Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Ormai non c'è solo la P2 ma la P3 di Anemone e la P4 di BIsignani. Poi la P2 mondiale attraverso le speculazioni.
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Re: Come se ne viene fuori ?
La rassegna stampa del Ministero dell'Interno
http://tweb.interno.it/news/daily/rasse ... STAMPA.pdf
Nella guerra tra i quotidiani, La Repubblica che tende ad affondare il Celeste,...oggi in prima pagina de Il Giornale c'è il contrattacco della destra. Lusi : dati soldi a Bindi e Letta
Ultimi fuochi prima del ballottaggio dei bucanieri in calo.
*
Mario Giordano
A Parma è l'ora delle comiche
Sinistra da barzelletta
Per battere Grillo
arruola Gene Gnocchi
Loro da 18 anni hanno arruolato il comico del cu cù
*
Marcello Veneziani accusa Fini di essere lo Schettino della destra.
Veramente lo Schettino è il solito noto, il caro estinto, che a novembre ha portato sugli scogli la nave Italia ed è stato obbligato a lasciare la plancia di comando.
Troppi servi a destra
http://tweb.interno.it/news/daily/rasse ... STAMPA.pdf
Nella guerra tra i quotidiani, La Repubblica che tende ad affondare il Celeste,...oggi in prima pagina de Il Giornale c'è il contrattacco della destra. Lusi : dati soldi a Bindi e Letta
Ultimi fuochi prima del ballottaggio dei bucanieri in calo.
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Mario Giordano
A Parma è l'ora delle comiche
Sinistra da barzelletta
Per battere Grillo
arruola Gene Gnocchi
Loro da 18 anni hanno arruolato il comico del cu cù
*
Marcello Veneziani accusa Fini di essere lo Schettino della destra.
Veramente lo Schettino è il solito noto, il caro estinto, che a novembre ha portato sugli scogli la nave Italia ed è stato obbligato a lasciare la plancia di comando.
Troppi servi a destra
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Re: Come se ne viene fuori ?
MERCATI: ORE 9.20
La crisi del debito fa paura
Crolla Tokyo (-3%), Europa in rosso
Il persistente clima di incertezza in Grecia e Spagna, accentuato dai downgrade di Fitch e Moody's, pesa sui mercati mondiali. Il Nikkei chiude la settimana con la flessione più pesante dall'inizio dell'anno e scivola ai livelli di metà gennaio. Nel Vecchio continente perdite per tutti i maggiori listini
di MARCO MASCIAGA
MILANO - Seduta decisamente pesante per la Borsa di Tokyo, affossata dai timori sulla tenuta dell'Eurozona. Sul sentiment degli investitori gravano i downgrade inflitti al sistema bancario spagnolo dall'agenzia di rating Moody's e la decisione di Fitch 1 di abbassare il suo giudizio sul debito pubblico greco. L'indice Nikkei ha fatto registrare la flessione più marcata del 2012, chiudendo in calo del 2,99% a 8.611,31 punti. Si tratta del livello minimo dallo scorso 18 gennaio. Nel resto dell'Asia Hong Kong perde il 2%, Shanghai l'1,5% e Seul ha chiuso in calo del 3,40%.
Listini pesanti anche in Europa Milano viaggia in flessione dell'1,1%, Londra perde lo 0,9%, Francoforte l'1%, Parigi lo 0,8%, Madrid addirittura il 2,3%.
Resta elevata la tensione sul mercato dei titoli di stato europei con lo spread Btp/bund che sfiora i 448 punti (447,7). Tensioni in aumento sul mercato spagnolo: stamani il tasso di interesse riconosciuto dal titolo decennale è aumentato al 6,42% dal 6,287% segnato ieri nel finale, con un conseguente ulteriore allargamento dello spread indicato a 501 punti base dai 490 della vigilia.
Il bund decennale tedesco ha toccato in avvio di seduta dei mercati obbligazionari un nuovo minimo storico, confermandosi sempre di più bene rifugio per eccellenza in un periodo di incertezza. Il rendimento del bund a 10 anni è sceso in apertura all'1,399% contro l'1,411% fatto registrare
ieri in chiusura.
L'euro è sceso sotto 1,27 dollari, ai minimi da 4 mesi, sulla scia delle tensioni nell'Eurozona. La moneta europea passa di mano a 1,2649. Euro/yen a 100,34.
Il petrolio è ancora in calo sui timori della crisi greca. Il greggio Wti cede 8 cent a 92,48 dollari mentre il Brent lascia 53 cent a 106,96 dollari.
Ieri Wall Street ha finito in calo accelerando la caduta nel finale e portandosi sui minimi della seduta. Per i mercati si tratta di un'altra brutta frenata, dovuta al perdurare della crisi europea - ieri fitch ha tagliato il rating alla grecia di livello - e al disappunto per un'economia americana che non sembra pronta a ripartire. Dopo le operazioni di compensazione, il Dow Jones è arretrato dell'1,24%, il Nasdaq è calato del 2,1% e lo S&P 500 ha perso l'1,51%, ai minimi dal 17 gennaio.
(18 maggio 2012)
http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... -35372017/
La crisi del debito fa paura
Crolla Tokyo (-3%), Europa in rosso
Il persistente clima di incertezza in Grecia e Spagna, accentuato dai downgrade di Fitch e Moody's, pesa sui mercati mondiali. Il Nikkei chiude la settimana con la flessione più pesante dall'inizio dell'anno e scivola ai livelli di metà gennaio. Nel Vecchio continente perdite per tutti i maggiori listini
di MARCO MASCIAGA
MILANO - Seduta decisamente pesante per la Borsa di Tokyo, affossata dai timori sulla tenuta dell'Eurozona. Sul sentiment degli investitori gravano i downgrade inflitti al sistema bancario spagnolo dall'agenzia di rating Moody's e la decisione di Fitch 1 di abbassare il suo giudizio sul debito pubblico greco. L'indice Nikkei ha fatto registrare la flessione più marcata del 2012, chiudendo in calo del 2,99% a 8.611,31 punti. Si tratta del livello minimo dallo scorso 18 gennaio. Nel resto dell'Asia Hong Kong perde il 2%, Shanghai l'1,5% e Seul ha chiuso in calo del 3,40%.
Listini pesanti anche in Europa Milano viaggia in flessione dell'1,1%, Londra perde lo 0,9%, Francoforte l'1%, Parigi lo 0,8%, Madrid addirittura il 2,3%.
Resta elevata la tensione sul mercato dei titoli di stato europei con lo spread Btp/bund che sfiora i 448 punti (447,7). Tensioni in aumento sul mercato spagnolo: stamani il tasso di interesse riconosciuto dal titolo decennale è aumentato al 6,42% dal 6,287% segnato ieri nel finale, con un conseguente ulteriore allargamento dello spread indicato a 501 punti base dai 490 della vigilia.
Il bund decennale tedesco ha toccato in avvio di seduta dei mercati obbligazionari un nuovo minimo storico, confermandosi sempre di più bene rifugio per eccellenza in un periodo di incertezza. Il rendimento del bund a 10 anni è sceso in apertura all'1,399% contro l'1,411% fatto registrare
ieri in chiusura.
L'euro è sceso sotto 1,27 dollari, ai minimi da 4 mesi, sulla scia delle tensioni nell'Eurozona. La moneta europea passa di mano a 1,2649. Euro/yen a 100,34.
Il petrolio è ancora in calo sui timori della crisi greca. Il greggio Wti cede 8 cent a 92,48 dollari mentre il Brent lascia 53 cent a 106,96 dollari.
Ieri Wall Street ha finito in calo accelerando la caduta nel finale e portandosi sui minimi della seduta. Per i mercati si tratta di un'altra brutta frenata, dovuta al perdurare della crisi europea - ieri fitch ha tagliato il rating alla grecia di livello - e al disappunto per un'economia americana che non sembra pronta a ripartire. Dopo le operazioni di compensazione, il Dow Jones è arretrato dell'1,24%, il Nasdaq è calato del 2,1% e lo S&P 500 ha perso l'1,51%, ai minimi dal 17 gennaio.
(18 maggio 2012)
http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... -35372017/
Re: Come se ne viene fuori ?
L'esito della vicenda greca credo che sia uno spartiacque.
Se si "traghetta" la Grecia fuori dall'euro questa Europa non ha definitivamente più senso.
Ed a quel punto sarebbe il caso di pensare seriamente all'uscita anche dell'Italia, prima che siano altri a "traghettarci".
INDISCREZIONI RILANCIANO UN TESI EVOCATA DA PIÙ PARTI PER ATTENUARE LO SCENARIO PEGGIORE
Ue, ecco il piano di emergenza
per traghettare la Grecia fuori dall'euro
In caso il Paese esca dalla moneta unica Commissione europea e Bce avrebbero elaborato un dispositivo di emergenza
MILANO - La Commissione Europea e la Banca centrale europea stanno lavorando a uno scenario di emergenza nel caso la Grecia esca dalla moneta unica. Lo ha detto il commissario europeo al Commercio, Karel De Gucht, in un'intervista al quotidiano fiammingo De Standaard. «Un anno e mezzo fa poteva esserci il pericolo di un effetto domino», ha detto il commissario. «Ma oggi ci sono, sia alla Bce che alla Commissione Ue, servizi che stanno lavorando su scenari di emergenza nel caso che la Grecia non ce la faccia». Si tratta dei primi commenti da parte di un funzionario Ue che confermano l'esistenza di piani di emergenza.
Redazione Online
18 maggio 2012 | 11:30
http://www.corriere.it/economia/12_magg ... ee6c.shtml
Se si "traghetta" la Grecia fuori dall'euro questa Europa non ha definitivamente più senso.
Ed a quel punto sarebbe il caso di pensare seriamente all'uscita anche dell'Italia, prima che siano altri a "traghettarci".
INDISCREZIONI RILANCIANO UN TESI EVOCATA DA PIÙ PARTI PER ATTENUARE LO SCENARIO PEGGIORE
Ue, ecco il piano di emergenza
per traghettare la Grecia fuori dall'euro
In caso il Paese esca dalla moneta unica Commissione europea e Bce avrebbero elaborato un dispositivo di emergenza
MILANO - La Commissione Europea e la Banca centrale europea stanno lavorando a uno scenario di emergenza nel caso la Grecia esca dalla moneta unica. Lo ha detto il commissario europeo al Commercio, Karel De Gucht, in un'intervista al quotidiano fiammingo De Standaard. «Un anno e mezzo fa poteva esserci il pericolo di un effetto domino», ha detto il commissario. «Ma oggi ci sono, sia alla Bce che alla Commissione Ue, servizi che stanno lavorando su scenari di emergenza nel caso che la Grecia non ce la faccia». Si tratta dei primi commenti da parte di un funzionario Ue che confermano l'esistenza di piani di emergenza.
Redazione Online
18 maggio 2012 | 11:30
http://www.corriere.it/economia/12_magg ... ee6c.shtml
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Re: Come se ne viene fuori ?
Day after day
Il fronte del centrosinistra
L’ultima vendetta.
L’ultima vendetta di Lusi arriva, forse per coincidenza, a tre giorni dalla seconda tornata elettorale, quella dei ballottaggi. Arriva anche nella fase in cui il Pd cede consensi. Lo abbiamo accertato stamani dal sondaggio di Swg di Trieste per conto di Agorà, Rai3.
La notizia di quanto trapelato dalla deposizione dell’ex tesoriere della ex Margherita di fronte alla giunta per le immunità del Senato, è stata scaraventata con effetto sulla prima pagina del quotidiano diretto della sciarpa littoria Sallusti.
Bindi e Letta hanno ricevuto soldi da Lusi, scrive Il Giornale di stamani in prima pagina a caratteri cubitali.
Se ne occupa anche La Repubblica, ma a pagina 15, niente prima pagina come da qualche mese per il Celeste… e qui la notizia è completa, Lusi ha cantato.
Le accuse, rivolte prima a Rutelli, Bianco, Renzi, si estendono ora alla Bindi, al “fratello” Realacci, a Franceschini, a Fioroni e Gentiloni.
Ovviamente tutto è da provare, ma politicamente si è aperto un problema politico che fino ad ora era rimasto sotto traccia e che ai “seguaci” del Divo Giulio aveva ispirato qualche dubbio (A pensar male si fa peccato,..ma quasi sempre si azzecca”).
La risposta degli interessati è arrivata a tambur battente: “Attività lecite, lui rubava”. Orlando Francesco Rutelli come al solito è “furioso”: “E’ un ladro senza vergogna, mente” ha dichiarato ieri mattina furibondo.
Noi, che per via dell’età anagrafica siamo stati costretti ad assistere a tutte le nefandezze del Bel Paese e del mondo intero degli ultimi sessant’anni, siamo stati forzati a ragionare come i figli di Androcchia, e di conseguenza, solo per determinati casi diventiamo seguaci del Divo Giulio.
A farci pendere da quella parte c’è la decisione assunta dopo il 6 maggio da uno che della materia se ne intende, Pierazzurro sotto le macerie, che sciogliendo il terzo pollo, ha abbandonato l’ex sindaco di Roma al suo destino. Se ben interpretiamo il Casini pensiero, la nueva formazione dei “Celesti ed integerrimi moderati”, non può partire con chi potrebbe essere compromesso, con chi potrebbe essere implicato con le indagini della magistratura.
Eppure Pier è sempre stato un “compagnone” solidale con gli amici di Poltrone & Forchette. Per anni è stato uno strenuo difensore del caro estinto, dichiarandosi sicuro della persecuzione della magistratura, facendo però finta di ignorare tutto quanto è successo in area meneghina, soprattutto quando a Roma regnava Bettino Craxi. Compagnone,tanto che quando apparvero le prima accuse nei confronti di don Totò vasa-vasa, amico suo, aveva buttato il cuore oltre l’ostacolo, e si era esposto in prima persona dichiarando “erga omnes” di essere disposto a ripetere il gesto di Muzio Scevola perché era sicuro dell’innocenza del carissimo amico siculo ora all’Ucciardone.
Pier non sarebbe un buon democristiano, se all’atto della sentenza di don Totò vasa-vasa, non si fosse scordato completamente il suo atto di fede.
Jesus è avvertito qualora dovesse ritornare su questa terra, eviti di associare ai suoi apostoli il democristiano di Bologna. Sarebbe completamente inutile ripetere il rituale del buon Giuda.
Il fronte del centrosinistra
L’ultima vendetta.
L’ultima vendetta di Lusi arriva, forse per coincidenza, a tre giorni dalla seconda tornata elettorale, quella dei ballottaggi. Arriva anche nella fase in cui il Pd cede consensi. Lo abbiamo accertato stamani dal sondaggio di Swg di Trieste per conto di Agorà, Rai3.
La notizia di quanto trapelato dalla deposizione dell’ex tesoriere della ex Margherita di fronte alla giunta per le immunità del Senato, è stata scaraventata con effetto sulla prima pagina del quotidiano diretto della sciarpa littoria Sallusti.
Bindi e Letta hanno ricevuto soldi da Lusi, scrive Il Giornale di stamani in prima pagina a caratteri cubitali.
Se ne occupa anche La Repubblica, ma a pagina 15, niente prima pagina come da qualche mese per il Celeste… e qui la notizia è completa, Lusi ha cantato.
Le accuse, rivolte prima a Rutelli, Bianco, Renzi, si estendono ora alla Bindi, al “fratello” Realacci, a Franceschini, a Fioroni e Gentiloni.
Ovviamente tutto è da provare, ma politicamente si è aperto un problema politico che fino ad ora era rimasto sotto traccia e che ai “seguaci” del Divo Giulio aveva ispirato qualche dubbio (A pensar male si fa peccato,..ma quasi sempre si azzecca”).
La risposta degli interessati è arrivata a tambur battente: “Attività lecite, lui rubava”. Orlando Francesco Rutelli come al solito è “furioso”: “E’ un ladro senza vergogna, mente” ha dichiarato ieri mattina furibondo.
Noi, che per via dell’età anagrafica siamo stati costretti ad assistere a tutte le nefandezze del Bel Paese e del mondo intero degli ultimi sessant’anni, siamo stati forzati a ragionare come i figli di Androcchia, e di conseguenza, solo per determinati casi diventiamo seguaci del Divo Giulio.
A farci pendere da quella parte c’è la decisione assunta dopo il 6 maggio da uno che della materia se ne intende, Pierazzurro sotto le macerie, che sciogliendo il terzo pollo, ha abbandonato l’ex sindaco di Roma al suo destino. Se ben interpretiamo il Casini pensiero, la nueva formazione dei “Celesti ed integerrimi moderati”, non può partire con chi potrebbe essere compromesso, con chi potrebbe essere implicato con le indagini della magistratura.
Eppure Pier è sempre stato un “compagnone” solidale con gli amici di Poltrone & Forchette. Per anni è stato uno strenuo difensore del caro estinto, dichiarandosi sicuro della persecuzione della magistratura, facendo però finta di ignorare tutto quanto è successo in area meneghina, soprattutto quando a Roma regnava Bettino Craxi. Compagnone,tanto che quando apparvero le prima accuse nei confronti di don Totò vasa-vasa, amico suo, aveva buttato il cuore oltre l’ostacolo, e si era esposto in prima persona dichiarando “erga omnes” di essere disposto a ripetere il gesto di Muzio Scevola perché era sicuro dell’innocenza del carissimo amico siculo ora all’Ucciardone.
Pier non sarebbe un buon democristiano, se all’atto della sentenza di don Totò vasa-vasa, non si fosse scordato completamente il suo atto di fede.
Jesus è avvertito qualora dovesse ritornare su questa terra, eviti di associare ai suoi apostoli il democristiano di Bologna. Sarebbe completamente inutile ripetere il rituale del buon Giuda.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Credo che questa iniziativa sia un'ostacolo alla corruzione dilagante in questa nostra povera nazione.
Speriamo che ci riescono:
da www.foia.it
Per un Freedom of Information Act in Italia.
Subito.
Il nostro paese vive uno dei momenti più difficili della sua storia: la grave situazione economica nazionale ed europea e il rischio di un crollo dell'euro, l'aumento della disoccupazione, la grave crisi dei partiti, l'inefficienza e la disorganizzazione della pubblica amministrazione, la difesa degli interessi corporativi, la crescita delle diseguaglianze sociali, la corruzione, il discredito delle istituzioni. In questa situazione tutti gli italiani possono contribuire ognuno per le loro competenze e nei loro settori ad affrontare i problemi che bloccano lo sviluppo della società civile e impediscono la ripresa economica.
Un gruppo di associazioni e di singoli cittadini, riunitisi presso la Federazione nazionale della stampa, ha deciso di aprire un dibattito pubblico sull'esigenza di un maggiore riconoscimento del diritto all'informazione, con l'introduzione di una legge sul Freedom of Information simile a quella introdotta negli Stati Uniti nel 1966 (FOIA) e da tempo esistente nei paesi democratici.
Un confronto tra la nostra legge (241/1990) e quelle in vigore negli altri paesi europei e in USA, mostra il ritardo dell'Italia dal punto di vista sia culturale sia legislativo, per quanto riguarda i diritti del cittadino. La nostra legge è infatti l'unica in Europa a subordinare la richiesta della documentazione della pubblica amministrazione a un interesse diretto del singolo cittadino, e ad escludere esplicitamente la possibilità di un suo utilizzo come mezzo di controllo generalizzato sulla pubblica amministrazione.
Nonostante il principio della "accessibilità totale" sia stato introdotto nella normativa italiana vigente (Legge 15/2009; 150/2009; 183/2010), esso resta appunto soltanto una mera affermazione di principio, non in grado di vincolare la pubblica amministrazione attraverso, ad esempio, un sistema di obbligo-sanzione.
In Europa e negli USA, al contrario, il diritto all'accesso è garantito a chiunque indipendentemente da ogni specifico interesse, e diventa quindi un vero e proprio strumento di controllo dell'attività amministrativa (esplicitamente esclusa dalle modifiche approvate alla legge italiana sulla trasparenza nel 2005) e di partecipazione dei cittadini ai meccanismi decisionali. Il principio del Freedom of information obbliga la pubblica amministrazione a rendere pubblici i propri atti e rende possibile a tutti i cittadini di chiedere conto delle scelte e dei risultati del lavoro amministrativo.
Quello che è esplicitamente negato dalla legge italiana, in altre parole, costituisce la ragion d'essere della disciplina in vigore in gran parte dei paesi occidentali.
L'esperienza degli altri paesi, e in particolare quella della Gran Bretagna, ha mostrato tra le altre cose che una legge efficiente sul diritto di accesso ha effetti positivi anche sul funzionamento della pubblica amministrazione, non solo perché questa è costretta ad aumentare i propri comportamenti virtuosi, ma anche perché favorendo il tasso di fiducia dei cittadini permette all'amministrazione di operare al meglio.
Una vera legge sulla trasparenza amministrativa avrebbe altre importanti conseguenze di cui il nostro paese ha urgente necessità. Ponendo rimedio alla opacità delle decisioni amministrative che ostacolano gli investimenti delle imprese, renderebbe chiari gli elementi che causano i ritardi negli iter dei procedimenti, chiarirebbe le responsabilità e di conseguenza favorirebbe la semplificazione. Lo snellimento e la maggiore chiarezza delle procedure contribuirebbe ad arginare anche il fenomeno della corruzione, sempre più esteso nel nostro paese.
Una modifica della legge attuale nel senso auspicato è l'unico mezzo per ottenere la trasparenza e l'efficienza tanto conclamate dai vari governi ma per il cui raggiungimento è sempre mancata una concreta volontà politica.
Tra aprile e maggio del 2012 esponenti di associazioni, giornalisti, politici e professori universitari che in questi ultimi anni si sono interessati al tema, si sono incontrati e confrontati, giungendo alla determinazione di mettere insieme le loro esperienze per costituire una lobby che informi i cittadini del loro diritto a conoscere (the right to know) e dei modi per esercitarlo.
Due gli obiettivi prioritari da conseguire:
1.sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza di un rapporto paritario tra cittadino e pubblica amministrazione;
2.impegnarsi per far mettere in primo piano nella agenda parlamentare una revisione della legge del diritto di accesso.
I partecipanti a questa fase hanno dunque deciso di costituirsi in Comitato, di formare un gruppo di studio, di attivare un sito Web in cui i materiali relativi al tema siano raccolti e resi disponibili e di lanciare un appello per raccogliere eventuali adesioni.
L’urgenza dettata dall’attuale situazione del paese richiede alle Istituzioni un segnale tempestivo e un intervento inequivocabile, che palesi finalmente quella sana volontà politica di cui l’Italia ha bisogno.
Si sono recentemente tenuti i lavori internazionali della Open Government Partnership ed è stato presentato l’Action Plan italiano.
Sono attualmente in corso e si chiuderanno a giugno i lavori della Cabina di Regia governativa per l’Agenda Digitale Italiana – ADI, che prevede tra i suoi principali obiettivi la definizione di una normativa in materia di “e-government/open data”, cui è dedicato uno specifico gruppo di lavoro.
Nessuna strategia di open data è immaginabile se non inquadrata in una più ampia strategia di open government. E non vi è forma di governo aperto che possa prescindere da una legge sul diritto e sulla libertà di informazione che ristabilisca un corretto rapporto tra cittadinanza e Istituzioni, come sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Ecco perché è necessario agire subito.
Speriamo che ci riescono:
da www.foia.it
Per un Freedom of Information Act in Italia.
Subito.
Il nostro paese vive uno dei momenti più difficili della sua storia: la grave situazione economica nazionale ed europea e il rischio di un crollo dell'euro, l'aumento della disoccupazione, la grave crisi dei partiti, l'inefficienza e la disorganizzazione della pubblica amministrazione, la difesa degli interessi corporativi, la crescita delle diseguaglianze sociali, la corruzione, il discredito delle istituzioni. In questa situazione tutti gli italiani possono contribuire ognuno per le loro competenze e nei loro settori ad affrontare i problemi che bloccano lo sviluppo della società civile e impediscono la ripresa economica.
Un gruppo di associazioni e di singoli cittadini, riunitisi presso la Federazione nazionale della stampa, ha deciso di aprire un dibattito pubblico sull'esigenza di un maggiore riconoscimento del diritto all'informazione, con l'introduzione di una legge sul Freedom of Information simile a quella introdotta negli Stati Uniti nel 1966 (FOIA) e da tempo esistente nei paesi democratici.
Un confronto tra la nostra legge (241/1990) e quelle in vigore negli altri paesi europei e in USA, mostra il ritardo dell'Italia dal punto di vista sia culturale sia legislativo, per quanto riguarda i diritti del cittadino. La nostra legge è infatti l'unica in Europa a subordinare la richiesta della documentazione della pubblica amministrazione a un interesse diretto del singolo cittadino, e ad escludere esplicitamente la possibilità di un suo utilizzo come mezzo di controllo generalizzato sulla pubblica amministrazione.
Nonostante il principio della "accessibilità totale" sia stato introdotto nella normativa italiana vigente (Legge 15/2009; 150/2009; 183/2010), esso resta appunto soltanto una mera affermazione di principio, non in grado di vincolare la pubblica amministrazione attraverso, ad esempio, un sistema di obbligo-sanzione.
In Europa e negli USA, al contrario, il diritto all'accesso è garantito a chiunque indipendentemente da ogni specifico interesse, e diventa quindi un vero e proprio strumento di controllo dell'attività amministrativa (esplicitamente esclusa dalle modifiche approvate alla legge italiana sulla trasparenza nel 2005) e di partecipazione dei cittadini ai meccanismi decisionali. Il principio del Freedom of information obbliga la pubblica amministrazione a rendere pubblici i propri atti e rende possibile a tutti i cittadini di chiedere conto delle scelte e dei risultati del lavoro amministrativo.
Quello che è esplicitamente negato dalla legge italiana, in altre parole, costituisce la ragion d'essere della disciplina in vigore in gran parte dei paesi occidentali.
L'esperienza degli altri paesi, e in particolare quella della Gran Bretagna, ha mostrato tra le altre cose che una legge efficiente sul diritto di accesso ha effetti positivi anche sul funzionamento della pubblica amministrazione, non solo perché questa è costretta ad aumentare i propri comportamenti virtuosi, ma anche perché favorendo il tasso di fiducia dei cittadini permette all'amministrazione di operare al meglio.
Una vera legge sulla trasparenza amministrativa avrebbe altre importanti conseguenze di cui il nostro paese ha urgente necessità. Ponendo rimedio alla opacità delle decisioni amministrative che ostacolano gli investimenti delle imprese, renderebbe chiari gli elementi che causano i ritardi negli iter dei procedimenti, chiarirebbe le responsabilità e di conseguenza favorirebbe la semplificazione. Lo snellimento e la maggiore chiarezza delle procedure contribuirebbe ad arginare anche il fenomeno della corruzione, sempre più esteso nel nostro paese.
Una modifica della legge attuale nel senso auspicato è l'unico mezzo per ottenere la trasparenza e l'efficienza tanto conclamate dai vari governi ma per il cui raggiungimento è sempre mancata una concreta volontà politica.
Tra aprile e maggio del 2012 esponenti di associazioni, giornalisti, politici e professori universitari che in questi ultimi anni si sono interessati al tema, si sono incontrati e confrontati, giungendo alla determinazione di mettere insieme le loro esperienze per costituire una lobby che informi i cittadini del loro diritto a conoscere (the right to know) e dei modi per esercitarlo.
Due gli obiettivi prioritari da conseguire:
1.sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza di un rapporto paritario tra cittadino e pubblica amministrazione;
2.impegnarsi per far mettere in primo piano nella agenda parlamentare una revisione della legge del diritto di accesso.
I partecipanti a questa fase hanno dunque deciso di costituirsi in Comitato, di formare un gruppo di studio, di attivare un sito Web in cui i materiali relativi al tema siano raccolti e resi disponibili e di lanciare un appello per raccogliere eventuali adesioni.
L’urgenza dettata dall’attuale situazione del paese richiede alle Istituzioni un segnale tempestivo e un intervento inequivocabile, che palesi finalmente quella sana volontà politica di cui l’Italia ha bisogno.
Si sono recentemente tenuti i lavori internazionali della Open Government Partnership ed è stato presentato l’Action Plan italiano.
Sono attualmente in corso e si chiuderanno a giugno i lavori della Cabina di Regia governativa per l’Agenda Digitale Italiana – ADI, che prevede tra i suoi principali obiettivi la definizione di una normativa in materia di “e-government/open data”, cui è dedicato uno specifico gruppo di lavoro.
Nessuna strategia di open data è immaginabile se non inquadrata in una più ampia strategia di open government. E non vi è forma di governo aperto che possa prescindere da una legge sul diritto e sulla libertà di informazione che ristabilisca un corretto rapporto tra cittadinanza e Istituzioni, come sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Ecco perché è necessario agire subito.
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
_____________________
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Re: Come se ne viene fuori ?
...................................................elio ha scritto:http://www.leggo.it/archivio.php?id=175104
http://www.youtube.com/watch?v=kLNubdd_ ... ture=share
Girovagando su internet ho trovato questo avvocato sardo. Mi sembra che la cosa si allarghi a macchia d'olio.
Mi sembra un avvocato veramente coraggioso, che non teme neanche per sè stssa! Ce ne fossero!
Per fortuna che gli hanno dato quasi del pazzo a Grillo quando diceva queste cose.
Ciao
Paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?
Grafico variazione spread dal 21 novembre 2011, al 18 maggio 2012
http://www.corriere.it/economia/dettagliospread/
http://www.corriere.it/economia/dettagliospread/
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Re: Come se ne viene fuori ?
INDISCREZIONI RILANCIANO UN TESI EVOCATA DA PIÙ PARTI PER ATTENUARE LO SCENARIO PEGGIORE
Ue, pronto il piano di emergenza sulla Grecia
Bruxelles smentisce, Berlino conferma
Nel caso il Paese esca dalla moneta unica Commissione Europea e Bce avrebbero elaborato un dispositivo di emergenza
MILANO - Assume i contorni del giallo l'ipotesi - rilanciata dal commissario europeo al commercio, il belga Karel De Gucht, in un'intervista al quotidiano fiammingo De Standaard - di un piano di emergenza pronto immediatamente in caso di uscita della Grecia dalla moneta unica. Un piano concordato dalla Commissione Europea e dalla Banca centrale europea «Un anno e mezzo fa poteva esserci il pericolo di un effetto domino», ha spiegato il commissario. «Ma oggi ci sono, sia alla Bce che alla Commissione Ue, servizi che stanno lavorando su scenari di emergenza nel caso che la Grecia non ce la faccia».
IL CONTO ALLA ROVESCIA - «La fine della partita è iniziata, ora, e non so cosa succederà», anche perchè «la domanda è sapere se tutti sapranno mantenere il loro sangue freddo nelle settimane a venire», ha affermato l'ex ministro degli esteri belga, noto per il suo modo di parlare molto diretto che ha già suscitato più di una polemica sia nel suo paese che in seno all'esecutivo comunitario. Anche per De Gucht non ci sono quindi alternative al secondo piano di salvataggio messo in piedi dalla troika Ue-Bce-Fmi: «la Grecia deve mettere in atto gli accordi conclusi, è la sola opzione razionale che ha il paese» ma, ha avvertito, «questo è possibile solo se il popolo greco è in grado di giudicare razionalmente tramite le elezioni, solo che sono persone disperate».
LA PRECISAZIONE DI BERLINO - A stretto giro di posta è arrivata prima la replica tedesca, per bocca di un portavoce governativo: «Il governo tedesco è pronto a ogni eventualità. Negli ultimi due anni abbiamo fatto tutto il possibile per tenere la Grecia nella zona euro . Abbiamo un programma e lo seguiamo. La Grecia deve tener fede ad esso. Tutti sono pronti a seguirlo. Anche Bruxelles lo ha sottolineato». E ha aggiunto: «Il governo tedesco ha naturalmente la responsabilità verso i suoi cittadini di essere pronto a ogni evenienza», ha detto. Ma da Bruxelles hanno provato a gettare acqua sul fuoco, smentendo l'ipotesi di un piano già elaborato nei minimi dettagli e pronto ad essere innescato in caso di default.
IL SUPERVERTICE - Giovedì l'atteso super-vertice (in attesa dell'odierno G8 di Camp David) a cinque tra Monti, Merkel, Hollande, Cameron e Van Rompuy sulle tensioni che riguardano l'Eurozona, sul quale c'è il massimo riserbo. C'è preoccupazione soprattutto per l'ennesimo downgrade del titolo ellenico, con Fitch che ha declassato i conti i pubblici di Atene al livello CCC, il grado precedente al default. L'ipotesi fallimento con relativa uscita del Paese dalla moneta unica è ormai presa seriamente in considerazione, tanto che le reti protettive dell'Unione sarebbero pronte ad essere lanciate nello scenario peggiore, con relativo (e probabile) effetto domino su altri Paesi, a quel punto probabili destinatari di attacchi speculativi (qui vedi lo spread Btp/Bund nel dettaglio).
Redazione Online
18 maggio 2012 | 15:24
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere.it
Ue, pronto il piano di emergenza sulla Grecia
Bruxelles smentisce, Berlino conferma
Nel caso il Paese esca dalla moneta unica Commissione Europea e Bce avrebbero elaborato un dispositivo di emergenza
MILANO - Assume i contorni del giallo l'ipotesi - rilanciata dal commissario europeo al commercio, il belga Karel De Gucht, in un'intervista al quotidiano fiammingo De Standaard - di un piano di emergenza pronto immediatamente in caso di uscita della Grecia dalla moneta unica. Un piano concordato dalla Commissione Europea e dalla Banca centrale europea «Un anno e mezzo fa poteva esserci il pericolo di un effetto domino», ha spiegato il commissario. «Ma oggi ci sono, sia alla Bce che alla Commissione Ue, servizi che stanno lavorando su scenari di emergenza nel caso che la Grecia non ce la faccia».
IL CONTO ALLA ROVESCIA - «La fine della partita è iniziata, ora, e non so cosa succederà», anche perchè «la domanda è sapere se tutti sapranno mantenere il loro sangue freddo nelle settimane a venire», ha affermato l'ex ministro degli esteri belga, noto per il suo modo di parlare molto diretto che ha già suscitato più di una polemica sia nel suo paese che in seno all'esecutivo comunitario. Anche per De Gucht non ci sono quindi alternative al secondo piano di salvataggio messo in piedi dalla troika Ue-Bce-Fmi: «la Grecia deve mettere in atto gli accordi conclusi, è la sola opzione razionale che ha il paese» ma, ha avvertito, «questo è possibile solo se il popolo greco è in grado di giudicare razionalmente tramite le elezioni, solo che sono persone disperate».
LA PRECISAZIONE DI BERLINO - A stretto giro di posta è arrivata prima la replica tedesca, per bocca di un portavoce governativo: «Il governo tedesco è pronto a ogni eventualità. Negli ultimi due anni abbiamo fatto tutto il possibile per tenere la Grecia nella zona euro . Abbiamo un programma e lo seguiamo. La Grecia deve tener fede ad esso. Tutti sono pronti a seguirlo. Anche Bruxelles lo ha sottolineato». E ha aggiunto: «Il governo tedesco ha naturalmente la responsabilità verso i suoi cittadini di essere pronto a ogni evenienza», ha detto. Ma da Bruxelles hanno provato a gettare acqua sul fuoco, smentendo l'ipotesi di un piano già elaborato nei minimi dettagli e pronto ad essere innescato in caso di default.
IL SUPERVERTICE - Giovedì l'atteso super-vertice (in attesa dell'odierno G8 di Camp David) a cinque tra Monti, Merkel, Hollande, Cameron e Van Rompuy sulle tensioni che riguardano l'Eurozona, sul quale c'è il massimo riserbo. C'è preoccupazione soprattutto per l'ennesimo downgrade del titolo ellenico, con Fitch che ha declassato i conti i pubblici di Atene al livello CCC, il grado precedente al default. L'ipotesi fallimento con relativa uscita del Paese dalla moneta unica è ormai presa seriamente in considerazione, tanto che le reti protettive dell'Unione sarebbero pronte ad essere lanciate nello scenario peggiore, con relativo (e probabile) effetto domino su altri Paesi, a quel punto probabili destinatari di attacchi speculativi (qui vedi lo spread Btp/Bund nel dettaglio).
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La Grecia che brucia l'euro
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