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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Come se ne viene fuori ? - Pagina 442
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Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 22/11/2013, 17:41
da camillobenso
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Trasporti bloccati, Genova paralizzata. Grillo al corteo: “Sto con i manifestanti”

Niente autobus nonostante la precettazione del prefetto. Il sindaco Doria cerca di riavviare la trattativa: "Nessuno vuole privatizzare". Il leader 5 Stelle: "Battaglia epocale, dev'essere seguita da tutte le città italiane". Anche i tranvieri di Roma all'assemblea dei lavoratori dell'Amt

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 22 novembre 2013Commenti (1354)


La rabbia di Genova diventa un caso nazionale. E’ la quarta giornata di sciopero dei dipendenti dell’Amt, l’azienda di trasporto pubblico, nonostante la precettazione del prefetto.

La protesta va avanti a oltranza, gli autobus restano nelle rimesse e la città è praticamente paralizzata.

Ieri si era di nuovo interrotto il tavolo tecnico di trattativa con il Comune per cercare di recuperare una negoziazione e interrompere l’astensione dal lavoro.

Ma oggi da una parte il presidente della Regione Claudio Burlando ha ricevuto i sindacati Faisa, Ugl, Cgil, Cisl e Uil e dall’altra il sindaco Marco Doria dice che il Comune è disponibile a trattare sugli 8 milioni di euro che mancano per garantire la salvezza” dell’azienda dei trasporti. “Ma dobbiamo sederci al tavolo e discuterne a 360 gradi – avverte Doria – Nessuno può chiamarsi fuori”. Ma nessuno, ribadisce, vuole privatizzare l’Amt. Intanto la procura di Genova – dopo aver ricevuto un’informativa della questura – ha aperto un fascicolo contro ignoti ipotizzando l’interruzione di pubblico di servizio, mentre il Garante per gli scioperi valuterà l’adozione di sanzioni. Ma il caso diventa nazionale anche perché in corteo con i lavoratori si è unito Beppe Grillo. “Sto con i lavoratori – ha detto il leader del Movimento Cinque Stelle – hanno ragione a protestare. Il welfare deve essere difeso, il trasporto pubblico deve essere finanziato. Bisogna cambiare la mentalità come fa tutto il mondo disincentivando il trasporto privato a favore del pubblico”.

Doria: “Pronti a trattare sugli 8 milioni che mancano, non vogliamo privatizzare”
Il sindaco cerca di ristabilire un dialogo con i lavoratori che stanno protestando da quasi 96 ore consecutive: “Il Comune – dice Doria parlando con l’Ansa – è disponibile a trattare sugli 8 milioni di euro che mancano per garantire la salvezza di Amt. Ma dobbiamo sederci al tavolo e discuterne a 360 gradi. Nessuno può chiamarsi fuori. Il Comune fatica a trovare i 30 milioni necessari, ma bisogna farlo. Con il contributo nostro e dei lavoratori sono stati salvati dei posti di lavoro nel 2013″. Tuttavia Doria sottolinea che l’amministrazione genovese “non vuole e non privatizza Amt. E’ falso dire il contrario”. Certo, “l’azienda deve avere i conti in equilibrio, non può fallire, abbiamo il dovere di salvarla”. “Vivo questa situazione – ha aggiunto il primo cittadino, eletto con l’appoggio di una coalizione di centro-sinistra – con grande senso di responsabilità e grande impegno. Sono stato coerente con le mie idee, si devono salvare i beni pubblici“. E quello dei trasporti pubblici non è un problema solo genovese. “Esiste un’emergenza italiana per quanto riguarda il trasporto pubblico locale. Il settore deve ricevere risorse adeguate a livello nazionale”. I Comuni “da tempo i comuni lanciano grida di allarme: è necessario avere risorse certe per coprire i costi dei servizi. Ma non basta solo chiedere più risorse, occorre usarle al meglio”. E il problema non è neanche solo ligure: “Nel 2014 il 50% delle aziende di trasporto pubblico locale in Italia chiuderà i bilanci in rosso – spiega l’assessore regionale ai trasporti Enrico Vesco – E’ un dato che crea grande preoccupazione tra regioni e comuni. Il governo ha confermato che per il settore non ci saranno il prossimo anno risorse aggiuntive rispetto ai 4,9 miliardi già destinati”.

Grillo: “E’ una battaglia epocale, dev’essere seguita da tutte le città italiane”
Secondo Grillo, invece, “questa protesta riguarda i lavoratori di Amt, che si devono unire agli altri, a quelli di Fincantieri, di Iren, in una battaglia comune”. Per Grillo “il piano industriale deve essere deciso insieme con i lavoratori. Serve un azionariato diffuso.

I sindacati non hanno più ragione di esistere”.

”Dobbiamo alzare la testa, questa è una battaglia epocale che deve partire da qui e deve essere seguita da tutte le città italiane.

Non è un problema di parti politiche, ma di un mondo vecchio fatto da sindacati vecchi. E’ un problema del lavoro che si perde e non torna più. Voglio acqua, scuola e trasporto pubblico” dice.


Mentre camminava alcuni manifestanti hanno anche offerto della focaccia al leader del Movimento 5 Stelle. “In Italia abbiamo buttato tante occasioni riguardo al trasporto. Siamo stati i primi a produrre auto elettriche, auto ibride e auto a idrogeno – continua Grillo – Venivano persino dalla California a vedere le auto prodotte da Ansaldo”. Per il leader dei Cinque Stelle “il problema del trasporto locale deve essere affrontato da chi fa industria e conosce i problemi. Questi amministratori non sanno proprio come gestire questi servizi. Bisogna fare delle scelte molto drastiche. Dove il trasporto pubblico funziona hanno penalizzato l’auto privata. L’auto non la puoi escludere ma la puoi mettere in secondo piano. Se compri un’auto a Singapore, ti costa più l’immatricolazione della stessa auto. A Tokio per avere un’auto devi prima avere un posto dove metterla”. “Le scelte drastiche – ha detto ancora Grillo – riguardano anche la bicicletta che con tutto l’indotto, il turismo, il trekking eccetera è già al 12% del Pil e continua a crescere”. Beppe Grillo ha accompagnato per un tratto il corteo dei lavoratori, insieme con i consiglieri comunali di M5S. Ha discusso con loro, ha espresso loro la sua solidarietà, poi se ne è andato “per lasciare la piazza a loro. Non concentratevi si di me ma sulla loro protesta”. ”Si stanno svendendo tutto – ha concluso – Sarà una lotta all’ultimo sangue, ci giochiamo tutto a partire da Genova”.

La vertenza e lo scontro tra sindacati e Comune
La vertenza tra i dipendenti dell’azienda e il suo azionista, il Comune, era iniziata sulla delibera che dovrebbe indicare le linee strategiche per la gestione delle società partecipate dall’ente che, secondo i suoi contestatori, lasciava le porte aperte a un ingresso di soci privati nella società. Ieri il documento è stato votato dal consiglio comunale, riunito a porte chiuse per evitare interruzioni dei lavori da parte del pubblico, in una versione riveduta per evitare l’ostilità di chi è contrario al coinvolgimento dei privati ma intanto i contrasti si sono spostati sull’aspetto economico. Dopo ore di discussione tra il sindaco Doria e i rappresentanti sindacali, la trattativa si è interrotta ieri sera quando i sindacalisti hanno risposto con un netto rifiuto alle richieste di Doria di sacrifici economici da parte dei lavoratori per fare quadrare i conti del 2014. “Non ci sono state nemmeno le basi per iniziare a ragionare con il sindaco”, commentava un sindacalista all’uscita dell’incontro. Che poi si è tenuto a porte chiuse. In un primo momento era stato deciso di far partecipare 80 cittadini, numero massimo di persone che l’aula può ospitare. Ma a pochi minuti dall’inizio era arrivata la retromarcia.

Anche i tranvieri di Roma all’assemblea dei lavoratori Amt
Anche una delegazione di tranvieri di Roma sta partecipando all’assemblea dei lavoratori dell’Amt per decidere come proseguire la protesta contro le privatizzazioni nel quarto giorno di sciopero selvaggio. “La questione di Genova – ha detto Danilo Caruso, della Filt/Cgil Roma-Lazio – è una questione nazionale. I lavoratori sono vittime come i cittadini“. Rivolgendosi ai lavoratori genovesi ha aggiunto: “Da Roma siamo orgogliosi di voi e vogliamo portare avanti la proposta di far pagare a tutti i ferrotranvieri italiani le multe derivanti dalla precettazione”. Messaggi di solidarietà sono arrivati ai lavoratori in sciopero anche da Livorno e da altre città italiane. “Abbiamo i cittadini dalla nostra parte – ha detto Antonio Vella – non solo a Genova ma in tutta Italia. Ora dobbiamo evitare pericolose infiltrazioni e atti vandalici. Per noi non ci sono colori, siamo solo tranvieri”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11 ... mt/786999/

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 22/11/2013, 17:48
da camillobenso
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Caos trasporti a Genova, Grillo con i lavoratori in piazza: “Punto di non ritorno”

Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/11/ ... za/254895/


“Non voglio essere strumentalizzato, non sono venuto per cercare voti. Questa è la mia città” Anche Beppe Grillo si unisce alla protesta dei tranvieri genovesi, che da quattro giorni paralizza il capoluogo ligure. Il leader del Movimento 5 Stelle parla di privatizzazioni e rilancia: “Pubblico e privato non vuol dire più niente. Il pubblico oggi è più privato di tutti i privati”. Poche parole per la stampa e appena viene fatta una domanda in più il servizio d’ordine degli autoferrotranvieri si attiva: spintoni, calci e manate sulla telecamera di Cosimo Caridi
22 novembre 2013

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 22/11/2013, 17:50
da mariok
Io sarei cauto nel mettere tutto insieme.

Nella questione di Genova, a me sembra che il sindaco Doria (Sel) non abbia torto quando pone il problema dell'equilibrio finamziario dell'azienda comunale dei trasporti.

Che poi Grillo cavalchi tutte le tigri è un altro discorso.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 22/11/2013, 18:09
da camillobenso
mariok ha scritto:Io sarei cauto nel mettere tutto insieme.

Nella questione di Genova, a me sembra che il sindaco Doria (Sel) non abbia torto quando pone il problema dell'equilibrio finamziario dell'azienda comunale dei trasporti.

Che poi Grillo cavalchi tutte le tigri è un altro discorso.

Non dobbiamo dimenticare che questa settimana sono scesi in piazza ancora i No Tav.

Non dobbiamo dimenticare i due attacchi alle sedi del Pd-PPE di Roma e Milano.

Non dobbiamo dimenticare che sono stati costretti a scendere scandalosamente in piazza i malati di Sla. Questo è l'aspetto più grave perché mentre si tentenna con questi malati, Carlo Cottarelli va dalla Gruber annunciando un tentativo di tagli in tre anni.

Ma nello stesso tempo si tace sul provvedimento CIPE con l'interessamento di Lupi per dare il via all'autostrada Orte-Venezia che in questo momento serve solo alle cosche.

Non solo ma si pensa alla cementificazione con la costruzione di nuovi stadi per il calcio.

Quelli che ci sono bastano e avanzano anche perché, per varie ragioni gli spalti si sono svuotati.

Gli stadi che ci sono in questa fase bastano e avanzano. Certamente non per le cosche.

Se si salda tutto, compreso il malessere di Sardegna e Sicilia, passando per Taranto salta tutto.

Con i lavoratori però questa volta si uniscono anche i piccoli imprenditori. Basta rivedere Servizio pubblico di ieri sera.

E poi il malessere da disoccupazione morde tutto il Paese.


CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
Mario, travolto dalla crisi:
da barista dei vip
a parcheggiatore
[img]
http://images2.corriereobjects.it/metho ... 1311221522[/img]


http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... 2839.shtml

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 22/11/2013, 18:16
da camillobenso
Il Cipe dà via libera all'autostrada Orte-Mestre: i lavori nel 2015 ...
http://www.ilmessaggero.it/primopiano/. ... 05.sht...‎
09/nov/2013 - Il Cipe dà via libera all'autostrada Orte-Mestre: i lavori nel 2015, ... della Orte-Cesena e Venezia-Ravenna e della tratta Ravenna-Venezia.


Orte-Mestre: ok dal Cipe, lavori dal 2015 - Eddyburg.it
http://www.eddyburg.it/2013/11/orte-mes ... 2015.html‎
09/nov/2013 - VENEZIA La prima applicazione della defiscalizzazione su un ... un passo decisivo verso la realizzazione dell'autostrada Orte-Mestre e, con ...


Trasporti: via libera Cipe ai lavori per autostrada Orte-Mestre - Agi
http://www.agi.it/.../201311081549-eco- ... pe_ai_...‎
08/nov/2013 - Il CIPE ha approvato oggi il progetto della Orte-Mestre, un asse viario ... "Un'autostrada - si legge nella nota - di 396 km che collega la dorsale ...


****


Notizie relative a cementificazione nuovi stadi

Nuovi stadi, emendamento di Alfano alla Legge di Stabilità: cementificazione offresi
Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile ‎- 1 giorno fa
Angelino Alfano, il vicepremier e neo leader del Nuovo Centro Destra diversamente berlusconiano lo aveva annunciato tre giorni fa.
Legge di stabilità, bufera sui nuovi stadi
Corriere della Sera‎ - 7 ore fa


HOMEPAGE > Cronaca > Nuovi stadi e palazzi, piovono le critiche Fassina: "Così non va" Orlando: "Norma negativa".
Quotidiano.net‎ - 2 ore fa


Stadi, Delrio: "Cementificazione? No" - Tgcom24
http://www.tgcom24.mediaset.it/.../stad ... 2011076.sh...
3 ore fa - ... il governo non intende procedere a nessuna cementificazione ma a ... e le costruzioni di nuovi stadi correlate anche a funzioni commerciali.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 22/11/2013, 18:39
da camillobenso
La lunga agonia italiana – 155
Un drammatico vuoto di potere - 146


I giorni della follia - 146
Sotto le macerie - 80
Implosion - 62
Cosa c'è dietro l'angolo - 43

La cronaca del bel Paese attraverso Tg e talk show - 1


E’ arcinoto che gli italiani si dimenticano presto tutto, ad eccezione degli avvenimenti di calcio anche di 40 anni fa e di quello che hanno fatto o detto 10 anni fa:

Ridge Forrester
Bridget Forrester
Bill Spencer
Caroline Spencer Forrester
Bridget Forrester
Brooke Logan


Meglio quindi ricordare perché siamo finiti dove siamo finiti.


=======================================================
Servizio Pubblico
=======================================================

21/11/2013
Nona puntata



- ADDIO AL MADE IN ITALY
http://www.serviziopubblico.it/2013/11/ ... ?cat_id=43

***

- TUTTI IN SVIZZERA?
http://www.serviziopubblico.it/2013/11/ ... ?cat_id=43

***

- IL DRAPPO BIANCO
http://www.serviziopubblico.it/2013/11/ ... ?cat_id=43

***

- LE DONNE DELLA MANUFATT
http://www.serviziopubblico.it/2013/11/ ... ?cat_id=43

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 22/11/2013, 19:24
da camillobenso
camillobenso ha scritto:La lunga agonia italiana – 151
Un drammatico vuoto di potere - 142
I giorni della follia - 142
Sotto le macerie - 76
Implosion - 58
Cosa c'è dietro l'angolo - 39
Il tracollo prossimo venturo - 29
Guerriglia - 4
In casa del Partito democristiano – 3

Il cetriolone, one, one di Gianburrasca - 1


Alzo bandiera bianca. Mi arrendo. Questo Paese è destinato a finire male e agli italiani sta bene così.

Non c’è niente da fare.

Mica puoi usare il manganello e l’olio di ricino, e neppure la tortura come in Cina, né il Grande Fratello delle televisioni berlusconiane per fargli capire cosa sta per succederci.

Ci ho provato con i forum per undici anni e mezzo, nell’unica forma che ritengo civile, partendo dal forum ufficiale dell’Ulivo.it,…….è andata male.

Ero ritornato alla politica dopo due stop precedenti nel febbraio del 2002.

La morte di Enrico Berlinguer e il seguente periodo grigio di Natta avevano provocato il primo allontanamento.

Il secondo distacco fu causato dall’allontanamento di Prodi dopo il suo primo tentativo con i così detti “progressisti” e i cattolici “democratici” nel 1998.

Stamani ho assistito alla performance del Gianburrasca fiorentino ad Agorà, ed è maturata la convinzione che questo Paese non ha più speranze.

A quasi 70 anni dalla caduta del fascismo, da antifascista convinto, mi tocca dare ragione al Cavaliere buonanima, quando affermava:

L’Italia è femmina,..e in quanto tale và fottuta.

Governare l'Italia non è impossibile, è inutile.

Quando si è presentato Silvio Benito Berlusconi nel 1994, mi è venuta l’orticaria. Lo conoscevo per quello che avevano raccontato le cronache dei media ma è bastata la campagna elettorale per capire con chi avevamo a che fare. Con il tipico esempio del “bauscione milanese”, “Ghe pensi mì” come si dice da queste parti, che se avesse governato ci avrebbe portato alla rovina .

Dopo vent’anni gli italiani, meno un quinto della popolazione che gli è rimasto fedele, come tanti sono ancora fedeli al Cavaliere buonanima, rappresentano lo zoccolo duro del berlusconismo.

I restanti 4/5 hanno impiegato vent’anni per capire chi fosse Silviolo. Questo fatto era già successo in precedenza con Mussolini. Anche lì è dovuto passare un ventennio per capire con chi avevano a che fare.

Ora Berlusconi non è ancora uscito di scena completamente che in via teorica si presenta l’occasione di passare un altro ventennio con un fac simile molto molto più giovane.

Il replay della puntata di stamani di Agorà non è ancora stato messo in rete.


Continua in
Il cetriolone, one, one di Gianburrasca - 2

Il cetriolone, one, one di Gianburrasca - 2

Il replay della puntata di stamani di Agorà

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/me ... ed118.html

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 22/11/2013, 20:35
da camillobenso
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Guerriglia - 4
In casa del Partito democristiano - 3


22 NOV 2013 18:58
GLI ANTI-RENZI, CHE NON HANNO ACCANTONATO L’IDEA DI SCISSIONE, VOGLIONO DISERTARE I GAZEBO, DIMEZZARE L’AFFLUENZA E CONSEGNARE AL ROTTAM’ATTORE UNA VITTORIA SGONFIA
E se Matteuccio non dovesse raggiungere il 50% dei voti alla primarie, la scelta del nuovo segretario spetterebbe all'affollatissima assemblea nazionale, a voto segreto e la parola tornerebbe ai capicorrente - E per Renzi, stritolato dai Dalemoni avvelenati, sarebbe la fine…
(Non solo, se qualcuno di FI dovesse leggere quell'articolo, potrebbe suggerire al Caimano di inviare in massa oltre all'esercito di Silvio, qualche milione di forzaitalioti per neutralizzare Renzi, ai gazebo. L'avversario più temuto dal Cav che potrebbe anche vincere come coalizione-ndt)


Marco Damilano per "l'Espresso"

Lo Strappo dell'8 dicembre sarà doloroso, se ne sono accorti i capi del Partito democratico e il presidente del Consiglio Enrico Letta costretto a tornare dalla Sardegna alluvionata e a esporsi in prima persona la sera del 19 novembre durante l'assemblea dei parlamentari Pd per evitare un voto sulle dimissioni del ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri. L'uomo dello Strappo era assente, ma aveva bombardato il quartier generale con tutti i mezzi telematici a disposizione, via mail e twitter: Matteo Renzi.

Nell'aula c'erano invece Pippo Civati, il primo a chiedere le dimissioni del ministro, e Gianni Cuperlo, stretto tra la fedeltà al premier e la necessità di urlare la sua esistenza in vita. Il primo atto del congresso che si giocherà nella domenica dell'Immacolata, nei gazebo delle primarie aperti a tutti, qualcosa di più della scelta di un nuovo segretario del Pd. Uno strappo, come quello di Enrico Berlinguer dall'Unione sovietica nel 1981. Una svolta, come quella di Achille Occhetto con il cambio di nome del Pci nel 1989.

Un passaggio traumatico. La parola scissione, da mesi, veniva sussurrata di nascosto nei conciliaboli tra i vecchi leader del Pd, ora ricorre nelle interviste. Ne parla in ogni intervento, sia pure per negarla, Massimo D'Alema. La minaccia l'ex ministro Giuseppe Fioroni, ex popolare, anche lui sostenitore di Cuperlo. E la teme il premier Letta, impegnato a contenere i danni della separazione in casa dell'altro partner di governo, il Pdl di Silvio Berlusconi.

Nell'ultimo fine settimana il partito berlusconiano si è spaccato in due tronconi, chiudendo definitivamente la fase dei grandi contenitori aperta nel 2007 con il Pd e il Pdl. E il sindaco di Firenze è arrivato primo con il 46,7 per cento nella conta degli iscritti, settemila circoli, quasi trecentomila votanti, il primo tempo del congresso Pd. Lo sfidante Cuperlo, il candidato di D'Alema e di Pier Luigi Bersani, si è fermato al 38 per cento. L'outsider Civati è arrivato a quota 9 e promette di crescere quando conteranno gli elettori senza tessera.
Numeri che cancellano l'immagine del Renzi corpo estraneo nel Pd, quinta colonna berlusconiana o addirittura fascistoide, come si era detto un anno fa, in occasione delle primarie per la premiership con Bersani.

Il sindaco conquista tutto il Nord, un pezzo di Emilia rossa (ma non Bologna e la regione), vince più nei piccoli centri che le grandi città (perde malamente a Roma ed è staccato a Milano), le roccaforti del Sud dominate dai micro-notabili (la definizione è del politologo Mauro Calise in "Fuorigioco") come Vincenzo De Luca a Salerno o Fracantonio Genovese a Messina.

Mentre l'ex capo organizzazione del Pd di Bersani, il potente deputato calabrese Nico Stumpo, viene distanziato perfino a casa sua, nella provincia di Crotone. «Nei circoli gli ex comunisti si sono disciolti, hanno votato per Matteo», ironizza Fioroni. «In alcune zone si sono suicidati, a tenere contro la candidatura di Renzi sono rimasti gli ex democristiani».

Eppure la partita è appena iniziata. Anche perché il fronte della Resistenza anti-Renzi guidato da D'Alema non ha mai davvero pensato di vincere le primarie. L'obiettivo dichiarato è un altro: bloccare l'ascesa del probabile vincitore, contenerlo, azzopparlo. Con un'arma segreta a disposizione.

Quella contenuta nello Statuto del Pd, al comma 9 dell'articolo 9, in cui si prevede che se nessun candidato raggiunge il cinquanta per cento dei voti alla primarie «il Presidente dell'Assemblea nazionale indice un ballottaggio a scrutinio segreto tra i due candidati» più votati. La scelta del nuovo segretario spetterebbe all'affollatissima assemblea nazionale, a voto segreto. Altro che primarie, la parola tornerebbe ai capicorrente. E per Renzi sarebbe la fine.

Fantapolitica? Nel 2009 iscritti e elettori votarono per la segreteria del Pd quasi nello stesso modo: Bersani ottenne nelle sezioni il 55,1 per cento e il 52,3 nei gazebo, Dario Franceschini il 36,9 per cento nei circoli e il 33,6 alle primarie, l'outsider Ignazio Marino aumentò il suo consenso: dal 7,9 per cento nella platea più ristretta salì al 12,8 in quella più larga.

D'Alema spera che l'evento si ripeta: «Se l'8 dicembre andranno a votare gli elettori del Pd le cose non cambieranno rispetto al voto degli iscritti», prevede. Se così fosse il sindaco resterebbe sotto il 50 per cento. «Se invece voteranno 800mila elettori di Berlusconi o di Grillo», aggiunge D'Alema, «i risultati saranno diversi», aggiunge. Una vittoria delegittimata: se Renzi riuscirà a trionfare alle primarie sarà solo merito dei visitors degli altri partiti, truppe di occupazione straniera.


Come ha scritto sprezzante Alberto Asor Rosa sul "Manifesto" (19 novembre), «Renzi è una volpe di specie inferiore che riesce a penetrare nei pollai solo perché i (loro) presunti custodi hanno perso la capacità di preservarli. Polli da offrire alla prima, modesta, volpicina di passaggio... vulpecule affamate di spazio e di potere».

Addormentare lo scontro. Evocare l'astensionismo che in ogni caso finirebbe per indebolire il favorito, «la scissione silenziosa», la chiama D'Alema, è la strategia congressuale scelta dagli avversari del sindaco fiorentino. Un anno fa per il ballottaggio tra Bersani e Renzi votarono due milioni e 800 mila elettori, con il centro-sinistra al massimo livello nei sondaggi, oggi toccare quota due milioni di votanti sarebbe quasi un miracolo, sotto quell'asticella la percentuale di Renzi si avvicinerebbe pericolosamente alla soglia del 50 per cento.

Il partito della Resistenza punta sulla diserzione dei gazebo, per dimostrare che l'onda lunga dell'ex rottamatore si è già fermata. Anche per questo gli avversari del sindaco fiorentino rinunciano a dare battaglia sui media: un anno fa i candidati del centrosinistra si affrontarono in due duelli televisivi, il primo su Sky, il secondo in prima serata su Raiuno, con sette milioni di telespettatori, per la campagna 2013 gli staff dei candidati hanno concordato un solo match, su Sky, il 29 novembre, un venerdì sera già prefestivo.


E poi non ci sono contenuti da discutere, la vera battaglia è tutta sul piano ideologico, ha come posta in gioco la chiusura di una lunga stagione, il monolite della sinistra post-comunista che ha scavalcato la caduta del muro di Berlino e il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, arrivando perfino a conquistare la guida del governo, con D'Alema nel 1998.

L'egemonia sul partito che in un ventennio mai è stata messa in discussione.
Volpe, volpicina o vulpecula che sia, Renzi conosce bene il pericolo di ritrovarsi con i gazebo deserti, con in mano una vittoria striminzita che lo consegnerebbe ai condizionamenti dei notabili o, peggio, una non-vittoria. Il cambio di marcia sul caso Cancellieri, la sfida diretta, ruvida, brutale come è nelle abitudini del sindaco di Firenze, ha l'obiettivo di mobilitare l'elettorato del Pd sul convitato di pietra del congresso: il futuro delle larghe intese.


Che il giudizio del popolo delle primarie sull'operato di Letta non sia esaltante lo dimostra il buon successo del candidato più anti-governativo, Pippo Civati, soprattutto in Emilia e nel Nord dove ha sfiorato in alcuni casi quota 20 per cento. Voti preziosi che Renzi punta a intercettare, per farlo alzerà nei prossimi giorni i toni contro l'amico Enrico.

La sera che ha preceduto il dibattito alla Camera sul ministro della Giustizia l'ex rottamatore è entrato in collisione con l'inquilino di Palazzo Chigi, con Giorgio Napolitano sempre più preoccupato di ritrovarsi dopo le primarie con un segretario del Pd desideroso di rivendicare la sua autonomia.
(già fatto stamani ad Agorà - ndt)


Mentre Civati attacca Cuperlo: «Quelli come lui sono sempre dalla parte di chi comanda. Non hanno votato per Prodi, neppure lo dicono, e fanno la lezione di correttezza agli altri». Dopo la Cancellieri, arriveranno le polemiche sulla legge di stabilità, il rilancio sulla legge elettorale, il voto sulla decadenza di Berlusconi. E un possibile rimpasto governativo dopo l'8 dicembre.


Il partito della Resistenza, al contrario, si arrocca sulla difesa del governo. «Letta può arrivare ben al di là dell'anno che è stato indicato», dà la linea D'Alema, eppure qualche mese fa aveva assegnato al governo un compito «transitorio». E sul quotidiano comunista "il manifesto" Asor Rosa segnala chi sia l'uomo nero da battere: «Il governo Letta non è il nemico principale. Meglio dura meglio è.

Il nemico principale è l'ulteriore degenerazione della sinistra». C'è un pezzo importante della sinistra politica e intellettuale per cui è meglio l'alleanza con i post-berlusconiani piuttosto che la vittoria del Bimbaccio di Firenze. Meglio il tandem Letta-Alfano di Renzi. Un'ostilità a sinistra che ha raccolto solo un personaggio come Bettino Craxi, ma era un avversario di partito, non si candidava a guidarlo.

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E senza un successo indiscutibile di Renzi si aprirà una nuova guerra di logoramento tra i due partiti, quello dello Strappo e quello della Resistenza. Indebolire il leader appena eletto, una specialità di largo del Nazareno, metterlo nelle condizioni di non agire. Comportarsi fin da ora come un altro partito. Una scissione, dunque. E neppure tanto silenziosa.
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Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 23/11/2013, 12:33
da camillobenso
La lunga agonia italiana – 152
Un drammatico vuoto di potere - 143
I giorni della follia - 143
Sotto le macerie - 77
Implosion - 59
Cosa c'è dietro l'angolo - 40

Il tracollo prossimo venturo - 30


Il collasso della società italiana è totale. I problemi emersi con il crollo della prima Repubblica sono stati affrontanti solo in minima parte. Come si dice “All’italiana”. Un, due, tre pronti via, sono ripartiti e ingigantiti nella seconda Repubblica.

Con grande sfortuna dei quattro quinti della società italiana è comparso un personaggio tra i più sinistri dal 1945. Il Cav Caimano.

Oltre a una sinistra residuale composta da giovani amebe, interessate solo alla loro carriera personale.

Ne è venuta fuori una miscela esplosiva che ha portato al collasso il sistema “Italia”.

*

23 NOV 2013 11:07
CAMPANIA INFETTA - UN’INFORMATIVA DELLA CRIMINALPOL INDICA CHE A FARE AFFARI COI CASALESI PER SMALTIRE RIFIUTI TOSSICI C’ERANO ANCHE LA INDESIT DEI MERLONI E LE COOP ROSSE
È questo lo sconvolgente scenario disegnato da un’informativa della Criminalpol del 1996, che non è mai stata pubblicata e che non ha avuto seguiti giudiziari, ma che è finita qualche mese fa agli atti del processo in corso contro il “ministro dell’ambiente” dei casalesi, Cipriano Chianese


Luca Ferrari e Emiliano Fittipaldi per "la Repubblica"

Le Cooperative rosse, la Indesit della famiglia Merloni, massoni di rango e industriali locali: gli uomini dei casalesi addetti al business miliardario del traffico dei rifiuti facevano affari con tutti. È questo lo sconvolgente scenario disegnato da un'informativa della Criminalpol del 1996, che non è mai stata pubblicata e che non ha avuto seguiti giudiziari, ma che è finita qualche mese fa agli atti del processo in corso contro Cipriano Chianese, considerato dai pm napoletani una sorta di «ministro dell'Ambiente» del clan del casertano.

Il documento, trovato da RE Inchieste e da L'Espresso, contiene verbali di interrogatorio inediti di Carmine Schiavone, e decine di intercettazioni tra «manager dell'Indesit» e lo stesso Chianese effettuate tra il 1994 e il 1996. Partiamo da Schiavone. La Criminalpol riporta una dichiarazione fatta dal pentito nel marzo del 1995, in cui - parlando del traffico di rifiuti tossici messo in piedi dal gruppo Bidognetti - si tirano in ballo le cooperative rosse, che qualche tempo prima avevano vinto un grosso appalto per la costruzione di una superstrada nel casertano.

«Nel 1986 iniziammo come clan dei casalesi a scavare dei terreni per fare rilevati per le cooperative rosse, che costruirono la superstrada a Casal di Principe. Nostre ditte che eseguivano i lavori in subappalto compravano questi terreni, oppure addirittura l'intero terreno, dopodiché si scavava e rimanevano queste buche».

Il clan capisce che le cave usate per la costruzione della strada delle coop possono trasformarsi in un nuovo, lucroso affare. Il pentito, le cui rivelazioni sui fanghi nucleari sono state desecretate pochi giorni fa creando sconcerto e paura nella Terra dei Fuochi, ne parlò subito con il suo capo. È il 1988: «Dissi a mio cugino, Francesco "Sandokan" Schiavone: "Guarda, possiamo incassare miliardi per l'immondizia; mio cugino rispose: "Che vogliamo fare? Vogliamo avvelenare Casale?! A quel punto io dissi: "No, allora non se ne fa niente».

Eppure, agli inizi del 1990, in una zona vicina a quei terreni i carabinieri scoprono i primi fusti tossici: l'operazione "monnezza" era iniziata. Carmine Schiavone raccontò di averne chiesto subito conto a Sandokan: «Mio cugino disse che non era stato lui, disse che stava "riempendo" Gaetano Cerci, Francesco "Cicciotto" Bidognetti e l'avvocato Chianese: «Mi disse chiaramente che era iniziato già da un paio d'anni il riempimento sistematico di fusti tossici, di immondizia di città e altro».

Una parte importante del documento è dedicata alle intercettazioni tra Chianese e alcuni dipendenti dell'Indesit, il colosso dell'elettronica di proprietà della famiglia Merloni. Al telefono con quello che è considerato l'inventore ci sono «Ghirarducci» ed «Esposito», probabilmente alti dirigenti Indesit (mai individuati né indagati, così come non risulta indagato nessuno dei dirigenti del gruppo che oggi si chiama Indesit Company) che avrebbero sfruttato i rapporti d'affari con i broker del gruppo criminale per far scomparire a poco prezzo gli scarti delle fabbriche dei Merloni.

La polizia è lapidaria: «È possibile accertare» si legge nell'informativa «un rapporto commerciale in atto tra l'indagato (Chianese) e la nota azienda per ciò che concerne il ritiro, il trasporto e lo smaltimento degli scarti del ciclo produttivo... L'attività di recupero rifiuti è infatti svolta dall'associazione di imprese Chianese-Giordano, che forte del beneplacito dei vertici amministrativi della Indesit opera con proprie regole e sostanzialmente fuori dai vincoli di legge».

Le intercettazioni sono decine: i manager parlano con gli uomini dei casalesi di fanghi da smaltire, di vernici, bolle di accompagnamento e giri di denaro. «Lavorammo per due anni» ha spiegato a L'Espresso l'ispettore Roberto Mancini «Tutto finì in una bolla di sapone. Non fu facile portare avanti l'indagine, ho avuto mille ostacoli»
.
Indesit Company ha precisato che «non era in nessun modo a conoscenza dei fatti ipotizzati nell'articolo, che questi risalgono a 18 anni fa e che ad oggi non vi è stata alcuna notifica formale da parte delle autorità competenti in materia né alcuna autorità, giudiziaria o amministrativa, ha mai nemmeno ipotizzato irregolarità di alcun genere nella gestione dei rifiuti da parte dell'azienda».

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 23/11/2013, 18:55
da camillobenso
La lunga agonia italiana – 153
Un drammatico vuoto di potere - 143
I giorni della follia - 143
Sotto le macerie - 78
Implosion - 60

Cosa c'è dietro l'angolo - 41


l’Unità 23.11.13
La miccia trasporti
Trasporto pubblico in rosso
Genova trascina la protesta “Poi toccherà a tutta l’Italia”
Rischio contagio, tutte le città sono in crisi

di Massimo Franchi

Era solo questione di tempo. Il «bubbone» trasporto pubblico locale è scoppiato. E dopo Genova è facile prevedere altre proteste lungo tutta la penisola. La situazione drammatica del Tpl è lo specchio fedele del taglio dei fondi pubblici e della desertificazione industriale.
Nessun altro settore industriale ha subito un taglio così profondo dei finanziamenti pubblici. In tre anni si è ridotto di ben 1,4 miliardi in tre anni: dai 7,7 del 2010 (a quel tempo era un semplice trasferimento) a 5,3 miliardi del 2012, ripartito dai quasi 5 miliardi statali e dagli 1,33 miliardi delle Regioni, competenti in materia. Se le Regioni hanno tagliato i servizi ferroviari, sono i Comuni a gestire il servizio su strada. Secondo i dati presentati proprio giovedì al convegno della Filt Cgil le aziende del settore in rosso a fine 2013 saranno il 50 per cento. E l’escalation è impressionante: erano il 30 per cento nel 2011e il 43 per cento nel 2012. Ci sono i buchi mastodontici dell’Atac (ben 319 milioni nel 2010) dovuti in buona parte alla Parentopoli di Alemanno, ci sono i tantissimi manager incapaci spesso provenienti dalla politica con stipendi milionari a pesare sui conti, ci sono i contratti di solidarietà o le cassa integrazioni fatte per far tornare un minimo i conti. «Il sistema è crollato e ogni sindaco se la gestisce come riesce». Ecco dunque i biglietti orari a due euro, il taglio delle corse, il mancato rimpiazzo degli bus.
C’è poi un record di cui andare poco fieri. Quello del trasporto locale è il contratto nazionale scaduto da più tempo: sei lunghissimi anni. Tanto che proprio giovedì il governo è finalmente corso ai ripari convocando i sindacati sia per il contratto (giovedì con il sottosegretario al Lavoro Carlo Dell’Aringa) e per affrontare i problemi del settore al ministero dei Trasporti. «Ma quello delle aziende municipali è un piccolo problema rispetto all’altro bubbone che sta per scoppiare», spiega Sergio Vetrella, assessore ai Trasporti in Campania e coordinatore del settore per la Conferenza delle Regioni. «Se le aziende municipali si possono privatizzare, noi Regioni abbiamo il vincolo europeo a indire le gare per i servizi su gomma e ferro. E con i tagli che stiamo subendo dovremo per forza ridurre fortemente il servizio con il rischio reale di tagliare anche la forza lavoro almeno del 10 per cento: sui 120mila addetti del settore significano almeno 12mila posti di lavoro. Ed è una stima ottimistica. E in più per questi lavoratori non è previsto alcun ammortizzatore sociale», conclude amaro.
A monte di tutto c’è però la chiusura sostanziale di tutte le fabbriche che producevano autobus in Italia. Se l’Irisbus Fiat di Valle Ufita (Avellino) è stata chiusa da Marchionne nell’estate del 2011 e non vede ancora alcun spiraglio per riaprire, la Breda Menarini di Bologna (proprietà Finmeccanica) produce con il contagocce. E quei pochi autobus che si riescono a sostituire, siamo costretti a comprarli all’estero. Quelle dei treni non stanno messe meglio. Ansaldo Breda è l’anello debole del settore civile di Federmeccanica. Proprio giovedì i sindacati denunciavano il rischio di 600 esuberi nello stabilimento di Pistoia. Insomma, il burrone dei conti e il deserto della produzione. E la certezza della protesta.

Corriere 23.11.13
La lotta degli autisti di Genova e quel sapore di Anni Sessanta
di Francesco Cevasco

Ancora una volta Genova. Quando la classe operaia sta per andare all’inferno... ancora una volta Genova. Ma è lì, tra piazza De Ferrari e la Sala delle Chiamate del Porto, che si risveglia la coscienza di classe. Non proprio coscienza di classe: diciamo istinto di classe. Ma quando ai genovesi li trattate male, quelli son capaci di tutto. Persino quell’orribile cosa che era la Direzione Strategica delle Brigate Rosse si riuniva spesso in questa città. Oggi, mai successo in Italia, il «ridente capoluogo ligure» è da giorni paralizzato dal più efficiente sciopero dei trasporti mai espresso dalle organizzazioni sindacali. Frega niente che il sindaco Marco Doria sia un «compagno» o, almeno, un «arcobaleno» tipo il milanese Giuliano Pisapia. Frega che Doria vuol (voleva?) privatizzare l’Amt, l’azienda dei trasporti pubblici: tanti autobus e un ridicolo metrò più corto che lungo. I lavoratori genovesi l’hanno già assaggiata una privatizzazione: era arrivata una banda di speculatori francesi che s’erano (quasi) comprata l’azienda dei trasporti; s’erano mangiati anche il diritto di multare quegli incivili che violavano le strisce gialle, le corsie preferenziali. Per salvare azienda e — soprattutto — posto di lavoro i tramvieri abboccarono. Persino stipendio ridotto... È finita che il Comune — con orgoglio tipico genovese — è tornato padrone dei bus. Ma che disastro... I conti non tornano. E a pagare il conto chi deve essere? Noi no, dicono quelli che guidano i bus.
È diventato un caso nazionale. «Belin, te la ricordi piazza De Ferrari nel Sessanta, questa dove siamo adesso al riparo dalla pioggia perché qui i portici ci proteggono — dice un elegante signore ex portuale, un ex camallo — c’avevamo i ganci, sai quelli per tirar su le balle dalle stive che se te la piantano nel collo ti fanno molto male; bene, i celerini li abbiamo mandati via così; e anche il governo Tambroni». Esagerato, non c’è dubbio, ma... Non faranno cadere il governo i tramvieri di Genova, ma perlomeno hanno posto — al governo — un problema che non è soltanto genovese: imparate a gestire le aziende, altrimenti arriva Beppe Grillo (com’è arrivato ieri a Genova) e vi spiega lui che con un vaffa si risolve tutto.