esortazione del procuratore Borrelli di Milano che concluse il suo discorso di commiato con le parole (tanto irrise da Trevi) “Resistere, resistere, resistere”. Tutto ciò per dire che – tranne Francesco Piccolo e il suo recensore Trevi – “tutti” non sono felici, benché sollevati dalla “superiorità” e dalla “purezza” e, finalmente, alleati di Berlusconi. I leader Pd lottano tra loro (ma ai piani bassi), i militanti sfollano. E gli altri, che si credevano di sinistra, sono incerti, confusi, ribelli senza causa, senza lavoro e senza partito. Si sentono abbandonati in strada come i cani di Ferragosto.
lucfig
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da lucfig »

Assordante rumore del silenzio

In Basilicata vota per le regionali il 46% rispetto al 62%.

C'è da riflettere ...
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Ad merlam merlorum in saecola saecolorum - 24
Forza merli - 24

La ripresa,……….per il c… - 23
Balle a catinelle - 1

(titolo mutuato dal film con grande successo al botteghino di Checco Zalone "Sole a catinelle")



Crisi, l’Ocse smentisce Saccomanni: “Nel quarto trimestre non ci sarà ripresa”

L'organizzazione parigina taglia le stime sul Pil per il 2013 e avverte che negli ultimi tre mesi dell'anno la flessione sarà dello 0,9%, smorzando l'entusiasmo del ministro dell'Economia che si aspettava un ritorno alla crescita. La ripresa italiana? "Rischia di essere compromessa dalla stretta sul credito"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 19 novembre 2013Commenti (259)


Anche l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico smorza l’entusiasmo del governo italiano, pochi giorni dopo la bocciatura della Legge di stabilità da parte della Commissione Ue.

L’Ocse prevede per quest’anno un calo del Pil dell’1,9%, abbassando le stime rispetto a sei mesi fa, e avverte che nel quarto trimestre la flessione sarà dello 0,9%, smentendo il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che negli ultimi giorni prevedeva un ritorno alla crescita nello stesso periodo.

L’economic outlook ricorda che l’Italia resta l’unico Paese del G7 ancora in recessione e che la ripresa “è ancora debole”.

E le incertezze riguardano anche il 2014.

L’organizzazione di Parigi ha alzato leggermente le stime sulla crescita per l’anno prossimo, dallo 0,5% allo 0,6%. Una cifra che tuttavia resta decisamente inferiore rispetto all’1,1% atteso dall’esecutivo italiano, anche se in linea con quanto annunciato dall’agenzia di rating Moody’s.

I numeri citati dall’Ocse sulla situazione economica italiana non sono migliori per quanto riguarda il debito pubblico, che si “si attesterà al 132,7% del Pil nel 2013 e crescerà ancora al 133,2% il prossimo anno”, cominciando a calare nel 2015 “solo se la stretta fiscale sarà almeno pari a quanto già programmato” dal governo, che ha annunciato un “consolidamento dei conti dello 0,5% del Pil” entro il prossimo biennio. Il capo economista dell’istituto, Carlo Padoan, definisce “una sorta di pungolo” al governo italiano l’affermazione dell’economic outlook che “per assicurare un rapido declino del debito potrebbe essere necessario un programma un po’ più ambizioso“.

E anche sul fronte del lavoro, l’Ocse segnala che in Italia “la disoccupazione è destinata a rimanere alta”, precisando che il tasso dovrebbe attestarsi al 12,1% nel 2013 e aumentare ancora al livello record del 12,4% nel 2014, per poi ripiegare al 12,1% nel 2015.

Un avvertimento riguarda infine le banche e il credit crunch. La ripresa italiana “potrebbe essere compromessa se la salute del sistema bancario limiterà il credito interropendo il normale ciclo di investimenti”, scrive l’organizzazione, precisando che “il prestito bancario ha continuato a contrarsi, in parte a causa della domanda ridotta di credito. Ciononostante, i tassi d’interesse applicati sono significativamente più elevati che in alcuni altri Paesi dell’Eurozona, cosa che suggerisce che anche la disponibilità di prestiti sia limitata, riducendo gli investimenti e forse i consumi”.

Per quanto riguarda gli istituti di credito nell’intero Vecchio Continente, invece, “numerose banche sono ancora insufficientemente capitalizzate, cosa che le rende una zavorra per la crescita e anche una potenziale fonte di circoli viziosi tra banche e conti pubblici”, avverte il report, auspicando che il percorso verso l’unione bancaria sia più rapido di quanto finora previsto e che gli stress test della Banca centrale europea siano “visti come totalmente credibili” dai mercati. Perché “un fallimento nel ripulire i bilanci e rafforzare il capitale delle banche potrebbe ridurre la crescita economica nel medio termine”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11 ... sa/782770/
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

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La ripresa,……….per il c… - 23
Balle a catinelle - 1

(titolo mutuato dal film con grande successo al botteghino di Checco Zalone "Sole a catinelle")



Crisi, l’Ocse smentisce Saccomanni: “Nel quarto trimestre non ci sarà ripresa”

L'organizzazione parigina taglia le stime sul Pil per il 2013 e avverte che negli ultimi tre mesi dell'anno la flessione sarà dello 0,9%, smorzando l'entusiasmo del ministro dell'Economia che si aspettava un ritorno alla crescita. La ripresa italiana? "Rischia di essere compromessa dalla stretta sul credito"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 19 novembre 2013Commenti (259)


Anche l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico smorza l’entusiasmo del governo italiano, pochi giorni dopo la bocciatura della Legge di stabilità da parte della Commissione Ue.

L’Ocse prevede per quest’anno un calo del Pil dell’1,9%, abbassando le stime rispetto a sei mesi fa, e avverte che nel quarto trimestre la flessione sarà dello 0,9%, smentendo il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che negli ultimi giorni prevedeva un ritorno alla crescita nello stesso periodo.

L’economic outlook ricorda che l’Italia resta l’unico Paese del G7 ancora in recessione e che la ripresa “è ancora debole”.

E le incertezze riguardano anche il 2014.

L’organizzazione di Parigi ha alzato leggermente le stime sulla crescita per l’anno prossimo, dallo 0,5% allo 0,6%. Una cifra che tuttavia resta decisamente inferiore rispetto all’1,1% atteso dall’esecutivo italiano, anche se in linea con quanto annunciato dall’agenzia di rating Moody’s.

I numeri citati dall’Ocse sulla situazione economica italiana non sono migliori per quanto riguarda il debito pubblico, che si “si attesterà al 132,7% del Pil nel 2013 e crescerà ancora al 133,2% il prossimo anno”, cominciando a calare nel 2015 “solo se la stretta fiscale sarà almeno pari a quanto già programmato” dal governo, che ha annunciato un “consolidamento dei conti dello 0,5% del Pil” entro il prossimo biennio. Il capo economista dell’istituto, Carlo Padoan, definisce “una sorta di pungolo” al governo italiano l’affermazione dell’economic outlook che “per assicurare un rapido declino del debito potrebbe essere necessario un programma un po’ più ambizioso“.

E anche sul fronte del lavoro, l’Ocse segnala che in Italia “la disoccupazione è destinata a rimanere alta”, precisando che il tasso dovrebbe attestarsi al 12,1% nel 2013 e aumentare ancora al livello record del 12,4% nel 2014, per poi ripiegare al 12,1% nel 2015.

Un avvertimento riguarda infine le banche e il credit crunch. La ripresa italiana “potrebbe essere compromessa se la salute del sistema bancario limiterà il credito interropendo il normale ciclo di investimenti”, scrive l’organizzazione, precisando che “il prestito bancario ha continuato a contrarsi, in parte a causa della domanda ridotta di credito. Ciononostante, i tassi d’interesse applicati sono significativamente più elevati che in alcuni altri Paesi dell’Eurozona, cosa che suggerisce che anche la disponibilità di prestiti sia limitata, riducendo gli investimenti e forse i consumi”.

Per quanto riguarda gli istituti di credito nell’intero Vecchio Continente, invece, “numerose banche sono ancora insufficientemente capitalizzate, cosa che le rende una zavorra per la crescita e anche una potenziale fonte di circoli viziosi tra banche e conti pubblici”, avverte il report, auspicando che il percorso verso l’unione bancaria sia più rapido di quanto finora previsto e che gli stress test della Banca centrale europea siano “visti come totalmente credibili” dai mercati. Perché “un fallimento nel ripulire i bilanci e rafforzare il capitale delle banche potrebbe ridurre la crescita economica nel medio termine”.

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Vox populi - 1

Il malessere e la rabbia nel Bel Paese sono alti. Non stupiscono di conseguenza questi commenti.


dalfattopassiamoaifatti • 28 minuti fa
Era sufficiente la realtà per smentire Saccomanni....
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fuzionfrenzy • 28 minuti fa
Il commissariamento sarebbe comunque meglio di questo scempio.
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Libero pensiero • 31 minuti fa
HIGH DEBT + MAFIA+ LOW GROWTH+EXPATRIATION = NO NEW BIRTHS=
D A R W I N
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Andrea Quaranta • 37 minuti fa
Ahahahhaha.... quella della ripresa a fine anno è una battuta vecchia, ma fa sempre ridere
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pino1 Andrea Quaranta • 27 minuti fa
Sono questi cialtroni scellerati che fanno ridere?,
per le bestialità che dicono andrebbero lapidati seriamente
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Scrillo Andrea Quaranta • 36 minuti fa
forse lo dicono solo per far si che la gente vada a spendere un po' di soldi per i regali di natale
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Libero pensiero • 37 minuti fa
NESSUNO HA CAPITO PERCHE' L'ITALIA STIA ANCORA NEL G8.
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Bruno Pisani Libero pensiero • 33 minuti fa
Non ho capito perchè sta nel G8 e non ho capito perchè sta ancora nell'€uro.
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liselot Bruno Pisani • 31 minuti fa
L'Italia dei poveri ci sta per paura , quella dei ricchi perchè ci guadagna.
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Scrillo • 37 minuti fa
Saccomanni non sa neanche quello di cui ciancia, lui va avanti a tutti a dire che le stime che fanno gli altri sono sbagliate, poi però si vedrà come al solito chi ha ragione.
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turibuc • 38 minuti fa −
Basta con questa barzel letta "della ripresa",dai fa sempre ridere pero ora ha stancato.Comunque quello che la raccontava meglio,era il berlusca gli dava quel tono allegro tipico della barzelletta,il nipot prodigo invece è più composto ma ugualmente divertente,onestamente quello peggiore di tutti è stato mortimer,quando la raccontava faceva piangere.....
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Scrillo turibuc • 36 minuti fa
Celebre fu la sua frase "vedo una luce in fondo al tunnel" che fa capire che si drogava di certo
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peanuts
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Iscritto il: 21/02/2012, 22:29

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da peanuts »

lucfig ha scritto:Assordante rumore del silenzio

In Basilicata vota per le regionali il 46% rispetto al 62%.

C'è da riflettere ...
Quelli dell'altra parte continuano a non votare alle amministrative, mi chiedo come mai
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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