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Re: referendum costituzionale 2016 -SE VINCE IL NO
Inviato: 11/07/2016, 20:43
da camillobenso
ASILO ETRURIA
Al Tg7 delle 20,00, Mentana annuncia che Mussoloni ha spostato la data del Referendum al 6 Novembre.
Pensa che avendo più tempo a disposizione può ribaltare i No in vantaggio di 7 punti.
Re: referendum costituzionale 2016 -SE VINCE IL NO
Inviato: 11/07/2016, 22:38
da camillobenso
SLINGUAZZONI ALL'ASILO ETRURIA
Renzi: "Non ho paura del referendum ma non parlo del mio futuro"
Il premier: "Italiani hanno buon senso. A naso sarà il 6 novembre". E sulle banche: "Accordo a portata di mano"
Chiara Sarra - Lun, 11/07/2016 - 20:53
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"Io non ho paura del referendum perché al referendum votano i cittadini".
Parola di Matteo Renzi che dopo aver legato la sua poltrona all'esito del voto di autunno ora resta sul vago e si sfila: "Non apro più bocca sul mio futuro", ha detto al Corriere.it, "Non entro più sul tema dello spacchettamento, sulla legge elettorale, su cosa farò da grande. Io conto sul buon senso degli italiani. Per me gli italiani sono molto meglio di come i politici li dipingono. L'idea che gli italiani non capiscono è frutto di un atteggiamento che non funziona".
La sfida è però aperta, soprattutto al Movimento Cinque Stelle: "Io dirò soltanto che il referendum è su questo punto specifico: per me un elettore M5s, tra un parlamento più semplice e che costa meno, e uno più complicato e che costa di più, secondo me l'elettore M5s voterà per ridurre le poltrone", dice il premier, sottolineando che "Di Maio non sarà il mio successore. Mi auguro che il mio successore arrivi in un arco di tempo non immediato e non saranno i 5 Stelle e i Di Maio".
No anche all'ipotesi di spacchettamento del quesito in cinque o sei parti proposta da Radicali e Psi e osteggiata sia dalla maggioranza che dalle opposizioi: "Il referendum non è un menu à la carte", taglia corto il segretario Pd, "Lo spacchettamento non è possibile, non sta in piedi".
Di certo, per il momento, non c'è neanche la data. Anche se Renzi azzarda: "Se dovessi fare una scommessa direi a ottobre: una volta che si sono presentate le firme e si sono concluse le procedure ci sono due mesi per fissare tra 50 e 70 giorni il referendum. Quindi ragionevolmente ottobre. C'è chi dice il 9 ottobre e chi il 30 ottobre, ma il 30 ottobre c'è il ponte, quindi lo escludiamo categoricamente. Se non è il 9 ottobre, a naso sarà il 6 novembre".
Inevitabile anche un accenno alle banche dopo l'Eurogruppo di oggi: "Un accordo compatibile con regole attuali è a portata di mano", assicura Renzi, "A mio giudizio il problema delle banche in Ue non sono le banche italiane", ha spiegato il premier, "Io sono molto più preoccupato dei derivati delle banche di altri paesi che non dei debiti incagliati delle nostre banche. Le banche devono fondersi, in particolare le banche popolari. Noi vogliamo che i correntisti siano al sicuro".
Re: referendum costituzionale 2016 -SE VINCE IL NO
Inviato: 12/07/2016, 16:27
da camillobenso
ASILO ETRURIA
RIFORME
Referendum, lo spacchettamento è possibile ma non gradito
Renzi chiude all’ipotesi di più quesiti sulla riforma costituzionale, su cui, sfilati i 5 stelle, la racconta firme tra i deputati va così a rilento. »
«Non ho paura del voto dei cittadini aggiunge il premier, che però non dice più «se perdo lascio la politica». Ora il voto «non è sul governo»
DI LUCA SAPPINO
12 luglio 2016
Maria Elena Boschi ha incontrato a palazzo Chigi una delegazione di Radicali, che da mesi propongono che il referendum di ottobre sulla riforma costituzionale (che nel frattempo pare destinato a diventare il referendum di novembre) sia diviso in diversi quesiti, in domande più nel merito delle singole modifiche, per argomenti «omogenei». L’incontro va però considerato come di cortesia istituzionale, con il ministro delle Riforme che riceve un comitato referendario per sentirne la voce e registrarne i desideri, già depositati in Cassazione il 19 maggio.
Sentire, registrare e poi archiviare, però, perché nella stessa giornata, prima dai gruppi parlamentari del Pd e poi direttamente da Matteo Renzi, arrivano invece segnali di chiusura abbastanza netti. Dice no Luigi Zanda, dice no Ettore Rosato. Dice no sopratutto il presidente del Consiglio: «Per me», dice, «lo spacchettamento non sta in piedi». «Io non ho paura del voto dei cittadini», continua il premier parlando con il Corriere, «ma la maggior parte dei giuristi dice che non è possibile fare un referendum à la carte». Fosse per lui, insomma, farebbe una domanda «molto semplice» e dall’efficace effetto retorico: «volete continuare con questo parlamento o cambiare?».
Il posizionamento di Renzi è ovviamente pesante, ma la vicenda è in realtà ancora aperta. C’è tempo fino al 15 luglio, infatti, per depositare le firme e passare la palla alla Corte di Cassazione che decide e valuta i quesiti e aveva già preso in considerazione l’ipotesi di un referendum multiplo.
I giudici da settimane stanno valutando la possibilità, che non sembra così campata in aria come dicono i dem. Secondo Luigi Zanda «nessuno può sapere che riforma sarebbe uscita se il testo che le Camere hanno approvato intero fosse stato diviso - spacchettato - in più testi». È vero - e infatti si deve ricordare che in parlamento c’era chi, dai 5 stelle a Sinistra italiana fino a pezzi del Pd, proponeva già allora un voto per parti separate, così da poter entrare più nel merito della riforma.
Ma spacchettare il referendum resta comunque possibile, se qualcuno raccoglie le firme in questo senso. Due sono i modi: le firme dei parlamentari o quelle di 500mila cittadini, firme che andavano però raccolte nei tre mesi successivi alla pubblicazione della riforma in Gazzetta. Missione impossibile, tant’è che non solo il comitato del No sta faticando, ma anche il comitato del Sì, promosso dal Pd, è ancora in alto mare.
Servono dunque le firme dei parlamentari, che sono state già raccolte e depositate sia per il no (da Sinistra Italiana, Lega, Forza Italia e 5 stelle) che per il sì (dal Pd e vari centristi). Più in salita è invece la raccolta per parti separate: per ora le firme sono una trentina, ma raccolte nella giornata di lunedì, con la maggioranza dei parlamentari ancora lontana da Roma.
Servono 126 deputati o 64 senatori: un obiettivo complicato soprattutto perché il Movimento 5 stelle - inizialmente favorevole all’idea - si è ora disinteressato, un po’ come si dice disinteressato a eventuali modifiche all’Italicum, anche su punti che un tempo sarebbero stati ben accolti, come il superamento dei capolista bloccati o un ridimensionamento del premio di maggioranza.
Se però ai Radicali riuscisse il colpaccio, ogni scheda potrebbe avere effettivamente uno specifico quesito e sì, certo, si potrebbe, dopo la consultazione, ottenere una riforma approvata solo in parte, magari solo sulla modifica del meccanismo del voto di fiducia per il governo (che dovrebbe esser prerogativa della sola Camera) e però non - per dire - sulla nuova composizione del Senato che con il testo Boschi diventa non elettivo. «Ma quel che ci ha mosso» spiega all’Espresso il Radicale Riccardo Magi, «è proprio il rispetto del principio costituzionale della libertà di voto».
Un solo maxi quesito per i Radicali non permetterebbe una libera scelta, mettendo insieme temi tra loro troppo distanti, come la riforma del titolo V, delle competenze degli enti locali e - ad esempio - dell’istituto referendario, per cui si abbassa il quorum ma si alzano sensibilmente (fino a 800mila) le firme necessarie alla convocazione e senza per ora modificare i tempi di raccolta, senza rimuovere cioè l’ostacolo maggiore davanti al quale si trovano i vari comitati referendari.
«Ed è curioso che a dirsi contrario allo spacchettamento», continua Magi, «sia proprio chi in queste ore dice di non volere un plebiscito: l’unico modo per non evitare l’effetto di un referendum su Renzi è votare nel merito della riforma e non su un generico quesito sulla voglia di cambiamento».
Meglio dunque più quesiti omogenei, che verrebbero predisposti dall’ufficio centrale della Corte di Cassazione che dovrebbe a quel punto - ricevute entrambe le richieste, sia per un referendum a quesito unico sia per una consultazione per parti separate - solo interpellare la Corte Costituzionale per decidere se far prevalere il principio della voto libero e consapevole (a cui si rifà chi firma la richiesta di voto per punti) o l’articolo 138 della Costituzione che descrive il processo di riforma costituzionale come un processo unico.
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
Re: referendum costituzionale 2016 -SE VINCE IL NO
Inviato: 12/07/2016, 18:39
da camillobenso
IN QUESTA FASE TUTTI QUELLI DEL SI HANNO VOLUTO DARE UNA LORO INTERPRETAZIONE SU COME VOTERANNO I 5STELLE AL REFERENDUM. COMPRESO MUSSOLONI.
OGGI E' ARRIVATA UNA CHIARA POSIZIONE DAL GURU.
SI DEVE VOTARE NO
CHE POI TUTTI TUTTI VOTINO PER IL NO SARA' DA VEDERE.
MA LO FARA' LA STRAGRANDE MAGGIORANZA E QUESTO SPOSTA ANCORA DI PIU' LA BILANCIA VERSO IL NO.
Referendum, Grillo: “La riforma è incomprensibile, per questo bisogna votare no”
Politica
Il leader del Movimento si è presentato a sorpresa alla riunione congiunta di deputati e senatori che aveva all'ordine del giorno il ddl Boschi. Ha iniziato recitando il numero di parole e periodi che compongono la nostra Costituzione: "Vi ho scioccato eh?", ha scherzato
di F. Q. | 12 luglio 2016
COMMENTI (416)
Ha incontrato i parlamentari M5s e dato il via alla campagna per il “no” al referendum. Beppe Grillo si è presentato a sorpresa a Roma dove ha partecipato alla riunione congiunta di deputati e senatori. Al centro del suo intervento la riforma costituzionale: “E’ incomprensibile”, ha detto secondo quanto riporta l’agenzia Adnkronos, “per questo bisogna votare no. E’ un motivo semplice da spiegare ai cittadini. La nostra Costituzione è stata scritta in commi piccoli, brevi e comprensibili a tutti: dal laureato al manovale. Questa riforma è composta da articoli lunghissimi e incomprensibili ai più. E’ da rispedire al mittente”.
Video di Mauro Episcopo
Grillo è rimasto alla riunione congiunta dei 5 stelle in Parlamento una manciata di minuti e ha sorpreso i suoi recitando il numero di parole e periodi che compongono la nostra Costituzione. “Vi ho scioccato, eh? Non ve l’aspettavate?”, ha scherzato. Dunque ha sottolineato come un periodo, per essere comprensibile, dovrebbe essere composto “non più che da 20 parole. Questi qui hanno scritto frasi lunghissimi e arzigogolate rendendo la Costituzione inaccessibile”. Della presenza del leader M5S nessuno dei parlamentari era a conoscenza. Tanto che tra le file dei presenti si contavano parecchie defezioni. Grillo ha caricato i suoi invitandoli a impegnarsi in prima linea nella campagna per il no al referendum costituzionale. “Ne va della nostra Carta, non possono stravolgerla in questo modo incomprensibile”.
Nel pomeriggio Grillo ha poi incontrato la sindaca Raggi. Uscito dall’hotel Forum si è diretto in Campidoglio, dribblando le domande dei giornalisti: “Non capisco il vostro linguaggio – ha detto rivolto ai cronisti – se non cambiate le parole non ho risposte alle vostre domande”. Il leader del Movimento 5 stelle ha poi raggiunto Palazzo Senatorio, dove è entrato accompagnato da Rocco Casalino. Grillo, che è stato visto sulla soglia del balcone dello studio del sindaco, ha quindi atteso la Raggi che, dopo essere intervenuta al Consiglio nazionale di Anci in corso nella Protomoteca del Campidoglio, è rientrata nel suo studio per incontrare il leader M5s.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07 ... o/2899956/
Re: referendum costituzionale 2016 -SE VINCE IL NO
Inviato: 20/07/2016, 15:32
da camillobenso
Più passa il tempo e più i No aumentano”
20 luglio 2016 | di Manolo Lanaro
Costituzione, Brunetta: “Al referendum un bel ‘No’ per dare il ‘ciaone’ a Renzi”
“Un bel No per dare il ciaone a Renzi. L’obiettivo è una vittoria del ‘No‘ con il 65% perché sarebbe la percentuale di corrispondenza tra i partiti schierati per il ‘No': noi, Sinistra italiana, Lega, M5s, Fdi, Udc e i pezzi di maggioranza che stanno abbandonando Renzi“. Lo afferma il capogruppo Forza Italia alla Camera dei Deputati, Renato Brunetta, durante una conferenza stampa a Montecitorio per il ‘No’ al referendum. Brunetta prova un accenno di critica all’intesa con Matteo Renzi col Patto del Nazareno” e sul Presidente del Consiglio e segretario del PD, Matteo Renzi dice: “Lui ormai è rimasto solo con Verdini e pezzi inconsistenti del partito di Alfano. Verdini e Alfano che poi sono stati eletti con il Pdl. Governa con con il suo partito e i transfughi e la verità è che ormai è stato mollato da tutti”. Brunetta conclude sulla mancanza, a tutt’oggi, della data certa del referendum: “E’ una cosa indecente che non ci sia ancora una data e che Renzi giochi a spostare sempre più in avanti la consultazione. Più passa il tempo e più i No aumentano”
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/07/ ... zi/545306/
Re: referendum costituzionale 2016 -SE VINCE IL NO
Inviato: 20/07/2016, 15:38
da camillobenso
0 luglio 2016 | di Mario Ventriglia
Costituzione, De Mita vs Morani: “Riforma per ridurre la spesa? Mistificazione meschina”
Aspro diverbio tra Ciriaco De Mita e la parlamentare del PD Alessia Morani, ospiti a In Onda (La7) sulla riforma costituzionale. L’ex parlamentare democristiano critica le motivazioni del ‘Si’ da parte del governo: “Per le motivazioni che danno non è una spiegazione sufficiente, specialmente da parte del presidente del consiglio. Spiegare alla pubblica opinione che si fa la riforma costituzionale per ridurre la spesa mi sembra la mistificazione più meschina che si possa fare nel dibattito politico”. La parlamentare Dem ribatte: “Abbiamo approvato una riforma per avere istituzioni che funzionino in maniera più semplice per avere governabilità”. E, di nuovo De Mita: “Questa giaculatoria semplificatoria mi conferma che la mia opinione sul PD è benevola, perchè si racconta una storia falsa. De Gasperi approvò la riforma agraria in 2 mesi quindi le ragioni dell’impedimento non esistono”. La replica piccata dell’ex segretario DC è interrotta dalla Morani, lui continua: “Stia a sentire per capire. Questo governo legittimato da un sistema elettorale incostituzionale sta governando solo con la fiducia”. “Noi facciamo la riforma anche per superare quel problema” spiega la Morani. “Prima i politici italiani in Europa erano considerati, questo presidente del consiglio reitiene che giudicando gli altri ottiene i risultati” conclude De Mita
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/07/ ... na/545158/
Re: referendum costituzionale 2016 -SE VINCE IL NO
Inviato: 20/07/2016, 19:22
da iospero
Il pd spezzino per il NO. Arrivano nuove adesioni
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Redazione Spezia oggi - 18 luglio 2016
LA SPEZIA – Le donne e gli uomini di area PD, fra iscritti, elettori e simpatizzanti, hanno sottoscritto un appello il 15 giugno scorso – “Al Referendum costituzionale votiamo NO” – dando vita ad un comitato spontaneo che ha proseguito la sua attività in appoggio al Comitato per la Difesa della Costituzione.
http://www.laspeziaoggi.it/2016/06/15/g ... votare-no/
Il quadro che si va delineando sembra aprirsi a qualche parziale modifica, seppur limitata alla sola legge elettorale.
I risultati delle elezioni amministrative hanno forse sconsigliato ostinazione ed arroganza anche se le motivazioni che sembrano supportare la disponibilità a determinati e poco significativi cambiamenti non sono assolutamente condivisibili.
Sono, se mai, la prova della irresponsabilità istituzionale di chi ipotizza leggi elettorali finalizzate ad assecondare o a contrastare i presunti orientamenti elettorali del momento.
Una buona legge elettorale deve garantire il maggiore e migliore livello di rappresentatività possibile in ossequio al secondo comma del primo articolo della Costituzione.
Il problema della governabilità non dipende dalle regole ma dall’autorevolezza della politica e dalla sua responsabilità verso il Paese.
È peraltro convincimento dei firmatari dell’appello che non sia comunque sufficiente cambiare la legge elettorale per rendere accettabile una proposta di revisione costituzionale che riteniamo nociva alla qualità della nostra democrazia, sia nella sostanza che per il metodo seguito che, in barba all’art.138, fra l’altro, impone agli elettori di esprimersi con un voto solo in ordine alla revisione di oltre quaranta articoli della Costituzione.
Per queste ed altre ragioni, che spiegheremo nel corso delle iniziative che metteremo in campo da qui ad ottobre, confermiamo il nostro impegno in difesa della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza.
È con grande soddisfazione che registriamo una larga condivisione delle nostre preoccupazioni da parte di sempre più numerosi cittadini che si riconoscono nel nostro appello.
Ai promotori, oltre sessanta, si sono poi aggiunti in sole due settimane altri aderenti, iscritti e non iscritti al PD, ma tutti di salde convinzioni democratiche, dei quali alleghiamo le firme e che portano il numero complessivo a ben oltre i cento nominativi
Re: referendum costituzionale 2016 -SE VINCE IL NO
Inviato: 22/07/2016, 15:17
da camillobenso
POLITICA
Referendum costituzionale: il No sia una battaglia dei giovani
di Francescomaria Tedesco | 22 luglio 2016
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Per l’amor di Dio, si può non trasformare la battaglia per il No al referendum costituzionale di ottobre nella battaglia dei vecchi arnesi della politica venuti a dirci come si sta al mondo? Questa deve essere una battaglia dei giovani per il futuro. È chiaro che qualcuno voglia trasformarla in effetti nella resa dei conti, nell’Armageddon che farà cadere il governo Renzi (se si vuol prestare fede alle promesse del presidente del Consiglio e dei ministri Padoan e Boschi), ma noi che c’entriamo? Certo è stato Renzi a farla diventare tale, per l’appunto legando il destino del governo all’esito del referendum. Ma ora quella personalizzazione, che lo danneggiava – tanto che negli ultimi tempi ha smesso di rievocarla perché ha capito che molti avrebbero votato No a prescindere, pur di mandarlo a casa – potrebbe trasformarsi in un punto a suo favore, qualcosa che suonasse, nella narrazione renziana, come “tutti i vecchi sono a favore del No”.
È ovvio che la retorica della contrapposizione tra giovani e vecchi fa ridere, a partire dal fatto che il principale sponsor della modifica costituzionale sia quel Giorgio Napolitano che non è proprio un giovanotto, essendo nonagenario. Eppure occorre anche comprendere le ricadute che una prima linea del No fatta tutta di vecchi papaveri può avere proprio per lo storytelling del presidente del Consiglio. Triste, perché è evidente che i contenuti così passano in secondo piano. Allo stesso tempo, tuttavia, occorre riconoscere che non è certo colpa di quei “vecchi” se i giovani non vengono interpellati: in tv a spiegare le ragioni del No non se ne vedono molti.
Certo i “vecchi” sono talvolta – quando non abbiano invece contribuito direttamente allo sfacelo in cui ci troviamo – personaggi di spessore, combattivi e capacissimi come molti degli uomini che hanno solcato i mari della prima Repubblica, uomini di una tempra e di una preparazione che oggi sarebbe difficile da rintracciare nel personale politico corrente. A loro è utile rivolgersi in cerca di consigli, di letture del mondo. Tuttavia quei “veterani” dovrebbero chiamare accanto a sé le nuove leve, seguendo percorsi di selezione che esaltino le competenze e le intelligenze.
Ma, e per andare alla sostanza, perché una battaglia dei giovani? Non sarà anche questa una concessione alla logica rottamatoria? No, perché i giovani di cui parlo dovrebbero lottare per un futuro in cui contare qualcosa, laddove evidentemente il combinato disposto dell’Italicum e della riforma Boschi consegna ancora e di nuovo il potere in mano ai partiti, i quali a loro volta si sono trasformati in gusci vuoti a struttura verticale, senza base ma con soltanto elettori, e con un leader all’apice.
I giovani, categoria che ormai si estende oltre il dato anagrafico fino a comprendere i quarantenni, e che piuttosto si fonda sulla situazione di precarietà che ormai li contraddistingue da decenni, non hanno mai contato granché in questo Paese. A meno di non essere cooptati secondo le logiche di riproduzione di saperi e poteri da parte delle élite. Sarebbe il caso che quei giovani riprendessero in mano il loro futuro a partire dalla partecipazione politica, la quale – tramontati i partiti di massa – deve trovare certo nuove forme, a partire dalla partecipazione al voto anche referendario.
Qualcuno ha detto che non è bene che i giovani, in particolare i giovani accademici, firmino appelli, al fine di evitare di esporsi a ritorsioni che si riverbererebbero sulle loro carriere universitarie. È chiaro che il ragionamento, se pure realistico, denuncia tutta la gerontocrazia delle classi dirigenti. Gerontocrazia trasversale, di là camuffata con le parole d’ordine della rottamazione, di qua con il richiamo all’esperienza e alla sapienza.
Un’alleanza intergenerazionale e generosa, ecco cosa ci vorrebbe: i vecchi traghettino i giovani, li aiutino a riprendersi il futuro, facendosi pian piano da parte. Non si tratta di rottamare, termine volgare buono per una battaglia mediatica ampiamente disattesa nei fatti: si tratta di fare i “padri nobili“. Si tratta di lasciar parlare gli altri dopo aver dato il proprio contributo (se contributo c’è stato, ed è stato buono). Gli spazi non sono infiniti, né si può aspettare di diventare “saggi” per poter esprimere il proprio parere sulle cose. In questo, inutile negarlo, il renzismo ha straordinariamente colto un punto: la voglia dei giovani di contare qualcosa.
di Francescomaria Tedesco | 22 luglio 2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07 ... i/2923672/
Re: referendum costituzionale 2016 -SE VINCE IL NO
Inviato: 23/07/2016, 12:08
da camillobenso
Referendum costituzionale, la Boschi “spiega” la riforma. Ma senza le domande sul testo che si dovrà votare
Politica
Cambiare, cambiare, cambiare: la parola d'ordine del Pd resta quella. Il ministro arriva a Milano per spiegare la nuova Carta, ma nessuno chiede niente nel merito della legge. Parlano solo gli invitati "vip", da Profumo a Micheli. Nessuna richiesta di chiarimento, nemmeno sul cuore della riforma: il bicameralismo. E per i giornalisti niente interventi
di Diego Pretini | 22 luglio 2016
COMMENTI (291)
Cambiamento, cambiamento, cambiamento. Il futuro sta arrivando: bisogna cambiare. Ma tra il sì e il no al referendum costituzionale a nessuno interessa il come. Il Boschi e Sala ministro delle Riforme Maria Elena Boschi passa anche da Milano per spiegare la nuova (possibile) Costituzione. Ma della sua spiegazione restano, ancora una volta, le parole d’ordine: la semplificazione dei regolamenti, la velocizzazione della formazione delle leggi, lo snellimento delle istituzioni. Del come, del merito, del testo uscito dal Parlamento nessuno chiede conto. Al circolo della Pallacorda, considerato il circolo Pd più “glam” della città, il ministro ascolta quelli che vengono definiti “gli stimoli interculturali” della platea. Molti manager, finanzieri (Francesco Micheli), dirigenti (Sergio Scalpelli), banchieri (Alessandro Profumo), politici (l’ex sindaco socialista Giampiero Borghini), con una spolverata di società civile: don Gino Rigoldi in prima fila, Francesco Wu che rappresenta le comunità cinesi, Yahya Pallavicini che rappresenta quelle musulmane. C’è Franco Mirabelli che annuisce, sì sì, sì sì. Un po’ indietro Lia Quartapelle, l’enfant prodige del partito lombardo esperta di politica estera. Tutti d’accordo: serve un cambiamento, il Paese ha bisogno di rinnovarsi, l’Italia deve stare al passo, deve avere istituzioni all’altezza. Con le riforme costituzionali non si mangia, non si risolve il problema della povertà, è vero, ma aiutano. “E basta rumore di fondo in questa discussione sul referendum” chiede Micheli, il finanziere rosso.
Boschi e Sala entrano al circolo della Pallacorda a Milano
O ora o mai più, afferma il ministro. Si tratta di dire sì o no per i prossimi trent’anni del paese, aggiunge. E’ facile dire no, sfida. Dobbiamo entrare nel merito della riforma, assicura. Ma illude tutti. I giornalisti infatti non possono fare domande. “A margine” la Boschi è velocissima a entrare e uscire dalla sala soprattutto perché protetta da cordoni di sicurezza. Mentre al dibattito, oltre al sindaco Beppe Sala, partecipano solo i sostenitori “vip” della riforma seduti in sala (“Sono iscritto a 7-8 comitati per il sì” scherza Scalpelli) e il tempo corre. Nessuno degli interventi della platea – per distrazione o indolenza – chiede alla Boschi di spiegare il testo, almeno nei passaggi più significativi. Il ministro parla della correzione del Titolo V e il nuovo trasferimento di competenza dalle Regioni allo Stato, al taglio dei parlamentari. E soprattutto cita più volte il bicameralismo perfetto, senza senza spiegare come verrà disapplicato: servono mesi, ha detto, “a volte anni per approvare una legge”, mentre la riforma prevede che la Camera “dovrà decidere in 70-90 giorni”. L’obiettivo del governo “non è quello di avere più leggi ma quello di avere la possibilità di approvarle nei tempi che servono. Altrimenti il Paese perde in competitività e non riesce a dare le risposte nei tempi giusti a cittadini, famiglie, investitori e imprese”. Un concetto che la Boschi, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il governo e la parte del Pd favorevole alla riforma hanno ripetuto più volte.
Boschi 2Ma non parla mai degli articoli della riforma con cui sarà smantellato. Ilfatto.it avrebbe fatto per esempio questa domanda: a proposito di bicameralismo perfetto, la parte che lo riforma e che trasforma la fase della formazione delle leggi è contraddistinta da una moltiplicazione di parole oltre che di commi. L’articolo 70, in particolare, conta 430 parole in più rispetto a quello vigente (da 9 a 439), lì dentro vengono citati 13 tra commi e articoli di altre parti della Costituzione ai quali si rimanda. C’è chi conta 6 e altri addirittura 12 modi diversi di approvare le leggi, a seconda della materia, dell’urgenza, della maggioranza richiesta, eccetera. Insomma: cosa risponde, ministro, a chi dice che si potrebbe passare dal bicameralismo perfetto al bicameralismo incasinato?
Il ministro Boschi, tra l’altro, ha sottolineato che le riforme costituzionali “o sono di tutti, sono una scelta condivisa come Paese, oppure non servono. Questo è il significato del referendum”. L’assemblea costituente, a questo giro, ha spiegato la Boschi, saranno i milioni di italiani che andranno a votare al referendum in programma in autunno. Ma è sicura, ministro, – le avremmo chiesto – che quei milioni di italiani capirebbero il contenuto degli articoli 70, 71, 72 che smontano il bicameralismo perfetto? Wu, dal canto suo, ha annunciato di avere intenzione di tradurre il testo della riforma per la propria comunità. Vedi mai che in cinese…
di Diego Pretini | 22 luglio 2016
Re: referendum costituzionale 2016 -SE VINCE IL NO
Inviato: 30/07/2016, 21:12
da camillobenso
Referendum: italiani incerti, ma il No è avanti
Indeciso metà Pd, dubbiosi pure gli elettori di Forza Italia, Lega e M5S
Renato Mannheimer - Sab, 30/07/2016 - 08:22
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Vinceranno i «Sì» o i «No»? Col passare delle settimane, l'esito del referendum istituzionale rappresenta sempre più un importante punto di svolta per la politica italiana.
Ciò nonostante, è vissuta dalla popolazione in modo vago (non aiuta che non se ne conosca neanche la data) e sostanzialmente disinformato. Anche per questo, nessuno sa in realtà quali possano essere gli esiti della consultazione referendaria. Né sul piano della partecipazione (anche se non sarà necessario il quorum minimo di votant) né, tantomeno su quello del risultato finale.
Tutti i sondaggi contribuiscono a confermare l'esistenza di questo quadro nebuloso. Nell'ambito dell'ultima rilevazione in ordine di tempo condotta in merito (e realizzata il 26 luglio scorso dall'Istituto Eumetra Monterosa su di un campione rappresentativo della popolazione italiana con più di 17 anni di età), quasi un elettore su due (46%) dichiara di essere tuttora indeciso sul voto da esprimere. A costoro va sommato quel 14% che, nonostante il tanto clamore, afferma candidamente di non essere al corrente dell'esistenza di un referendum prossimo venturo. E anche quell'esigua (per ora) porzione di cittadini che già oggi ha deciso di non andare a votare.
L'indecisione è dunque sovrana. Essa risulta più frequente tra le donne e, specialmente, nella porzione di elettorato meno giovane di età (ma qui, in particolare tra gli ultra 65enni, si rileva anche un'importante accentuazione quasi uno su tre di quanti non sono nemmeno a conoscenza dell'esistenza del referendum). Ancora, l'incertezza è più diffusa tra chi appartiene a un ceto meno elevato e, ancor più, tra casalinghe e disoccupati. Che costituiscono, assieme agli anziani, le categorie meno centrali socialmente e assai poco raggiunte dal dibattito.
È significativo rilevare che gli indecisi sono presenti in misura consistente nell'elettorato attuale di tutti i partiti. Afferma di non avere ancora scelto il suffragio da dare al referendum ben la metà di chi esprime oggi l'intenzione di voto per il Pd e una percentuale di poco maggiore (52%) di quanti invece optano per Forza Italia. Quote importanti di indecisi (46%) si registrano anche nella Lega Nord, mentre tra i votanti potenziali M5S l'incertezza appare lievemente più contenuta e si attesta al 36%.
Nell'insieme, comunque, più di 6 intervistati su 10 non hanno formato sin qui la loro decisione. Saranno loro in realtà a decidere il risultato. Proprio l'alto numero di incerti, oltre ai noti limiti che le ricerche di opinione hanno nel prevedere comportamenti futuri (ne abbiamo già parlato, proprio su queste colonne), suggeriscono infatti di considerare l'insieme delle risposte di chi ha già maturato oggi la propria scelta come puramente indicativo e suscettibile di modificazioni anche rilevanti nei prossimi mesi.
Resta il fatto, tuttavia, che anche nella nostra rilevazione, i «No» appaiono oggi prevalere. Questa scelta risulta significativamente più accentuata tra l'elettorato maschile e, specialmente, tra quello più giovane, sotto i 35 anni. Si tratta di una opzione più diffusa tra dirigenti, imprenditori e liberi professionisti. Sul piano degli orientamenti politici, il «No» è ovviamente assai più gettonato tra gli elettori dei partiti di opposizione (e il «Sì» è di converso nettamente prevalente tra i votanti per il Pd)
Ma, lo ripetiamo, il dato predominante indicato da questo sondaggio (e da quelli che lo hanno preceduto) è quello della perdurante indecisione. Che è dovuta, in larga misura, alla mancanza di informazioni precise sull'oggetto vero del voto. Un vuoto che sarebbe auspicabilmente il caso di colmare, attraverso una adeguata campagna informativa da parte di entrambe le posizioni oggi in competizione. Anche se, per la verità, l'alto numero di indecisi dipende anche da una sorta di sospensione di giudizio nei confronti del governo guidato da Matteo Renzi che, come si sa, appare oggi meno popolare nell'opinione pubblica di quanto risultasse all'inizio del suo mandato. Per molti, infatti, il voto al referendum rappresenterà in realtà una valutazione dell'operato dell'esecutivo.