[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/viewtopic.php on line 175: Undefined array key "forum_id"
Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Come se ne viene fuori ? - Pagina 479
Pagina 479 di 586

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 05/01/2014, 16:41
da pancho
camillobenso ha scritto:……….succeda quel che succeda aspettando che i piccoli Berlusconi crescano. - 1
pancho

Se non comprendiamo prima chi siamo, non ne verremo mai a capo.
Hai perfettamente ragione su questo.

I politici certo hanno le loro colpe ma il problema principale siamo noi.

Non capire questo e' un altro modo per lavarsi le mani e quindi accettare passivamente tutto quello che ci sta' cadendo addosso.

Alzare il livello politico ma soprattutto culturale di un popolo non e' cosa facile soprattutto in un momento di crisi come questo.

Aspettare che siano gli altri a farcelo crescere e' da idioti alla Dostoevskij .

Ora, caro amico Conte, si raccoglie quello che si ha seminato per anni pensando che questa fosse l'unica via percorribile in un mondo di egoisti.

Certo, l'egoismo e' intrinseco nell'uomo ma e' appunto per questo ci vogliono regole che sappiano preservare la dignità dell'uomo stesso se non si vuole far diventare una societa' in una giungla in cui il piu' forte (finanziariamente) si divora il piu' piccolo.

Ora siamo arrivati alla fine di questo traguardo e quindi occorre una drastica svolta.
....sempre se il popolo ne e' consapevole, contrariamente non ci resta che appellarci al Padreterno che ce la mandi buona..


un salutone da Juan il compagno

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 06/01/2014, 0:05
da camillobenso
Sfascisti 187

2014 a schede


Scheda – 8 – Ciak si gira – Girlfiend in a coma – Atto finale

8 – 5 – 6 gennaio 2014


Questa fase politica che dura da un ventennio è stata caratterizzata interamente dal berlusconismo.

Uno dei motivi del successo e del dominio del berlusconismo è dovuto, alla carenza di veri leader nella sinistra post comunista, alla presa di coscienza degli ex comunisti di chi veramente comanda in Italia, i poteri forti, ed al fatto che quell’Italia, questa Italia, è legata da più di mezzo secolo agli Usa e alla Nato,

Gli ex comunisti non sono ben visti alla guida del governo, a meno che non abbiano rinnegato completamente i principi della sinistra, non solo quelli del comunismo (che sono una bufala).

Gli italiani sono abituati a credere alle favole, come quella della democrazia, che etimologicamente significa "governo del popolo", ovvero il sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dall'insieme dei cittadini.

In effetti l’Italia non è mai stata una democrazia nel senso etimologico della parola. In modo particolare negli ultimi trent’anni. E’ stata solo e soltanto un Paese dominato da una ristretta oligarchia. Ma agli italiani andava bene così, la scambiavano per una democrazia. E tantissimi la scambiano ancora oggi per una democrazia.

Ovvio quindi che la casta politica, la fascia intermedia tra il vero potere dei poteri forti, e la massa dei cittadini elettori, ne ha approfittato in tutti i sensi e non intende mollare ancora oggi la presa.

Che potessero avere la possibilità di scegliere il partito e gli uomini che li governassero, ogni cinque anni, i tricolori hanno ritenuto che fosse sufficiente. La democrazia però non è questa.

In modo particolare, dal 2006 gli hanno anche tolto la possibilità di scegliere i candidati, ma alla fine, gli italiani brontolano, brontolano, brontolano, ma non hanno mai fatto nulla di concreto per voler cambiare.

Hanno delegato per otto anni i partiti affinché si decidessero a cambiarla. Ma visto che per i partiti non è nel loro interesse cambiare l’albero della cuccagna, non hanno mai fatto di conseguenza nulla in proposito.

Enrico Letta – La Qualunque, nel mese di agosto del 2013, ha promesso che per la fine di ottobre ci sarebbe stata la nuova legge elettorale. Oggi è il 5 gennaio 2014 e siamo sempre al punto di partenza.

Il giochino del “faremo” va avanti con grande successo da un sacco d’anni perché la casta è perfettamente consapevole che gli italiani abbaiano ma non mordono.

Questo modo degenerativo di amministrare una nazione funziona senza soluzione di continuità dal 1953, anno in cui Alcide De Gasperi ha abbandonato la politica.

L’Italia ha potuto reggere nella curva della crescita fino a metà degli anni ’70, perché la spinta propulsiva dovuta all’impostazione dei governi del dopoguerra è stata tale che l’Italia potesse continuare a crescere fino a quel tempo.

Poi è iniziato il declino perché al posto dei costruttori sono arrivati gli sfascisti, in modo particolare all’interno della Dc, oramai completamente logorata dalle lotte di potere tra autentici squali.

Aldo Moro non riuscirà a metterci rimedio chiamando in causa forze fresche lontane dalle lotte di potere come il Pci di Berlinguer.

Oltre Atlantico, al centro dell’impero, questa necessità non era ben vista. Gli americani se ne fregavano delle necessità interne italiane, a loro interessava solo poter controllare attivamente un Paese ai confini con il nemico. Non volevano una commistione governativa con i comunisti italiani, in parte legati ancora all’Unione sovietica.

Neppure l’Urss vedeva di buon occhio che il Pci andasse al potere senza la rivoluzione classica.

Il risultato di questa rigida duplice impostazione fu che Moro doveva essere eliminato lasciando che l’Italia continuasse a sfasciarsi come regolarmente avvenne secondo le previsioni dello statista di Maglie, nel ’92 – ’93, gli anni della fine della Prima Repubblica.

Il Pci, diventato Pds, rischiava di vincere le elezioni nel 1994 in quanto il partito meno colpito dalla bufera di Tangentopoli.

I poteri forti non potevano permetterselo. Quindi presero la palla al balzo quando Silvio Berlusconi decise per motivi giudiziari e per salvare le sue aziende di scendere in politica.

La Mafia SpA fu costretta a venire allo scoperto fondando un nuovo partito, Forza Italia 1.0, con l’ausilio di Marcello Dell’Utri, il plenipotenziario che da anni reggeva gli interessi della Mafia SpA al Nord.

Questa soluzione piacque anche agli altri poteri forti del momento. Il Vaticano SpA, il sistema bancario, il sistema finanziario, la Massoneria e la Massoneria deviata di Licio Gelli. Oltre alla Confindustria dell’epoca, naturalmente.

Berlusconi giocò subito le sue carte, stabilendo un patto con la dirigenza dell’epoca del Pds, come denunciò Violante alla Camera nel febbraio 2003, e fece altrettanto nell’aprile scorso il senatore Luigi Saraceni, quando confermò l’ordine dall’alto per permettere a Berlusconi di candidarsi malgrado una legge del 1957 lo proibisse.

Quella scellerata combinazione è stata la causa della degenerazione finale del sistema Italia.

Ha scritto pancho nei post precedenti:

Alternative non ci sono se non quelle di adagiarsi a questa situazione ed aspettare che siano gli altri a trovare delle soluzioni e.... succeda quel che succeda aspettando che i piccoli Berlusconi crescano.

I piccoli Berlusconi sono già cresciuti e sono tra noi.

Il primo è Beppe Grillo che ha dato vita con Casaleggio ad un partito padronale in perfetto stile berlusconiano.

Sfruttando il malcontento popolare ha potuto raggiungere quasi un anno fa il 25 % dei consensi alla Camera.

Quello di Grillo è un Movimento dai difficili contorni.

Non è un partito classico che possa allearsi con altri per formare alleanze perché ritiene inaffidabili e corrotti i due maggiori partiti italiani. E su questo fatto che siano corrotti e inaffidabili ha perfettamente ragione.

Ha impostato di conseguenza il tutto in modo che sia solo lui a poter andare a governare da solo a furor di popolo.

In realtà questo è di difficile realizzazione perché il principale nemico del M5S è Grillo stesso.

A fatica, i suoi ragazzi, completamente digiuni di parlamentarismo, in questi otto mesi hanno cominciato a produrre.

Il battutista Renzie – Fonzie, ha più volte evidenziato che non devono andare sui tetti per protestare, ma rimanere nelle aule sottostanti per “fare”.

Le battute sceme rimangono tali qualunque le pronunci. Sul tetto i 5S ci erano saliti per protestare contro la modifica della Costituzione, e se questo non è avvenuto lo si deve in prevalenza a loro.

Se Berlusconi è fuori dal Parlamento dipende dalle loro iniziative. Come d’altra parte la marcia indietro di Enrico La Qualunque sugli affitti d’oro delle Camere.

Ma mentre i suoi cercano di darsi da fare, Beppe Grillo si comporta come Penelope. Disfa la tela che i suoi tessono in Parlamento.

In questo modo non potrà mai pretendere di avere la maggioranza dei voti anche in un’ipotetica Rivoluzione democratica.

Il secondo berluschino già cresciuto è Renzi.

Stamani, il Prof. Amadori ne ha tracciato un profilo preciso a Omnibus, da persona neutrale che legge i fatti.

Assolutamente da ascoltare per capire la situazione.

Punto
00:15:45
http://www.la7.tv/richplayer/index.html ... d=50384441


Tanto da far dire alla matura Alessandra Longo “……io spero che secondo lui(Amadori) non abbia ragione se no siamo messi male…….”

E si, siamo veramente messi male se un/a giornalista non riesce a capire queste cose elementari.

Renzi basa tutta la sua politica sulla contrapposizione, non un programma politico.

In pratica è l’avventuriero innamorato del potere fine a se stesso descritto di recente dal Prof. Sartori.

“A da passà a nuttata”, direbbe Eduardo.

Questa fase storica dell’ultimo ventennio prosegue con un nuovo tipo di berlusconismo.

Per una strana combinazione della storia a dominare la scena dopo l’8 dicembre sono tre diversamente berlusconiani.

Assistiamo alla lotta tra il progenitore del berlusconismo, l’unico il vero inconfondibile Berlusconi con due brutte copie.

Fino a quando non sarà finita questa fase storica non si potrà tornare alla “normalità.

Se dovessimo andare al voto si scontreranno sulla scena politica tre berluschini.

L’aspetto altamente drammatico, è che non ci sia una classe politica di riserva come si è verificato nel 1945.

Qui è come se tre Mussolini combattessero per il potere senza avere un ricambio della classe politica.

L’assoluta mancanza di una nuova classe dirigente di sinistra, che possa contrapporsi a questa lotta tra ducetti, rende tragica la situazione italiana ancora di più di quella greca.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 06/01/2014, 12:19
da paolo11
La forza di Renzi stà nell'avere avuto 3 milioni di consensi alle primarie in cui poteva votare chiunque del partito e non.
Ciao
Paolo11

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 06/01/2014, 12:26
da paolo11
CLAMOROSO!, la Serracchiani beccata dai 5 stelle mentre tenta di aumentarsi l’indennità
Elisabetta Batic sul Gazzettino: “Non è andato a buon fine il tentativo della maggioranza di centrosinistra in Consiglio regionale di aumentare l’indennità di trasferta e rimborso spese per le missioni della presidente della Regione Debora Serracchiani e della sua Giunta. Si trattava di un incremento di 30 mila euro inserito all’interno della Finanziaria 2014, al vaglio in questi giorni dell’Assemblea legislativa, ma stoppato di fatto da un emendamento del Movimento 5 Stelle.
Emendamento che proponeva di stornare i 30mila euro in questione per farli confluire nel Fondo per lo sviluppo destinato alle piccole e medie imprese che i grillini già da mesi alimentano rinunciando a parte dei loro stipendi. Vuoi per mancanza di attenzione o per una lettura troppo frettolosa dell’emendamento è stata votata dai 5 grillini proponenti mentre l’astensione del centrosinistra ha permesso al M5S di fare goal col blitz di Elena Bianchi, Cristian Sergo, Ilaria Dal Zovo, Eleonora Frattolin e Andrea Ussai.
«Sai com’è – commenta la consigliera Frattolin – ora che la presidente è così impegnata a Roma …». Impossibile, infatti, non rilevare che il tentativo di aumentare l’indennità di trasferta della presidente arriva all’indomani del suo nuovo incarico all’interno della segreteria nazionale del Pd al fianco di Matteo Renzi.”

Credits: http://ilgazzettino.it/articolo.php?id=404034
http://www.laretenonperdona.it/2013/12/ ... indennita/
...................................

Ciao
Paolo11

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 06/01/2014, 17:44
da camillobenso
Sfascisti 188

2014 a schede



Scheda – 17 – Le talpe e la meta. (Favola italiana del Terzo millennio)

17 – 1 - 6 gennaio 2014


http://www.youtube.com/watch?v=zpYjZPRH_ac


I forconi, le piazze, i suicidi. Le affinità con una crisi (greca) già consumata. E irrisolta
Gli stessi fatti accaduti ad Atene si concretizzano due anni dopo anche nel Belpaese, sotto il comune denominatore di una congiuntura economica negativa che sta spazzando via tutto, dall'impresa privata al ceto medio
di Francesco De Palo | 5 gennaio 2014

Una faccia, una razza: protesta dei forconi, strade e ferroviarie bloccate, studenti in piazza, suicidi da crisi e tentativi di darsi fuoco, memorandum imposti o minacciati, con l’ombra della troika a supervisionare il tutto. Sono i punti di contatto tra l’Italia e la Grecia, con gli stessi fatti accaduti ad Atene a partire dal 2011 e che, due anni dopo si concretizzano anche nel Belpaese sotto il comune denominatore di una crisi sistemica che sta spazzando via tutto: dall’impresa privata al ceto medio, dalla sovranità nazionale alla fiducia nella politica che si dice alta e democratica.
E con all’orizzonte un futuro tetro e incerto.

L’annus horribilis 2011 in Grecia si aprì con due giornate di sciopero generale promosso dai principali sindacati del Paese contro il piano di tagli presentato dal governo, allora presieduto dal socialista Giorgios Papandreou, su “consiglio” di Bce, Ue Fmi. La troika, scoperto il buco nero nelle finanze del Paese, inviò ad Atene i propri emissari con la lista dei compiti a casa. Austerità solo per impiegati, lavoratori privati, studenti e cittadini con un piano-licenziamento di 150mila dipendenti pubblici, blocco dei contratti collettivi, riduzione del 20% a stipendi, indennità e pensioni, iva al 23%, ma nessun taglio per benefit e prerogative della casta.

Erano i giorni in cui una folla oceanica invadeva la centralissima piazza Syntagma di fronte a quel Parlamento che, un anno dopo, avrebbe votato (senza leggerlo) il memorandum da trecento pagine imposto ad Atene dalla troika. La cui prima tranche di prestiti da 250 miliardi di euro finì per l’80% nelle tasche delle banche e solo le briciole nelle casse delle amministrazioni locali. Diseguaglianze praticate anche in Italia e che presto potrebbero dare gli stessi esiti della Grecia se la spending review avviata dall’ex premierMario Monti e proseguita in queste settimane da Carlo Cottarelli taglierà servizi e diritti, senza andare a intaccare anche i privilegi.

Come? Con provvedimenti di solo rigore tout court che non immettono risorse per la ripresa; con le imprese sempre in difficoltà nell’accesso al credito; con il pasticcio dell’Imu che costringe gli enti locali ad aumentare le imposte come spazzatura e Irpef regionale; con aumenti a raffica dalle marche da bollo alle spese per avviare una causa civile. Mentre, ad esempio, i cda delle municipalizzate continuano a distribuiregettoni e consulenze.

Agorà e forconi
La benzina verde schizzata a due euro al litro provocò in Grecia la dura reazione degli autotrasportatorie del personale in servizio sui traghetti. La grande arteria autostradale Atene-Salonicco, ultimata in occasione delle Olimpiadi del 2004 – costata tre volte la cifra prevista e unico collegamento tra il sud e il nord del Paese – viene bloccata nel 2011 a più riprese da camion e cortei: con il risultato di paralizzare uno Stato intero. Gli allevatori riversano il loro latte sulle corsie, al pari dei coltivatori diretti che, soffocati da margini di guadagno ormai inesistenti, scaricano nel centro di Atene tonnellate di arance. Ma come, si chiedevano gli agricoltori giunti nella Capitale da tutta la Grecia, “il paese abbonda di frutta e verdura e noi la importiamo dal Sud America?”.

Al pari di ciò che è accaduto recentemente in Italia - con i Forconi a bloccare stazioni ferroviarie e svincoli autostradali, inneggiando al “Made in Italy” sbeffeggiato da politiche miopi – anche in quella circostanza, all’iniziale protesta di specifiche categorie produttive, (autotrasportatori, portuali e coltivatori), si sommano le voci indignate di greci comuni. Come gli studenti universitari “paralizzati” da mesi di proteste dei Rettori per i tagli annunciati con la conseguenza di perdere alcuni semestri. O liberi professionisti vessati da nuovi balzelli (ce n’è anche uno sulle auto a metano, mentre nel resto d’Europa si incentivano le auto verdi) che diedero vita al movimento associativo “Den plirono” (letteralmente “non pago”, ossia persone che si presentavano ai caselli autostradali o nei grandi ipermercati e andavano via senza pagare).

Altra e diversa reazione venne, da un lato, dal Movimento Pente Drachmì, sulla falsariga dei Cinque Stelledi Grillo, e dall’altro dal partito neonazista di Alba dorata, che alle scorse elezioni ha fatto ingresso in Parlamento dopo 40 anni di embargo e che in questi primi veni mesi di vita parlamentare si è caratterizzato per aggressioni a immigrati, proposte xenofobe e razziste, negazionismo. Con un’inchiesta penale per riciclaggio di denaro, estorsione e tentativo di colpo di Stato a carico dei suoi dirigenti.
Scontri e sangue

Ma lo scontro-simbolo della protesta ellenica si concretizza nel lancio di yogurt contro il Parlamento, a cui prende parte anche il celebre compositore Mikis Theodorakis. Il motivo? Non solo l’austerità imposta per legge ai cittadini da un soggetto estraneo alla democrazia del Paese, la troika, ma soprattutto l’ipocrisia di un’intera classe politica che, nonostante fosse stata essa stessa causa della voragine finanziaria, in quei giorni aveva l’ardire di proclamarsi “salvatrice della Grecia”. Slogan e promesse a cui si assiste anche in Italia.

Prendono così l’avvio, da quella considerazione, anche una lunga scia di scontri tra manifestanti e forze di polizia, culminati nell’assedio al Parlamento in occasione della visita della cancelliera Merkel ad Atene nell’ottobre del 2012, passando per la protesta di tutte le categorie professionali. In Italia si ricorda la grande manifestazione studentesca del novembre 2012, con l’allora premier Monti che poche ore prima al Financial Times Summit for Italy si era vantato di non aver subito contestazioni per l’austerità imposta dal suo governo.

E ancora, crisi in Grecia fa rima con suicidi: più di duemila gli imprenditori strozzati dai debiti, impiegati che avevano perso tutto. Due i casi più significativi. Un imprenditore di Salonicco nel 2012 si diede fuoco nel centro cittadino per i troppi debiti a cui non riusciva più a far fronte. E un anziano farmacista ateniese decide di farla finita a pochi passi dal Parlamento, sparandosi un colpo di fucile. Insomma, tutte affinità con una crisi (greca) già consumata (e abbondantemente irrisolta) in cui il Belpaese si sta specchiando.
twitter@FDepalo

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01 ... ta/830349/

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 06/01/2014, 18:16
da camillobenso
Sfascisti 189

2014 a schede


Scheda – 18 – Il commercio

18 – 1 – 6 gennaio 2014


“Voi la ripresa non la vedete ancora perché è macroeconomica,….ma c’è.”
(Enrico Letta – La Qualunque – Premier italiano)

“Noi rispondiamo agli elettori del Pd, non alle sue correnti".
(Matteo Renzi)

Conteremo i giorni in cui verrà data risposta ai problemi del commercio.

http://www.youtube.com/watch?v=qZqB2CczTes


Video con interviste
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/01/ ... ia/259968/

Saldi a Roma, i negozianti: “Crisi nera, meglio chiudere e lasciare l’Italia”
Partenza sottotono per i saldi invernali. I commercianti della Capitale lamentano un andamento in negativo rispetto allo scorso anno. “Poca affluenza e shopping all’osso”, è l’opinione diffusa nel centrale quartiere Trieste. “Oltre ai saldi sono in liquidazione totale, ma comunque si vende poco – spiega il titolare di un negozio di abbigliamento –chiudo l’attività perchè non riesco più a pagare l’affitto”. Stesso copione poco più avanti: “Non guadagno più niente. Basta con l’Italia, vendo il negozio e parto per laCosta Rica. Tasse troppo alte, nessuna aiuto per le piccole imprese e una crisi nera”. “Ci mancava solo l’aumento dell’Iva“, è lo sfogo di un altro commerciante. E se i prezzi salgono la situazione non migliora. A parte qualcuno che saluta con soddisfazione il primo giorno di saldi, anche in Via Po, una delle vie storiche dello shopping di qualità diRoma, i commercianti sono delusi. “Nonostante lavoriamo con una clientela medio – alta, soffriamo la crisi anche noi” di Annalisa Ausilio
5 gennaio 2014


NB.

Sono aumentati i costi delle autostrade. Quei costi si riverseranno sul prodotto finale.

E i consumi diminuiranno.


Un regalino di zio Enrico agli amici Benetton.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 06/01/2014, 19:14
da camillobenso
Sfascisti 190

2014 a schede


Scheda – 16 – Ghe pensi mi 2.0

16 – 4 - 6 gennaio 2014




Immagine
Immagine


06 GEN 2014 16:32
1. PER “CHI” È L’ASSIST DELLE DIMISSIONI DI FASSINA? IL VICEMINISTRO BERSANIANO PENSAVA DI COLPIRE RENZI E INVECE IL SUO ADDIO ACCELERA LA FINE DEL GOVERNINO LETTA! -

2. IL ROTTAMATORE NON SOLO NON HA ARRETRATO, MA HA RINCARATO LA DOSE E SE NON CI FOSSE STATO IL TRISTE MALORE DI BERSANI AVREBBE ANCHE RADDOPPIATO LA DOSE -

3. ALTRO CHE STABILITÀ, IL GOVERNO HA GIÀ PERSO DUE VICEMINISTRI E CINQUE SOTTOSEGRETARI. LETTA-ALFANO SCOPRONO L’ACQUA CALDA: “RENZI VUOLE ANDARE AL VOTO!” -

4. ECCO COME IL DUO EX-DC, MOLLATO ANCHE DA NAPOLITANO, SPERA DI RIMANERE ASSERRAGLIATO A PALAZZO CHIGI: RITARDANDO LA NUOVA LEGGE ELETTORALE E OFFRENDO PIÙ POLTRONE AL PD. MA CHE SE NE FA RENZI DEI MINISTRI DI UN GOVERNO MORIBONDO? -

5. LE DIMISSIONI “IRREVOCABILI” DEL SOTTOSEGRETARIO FASSINA? VALIDE SOLO PER LA STAMPA E PER POLEMIZZARE CON RENZI: NEI SITI UFFICIALI DEL GOVERNO NON ESISTONO -




1. DAGOREPORT - LE DIMISSIONI "IRREVOCABILI" DI FASSINA? PER I SITI UFFICIALI NON ESISTONO
Ma le dimissioni di Stefano Fassina, comunicate urbi et orbi lo scorso sabato pomeriggio, non erano "irrevocabili" e immediate? Il viceministro all'Economia ha fatto sapere di averle rassegnate al premier Enrico Letta, però stando ai siti ufficiali del governo ancora non risultano.

Basta andare sulle pagine dedicate alla composizione governativa sul portale di Palazzo Chigi "Governo.it" (http://governo.it/Governo/Ministeri/ministri_gov.html) e sul sito del ministero dell'Economia e Finanze (http://www.tesoro.it/ministero/viceministri/) per vedere che Fassina figura ancora come viceministro di Fabrizio Saccomanni. Insomma, "dimissioni irrevocabili" solo per la stampa. A quarantotto ore dall'annuncio, non c'è ancora nessuna presa d'atto ufficiale.

2. LA STRATEGIA DI RENZI PER DEMOLIRE LETTA
Emiliano Liuzzi per "Il Fatto Quotidiano"

Lasciato sul campo il viceministro dell'Economia, Stefano Fassina, si apre un'altra settimana decisiva nella guerra di nervi e muscoli tra Matteo Renzi ed Enrico Letta. Una settimana cruciale e che porta il nome più complesso da pronunciare: legge elettorale. Letta si sposta nell'equilibrismo, Renzi scalcia.

Il primo ci vuole arrivare con un percorso che sia attento ai pesi interni alla maggioranza e alle parole del capo dello Stato, il segretario invece smania e incontrerà tutti i segretari di partito. "Questa è la mia idea, a chi sta bene la porta è aperta, parlo con tutti". Appello rivolto chiaramente a Silvio Berlusconi e a Beppe Grillo.

Un percorso che non prevede scorciatoie. E soprattutto non prevede accordi: Letta e Renzi si parleranno, ma in settimana potrebbero tornare a scontrarsi. Anche perché la strategia del segretario, per chi ancora non ce l'avesse presente, è chiara: dare modo al governo di autodemolirsi. Il primo obiettivo raggiunto è Fassina con il quale è bastato un Fassina chi? per aprire una voragine.

Un pesce piccolo, ma non troppo nella galassia governativa, visto che l'esecutivo è un puzzle molto delicato e appoggiato su una superficie tutt'altro che stabile. E tutti gli uomini dei presidenti, intesi come Letta e Napolitano, hanno pregato Fassina perché non lasciasse.

Lo ha fatto Letta stesso, in primis, e poi il ministro della Difesa Mario Mauro. Ma niente. "Irrevocabile", ha risposto il vice ministro dell'economia che, con ogni probabilità non verrà sostituito. Ma è solo il primo, sicuramente alla nuova segretaria rottamatrice non piacciono né Flavio Zanonato ora all'economia né Mauro.

Renzi, nella mattinata di ieri, ha fatto tutt'altro che il pompiere. Ha risposto a Fassina perché Letta leggesse bene via Facebook: "Meno di un mese fa tre milioni di italiani hanno chiesto al Pd coraggio, decisione, scelte forti", scrive il segretario. "Noi rispondiamo agli elettori del Pd, non alle sue correnti.

=================================================================
Se il viceministro all'Economia - in questi tempi di crisi - si dimette per una battuta, mi dispiace per lui. Io le battute continuo a farle, non diventerò un grigio burocrate.

Se si dimette per motivi politici, grande rispetto: ce li spiegherà lui nel dettaglio alla direzione già convocata per il prossimo 16 gennaio, raccontandoci cosa pensa del governo, cosa pensa di aver fatto, dove pensa di aver fallito".
=================================================================

Niente mezze misure. Nessuna voglia di insistere su una battaglia vinta, perché alla fine le dimissioni di Fassina questo sono per Renzi: un modo per far sentire a Letta che il tempo è quasi scaduto, che lui non ci sta a fare il segretario di facciata, che si aspetta una nuova legge per andare a votare in tempi assolutamente brevi.

Chi crede che sia accontenti di un cambio di persone, magari con un ministero di rilievo per Graziano Delrio, ha già una risposta: "Il rimpasto non è una priorità per il governo né tantomeno per il Partito democratico, perché la preoccupazione del Pd sono gli italiani che non hanno un posto di lavoro, non i politici che si preoccupano di quale poltrona possa cambiare. Sono i problemi dell'Italia che interessano al mio Pd, non i problemi autoreferenziali del gruppo dirigente".

Parole definitive, in un certo senso. Che non allargano lo scenario, ma lo costringono a una strada sola.
Il pianeta Letta, per il momento, ha scelto la via del silenzio. Ha parlato Mauro nell'insolita veste di portavoce di Palazzo Chigi: "Non è vero che il segretario del Pd sia disposto ad accordarsi anche con il diavolo pur di avere una nuova legge sul sistema di voto. Lui è disposto ad accordarsi anche con il diavolo pur di avere una nuova campagna elettorale. Vuole la testa di Letta".

Altra voce, sempre nella mattinata di ieri, è stata quella di Pippo Civati che ha accusato il vecchio compagno di rottamazione di eccesso di supponenza e non ha risparmiato critiche a Fassina. Un colpo a destra e uno a manca, in attesa di vedere come andrà a finire.

3. I NUOVI SOSPETTI DI LETTA E ALFANO: "RENZI CI VUOLE PORTARE AL VOTO"(Gli amici pane & volpe)

Tommaso Ciriaco per "La Repubblica"

Angelino Alfano riunirà i vertici del Nuovo centrodestra già domani. Ai ministri c'è da trasmettere un allarme:

=================================================================
«L'hanno capito anche i muri che Matteo Renzi vuole tornare a votare. Dobbiamo evitare che accada».
=================================================================


Nelle stesse ore Enrico Letta, che condivide le stesse angosce del vicepremier, inizierà a consultare i big della maggioranza. Vuole siglare al più presto un patto di coalizione convincente, aggirando il tornado renziano. Pur ostentando in pubblico cauto ottimismo, anche il premier teme che l'escalation in atto possa riavvicinare il voto: «Il governo andrà avanti. Ma andrà avanti, come ho già detto, a patto che sia messo in condizione di operare».

Certo, con Pierluigi Bersani in sala operatoria tutto resta doverosamente sospeso. In giornata Letta potrebbe recarsi a Parma dall'ex segretario democratico. E almeno per un giorno appaiono congelate le accuse feroci per le dimissioni di Stefano Fassina, il ping pong polemico sui diritti civili e la trattativa sul rimpasto. Una tregua reale, ma a termine, perché i tempi stretti impongono scelte nette.

Lo spettro aleggia dalla sera dell'otto dicembre. Troppo sbilanciato il risultato delle primarie democratiche per non provocare uno smottamento. I cinque ministri del Nuovo centrodestra, che più di tutti hanno investito sulla stabilità dell'esecutivo, sono in contatto costante. In apprensione per l'effetto Renzi. La più giovane, Beatrice Lorenzin, lo va ripetendo dal minuto dopo le primarie del Pd: «È chiaro che Renzi proverà fino alla fine a tornare al voto. La partita è tutta qui».

Eppure, il tempo sembra giocare a favore dell'ala governista. La finestra elettorale che consente di votare insieme alle Europee si chiuderà intorno al 25 marzo. E dopo il Porcellum manca ancora una nuova legge. Impensabile tornare dagli elettori con un proporzionale puro - il prodotto della sentenza della Consulta - che a tutti appare garanzia certa di nuove larghe intese. Nonostante gli spazi ristretti, a Palazzo Chigi continuano a valutare comunque lo scenario peggiore, il timing di una crisi improbabile ma ancora possibile.

La fine anticipata della legislatura dovrebbe consumarsi quasi in parallelo a un'approvazione della riforma elettorale a tappe forzate. Stando alla "scaletta" annunciata da Renzi, il nuovo modello otterrà il via libera in commissione alla Camera entro fine gennaio e l'ok dell'Aula entro il dieci febbraio.

Occorrerebbe poi chiudere l'esame in commissione del Senato a inizio marzo e approvare infine la legge in Aula entro il dieci marzo. Tutto d'un fiato, quindi, verso nuove elezioni. Una missione complicata, così almeno la giudicano anche i renziani più "duri": «Magari si potesse - ripetono da giorni - ma i tempi sono quasi impossibili».

Nell'attesa che si chiuda la finestra elettorale, Letta lavora per ritrovare la rotta di una navigazione diventata nelle ultime ore assai perigliosa. A Roma alla vigilia della Befana, il premier ha riunito alcuni suoi consiglieri per tracciare una prima bozza del patto di coalizione.

L'obiettivo è fare la sintesi delle idee della maggioranza. Scelta civica ha già recapitato le proprie proposte a Chigi, il Nuovo centrodestra si appresta a farlo. Dovrà fonderle con i desiderata del Pd, destinati a diventare ufficiali in occasione della direzione nazionale del partito. Solo allora il lavoro potrà dirsi completo.

L'agenda 2014 sarà discussa a partire dal sette gennaio. Sono in programma bilaterali tra Letta e le singole forze politiche, rappresentate da segretari e capigruppo. Il patto al quale si lavora conterrà di certo proposte sul lavoro, la sicurezza, le risorse ai comuni,le riforme costituzionali. E se dovesse allentarsi la tensione sui diritti civili, Letta potrebbe includere anche la regolamentazione delle unioni civili. In formato light e mettendo sul piatto, in una sorta di bilancia tutta politica, nuovi fondi per la famiglia.

La partita elettorale, è noto, sarà gestita in prima persona da Renzi. Al premier tocca intanto sbrogliare definitivamente il caso Fassina. Tenterà ancora di convincerlo a restare al suo posto, sondando fino all'ultimo quanto davvero irrevocabile sia il passo indietro del viceministro. Una defezione vissuta a Palazzo Chigi come destabilizzante e che ha messo in allarme anche il Colle.

Poi sarà il momento del rimpasto. Ancora ieri il segretario dem ha giurato di non essere interessato alle «poltrone». Letta ufficialmente non lo contraddice: «Il problema non è la squadra - ripete - ma le cose da fare assieme». Eppure, il presidente del Consiglio tornerà ad offrirgli l'upgrade dell'unico ministro renziano, Graziano Delrio. La mossa più efficace per "responsabilizzare" il leader dem.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 06/01/2014, 19:58
da paolo11
Basta fare due cose legge elettorale e togliere il Senato,con riduzione dei parlamentari alla camera.
Poi si vada a votare.Se non fate questo verrete davvero spazzati via.Ormai siamo stanchi dei giochetti di questa gente.
Ciao
Paolo11

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 06/01/2014, 20:23
da camillobenso
In risposta @pancho

La domanda allora che dovremmo porci potrebbe essere proprio quella su qui e' stato gia' aperto un tema:Come venirne fuori?
Su questo tema dovrei spostarmi nell'altro ma visto che sono qui e per non interrompere il discorso, qui proseguo.


A questa domanda pertinente si potrebbe ipotizzare:

1- O far scoppiare il sistema come ha detto lo stesso Pintor e poi ricominciare

Se porti un pò di pazienza questa azione è già in corso.

Con i suoi rallentamenti Enrico l'imbalsamatore sta affondando l'economia.

Mentre Matteo il demolitore invece c'ha una voglia matta di accelerare la distruzione perché vuole andare ad elezioni. Ha scritto stamani

Tommaso Ciriaco per "La Repubblica"

Angelino Alfano riunirà i vertici del Nuovo centrodestra già domani. Ai ministri c'è da trasmettere un allarme
:

=====================================================================
«L'hanno capito anche i muri che Matteo Renzi vuole tornare a votare. Dobbiamo evitare che accada».
=====================================================================

Se si va ad elezioni, per la prima volta in Italia si troveranno a combattere i tre super piazzisti tricolori: Berlusconi, Grillo, Renzi.

Sai che scelta per le sorti del Paese.

Chiunque vinca affonderà definitivamente il Paese. Poi, come dici tu, si ricomincerà da capo. In quali condizioni non sò dirtelo. Rifaremo il film : "Ladri di biciclette II"



2- O adottare il sistema dei piccoli passi e quindi far pulizia di questo marciume anche con chi potrebbe avere obiettivi diversi dai nostri. Anche se i dubbi non sono tanti ma tantissimi(http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01 ... ga/830042/)

Antonio Albanese e Beppe Severgnini hanno lanciato un appello sabato scorso dalla Gruber affinché si tagli la burocrazia per far aprire rapidamente alcune attività produttive che ragazzi volenterosi vorrebbero iniziare.

Almeno Albanese e Severgnini hanno dimostrato buona volontà, ma non comprendo come un giornalista come Severgnini ignori la realtà.

Da almeno una decina d'anni i cinesi aprono attività con tempi zero per quanto riguarda la burocrazia.

Se un cinese viene nel tuo negozio per acquistare l'attività non fa grandi storie sul prezzo. Ad accordo avvenuto deposita a destra l'importo in contanti,....mentre a sinistra deposita il pacco di autorizzazione per iniziare all'istante l'attività.

A te non rimane che raccattare le tue cose personali ed andare in banca a depositare i contanti.

Sono dei maghi i cinesi??? Non credo. Usano sempre lo stesso unguento che apre tutte le porte.

Ti puoi immaginare cosa succede man mano si sale la scala sociale.

Se hai un filo diretto con il Padreterno, se hai il numero del Suo cellulare, prova a chiederGli se può mandare un secondo piccolo diluvio universale solo sullo Stivalone.

Si perde meno tempo a risolvere questo tipo di problemi.



3- O ritornare ai vecchi tempi in cui, pur essendo all'opposizione, siamo riusciti con le lotte a conquistarci quei diritti che ora pian piano se li stanno riprendendo con troppa facilita' poiché e' lo stesso sistema che non permette di fare altrimenti. Quindi, lotta dura senza paura e infischiarsene se poi qualcuno ci fara' passare per populisti o rivoluzionari. Dovremmo aspettare le direttive della EU?

E' giusto fare riferimento di tornare all'opposizione, ma quegli uomini di un tempo non ci sono più.

Noi abbiamo il ricordo di un periodo durato mezzo secolo in cui abbiamo ottenuto molto di più all'opposizione di quando siamo andati al governo.

Stando all'opposizione si sono acquisiti una serie di diritti. In questi ultimi anni li abbiamo persi tutti.

Quando senti da queste parti che assumono ragazzi o senza lavoro cronici a 3 euro l'ora, prendere o lasciare ( da Farinetti a 8 euro ora è da nababbi), ti viene voglia di resuscitare Pajetta.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 06/01/2014, 20:25
da camillobenso
paolo11 ha scritto:Basta fare due cose legge elettorale e togliere il Senato,con riduzione dei parlamentari alla camera.
Poi si vada a votare.Se non fate questo verrete davvero spazzati via.Ormai siamo stanchi dei giochetti di questa gente.
Ciao
Paolo11

Caro Paolino, sei proprio convinto che ci voglia la legge elettorale???