Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Questo è l’articolo di Ernesto Galli Della Loggia, citato da E. Scalfari nel suo editoriale di domenica scorsa, pubblicato ieri : Inviato: ieri, 9:01, da mariok a pagina 472
http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... start=4710

Tutto si tiene


*****

IL RAPPORTO FRA IL PAESE E LA POLITICA
Puntare tutto su una persona


La crisi economica sta spingendo la politica italiana in una direzione molto precisa: verso un’oggettiva accelerazione del processo di personalizzazione.

Soprattutto per due ragioni: perché fino ad ora tale processo - checché se ne sia detto a proposito del berlusconismo - non era ancora andato molto innanzi, ma soprattutto perché da noi più che altrove (eccezion fatta per la Grecia) la crisi economica sta prendendo il carattere di un’aspra crisi sociale.

Cioè di una radicale messa in discussione dello status di milioni di persone: percepita in modo tanto più doloroso quanto più elevato era il livello precedente di garanzie e di benefici.

In una situazione del genere è naturale che si diffondano sentimenti individuali e collettivi di incertezza e di timore. Non si è più sicuri di ciò che si è e di ciò che si ha, di ciò che può riservare il futuro.

Appaiono in pericolo i progetti di vita e i mezzi necessari a realizzarli (la piccola rendita finanziaria, il mutuo per la casa, l’avere un figlio, la pensione). Domina una sensazione angosciosa d’instabilità.

Sono queste le condizioni psicologiche ideali perché cresca la domanda di una guida, di un orientamento autorevole, di qualcuno che indichi la via per uscire dal tunnel.

Non inganni il mare di discorsi sulla presunta ondata di antipolitica. È vero l’opposto: nei momenti di crisi come quello che attraversiamo cresce sì, e diviene fortissima, la critica alla politica, ma a quella passata (che le oligarchie intellettuali vicine al potere scambiano appunto per antipolitica tout court ), mentre invece diviene ancora più forte la richiesta di una politica nuova e diversa.

Sotto la forma, per l’appunto, di una leadership all’altezza della situazione. Di qualcuno che sappia indicare soluzioni concrete ma soprattutto sia capace di suscitare un’ispirazione nuova, di infondere speranza e coraggio, di alimentare - non spaventiamoci della parola - anche una tensione morale più alta: quella che serve a restituirci l’immagine positiva di noi stessi che la crisi spesso distrugge.

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La leadership in questione però - ecco il punto - può essere incarnata solo da una persona, da un individuo, non da una maggioranza parlamentare o da un’anonima organizzazione di partito: due dimensioni che in Italia si segnalano da decenni solo per la loro irrisolutezza e la loro sconfortante modestia.
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La personalità, invece, è sempre stata, e sempre sarà, pur nella sua inevitabile ambiguità, la risorsa ultima e maggiore della politica: proprio perché nei momenti critici, delle decisioni ultimative, è unicamente una persona, sono le sue parole e i suoi gesti, il suo volto, che hanno il potere di dare sicurezza, slancio e speranza.

Nei momenti in cui molto o tutto dipende da una scelta allora solo la persona conta.

L’opinione pubblica italiana si trova oggi precisamente in questa situazione psicologica: è alla ricerca di qualcuno a cui affidare la guida del Paese, di qualcuno che mostri la volontà di assumersi questo compito, di avere la capacità e il senso del comando, l’autorevolezza necessaria.

È una ricerca, un’attesa, così acute, nate da un sentimento di frustrazione e di esasperazione ormai così vasto e profondo, da rendere quasi secondarie le tradizionali differenze tra destra e sinistra, essendo chiaro che a questo punto ne va della salvezza del Paese, cioè di tutti.

Dietro l’ascesa di Matteo Renzi, e a spiegare l’atmosfera elettrica che sembra accompagnarlo ovunque, c’è un tale sentimento.

Così forte tuttavia - e questo è il massimo pericolo che egli corre - che alla più piccola smentita da parte dei fatti esso rischia tramutarsi in un attimo nella più grande delusione e nel più totale rigetto.


17 dicembre 2013
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ernesto Galli Della Loggia


http://www.corriere.it/editoriali/13_di ... b301.shtml
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Giovanotti!!,…a Roma c’è la guerra,.. è inutile che ce lo nascondemo,………….Ma stiamo attenti eccellentissimi padri,…che quando un esercito è in borghese è un esercito di popolo, e cor popolo ce se sbatte sempre il grugno…Garibaldi è alle porte… e Satana con il cappello da bersagliere avanza su Porta Pia…
Mons. Colombo – In nome del Papa Re.

http://www.youtube.com/watch?v=YlSfRqfMOXs


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……..Salutame a soreta – 14


Quando Matteo Renzi viene sconfitto da Bersani 13 mesi fa, si arrabbia e cambia tutto lo staff come già anticipato.

Quello che possiamo riscontrare oggi è che dal punto di vista dello spin doctor, questa volta il sindaco di Firenze ci ha azzeccato.

Ha scelto uno spin doctor di scuola berlusconiana.

Di conseguenza, il vangelo secondo Matteo è diventato quello di Berlusconi senza se e senza ma.

1) SE SI VUOLE VINCERE BISOGNA PARLARE ALLA PANCIA DELLA GENTE

2) SE SI VUOLE VINCERE OCCORRE APPARIRE E NON ESSERE

3) SE SI VUOLE VINCERE E MANTENERE IL SUCCESSO OCCORRE FAR PARLARE DI SE’ TUTTI I GIORNI
(Questa massima del vincitore non arriva dal marketing dell’uomo vincente, ma è vecchia di almeno 140 anni perché arriva da Oscar Wilde, ed è stata ripresa 80 anni fa da Mussolini - "parlate male di me, ma parlatene" ).


I giornalisti Alberto Ferrarese e Silvia Ognibene, Asca e Reuters hanno scritto il libro : Matteo il Conquistatore.


Immagine


UN LIBRO SCRITTO DA DUE GIORNALISTI DI ASCA E REUTERS SBRICIOLA L'IMMAGINE E LA SOSTANZA DI RENZI (IMPERDIBILE)
martedì 17 dicembre 2013

In libreria un nuovo libro su Matteo Renzi scritto da Alberto Ferrarese e Silvia Ognibene, due giornalisti che seguono il rottamatore da anni rispettivamente per Asca e Reuters. E lavorare per le agenzie di stampa significa seguire un politico e scoprirne anche il lato più personale, quello che raramente viene mostrato. Da questo lavoro nasce "Matteo il Conquistatore", la vera storia di un'ascesa politica del quale pubblichiamo alcuni stralci.


"Arriva in bicicletta, ma svoltato l'angolo prende la macchina. Sfoggia grandi sorrisi in pubblico e riserva tremendi cazziatoni ai suoi collaboratori. Dice che va a sciare, mentre in realtà è a prendere il sole alle Maldive. Questo è Matteo Renzi. A una pubblica virtù spesso corrisponde un vizio privato.

La passione di farsi vedere in sella alle due ruote.

A partire dalla amata bicicletta. A Renzi piace tanto mostrarsi in bicicletta. Alle conferenze arriva quasi sempre su due ruote, da buon sindaco di una smartcity. Ma a volte, si legge nel libro, a favore di operatori e fotografi il rottamatore non disdegna un trucco: la macchina (elettrica) parcheggiata dietro l'angolo. Il cambio è rapido: scende dall'auto prende le due ruote e si mostra a telecamere e fotografi. Poi oplà, di nuovo in bici. Destinazione? L'auto dietro l'angolo dove affida le due ruote superecologiche a un assistente che riporta il mezzo in Palazzo Vecchio, mentre Renzi sale in macchina.
Anche quando gira l'Italia per gli appuntamenti politici, evita il più possibile di arrivare davanti alla fila di telecamere in auto, men che meno seguito da quello che lui definisce "il codazzo", ovvero il gruppetto di fedelissimi e assistenti che lo accompagnano. Accade spesso che auto e codazzo si fermino poco prima, il sindaco giunga da solo al luogo del comizio, giacca sulla spalla e sorriso smagliante. Il codazzo si disperde e i componenti arrivano alla spicciolata, evitando di dare nell'occhio. Un ragazzo normale che però è abilissimo nel dettare i tempi alle agenzie di stampa, a farsi rincorrere dai fotografi, a rilasciare dichiarazioni in favore di Tg.


"Oggi sono in Comune" E invece è a sciare

Di tanto in tanto, Renzi non disdegna neppure una bugia: la più famosa è legata alla B di Berlusconi. Il 6 dicembre 2010 l'ufficio stampa invia (in buona fede, non lo sapeva) il consueto sms ai cronisti: ‘Oggi Renzi non ha impegni particolari in agenda'. Era invece ad Arcore a pranzo con il leader del Pdl e quando la notizia uscì seguirono furiose polemiche.
Altra bugia non da poco è quella con cui fu nascosto il viaggio a Berlino dell'11 luglio 2013 per incontrare la cancelliera Angela Merkel. L'ufficio stampa, questa volta consapevolmente, comunicò soltanto il saluto di Renzi a un evento della Scuola di Scienze Aziendali, glissando sugli impegni del sindaco nel resto della giornata. Un'altra bugia ha avuto meno conseguenze politiche: un giorno Renzi era ufficialmente al lavoro in Palazzo Vecchio, ma in realtà passò la giornata a sciare all'Abetone con la famiglia. Una sostenitrice lo smascherò: appena avvistato sulle piste pubblicò su facebook la notizia. A sciare, invece, disse di andare nel marzo 2009, quando in realtà era in viaggio alle Maldive con la famiglia.


Grandi sorrisi agli estranei grandi sfuriate allo staff.

Alla voce C dell'alfabeto di Renzi ci sono i cazziatoni. A dispetto dei grandi sorrisi che sfoggia in pubblico, di Renzi si dice che a volte perde le staffe con i suoi collaboratori. Succede che, quando qualcosa non va, chiami al telefono il responsabile, o si presenti improvvisamente nel suo ufficio, e giù sfuriate memorabili. Non è concesso diritto di replica". Ironia della sorte, Renzi aveva affibbiato al suo predecessore l'appellativo che gli autori hanno poi scelto per lui: William: così con i suoi, in privato, Renzi ha definito il segretario provvisorio del Pd Guglielmo Epifani, qualche volta aggiungendo anche un appellativo: "il Conquistatore". Vizi privati, pubbliche virtù del neosegretario del Partito Democratico, ex rottamatore oggi mattatore".
Autori: Alberto Ferrarese e Silvia Ognibene

http://www.ilnord.it/c-2112_UN_LIBRO_SC ... MPERDIBILE


Ve li immaginate Alcide De Gasperi, Luigi Einaudi, Giulio Andreotti, Enrico Berlinguer con queste caratteristiche???

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Matteo il Conquistatore quindi, una volta vinte la primarie, continua nell’esercizio di polarizzare l’attenzione dei media.

Presenta la sua segreteria subito domenica 15 dicembre, e naturalmente osservando il vangelo del Marketing ne esce una segreteria sgiovane spacciata per competente.

Licenziato a suo tempo Zingales, arriva l’economista Yoram Gutgeld del Pd.

Problemino.

Yoram Gutgeld. È nato a Tel Aviv il 14 dicembre 1959. Quindi ha 54 anni. Anche se è stato in questo ultimo anno suo consigliere economico non va bene nella segreteria sgiovane. Il fatto poi di non avere capelli marca subito l’età.
Immagine

Ergo, dovendo sottostare al vangelo del marketing, a Gutgel, che rimane comunque il consigliere economico capo, gli viene preferito, per una questione di immagine, da riversare sul pubblico all’insegna del rinnovamento il giovane economista Filippo Taddei.

L’effetto notizia mediatica arriva puntuale.

I media non potevano trascurare che la segreteria è composta da 7 donne e 5 uomini.

Il merlame è servito. Vedete che il rinnovamento è iniziato!!!!

Un, due, tre pronti via, durante la prima settimana di attività la nuova segreteria di cartapesta costruita solo in funzione dell’immagine pubblicitaria sbrocca subito.

La prima a sbroccare è Marianna Madia, sgiovane, carina ma zero esperienza politica.

Va in Via Veneto a cercare il ministero del Lavoro ma s’infratta in quello dello Sviluppo e confonde Zanonato con Giovannini.

La Repubblica, sostenitrice di Renzi s’affretta a gettare acqua sul fuoco.

Ma rimane il fatto che quando ci si deve muovere occorre recuperare informazioni quando lo si fa per la prima volta.

Ma questa è la nuova generazione di superman che può permettersi tutto anche di parlare con il ministro sbagliato senza saper distinguere Zanonato da Giovannini.

Stando a quanto raccontano Alberto Ferrarese e Silvia Ognibene, la sfuriata di Renzi per l’errore che ha messo alla berlina la sua segreteria sgiovane, non sarà di certo mancata. Alla Madia, Matteo il Conquistatore gli avrà fatto lo shampoo e permanente.

Poi è il turno di Taddei.

1. la segreteria di renzi e' 'na bella cricca di cervelli in fuga ... - Dagospia
http://www.dagospia.com/.../la-segreter ... velli-...‎
o
2 giorni fa - Solo che è capitato a lui, Filippo Taddei di anni 37, da Bologna, ... il responsabile Economia nella nuova segreteria di Matteo Renzi (è in ... Diranno che lasegreteria di Renzi è composta da giovani promettenti ma inesperti.


1. L'economista del Pd «bocciato» in Ateneo: «Sì, è imbarazzante ...
http://www.corriere.it › Politica‎
o
1 giorno fa - Solo che è capitato a lui, Filippo Taddei di anni 37, da Bologna, ...Economia nella nuova segreteria di Matteo Renzi (è in quota Civati, ... Diranno che lasegreteria di Renzi è composta da giovani promettenti ma inesperti.


A dimostrazione che questo è il Paese dei Gattopardi, in cui si fa credere di cambiare tutto senza cambiare nulla, ci pensa Debora Serracchiani.

Assurge alle cronache per essersi trasferita a Roma per presenziare a Ballarò, con un volo di Stato a scrocco.

Che sia sotto tiro la segreteria di Renzi sembra evidente, ma oggi appare la notizia

1. Serracchiani, al maneggio della presidente la Regione dà 40mila euro
http://www.liberoquotidiano.it/.../Serr ... dente-la-R...
12 ore fa - Serracchiani, al maneggio della presidente la Regione dà 40mila euro. La governatrice Debora ha una passione per i cavalli. Ed ecco che ...

La Serracchiani è un avvocato ed è in politica da qualche anno. Sa benissimo in quale ambiente vive e che non viene perdonato nulla dal giornalismo investigativo. Un minimo di accortezza è di rigore.

Ma sembra che alla casta sia quella vecchia o quella giovane che propaganda il cambiamento non interessi più di tanto.

Per tenere all’erta i media, quando Renzi va al Colle ci va a piedi. Marea di auto blu al Colle, quindi dal punto di vista mediatico colpisce l’arrivo di Renzi a piedi.

Non solo.

In mezzo a tutti quegli abiti scuri da cerimonia, spicca l’unico abito grigio di Renzi.

Renzi non lo sapeva? Certo che lo sapeva, il ragazzo non è certo stupido, ma il marketing del prodotto Renzi è prioritario su tutto.

Letta zio, il conte, dirà: <<Il ragazzo deve ancora imparare>>

Renzi ha fatto fesso anche una vecchia volpe come il conte zio.


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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Giovanotti!!,…a Roma c’è la guerra,.. è inutile che ce lo nascondemo,………….Ma stiamo attenti eccellentissimi padri,…che quando un esercito è in borghese è un esercito di popolo, e cor popolo ce se sbatte sempre il grugno…Garibaldi è alle porte… e Satana con il cappello da bersagliere avanza su Porta Pia…
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http://www.youtube.com/watch?v=YlSfRqfMOXs


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Il tempo delle mele e delle fiabe per merli, per Renzi è finito. Adesso è entrato nella fossa dei leoni e dovrà cercare di sopravvivere.

I suoi fans si aspettano il miracolo, dovrà tramutare l’acqua in vino. In molti si aspettano che mantenga la parola data, mandare a casa la vecchia guardia. Sarà certamente un’impresa faticosa.

Nel breve periodo Renzi deve portare a casa obbligatoriamente dei successi, altrimenti verrà logorato dal sistema.

La pax lettiana è solamente una finzione di stampo democristiano old style.

Alessandro Gilioli, sull’Espresso, dopo aver ascoltato Babbo Natale, scrive:

La grande ipocrisia di Letta

Nella conferenza stampa di fine anno il premier inventa per gli italiani depressi una narrazione che probabilmente si può riassumere in una sola frase: tutto sta per cambiare, anche se non ve ne siete accorti. Cercando di far dimenticare di essere stato ministro tre volte, vicepresidente del Consiglio e per quattro anni numero due del Pd

Sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno

Felicemente in piedi accanto all’albero di Natale, Enrico Letta ha tenuto una conferenza stampa di fine anno inventando per gli italiani incazzati e depressi una narrazione che probabilmente si può riassumere in una sola frase: tutto sta per cambiare, anche se non ve ne siete accorti.

Per cominciare, il premier si è intestato al volo il «cambiamento generazionale» già avvenuto nell’establishment: lui (47 anni) a Palazzo Chigi, con Matteo Renzi (38) come principale azionista e il sostegno fondamentale di Angelino Alfano (41). «È una svolta iniziata il 24 aprile», ha esultato il premier, riferendosi appunto alla sua nomina. E poi: «In questi otto mesi l’Italia ha cambiato pagina», di questo «all’estero si sono già tutti accorti», «è quindi una grande occasione per una generazione», «come nel dopoguerra, appena finito il fascismo», anzi a dire il vero «una svolta generazionale così non è mai avvenuta», pertanto «potremo fare riforme che non sono mai state fatte prima» grazie appunto «alle nuove leadership».

A sentirlo parlare sembrava quasi che lui e i suoi soci fossero quasi il risultato di una rivoluzione scoppiata nelle università, di una sorta di “primavera italiana”: non di un accordo di Palazzo imposto a calci dal tuttora dominus Napolitano (ah: 88 anni), sulla falsariga della coalizione presieduta da Monti (70) e molto voluto ad aprile da Silvio Berlusconi (77).

Già, Berlusconi: sì, c’era anche lui all’inizio e in effetti «la sentenza che ha riguardato uno dei tre leader che avevano fatto nascere questo governo ha provocato delle turbolenze», ha ammesso in puro lettese il presidente del consiglio, ma d’altro canto «nessuno si sceglie il tempo in cui vivere» e quello che è avvenuto (la sentenza) «è un fattore esterno che si è intrecciato con fattori interni», e ciao.

Acqua passata, fa capire il premier, così come alle spalle è (ovviamente) «la fase peggiore della crisi economica», per spiegare la quale Letta si lascia andare a un’ardita metafora sanitaria: «L’Italia è un Paese incidentato, che però non è più al Pronto soccorso né in sala operatoria, ma ormai in fisioterapia». Nessun accenno ovviamente alle cause dell’incidente, né ai suoi eventuali corresponsabili nostrani. Quello che conta è che siamo in riabilitazione e lui sta reinsegnandoci a camminare.

Insomma, da un punto di vista comunicativo il messaggio è chiaro: qualcosa tipo “con quello che c’era prima io non c’entro niente, perché rappresento il nuovo e i giovani”, nonché «la capacità di autoriforma delle istituzioni». A proposito, «già da tempo» lui ha «fatto un discorso forte sui costi della politica per togliere gli elementi di privilegio», naturalmente «senza demagogie», perché «sono vicende su cui è facile scrivere dei tweet» mentre ora c’è «una nuova legge sul finanziamento pubblico grazie alla quale agli italiani che non vogliono sostenere i partiti non verrà tolto un euro», una piccola balla date le robuste detrazioni per le donazioni, tutte a carico dello Stato.

Ma transeat, è Natale e nessuno fra i presenti glielo fa notare. Così Letta può ricominciare a cantare il futuro migliore che ci aspetta: «I conti pubblici non sono più fuori controllo e quindi si è in condizione di guardare al 2014 come a un anno in cui cala la disoccupazione, inizia la crescita, si fanno le riforme».

Perché, di nuovo, «ci sono le condizioni per cogliere le opportunità» (parola mantra della conferenza stampa) e «l’anno prossimo ci occuperemo di chi è stato distrutto dalla crisi, dei poveri, delle famiglie bisognose che stanno sotto la soglia di povertà»: forse un’ammissione implicita che finora non se n’è occupato nessuno, ma anche questa passa come acqua e quindi Letta può ribadire «ai tanti San Tommaso» che «sarà presto evidente che la prospettiva è positiva».

Ultimo capolavoro di ipocrisia, la risposta su Renzi: lo appoggerà o no come candidato premier? «Una nuova generazione mostrerà che è in grado di vivere in modo diverso la capacità di fare gioco di squadra», replica Letta con una frase che nemmeno Forlani nei suoi giorni migliori.

Amen: è tutto. Il tizio educato in cravatta ha cercato di far dimenticare di essere stato ministro tre volte, nonché vicepresidente del Consiglio e per quattro anni numero due del Pd. Ha parlato come se fosse appena sbarcato da Marte per riparare i guasti fatti da altri.
Che poi in giro ci si creda o no, questo è tutto da vedere.


*

Bianconi, di Forza Italia, una decina di giorni fa ha definito Letta un “cazzaro”. Non è andato molto lontano.

Spararle continuamente oltre misura declassano un politico. E’ ancora in servizio il re dei cazzari, e questo dovrebbe insegnare che tutto ha un limite. Gli italiani non ne possono più di cazzari a buon mercato che non concludono nulla.

Il malessere che si sta trasformando in rivolta sociale dipende parecchio dai due governi Letta.

E questi tipi di problemi non si risolvono solamente cavandosela facendo discorsi “ipocriti” come ha segnalato Gilioli.

La legge di Stabilità licenziata oggi dal Senato sembra stata studiata apposta per mandare a picco definitivamente il Paese.

Letta è lontanissimo dalla strada che porta ad invertire la rotta in economia.

Quello che poi fa finta di non capire e di non vedere, è che l’Italia è stata rasa al suolo anche dal punto di vista etico morale, ma di questo il chierichetto pisano non ne parla mai. Non indica mai come intende mettere mano all’inversione di tendenza.

Non sarà una navigazione certamente facile per il chierichetto pisano quella delle prossime settimane.

Il tempo per andare a nuove elezioni è sempre più ridotto da parte del Caimano. Deve cercare di portare a nuove elezioni il Paese almeno in prossimità delle europee.

Altrimenti scatta il periodo del semestre europeo a guida italiana e tutte le iniziative di ribaltamento verranno congelate.

Grillo è soddisfatto del lavoro dei suoi ragazzi, ed è convinto che il 2014 sarà un anno cruciale. Grillo è convinto che dalla tornata elettorale ci possa essere un cospicuo ritorno per il M5S, al punto di credere di poter governare da solo.

Renzi non ha nessun interesse a farsi logorare sulla poltrona di segretario del Pd. Se salta il governo Letta, può fare il salto della quaglia e cercare di sedersi sulla poltrona di Palazzo Chigi.

In tutto questo il tempo gioca un ruolo fondamentale.

Più il tempo si allunga, più Renzi rischia il logoramento vedendo sfumare il suo sogno.

Sono quindi in tre ad avere l’interesse che il governo Letta cada nel tempo breve.

Per conto suo Letta lavorerà perché questo disegno non si avveri mai.

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pancho
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da pancho »

camillobenso ha scritto:........Mi piacerebbe che in molti di voi mi smentissero con argomenti validi e sopprattutto sostenibili, in modo particolare il mio amico “Pancho”, se passa da queste parti.

Non è assolutamente per spirito polemico che mi rivolgo a lui, ma perché in alto 3D ha affermato che lui continua a combattere e non molla.

E’ Natale (cazzarola come passa il tempo, mi sembra l’altro ieri quando il 1° di agosto hanno condannato Silvietto), e a Pancho chiediamo in regalo un pacchetto di iniezioni di fiducia, che ci convincano che vale la pena di credere che sia utile continuare a combattere in questa Italia totalmente allo sfascio e piena di macerie...................
Caro amico Camillobenso, scriveva Luigi Pin­tor, prima che ci lasciasse nel lontano maggio del 2003, l’ultima sua verità: la sini­stra che ave­vamo cono­sciuto non c’era più. Forse avremmo dovuto dichia­rare fal­li­mento nel 2003? Se non l’abbiamo fatto, per­ché abban­do­nare ora con la crisi del neo­li­be­ri­smo a por­tata di mano?

Quindi, caro amico, soprattutto ora bisogna dobbiamo tener duro e far si che ognuna delle ns. scelte siano molto piu' ponderate di prima.

Non dobbiamo permetterci alcun errore ma soprattutto non dobbiamo arrenderci a questi cialtroni. Sarebbe il fallimento di tutta una vita fatta lottando per dei principi in cui ci credevamo e ci crediamo tutt'ora.
Non sono questi principi che son sbagliati ma e' questa societa' sbagliata plasmata sull'iper consumismo e iperliberismo che ha fatto di noi dei poveri merli e dei servi ubbidienti sempre pronti ad osannare il primo di turno che promette mari e monti con i soldi dei soliti noti.

Purtroppo anche i movimenti di questi giorni(parlo dei movimenti delle mie parti e quindi della gioiosa marca)ne sono l'esempio lampante.

Questo popolo che ha sempre votato Lega o FI solo ora si accorge d'essere anche lui preso nella morsa della crisi ma fino a poco tempo fa se ne sbattevano le palle quando i primi sintomi di questa crisi cadevano sulle spalle dei poveri operai. Anzi, davano la colpa a costoro per avere troppi diritti e d essere troppo sindacalizzati.

Ora a questi operai manca la pecunia e di conseguenza non spendendo e mandano costoro in crisi.(chiaro, non sta' tutto qui il problema)

Come vedi, caro amico, ce n'e' da fare ancora ed e' per questo che non dobbiamo arrenderci.

Dobbiamo ricostruire tutto uno stato sociale distrutto in questo ventennio. Quindi, chi piu' di noi puo dare una mano?

Hasta la victoria siempre

un salutone da Juan il compagno
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

SPECIALE 2014
24/12/2013
Dialogo semiserio sull’anno che verrà

Mario Calabresi e Massimo Gramellini

MARIO CALABRESI MASSIMO GRAMELLINI
Calabresi: «Spieghiamo subito il titolo. Normalmente che cosa fa uno che ha perso?»
Gramellini: «In Italia? Si lamenta dell’arbitro».

Cal: «Lamentarsi non serve a niente. Farebbe molto meglio a dire: ci riproviamo».
Gram: «Ottimo proposito. Lo metterò in lista, il 31 dicembre».

Cal: «Quest’anno si ha quasi paura di fare la lista dei buoni propositi e dei desideri per il 2014. Paura di restarci male. Esiste una nuova forma di pudore, quello che frena la speranza. Invece bisogna riprovarci, anche se ci siamo fatti male troppe volte».

Gram: «Nei cuori e nelle teste è passato il principio che l’Europa abbia perso la terza guerra mondiale contro la Cina. Dovevamo essere noi a esportare i diritti civili e sindacali in Oriente. Invece sono stati i cinesi a esportare qui i loro stipendi».
Cal: «È proprio questo senso di declino inesorabile che dobbiamo combattere. Il mondo va avanti, il futuro è qualcosa di non scritto».

Gram: «Di sicuro è qualcosa che non possono scrivere gli altri per noi. Un ragazzo, simpaticissimo, mi ha mandato questa mail: “Io amo la mia Patria, anche se lei mi trascura. Ma io sono cocciuto e fedele, non smetterò mai di amarla. Perciò resto qui, fermo e fiducioso, in attesa che la Patria bussi alla mia porta con un lavoro».
Cal: «E tu cosa gli hai risposto?»
Gram: «Di andare nel mondo a cercarselo, il lavoro. Lasciando sulla porta un biglietto con il suo numero di cellulare, casomai la Patria bussasse».

Cal: «Guarda il lato positivo: quel ragazzo crede ancora nelle istituzioni. La nausea verso la politica è forte, ma è più forte il fastidio verso la rissa politica, le urla e le promesse mirabolanti. Gli italiani hanno un bisogno straordinario di normalità: i sondaggi dicono che la maggioranza dei cittadini non ha nessuna voglia di tornare a votare».
Gram: «Si vede che io faccio parte della minoranza. Perché avrei voglia di andare alle urne al più presto, appena qualcuno si degna di apparecchiare una legge elettorale decente. Servono un cambio di passo e un’iniezione di energia, non possiamo permetterci un altro anno di ammuina».

Cal: «Ma non ti ha colpito cosa è successo con il movimento dei forconi? Nel giro di due giorni la protesta si è sgonfiata. Ha prevalso la richiesta di normalità, il rifiuto degli scontri, dei blocchi, delle serrande abbassate. Diciamo la verità: gli italiani non sognano la rivoluzione, ma negozi aperti in cui poter tornare a comprare e strade libere per ricominciare ad andare in vacanza».
Gram: «Ma se non torna a girare l’economia, come faranno a comprare e ad andare in vacanza? So bene che l’Italia deve pagare un mare di debiti accumulati nei secoli dei secoli, però i debiti si onorano quando si è nelle condizioni di farlo. Se per pagarli in tempi di magra si continuano a drenare le tasche dei ceti medio bassi, finiremo come quel malato di cui il medico disse: “Tecnicamente è guarito, ma purtroppo è morto”».

Cal: «Ti ripeto: io vedo in giro rabbia, indignazione, disperazione, ma anche tanto desiderio di normalità. Perfino nei gusti dei bambini. Il cartone animato dell’anno è stato Peppa Pig. I piccoli lo amano perché è semplice, lineare, solare e perché finisce sempre con una risata».
Gram: «E con una rotolata collettiva nel fango, materiale con cui - qui in Italia - abbiamo una certa dimestichezza. È stato un anno di alluvioni, insulti e scandali. Questo Paese è da ricostruire dalle fondamenta, e non è solo una metafora».

Cal: «Bisogna ricostruire e ripartire. Questo inserto che La Stampa pubblica da anni, cercando di raccontare il mondo che verrà, vuole proprio segnalare dove si torna a camminare. Ma soprattutto vuole indicare che la chiave del futuro è il coraggio di scegliere. Di prendere una strada e una direzione, senza perdersi nella rabbia e nel risentimento».
Gram: «La paura è conservatrice. Mi permetto di suggerire ai lettori l’esperimento raccontato da Chiara Gamberale nel suo ultimo romanzo: provare ogni giorno, per dieci minuti, a fare qualcosa che non hai mai fatto prima. Camminare all’indietro, telefonare a uno sconosciuto. È un gioco serissimo che ti scongela il cervello e può cambiarti la vita».

Cal: «Ci proverò. Dovrebbe provarci anche la nostra classe politica, anche se temo che l’appuntamento con le elezioni europee si trasformerà nel solito circo propagandistico in cui non si parlerà di Europa, di quello che ci può dare davvero, ma di irrealistici referendum sulla moneta. E, quel che è più grave, si voteranno candidati improbabili, senza nemmeno controllare se sono in grado di farsi capire a Bruxelles o di portare a casa soldi e finanziamenti».
Gram: «L’establishment sa le lingue, ma ha fallito. I cittadini lo considerano colpevole della crisi, non si fidano più. Mi ha colpito il caso Stamina, messo a nudo proprio dal nostro giornale: il fatto che gli scienziati più autorevoli abbiano bocciato il metodo non ha minimamente scalfito le certezze dei devoti. Intendiamoci: quando sei disperato hai tutto il diritto di illuderti. Ma in Italia c’è qualcosa di più, è passato il principio che qualsiasi cosa provenga dal potere ufficiale sia di per sé menzognera o comunque manipolata. Però nessuno può vivere a lungo senza credere in nulla».

Cal: «E pensare che l’establishment sta cambiando. Guarda cosa è successo in Vaticano… Ma quello che abbiamo vissuto è stato anche l’anno del ricambio generazionale nella politica italiana. Nel 2014 scopriremo se è servito a qualcosa, se i giovani sono capaci di fare meglio o perlomeno di comportarsi in maniera diversa».
Gram: «Magari peggiore, ma diversa… Scherzo: condivido in pieno il ricambio. Non si dovrebbe mai fare lo stesso lavoro per più di dieci anni. A proposito, ne approfitto per comunicarti la mia intenzione di trasferirmi in Brasile come vicedirettore del carnevale di Rio».

Cal: «Basta che mi mandi il Buongiorno anche da lì. L’unica certezza è che, con i Mondiali di calcio, nel 2014 ci ubriacheremo di Brasile. Se ne parlerà talmente tanto che samba e carioca ci verranno a nausea».
Gram: «Parla per te…».
paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

http://www.tzetze.it/redazione/2013/12/ ... index.html
Ecco cosa succede dietro le quinte a Firenze. Lo svela il quotidiano Il Tempo.

Anche Renzi ha il suo Tulliani. Ecco tutti gli affari di «famiglia»

Non basta una parola d'ordine nuova per fare una politica nuova. Lo dimostra quello che accade da anni a Firenze, dove sembra essersi instaurato il Granducato dei cognati

di Massimiliano Coccia

Non basta una parola d'ordine nuova per fare una politica nuova. Lo dimostra quello che accade da anni a Firenze, prima in Provincia e poi al Comune, dove sembra essersi instaurato un nuovo sistema politico e di potere: il Granducato dei cognati. Infatti, in un mondo pieno di start up, di ottimi comunicatori, di giovani capaci e volenterosi, di piccoli Steve Jobs che vivono nell'ombra, di facoltà che sfornano «scienziati della comunicazione» ogni sei mesi, il nuovissimo leader del Pd Matteo Renzi sembra aver scelto da molto tempo l'usato garantito. Una storia tutta italiana, che non ha nessuna connotazione illegale, che vive all'interno delle regole della correttezza formale, ma che dimostra quanto sia lontano il cambiamento dal nuovo Messia del Pd e di quanto il vecchio familismo (vedi Fini col cognato Tulliani) trovi cittadinanza anche in chi dice di «cambiare verso». Come tutti i baroni rampanti che si rispettino, anche Matteo Renzi ha la sua agenzia di comunicazione che lo segue passo passo. Una sorta di grande mano che accompagna il caro leader da molti anni. La società si chiama Dot Media S.r.l. i cui soci sono: Alessandro Conticini (fratello del cognato di Matteo Renzi), Lilian Mammoliti (moglie di Patrizio Donnini, amministratore della società Web and Press), Davide Bacarella (promotore della Web and Press) e Matteo Spanò (presidente associazione Museo dei Ragazzi del Comune di Firenze nominato da Renzi).

La Dot Media Srl fino al 2008 fatturava 9 mila euro l'anno e, dopo aver curato la campagna elettorale del buon Matteo, vede schizzare i suoi fatturati alle stelle. Una riverniciata quindi al vecchio sistema di potere, ma che vive degli stessi riti e delle stesse gerarchie, nel Paese dove i cognati sembrano decidere il futuro. Nel deserto di opposizione, anche formale, che accompagna da sempre le nuove promesse della politica, in pochi sembrano contrastare il «renzismo», tra i pochi c'è un giovane fiorentino, Tommaso Grassi, classe 1985, di Sinistra Ecologia e Libertà, che in Consiglio Comunale è stato il primo a porre l'attenzione su questo nuovo «consociativismo 2.0» in salsa fiorentina.








«Dietro un velo di apparente innovazione e di rottura con gli schemi della vecchia politica - spiega - con Matteo Renzi in questi anni più che ad una inversione di rotta abbiamo assistito ad una lenta ma costante sostituzione di "cordata": quella ex-Ds è stata sostituita prima in Provincia e poi in Comune con la rete del sistema di amici, famiglia e potere del Sindaco». «Sostituzione non solo nei nomi ma anche nelle modalità - racconta ancora - Adesso l'aspetto dei media, della comunicazione, della proiezione esterna che mira a far conoscere e magnificare le "gesta" del politico di turno assumono una centralità assoluta. Celebre per quanto riguarda Renzi la società, da lui creata come Presidente della Provincia, Florence Multimedia che mirava a costruire un canale televisivo ventiquattro ore su ventiquattro sul digitale terrestre, o adesso le connessioni tra Web&Press, società a cui si legano le intercettazioni e le fatture per la campagna elettorale di Renzi, pagate dall'ex tesoriere della Margherita, la società Eventi 6, ex Chil, azienda di comunicazione, di proprietà della famiglia Renzi e per la quale Renzi ha lavorato, ed infine la Dot Media, che ha curato l'immagine del candidato Renzi alle elezioni comunali e che poi, una volta eletto Sindaco, ha lavorato per il Comune e per le sue società partecipate».

Il consigliere di Sinistra e Libertà ha presentato un'interrogazione su tutta la vicenda insieme alla sua collega Ornella De Zordo. E la risposta ha «squarciato» qualche velo. «Ci è stato risposto - spiega - che ammontano a circa 215 mila euro le somme erogate da luglio 2009 al 2011 da alcune società partecipate del Comune di Firenze alla società Dot Media srl, la stessa che ha seguito la campagna elettorale del 2009 del sindaco Matteo Renzi e che dall'amministrazione precedente non avevano ricevuto "neanche un euro"». Ma ci sono anche altri aspetti interessanti. «Non abbiamo poi potuto non notare che Dot Media offre gli stessi servizi di Web&Press, ha sede proprio accanto a questa e che fino al 2009 aveva tra i suoi manager proprio Patrizio Donnini, attuale Ceo di Web&Press: il nome di quest'ultima, legato al presunto pagamento di una fattura, è emerso nell'ambito dello "scontro a distanza" tra il sindaco Renzi e l'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi. Quello che fa riflettere sulla vicenda è che Renzi ha sempre negato ogni coinvolgimento personale nella vicenda Dot media. Invece vediamo che esiste una sorta di percorso incrociato tra la sua carriera politica e quella di questa società». E alla società di soldi ne sono arrivati parecchi. «Quello che possiamo constatare - racconta Tommaso Grassi - è proprio che dopo aver seguito la campagna elettorale del giovane candidato Sindaco Renzi, prima alle primarie del Pd e poi alle elezioni amministrative del 2009, la società Dot Media srl per campagne pubblicitarie ha ricevuto circa 99 mila euro dalla Centrale del Latte, 78 mila euro da Publiacqua, 21 mila euro da Firenze Parcheggi e quasi 16 mila euro da Ataf, oltre a quasi 20 mila euro direttamente dal Comune di Firenze: prima di questa data neppure un euro. Anche nel 2012 la stessa Dotmedia ha seguito la campagna elettorale di Matteo Renzi delle primarie per candidato Presidente del Consiglio del centrosinistra: difficile non essere colti dal pensiero che possa esistere una sorta di percorso incrociato tra la sua carriera politica e quella di questa società».

Al centro di questo intreccio di società c'è sempre la stessa persona. Andrea Conticini. «Il quale non è solo il marito di Matilde Renzi, socia e consigliere delegato della Eventi6, ma anche il fratello di Alessandro Conticini, socio sia della Dot Media sia della Eventi 6 con una quota del 20 per cento, acquistata da Patrizio Donnini, Amministratore della Web&Press. Alessandro Conticini, unico socio di Eventi6 a non essere parente del sindaco, è il legame che unisce le tre società tra di loro e poco importa al Sindaco se ognuna di esse ha contribuito alla sua ascesa in politica, e che Dot Media abbia ricevuto fondi pubblici, e che nelle loro compagini societarie ci siano parenti, amici e nominati. Di quest'ultima tipologia il più eclatante è Matteo Spanò, nominato da Renzi prima in Florence Multimedia e poi come Presidente dell'Associazione Museo dei Ragazzi del Comune di Firenze che organizza eventi e gestisce i percorsi museali di Palazzo Vecchio e che ha gratuitamente usufruito dei servizi della Dotmedia di cui lui stesso è socio al 20%».

Ma dalle informazioni emerge anche un ruolo centrale di un'altra società legato al sindaco, la Eventi6. «Abbiamo registrato allora ma è tuttora verificabile - sottolinea il consigliere comunale di Sel - che andando sul sito internet della società di famiglia Renzi, che si occupa di diffusione di giornali e comunicazione, è possibile leggere «powered by Dotmedia», ma i legami impliciti ed espliciti vanno ben oltre e sono rappresentati dai legami stretti tra coloro che detengono le quote, coloro che dirigono e coloro che ci lavorano nelle tre società: a partire dallo stesso Renzi che risulta essere dirigente in aspettativa dalla società di famiglia e che alla fine del mandato sarà costato ai fiorentini per i contributi pensionistici e i fondi pensione attivati dal sindaco, ben oltre 400 mila euro». (Fonte)
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Paolo11
paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

http://www.ilgiornale.it/news/interni/r ... map=%5B%5D
Renzi si fa già la pensione a spese dei suoi cittadini
Il Comune di Firenze versa 3.200 euro al mese per i contributi del sindaco, in aspettativa dall'azienda di famiglia. E poi lui urla allo scandalo vitalizi
«Il sistema pensionistico italiano è folle, troppi privilegi!» - tuonò Matteo Renzi a SkyTg24 - a partire dalle pensioni d'oro, quelle oltre i 3.500 euro al mese, da tagliare secondo il sindaco in camicia bianca, come pure lo «scandalo dei vitalizi per i politici», da abolire secondo il programma del rottamatore.
Matteo Renzi non avrà una pensione da politico, non avendo nel cv - finora - né un consiglio regionale né il Parlamento. Ne avrà però una da dirigente d'azienda privata in aspettativa, pagata prima dalla Provincia di Firenze (di cui è stato presidente dal 2004 al 2009) e ora dal Comune di Firenze. Ma quanto pagano i fiorentini per la pensione del loro sindaco-dirigente in aspettativa? La cifra, finora chiusa nei cassetti, la fornisce la dirigente dell'amministrazione del personale di Palazzo Vecchio, dottoressa Chiara Marunti, in risposta ad una richiesta di accesso agli atti del capogruppo Pdl in Comune, Marco Stella. «Renzi Matteo, dipendente in aspettativa senza paga con la qualifica di dirigente. Tot. mensile: euro 3.241,21». Cioè, il Comune di Firenze paga mensilmente, in vece della società di cui Renzi è dirigente, la Eventi6 Srl, circa 3.200 euro, oltre alla spesa per l'indennità (lo stipendio) da sindaco, che è di 4.300 euro netti, circa 7.500 lordi. Il contributo al dirigente Renzi non copre soltanto gli oneri previdenziali, ma anche quelli «assistenziali e assicurativi», come previsto dall'articolo 86 del Testo Unico degli enti locali. Non solo, «l'amministrazione locale si legge nel Testo unico - provvede altresì a rimborsare al datore di lavoro la quota annuale di accantonamento per l'indennità di fine rapporto».

Matteo Renzi, per quanto allergico alla burocrazia, ai sindacati e alle rivendicazioni delle associazioni di categoria, sembra fidarsi molto di quelle che tutelano i dirigenti come lui. È ancora la lettera della dirigente del personale a spiegare che Renzi non è iscritto solo all'Inps, ma anche all'Associazione Pastore («L'associazione Antonio Pastore - leggiamo sul sito - creata e controllata da Manageritalia, ha come ruolo quello di organizzare forme di previdenza integrativa individuale e di garanzie di rischio a favore degli associati assunti o nominati dirigenti»), ma è anche iscritto al Fondo Mario Negri (il fondo di previdenza per i dirigenti) ma anche al Fasdac, cioè il Fondo di assistenza sanitaria per i dirigenti delle aziende commerciali. In quei 3.241 euro che il Comune versa ogni mese per il dirigente Renzi, c'è dunque anche la copertura per le spese mediche, il dentista, le eventuali visite specialistiche o l'acquisto di farmaci, utili se la battaglia per la segreteria Pd si rivelasse cruenta.

La contribuzione comunale per Renzi è parecchio più alta rispetto a quella di altri componenti della giunta che figurano in aspettativa. La vicesindaco ultrarenziana, Stefania Saccardi, avvocato iscritto alla Cassa Forense, costa al Comune di Firenze - sempre limitatamente agli oneri previdenziali e assicurativi -, solo 292 euro al mese. Più alto il contributo per l'ex assessore Massimo Mattei, 1.706 euro, ma quasi la metà di quello del sindaco Renzi. «Ma con che stipendio è stato assunto in azienda il dirigente Matteo Renzi, per avere oneri così alti?», chiede il capogruppo d'opposizione Marco Stella. La domanda andrebbe girata alle sorelle o alla mamma di Renzi. Perché i proprietari della società di cui Renzi è dirigente in aspettativa (così inquadrato poco tempo prima di candidarsi), sono Laura Bovoli (madre), e le sorelle Matilde e Benedetta Renzi (altra sorella). Quarto socio, fino al 2011, è stato Alessandro Conticini, senza legami parentali diretti con i Renzi. Indiretti però sì, perché suo fratello, Andrea Conticini, è il cognato del sindaco (marito della sorella Matilde Renzi). E che c'entra il cognato? C'entra perché di mestiere fa l'agente di commercio, sia della Eventi6 dei Renzi sia di una seconda società, la DotMedia Srl, di cui è socio il fratello Alessandro, già socio in Eventi6Srl, e che ha come clienti proprio il Comune di Firenze. Che alla DotMedia Srl ha commissionato la campagna elettorale delle primarie 2012, ma anche la comunicazione della Notte tricolore (cliente Museo dei Ragazzi-Comune di Firenze), quella di Publiacqua Spa, partecipata dove fino a luglio sedeva Maria Elena Boschi, ora deputata renziana, le campagne di Mukki, centrale del latte di Firenze, Ataf e Firenze Parcheggi.

Altro socio della DotMedia è un renziano della prima ora, Matteo Spanò, già scout con Matteo, poi presidente di Florence Multimedia con Renzi e ora del Museo comunale dei Ragazzi. Le società lavorano bene: la DotMedia (400mila euro nel 2011) e la Eventi6 dei Renzi, che ha chiuso il 2012 con un piccolo disavanzo (84mila euro) a fronte di 3,1 milioni di ricavi. I contributi del dirigente Matteo, però, li paga il Comune.
(6. Continua)
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Un modo per riflettere.

Caro amico Camillobenso, scriveva Luigi Pintor, prima che ci lasciasse nel lontano maggio del 2003, l’ultima sua verità:la sinistra che avevamo conosciuto non c’era più. Forse avremmo dovuto dichiarare fallimento nel 2003? Se non l’abbiamo fatto, perché abbandonare ora con la crisi del neoliberismo a portata di mano?


l’ultima sua verità:la sinistra che avevamo conosciuto non c’era più.


Il Manifesto è un quotidiano comunista. E’ riportato sulla testata.

Luigi Pintor, che ha diretto per anni Il Manifesto era comunista ed ha sempre creduto nel comunismo italiano.

Immagino che nell’affermare : sinistra che avevamo conosciuto non c’era più.

si riferisse al comunismo.

E questa è una verità.

Deve essere stato un peso per Luigi Pintor vedere la trasformazione di quegli anni fino a fargli ammettere che quella sinistra non esisteva più.

Per me non è stato un peso perché da oltre mezzo secolo ero convinto che il comunismo non era applicabile in nessuna società di questo pianeta.

Allora come oggi, credo che per attuare una società comunista occorre che ogni individuo possegga una cultura di altissimo livello.

Lascio a te, caro pancho, l’onere di stabilire se questa cultura ad altissimo livello è un patrimonio dell’attuale società italiana.

Secondo me siamo lontani migliaia e migliaia di secoli.

Di conseguenza, parlare oggi di comunismo è un perfetto non senso.

Ergo, in questo contesto, è inutile da tempo insistere con la proposizione di una società comunista.

Anche perché poi, offri il fianco alle destre, perché hanno gioco facile a trasferire il tutto all’esperienza sovietica e non solo.

Lo ha fatto per convenienza il signor B. per 17 anni filati.

Lo sta facendo ancora oggi quando si trova con le spalle al muro e cerca di uscire dall’angolo menzionando i comunisti. Intendendo con quel termine il Pd democristianizzato.

Bisogna aver tanta pazienza e saper aspettare, perché spesso è inutile spiegare le cose.

Negli anni ’60 a scuola i comunisti comunisti, figli di comunisti, mi facevano una mazzo tanto perché non volevo condividere con loro “la moda del maoismo”.

Poi, questi sono diventati piccoli imprenditori e sono passati prima alla Lega, e come mi è capitato l’anno scorso davanti al Tribunale di Monza, sentirne uno che era difensore estremo di Berlusconi.

Luigi Pintor e morto dieci anni fa.

Se fosse vivo oggi mi sarebbe piaciuto chiedergli se oltre alla morte del comunismo, era in grado di vedere la morte dell’intera sinistra. Non solo quella comunista.

Il Prof. Revelli dopo la presa della Piazza del Popolo da parte di Casa Pound, mascherata da “Forconi”, ha fatto notare che la sinistra ha perso anche la piazza. E’ sparita.

Se fino ad un mese e mezzo fa sostenevo che era morta la sinistra rappresentativa, ma non era morta la sinistra popolare, in questo frangente delle primarie mi sono reso conto che un ulteriore sfoltimento e mutazione è avvenuto nella sinistra di base.

Quando quelli che si proclamano rossi doc. ed ancora comunisti comunisti e poi votano per il democristiano Renzi, significa che un altro grande passo verso la chiusura del primo ciclo della sinistra italiana è stato compiuto.

Posso capire, ma non giustificare, la voglia di vincere. Posso capire che Renzi, come tre milioni di italiani di sinistra nel febbraio scorso hanno ritenuto Grillo l’ultima spiaggia, rappresenti per i sinistri l’ultima spiaggia prima del non voto, siamo però in un campo completamente diverso in cui la sinistra non c’entra assolutamente nulla.

La sinistra antiberlusconiana dell’ultimo ventennio si comporta esattamente come gli elettori di Berlusconi.

Mi risultano quindi incomprensibili tutte le contumelie sul popolo di destra perché continua a votare indefessamente, malgrado tutto, l’ometto di Hardcore, e poi si comportano allo stesso modo con l’erede del cavaliere.

Vabbè che come mi hanno ripetuto stamani ex comunisti non più credenti, sostenendo che se avessero votato avrebbero preferito Renzi come ultima spiaggia. Ma non comprendendo che Renzi non è ne di destra ne di sinistra ma gioca solo una partita in proprio perché preda dell’ansia da potere, mi lascia di stucco pensare cosa sia la sinistra di quel tipo.

Significa che anche la sinistra, oltre il comunismo è stata rasa al suolo.


Forse avremmo dovuto dichiarare fallimento nel 2003? Se non l’abbiamo fatto, perché abbandonare ora con la crisi del neoliberismo a portata di mano?

Da un post presente su questo 3D, di erdig:

LA CRISI DILAGA. MA I MILIARDARI SONO SEMPRE PIU' RICCHI.
ECCONE ALCUNI ESEMPI




La classifica dei miliardari, ancora più ricchi nella crisi
sabato, 21 dicembre 2013



L’Italia ha vissuto un 2013 molto negativo, con un altro anno di pesante recessione che ha provocato ulteriori e diffusi guasti ad un tessuto economico e sociale già profondamente danneggiato da una crisi ormai lunghissima. Un articolo di Ettore Livini di oggi su “La Repubblica” di sabato 21 dicembre 2013 evidenzia però che i “Paperoni” del nostro paese possono sorridere. Grazie alla buona performance in Borsa la Top Ten dei più ricchi ha registrato anche cospicui incrementi del proprio patrimoni, che nel complesso è cresciuto di 7,9 miliardi di euro, pari ad un significativo più 17,7% rispetto all’anno scorso.


Non credo che il liberismo sia in crisi.

In crisi semmai è entrata la piccola e media borghesia che è sprofondata verso il basso, non di certo chi detiene il denaro che conta e che continua a prosperare anche in mezzo alla crisi.

Come sempre nella storia, d’altra parte.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Giovanotti!!,…a Roma c’è la guerra,.. è inutile che ce lo nascondemo,………….Ma stiamo attenti eccellentissimi padri,…che quando un esercito è in borghese è un esercito di popolo, e cor popolo ce se sbatte sempre il grugno…Garibaldi è alle porte… e Satana con il cappello da bersagliere avanza su Porta Pia…
Mons. Colombo – In nome del Papa Re.

http://www.youtube.com/watch?v=YlSfRqfMOXs


Sfascisti - 156

……..Salutame a soreta - 20



Immagine


24 DIC 2013 11:10
1. PIANO PIANO, CE L’ABBIAMO FATTA ANCHE NOI: OLÈ, ABBIAMO DUE DESTRE AL GOVERNO! -

2. L’UNO-DUE DI RENZIE E ALFANO SUL LAVORO PROVA INNANZITUTTO CHE LE CHIACCHIERE SU QUESTA PRESUNTA GENERAZIONE DI NUOVI LEADER QUARANTENNI CHE SAREBBERO VINCENTI IN QUANTO “POST-IDEOLOGICI” SONO TUTTE STRONZATE. QUESTI, LETTANIPOTE COMPRESO, UN’IDEOLOGIA CE L’HANNO ED È NETTAMENTE, E ONESTAMENTE, DI DESTRA -

3. IL “JOB ACT” DI MATTEUCCIO, INSIEME AI PROGETTI ECONOMICI DI ANGELINO JOLIE, REALIZZA LA PROFEZIA CONTENUTA IN UN SAGGIO DI MARCO REVELLI DEL 1996 E INTITOLATO “LE DUE DESTRE”. CHE SOSTENEVA CHE IL SISTEMA POLITICO ITALIANO SI SAREBBE POLARIZZATO INTORNO A UNA DESTRA TECNOCRATICA ED ELITARIA (OGGI, POTREMMO AGGIUNGERE ANCHE “EURO-CRATICA”) E A UNA DESTRA POPULISTA E PLEBISCITARIA -




a cura di colinward@autistici.org (Special Guest: Pippo il Patriota)


LE DUE DESTRE AL GOVERNO

Per primo si è mosso il Rottam'attore, che nei giorni scorsi ha annunciato alla Repubblica degli Illuminati il suo "Job Act", fatto di contratto unico d'ingresso, limitazioni all'articolo 18 sui licenziamenti e sussidi di disoccupazione al posto della cassa d'integrazione. Ha ricevuto il plauso di Confindustria, Assolombarda e di Farsa Italia, con Renato Brunetta.

Oggi tocca ad Angelino Jolie Alfano, che si fa intervistare dal Corriere delle banche ("Il contrattacco di Alfano sul lavoro: ‘Burocrazia zero per le nuove imprese'", p. 6) per dire: "Intendiamo spostare tutto su contratti aziendali e individuali. Datori di lavoro e lavoratori trovino all'interno di ciascuna azienda la modalità contrattuale più efficace".

Il leader del Nuovo centrodestra, che ha studiato legge in Cattolica, sa perfettamente che il contratto nazionale e le tutele collettive sono nate perché nelle singole aziende i rapporti di forza sono schiaccianti e gli imprenditori più avveduti sanno che il Far West individuale conviene nel breve termine, ma alla lunga crea malumori diffusi e dipendenti ingestibili. Ma non è questo quello che conta. Ognuno, su queste proposte, può pensarla come vuole e ben vengano chiarezza d'intenti e linearità dei progetti annunciati.

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Questo uno-due di Renzie e Alfanayev sul lavoro prova innanzitutto che le chiacchiere su questa presunta generazione di nuovi leader quarantenni che sarebbero vincenti in quanto "post-ideologici" sono tutte stronzate.
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Questi, Lettanipote compreso, un'ideologia ce l'hanno ed è nettamente, e onestamente, di destra. Insomma, il "Job Act" del segretario del Pd, insieme ai progetti economici del segretario dell'Ncd, realizza compiutamente la profezia contenuta in un saggio di Marco Revelli pubblicato nel 1996 e intitolato "Le due destre".


Revelli sosteneva che il sistema politico italiano si sarebbe polarizzato intorno a una destra tecnocratica ed elitaria (oggi, potremmo aggiungere anche "euro-cratica") e a una destra populista e plebiscitaria. Entrambe avrebbero fatto da sponda a una pesante ristrutturazione del mondo produttivo, smantellando a turno tutele e regole che avevano garantito il patto "socialdemocratico" degli anni precedenti. Non solo, ma le due destre sarebbero riuscite a preparare il consenso sulle loro riforme nutrendosi proprio dell'insicurezza economica, dell'impoverimento e della paura crescente di cittadini disposti a tutto per uno straccio di lavoro.


Intanto va segnalato che però Repubblica oggi prende in qualche modo le distanze dalla Renzie-nomics e lo fa con un onesto pezzo di Ettore Livini: "Incentivi a chi assume e flessibilità. Ma in Grecia, Spagna e Portogallo le riforme non hanno creato posti. La lezione europea in vista del Job Act di Renzi. Gli esempi a cui l'Italia potrebbe ispirarsi per adesso hanno prodotto solo la diminuzione del costo del lavoro" (p. 9).


NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
Fatti meglio i conti, e con il popolo intento a completare la lista dei regali di Natale, il duo Paccomanni-Lettanipote ha aumentato ancora le tasse. I giornali fanno a gare a incasinare cifre e misure, ma il Corriere alla fine lo scrive chiaramente: "La manovra è legge con tre miliardi in più. Sì alla fiducia su Stabilità e decreto salva Roma. Gli interventi da 11,6 a 14,7 miliardi. Più tasse: aumentano le imposte di 2,1 miliardi (600 milioni nel 2015 e 1,9 miliardi nel 2016)". Non solo, ma a fine anno arriva anche un nuovo "pacchetto casa" su Tasi, sfratti e mini-Imu. Mentre per gli affitti d'oro c'è il più classico dei rimandi, con l'ipotesi di "un'analisi di congruità dei contratti" (p. 2).

Non la prende bene neppure il Messaggero di Calta-mattone, che titola così la prima pagina: "Due miliardi di tasse in più. Legge di Stabilità approvata: dalla casa al fisco conto finale più salato per i contribuenti".


E per la serie "La ripresa sta arrivando", ecco una bella notizia sprofondata nell'ultima pagina di economia della Repubblica: "L'Italia si ipoteca lo stipendio. ‘Cessione del quinto' su del 2,4%. Nel 2013 unico credito in crescita. E per le banche pensionati più affidabili degli altri" (p. 31). Commenti non ne servono.

MA FACCE RIDE!
Grandiosa intervista di Sergio Scalpellini, l'imprenditore che affittando palazzi alla Camera secondo Repubblica ha incassato 444 milioni di euro in diciassette anni. Scarpellini risponde alle accuse dei grillini e alle domande del giornalista al grido di "tutte stronzate" e "la politica fa schifo".

Poi, rifatti i conti alla sua maniera e togliendo Iva, imposte, mutui eccetera, sostiene che non sono tanti soldi quelli che alla fine incassa dallo Stato. Ma il colpo da maestro è questo, tipicamente italiano: "Peccato che se rescindono gli affitti rischiano di andare a casa cinquecento dipendenti. A meno che non li assume la Camera" (Repubblica, p. 10).


Scarpellini profonde il suo verbo anche sul Cetriolo Quotidiano, aggiungendo un piccolo particolare che spiega tante cose. Il suo gruppo ha donato circa 650.000 euro ai partiti in 13 anni: "Non mi aspetto nulla. Durante la campagna elettorale qui vengono bianchi, rossi e verdi e noi diamo sempre un contributo" (p. 3)

IL RIMPASTO CHE PASSIONE
Come si è visto, in questi giorni la politica parla molto di lavoro, tasse e "probblemi concreti della ggente", ma le poltrone di governo sono il chiodo fisso dei partiti i dei loro leader, Re Giorgio permettendo. Per il Corriere, "Renzi difende il doppio incarico e i suoi premono per il rimpasto. Il segretario: ‘Mi ricandido a sindaco per i prossimi 5 anni'. Faraone: la squadra di Letta va cambiata" (p. 9).

Entra più nello specifico la Stampa: "I renziani: con il nostro patto a gennaio ci sarà pure il rimpasto. Saccomanni, Cancellieri e Zanonato: tre ministri ‘pesanti' nel mirino del nuovo leader del Pd" (p. 9). E il Sole 24 Ore riempie anche un paio di caselle: Delrio, fedelissimo di Renzie, andrebbe al Viminale al posto di Alfanayev (che resterebbe vicepremier), mentre Epifanio Epifani potrebbe sostituire il bersaniano Zanonato allo Sviluppo economico (p. 3).



Il Banana intristito tenta l'ennesimo lifting a Farsa Italia: "Tajani, Toti e...Mister X. Altre facce nuove per i vertici di Forza Italia. Berlusconi vuole chiudere sui vicepresidenti. Manca solo un tassello. Brunetta nei guai: raccolta di firme tra i deputati per defenestrare il presidente del gruppo" (Stampa, p. 13). Per Repubblica, "Forza Italia, Berlusconi pensa a un triumvirato. Rivolta contro Brunetta: ‘Vuole la premiership'. In pole position Toti, Carfagna e Tajani, quest'ultimo importante per i legami europei con il Ppe e con la corte di Strasburgo" (p. 13).

ULTIME DAL MONTE DEI PACCHI DI SIENA
Ancora giorni convulsi a Siena e dintorni, dove la politica tenta disperatamente di restare in partita attraverso le fondazioni. "Fondazione Mps: ‘Nessuna offerta per il 20%'. Ma la Borsa ci crede e l'azione si infiamma. Ente e investitori ancora distanti sul prezzo: potrebbero aggiornarsi a dopo l'assemblea, specie se sarà votata una proposta soft sui tempi dell'aumento. Oggi la Cariplo incontra un Fondo straniero. Si sfila Sanpaolo, entra in cordata Carifirenze" (Repubblica, p. 28).

Per il Corriere, "Aumento Montepaschi, la Borsa crede al rinvio. Sfuma l'intervento delle fondazioni a sostegno di Siena. Il no di Compagnia San Paolo. Il titolo guadagna quasi il 5%. Attesa per le scelte dei manager dopo l'assemblea di venerdì prossimo" (p. 41).

FUORI I SOLDI, INGEGNERE!
Caccia (disperata) a nuovi capitali in casa Sorgenia, "l'energia che ti stende" (i bilanci delle banche). "Cir, Verbund svaluta Sorgenia. Vienna non parteciperà a nessun aumento di capitale della joint venture. Il socio austriaco azzera il valore della partecipazione pari al 45,65% e mette in liquidazione la holding italiana. La mossa arriva dopo l'avvio della trattativa con le banche per rinegoziare il debito: gli istituti chiedono l'iniezione di mezzi freschi" (Sole, p. 29).

Ci mette l'artiglieria pesante il Giornale di Paolino Berlusconi: "I De Benedetti rischiano il fallimento sull'energia. Il socio austriaco della Cir azzera la sua partecipazione in Sorgenia: ‘Non vale più niente'. A rimetterci potrebbero essere le banche, da Mps a Intesa. In quindici anni di vita, accumulato un debito da 1,8 miliardi di euro. L'errore strategico? Puntare sulle centrali a ciclo combinato" (p. 8)

Vago Vegas, il temuto politico berlusconiano prestato alla vigilanza, prepara il conto per gli stranieri. Secondo il Cetriolo Quotidiano, "Il fondo Black Rock rischia una multa da 1 miliardo di euro. Pesante accusa per insider trading. In arrivo addebiti anche sul ‘convertendo' che ha spaccato Telecom. Secondo la Consob ha venduto tutte le sue azioni Saipem alla vigilia del crollo del titolo per l'inchiesta sulle tangenti in Algeria" (p. 9).
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