Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Il declino del ceto medio, in Italia, definisce — e impone — una questione “nazionale” che nessuna riforma elettorale potrà risolvere.
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Scheda – 29 - Costume & Società

29 – 1 – 3 febbraio 2014



La fine dell’Italia del ceto medio la piccola borghesia si sente povera
(ILVO DIAMANTI).
03/02/2014 di triskel182


Immagine


Così la crisi ha fatto inceppare l’ascensore sociale
Mappe.

DALLE grandi fabbriche delle metropoli del Nord si è spostato nelle piccole aziende del Nordest — e dell’Italia centrale. Giuseppe De Rita, con il suo linguaggio immaginifico, negli anni Novanta, aveva definito questa tendenza: “cetomedizzazione”.

Un processo antropologico, oltre (e più) che socioeconomico.

Si spiega attraverso «l’innalzamento di coloro i quali erano alla base della piramide e lo scivolamento di una parte della vecchia elite».

In altri termini, a partire dagli anni Ottanta, si è assistito al declino della borghesia urbana e industriale, peraltro, in Italia, tradizionalmente debole.

E al parallelo affermarsi di una piccola borghesia, diffusa nel mondo delle piccole imprese e del lavoro autonomo.

Distante e ostile rispetto allo Stato e alla politica.

Educata ai valori della competizione individuale e, meglio ancora, dell’individualismo possessivo, per citare Macpherson.

Questa realtà socio-economica si è trovata, a lungo, sprovvista di rappresentanza.

Non gliela potevano, certamente, dare i partiti di massa della Prima Repubblica, DC e PCI.

Integrati nello Stato e nel sistema pubblico.

Nelle reti comunitarie del territorio. Nel sistema assistenziale.

La “cetomedizzazione” ha, invece, trovato risposta dapprima nella Lega Nord.

Nata e cresciuta, appunto, lungo la linea pedemontana, dove, fin dagli anni Ottanta, si è affermato lo sviluppo di piccola impresa.

Sul solco della Lega e nel vuoto di rappresentanza lasciato dai partiti della Prima Repubblica si è proiettato, Silvio Berlusconi.

Che ha offerto ai ceti-medi: volto, linguaggio. Identità.

Berlusconi: l’Imprenditore in politica. Che fa politica.

Al posto dei politici di professione.

Contro di loro.

Trasforma la politica in marketing.

Il partito in impresa.

La propria impresa in partito.

Berlusconi: ha dato rappresentanza alla neo-borghesia, con basi e radici nel Lombardo-Veneto.

Condividendo la “missione” della Lega.

Anche se, alla fine, ha garantito soprattutto se stesso e i propri interessi.

Berlusconi: ha trasformato il ceto medio nella “società media”, il “pubblico” con cui comunicare e a cui fornire identità attraverso i media.

Mentre gran parte degli italiani confluiva nell’ampio e indistinto bacino dei “ceti medi”.

Ancora nel 2006 quasi il 60% della popolazione (indagine Demos-Coop) si auto-collocava tra i ceti medi.

Il 28% nelle classi popolari (i ceti medio-bassi).

Il 12% nelle classi più elevate.

L’Italia media aveva radici profonde impiantate nel Nord e basi solide tra i lavoratori autonomi e i liberi professionisti (questi ultimi, però, posizionati più in alto).

Anche il 60% degli operai, allora, si sentiva “ceto medio”.

Poi è arrivata la crisi.

Economica e politica.

Ha scosso, con violenza, le basi del ceto medio.

Ne ha indebolito la condizione e, al tempo stesso, il sentimento, l’auto-considerazione.

Ne ha accentuato il senso di vulnerabilità.

Lo stesso, d’altronde, è avvenuto altrove.

Anche negli USA, come mostrano le indagini di PEW Research Center, la quota di coloro che si identificano
fra i ceti medi dal 53% nel 2008 cala al 44% nel 2014.

Poco più di quanti si (auto) posizionano nei ceti più bassi: 40%.

Quasi il doppio rispetto al 2008.

Anche e forse soprattutto per questo motivo Obama ha promosso il suo piano di incentivi all’occupazione e all’economia.

Tra cui l’innalzamento delle retribuzioni minime di alcune categorie di dipendenti federali.

Per alimentare i consumi, ma anche per contrastare il senso di deprivazione relativa che spinge verso il basso le aspettative di mobilità sociale.

In Italia, però, questo processo è avvenuto in modo molto più rapido e sostanziale.

L’ascensore sociale, in pochi anni, si è inceppato.

E oggi la maggioranza assoluta degli italiani ritiene di essere discesa ai piani più bassi della gerarchia sociale (Sondaggio Demos- Fond. Unipolis).

Coloro che si sentono “ceti medi” sono, infatti, una minoranza, per quanto ampia.

Poco più del 40%. Così, l’Italia non è più cetomedizzata.

È un Paese dove le distanze sociali appaiono in rapida crescita.

Tanto che l’85% della popolazione (sondaggio
Demos-Fond. Unipolis) oggi ritiene che “le differenze fra chi ha poco e molto siano aumentate”.

Non è un caso che questa dinamica abbia coinvolto, in modo particolarmente intenso, le basi e il terreno originario della neoborghesia.

I lavoratori autonomi: meno del 40% di essi si considera “ceto medio”.

Oltre il 50%, invece, si percepisce di classe medio-bassa.

La stesse misure si osservano nel Nord.

La cui distanza sociale, rispetto al Mezzogiorno, sotto questo profilo, appare molto ridotta.

Anzi, il peso di coloro che si auto-posizionano in fondo alla scala sociale, nel Nordest (55%) — “patria” della neo-borghesia autonoma — è superiore rispetto al Sud (53%).

Gli operai, infine, sono tornati al loro posto.

In fondo alla scala sociale (63%).

È il declino dell’Italia media e cetomedizzata.

Segna il brusco risveglio dal “sogno italiano” interpretato dal berlusconismo.

Poter diventare tutti padroni (almeno, di se stessi).

Ciascuno nel proprio piccolo (o nel proprio grande).

Mentre le questioni territoriali sembrano svanire.

E si sente parlare sempre meno della Questione Settentrionale, ma anche di quella Meridionale.

Così, per la prima volta nella storia della Repubblica, si afferma una forza politica, i cui consensi sono distribuiti in modo omogeneo in tutto il territorio italiano.

Alimentati e unificati dalla sfiducia verso lo Stato e verso la politica.

E dalla delusione sociale.

Non è un caso che, tra le principali forze politiche, il M5s sia quella dove si osserva la maggiore quota di elettori che si identificano con i ceti più bassi (quasi il 60%) e, per contro, la minore quota di chi si sente ceto medio (39%).

Il declino del ceto medio lascia un Paese senza sogni, incapace di sognare.

Dove le distanze sociali hanno ripreso a crescere, mentre il territorio affonda nelle nebbie. Soprattutto il Nordest, capitale della neoborghesia autonoma.

Il declino del ceto medio, in Italia, definisce — e impone — una questione “nazionale” che nessuna riforma elettorale potrà risolvere.

Da La Repubblica del 03/02/2014.
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Scheda – 20 – La corruzione


20 – 2 – 3 febbraio 2014



IL REPORT
Bruxelles all’Italia: «Norme anticorruzione insufficienti, e basta leggi ad personam»
Report della Commissione sulla corruzione in Europa: «Quella italiana vale 60 miliardi, la metà del totale europeo»

La nuova legge italiana contro la corruzione «lascia irrisolti» vari problemi, secondo la Commissione dell’Unione europea, perché «non modifica la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio e il riciclaggio e non introduce reati per il voto di scambio».

METÀ DI QUELLA UE - L’Ue ricorda nel suo report sulla corruzione in Europa, il primo in materia, che per l’Italia questa ha un valore di circa 60 miliardi l’anno, pari a circa il 4% del Pil. C’è da mettere mano, anche, al conflitto d’interesse, sottolinea ancora Bruxelles.

Quei 60 miliardi sono la metà di quello che l’economia europea perde annualmente per casi di corruzione, ovvero 120 miliardi.

Gli Stati membri della Ue,hanno ottenuto «risultati differenti e devono fare di più per prevenire e punire la corruzione». Lo ha spiegato, presentando il report, Cecilia Malmstrom,commissaria agli Affari Interni.

TUTELA DEL DIPENDENTE - Tornando all’Italia, la Commissione ritiene inoltre necessario il varo di disposizioni adeguate in materia di «corruzione nel settore privato e sulla tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti».

LEGGI AD PERSONAM OSTACOLO AI PROCESSI - La Commissione suggerisce inoltre all’Italia di «bloccare l’adozione di leggi ad personam» dal lodo Alfano alla ex Cirielli, dalla depenalizzazione del falso in bilancio al legittimo impedimento, queste sono state «più volte» d’ostacolo per «i tentativi» di darsi norme per garantire processi efficaci.

LA PRESCRIZIONE - Un altra piaga «particolarmente seria per la lotta alla corruzione in Italia», rileva ancora Bruxelles, è la prescrizione perché termini, regole e metodi di calcolo, sommati alla lunghezza dei processi, «determinano l’estinzione di un gran numero di procedimenti».

Come esempio si indica (pur senza fare nomi) il processo Mills, con l’ex premier Berlusconi prosciolto «per scadenza dei termini di prescrizione».

IL CASO COSENTINO - La Commissione inoltre sottolinea: «In Italia i legami tra politici, criminalità organizzata e imprese, e lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono tra gli aspetti più preoccupanti, come testimonia l’alto numero di indagini per corruzione».

L’accento si pone anche sui consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose, ma anche sul caso di «un parlamentare indagato per collusione con il clan camorristico dei Casalesi», riferimento diretto al caso di Nicola Cosentino, sempre senza farne il nome .

I NUMERI DEL FENOMENO - La relazione evidenzia poi i numeri di questo fenomeno sottolineando come solo nel 2012 siano scattate indagini penali e ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti politici locali in circa metà delle 20 Regioni italiane, sono stati sciolti 201 consigli municipali, di cui 28 dal 2010 per presunte infiltrazioni criminali e più di 30 deputati della precedente legislatura sono stati indagati per reati collegati a corruzione o finanziamento illecito ai partiti.

03 febbraio 2014
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Redazione Online

http://www.corriere.it/politica/14_febb ... 5e21.shtml
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Scheda – 20 – La corruzione


20 – 3 – 3 febbraio 2014


http://www.youtube.com/watch?v=4UV6HVMRmdk


Corruzione, l’Ue ci bacchetta. Ma il dato ormai è cronico
di Sonia Alfano | 3 febbraio 2014Commenti (10)


La stampa italiana definisce “impietoso” il report della Commissione Ue sulla corruzione: 60 miliardi di euro l’anno il “costo” per i cittadini italiani (120 miliardi per l’intera Unione). Nulla di nuovo sotto il sole. Questa cifra, a mio modo di vedere sottostimata, è oramai un dato “cronico”.

La corruzione sistemica nel settore pubblico rappresenta uno dei principali ostacoli all’efficienza, agli investimenti esteri diretti e all’innovazione, impedendo il corretto funzionamento dell’unione monetaria. Ecco perché l’Euro non può funzionare: perché i sistemi criminali hanno potuto agire liberamente, in mancanza di un quadro normativo europeo.

Per questo, fin dall’inizio del mio mandato parlamentare, ho insistito affinché si disegnasse un piano d’azione europeo, efficace e concreto. Lo abbiamo fatto, con la Commissione Crim (che ho presieduto per il suo intero mandato).

La Crim ha elaborato un testo di fondamentale importanza (approvato lo scorso 23 ottobre dalla plenaria del Parlamento Europeo), dando un fortissimo atto di indirizzo politico, nel quale ha ad esempio riconosciuto nel segreto bancario – del quale chiede l’abolizione in tutti gli Stati Membri che ne facciano ancora uso – uno degli strumenti più utili alle organizzazioni criminali per nascondere i profitti illeciti derivanti dalla corruzione e dal riciclaggio.

La Crim ha inoltre chiesto maggiori controlli, più trasparenza e l’introduzione di nuove norme sul conflitto di interessi (ad esempio tra il settore pubblico e quello privato) e in materia di appalti pubblici (anche l’esclusione dalle gare – per almeno 5 anni – per chi ha riportato condanne definitive) e a tutela di chi denuncia gli illeciti.

Molti dei “suggerimenti” della Commissione Europea resi noti oggi sono pressoché identici a quelli contenuti nel testo della Crim approvato dal Parlamento Europeo. Questo fa ben sperare: significa che la Commissione Europea riconosce il nostro lavoro e intende dare seguito alle richieste del Parlamento.

I provvedimenti-pannicello recentemente pensati ed elaborati dalla classe politica italiana non possono certo essere una risposta alle esigenze di un’intera società vittima di un vero e proprio sistema criminale organizzato (di cui la politica si è rivelata troppo spesso complice): la frammentazione delle disposizioni relative ai reati di concussione e corruzione, così come la mancata reintroduzione del reato di falso in bilancio, fanno dell’ultima legge italiana anticorruzione un provvedimento insufficiente e sotto alcuni aspetti persino ambiguo.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02 ... co/867723/
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Scheda – 30 – Piovono tegole

30 – 1 – 3 febbraio 2014



Italia nel mirino Ue per debiti della Pa.
Tajani: "Partita la procedura infrazione"

L'annuncio dei vice presidente della Commissione europea: "Abbiamo avviato le pratiche in seguito alle denunce delle associazioni. Violata la direttiva sui pagamenti della pubblica amministrazione"


MILANO- La Commissione europea ha avviato l'iter per la procedura di infrazione contro l'Italia per la violazione della direttiva comunitaria sui ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione alle imprese. Insomma, messa da parte, per il momento, la procedura per l'eccesso di deficit, l'Italia resta nel mirino dell'Unione europea.

L'annuncio della decisione di Bruxelles è arrivato questa mattina dal vice presidente della Commissione Antonio Tajani: "A seguito delle denunce di violazione della direttiva da parte di diverse associazioni ho deciso di avviare le pratiche per attivare le procedure contro l'Italia per una la violazione degli articoli 4 e 7 della direttiva sui ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione".

Adesso l'Italia avrà 5 settimane di tempo per rispondere alle contestazioni - ha detto Tajani - se la risposta non sarà soddisfacente si procederà con la messa in mora. La decisione del vice presidente Ue arriva dopo aver visionato i rapporti degli advisor sull'argomento, Confartigianato e Ance, associazione delle imprese del settore delle costruzioni, oltre che di Assobiomedica. In tutti i casi emerge una violazione palese della direttiva Ue riguardo ai ritardi nei pagamenti. Secondo il report dell'Ance, i ritardi accumulati dagli enti pubblici superano i 200 giorni con punte di 1.000.

Le violazioni contestate all'Italia nella procedura "Eu pilot" si riferiscono agli articoli 4 e 7 della direttiva. "Non ho un intento punitivo - ha detto
Tajani nel corso di una conferenza stampa - ho aspettato un anno e un mese ma la situazione anzichè migliorare è addirittura peggiorata. In nessun altro paese i rapporti degli advisor sono stati così negativi. Se l'Italia è in grado di dimostrare entro 5 settimane la non violazione della direttiva, non ho problemi a chiudere la procedura".

(03 febbraio 2014)© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.repubblica.it/economia/2014/ ... f=HREC1-12
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Sfascisti - 235

2014 a schede



Scheda – 27 – Il punto

27 – 2 – 3 febbraio 2014


Tutte le maglie si stanno progressivamente stringendo. Per i cattolici questo tempo di profondo caos è ben riassunto dalla Torre di Babele, la leggendaria costruzione di cui narra la Bibbia nel libro della Genesi: 11,1-9,

Ci sono tutti gli ingredienti classici dei disastri precedenti provocati dall’uomo in tantissimi passaggi della storia dell’umanità.

E’ inutile, l’uomo scimmia degli anni 2000 d.c., con a disposizione potenti mezzi di conoscenza mai visti prima, non ne approfitta e continua a ripetere gli stessi identici errori che sta commettendo senza soluzione di continuità da 6000/7000 anni.

Dal punto di vista filosofico non riesce a fermarsi per riflettere sul suo brevissimo destino e di quello di altri uomini nel percorso della vita..

Il gregge procede sempre a testa bassa verso il burrone di turno che improvvidi cani pastori guidano nella loro demenzialità.

Ipocrisia alle stelle, cinismo sfrenato, accidia debordante, menefreghismo esasperante, vanagloria, superbia, avidità da accumulo soprattutto del dio più potente di questa terra a cui si inchinano papi, re ed imperatori, oltre ovviamente agli uomini di Stato, arrivismo, desiderio irrefrenabile di fottere il prossimo, indifferenza, rassegnazione.

Potrebbero sembrare parole di un gesuita o di un predicatore protestante. Non è così. Basta fermarsi un attimo ad osservare lo stato dell’arte che ci circonda.

Già sul vecchio forum di Gianni, avevo iniziato a segnalare che in pratica il Pd era la nuova Dc.

Segnalazione ripetuta più volte su questo forum.

Piero Ignazi, editorialista dell’Unità, che cura una rubrica sul settimanale L’Espresso, ha pubblicato questa settimana questo editoriale.

Ignazi fa risalire la mutazione genetica dei democratici a Renzi.

E’ vero che Renzi sta giocando una sua personalissima partita di potere sfruttando la situazione contingente.

Ma la democristianizzazione della ex sinistra è cominciata vent’anni prima.

Quando si entra in determinate organizzazioni, qualunque esse siano c’è sempre un prezzo da pagare.

In questo caso :
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-conte ... jpg?47e3a5

il prezzo è stato la svendita finale e totale della sinistra.



01 febbraio 2014
Il Pd di Renzi, ossia "Partito Democristiano"
È in corso una mutazione genetica dei democratici. Renzi vira al centro e l'incontro con Berlusconi è tattico: disarmare l'avversario per conquistare le sue truppe. Come fece Togliatti con il qualunquista Giannini

(di Piero Ignazi - l'Espresso)


È in corso una mutazione genetica nel Pd? Forse sì.

Partiamo dalle poltrone.

I duellanti del Pd, Matteo Renzi ed Enrico Letta provengono dalla tradizione democristiana e il reclutamento della classe dirigente nazionale e locale installa in posti chiave ex boy scout di fede para-democristiana sia per discendenza diretta, sia per linea acquisita attraverso la filiera Lusi-Rutelli (si veda "l'Espresso" del 23 gennaio).

Giusto l'evangelico proposito di uccidere il vitello grasso quando i figliol prodighi ritornano all'ovile.

Ma analoga attenzione andrebbe riservata ad altre tradizioni politiche.

Invece, lo sgarbo riservato da Renzi al congresso di Sel rifiutando l'invito rivoltogli indica abbastanza chiaramente qual è il "verso" del segretario Pd: barra al centro.

Del resto, i delegati renziani al Congresso di dicembre si collocano in maggioranza proprio al centro dello schieramento politico, ben lontani dall'orientamento più di sinistra degli elettori delle primarie , come risulta dall'inchiesta condotta da Paolo Natale, pubblicata sul sito web de Il Mulino.

Il problema è che fare le alleanze per le giunte locali (si voterà in 39 comuni, questa primavera) sarà un bel rebus se va avanti così.

Con chi stringerà accordi il partito democratico: con Dudù? - per riprendere l'espressione del segretario Renzi.

Finora il Pd governa nella maggioranza delle città grandi e medie grazie ad ampie coalizioni aperte a sinistra.


Forse ora la nuova segreteria pensa di poter vincere sempre e comunque da sola.

Non sarà facile nemmeno con la legge elettorale cucinata nelle trattorie fiorentine perché dovrà contrastare un centro-destra ampio, che da Forza Italia si estende ai Fratelli d'Italia in via di rinforzo con tutte le anime sparse nostalgiche, alla Lega che al momento buono scende sempre a miti consigli, e persino al Ncd di Alfano che difficilmente potrà allearsi con il Pd visti gli schiaffoni che sta prendendo da Renzi e l'ostilità alla sinistra della sua potenziale base elettorale.

Eppure l'attivismo renziano sembra escludere intese o alleanze di antico conio.

Allora la strategia è proprio quella di tentare il colpo grosso: rimettere in sella il partito a vocazione maggioritaria di veltroniana memoria.

Certo, il Pd ha ancora un serbatoio di iscritti e un potenziale di mobilitazione inarrivabile agli altri partiti; ma non basta perché non è detto che queste risorse si mantengano inalterate.

A forza di primarie aperte, perché mai uno deve iscriversi se poi non ha nemmeno il potere di scegliere i propri dirigenti e candidati?

A meno di non voler fare dell'iscritto un semplice donatore di fondi come per una qualsiasi Onlus, è necessario offrirgli qualche incentivo in più . Quali non è dato sapere .

Ammettiamo però che fiutando l'odore della vittoria - la ragione principale per cui è stato plebiscitato Renzi alle primarie - il partito non si squagli. Come attrarre allora tanti nuovi elettori?


Risposta: puntando al centro, per fare del Pd la nuova Dc della terza repubblica.

L'incontro con Berlusconi può essere visto in questa ottica.

Mentre sotto un profilo etico-politico è stato inopportuno e soprattutto sguaiato per l'enfasi accordatagli (tutt'altra cosa se lo avesse convocato ufficialmente e pubblicamente come tutti gli altri, invece di riservargli una corsia preferenziale), sotto un profilo tattico l'intento potrebbe essere quello di "disarmare" l'avversario per conquistare le sue truppe. Così come Palmiro Togliatti incontrò Guglielmo Giannini, il leader dei qualunquisti del primo dopoguerra, e andando nella tana del leone dimostrò che aveva denti di carta, altrettanto tenta di fare Renzi con Berlusconi, benché i denti del caimano siano ben più affilati.

In questo progetto il partito democratico non può che andare incontro ad una mutazione genetica: piazzato al centro, con un partito fluido e una nuova classe dirigente, interessato a rinverdire i fasti fanfaniani e demitiani di subordinazione dell'economia pubblica alla politica visto l'interessamento di Renzi per prossime nomine, il partito da "democratico" è in via di trasformazione in "democristiano".

Piero Ignazi
pancho
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da pancho »

camillobenso ha scritto:Sfascisti - 235......

In questo progetto il partito democratico non può che andare incontro ad una mutazione genetica: piazzato al centro, con un partito fluido e una nuova classe dirigente, interessato a rinverdire i fasti fanfaniani e demitiani di subordinazione dell'economia pubblica alla politica visto l'interessamento di Renzi per prossime nomine, il partito da "democratico" è in via di trasformazione in "democristiano".
Piero Ignazi
Ma allora con 2 partiti del genere, come PD e FI, tanto vale farnene uno solo o no?

Le correnti ritorneranno come ai vecchi tempi della DC e la lotta sara' fatta solamente nel loro interno in barba a qualsiasi opposizione.

Una volta, per quanto possa ricordarmi, l'opposizione veniva tenuta in considerazione anche dalla stessa DC.

Quindi, non mi sta' che ripetere all'infinito che se un popolo non fa memoria degli errori del passato e' costretto inevitabilmente a ripetere gli stessi errori. Se non anche peggiorarli come si puo' prevedere che avvenga.

Non ci vuole un Notradamus per avvertire quale possa essere il prossimo futuro.

...e qualcuno oggi pensa veramente che questa strada di Renzi e dello stesso PD sia la strada giusta. Contenti loro.. :mrgreen: :mrgreen:

Non so se ci troveremmo a discutere ancora su questo tema fra qualche annetto. Questo non lo so ma se ci fossimo ancora mi chiedo cosa potranno dire a loro discolpa coloro che attualmente sono animati da cosi tanto ardore in favore di questa linea politica e del suo segretario. Chissa' che diranno.

Diranno forse che allora non c'erano altre alternative alle loro scelte o quale altra scusa troveranno ?

Forse che la sinistra era morta e stramorta, come spesso si sente dire, e quindi che per nulla al mondo a nessuno sarebbe convenuto farla ripartire?

Questa sarebbe la risposta piu' conveniente e che in un certo qualmodo potrei anche accettare.
Basta essere chiari, pero'. O no?

Tutto qui.


un salutone da Juan il compagno
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
iospero
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da iospero »

da repubblica.it
"La tecnologia allarga il gap ricchi-poveri.
Uno studio scagiona Reagan e Thatcher
L'aumento dell'ineguaglianza tra l'1% e il 99% della popolazione non dipenderebbe dalla politiche neoliberiste degli ultimi 30 anni, ma dall'ultima rivoluzione industriale che spazza via posti di lavoro divorando la classe media. Proprio come Kodak e Instagram"

Non mi sembra una gran novità , è un po' che si sta dicendo che una buona politica che privilegi scuola , cultura e ricerca, trascurate dal capitalismo selvaggio, sono la risposta contro l'aumento delle disuguaglianze.
Una buona politica poi non può permettere che la corruzione dilaghi e l'evasione la faccia da padrone, quindi a Letta possiamo ben dire che non bastano le parole, ma bisogna fare una buona legge sul conflitto di interessi, una riforma della giustizia che non indaghi inutilmente per poi annullare con la prescrizione, una diminuizione del denaro circolante e vantaggi per le carte di credito e non per le banche.
shiloh
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Iscritto il: 21/02/2012, 17:56

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da shiloh »

va detto che Letta sembra essersi svegliato dal torpore.
dimissioni mastrapasqua,
500mln dal kuwait,
alitalia a etihad
e decreto svuotacarceri ,
sono 4 bei colpi.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Sono tantissimi i nostri che dicono 'ma perché dobbiamo andare a Palazzo Chigi, ma chi ce lo fa fare?"
Renzi: «Io a Palazzo Chigi? Chi me lo fa fare...»



Sfascisti - 236

2014 a schede



Scheda – 27 – Il punto


27 – 3 – 13 febbraio 2014


Ripartiamo facendo il punto della situazione politica. Mentre sto impostando questo post sono le 17,42 del 12 febbraio 2014 (Ieri).

Un modo piuttosto interessante per capire cosa sta succedendo è questo articolo di Alessandro Gilioli per l’Espresso.

Giglioli enuclea chi vuole Renzi a Palazzo Chigi. In ordine ci sono:

- Ex Pd, tutto il vecchio establishment dem che adesso è minoranza nel partito
- Berlusconi
- Scelta civica
- Casini
- Mezza Sel
- Renzi
- I renziani
- I cosidetti poteri forti

Mancano gli elettori, che pure ci sono, anche se non ho sentito da loro, da lunedì scorso, un parere in proposito dopo che l’uomo della Provvidenza ha dichiarato:

Notizie relative a Renzi: ma chi me lo fa fare
1. E Renzi frena sul cambio «Ma chi me lo fa fare?»
Il Tempo ‎- 2 giorni fa
La mossa di Enrico Letta di salire al Quirinale lo ha spinto a frenare. E ad adottare la linea che meno gli è congeniale, quella dell'attesa. Matteo ...
**

2. E Renzi dà 8 mesi al premier VD. «Staffetta? Chi me lo fa fare...»
L'Unità‎ - 1 giorno fa
Renzi: "A palazzo Chigi? Ma chi me lo fa fare...". Ma se fosse chiamato alla "mission impossible"? Prodi avverte ...
in20righe‎ - 2 giorni fa

**

3. Renzi: a Palazzo Chigi senza voto? Ma chi me lo fa fare? - Agi
http://www.agi.it/.../201402091824-pol- ... _senza...‎
3 giorni fa - 'Sono tantissimi i nostri che dicono 'ma perche' dobbiamo andare, ma chice lo fa fare'?'. Quell'ipotesi di andare al governo s ...

**

4. Matteo Renzi: "Andare al governo? Ma chi me lo fa fare"
http://www.huffingtonpost.it/.../matteo ... o-fa-f...‎
3 giorni fa - "Sono tantissimi i nostri che dicono 'ma perché dobbiamo andare a Palazzo Chigi, ma chi ce lo fa fare?". Matteo Renzi registra un'intervista che ...

Siamo immersi nel berlusconismo totale. Questi sono tempi in cui fare un’affermazione ed agire in modo esattamente opposto nel giro di 24 ore è la normalità accettata.

E questo è il cambiamento?

**

E’ un meccanismo da studiare quello in cui gli italiani si comportano in politica come nel calcio. Sono tifosi punto e basta.

Eppure tra politica e calcio esiste una distanza abissale.

Il calcio ti procura emozioni, arrabbiature, soddisfazioni. Mentre la politica ti procura solo arrabbiature e sofferenze di tutti i tipi.

Eppure, gli italiani confondono i due piani e fanno comunque i tifosi, anche quando spesso come registrato negli ultimi 20 anni, la casta produce politica dannosa per la stragrande maggioranza dei cittadini elettori.

Un fatto che per il momento possiamo registrare come incomprensibile, in attesa di dare una giusta risposta a questo masochismo generalizzato.


^^^^^

12 feb
Chi vuole Renzi e perché

Vedremo stasera o domani come andrà a finire questa puntata della sit-com “Palazzo Italia”. Nel frattempo, ecco un piccolo elenco di chi vuole Renzi capo del governo e perché (ma sicuramente ne mancano altri).
L’ex Pd. Cioè tutto il vecchio establishment dem che adesso è minoranza nel partito, ma ancora maggioranza del gruppo parlamentare. La cosiddetta staffetta implica infatti un allungamento della vita della legislatura, mentre se si andasse al voto adesso almeno metà di loro resterebbe fuori. Inoltre i componenti di quest’area peraltro variegata pensano di poter tenere Renzi abbastanza per le palle, proprio perché alle Camere sono in tanti. Infine, in cuor loro, sperano anche che il fiorentino a Palazzo Chigi si sgonfi come un soufflé, visti i problemi giganteschi del paese e le difficoltà che lo stesso Renzi avrà a governare con una maggioranza tutt’altro che compatta. Ulteriore possibile effetto collaterale positivo, qualche poltrona di prestigio da godersi subito (si parla di Cuperlo e/o Epifani ministri, per capirci).
Berlusconi. Molto miracolato dall’incontro al Nazareno e molto felice dalla nuova legge elettorale, adesso non gli sembra vero che con Renzi al governola legislatura vada oltre l’espiazione dalla sua condanna ai servizi sociali. In altre parole, la prossima campagna elettorale per le politiche potrà farla lui in prima persona, “pulito” (si fa per dire). Intanto sta all’opposizione, sparando sull’euro e sulle tasse, che fa sempre comodo in termini di consenso.
Scelta Civica. O meglio quel che ne resta. Sono sovrarappresentati in Parlamento rispetto al loro attuale consenso nel Paese (pari quasi a zero) quindi fortemente desiderano che la legislatura duri fino al 2018. In compenso sono sottorappresentati in questo esecutivo rispetto alla loro forza parlamentare (per via della scissione con Casini) quindi vogliono più poltrone. Inoltre una cooperazione con Renzi li può portare gradualmente all’integrazione con il nuovo Pd, cosa che garantirebbe loro una più lunga vita politica, visto che Monti come leader è andato.
Casini. È una vita che vuole diventare leader dei ‘moderati’ o almeno stare vicino al posto di guida dei medesimi; il suo sogno di ‘grande centro’ come noto è imploso, sicché adesso ha bisogno di tempo per recuperare, accostandosi ad Alfano e Co. quindi alla futura area del centrodestra.
Mezza Sel. Vale a dire quella che ha perso il congresso: insomma l’ala filorenziana che fa capo a Gennaro Migliore. Questi sono pronti ad andare al governo pure domattina, ecco perché si parla di Boldrini ministro. L’altra mezza Sel (Fratoianni, per gli esperti di entomologia partitica) sta già volando verso la lista Tsipras con l’idea di ricostruire un unico partito di sinistra dopo le europee. Ah, la scissione potrebbe essere rinviata con un periodo di ‘astensione’ verso l’esecutivo: non chiedetemi perché ma è un’ipotesi sul tavolo tra i fu-vendoliani.
I renziani. O meglio i più imprudenti e altolocati tra loro, tipo il ministro Del Rio ma non solo: insomma, quelli che non vedono l’ora di salire di grado (Del Rio medesimo) o semplicemente di entrare nella stanza nei bottoni.
Renzi. Semplicemente per l’immensa stima e fiducia che egli nutre per Renzi. Quindi è convinto che una volta al governo farà così bene e così in fretta – anche con questo Parlamento – da diventare il Blair italiano.
I cosiddetti poteri forti. Che non sono la Spectre ma semplicemente quei signori (poche dozzine) che in Italia possiedono le maggiori imprese, le maggiori banche, i maggiori media. Sono al terzo innamoramento in due anni, dopo Monti e Letta, e specie dal secondo sono stati molto delusi. Adesso per loro Renzi rappresenta insieme una trincea in termini di establishment-stabilità e una speranza che il nuovo premier faccia almeno in parte le cose che vogliono loro, ben cosmetizzate dal giovanile e dinamico sorriso di Matteo. Non escluso l’ingresso diretto di un loro rappresentante nell’esecutivo (al momento si parla di Andrea Guerra, il ceo di Luxottica).
Ps Ovvio che con un consenso di Palazzo così allargato, sia arrivato il beneplacito anche del padre di tutti i consensi di Palazzo allargati. Sì, sto parlando del signore al Quirinale.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Ad imperitura memoria
Sono tantissimi i nostri che dicono 'ma perché dobbiamo andare a Palazzo Chigi, ma chi ce lo fa fare?" (Domenica, 9 febbraio 2014)
Renzi: «Io a Palazzo Chigi? Chi me lo fa fare...»

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/me ... (00:32:12)
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/me ... 34eb3.html


Sfascisti - 237

2014 a schede



Scheda – 27 – Il punto


27 – 4 – 14 febbraio 2014



Le nuovissime avventure di Pinocchio 3.0

Siamo vivendo da mesi all’interno di una favola. Anche questa inizia come tutte le favole classiche: C’era una volta…….

C’era una volta in quel di Firenze un capo scout che voleva diventare premier.

Si potrebbe dire, ma i Pinocchi nascono tutti lì. Non tutti. Solo il primo e il terzo.

Carlo Collodi
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

« Com'ero buffo, quand'ero un burattino! e come ora son contento di essere diventato un ragazzino per bene!...[1] »

(Le Avventure di Pinocchio. Storia di un burattino.)


Carlo Collodi, all'anagrafe Carlo Lorenzini (Firenze, 24 novembre 1826 –Firenze, 26 ottobre 1890), è stato uno scrittore e giornalista italiano. È divenuto celebre come autore del romanzo Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, più noto come Pinocchio


Collodi nasce nel 1826 a Firenze in via Taddea (sulla casa oggi c'è una lapide). Il padre Domenico Lorenzini era cuoco e la madre, Angiolina Orzali, domestica, entrambi a servizio dei marchesi Ginori[2]. Quest'ultima era originaria di Collodi(frazione di Pescia) il cui nome ispirò lo pseudonimo che rese lo scrittore famoso intutto il mondo
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Pinocchio 1.0, viene però superato dal Pinocchio 2.0, nato a Milano il 29 settembre 2014.Ha detto di lui Pierfurby: E’ l’uomo più bugiardo del mondo.

La stella di Pinocchio 2.0 sta per essere oscurata da Pinocchio 3.0.
Ultima modifica di camillobenso il 16/02/2014, 21:14, modificato 1 volta in totale.
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