Re: elezioni regionali 2013-Lazio-Lombardia-Molise
Inviato: 14/01/2013, 9:10
Il patto tra la Lega e Berlusconi si ferma al Pirellone.
L'alleanza tra Silvio Berlusconi e la Lega per le elezioni di febbraio somiglia tanto a quella delle amministrative del 2011, in particolare per Milano. Certo, quasi due anni fa era obbligatorio stare insieme.
C'era ancora Umberto Bossi e c'era il Cavaliere premier.
I due erano insieme al Governo, ma le tensioni erano ormai conclamate e infatti uscirono allo scoperto proprio nella campagna elettorale per il sindaco di Milano. In quella primavera di quasi due anni fa il centro-destra ri-presentò una Letizia Moratti (poi sconfitta) di cui gli alleati leghisti erano assai poco convinti e che faticarono a sostenere anche per le tensioni con un Pdl ultra-berlusconiano, che trasformò la battaglia elettorale in uno scontro a tutto campo contro i magistrati e contro la "zingaropoli" comunista di Pisapia. Vinse Pisapia e quei toni acuti e isterici non giovarono a un'alleanza che si presentò tutt'altro che moderata.
Quello scenario sembra tornare.
Innanzitutto, oggi come allora il grande difetto dell'alleanza è l'ambiguità sul candidato: alla Lega non piaceva Letizia Moratti proprio come oggi il Carroccio non vuole Berlusconi alla premiership.
E infatti questo passaggio così nebuloso su chi sarà il premier mette in evidenza come il patto tra il Cavaliere e il Carroccio valga ben poco. La domanda è: come si fa a voler conquistare il Nord se non si ha nemmeno un candidato premier certo? Già perché la Lega propone Giulio Tremonti – tra l'altro sempre molto basso negli indici di popolarità dei sondaggi – mentre costringe il Pdl a rispolverare la candidatura di Angelino Alfano, che ormai non è più credibile. E tantomeno lo è al Nord. Dunque questa alleanza che punta a battere il Pd di Pierluigi Bersani al Nord e creare instabilità al Senato non riesce a dire ai propri elettori nemmeno chi vuole a Palazzo Chigi.
Si potrà obiettare che Roma e il governo nazionale non interessano alla Lega, che usa Berlusconi come un "taxi" solo per portare Roberto Maroni a vincere in Lombardia.
Ma, appunto, proprio come dimostrò la battaglia per il sindaco di Milano, le ambiguità politiche si pagano anche a livello locale.
Si ricordano le interviste di Matteo Salvini – che si battè duramente per Milano – scettico sia sulla candidatura della Moratti sia sui toni esagerati del Pdl usati in campagna elettorale. Bene, questi difetti rischiano di ripresentarsi allo stesso modo. E non basterà promettere di trattenere le tasse al 75% sui territori, perché l'impegno potrebbe apparire più come una mossa disperata che come un obiettivo realistico.
Del resto, il Carroccio i suoi obiettivi li ha sempre mancati, dalla devolution bocciata con un referendum, al federalismo mai attuato nonostante gli anni di governo con Berlusconi e Tremonti. E, di nuovo, anche nella campagna elettorale per mantenere Palazzo Marino, la Lega si giocò una mossa disperata:
quella del trasferimento dei ministeri al Nord. Uno slogan che non ebbe alcuna presa e che infatti rimase lettera morta.
Il Nord è da sempre il piatto ricco delle elezioni e anche il terreno più esigente e difficile in campagna elettorale.
Se finora il centro-sinistra non ha saputo intercettare quei voti, è anche vero che oggi questo è più difficile pure per il centro-destra, in versione ormai assai usurata. Non basta scrivere un patto tra Lega e Berlusconi se quel patto appare come uno scambio di interessi che mira solo a portare Maroni alla guida della Lombardia e non il centro-destra al governo del Paese. Il Nord non è solo il Pirellone.
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