Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Chi si ammala è perduto #MuoriSereno
30/09/2015 di triskel182
https://triskel182.wordpress.com/2015/0 ... orisereno/
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Re: Diario della caduta di un regime.
« Abbiate fiducia
Chi si ammala è perduto #MuoriSereno »
Caos Forza Italia, tutti in libera uscita
(CARMELO LOPAPA)
30/09/2015 di triskel182
Altri quattro parlamentari pronti ad abbandonare Berlusconi per Verdini e Ncd. A Bologna scissione verso la Lega. Salvini: “Non appoggerei il Cavaliere come candidato premier, servono le primarie”. Il progetto lista unica.
ROMA – Berlusconiani in libera uscita. Nel pallottoliere di Camera e Senato si attende l’addio di altri quattro, un paio di deputati, incerti tra la sponda Ncd e quella di Verdini (tra loro Riccardo Gallo Afflitto), e altrettanti senatori. Riccardo Villari del resto ha già detto che voterà la riforma di Renzi e sarà solo il primo passo. Ma è un lento smottamento che da Roma si propaga in giro per l’Italia.
Produce effetti soprattutto al Nord l’Opa della Lega di Salvini. A Bologna tre consiglieri comunali (Facci, Tomassini e Carella) rompono, escono, fondano una loro lista civica in vista delle amministrative 2016 e prendono le distanze dal candidato forzista Galeazzo Bignami che Berlusconi in persona aveva investito una settimana fa. I tre pretendono l’accordo con la Lega «altrimenti si perde».
Tutto questo mentre al Sud continuano a proliferare i comitati “Noi con Salvini” in vista del lancio della Lega nazionale, “Lega Italia” o “Lega dei popoli” che sarà.
Nel pessimo clima che si respira tra i forzisti si trasforma in un detonatore il ritorno di Nunzia De Girolamo. Colleghi in rivolta: «Interviene ogni giorno bacchettando chi lascia, parla quasi da portavoce ed è l’ultima arrivata» protestano soprattutto i senatori già in subbuglio. Il commento intinto nel veleno è che non stia facendo altro che agevolare in queste ore già delicate il lavoro che sotto traccia sta portando avanti l’ex Denis Verdini.
Silvio Berlusconi ha voluto mantenere le distanze da tutto questo, ieri si è blindato ad Arcore per festeggiare con i figli, Francesca e i collaboratori più stretti i suoi 79 anni. A Roma e al suo caos si dedicherà da oggi. Stasera è in programma la cena allargata a tutti i deputati e i senatori, insieme non li vedeva da mesi. Sarà l’estremo tentativo di tenere insieme quel che resta dei gruppi. Ancora il faccia a faccia con Salvini non è in agenda ma potrebbe tenersi domani.
Matteo Salvini, proprio mentre il leader festeggiava a Villa San Martino, ha raggiunto Montecitorio per incontrare i giornalisti e marcare ancora più la linea di demarcazione da Forza Italia. «Berlusconi? Non lo appoggerei come candidato premier. No, io guardo avanti e penso alle primarie» dice senza giri di parole. L’ultima mossa è la proposta di estendere il voto ai sedicenni, «come avviene in tanti altri Paesi», da contrapporre allo ius soli . Voto giovanile, voto di destra, sono le praterie sulle quali ormai si spinge sempre più il capo del Carroccio. Sulla corsa a sindaco di Milano invece glissa, ma in Forza Italia oltre che in una parte del suo partito (Giorgetti) sta aumentando il pressing per convincere proprio l’eurodeputato ad accettare la sfida.
Articolo intero su La Repubblica del 30/09/2015.
Chi si ammala è perduto #MuoriSereno »
Caos Forza Italia, tutti in libera uscita
(CARMELO LOPAPA)
30/09/2015 di triskel182
Altri quattro parlamentari pronti ad abbandonare Berlusconi per Verdini e Ncd. A Bologna scissione verso la Lega. Salvini: “Non appoggerei il Cavaliere come candidato premier, servono le primarie”. Il progetto lista unica.
ROMA – Berlusconiani in libera uscita. Nel pallottoliere di Camera e Senato si attende l’addio di altri quattro, un paio di deputati, incerti tra la sponda Ncd e quella di Verdini (tra loro Riccardo Gallo Afflitto), e altrettanti senatori. Riccardo Villari del resto ha già detto che voterà la riforma di Renzi e sarà solo il primo passo. Ma è un lento smottamento che da Roma si propaga in giro per l’Italia.
Produce effetti soprattutto al Nord l’Opa della Lega di Salvini. A Bologna tre consiglieri comunali (Facci, Tomassini e Carella) rompono, escono, fondano una loro lista civica in vista delle amministrative 2016 e prendono le distanze dal candidato forzista Galeazzo Bignami che Berlusconi in persona aveva investito una settimana fa. I tre pretendono l’accordo con la Lega «altrimenti si perde».
Tutto questo mentre al Sud continuano a proliferare i comitati “Noi con Salvini” in vista del lancio della Lega nazionale, “Lega Italia” o “Lega dei popoli” che sarà.
Nel pessimo clima che si respira tra i forzisti si trasforma in un detonatore il ritorno di Nunzia De Girolamo. Colleghi in rivolta: «Interviene ogni giorno bacchettando chi lascia, parla quasi da portavoce ed è l’ultima arrivata» protestano soprattutto i senatori già in subbuglio. Il commento intinto nel veleno è che non stia facendo altro che agevolare in queste ore già delicate il lavoro che sotto traccia sta portando avanti l’ex Denis Verdini.
Silvio Berlusconi ha voluto mantenere le distanze da tutto questo, ieri si è blindato ad Arcore per festeggiare con i figli, Francesca e i collaboratori più stretti i suoi 79 anni. A Roma e al suo caos si dedicherà da oggi. Stasera è in programma la cena allargata a tutti i deputati e i senatori, insieme non li vedeva da mesi. Sarà l’estremo tentativo di tenere insieme quel che resta dei gruppi. Ancora il faccia a faccia con Salvini non è in agenda ma potrebbe tenersi domani.
Matteo Salvini, proprio mentre il leader festeggiava a Villa San Martino, ha raggiunto Montecitorio per incontrare i giornalisti e marcare ancora più la linea di demarcazione da Forza Italia. «Berlusconi? Non lo appoggerei come candidato premier. No, io guardo avanti e penso alle primarie» dice senza giri di parole. L’ultima mossa è la proposta di estendere il voto ai sedicenni, «come avviene in tanti altri Paesi», da contrapporre allo ius soli . Voto giovanile, voto di destra, sono le praterie sulle quali ormai si spinge sempre più il capo del Carroccio. Sulla corsa a sindaco di Milano invece glissa, ma in Forza Italia oltre che in una parte del suo partito (Giorgetti) sta aumentando il pressing per convincere proprio l’eurodeputato ad accettare la sfida.
Articolo intero su La Repubblica del 30/09/2015.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Può un giornalista, ormai anziano, come Antonio Polito insistere ancora sul termine sinistra, quando oramai la sinistra italiana non esiste più da anni e quella degli ultimi anni è stata solo un fac simile di sinistra.
Soprettutto ai giorni nostri. Ancora per l'ennesima volta, ieri sera a "Di martedì" Massimo Cacciari ha insistito sul fatto che La Qualunque non é affatto di sinistra.
E poi, un giornalista del suo calibro, non può non sapere che Verdini 3 giorni fa ha dichiarato che la mission è spaccare i due poli, e superare il concetto di destra e di sinistra che non esistono più, e dare vita al Partito della Nazione.
Il mondo si divide da sempre in furbi e fessi.
Non potevano chiamare il nuovo partito Democrazia cristiana, sette anni fa il PD.
E allora lo hanno chiamato con una via di mezzo "Democratico". In preparazione lo avevano chiamato "Democratici di sinistra".
Adesso Verdini spinge per il partito per il "Partito della Nazione".
Il PN.
Certamente non si poteva riproporre il PNF.
Partito Nazionale Fascista.
Corriere 30.9.15
SE l’attacco a Rai3 arriva dai compagni
Il rebus della sinistra televisiva
di Antonio Polito
Annoiati dallo scontro sul Senato elettivo? Stufi dei primi piani di Gotor e Chiti? Niente paura. La prossima «guerra culturale» della sinistra si preannuncia molto più eccitante e fotogenica, quasi berlusconiana; perché si combatterà, come ai vecchi tempi, per la televisione e le sue star.
In gioco c’è il destino di Rai3, molto più di una rete, vera e propria chiave d’accesso al cuore e alle menti del popolo di sinistra, resistenza catodica di un mondo che fu, a metà strada tra Guccini e Ingrao, e ne fu orgoglioso.
Prima Renzi, col fioretto del sarcasmo sull’audience dei talk show, poi il suo uomo in Vigilanza Michele Anzaldi, con la mazza ferrata di un minieditto bulgaro, e infine l’ineffabile governatore della Campania De Luca, con il kalashnikov dell’accusa di «camorrismo giornalistico», hanno reso chiaro che il Pd ripudia la «sua» rete, della quale non si sente più amato e rispettato «editore di riferimento». L’accusa, esplicitata da Anzaldi, è molto chiara: a Rai3 e al Tg3 non hanno ancora capito chi è il nuovo padrone, cioè chi comanda nel partito che comanda.
E in effetti Rai3 è un bel rompicapo fin dai tempi del Pci. Va benissimo quando la sinistra è all’opposizione, e anzi ne diventa il simbolo: quante carriere, quanti martirologi, da Michele Santoro a Sabina Guzzanti, si sono costruiti in quegli studi cantando Bella Ciao contro il regime berlusconiano! Ma, non appena la sinistra va al governo, Rai3 diventa indigesta, perché alla fine i media sono fatti dai loro lettori prima ancora che dai loro direttori, e il telespettatore di Rai3 vuole sapere ciò che non va, non ciò che funziona; vuole la denuncia, non l’agiografia; affida all’inchiesta, al talk show, alla satira il compito esorbitante di vendicare i torti della società; sogna giornalisti che si tramutino in pubblici ministeri dell’informazione (e molti aderiscono di buon grado). Non per niente la chiamavano TeleKabul. Il mito della spina nel fianco del potere. E chi è al potere, comprensibilmente, non gradisce. E lo dice ad Anzaldi. Che non è certo Goebbels, come scrive Grillo, ma gli pare strano se un Tg critica il governo.
È una storia vecchia come il cavallo di via Mazzini. Solo che Renzi aveva promesso, con grande giubilo collettivo, di mettervi fine, annunciando una rivoluzione: «fuori i partiti dalla Rai», la «più grande azienda culturale del Paese» che si libera di tessere e padroni, che non prende più ordini, cari giornalisti e programmisti sentitevi liberi di pensare solo al pubblico, e all’interesse generale. Poi, si sa come è andata. La riforma si è arenata, il nuovo cda è stato eletto esattamente come ai tempi di Gasparri, gli uomini di partito sono tornati a fare i consiglieri, basta con questa bufala della società civile, e gli uomini di partito della Vigilanza sono tornati a comandare, un po’ meno urbanamente di un tempo.
L’unica differenza è che, stavolta, non si sente volare una mosca. Neanche un girotondo, un ottavo nano da salvare, un articolo 21 da invocare. Perfino la sinistra televisiva cambia. Solo la Rai, quella no, resta sempre la stessa .
P rima Renzi, col fioretto del sarcasmo sull’audience dei talk show, poi il suo uomo in Vigilanza Michele Anzaldi, con la mazza ferrata di un minieditto bulgaro, e infine l’ineffabile governatore della Campania De Luca, con il kalashnikov dell’accusa di «camorrismo giornalistico», hanno reso chiaro che il Pd ripudia la «sua» rete, della quale non si sente più amato e rispettato «editore di riferimento». L’accusa, esplicitata da Anzaldi, è molto chiara: a Rai3 e al Tg3 non hanno ancora capito chi è il nuovo padrone, cioè chi comanda nel partito che comanda.
E in effetti Rai3 è un bel rompicapo fin dai tempi del Pci. Va benissimo quando la sinistra è all’opposizione, e anzi ne diventa il simbolo: quante carriere, quanti martirologi, da Michele Santoro a Sabina Guzzanti, si sono costruiti in quegli studi cantando Bella Ciao contro il regime berlusconiano! Ma, non appena la sinistra va al governo, Rai3 diventa indigesta, perché alla fine i media sono fatti dai loro lettori prima ancora che dai loro direttori, e il telespettatore di Rai3 vuole sapere ciò che non va, non ciò che funziona; vuole la denuncia, non l’agiografia; affida all’inchiesta, al talk show, alla satira il compito esorbitante di vendicare i torti della società; sogna giornalisti che si tramutino in pubblici ministeri dell’informazione (e molti aderiscono di buon grado). Non per niente la chiamavano TeleKabul. Il mito della spina nel fianco del potere. E chi è al potere, comprensibilmente, non gradisce. E lo dice ad Anzaldi. Che non è certo Goebbels, come scrive Grillo, ma gli pare strano se un Tg critica il governo.
È una storia vecchia come il cavallo di via Mazzini. Solo che Renzi aveva promesso, con grande giubilo collettivo, di mettervi fine, annunciando una rivoluzione: «fuori i partiti dalla Rai», la «più grande azienda culturale del Paese» che si libera di tessere e padroni, che non prende più ordini, cari giornalisti e programmisti sentitevi liberi di pensare solo al pubblico, e all’interesse generale. Poi, si sa come è andata. La riforma si è arenata, il nuovo cda è stato eletto esattamente come ai tempi di Gasparri, gli uomini di partito sono tornati a fare i consiglieri, basta con questa bufala della società civile, e gli uomini di partito della Vigilanza sono tornati a comandare, un po’ meno urbanamente di un tempo.
L’unica differenza è che, stavolta, non si sente volare una mosca. Neanche un girotondo, un ottavo nano da salvare, un articolo 21 da invocare. Perfino la sinistra televisiva cambia. Solo la Rai, quella no, resta sempre la stessa .
Antonio Polito
Soprettutto ai giorni nostri. Ancora per l'ennesima volta, ieri sera a "Di martedì" Massimo Cacciari ha insistito sul fatto che La Qualunque non é affatto di sinistra.
E poi, un giornalista del suo calibro, non può non sapere che Verdini 3 giorni fa ha dichiarato che la mission è spaccare i due poli, e superare il concetto di destra e di sinistra che non esistono più, e dare vita al Partito della Nazione.
Il mondo si divide da sempre in furbi e fessi.
Non potevano chiamare il nuovo partito Democrazia cristiana, sette anni fa il PD.
E allora lo hanno chiamato con una via di mezzo "Democratico". In preparazione lo avevano chiamato "Democratici di sinistra".
Adesso Verdini spinge per il partito per il "Partito della Nazione".
Il PN.
Certamente non si poteva riproporre il PNF.
Partito Nazionale Fascista.
Corriere 30.9.15
SE l’attacco a Rai3 arriva dai compagni
Il rebus della sinistra televisiva
di Antonio Polito
Annoiati dallo scontro sul Senato elettivo? Stufi dei primi piani di Gotor e Chiti? Niente paura. La prossima «guerra culturale» della sinistra si preannuncia molto più eccitante e fotogenica, quasi berlusconiana; perché si combatterà, come ai vecchi tempi, per la televisione e le sue star.
In gioco c’è il destino di Rai3, molto più di una rete, vera e propria chiave d’accesso al cuore e alle menti del popolo di sinistra, resistenza catodica di un mondo che fu, a metà strada tra Guccini e Ingrao, e ne fu orgoglioso.
Prima Renzi, col fioretto del sarcasmo sull’audience dei talk show, poi il suo uomo in Vigilanza Michele Anzaldi, con la mazza ferrata di un minieditto bulgaro, e infine l’ineffabile governatore della Campania De Luca, con il kalashnikov dell’accusa di «camorrismo giornalistico», hanno reso chiaro che il Pd ripudia la «sua» rete, della quale non si sente più amato e rispettato «editore di riferimento». L’accusa, esplicitata da Anzaldi, è molto chiara: a Rai3 e al Tg3 non hanno ancora capito chi è il nuovo padrone, cioè chi comanda nel partito che comanda.
E in effetti Rai3 è un bel rompicapo fin dai tempi del Pci. Va benissimo quando la sinistra è all’opposizione, e anzi ne diventa il simbolo: quante carriere, quanti martirologi, da Michele Santoro a Sabina Guzzanti, si sono costruiti in quegli studi cantando Bella Ciao contro il regime berlusconiano! Ma, non appena la sinistra va al governo, Rai3 diventa indigesta, perché alla fine i media sono fatti dai loro lettori prima ancora che dai loro direttori, e il telespettatore di Rai3 vuole sapere ciò che non va, non ciò che funziona; vuole la denuncia, non l’agiografia; affida all’inchiesta, al talk show, alla satira il compito esorbitante di vendicare i torti della società; sogna giornalisti che si tramutino in pubblici ministeri dell’informazione (e molti aderiscono di buon grado). Non per niente la chiamavano TeleKabul. Il mito della spina nel fianco del potere. E chi è al potere, comprensibilmente, non gradisce. E lo dice ad Anzaldi. Che non è certo Goebbels, come scrive Grillo, ma gli pare strano se un Tg critica il governo.
È una storia vecchia come il cavallo di via Mazzini. Solo che Renzi aveva promesso, con grande giubilo collettivo, di mettervi fine, annunciando una rivoluzione: «fuori i partiti dalla Rai», la «più grande azienda culturale del Paese» che si libera di tessere e padroni, che non prende più ordini, cari giornalisti e programmisti sentitevi liberi di pensare solo al pubblico, e all’interesse generale. Poi, si sa come è andata. La riforma si è arenata, il nuovo cda è stato eletto esattamente come ai tempi di Gasparri, gli uomini di partito sono tornati a fare i consiglieri, basta con questa bufala della società civile, e gli uomini di partito della Vigilanza sono tornati a comandare, un po’ meno urbanamente di un tempo.
L’unica differenza è che, stavolta, non si sente volare una mosca. Neanche un girotondo, un ottavo nano da salvare, un articolo 21 da invocare. Perfino la sinistra televisiva cambia. Solo la Rai, quella no, resta sempre la stessa .
P rima Renzi, col fioretto del sarcasmo sull’audience dei talk show, poi il suo uomo in Vigilanza Michele Anzaldi, con la mazza ferrata di un minieditto bulgaro, e infine l’ineffabile governatore della Campania De Luca, con il kalashnikov dell’accusa di «camorrismo giornalistico», hanno reso chiaro che il Pd ripudia la «sua» rete, della quale non si sente più amato e rispettato «editore di riferimento». L’accusa, esplicitata da Anzaldi, è molto chiara: a Rai3 e al Tg3 non hanno ancora capito chi è il nuovo padrone, cioè chi comanda nel partito che comanda.
E in effetti Rai3 è un bel rompicapo fin dai tempi del Pci. Va benissimo quando la sinistra è all’opposizione, e anzi ne diventa il simbolo: quante carriere, quanti martirologi, da Michele Santoro a Sabina Guzzanti, si sono costruiti in quegli studi cantando Bella Ciao contro il regime berlusconiano! Ma, non appena la sinistra va al governo, Rai3 diventa indigesta, perché alla fine i media sono fatti dai loro lettori prima ancora che dai loro direttori, e il telespettatore di Rai3 vuole sapere ciò che non va, non ciò che funziona; vuole la denuncia, non l’agiografia; affida all’inchiesta, al talk show, alla satira il compito esorbitante di vendicare i torti della società; sogna giornalisti che si tramutino in pubblici ministeri dell’informazione (e molti aderiscono di buon grado). Non per niente la chiamavano TeleKabul. Il mito della spina nel fianco del potere. E chi è al potere, comprensibilmente, non gradisce. E lo dice ad Anzaldi. Che non è certo Goebbels, come scrive Grillo, ma gli pare strano se un Tg critica il governo.
È una storia vecchia come il cavallo di via Mazzini. Solo che Renzi aveva promesso, con grande giubilo collettivo, di mettervi fine, annunciando una rivoluzione: «fuori i partiti dalla Rai», la «più grande azienda culturale del Paese» che si libera di tessere e padroni, che non prende più ordini, cari giornalisti e programmisti sentitevi liberi di pensare solo al pubblico, e all’interesse generale. Poi, si sa come è andata. La riforma si è arenata, il nuovo cda è stato eletto esattamente come ai tempi di Gasparri, gli uomini di partito sono tornati a fare i consiglieri, basta con questa bufala della società civile, e gli uomini di partito della Vigilanza sono tornati a comandare, un po’ meno urbanamente di un tempo.
L’unica differenza è che, stavolta, non si sente volare una mosca. Neanche un girotondo, un ottavo nano da salvare, un articolo 21 da invocare. Perfino la sinistra televisiva cambia. Solo la Rai, quella no, resta sempre la stessa .
Antonio Polito
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Re: Diario della caduta di un regime.
Corriere 30.9.15
Freccero insorge ma resta solo Per il cda non è un editto bulgaro
L’ex direttore di Rai2: vicenda grave. Siddi: i toni alti non aiutano
di Paolo Di Caro
ROMA « Sono senza parole... — allarga le braccia Carlo Freccero —. È peggio che grave, è inammissibile, è una cosa indegna. Ed è chiaro che a questo punto Rai3 è intoccabile...». Proprio nel giorno in cui vengono ricevuti assieme agli altri vertici dal presidente della Repubblica per un largo giro d’orizzonte su tutti i temi della tivù pubblica, i consiglieri della Rai vengono investiti dalla durissima polemica scoppiata tra alcuni esponenti del Pd — il presidente della Campania De Luca per primo, ieri Michele Anzaldi sul Corriere della Sera — e Rai3, accusata di una politica anti-Renzi o comunque ostile ai suoi uomini.
È un «editto bulgaro» quello di Michele Anzaldi, potente esponente della Commissione di Vigilanza? Per Freccero sì, o almeno ci somiglia molto: «Cado delle nuvole, resto a bocca aperta e guardo ai fatti: prima quell’uscita di De Luca, poi altri del Pd, ora le parole di Anzaldi, che non è un signor Nessuno, e che parla sul Corriere della Sera non su un sito o in Transatlantico. Sono parole meditate, pensate, lavorate, e per questo sono tre volte gravi. Questa vicenda andrà trattata seriamente, nelle sedi istituzionali preposte».
Se Freccero, che a quanto sussurrano al momento dei saluti con il capo dello Stato ha insistito sul concetto di «autonomia» della Rai e sulla divisione dei sacrifici tra azienda e multinazionali del Net, è durissimo, i consiglieri di area Pd — Guelfi, Borioni — non escono allo scoperto a commentare una delicatissima questione, mentre dal governo arriva un generale no comment. E anche Paolo Messa, di area centrista, preferisce concentrarsi su quanto di importante e di ben più «strutturale e decisivo» c’è da fare alla Rai, temi dei quali si è parlato al Colle.
È però dal centrodestra che arriva la reazione del consigliere Arturo Diaconale. Per il quale di fatto l’azienda sta scontando le lotte intestine nel Pd: «Non sono un otorino e dato che questi problemi acustici, di percezione, riguardano solo un ambiente, un settore, un’area, evito accuratamente di occuparmene...», la premessa. Ma «da analista politico e non da consigliere Rai, posso dire invece che sono tre-quattro anni che ruota tutto intorno all’eterno congresso del Pd. Anzaldi che attacca Rai3 e Vianello mi pare un ennesimo episodio congressuale» .
Il clima insomma è caldissimo, e un altro consigliere di area centrodestra, Giancarlo Mazzuca, cerca di gettare acqua sul fuoco: «I toni sono eccessivi, sia da una parte che dall’altra. Ha sbagliato De Luca all’inizio, è stata sbagliata la reazione dei colleghi Rai. Stanno esagerando tutti, vedo polemiche eccessive e un po’ pretestuose. Poi, nel merito, non mi sembra che il Tg3 e Rai3 abbiano un atteggiamento anti-governativo».
Preoccupato, quasi dispiaciuto che una polemica che non «coglie» i grandi temi al centro del dibattito sulla tivù pubblica è Franco Siddi, che è stato presidente della Federazione nazionale della Stampa. E che predica anche lui un «abbassamento dei toni, da parte di tutti» e invita «ciascuno a fare il proprio lavoro». Perché, spiega Siddi, è vero che «ci sono sensibilità diffuse che vanno ascoltate, ma i toni alti non aiutano, tanto più nel momento in cui la Rai sta tentando di intraprendere un grande cambiamento, perché tutto è cambiato, anche gli automatismi politici di un tempo, che in fondo erano più facili, non esistono più». E comunque, assicura «non ci sono editti bulgari, su questo bisogna restare tranquilli. Anzaldi ha espresso un’opinione anche forte, ma è diverso dai tempi di Berlusconi, lui non è il premier, non ha un potere di esecuzione. La verità è che il processo di innovazione che stiamo avviando è ben più rilevante di qualsiasi nominificio di cui in tanti, dentro e fuori la Rai, sembrano in crisi di astinenza.. . ».
Corriere 30.9.15
Angelo Guglielmi «Con me politici tremebondi Facevo ciò che volevo»
di
ROMA Michele Anzaldi dice che nessuno del Partito democratico vuole più andare ospite a RaiTre.
«Ma non è vero, mi pare che a Ballarò si presentano lo stesso». Angelo Guglielmi ( nella foto ), 86 anni, critico e scrittore, quella rete l’ha diretta dal 1987 al 1994. Di più: fu una creatura sua e faceva il 10 per cento come niente.
Dire: «Questi non sanno chi ha vinto» è una bella ingerenza. A lei è mai capitato?
«Figuriamoci, nessuno si azzardava a contestarmi nulla, i politici erano tutti tremebondi di intervenire, potevo fare quello che volevo».
Li intimoriva lei, forse .
«Guardi, stavano zitti non perché fossero generosi e libertari o avessero più rispetto per la libertà d’espressione».
E allora come mai?
«Noi facevamo una grande tv, due prime serate al giorno, una dietro l’altra. La nostra presenza gli conveniva, il gradimento era altissimo».
Oggi cosa resta di quel che fu?
«C’è qualcosa che ancora brilla, Chi l’ha visto , Fazio. Ma è poca roba. I talk show si ravvivano solo con Salvini che, come tutti i gradassi, fa presa. Massimo Giannini è bravissimo, un professionista eccellente. Ma sulla carta stampata, non è da video».
E cosa non c’è più?
«La formula vincente di Raitre si è esaurita da tempo e non ne è stata trovata una nuova. C’è poca competenza di chi fa televisione, noi ogni mese selezionavamo nuovi giornalisti, tutti presi dalla strada. Ci volle coraggio a lanciare uno come Giuliano Ferrara».
La riforma della Rai va avanti.
«Però la mano dei partiti non è stata tolta, anzi. L’impianto è rimasto quello di sempre, la spartizione prosegue come e più di prima».
Lottizzazione continua .
«Questo andrebbe colpito, non serve attaccare le debolezze di Vianello».
G.Ca
Corriere 30.9.15
Rai3, bufera sul Pd. Grillo: come Goebbels
Proteste dopo le parole di Anzaldi («Non sanno chi ha vinto»). La difesa degli esponenti renziani Il sindacato dei giornalisti e l’Usigrai: frasi pesanti che rivelano la visione di un’azienda asservita
ROMA Non ci è andato giù leggero e quando mai lo fa, ribattezzandolo «Michele Goebbels Anzaldi». E qui parliamo di Beppe Grillo e di cosa ha scritto sul suo blog. Ma a scornarsi sulle libere esternazioni al Corriere del senatore dem, nonché segretario della Vigilanza — «Forse a Raitre e al Tg3 non sanno chi ha vinto» — ieri sono state anche le due anime conflittuali del Pd, con la minoranza che proprio non ha gradito e i renziani, alcuni, che invece l’hanno difeso.
Insomma, anziché scemare, col passare dei giorni la polemica sulla terza rete di viale Mazzini, accusata di essere poco pluralista (il Pd si è lamentato perché nelle prime due puntate di Ballarò c’era sempre un Cinquestelle) o addirittura «camorrista» (dal governatore della Campania Vincenzo De Luca che rischia una pronta querela dell’azienda e che ieri dichiarava: «Quelli del Pd si commuovono troppo facilmente»), è continuata rovente più che mai, proprio nel giorno in cui i vertici Rai al gran completo venivano ricevuti al Quirinale dal presidente Sergio Mattarella.
Dopo averlo paragonato al gerarca nazista in un post intitolato M5S Raus , Grillo riassume quelle che secondo lui sono le chiare regole di «Goebbels-Anzaldi»: «Vietato criticare il governo, vietato intervistare portavoce del M5S, il Pd ha sempre ragione, chi sgarra paga (Vianello è avvisato per la seconda volta). Sieg Heil Pd». I suoi parlamentari si contentano di denunciare la «bulimia lottizzatrice priva di pudore del Pd».
La maggioranza renziana soccorre l’assediato. «Paragonare Michele Anzaldi a Goebbels è inaccettabile, un’azione misera di una forza politica abituata a denigrare», si indigna Lorenza Bonaccorsi della segreteria del partito. «Il M5S che accusa il nostro collega di censura verso Raitre è lo stesso che lanciò la caccia al giornalista ostile?», si interroga su Twitter il senatore Andrea Marcucci. Sostiene che i grillini facciano polemiche tanto per fare il senatore Vinicio Peluffo: «L’unico scopo è la conservazione dei monologhi in prima serata conquistati in Rai». L’onorevole Edoardo Fanucci protesta: «Grillo si vergogni, offende le vittime dell’Olocausto».
Non stanno con Grillo ma nemmeno con Anzaldi gli esponenti della minoranza Pd. Uno è il senatore Federico Fornaro: «Non mi riconosco nella maniera più assoluta nelle parole e nel tono delle dichiarazioni del collega sulla gestione del Tg3 e di Rai3». L’altro è Alfredo D’Attorre che argomenta: «C’è da augurarsi che i vertici del Pd prendano le distanze dalle sue sconcertanti dichiarazioni, incompatibili con la nostra storia». In pubblico, almeno, non è successo.
E manco in privato, a sentire il protagonista. «Nessuna lavata di testa», assicura Anzaldi. «Pentito io? E perché dovrei, ho solo detto quello che pensavo e lo ribadisco con i dati sotto mano dell’Osservatorio di Pavia. A RaiTre viene violato il pluralismo che nel servizio pubblico non è discrezionale». Non ce l’ha con le ospitate dei Cinquestelle. «Ma no, quella era una cosa uscita una settimana fa in Vigilanza. La realtà è che a RaiTre chi fa il pieno è la minoranza Pd. Sa chi è il più presente, dopo Renzi? Roberto Speranza». Le accuse di Grillo non gli hanno fatto piacere, ovvio: «Io come Goebbels? Di peggio non mi potevano dire, a me che sono il più a sinistra di tutti. Grillo mi attacca, invece dovrebbe farmi un monumento».
Se è per questo ci va pesante anche il comitato di redazione del Tg3 che giudica le sue parole «inaccettabili» e trova che ricordino nei toni «gli editti bulgari di berlusconiana memoria». Per i segretari della Federazione nazionale della Stampa, Raffaele Lorusso, e del sindacato Usigrai, Vittorio Di Trapani, si tratta di frasi «gravissime che rivelano la visione di una Rai totalmente asservita al potere di turno».
Daniela Santanchè ha una parola buona per tutti: «I signorini benpensanti della sinistra si rivelano nemici acerrimi di chi osa criticarli, i grillini gridano allo scandalo quando sono i primi a tappare la bocca a chi non la pensa come Grillo e Casaleggio ».
Giovanna Cavalli
Freccero insorge ma resta solo Per il cda non è un editto bulgaro
L’ex direttore di Rai2: vicenda grave. Siddi: i toni alti non aiutano
di Paolo Di Caro
ROMA « Sono senza parole... — allarga le braccia Carlo Freccero —. È peggio che grave, è inammissibile, è una cosa indegna. Ed è chiaro che a questo punto Rai3 è intoccabile...». Proprio nel giorno in cui vengono ricevuti assieme agli altri vertici dal presidente della Repubblica per un largo giro d’orizzonte su tutti i temi della tivù pubblica, i consiglieri della Rai vengono investiti dalla durissima polemica scoppiata tra alcuni esponenti del Pd — il presidente della Campania De Luca per primo, ieri Michele Anzaldi sul Corriere della Sera — e Rai3, accusata di una politica anti-Renzi o comunque ostile ai suoi uomini.
È un «editto bulgaro» quello di Michele Anzaldi, potente esponente della Commissione di Vigilanza? Per Freccero sì, o almeno ci somiglia molto: «Cado delle nuvole, resto a bocca aperta e guardo ai fatti: prima quell’uscita di De Luca, poi altri del Pd, ora le parole di Anzaldi, che non è un signor Nessuno, e che parla sul Corriere della Sera non su un sito o in Transatlantico. Sono parole meditate, pensate, lavorate, e per questo sono tre volte gravi. Questa vicenda andrà trattata seriamente, nelle sedi istituzionali preposte».
Se Freccero, che a quanto sussurrano al momento dei saluti con il capo dello Stato ha insistito sul concetto di «autonomia» della Rai e sulla divisione dei sacrifici tra azienda e multinazionali del Net, è durissimo, i consiglieri di area Pd — Guelfi, Borioni — non escono allo scoperto a commentare una delicatissima questione, mentre dal governo arriva un generale no comment. E anche Paolo Messa, di area centrista, preferisce concentrarsi su quanto di importante e di ben più «strutturale e decisivo» c’è da fare alla Rai, temi dei quali si è parlato al Colle.
È però dal centrodestra che arriva la reazione del consigliere Arturo Diaconale. Per il quale di fatto l’azienda sta scontando le lotte intestine nel Pd: «Non sono un otorino e dato che questi problemi acustici, di percezione, riguardano solo un ambiente, un settore, un’area, evito accuratamente di occuparmene...», la premessa. Ma «da analista politico e non da consigliere Rai, posso dire invece che sono tre-quattro anni che ruota tutto intorno all’eterno congresso del Pd. Anzaldi che attacca Rai3 e Vianello mi pare un ennesimo episodio congressuale» .
Il clima insomma è caldissimo, e un altro consigliere di area centrodestra, Giancarlo Mazzuca, cerca di gettare acqua sul fuoco: «I toni sono eccessivi, sia da una parte che dall’altra. Ha sbagliato De Luca all’inizio, è stata sbagliata la reazione dei colleghi Rai. Stanno esagerando tutti, vedo polemiche eccessive e un po’ pretestuose. Poi, nel merito, non mi sembra che il Tg3 e Rai3 abbiano un atteggiamento anti-governativo».
Preoccupato, quasi dispiaciuto che una polemica che non «coglie» i grandi temi al centro del dibattito sulla tivù pubblica è Franco Siddi, che è stato presidente della Federazione nazionale della Stampa. E che predica anche lui un «abbassamento dei toni, da parte di tutti» e invita «ciascuno a fare il proprio lavoro». Perché, spiega Siddi, è vero che «ci sono sensibilità diffuse che vanno ascoltate, ma i toni alti non aiutano, tanto più nel momento in cui la Rai sta tentando di intraprendere un grande cambiamento, perché tutto è cambiato, anche gli automatismi politici di un tempo, che in fondo erano più facili, non esistono più». E comunque, assicura «non ci sono editti bulgari, su questo bisogna restare tranquilli. Anzaldi ha espresso un’opinione anche forte, ma è diverso dai tempi di Berlusconi, lui non è il premier, non ha un potere di esecuzione. La verità è che il processo di innovazione che stiamo avviando è ben più rilevante di qualsiasi nominificio di cui in tanti, dentro e fuori la Rai, sembrano in crisi di astinenza.. . ».
Corriere 30.9.15
Angelo Guglielmi «Con me politici tremebondi Facevo ciò che volevo»
di
ROMA Michele Anzaldi dice che nessuno del Partito democratico vuole più andare ospite a RaiTre.
«Ma non è vero, mi pare che a Ballarò si presentano lo stesso». Angelo Guglielmi ( nella foto ), 86 anni, critico e scrittore, quella rete l’ha diretta dal 1987 al 1994. Di più: fu una creatura sua e faceva il 10 per cento come niente.
Dire: «Questi non sanno chi ha vinto» è una bella ingerenza. A lei è mai capitato?
«Figuriamoci, nessuno si azzardava a contestarmi nulla, i politici erano tutti tremebondi di intervenire, potevo fare quello che volevo».
Li intimoriva lei, forse .
«Guardi, stavano zitti non perché fossero generosi e libertari o avessero più rispetto per la libertà d’espressione».
E allora come mai?
«Noi facevamo una grande tv, due prime serate al giorno, una dietro l’altra. La nostra presenza gli conveniva, il gradimento era altissimo».
Oggi cosa resta di quel che fu?
«C’è qualcosa che ancora brilla, Chi l’ha visto , Fazio. Ma è poca roba. I talk show si ravvivano solo con Salvini che, come tutti i gradassi, fa presa. Massimo Giannini è bravissimo, un professionista eccellente. Ma sulla carta stampata, non è da video».
E cosa non c’è più?
«La formula vincente di Raitre si è esaurita da tempo e non ne è stata trovata una nuova. C’è poca competenza di chi fa televisione, noi ogni mese selezionavamo nuovi giornalisti, tutti presi dalla strada. Ci volle coraggio a lanciare uno come Giuliano Ferrara».
La riforma della Rai va avanti.
«Però la mano dei partiti non è stata tolta, anzi. L’impianto è rimasto quello di sempre, la spartizione prosegue come e più di prima».
Lottizzazione continua .
«Questo andrebbe colpito, non serve attaccare le debolezze di Vianello».
G.Ca
Corriere 30.9.15
Rai3, bufera sul Pd. Grillo: come Goebbels
Proteste dopo le parole di Anzaldi («Non sanno chi ha vinto»). La difesa degli esponenti renziani Il sindacato dei giornalisti e l’Usigrai: frasi pesanti che rivelano la visione di un’azienda asservita
ROMA Non ci è andato giù leggero e quando mai lo fa, ribattezzandolo «Michele Goebbels Anzaldi». E qui parliamo di Beppe Grillo e di cosa ha scritto sul suo blog. Ma a scornarsi sulle libere esternazioni al Corriere del senatore dem, nonché segretario della Vigilanza — «Forse a Raitre e al Tg3 non sanno chi ha vinto» — ieri sono state anche le due anime conflittuali del Pd, con la minoranza che proprio non ha gradito e i renziani, alcuni, che invece l’hanno difeso.
Insomma, anziché scemare, col passare dei giorni la polemica sulla terza rete di viale Mazzini, accusata di essere poco pluralista (il Pd si è lamentato perché nelle prime due puntate di Ballarò c’era sempre un Cinquestelle) o addirittura «camorrista» (dal governatore della Campania Vincenzo De Luca che rischia una pronta querela dell’azienda e che ieri dichiarava: «Quelli del Pd si commuovono troppo facilmente»), è continuata rovente più che mai, proprio nel giorno in cui i vertici Rai al gran completo venivano ricevuti al Quirinale dal presidente Sergio Mattarella.
Dopo averlo paragonato al gerarca nazista in un post intitolato M5S Raus , Grillo riassume quelle che secondo lui sono le chiare regole di «Goebbels-Anzaldi»: «Vietato criticare il governo, vietato intervistare portavoce del M5S, il Pd ha sempre ragione, chi sgarra paga (Vianello è avvisato per la seconda volta). Sieg Heil Pd». I suoi parlamentari si contentano di denunciare la «bulimia lottizzatrice priva di pudore del Pd».
La maggioranza renziana soccorre l’assediato. «Paragonare Michele Anzaldi a Goebbels è inaccettabile, un’azione misera di una forza politica abituata a denigrare», si indigna Lorenza Bonaccorsi della segreteria del partito. «Il M5S che accusa il nostro collega di censura verso Raitre è lo stesso che lanciò la caccia al giornalista ostile?», si interroga su Twitter il senatore Andrea Marcucci. Sostiene che i grillini facciano polemiche tanto per fare il senatore Vinicio Peluffo: «L’unico scopo è la conservazione dei monologhi in prima serata conquistati in Rai». L’onorevole Edoardo Fanucci protesta: «Grillo si vergogni, offende le vittime dell’Olocausto».
Non stanno con Grillo ma nemmeno con Anzaldi gli esponenti della minoranza Pd. Uno è il senatore Federico Fornaro: «Non mi riconosco nella maniera più assoluta nelle parole e nel tono delle dichiarazioni del collega sulla gestione del Tg3 e di Rai3». L’altro è Alfredo D’Attorre che argomenta: «C’è da augurarsi che i vertici del Pd prendano le distanze dalle sue sconcertanti dichiarazioni, incompatibili con la nostra storia». In pubblico, almeno, non è successo.
E manco in privato, a sentire il protagonista. «Nessuna lavata di testa», assicura Anzaldi. «Pentito io? E perché dovrei, ho solo detto quello che pensavo e lo ribadisco con i dati sotto mano dell’Osservatorio di Pavia. A RaiTre viene violato il pluralismo che nel servizio pubblico non è discrezionale». Non ce l’ha con le ospitate dei Cinquestelle. «Ma no, quella era una cosa uscita una settimana fa in Vigilanza. La realtà è che a RaiTre chi fa il pieno è la minoranza Pd. Sa chi è il più presente, dopo Renzi? Roberto Speranza». Le accuse di Grillo non gli hanno fatto piacere, ovvio: «Io come Goebbels? Di peggio non mi potevano dire, a me che sono il più a sinistra di tutti. Grillo mi attacca, invece dovrebbe farmi un monumento».
Se è per questo ci va pesante anche il comitato di redazione del Tg3 che giudica le sue parole «inaccettabili» e trova che ricordino nei toni «gli editti bulgari di berlusconiana memoria». Per i segretari della Federazione nazionale della Stampa, Raffaele Lorusso, e del sindacato Usigrai, Vittorio Di Trapani, si tratta di frasi «gravissime che rivelano la visione di una Rai totalmente asservita al potere di turno».
Daniela Santanchè ha una parola buona per tutti: «I signorini benpensanti della sinistra si rivelano nemici acerrimi di chi osa criticarli, i grillini gridano allo scandalo quando sono i primi a tappare la bocca a chi non la pensa come Grillo e Casaleggio ».
Giovanna Cavalli
-
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Diario della caduta di un regime.
Perché deve essere la destra peggiore a sollevare il problema?
Una democrazia rottamata
Renzi vicino al suo traguardo
Con la riforma del Senato avremo meno politici da stipendiare, ma il risparmio
ci costerà carissimo: stiamo permettendo al premier di creare il suo regime
Lo so, della riforma del Senato non
importa un fico secco a nessuno. Gli
italiani hanno altri problemi: il lavoro,
le tasse, la paura degli stranieri.
Figurarsi se hanno tempo da perdere
con il futuro dellaCameraAlta,ossia
del doppione della Camera Bassa.
Alungohannosognatochesi sfoltissero
i costi della politica, intravedendonei
vari palazzi delpotereuno
spreco di denaro pubblico.Dunque,
all’idea che si riduca il numero dei
senatori,non li si paghi più e alla fine
si risparmi e si cambi qualcosa nell’acqua
stagnantedellapolitica italiananonpossonoche
essere favorevoli.
Certo, forse anche loro preferirebbero
che PalazzoMadama (...)
segue a pagina 5
::: segue dalla prima
MAURIZIOBELPIETRO
(...) fosse chiuso e trasformato in un
museo, come ha minacciato il presidente
del Consiglio, ma chi non segue
quotidianamente la politica e
non ha esperienza di costituzione in
fondo pensa che ridurre sia sempre
megliocheconservare.Se primasipagavalostipendioatrecentosfaccendati
e a tutti i funzionari, adesso non si
pagherà più nulla e di funzionari ce
ne saranno meno. O almeno questo
è quanto spera l’opinione pubblica,
che dunque non può che esseremoderatamente
favorevole alla riforma
diMatteo Renzi.
Tutto bene dunque?Niente affatto.
E non tanto perché mi dispiaccia l’ideadi100senatorinoneletti
dalpopolo
e senza stipendio,maperchél’insiemedelprogetto
èunpasso avanti verso
uno stravolgimento della Costituzione
e mette il potere nelle mani di
un solo uomo.
Immagino l’obiezione: ma come,
da anni scrivi che la Costituzione va
cambiata e che bisogna sveltire il processo
decisionale perché il Paese non
può pagare i ritardi della politica e
quandoMatteoRenzimettemano alla
riforma dici che non ti piace? Qui il
problema non è se la riforma piace o
non piace.Certo è più brutta di quella
che anni fa aveva disegnato il centrodestra
e il centrosinistra riuscì a far
cancellare rimbambendo con parole
false gli italiani.Tuttavia,oltre a essere
brutta, la riforma del presidente del
Consiglio è pericolosa, perché consegna
ogni potere nelle suemani, ossia
nella disponibilità di un signore che
in appena un anno e mezzo ha già
dimostrato di avere una straordinaria
propensione ad occupare quanto c’è
da occupare e a gestirlo con eccezionale
disinvoltura.
Renzinon è un padre costituente,o
ricostituente come lo chiama Marco
Travaglio,èunrottamatoree sta rottamando
chiunque gli si opponga lungo
la strada.
Questo potrà far piacere a chi ritiene
che il percorso del rinnovamento
sia ingombro di vecchi arnesi emolte
carcasse della prima e della seconda
Repubblica,madovrebbepreoccupare
chiunque al contrario ritiene che
nessuno, neanche Renzi, possa detenere
ilprimato della verità.Nelpassato,
quando Berlusconi era a Palazzo
Chigi, a sinistra si è sempre evocato il
pericolo del regime. Ma al confronto
di Renzi, Berlusconi è stato sempre
undilettante e i suoi tentatividipiegare
i pm, il parlamento o la stampa, si
sonosemprerivelatimaldestrie inutili.
L’ex Cavaliere provava a scalfire il
potere dellamagistratura, delle lobby
e dell’informazione, ma senza alcun
successo. Al contrario, l’attuale presidente
del Consiglio si è subito rivelato
un professionista, mettendo al guinzaglio
tutti o quasi tuttie la prima a farne
le spese è proprioquella sinistra politico-
giornalistico-giudiziaria che ai
tempi di Berlusconi lanciava quotidiani
allarmi. Le ultime notizie dicono
che presto il governo espugnerà il fortino del Tg3,
poiverrà quello deigiudici,
infine ciò che resta della stessa sinistra
e del sindacato.
Di tutto ciò, essendo sempre stato
fiero avversario del circo mediatico manettaro e della parte più
ideologica
delpaese,dovreiesserecontento,perché
Renzi fa quello che Berlusconi
avrebbe volutoma non gli fecero fare.
Einveceno. Inveceguardoconpreoccupazione
la rottamazione di ogni sistema
di contrappeso, perché penso
che Renzi non stia sostituendo una
classe dirigente vecchia e logora con
una classe dirigente moderna e efficiente.
Renzi sta solo sostituendo una
classe dirigenta con se stesso.
Non gioisco se rottama la sinistra,
perché penso che poi rottamerà - se
non si rottama da sola - la destra. Il
nostropresidentedelConsiglioèsemplicemente
allergico all’opposizione
e alle critiche. Gli vanno bene solo
quando gli fanno solletico. Per lui il
confronto è un fastidio, la dinamica
della democrazia una perdita di tempo
e dunque per raggiungere il suo
scopononesitaa intimarealpresidentedelSenatodi
spazzarviaogniemendamento
alla sua riforma.
Del resto, vista la situazione,non ha
nulla da temere. Non dall’opposizione,
maneanchedalColle,ormaiabitato
solo dagli sprettri. Insomma, in
cambio di un po’ di spiccioli risparmiati
sul Senato, ci tocca un fantasma
didemocrazia.
maurizio.belpietro@liberoquotidiano.it
@BelpietroTweet
:::DAVIDEGIACALONE
IL PERICOLO Il premier, allergico ai confronti e pronto
a eliminare ogni tipo di opposizione, sta sostituendo
una classe dirigente vecchia e logora con se stesso
Una democrazia rottamata
Renzi vicino al suo traguardo
Con la riforma del Senato avremo meno politici da stipendiare, ma il risparmio
ci costerà carissimo: stiamo permettendo al premier di creare il suo regime
Il partito unico della spesa pubblica
impedisce un vero patto del Nazareno
Una democrazia rottamata
Renzi vicino al suo traguardo
Con la riforma del Senato avremo meno politici da stipendiare, ma il risparmio
ci costerà carissimo: stiamo permettendo al premier di creare il suo regime
Lo so, della riforma del Senato non
importa un fico secco a nessuno. Gli
italiani hanno altri problemi: il lavoro,
le tasse, la paura degli stranieri.
Figurarsi se hanno tempo da perdere
con il futuro dellaCameraAlta,ossia
del doppione della Camera Bassa.
Alungohannosognatochesi sfoltissero
i costi della politica, intravedendonei
vari palazzi delpotereuno
spreco di denaro pubblico.Dunque,
all’idea che si riduca il numero dei
senatori,non li si paghi più e alla fine
si risparmi e si cambi qualcosa nell’acqua
stagnantedellapolitica italiananonpossonoche
essere favorevoli.
Certo, forse anche loro preferirebbero
che PalazzoMadama (...)
segue a pagina 5
::: segue dalla prima
MAURIZIOBELPIETRO
(...) fosse chiuso e trasformato in un
museo, come ha minacciato il presidente
del Consiglio, ma chi non segue
quotidianamente la politica e
non ha esperienza di costituzione in
fondo pensa che ridurre sia sempre
megliocheconservare.Se primasipagavalostipendioatrecentosfaccendati
e a tutti i funzionari, adesso non si
pagherà più nulla e di funzionari ce
ne saranno meno. O almeno questo
è quanto spera l’opinione pubblica,
che dunque non può che esseremoderatamente
favorevole alla riforma
diMatteo Renzi.
Tutto bene dunque?Niente affatto.
E non tanto perché mi dispiaccia l’ideadi100senatorinoneletti
dalpopolo
e senza stipendio,maperchél’insiemedelprogetto
èunpasso avanti verso
uno stravolgimento della Costituzione
e mette il potere nelle mani di
un solo uomo.
Immagino l’obiezione: ma come,
da anni scrivi che la Costituzione va
cambiata e che bisogna sveltire il processo
decisionale perché il Paese non
può pagare i ritardi della politica e
quandoMatteoRenzimettemano alla
riforma dici che non ti piace? Qui il
problema non è se la riforma piace o
non piace.Certo è più brutta di quella
che anni fa aveva disegnato il centrodestra
e il centrosinistra riuscì a far
cancellare rimbambendo con parole
false gli italiani.Tuttavia,oltre a essere
brutta, la riforma del presidente del
Consiglio è pericolosa, perché consegna
ogni potere nelle suemani, ossia
nella disponibilità di un signore che
in appena un anno e mezzo ha già
dimostrato di avere una straordinaria
propensione ad occupare quanto c’è
da occupare e a gestirlo con eccezionale
disinvoltura.
Renzinon è un padre costituente,o
ricostituente come lo chiama Marco
Travaglio,èunrottamatoree sta rottamando
chiunque gli si opponga lungo
la strada.
Questo potrà far piacere a chi ritiene
che il percorso del rinnovamento
sia ingombro di vecchi arnesi emolte
carcasse della prima e della seconda
Repubblica,madovrebbepreoccupare
chiunque al contrario ritiene che
nessuno, neanche Renzi, possa detenere
ilprimato della verità.Nelpassato,
quando Berlusconi era a Palazzo
Chigi, a sinistra si è sempre evocato il
pericolo del regime. Ma al confronto
di Renzi, Berlusconi è stato sempre
undilettante e i suoi tentatividipiegare
i pm, il parlamento o la stampa, si
sonosemprerivelatimaldestrie inutili.
L’ex Cavaliere provava a scalfire il
potere dellamagistratura, delle lobby
e dell’informazione, ma senza alcun
successo. Al contrario, l’attuale presidente
del Consiglio si è subito rivelato
un professionista, mettendo al guinzaglio
tutti o quasi tuttie la prima a farne
le spese è proprioquella sinistra politico-
giornalistico-giudiziaria che ai
tempi di Berlusconi lanciava quotidiani
allarmi. Le ultime notizie dicono
che presto il governo espugnerà il fortino del Tg3,
poiverrà quello deigiudici,
infine ciò che resta della stessa sinistra
e del sindacato.
Di tutto ciò, essendo sempre stato
fiero avversario del circo mediatico manettaro e della parte più
ideologica
delpaese,dovreiesserecontento,perché
Renzi fa quello che Berlusconi
avrebbe volutoma non gli fecero fare.
Einveceno. Inveceguardoconpreoccupazione
la rottamazione di ogni sistema
di contrappeso, perché penso
che Renzi non stia sostituendo una
classe dirigente vecchia e logora con
una classe dirigente moderna e efficiente.
Renzi sta solo sostituendo una
classe dirigenta con se stesso.
Non gioisco se rottama la sinistra,
perché penso che poi rottamerà - se
non si rottama da sola - la destra. Il
nostropresidentedelConsiglioèsemplicemente
allergico all’opposizione
e alle critiche. Gli vanno bene solo
quando gli fanno solletico. Per lui il
confronto è un fastidio, la dinamica
della democrazia una perdita di tempo
e dunque per raggiungere il suo
scopononesitaa intimarealpresidentedelSenatodi
spazzarviaogniemendamento
alla sua riforma.
Del resto, vista la situazione,non ha
nulla da temere. Non dall’opposizione,
maneanchedalColle,ormaiabitato
solo dagli sprettri. Insomma, in
cambio di un po’ di spiccioli risparmiati
sul Senato, ci tocca un fantasma
didemocrazia.
maurizio.belpietro@liberoquotidiano.it
@BelpietroTweet
:::DAVIDEGIACALONE
IL PERICOLO Il premier, allergico ai confronti e pronto
a eliminare ogni tipo di opposizione, sta sostituendo
una classe dirigente vecchia e logora con se stesso
Una democrazia rottamata
Renzi vicino al suo traguardo
Con la riforma del Senato avremo meno politici da stipendiare, ma il risparmio
ci costerà carissimo: stiamo permettendo al premier di creare il suo regime
Il partito unico della spesa pubblica
impedisce un vero patto del Nazareno
-
- Messaggi: 151
- Iscritto il: 09/01/2015, 10:40
Re: Diario della caduta di un regime.
Finchè gli elettori de sinistraaa pensano solo a giocare a wazzup...
Si è visto coi referendum di Civati cosa è la sinistra.
Landini, CGIL e SEL contro.
Elettori dispersi.
Per forza poi basta un renzi qualunque a sovvertire le conquiste di decenni.
soloo42001
Si è visto coi referendum di Civati cosa è la sinistra.
Landini, CGIL e SEL contro.
Elettori dispersi.
Per forza poi basta un renzi qualunque a sovvertire le conquiste di decenni.
soloo42001
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Diario della caduta di un regime.
soloo42001 ha scritto:Finchè gli elettori de sinistraaa pensano solo a giocare a wazzup...
Si è visto coi referendum di Civati cosa è la sinistra.
Landini, CGIL e SEL contro.
Elettori dispersi.
Per forza poi basta un renzi qualunque a sovvertire le conquiste di decenni.
soloo42001
Landini, CGIL, SEL, sono in primo luogo fedeli alla Costituzione del '48???
Di sinistra, bisogna discuterne.
Ecco perchè devono essere portati a forza sul forum.
-
- Messaggi: 1188
- Iscritto il: 21/02/2012, 22:55
Re: Diario della caduta di un regime.
camillobenso scrive:
Caro camillo, la tua determinazione è eroica ed ammirevole, vale sempre la pena tentare ed insistere ma...
bisogna anche essere realisti.
Da che partecipo in questo forum come nel precedente, che io mi ricordi , ci si è provato tante volte
a portare qualche politico in questa piazza... ma mai nessuno è venuto.
La politica italiana ogni giorno che passa scade sempre di più. Lo spettacolo offerto dai parlamentari è a dir poco squallido.
Qualsiasi realtà politica amministrativa italiana si analizzi viene lo scoramento. Sarà il momento...
Diego fusaro scrive:
“Siamo ormai in una situazione a tutti gli effetti orwelliana. I bombardamenti sono detti “missioni di pace”,
le distruzioni dei diritti sono pudicamente chiamate “riforme”, la dittatura dei mercati è ipocritamente salutata come “democrazia”,
il dominio delle banche e la violenza economica sono definite “Unione Europea”: e, dulcis in fundo,
la devastazione della cultura e della scuola è detta “la buona scuola”.
I nostri “politici”, in modo trasversale la stragrande maggioranza, se non proprio tutti, ormai senza più ideali
hanno venduto l'anima e sono disponibili e disposti a vendersi per quella caXXo di poltrona.
Chiamarli ad un confronto scappano è più redditizio brigare con i verdini di turno piuttosto che discutere
con quattro idealisti rompiscatole.
L'amara realtà è questa, purtroppo.
Un saluto erding
Ed ancora:Insisto.
Iospero e Luca che si sono dati da fare in questi giorni, si prendano una decina di giorni di riposo e poi partano alla carica per portare sul forum Civati e tutti i residui della sinistra.
-------------------------------------Landini, CGIL, SEL, sono in primo luogo fedeli alla Costituzione del '48???
Di sinistra, bisogna discuterne.
Ecco perchè devono essere portati a forza sul forum.
Caro camillo, la tua determinazione è eroica ed ammirevole, vale sempre la pena tentare ed insistere ma...
bisogna anche essere realisti.
Da che partecipo in questo forum come nel precedente, che io mi ricordi , ci si è provato tante volte
a portare qualche politico in questa piazza... ma mai nessuno è venuto.
La politica italiana ogni giorno che passa scade sempre di più. Lo spettacolo offerto dai parlamentari è a dir poco squallido.
Qualsiasi realtà politica amministrativa italiana si analizzi viene lo scoramento. Sarà il momento...
Diego fusaro scrive:
“Siamo ormai in una situazione a tutti gli effetti orwelliana. I bombardamenti sono detti “missioni di pace”,
le distruzioni dei diritti sono pudicamente chiamate “riforme”, la dittatura dei mercati è ipocritamente salutata come “democrazia”,
il dominio delle banche e la violenza economica sono definite “Unione Europea”: e, dulcis in fundo,
la devastazione della cultura e della scuola è detta “la buona scuola”.
I nostri “politici”, in modo trasversale la stragrande maggioranza, se non proprio tutti, ormai senza più ideali
hanno venduto l'anima e sono disponibili e disposti a vendersi per quella caXXo di poltrona.
Chiamarli ad un confronto scappano è più redditizio brigare con i verdini di turno piuttosto che discutere
con quattro idealisti rompiscatole.
L'amara realtà è questa, purtroppo.
Un saluto erding
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- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Diario della caduta di un regime.
Rispondo ad erding partendo da qui, perché è un argomento che abbiamo appena trattato, in Biblioteca Centrale sul tavolo degli anti-renziani :
Qualsiasi realtà politica amministrativa italiana si analizzi viene lo scoramento. Sarà il momento...
Purtroppo la realtà è questa. Quando si approfondiscono i vari temi della società italiana, si finisce sempre immancabilmente davanti ad un muro di gomma e ci si rende conto che per via ordinaria non ci si può mettere rimedio, per svariati motivi.
Tra l’altro a giorni alterni è presente un’ex poliziotto in pensione, che ogni tanto racconta i ladrocinii perpretati da “tutte” le forze dell’ordine.
E a questo punto ci rende conto che non c’è più niente da fare, se chi è preposto mantenimento dell’ordine ne combina peggio di Bertoldo.
Qualsiasi realtà politica amministrativa italiana si analizzi viene lo scoramento. Sarà il momento...
Purtroppo la realtà è questa. Quando si approfondiscono i vari temi della società italiana, si finisce sempre immancabilmente davanti ad un muro di gomma e ci si rende conto che per via ordinaria non ci si può mettere rimedio, per svariati motivi.
Tra l’altro a giorni alterni è presente un’ex poliziotto in pensione, che ogni tanto racconta i ladrocinii perpretati da “tutte” le forze dell’ordine.
E a questo punto ci rende conto che non c’è più niente da fare, se chi è preposto mantenimento dell’ordine ne combina peggio di Bertoldo.
-
- Messaggi: 1188
- Iscritto il: 21/02/2012, 22:55
Re: Diario della caduta di un regime.
Caro camillo,camillobenso ha scritto:Rispondo ad erding partendo da qui, perché è un argomento che abbiamo appena trattato, in Biblioteca Centrale sul tavolo degli anti-renziani :
Qualsiasi realtà politica amministrativa italiana si analizzi viene lo scoramento. Sarà il momento...
Purtroppo la realtà è questa. Quando si approfondiscono i vari temi della società italiana, si finisce sempre immancabilmente davanti ad un muro di gomma e ci si rende conto che per via ordinaria non ci si può mettere rimedio, per svariati motivi.
Tra l’altro a giorni alterni è presente un’ex poliziotto in pensione, che ogni tanto racconta i ladrocinii perpretati da “tutte” le forze dell’ordine.
E a questo punto ci rende conto che non c’è più niente da fare, se chi è preposto mantenimento dell’ordine ne combina peggio di Bertoldo.
Voglio riportare il post di un amico, tratto da facebook proprio stamattina, che forse ha qualche attinenza con il nostro ragionamento.
"… il processo del giorno dopo …
La passione per il calcio è uno degli aspetti più (s)consolanti degli italiani. Gli uomini e sempre più donne attestano
con la loro presenza negli stadi e con i dati auditel delle trasmissioni televisive che l’italiano è un popolo capace di
un sentimento chiamato passione. I capannelli nei bar, sempre meno “dello sport” E SEMPRE PIU’ AGORA’ destinate
al pubblico commento condiviso, rendono l’atmosfera che, nel bene e nel male, contribuisce a suggerire una
partecipazione attiva a qualcosa ritenuta di interesse generale; un qualcosa che pur dividendo tra pro e/o contro si
dimostra essere il collante necessario a che si discuta, ci si animi ed infervori, ci si senta parte attiva di una società.
Niente di male, anzi è, senza dubbio alcuno, qualcosa di estremamente positivo. “ La libertà “ cantava un filosofo dei
nostri tempi “ non è star sopra un albero, libertà è partecipazione … “.
I tifosi di una squadra hanno quella capacità di spesa e di pressione che induce molto spesso gli organi costituzionali,
proprietari, direttivi e tecnici di una squadra a seguirne i desiderata, le pretese ondivaghe, le paturnie esagerate ed
esagitate a mostrarsi in funzione di un andamento positivo o negativo conseguenza illogica non del piano programmatico
e degli obiettivi da raggiungere, ma solo e soltanto dell’illusorio e temporaneo risultato di una partita al suo novantesimo minuto.
Perciò molto spesso capita che, a seguire periodi negativi per risultati e punteggi, un allenatore venga sostituito, un presidente si dimetta,
un calciatore venga messo in disparte o addirittura ceduto per andarsi a cercare altrove quelle fortune mancategli.
Dunque la “passione”, quel pathos che è espressione di sentimenti e perciò dell’essere vivi. La curva di uno stadio,
l’affluenza allo stesso, la coreografia sempre immaginifica e folcloristica, le famiglie, i crocchi, gli sfottò,
a volte crudeli e beceri, danno dimostrazione di un interesse condiviso e partecipato. In uno stadio di calcio,
ma anche di qualsiasi alto sport, l’italiano dice a sé stesso ed al mondo “ eccoci, noi ci siamo!”. Persino, è proprio
il caso di dirlo, quando gioca la nazionale, squadra a superare le divisioni “bandieristiche” e localizzate,
l’italiano dimostra di essere vivo, di tenere al proprio paese, fa di una vittoria all’estero motivo di rivincita ed orgoglio
per mesi ed anni, riscopre che sentirsi uniti è l’afflato necessario per diventare di fatto tutti fratelli.
L’italiano diventa quel patriota eroico famoso nel orbe terraqueo per essere un poeta, un cantante ed un navigatore.
L’italiano riscopre in tutte queste occasioni il piacere dell’onore, della dignità, della lotta sia pure di complemento,
dell’ansia del futuro, imminente ed in divenire, della consapevole di poter essere determinante nel succedersi delle cose.
Il patriota italiano, nello sport, è ponto in qualsiasi momento a trasformarsi in quel partigiano risolutivo che ridarà vigore
e vita al proprio paese!.
E dunque, dove caXXo siete tutti, quando politici corrotti, collusi e senza palle
mandano affanculo la Vostra vita?."
Letto il post riportato, stamane, mi è venuto di commentare cosi:
La locuzione latina - Panem et circenses - espone bene il meccanismo, o l'altro detto,
forse meno noto ma che chiarisce altrettanto bene, quello delle tre F - festa – fame – forca. Il tiranno di turno
usa la festa per distogliere le coscienze, se non è sufficiente si passa alla fase successiva - la fame,
per indebolire il popolo e renderlo più malleabile e disponibile a svendersi per poco, ultima risorsa dell'oppressore
rimane la forca.
Ora, nella scansione delle tre F in quale fase ci troviamo? La festa con gli stadi e quant'altro credo l'abbiamo superata,
siamo vicini alla seconda fase. Si sta preparando la terza?
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