Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Sfascisti – 118

Uomini contro - 16



Mutuato, anche da quanto sentito in tv stamani ad Omnibus, forse anche per scaramanzia per tenere lontano il problema, ci stava chi sosteneva che se ci fosse la rivolta o la rivoluzione in Italia sarebbe sempre e comunque una rivoluzione “all’italiana”.

Perché?

<<Perché, – era l’assunto - a mezzogiorno e alle 7 pomeridiane gli italiani proclamano lo stop nel pieno della rivolta e “se ne vanno a magnà” secondo la migliore tradizione trasteverina, le fettuccine o du’ spaghi>>.

Ovvio quindi i conseguenti sorrisi e risate.

Lo stereotipo del “rivoluzionario” in Jaguar, ha fatto poi da condimento.

Ma poi a mezzo giorno meno un quarto, puntualmente come tutti i giorni, gli stessi divertiti autori e sostenitori della rivoluzione all’italiana hanno salutato tutti per avviarsi verso casa perché la moglie stava finendo di preparare il pranzo.

Evidentemente, parametrizzavano su di loro per come avrebbero fatto la rivoluzione.

Oppure, un’altra teoria era ed è quella che fino a quando ci sono gli spaghetti e i pomodori sul tavolo nessuno farà mai la rivoluzione. Quel giorno che aumenteranno pasta e pomodori gli italiani faranno la rivoluzione.

Anche questa è una teoria discutibile perché fatta da chi questi tempi li ha già passati durante la seconda guerra mondiale.

Mi sembra ovvio che la nostra generazione possa adattarsi, anche se di malavoglia, a tornare indietro, ma non è così per le generazioni che seguono, abituate e cresciute nel benessere.

Il teatro napoletano di Eduardo e Peppino De Filippo, ha raccontato più volte fino agli anni ’60, cosa fossero i morsi della fame. Ma questo tipo di teatro poi è scomparso dalla televisione e dai teatri ed anche dalla cinematografia, perché alle nuove generazioni non diceva niente.

Erano nate e cresciute nel benessere e quindi quello per loro raccontato dai fratelli De Filippo era solo un mondo di favole.

In questa fase storica tra i bambini, i ragazzini e gli adulti, impazzano tutte le diavolerie elettroniche con giochi vari.

Mentre anni indietro in metropolitana potevi vedere chi leggeva il giornale, chi una rivista, chi un libro, chi Topolino, oggi sono tutti immersi, adulti ed infanti, a giocare con i loro strumenti elettronici.

Provate a togliere a queste persone la possibilità di giocare, e poi fateci sapere le reazioni.

Provate a togliere la mania di messaggiare e passare ore al telefonino.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Miggliu cummannari ca futtiri


Sfascisti – 119

Uomini contro - 17


E’ un vero peccato che anche lei, Laura Boldrini, presidente della Camera eletta da Sel, si pieghi alla logica del sistema.

Il Tg3 ci ha imbastito un servizio mezz’ora fa nel Tg delle 19,00, mentre il Corriere della Sera sul suo sito per tutta la giornata riporta:

L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA
Forconi, la protesta continua
Boldrini: «Non gettare benzina sul fuoco»


Per depotenziare il tutto non basta dire «Non gettare benzina sul fuoco», occorre il coraggio civile dei Borsellino, dei Falcone, degli Ambrosoli, per fare tutte quelle cose che negli ultimi quarant’anni non si sono volute fare per interessi e convenienze proprie e per conto terzi di chi sta al piano superiore sopra la casta.

Altrimenti rimangono solo parole al vento di “anime morte”.


*


Repubblica 14.12.13
Antagonisti di destra e di sinistra uniti il virus del contagio che spaventa l’Italia
Così l’esercito dei ribelli cova il sogno della grande spallata

di Gad Lerner


MILANO A ROMA gli occupanti della Sapienza mostravano un cartello: “E oggi non ve lo togliete il casco?”.

DOPO le botte prese, immagino gli prema distinguersi dai forconi: agli studenti la polizia mica ha concesso benevolenza.




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La differenza resta, d’accordo, ma quando il malessere sociale accomuna chi precipita nella scala sociale, e l’aria di rivolta serpeggia un po’ dappertutto, allora è il contagio a prevalere.

Il pericolo non può che aumentare, con cadenza geometrica. Non si va più tanto per il sottile, fra destra e sinistra.
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Ma l’effetto contagio che suggestiona chi si attende una spallata antisistema è anche l’ambiguo contenitore di virus pericolosi, come dimostra la delirante uscita sulle colpe dei “banchieri ebrei” del leader dei Forconi piemontesi Andrea Zunino.

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Non ho trovato fra i manifestanti nessuno che ne rivendicasse il complottismo antisemita, ma ben sappiamo che la ricerca del capro espiatorio, quando la miseria materiale s’intreccia con l’ignoranza e il pregiudizio, può avvelenare il senso comune di tanti disperati in buona fede.
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Radicalizzare il conflitto, da destra come da sinistra, comporta anche il rischio di resuscitare fantasmi e scatenare la caccia ai “nemici del popolo”. A chi si ritrova nelle università come nelle piazze, oggi è dovuto un surplus di precauzione.


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Gli universitari romani ora chiedono le dimissioni del rettore Luigi Frati, accusato di clientelismo, ma l’episodio scatenante è stato l’invito da lui rivolto a Napolitano e Letta per un convegno nell’ateneo. Il capo dello Stato e il premier vengono additati come massimi responsabili della sofferenza generalizzata. =================================================================


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Sono, per loro, il vertice di una classe dirigente da mandare tutta a casa, senza distinzioni. Non è forse la parola d’ordine contagiosa lanciata dai blocchi stradali di Torino, Genova, Milano?
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Certo, a Scienze politiche sotto occupazione non si sente cantare “Fratelli d’Italia” come in piazzale Loreto a Milano, dove scandiscono la rima «Noi siamo il popolo, voi non siete un caXXo, uscite dal Palazzo ».


Alla Sapienza usano un altro linguaggio, più politico, «Fuori i signori dell’austerity dall’università »; mentre in Loreto gridano «siamo apolitici» e sventolano il tricolore.


Eppure la diffidenza che nei primi giorni della rivolta teneva separati i centri sociali e la Fiom dal magma senza rappresentanza degli ambulanti e degli ultrà da stadio, ormai viene ritenuta eccessivamente schizzinosa anche da vecchi militanti della sinistra come Guido Viale e Marco Revelli. È stato proprio Viale a ricordare che il lungo ciclo di lotte della nuova classe operaia a Torino fu inaugurato nel 1962 da una sassaiola contro la sede Uil di piazza Statuto, che ebbe per protagonisti dei giovanissimi balordi mescolati ai militanti di base del partito comunista.


La citazione storica, mezzo secolo dopo, deve fare i conti con la demografia: ci sono, sì, i giovanissimi disoccupati, fra gli animatori dei blocchi stradali. Ma il coordinamento sembra piuttosto in mano a maturi esponenti di un lavoro autonomo impoverito, barbe lunghe e pancia grossa, qualche orecchino e codino trattenuto con l’elastico, decisamente brizzolati.

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Sono questi signori con l’aria di saperla lunga che ripetono come un mantra: «Noi siamo l’Italia, noi siamo il popolo, a noi la politica non ci interessa, ormai anche Grillo ha i suoi deputati che prendono lo stipendio».
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Così accade che proprio piazzale Loreto, col suo richiamo evocativo ai partigiani trucidati e al regime appeso a testa in giù, diviene il laboratorio di questo guardingo annusarsi fra destra e sinistra.Tentate dalla spallata comune. =================================================================


Me lo dice chiaro Stefano, titolare di un’azienda di pulizie e ristrutturazioni, che qui viene riconosciuto come testa pensante: «Io sto pregando perché estrema destra e estrema sinistra si incontrino, metterle insieme è il nostro sogno. L’altra sera ci è toccato proteggere i ragazzi di Forza Nuova che ci avevano chiesto il permesso di venire con un loro striscione». Accanto a lui, per fare sì con la testa, il giovane Nicola si toglie la maschera di Anonymus e rassicura: «Se qui ci stiamo anche noi, gli antagonisti, è perché il pericolo di cadere preda dei fascisti non esiste. Dobbiamo credere nell’unità popolare».


Parte un coro di invocazioni da questa sorta di galleria di ritratti della marginalità sociale:

«Ho 41 anni e da quattro non trovo lavoro. Sopravvivo perché mia madre ha venduto la casa per cui avevamo già pagato dieci anni di mutuo. Ti sembra giusto? È un paese marcio! ». «Io sono di destra ma l’ideologia politica non conta. Faccio assistenza tecnica per macchine da caffè, ma ora i bar li comprano i cinesi, sto facendo le carte per andarmene all’estero». «Siamo mamme arrabbiate, scrivilo!». Cantano: «La gente come noi non molla mai...».




Gli chiedo cosa vogliono, dopo quattro giorni che, a Rho come a piazzale Loreto, fermano le automobili per pochi minuti e aspettano via Facebook rinforzi che non arrivano mai. «Teniamo duro perché sentiamo che la gente è con noi, ci danno tutti ragione e poi non abbiamo nulla da perdere».


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Forse anche loro percepiscono che il contagio della rivolta si profila come un’eventualità tutt’altro che remota.
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Mi danno un volantino primitivo, di poche frasi: «Se non te ne sei accorto questa classe politica criminale ti sta pisciando addosso e ti racconta che è solo pioggia!».
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Davvero pensate che con 2085 miliardi di debito pubblico il problema siano solo i costi della politica? «Lo sappiamo che in proporzione i soldi dei politici sono spiccioli, ma quella è la diga da rompere ».
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Credete anche voi alla teoria dei banchieri ebrei? «Macché, sono stupidaggini».
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Facebook li esalta con le fotografie di nuovi blocchi, altra gente in piazza. Sono sicuri di vincere.

Confidano che nei prossimi giorni arriveranno gli indifferenti di ieri. Puntano sul contagio.
camillobenso
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Miggliu cummannari ca futtiri


Sfascisti – 120

Uomini contro - 18



L’Infedele si era trasformato in un salotto culturale della sinistra. Molto probabilmente Cairo voleva qualcosa di nuovo per incrementare l’audience e di conseguenza la pubblicità e il fatturato.

Ed ecco quindi che prima manda in soffitta il vecchio Gad, sostituendolo con un giovane (aitante avrebbe detto la spalla di Totò) Corrado Formigli in cerca di successo con Piazzapulita, e poi, quest’anno lancia il rampante ex leghista Pier Luigi Paragone con un talk politico di tipo nuovo che più che talk sembra un luogo di combattimento di galli.

Il sessantenne Gad ritorna al vecchio mestiere del giornalista della carta stampata.

Quindi, in questo momento Gad Lerner è il giornalista più competente ad analizzare il caos italiano, anche perché è stato a suo tempo un attore dei ribelli del ’68. La materia con tutte le sue sfumature la conosce abbastanza bene. Lo si nota leggendo quanto ha scritto.

La sua competenza si sente nell’articolo di oggi su La Repubblica dal titolo:
“Antagonisti di destra e di sinistra uniti il virus del contagio che spaventa l’Italia
Così l’esercito dei ribelli cova il sogno della grande spallata”

Ci dà anche un saggio della maturità avvenuta, in quanto da ebreo non cade nella facile trappola in cui sono caduti i suoi colleghi non ebrei:

"Credete anche voi alla teoria dei banchieri ebrei? «Macché, sono stupidaggini"».

Speriamo che nei prossimi giorni non ci deluda anche lui abbandonando il ruolo di giornalista distaccato e disincantato per diventare un tifoso di parte.

Davvero pensate che con 2085 miliardi di debito pubblico il problema siano solo i costi della politica? «Lo sappiamo che in proporzione i soldi dei politici sono spiccioli, ma quella è la diga da rompere »

Meno male che in Italia non sono diventati tutti merli.
camillobenso
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Miggliu cummannari ca futtiri



Sfascisti – 121

Il cetriolo star - 13
Cronaca di un periodo di guerra nel Paese delle Meraviglie.


Sono in molti ad arrabbiarsi quando si dice che i partiti e i politicanti sono tutti uguali.

Ma che differenza esiste tra il Berlusconi, che nel 2011 negava la crisi economica in Italia dove tutti i luoghi di villeggiatura erano "pieni", come erano "pieni" gli alberghi e i ristoranti,...e dove per prendere un aereo bisognava prenotare,.........da Maria Antonietta Letta, che spara:

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«Abolito finanziamento partiti
Potere in mano ai cittadini»


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14 DIC 2013 17:46
1. IL TRIO NAPO-LETTA-ALFANO FINGE DI ABOLIRE I FINANZIAMENTI AI PARTITI, MA IL TRENO DELLE ELEZIONI GUIDATO DA MATTEUCCIO RENZI È ORMAI IN PARTENZA SUI BINARI -

2. IL DECRETO ANNUNCIATO A TG E GIORNALI UNIFICATI? ANDRÀ A REGIME NEL 2017 E IL RISPARMIO SARÀ DI SOLI 20 MILIONI L’ANNO! DA 91 SI PASSA A 71. BIANCONI, TESORIERE DI FORZA ITALIA: “ENRICO LETTA È UN VERO CAZZARO. LO STATO NON RISPARMIERÀ UN EURO” -

3. DOMANDA AL MONARCA DEL QUIRINALE: COME SI GIUSTIFICA LA NECESSITÀ E URGENZA DI UN DECRETO LEGGE PER UNA NORMA SUI RIMBORSI CHE È IN PIEDI DA VENT’ANNI? -

4. RENZI NON VUOLE SPRECARE IL CONSENSO CHE DERIVA DALLE PRIMARIE E DALLA SPINTA SUL GOVERNO: IL CENTROSINISTRA È AL 40%, PER LA PRIMA VOLTA DAI TEMPI DI PRODI -

5. IL GRIMALDELLO PER IL VOTO? È LA LEGGE ELETTORALE: IL ROTTAMATORE SPUNTA A SORPRESA ALLA CONFERENZA DI GIACHETTI CHE INTERROMPE LO SCIOPERO DELLA FAME
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1. NON È ANCORA UN VERO ADDIO
Mariolina Sesto per "Il Sole 24 Ore"


Nel 2014 i partiti potranno contare su 91 milioni di fondi pubblici: neppure un euro in meno rispetto al 2013. Idem nel 2015. Le risorse cominceranno a calare nel 2016: 77,35 milioni. Dal 2017 in poi le forze politiche avranno a disposizione poco più di 70 milioni. Il decreto sui rimborsi ai partiti varato ieri dal Governo non è un addio ai finanziamenti statali.
Dal 2017, quando spariranno i soldi che lo Stato versa nelle casse dei partiti in base ai voti ricevuti alle politiche, rimarranno in piedi i fondi destinati alla copertura del due per mille e quelli per gli sgravi sulle donazioni dei privati.

IL FINANZIAMENTO INDIRETTO
Cosa cambia allora con questo decreto che riprende pari pari i contenuti del Ddl approvato alla Camera il 16 ottobre? In buona misura si passa da un finanziamento pubblico diretto (quello dei rimborsi elettorali: tanti voti prendo, tanti soldi incasso dallo Stato) a un finanziamento pubblico indiretto: lo Stato finanzia i partiti attraverso il 2 per mille che i cittadini decidono (o non decidono) di versare loro e attraverso le laute detrazioni fiscali concesse a privati e società che vogliano effettuare erogazioni liberali o fidejussioni alle forze politiche.

Questo meccanismo potrebbe innescare l'effetto benefico di partiti che per poter sopravvivere si avvicinino di più ai cittadini. Ma, stando al testo del decreto, i partiti si sono costruiti un paracadute assai ampio. Sono infatti stabilite a priori delle "poste" cospicue sia per la copertura delle detrazioni sulle donazioni, sia per quella del due per mille, sia per gli ammortizzatori sociali ai dipendenti dei partiti. Finanziamenti che - dice il testo - anche in caso di mancato utilizzo restano allocate in un fondo che si preserva negli anni. Un espediente quanto meno sospetto che già il servizio studi della Camera censurò quando il Ddl venne presentato in Parlamento il 5 giugno.

«Potrebbe risultare opportuno - scrissero i tecnici di Montecitorio - limitare la conservazione delle risorse residue al solo esercizio successivo». Così non è stato fatto, e se si sommano le "poste" relative a detrazioni, due per mille e ammortizzatori, i partiti cominciano a perdere qualche euro solo dal 2016 e dal 2017 hanno ancora a disposizione oltre 70 milioni di fondi pubblici. Come dire: a prescindere dai fondi che arriveranno (o non arriveranno) dai cittadini, i partiti si sono messi da parte dei fondi che solo nei prossimi anni vedremo come saranno usati.

Il decreto prevede un regime transitorio con una progressiva riduzione della contribuzione pubblica diretta con un taglio ai rimborsi pari al 25% nel 2014, 50% nel 2015, 75% nel 2016. Dal 2017 il finanziamento pubblico diretto cessa del tutto. Al contempo si prevede un duplice canale di sostegno fondato sulle libere scelte dei cittadini e destinato ai soli partiti politici che rispettino rigorosi requisiti di trasparenza e democrazia interna

DONAZIONI E DUE PER MILLE
Dal 2014 le erogazioni liberali effettuate dai cittadini a favore dei partiti beneficeranno della detrazione del 37% per gli importi compresi tra 30 e 20mila euro annui e del 26% per gli importi compresi 20.001 e 70mila euro. È prevista inoltre una ulteriore detrazione del 75%, fino a un massimo di 750 euro annui, per le spese sostenute per la partecipazione a scuole o corsi di formazione politica. È prevista inoltre la destinazione volontaria del 2 per mille dell'Irpef. Il contribuente può destinare il 2 per mille della "propria" imposta sul reddito a favore delle organizzazioni politiche, indicando il partito cui attribuire tali risorse.

Sono, inoltre, introdotti limiti alla contribuzione privata diretta: per le persone fisiche, la soglia (per erogazioni in denaro o contributi in beni e servizi comunque prestati) è di 300.000 euro annui, nel limite concorrente pari al 15% nel 2014, al 10% nel 2015, al 5% dal 2016, dei proventi iscritti nel conto economico del partito, risultanti in sede di rendicontazione; per la contribuzione diretta da parte di soggetti diversi dalle persone fisiche, la soglia è di 200.000 euro annui. In caso di violazione delle soglie per la contribuzione diretta privata si applica la sanzione amministrativa pari al doppio dell'eccedenza di quanto corrisposto, rispetto alla soglia; la sanzione è inflitta sia all'erogatore sia al partito percettore.



2. TESORIERI CHIAMATI ALL'ULTIMA RESISTENZA
Monica Guerzoni per il "Corriere della Sera"

I tesorieri dei partiti l'hanno presa male. Già a giugno, lanciarono l'allarme e agitarono lo spettro dei licenziamenti e della cassa integrazione. Sei mesi dopo, l'accelerazione voluta dal capo del governo ha riacceso la preoccupazione per il futuro.

«Non parlo, non dico nulla sul decreto, scriva pure che non me ne importa un bel niente!». Per il senatore Ugo Sposetti non è stata una bella giornata. Lo storico tesoriere dei Ds è convinto che la legge che abolisce i rimborsi sia la morte della politica e non ha alcuna voglia di commentare il blitz del presidente del Consiglio: «Non mi va di fare la parte dell'ultimo giapponese nella giungla... La mia idea è che la politica ha un costo e mi sono anche stancato di ripeterla».

I cassieri dei partiti l'hanno presa male, sin dall'inizio. Già a giugno, quando Letta presentò il disegno di legge, i tesorieri lanciarono l'allarme e agitarono lo spettro dei licenziamenti e della cassa integrazione. Sei mesi dopo, l'accelerazione voluta dal capo del governo ha riacceso la preoccupazione per il futuro. Maurizio Bianconi, segretario amministrativo del Pdl ora in Forza Italia, è così arrabbiato che non riesce a dirlo senza insultare: «Soltanto il turpiloquio può descrivere il comportamento di questo nuncius di sciocchezze che è Enrico Letta, un vero cazzaro». Piano onorevole, sta parlando del presidente del Consiglio.

«Lui e Renzi ci prendono per i fondelli. C'è l'imbroglio, lo Stato non risparmierà un euro». Forza Italia come farà? «Sarà una forza politica senza soldi, una tartaruga itinerante». E i dipendenti? «Ne ho già licenziati un po', poveretti. Il direttore amministrativo mi ha portato un'altra lista che faceva paura, ma io non ho firmato nulla. I dipendenti non puoi tirarli nelle fogne di Roma e tirare lo sciacquone. Combatteremo e vediamo chi vince».

I berlusconiani sperano di fare asse con Grillo (che è anche tesoriere del M5S), il che però non basterà a fermare il decreto. La nuova maggioranza senza Berlusconi ha i numeri per farlo passare, ma difficilmente il testo arriverà in porto così com'è. Il Pd approva. Per il tesoriere uscente Antonio Misiani «l'impianto è condivisibile» e il decreto sarà convertito senza incidenti. Ma qualche modifica la chiedono anche i democratici: «Il Parlamento avrà tempo e modo di approfondire ulteriormente le norme».

Da lunedì le mani nel forziere del Nazareno potrà metterle solo il renziano Francesco Bonifazi, che domenica prenderà ufficialmente il posto di Misiani. I due deputati si sono incontrati e il passaggio di consegne è stato soft, ma i problemi non mancano. Renzi sa bene che il partito, da qui a tre anni, sarà costretto a una riorganizzazione profonda perché la riduzione delle risorse sarà drastica.

«Chi viene dopo deve tagliare», è andato ripetendo Misiani per settimane. Dove tagliare vuol dire ridurre il soccorso all'Unità - di cui il partito acquista copie e pubblicità - rassegnarsi a mandare in cassa integrazione parte dei quasi 200 dipendenti. E, con calma, traslocare dal Nazareno (che costa 600 mila euro l'anno) in una sede più piccola e meno scenografica. Quanto al quotidiano Europa il direttore, Stefano Menichini, taglia corto: «Noi non siamo in carico al Pd».

Le opposizioni protestano. Nichi Vendola era stato tra i primi a criticare il provvedimento e il tesoriere di Sel, Sergio Boccadutri, ne fa un questione di democrazia. Sostiene che il decreto «è una cosa molto grave», perché i partiti che godono di forti finanziamenti da pochi soggetti potranno spendere molti fondi in campagna elettorale, mentre chi riceve piccoli contributi da molte persone non avrà accesso alla rappresentanza: «Il che lede l'articolo 3 della Costituzione, comma 2. Noi siamo francescani, ma come faremo a contrastare il governo senza risorse? Non possono essere i privati a decidere chi può far politica e chi no».

C'è anche chi è contento. Mario Monti è l'inventore della «sobrietà» in politica e il suo cassiere Gianfranco Librandi esulta, convinto persino che i partiti riusciranno a raccogliere col nuovo sistema quanto hanno preso fino a oggi dallo Stato: «Basta un buon tesoriere e il gioco è fatto. A me il decreto piace, alla Camera però dovremo modificare alcuni punti, mettere un tetto più alto per le aziende e più basso per le persone fisiche». E i debiti di Scelta civica? «Due milioni e quattrocentomila euro, ma li stiamo pagando e il prossimo anno li avremo azzerati. Siamo molto oculati, noi...».


3. ORA RENZI SENTE ARIA DI URNE E IL GOVERNO INIZIA A TREMARE
Laura Cesaretti per "Il Giornale"

Finalmente, il congresso più lungo del mondo (in realtà dura dalle primarie del 2012, prima tappa della lunga marcia di Matteo Renzi) si è chiuso.

Ieri mattina Gianni Cuperlo ha ceduto al corteggiamento del neo-segretario, e soprattutto alle pressioni che venivano dalla sua area, ansiosa di salire a bordo del vascello renziano, e ha accettato di fare il presidente dell'assemblea Pd. Ruolo di per sé poco impegnativo (la sterminata assemblea viene riunita se va bene due volte l'anno) ma politicamente significativo, come dimostra il precedente Bindi. E che sancisce - come voleva Renzi - la pacificazione interna e il definitivo ricambio di classe dirigente del Pd: via i vecchi, largo ai giovani che si sono sì combattuti alle primarie, ma che condividono la voglia di «lavorare tutti insieme per un nuovo Pd», come dice un altro candidato delle primarie, Gianni Pittella. Lasciandosi alle spalle la vecchia guardia Pci-Dc.

D'altronde conviene a tutti allearsi con Renzi: i primi effetti del cambio di marcia già si manifestano in consenso sonante, sia pur virtuale: Swg segnalava ieri per il Pd un balzo avanti di sei punti in una settimana, dal 29,6% al 35,6%; e un centrosinistra oltre il 40%. Roba che non si vedeva da anni. E che spaventa molti, soprattutto dalle parti del governo. Dove sono in tanti a sospettare che quella forza propulsiva Renzi la voglia investire prima possibile, in barba al totem della «stabilità».

Tra il Pd di Renzi e l'esecutivo Letta-Alfano si è scatenata la competizione, una gara di sgambetti reciproci. Il brusco trasferimento dalla palude di Palazzo Madama a Montecitorio della legge elettorale ha fatto saltare i nervi al Ncd, che - dopo aver minacciato sfracelli e crisi di governo ad horas - accusa il sindaco di Firenze, per bocca di Gaetano Quagliariello, di non volere «alcuna vera riforma», ma di avere solo «la segreta tentazione di varare in fretta una leggina di correzione del Porcellum per precipitarsi a votare».

La paura - fondata - è che, nonostante le rassicurazioni di Letta e di Napolitano, il leader del Pd non abbia alcuna intenzione di acconciarsi a estenuanti trattative con gli alfaniani, che hanno tutto l'interesse a tirare più in lungo possibile l'iter delle riforme per allontanare il voto (puntando a tenersi il sistema iper-proporzionale uscito dalla Consulta, l'unico che «ci salverebbe» come ha detto Alfano ai suoi), e sia pronto a forzare i confini della maggioranza per ottenere il famoso «sindaco d'Italia».

Che, a sentire Maria Elena Boschi - renziana di ferro con delega alle Riforme - è «il maggioritario a turno unico in vigore nei Comuni sotto i 15mila abitanti, senza ballottaggio se non nei casi di parità assoluta». Sta di fatto che, all'assemblea Pd di domenica Matteo Renzi dirà (probabilmente davanti allo stesso Letta) parole molto chiare su riforme e legge elettorale, nonchè sui tempi celeri da rispettare. E sulla sua relazione chiederà il voto della platea, vincolando l'intero Pd a rispettarle e mettendo sul tavolo del governo il suo peso da azionista di maggioranza.

Difficile non vedere nella mossa a sorpresa di Letta ieri, il decreto per abolire (dal 2017) il finanziamento pubblico, un tentativo di sgambetto a Renzi: anticiparne le mosse (il sindaco aveva annunciato una «sorpresina» a Grillo sul finanziamento pubblico) per attribuirne il merito al governo. «Ma è chiaro a tutti che il merito è di Matteo, e che il governo fino a ieri ha dormito della grossa: se ora si sveglia e inizia a fare qualcosa, tanto di guadagnato per tutti», dice uno dei colonnelli del sindaco. Che già studia la prossima mossa per incalzare il governo e costringerlo alla rincorsa: il Jobs Act per il rilancio dell'occupazione.


4. L. ELETTORALE: RENZI A SORPRESA IN CONFERENZA CON GIACHETTI
(AGI) - E' comparso a sorpresa nella sede del Pd di Largo del Nazzareno per portare il suo abbraccio a Roberto Giachetti n el giorno in cui il vicepresidente della Camera annuncia la sospensione dello sciopero della fame iniziato il 7 ottobre per chiedere lo spostamento della legge elettorale alla Camera. Matteo Renzi spiazza cosi cameraman e fotografi e compare nella sala dell'ultimo piano del palazzo in giacca e jeans: "Oggi parla Giachetti", avverte subito e si siede in prima fila ad ascoltare le ragioni dell'esponente Pd.


Immagine
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Miggliu cummannari ca futtiri



Sfascisti – 122

Le anime morte - 1



Una serie di filmati

Bersani: ''Così ribelle che mi sono strappato capelli''

Civati: ''Discorsi Renzi genere lettarario''

Renzi ribelle, la canzone dei Negrita

Renzi: ''I paninari mi stavano antipatici''

Epifani cita Obama

C'è anche D'Alema

Letta: ''A chi liscia il pelo ai forconi, ricordo antisemitismo''

Letta e Renzi fianco a fianco cantano l'inno

Stretta di mano tra Renzi e D'Alema

Segretario in cravatta, il premier è casual

Civati: ''D'Alema brutale, da lui attacchi inaccettabili''

De Luca: ''Sindaco o viceministro? Meglio se non mi chiamate''

Serracchiani: ''Mi aspetto un cambiamento del verso''
I numeri: 1000 delegati, 700 giornalisti
Cuperlo: ''Nessuno deve essere rottamato''

http://video.repubblica.it/politica/ass ... ef=HRER1-1
Ultima modifica di camillobenso il 17/12/2013, 0:56, modificato 1 volta in totale.
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Miggliu cummannari ca futtiri



Sfascisti – 123

Il cetriolo star - 14
Cronaca di un periodo di guerra nel Paese delle Meraviglie.



l’Unità 15.12.13
Partiti, Barca boccia il governo Il Pd bolognese fa colletta
Sui rimborsi stoccata dell’ex ministro: «Una legge per dare qualcosa in pasto alla rabbia dei cittadini
»
Il segretario provinciale Donini lancia il «crowdfunding»
di Gigi Marcucci



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Norme che indeboliscono la possibilità che hanno le fasce meno ricche dell’elettorato di essere adeguatamente rappresentate nelle istituzioni.
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Fabrizio Barca boccia la legge che abolisce il finanziamento pubblico ai partiti. Ci sono due modi, spiega, per recuperare la fiducia degli italiani. Il primo «è un modo alla Nerone. Si portano tutti gli italiani al Colosseo e gli di si dà in pasto qualcosa». Il secondo è invece «dimostrare di essere in grado di migliorare le condizioni di vita» dei cittadini.
Per l’ex ministro del governo Monti, neo-iscritto al Pd, la legge varata due giorni fa dal governo Letta è «una brutta legge» e rientra a pieno titolo nella prima categoria. Non farebbe infatti che «soddisfare la rabbia dei cittadini italiani verso la politica dando loro in pasto qualcosa da mangiare. Dopo di che stiamo un po’ peggio».

Barca ieri era a Bologna per presentare i «luoghi ideali» del Pd, un progetto che si propone di riformare la politica dal basso, ancorandola ai territori. Nella stessa sede, Raffaele Donini, segretario provinciale del Pd, lancia il crowdfunding, un sistema di collette per finanziare il partito. Un canale parallelo alle Feste dell’Unità, che rendono il bilancio della Federazione di Bologna autonomo per il 97%. «Entro febbraio ha anticipato il segretario sperimenteremo la raccolta di fondi con il nuovo sistema. Sono lieto che Barca stia sperimentando questa innovativa modalità di raccolta di fondi attraverso il Web. Non è solo una modalità di autofinanziamento, è uno strumento di riorganizzazione politica, di comunicazione e di rendicontazione delle attività svolte in cui si legano i contributi alla realizzazione di cause sociali». Barca ha infatti raccolto fondi sul web per il suo progetto sui «luoghi ideali» del Pd. «L’idea racconta Donini dopo l’incontro è quella di usare la rete per la richiesta di contributi specifici, con una causale definita, su questioni mirate. Noi poi dovremo rendicontare, non solo rispetto all’impiego delle risorse ma anche sull’utilità del progetto».
Proprio a margine del convegno Barca spiega cosa cambierebbe della legge che cancella il contributo pubblico ai partiti. Un sistema, sostiene, che finirà per penalizzare le fasce più povere dell’elettorato.
«Prima di tutto dice Barca eliminerei i meccanismi che riducono la capacità di rappresentanza di persone che hanno poco reddito. Questa legge favorisce persone con molto reddito e questo lo fa pagare a noi, perché la decontribuzione di una donazione la paghiamo noi». Un’alternativa ragionevole, aggiunge, sarebbe il sistema di cofinanziamento alla tedesca, in cui si lega il contributo pubblico all’entità del finanziamento proveniente dagli iscritti. Si tratta in sostanza di «dare di più a chi ha saputo raccogliere di più». Naturalmente per fare questo occorrono partiti saldamente radicati nei territori, in grado di intercettare dal basso la fiducia e il consenso. Non è un caso che il secondo tempo del viaggio di Barca nei circoli del Pd sia partito proprio dall’Emilia-Romagna e da Bologna, dove quel modello ha sostanzialmente tenuto, resistendo alle trasformazioni della società e della stessa organizzazione. Quello che Barca, Donini e molti giovani dei circoli che hanno lavorato con loro lungo la penisola propongono è in sostanza una rivoluzione copernicana. «La politica amministrativa deve essere sottoposta a verifica dal basso», spiega Jonathan Marsella, del coordinamento comunale di La Spezia. E prova a smontare il principio che pone la governabilità al primo posto, il riflesso d’ordine che fa dire agli eletti: «Tu cittadino intanto mi eleggi, tra cinque anni mi darai la pagella». Siccome nessuno vuole prendere «brutti voti», argomenta Marsella, il più delle volte la situazione degenera in un immobilismo che certo non giova al rapporto di fiducia tra elettori e istituzioni. Per cambiare la politica non basta aprire i circoli, occorre che rappresentanze e vertici istituzionali siano permeabili a domande e aspettative che vengono dalla gente. Condizione necessaria ma non sufficiente. Pasquale Squillace, universitario di Catanzaro, ne ricorda un altra: dove si vive nel bisogno, la libertà viene sostituita dalla fedeltà. E se non si interviene su questo, a cominciare dal partito e dalle modalità con cui si eleggono i suo vertici, la democrazia non può avere un grande futuro.

il Fatto 15.12.13
L’ex ministro Fabrizio Barca
“Come Nerone, lo stop ai rimborsi soffia sulla rabbia”

intervista di Paola Zanca

“Chiariamo subito un punto, perché in questo Paese che ha perso l’abitudine al dibattito, c’è subito la corsa ad appiccicare la patacca del conservatore: il finanziamento pubblico ai partiti andava tenuto in vita così com’é? No”.
Fabrizio Barca è a Bologna per un incontro pubblico. È lì che l’ex ministro del governo Monti, ala sinistra del Pd, ha attaccato quel modo di fare politica come “Nerone”, “gettando cose in pasto ai leoni nel Colosseo”. Ce l’ha con chi ha “frettolosamente” celebrato la fantomatica abolizione dei rimborsi elettorali: “Una brutta legge”, dice. E pure “pericolosa”.

Professor Barca, cosa c’è di sbagliato?
Il meccanismo dei rimborsi andava riformato perchè i contributi erano troppo alti e perché non si sapeva che uso facessero i partiti di quei fondi. Il decreto - evviva! - obbliga alla certificazione dei bilanci. Ma non basta: primo perché la soglia massima dei finanziamenti privati è molto, molto alta (300 mila euro, ndr) ; secondo perché le minori imposte che derivano dalla deducibilità dei contributi le paghiamo tutti; terzo perché il meccanismo del 2 per mille tende a favorire i partiti che hanno come sostenitori persone appartenenti alle fasce di reddito più alte.

La politica finisce in mano ai ricchi?
Ci sono milioni di persone che non hanno mezzi per sostenere i partiti. E con la de-contribuzione dei finanziamenti, finisce che tutti diamo soldi non al partito che scegliamo, ma al partito che è stato scelto da chi ha più soldi. È una brutta legge, piena di scelte improprie. E io credo che questa frettolosità non possa essere motivata se non dalla voglia di dare in pasto alla ggente qualcosa che la sazi un po’. Si parla a un Paese infuriato: poco importa spiegare, basta dire: ‘Vedete che abbiamo risposto alla vostra rabbia? ’

Non dovrebbe essere questo il compito delle istituzioni.
Non siamo ancora in un regime: il Parlamento può ancora correggere questa deriva. Deputati e senatori devono sentire questa responsabilità. Il governo, dal punto di vista metodologico, ha ben fatto: l’intervento d’urgenza è giustificato dall’inerzia delle Camere.
E dalla sorpresina di Renzi in arrivo. Gli elettori del Pd devono rassegnarsi alla gara “a
destra”?
Non sono affatto preoccupato, non è affatto detto che la ipersemplificazione che si è vista in questa legge debba replicarsi in altre decisioni. Sulla legge elettorale, per esempio, l’accelerazione impressa da Renzi è stata positiva. Ci sono alcune cose molto di sinistra anche nella segreteria di Renzi.
Per esempio?
L’enfasi che ha messo sui temi della scuola, sui servizi all’infanzia e agli anziani. Sono temi assolutamente di sinistra. Il segretario ne ha parlato praticamente in ogni incontro della sua campagna per le primarie. Mi auguro che riuscirà a dar loro seguito con la stessa forza che ha dimostrato sulla legge elettorale.

Repubblica 15.12.13
Barca critica la legge del governo: “Così si favoriscono i partiti sostenuti dai ricchi”
“Decreto alla Nerone che sazia la folla Renzi conti fino a 10 prima di tagliare”
I contributi ai partiti vanno ridotti ma ci sono altri modi per farlo, in Germania si ripartiscono quote di iscritti e elettori

intervista di Silvia Bignami

BOLOGNA — «Una legge non buona». Anzi, «brutta». Ma soprattutto, «un provvedimento “alla Nerone”, per cui si portano gli italiani al Colosseo e gli si dà in pasto qualcosa per placare la loro rabbia». A Fabrizio Barca non piace il decreto del governo sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. A Bologna per lanciare il suo nuovo viaggio nei circoli, a caccia dei “Luoghi Idea(li)” del Pd, l’ex ministro di Monti, sostenitore di Pippo Civati, ammette la necessità di una «riduzione drastica» dei fondi ai partiti, ma definisce «iniquo» il meccanismo della nuova legge. E dà un consiglio anche al neosegretario Pd Matteo Renzi, che oggi all’assemblea nazionale potrebbe rinunciare ai rimborsi elettorali: «Conti fino a dieci, servono scelte meditate».
Barca, lei ha lanciato un crowdfunding per finanziare il suo tour nei circoli. Perché non le piace la legge che abolisce i fondi ai partiti?
«In questa legge c’è una cosa sacrosanta e importantissima: l’obbligo di certificazione dei bilanci. Quello che non va sono le modalità del finanziamento ai partiti».
In che senso?
«Si rischia di avvantaggiare i partiti che sono supportati da persone con un maggior reddito. Primo, il livello di contribuzione massima, fino a 300mila per le persone fisiche, è troppo alto. Secondo, le detrazioni tra il 37% e il 75% fanno sì che una parte della contribuzione sia a carico di tutti, non solo di chi fa la donazione. Infine, il 2xmille consentirà di far arrivare più fondi a chi ha sostenitori ricchi. Tutto questo ne fa un meccanismo iniquo, non ragionevole».
In questi anni però c’è stato un abuso del finanziamento pubblico.
«Certo, infatti la premessa è che il finanziamento ai partiti va assolutamente ridotto, drasticamente. Ma ci sono altri modi: in Germania c’è una ripartizione tra quote degli iscritti e dei simpatizzanti. Con questa legge invece si rischia di fare una cosa più eclatante che giusta, per saziare la folla. Saziandola, però, male».
In assemblea il segretario Pd Renzi potrebbe annunciare la sua «sorpresina» a Grillo: la rinuncia da subito ai rimborsi elettorali. Un altro atto “alla Nerone”?
«Non commento quella che per ora è solo un’ipotesi. Il mio consiglio è che qualunque proposta sia meditata. I 3 milioni delleprimarie hanno votato per un partito che lavori meglio. Ma pur sempre per un “partito”: organizzato, solido, l’unico. Poi può funzionare bene anche col crowdfounding, ma con progetti convincenti. Competiamo su questo con Grillo».
Cioè?
«Si faccia una gara a rialzo, su chi raccoglie più fondi per una buona proposta. Non una corsa a ribasso, a chi taglia di più i soldi pubblici».
Anche il blitz di Letta sul taglio del finanziamento è stata una corsa per arrivare prima di Renzi?
«Non ci leggo una mossa anti-Renzi. Letta ha mantenuto una promessa. E poi Renzi oggi è in una posizione tale per cui qualunque cosa faccia il governo di buono, lui può rivendicarne una parte di merito».
Ultima modifica di camillobenso il 17/12/2013, 0:59, modificato 1 volta in totale.
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Sfascisti – 124

Le anime morte - 2



Una cosa è certa. Oggi il conte Dalemoni è il più furbo della compagnia. Ancora più furbo di Silvio Berlusconi che viene considerato il più furbo dei furbi.

Classe 1949, anni 64, deputato da 7 legislature, non ha certo l’età media di un politico che si sente in dovere di appendere le scarpe al chiodo.

Giriacos DeMitas, classe 1928, anni 85 è ancora in servizio. Nascosto in Europa, ma sempre in servizio.

Il duca conte Max sente quindi di poter resistere ancora un ventennio come il suo amico Giriacos.

Dalemoni non sa far politica diretta, ma è il numero uno della politica indiretta, quella che celebra i suoi riti nella penombra dei retrobottega, o nelle cene delle crostate.

E’ un uomo alla Mazzarino, gli piace l’intrigo.

Sa giocare in proprio abbastanza bene, perché sa intuire i tempi della politica.

Ce lo sta dimostrando questa settimana.

Battuto in Puglia da uno Scalfarotto qualsiasi, ha capito che la mossa giusta ora è quella di fare un passo indietro.

<<E’ il momento delle nuove generazioni>> ha dichiarato la volpe di Gallipoli.

Il conte ha fiutato l’aria e si ritira nel suo vigneto.

Tira brutta aria sulle piazze d’Italia e se qualcosa dovesse succedere, lui, il conte Max, è fuori dalla mischia, come se non fosse uno dei principali responsabili di un disastro ventennale.

Ma la piazza in rivolta, si sa, se la prende sempre con chi sta facendo i giri di giostra in questo momento.

Mentre la presidente Boldrini chiede di non gettare benzina sul fuoco, Enrico Maria Antonietta Letta e Ghe pensi mi 2.0 fanno a gara a chi la spara più grossa.

Nel suo discorso alla Camera in occasione della bis fiducia, Enrico Maria, ci ha tenuto a farci sapere che mentre attorno a lui sono convinti di non farcela, lui invece si sente un leone e si batterà fino all’ultimo.

Molto probabilmente è un grande esperto di Subbuteo, ma non di politica, malgrado il supporto del conte zio, ci capisce poco.

Oggi, Enrico Maria a Milano ne ha sparata un’altra delle sue. <<Uniti siamo imbattibili>>.

La lettura di troppi fumetti con eroi superuomini fa male ai politici.

Ghe pensi mi 2.0 ha pensato ad un’entrata pirotecnica nel giorno della sua investitura.

Ha pensato ad una sfida tra ducetti con Grillo.

Per la piazza che ha preso accordi con Alba dorata una decina di giorni fa a Casapound, per spostare verso l’estrema destra l’asse europeo alle prossime elezioni, questa è musica celestiale.

In questa settimana non è cambiato assolutamente, e non cambierà nulla prossimamente.

La casta pensa solo ai suoi interessi. Lo scambio Renzi – Grillo riguarda solo gli interessi della casta.

Una ventina di giorni fa Cesare Romiti, ad Agorà ha dichiarato, dopo essersi rifiutato categoricamente di rispondere su Berlusconi, celebrato in quelle ore, ha dichiarato che l’Italia ha bisogno di lavoro, lavoro, lavoro e che occorre un shock economico immediato. Dello stesso parere il Prof. Giulio Sapelli economista al Politecnico di Milano.

Che siano loro gli uomini nuovi della sinistra?
Ultima modifica di camillobenso il 17/12/2013, 1:00, modificato 1 volta in totale.
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Sfascisti – 125

Le anime morte - 3


Anche Vendola si è piegato alla narrazione del valzer del cetriolo.





l’Unità 15.12.13
Nichi Vendola
«Il salto generazionale obbliga tutti a cambiare schema: dobbiamo costruire insieme un nuovo centrosinistra senza vecchie ideologie»
«Spero sia leader non solo del Pd ma di una grande speranza»

intervista di Andrea Carugati

ROMA «A Renzi auguro di essere non solo il leader di un partito, ma di una grande speranza di cui c’è bisogno come dell’ossigeno. L’Italia è un Paese disperato, il lessico della politica è apparso incapace di agganciare i valori e le speranze, soprattutto dei giovani. Ora siamo in un nuovo terreno di gioco, il salto generazionale del Pd obbliga tutti a cambiare schema». Nichi Vendola, leader di Sel, sembra quasi sollevato dal cambio della guardia nel Pd. «Si sono chiusi gli ultimi congressi del Pci e della Dc, c’è una cesura netta con tante vecchie storie, anche nobili, ma che si erano avvitate nella spirale dei risentimenti personali».
Eppure lei alle primarie 2012 è stato un fiero avversario della piattaforma di Renzi. «Vedo che molti dei miei argomenti sono stati utilizzati quest’anno da Cuperlo e Civati... i punti di dissenso con Matteo restano. Sel non confluirà nel Pd, resterà un soggetto autonomo, ma apprezzo che si sia fatta chiarezza. Questo consente a tutti di esprimersi nitidamente sui programmi, non più sui vecchi album di famiglia».
E dunque su cosa intende confrontarsi con il nuovo leader Pd?
«Non certo su vecchi sistemi ideologici. Spero che insieme intraprenderemo una ricerca nuova, che parta dal tema dei diritti e dal confronto con i pezzi vivi della società italiana. C’è una critica alla politica per la sua mediocrità e per la sua astinenza dalla dimensione dell’alternativa. C’è una penuria di diritti, e penso alla povertà, a un ceto medio sempre più vulnerabile, a una protezione sociale sempre più inadeguata a coprire una platea sterminata di bisogni. Il governo ha cestinato con sciatteria il tema di un reddito di cittadinanza. I temi dell’innovazione tecnologica e sociale si legano a priorità come l’assetto idrogeologico e la cura del paesaggio che possono rilanciare lo sviluppo. A questo aggiungo il nodo dei diritti civili, il fine vita, le coppie di fatto, gli immigrati, sui cui il nostro Paese è gravemente arretrato. Su questi diritti possiamo e dobbiamo tessere la tela del dialogo e di una possibile alleanza. Senza guardare all’indietro, né alla vecchia socialdemocrazia europea e neppure alla parabola di Blair».
Dunque lei vuole insistere sui temi sociali piuttosto che sul finanziamento ai partiti o la legge elettorale? Le sembra un modo migliore per contrastare i populismi?
«Le piazze di Grillo e dei forconi sono sovraccariche di risentimento e rancore sociale, e tuttavia sono un indicatore preciso del deficit di alternativa che c’è. O si alza la bandiera della giustizia sociale, o altrimenti qualcuno innalza i forconi. Se la sinistra non occupa lo spazio della speranza, la destra occupa quello della paura. E dentro la destra metto non solo il lessico eversivo di Berlusconi ma anche il vocabolario di Grillo e della Casaleggio e associati. Non a caso sono due miliardari che giocano con la fame violenta degli altri. Al governo dovrebbero capire che suona paradossale e irritante parlare, come fa il ministro Saccomanni, di uscita dalla crisi se la disoccupazione aumenta. Il rischio è che si apra un varco che può consentire all’onda melmosa del populismo di travolgere le istituzioni. Se non lo capisce, vuol dire che questa classe dirigente non ha il know how per capire il pericolo che corriamo».
Crede che la nuova leadership del Pd abbia il giusto know how?
«La contraddizione più incandescente per Renzi è il governo Letta. Questo esecutivo non è un ostacolo alle ambizioni personali di Matteo, ma un impedimento allo sviluppo del suo discorso innovativo».
Anche lei chiede elezioni subito...
«L’arroccamento nel palazzo è un alimento per la spinta reazionaria».
Nel merito come valuta le nuove norme sul finanziamento della politica?
«È doveroso avere maggiore sobrietà, ma bisogna stare attenti: la privatizzazione della politica per ragioni di consenso è un rischio grave. Il finanziamento privato va regolato in modo molto più serio, sul modello francese. E se non c’è contemporaneamente una seria norma sul conflitto di interessi non si esce dall’ipoteca del ventennio berlusconiano».
Sulla legge elettorale come vi muoverete? Siete d’accordo con l’ipotesi di un doppio turno?
«Sono d’accordo con l’idea di favorire le coalizioni e uno schema bipolare, non bipartitico. Le nostalgie per il proporzionale vanno archiviate: oggi quel sistema sarebbe solo un supporto alla paralisi e all’agonia della politica rappresentata dalle larghe intese».
Lei chiede il voto e una proposta di alternativa. Ma le elezioni ci sono già state nel 2013, con una coalizione di cui lei era protagonista.
«I rischi democratici di oggi sono frutto della sottovalutazione della radicalità della crisi sociale. La politica che nel 2011 ha delegato ai tecnici e ha rimosso il conflitto in nome dell’emergenza ha aperto la strada ai germogli di squadrismo che vediamo oggi. Solo un nuovo centrosinistra pieno di idee e passioni può sconfiggere le piazze degli urlatori e dei forconi».
Anche nel 2012 il centrosinistra ha vissuto una stagione di entusiasmo con le primarie...
«Poi c’è stata la morta gora di una campagna elettorale in cui ci si è quasi impegnati per perdere. In questa triste parabola c’è una lezione da tenere a memoria. Se le speranze vengono disattese poi arrivano il disincanto e i forconi». Dopo Landini anche lei sembra aprire un forte credito a Renzi.
«Non è un dialogo innaturale. In questa fase gli schemi ideologici sono finiti, non ci sono più rendite di posizione per nessuno a sinistra. Serve un radicalismo di governo che renda il nostro riformismo non una foto ingiallita, ma la ricetta per un cambiamento possibile».
Ultima modifica di camillobenso il 17/12/2013, 1:01, modificato 1 volta in totale.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Sfascisti – 126

Le anime morte - 4




Oramai la politica italiana si è ridotta a questo livello.

Non c'è più niente da fare.



Renzi: 'Beppe firma qua o il buffone sei tu'
Grillo: 'Sorpresina? No, una scoreggina'

La sfida del segretario: "Pronto a rinunciare ai rimborsi. Ma di' ai tuoi di votare riforma del Senato
e legge elettorale" (video). Il leader 5 stelle rispedisce al mittente l'invito: "Pd restituisca 1 miliardo"
ALFANO: "DISCORSO DI SINISTRA, VANTAGGIO PER NOI". BRUNETTA: "CERCA LA CRISI"


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Renzi, Grillo: “Sorpresina? No, scoreggina”. M5S: “Chiacchiere e marketing”
Il leader dei Cinque Stelle sul blog: "I rimborsi elettorali vanno restituiti agli italiani, non a Grillo. Sono soldi che i partiti hanno incassato aggirando un referendum e che la stessa Corte dei Conti ha denunciato come non dovuti. Caccia la grana, Renzie, e cacciala tutta". E sulla legge elettorale: "Si sciolga il Parlamento e si ritorni al voto con il Mattarellum"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 15 dicembre 2013Commenti (2069)


Il guanto di sfida finisce a terra e nessuno lo raccoglie. Il Movimento Cinque Stelle ascolta Renzi e le parole del sindaco di Firenze non fanno alcun effetto. Anzi, a Beppe Grillo basta una parola. Testuale, dal blog: “Renzie aveva annunciato una ‘sorpresina‘. C’è stata invece solo una scoreggina“. Bastano una parola appunto e un hashtag (abitudine presa in giro proprio da Renzi durante il suo discorso): “Renziecaccialagrana”. E poi la risposta sulla legge elettorale: “Si sciolga il Parlamento e si ritorni al voto con il Mattarellum“.

“I rimborsi elettorali – scrive il leader dei Cinque Stelle sul suo blog – vanno restituiti agli italiani, non a Grillo. Sono soldi che i partiti hanno incassato aggirando un referendum e che la stessa Corte dei Conti ha denunciato come non dovuti. Caccia la grana, Renzie, e cacciala tutta, non solo la seconda rata, anche la prima, quella di luglio, una parte dei 91 milioni che il pdexmenoelle ha portato a casa insieme al partito del noto pregiudicato di cui è ora, grazie al M5S, vedovo inconsolabile”. Ma la posizione dei Cinque Stelle, come noto, è netta: il Pd dovrebbe restituire tutti i finanziamenti incassati dal 1993 a oggi: “La restituzione dei finanziamenti di questa legislatura è solo un acconto – continua Grillo – Il pdexmenoelle ha preso rimborsi illegittimi in questi vent’anni per circa un miliardo di euro. Soldi degli italiani, provenienti dalle tasse, dal loro lavoro. Anche il miliardo va restituito, il pdexmenoelle si venda le sue proprietà e provveda. Il M5S non ha bisogno di ‘restituire’ i rimborsi, non li ha mai presi. È sufficiente rifiutarli. Renzie informi palle d’acciaio Letta“.

Poi l’ex comico risponde nel merito sugli altri temi sollevati dal sindaco di Firenze: “Le Province? Nel programma del M5S è prevista la loro abolizione. Chiunque presenterà una legge che la prevede sarà votato. Per coerenza, parola sconosciuta a Renzie, il M5S non si è mai candidato alle elezioni provinciali, Renzie è invece stato presidente della Provincia di Firenze. Allora le province gli garbavano proprio. La legge elettorale e il Senato? Questo Parlamento di nominati dal Porcellum non ha la legittimità costituzionale, ma soprattutto morale, per fare una nuova legge elettorale. Chi ha goduto dei frutti del Porcellum, rimasto in vita grazie al pdexmenoelle e a Berlusconi per otto anni, non può riscrivere le regole. Si sciolga il Parlamento e si ritorni al voto con il Mattarellum. Sarà il prossimo Parlamento a fare la nuova legge elettorale”. Al momento, però, non c’è una proposta dei Cinque Stelle in materia: “Nei mesi di gennaio e febbraio – si spiega nel blog – 100mila iscritti al M5S certificati definiranno online la proposta di legge elettorale del M5S. Gli iscritti, non un segretario di partito… Renzie, la porti un bacione a Firenze e la frequenti più spesso. La sua città ha bisogno di un sindaco”.

Prima di Grillo a restituire al mittente il guanto di sfida ci avevano pensato i parlamentari del M5S: “Renzi è tutto chiacchiere e marketing. I 40 milioni di euro dei rimborsi elettorali deve restituirli agli italiani, non a noi” . Per deputati e senatori il segretario del Partito Democratico “fa finta di non capire e propone accordicchi da Prima repubblica, camuffati da slogan. È ridicolo su questo tema proporre un do ut des. Renzi – aggiungono gli eletti – non deve mettersi d’accordo con noi ma restituire il malloppo agli italiani. Il Movimento 5 Stelle è l’unica forza politica ad aver rinunciato ai rimborsi elettorali, lo ha fatto perché sono soldi illegittimi. Perché Renzi non fa lo stesso?”.

Arrivano una risposta anche sulla legge elettorale che Renzi vorrebbe più pronunciata verso il bipolarismo. Ma i grillini si fermano, in questa prima fase, al Mattarellum a favore del quale peraltro si sono a lungo spesi molti esponenti del Pd, a partire dal renziano Roberto Giachetti: “Sulla legge elettorale il sindaco di Firenze dovrebbe porlo ai suoi colleghi di partito un ultimatum: è il Pd che non vuole cambiare il Porcellum. O ci siamo dimenticati chi fu a non votare una mozione del proprio partito, la mozione Giachetti? Noi lo ribadiamo bisogna tornare subito al Mattarellum, ultima legge elettorale votata da un Parlamento legittimo“.
Ultima modifica di camillobenso il 17/12/2013, 1:02, modificato 1 volta in totale.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Caos aggiunto al caos, il Paese ne sentiva proprio il bisogno.


Vox populi di guerra


Bruno b • 10 minuti fa
che figura il renzino nel 1 giorno da segretario..ora si tiene il malloppo dopo che ha detto a mezzo mondo che poteva rinunciarvi?bersani non avrebbe potuto fare peggio
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unnickcomeunaltro Bruno b • 10 minuti fa
non avete accettato il aptto. ciao nullità
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Pasquale Delle Curti • 10 minuti fa
GRILLO ALLORA LO SEI VERAMENTE
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explosyve5stelle • 10 minuti fa
renzie non ha fatto solo la scoreggina,si e anche sgommato nello slip!
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volponi • 11 minuti fa
I sostenitori del PD-L sono molto gasati dei questo momento"primario" ed hanno molta adrenalina addosso - e la usano tutta per offese a sostenitori di altri partiti.

Prima ce l'avevano con Berlusconi mentre i vertici del loro partito l'hanno sempre salvato e coperto.

Adesso è arrivato Grillo ed è stato etichettato subito come "IL COMICO" come se i comici non avessero un cervello? - POVERETTI!!! non hanno altri argomenti .....
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GRIFO volponi • 5 minuti fa
Ridicol1 siete ridicol1 copiate Berlusconi quando diceva agli altri siete komunisti
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unnickcomeunaltro volponi • 10 minuti fa
gasati? certo.

ora è certificata la vostra inutilità
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virus 1953 unnickcomeunaltro • 10 minuti fa
Aspetta e soprattutto spera.
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unnickcomeunaltro virus 1953 • 9 minuti fa
che spero? è nero su bianco
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RENZIE unnickcomeunaltro • 10 minuti fa
eeeeehhhhh........BUMMMMMMMMM
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RENZIE • 12 minuti fa
Ragazzi dovete capire che Renzie e' la loro punta di diamante Kribbio ! Sono 20 anni che si allena con la Parlantina...su Canale 5 con Mike... poi ad Arcore x il RIFINIMENTO....
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Frederic • 12 minuti fa
occhio scoreggine in chatt
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unnickcomeunaltro Frederic • 10 minuti fa
occhio me r d e grillio te in chat
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carmine23577 • 12 minuti fa
Se Renzie fosse stato una persona intelligente (fortuna nostra è solo un ebetino) avrebbe detto:
-Da domani il Pd restituisce ai cittadini tutti i soldi dei rimborsi elettorali ru_bat_ti dal 97 ad oggi;
-Il PD non resterà neanche un solo giorno in più con Alfano al governo
-Si torna immediatamente al Mattarellum (l'unica legge elettorale fatta da un governo leggittimo) e poi subito al voto.
Questa era una sorpresona. Grazie a te Renzie vinciamo noi!!!
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Alvise001 • 12 minuti fa
VISTO IL SUCCESSO del MoVimento, primo MoVimento in Italia e presto in Europa, NON SAREBBE IL kaso di proiettare alla Rai TV gli spettakoli di Beppe del passato??? E MAGARI NEI CINEMA o nelle skuole!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
O forse hanno paura, eh????????
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roby • 12 minuti fa
Il PD s'è arroccato nella sua cocciutaggine e le mura sono formate da persone ancora più cocciute e non c'è verso di scardinare questa fortezza d'ottusità. È veramente grave difendere così tenacemente un fallimento vecchio come il mondo stesso.
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virus 1953 roby • 12 minuti fa
Il pd non esiste come partito.
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unnickcomeunaltro roby • 12 minuti fa
vi abbiamo scoeprto, nullità
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cecco1 • 12 minuti fa
Renzi metterà tutti in panchina....anzi....in tribuna.
Mica ci vuole molto a capirlo....
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Andrea Cerase • 13 minuti fa
Il #peppapartito ordina e gli ovini ripetono docilmente #scorregina #Renzicaccialagrana #Renzie e #ebetino. La commovente politica del #M5S
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unnickcomeunaltro • 13 minuti fa
a beppuccio, tra un rutti no e l'altro,, sentire la tua base visto che "uno vale uno"?
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silvano de lazzari unnickcomeunaltro • 7 minuti fa
Quello è solo uno slogan di marketing, visto che siamo in tema.
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Domenico Gentilozzi • 13 minuti fa
Renzi hai fatto una figura di m....a,
Con il M5S non puoi competere,non sei all'altezza.
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unnickcomeunaltro Domenico Gentilozzi • 13 minuti fa
a fare a gara a chi fa più figure?
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Andrea Cerase • 13 minuti fa
Il #peppapartito ordina e gli ovini ripetono docilmente #scorregina #Renzicaccialagrana #Renzie e #ebetino.
Domani voglio vedere come spiegano agli elettori che non vogliono nessuna legge elettorale.

La commovente poltica del #M5S
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Dixie__Flatline Andrea Cerase • 13 minuti fa
troppi hashtag, vabé che è facile la vita con soli 180 caratteri a disposizione, però stai a esagerà
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unnickcomeunaltro • 14 minuti fa
è ufficiale: siete il nulla politico, morale e culturale.

ora gli italiani lo sanno
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Matteo Zakka • 14 minuti fa
Renzusconi, RESTITUISCI IL BOTTINO!!!
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Sebastiano • 14 minuti fa
Sorpresine? Scoreggine?
Trattare i cittadini come bambini
e' una delle tecniche di manipolazione di massa.
Manca Bossi con "ce l'ho duro"
e siamo apposto.
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GIO147 • 15 minuti fa
sarei curioso di sapere quanto guadagna renzi come sindaco sono nel sito del comune.... come faccio a saperlo?
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Guest GIO147 • 12 minuti fa
4.200 euro al mese....detto da lui in un'intervista.
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GIO147 Guest • 11 minuti fa
grazie mille.
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PierPapino GIO147 • 14 minuti fa
Secondo me quel dato sta nella pagina "under costruction"
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GIO147 PierPapino • 11 minuti fa
cosa under che ..... hahahahah odio troppo difficile per me..
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Dixie__Flatline GIO147 • 14 minuti fa
devi scaricare l'app zip war airganon, ma non lo state a sentire grillo quando parla di cose serie?!
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Guest • 17 minuti fa
Adesso su basta parlare di Renzi.
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enzo scozzaro • 17 minuti fa
Invece di porre ricatti, faccia, rinunci al finanziamento da subito.

Basta utilizzare il parlamente per il compito per cui è stato istituito fare le leggi, e non essere sottomesso al governo

Proponga una legge elettorale, non la intralci e faccia si che la dialettica parlamentare porti la legge alla promulgazione.
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