mariok ha scritto:Non sono tra quelli che dicono che con Renzi l'esito sarebbe stato diverso.
Anche se è vero, ma resta comunque da dimostrare, non credo sia il modo giusto di procedere in questa situazione.
La via maestra è sempre quella, democratica. Un leader sconfitto (e Bersani obbiettivamente lo è) si fa da parte e si procede con gli strumenti della democrazia per voltare pagina ed andare avanti con nuove leadership.
Se il futuro sia Renzi lo si vedrà. Dipenderà anche da chi altri si metterà in gioco e con quali argomenti e progetti.
Il senso del mio riferimento, a proposito di Renzi, era un altro. La constatazione, ancora una volta, della superficialità e dello schematismo con cui la sinistra ha affrontato il fenomeno Renzi e soprattutto ha eluso le questioni che la sua comparsa ha posto.
Primo fra tutti il tema della "rottamazione". Ma non solo. Come si è reagito al tema, pur ritenuto a parole centrale, del superamento del gruppo dirigente? In varie maniere, a mio avviso tutte sbagliate.
La parte più snob della sinistra, ha liquidato la questione come problema interno del PD ed in quanto tale estraneo a chi non si riconosce in quel partito. Sbagliando due volte: innanzi tutto perché prescinde dal fatto ineludibile che il PD e la sua conduzione è problema che condiziona e quindi riguarda tutta la sinistra. In secondo luogo perché la questione della classe dirigente, della sua inadeguatezza e del suo superamento è problema che investe tutta la sinistra non solo la parte costituita dal PD.
Tutta un'altra serie di questioni, poste da Renzi, è stata liquidata a mio avviso con altrettanta superficialità. Anche quella più spinosa, quella cioè del mercato del lavoro, della sua inefficienza e della sua inadeguatezza alle attuali dinamiche, non può essere liquidata, pur con tutte le giuste critiche alle sue posizioni, con l'affermazione che Ichino è un liberista e quindi un nemico e contrapponendo alle sue impostazioni il referendum sull'art. 18.
Analogamente le numerose altre sollecitazioni, sui servizi sociali, sull'inefficienza della PA, sulla scuola, sul riconoscimento del merito, sull'Europa, sui costi della politica e tante altre questioni, sono state frettolosamente archiviate come vecchie espressioni di un'ideologia liberista, piuttosto che entrare nel merito ed aprire su di esse un dibattito serio e costruttivo.
Sono questioni che restano sul tappeto e che una sinistra che voglia tornare a dire qualcosa a questo paese non può non affrontare, con o senza Renzi.
Le scorciatoie del tipo: facciamo l'accordo con Grillo e tutto va a posto, non funzionano e ci portano fuori strada.
Un leader sconfitto (e Bersani obbiettivamente lo è) si fa da parte e si procede con gli strumenti della democrazia per voltare pagina ed andare avanti con nuove leadership.
Da 15 mesi stiamo vivendo all’interno di un vuoto di potere drammatico, e non sappiamo quanto durerà ancora perché chiaramente sembra che non ci siano gli uomini adatti a governare questa difficilissima transizione.
Il vuoto di potere parte dalla resa del governo Berlusconi ai giorni nostri. L’intermezzo di Monti si colloca sempre all’interno del vuoto di potere perché in quell’occasione ci voleva un altro uomo dalla visione a 360 gradi della società italiana. Invece è stato scelto un uomo che salvasse solo le banche. Sorretto poi da tre partiti completamente falliti.
La prova elettorale ultima, come ha dichiarato la Dottoressa Gualmini ieri sera a Otto e mezzo, ha certificato il fallimento dei partiti.
In pratica, siamo in condizioni peggiori del 12 novembre del 2011, quando B. ha dato le dimissioni.
In altri tempi, l’Arma dei Carabinieri avrebbe già piazzato senza pensarci su troppo il generale De Lorenzo a Palazzo Chigi.
Non ho informazioni in merito e quindi mi fido della valutazione di soloo4200, che mesi fa ha dichiarato che neppure l’esercito (o forse anche la Benemerita) non sono messi troppo bene.
La sorpresa dell’uovo di Pasqua anticipato, le elezioni, ci ha consegnato ieri una delle situazione più complicate immaginabili, in cui qualsiasi decisione prendi sbagli.
Anche se molti in queste ore hanno chiesto le dimissioni di Bersani, ritengo che in queste ore drammatiche, al di la della mia personale valutazione sul potenziale premier, il segretario Pd debba rimanere al suo posto, per non complicare ulteriormente il quadro politico.
A maggior ragione dopo la vittoria di oggi della destra in Lombardia che consegna a Maroni tutto il Nord.
Una condizione che aggrava la stabilità del Paese.