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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Come se ne viene fuori ? - Pagina 503
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Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 04/06/2014, 19:58
da camillobenso
Sfascisti – 297

2014 a schede


Scheda – 27 – Il punto

27 – 33 – 4 giugno 2014



Dagospia interpreta così il MOSE.


4 GIU 2014 17:39
1. M.O.S.E.: MECCANISMO OLIATO STECCHE ESAGERATE! PER OTTENERE GLI APPALTI VENEZIANI BISOGNA ARRIVARE A GIANNI LETTA, E LA “BANDA” SI MUOVE COME UN SOL UOMO -


2. AL TELEFONO, COSTRUTTORI E LOBBISTI SI RACCONTANO SODDISFATTI COME INCASSANO L’AUMENTO DELLE SPESE DEL PROGETTO DA PARTE DEL GOVERNO BERLUSCONI -


3. NELL’ORDINANZA D’ARRESTO SEMPRE I SOLITI NOTI: DA MILANESE A FORTUNATO, DA INCALZA ALL’EMINENZA AZZURRINA DEL VECCHIO SILVIO. AL CENTRO IL FINANZIERE MENEGUZZO -


4. SIAMO NEL BACKSTAGE DI UN EMENDAMEMENTO DELLA PRIMAVERA 2010 CHE VALE MILIONI DI EURO (INUTILI). “L’UNICO CHE PUO’ FARE PROBLEMI E’ LETTA”. MA NON LI FECE


DAGOREPORT


Ecco come l’ordinanza d’arresto di Venezia descrive un passaggio chiave per la lievitazione dei lavori del Mose. Un emendamento dell’Economia nel 2010 (ministro Giulio Tremonti, che però sembra ignorato) al solito decreto omnibus è oggetto di una forte azione di lobbing.

“Anche QUINZI dice che incontrerà il lunedì successivo lo stesso INCALZA ERCOLE e SIGNORINI (trattandosi dello stesso che come si è visto poi neI 2011 il MAZZACURATI ricoprirà di attenzioni ed elargizioni, ottenendo poi in cambio lo sblocco di finanziamenti tanto poi da premere per la sua nomina a Presidente MAV in luogo di RIVA).

QUINZI: Si. Noi probabilmente... io ho detto a FORTUNATO che dobbiamo assolutamente incontrare SIGNORINI per fare il punto della situazione non soltanto su questa questione, ma su tutti gli argomenti che verranno al Cipe. Però questo sarà uno dei temi che sicuramente verrà ... esaminato.

MAZZACURATI dice al suo interlocutore che incontrerà anche Gianni LETTA, in quel momento Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, promettendo QUINZI l'appoggio del Ministero deII'Economia ad un emendamento al decreto legge incentivi che introducesse una deroga al tetto del 15% per il Nord, e in questo inciso MAZZACURATI usa proprio il termino "il DOTTOR LETTA", per ciò risulta assodato che quando poi NEL CORSO DELLA STESSA TELEFONATA lo chiama "IL DOTTORE" è proprio il Dottor Letta.

MENTRE NELLA TELEFONATA CON MENEGUZZO l'appellativo "DOTTORE" era riferito a MARCO MILANESE, qui è riferito a LETTA, e ciò è evidente se si pensa che quella mattina MAZZACURATI aveva chiamato nella prima mattinata MILANESE e NON LETTA, per cui era MILANESE e non LETTA che MENEGUZZO doveva fargli incontrare QUELLA MATTINA. Mentre poiché qui MAZZACURATI parla espressamente del DOTTOR LETTA, ciò significando che MAZZACURATI aveva un appuntamento con LETTA già fissato.

MAZZACURATI: Poi posso sentire il dottor Letta, un momento.

QUINZI: Eeeh. Io io … guardi mi pare di aver capito che da Fortunato non ci siano problemi sull’inserimento dell’emendamento al decreto

MAZZA CURA TI: Perché Fortunato aveva ... aveva garantito il c ... io ho assistito alla telefonata, che sarà una cosa di 15 giorni fa.

QUINZI: Ma, guardi, un’iniziativa legislativa in questo senso troverebbe sicuramente l’appoggio del ministero dell’Economia… mentre su questo le storie può farle il sottosegretario Letta. Però io non so se ci sono margini di manovra alla Camera in questo momento, ecco.

……OMISSIS…….

Il 30 aprile, MAZZACURATI conferma alla MALUSA di aver incontrato prima alle 13.00 MILANESE al Ministero dell'Economia e poi, come da agenda, alle 15.45 GIANNI LETTA a Palazzo Chigi. Inoltre si capisce dalla telefonata che:

- l'intervento di MILANESE è andato a buon fine,essendo egli riuscito a parlare SIA CON INCALZA Ercole (capo struttura tecnica Min Infrastrutture) SIA con IAFOLLA Claudio (capo di Gabinetto Ministro Infrastrutture), che gli hanno detto non esservi problemi;

- nel successivo incontro con LETTA il MAZZACURATI gli ha detto che il problema era risolto.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 05/06/2014, 13:38
da paolo11
https://www.youtube.com/watch?v=-yjtOIruhQo
Redditi dei parlamentari, Morra mette in crisi Morani (PD)
Ciao
Paolo11

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 08/06/2014, 18:09
da camillobenso
Sfascisti – 298

2014 a schede


Scheda – 41 – Il Grande Fratello

27 – 41 – 8 giugno 2014




Vodafone-gate: il Garante della privacy ci difendera?
di Umberto Rapetto | 8 giugno 2014Commenti (16)


Non ho niente da nascondere, ma qualcuno pochi giorni fa potrà aver sentito la mia telefonata in cui mi sono dilungato a parlare di una raccomandata sparita.

Il tono concitato della conversazione e qualche parola ai confini del turpiloquio avrà subito fatto immaginare a chi intercettava (senza mandato, ma solo grazie a qualche agreement tra gestori e governi) che l’inspiegabile scomparsa avrebbe potuto portarci tutti in tribunale…

Chi ha subito ipotizzato il rapimento o la soppressione violenta di una persona raccomandata dal politico di turno, ha “toppato” clamorosamente.

Se qualcun altro ha cominciato a pensare che fossi il capo di un nuovo movimento che non esclude atti di forza e di violenza per ripulire il Paese dalle peggiori manifestazioni di abuso, anche lui ha preso un granchio.


La telefonata in questione era con l’operatrice del call center di Poste Italiane e il clou dell’animata discussione era il mancato recapito di un plico raccomandato contenente tagliandi assicurativi speditimi inutilmente 15 giorni prima e svaniti in un fantomatico Cmp (Centro di Meccanizzazione Postale) ritenuto su Internet una sorta di Stargate verso il nulla assoluto.

Non è questa l’occasione per discutere dei disservizi di un Ente pubblico (su cui torneremo a discettare), ma la chance per affrontare lo spinoso tema del “Vodafone-gate”.

Abbiamo letto sui giornali che il colosso delle telecomunicazioni britannico, presente in tutto il mondo e considerato il numero 2 mondiale, ha “confessato” di aver aperto canali privilegiati ai governi, consentendo loro di acquisire metadati e contenuti delle comunicazioni.

Nel caso di oltre 600mila connazionali utenti di Vodafone e di chissà quanti loro interlocutori con diverso gestore (che hanno avuto la sventura di chiamare o essere chiamati), ci sarebbe stato un accesso ai “metadata” ovvero alle informazioni che riportano ai soggetti coinvolti in ciascuna conversazione, di cui si conosce durata e localizzazione geografica, e per i quali si può disegnare una particolareggiata mappa di relazioni e amicizie.

Quasi 141mila persone, invece, se non ricordano la ricetta della nonna o non rammentano giorno e orario di un appuntamento preso telefonicamente, possono domandare al Governo di ripescare questo o quel dettaglio.


Governo. Già, Governo, perché questa è la dizione saltata fuori.

Vaghe reminiscenze di diritto costituzionale mi portano a rievocare che i limiti alla libertà e alla riservatezza delle comunicazioni possono essere violati soltanto dall’Autorità giudiziaria per ragioni e con modalità ben definite dal codice penale.
Stiamo parlando di magistratura, non di governi o di Agenzie o Servizi Segreti. Ma forse mi sono perso qualcosa e quell’articolo 15 della Costituzione – come tante altre leggi di questa povera Italia – non vale più.

Infatti, a seguito del decreto Monti sulla “sicurezza informatica nazionale” del 24 gennaio 2013, le strutture di intelligence possono già accedere alle “banche dati di interesse” di operatori privati che «forniscono reti pubbliche di comunicazione».

Il “canale diretto” ai database delle compagnie telefoniche è un privilegio che tutti quelli come me – che hanno fatto o continuano a fare gli sbirri – hanno sognato per riuscire a scovare qualche cosa indispensabile per risolvere le indagini più intricate. Un sogno rimasto tale. Un sogno, anzi, rovinato da lunghe attese per ottenere dati che venivano chiesti con un provvedimento dell’Autorità giudiziaria: quante volte i famosi “tempi tecnici” non mi hanno aiutato…

Il vero problema emerso dalla vicenda Vodafone, scusate se insisto, è l’espressione “government”. “Che avrà voluto dire?” avrebbe chiesto sognante Simona Marchini nelle sue gag in un intramontabile show radiofonico.

La generica dizione “governo”, che non fa assolutamente rima con magistratura, non rassicura. Accedere agli archivi elettronici di un gestore telefonico potrebbe consentire di prendere visione delle caratteristiche delle utenze e magari di constatare se un certo numero è tenuto d’occhio da questa o quella Procura della Repubblica (alla faccia della riservatezza di certe indagini).

In un momento storico in cui personaggi non distanti dallo scenario governativo duellano per dimostrare – a suon di malefatte eclatanti – la loro bravura nel saccheggiare l’Italia, non sono felice nel sapere che qualcuno (che non sia legittimamente la magistratura) possa avere cognizione pur indiretta di inchieste in corso.

Un’ultima cosa. Qualcuno ha visto il Garante della privacy?

Quello che oggi si lamenta di venire scavalcato è lo stesso che l’11 Aprile scorso – ospite con me a “TG2 Punto di vista” – difendeva la sentenza della Corte di Giustizia europea che vietava la conservazione dei dati telefonici e telematici indispensabili ai fini di giustizia?

La rigidità verso le tutt’altro che velleitarie esigenze della magistratura e delle forze dell’ordine ci lascia sperare in una reazione draconiana anche sul fronte appena aperto?

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06 ... a/1018788/

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 08/06/2014, 18:32
da camillobenso
La vox populi:


Capitan_Findus • un'ora fa
Ah Generale, com' erano belle e leali le
intercettazioni di una volta: composto il
numero sul disco combinatore iniziava
quell' eco della voce. Io non mancavo
mai di fare i saluti di rito al Brigadiere...
Oggi invece è tutto perfetto tranne per
un piccolo particolare: che cotanta alta
(in)fedeltà di registrazione è al servizio
di un' altra nazione... I miei rispetti, C_F.
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cat3appr • un'ora fa
e basta co sta caxxo di privacy... ha fatto piu' danni che cose buone. Viene sempre invocata dagli intrallazzatori quando vengono beccati con le mani nel sacco
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paregam • un'ora fa
http://www.vodafone.com/conten...
http://www.gazzettaufficiale.i...
Il punto è : visto che la legge la si rispetta ....a convenienza
la legge124/2007 viene/ è stata , rispettata ?
c) forniscono informazioni agli organismi di informazione per la
sicurezza e consentono ad essi l'accesso alle banche dati d'interesse
ai fini della sicurezza cibernetica di rispettiva pertinenza, nei
casi previsti dalla legge n. 124/2007
pare prorpio NO.
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zi ti • un'ora fa
Le informazioni sono sempre disponibili per chi ha potere e soldi.
Chi ha potere e soldi può anche fare in modo che gli ultimi ad avere le informazioni sia la magistratura, soprattutto quella non asservita.
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adolfop1 • 2 ore fa
Uno.
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adolfop1 • 2 ore fa
Questo scritto, pubblicato sul giornale dei Travaglio e dei Padellaro, la cui linea editoriale si potrebbe riassumere con "in galera!!" di bracardiana memoria, fa sganasciare dal ridere.
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paregam • 2 ore fa
Vodafon one of the world's largest mobile phone groups, has revealed the existence of secret wires that allow government agencies to listen to all conversations on its networks, saying they are widely used in some of the 29 countries in which it operates in Europe and beyond.
...
The company said wires had been connected directly to its network and those of other telecoms groups, allowing agencies to listen to or record live conversations and, in certain cases, track the whereabouts of a customer. Privacy campaigners said the revelations were a "nightmare scenario" that confirmed their worst fears on the extent of snooping.
...In about six of the countries in which Vodafone operates, the law either obliges telecoms operators to install direct access pipes, or allows governments to do so.
...Industry sources say that in some cases, the direct-access wire, or pipe, is essentially equipment in a locked room in a network's central data centre or in one of its local exchanges or "switches
dal Guardian
-government agencies - non intende Nando il fruttarolo di Val Melaina
o l'idrauico di via Salaria.
-wires had been connected directly to its network - se i fili son connessi alla rete
non è certo stato l'eletricista di Valmontone a farlo
etc.etc etc.
-ve se vede la coda da pajia che sta bruciando
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Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 08/06/2014, 21:37
da camillobenso
Sfascisti – 299

2014 a schede


Scheda – 15 – La disoccupazione

15 – 7 – 8 giugno 2014




Lavoro: quasi 7 milioni a casa, ma vorrebbero lavorare. Nove mesi fa erano un milione in meno
Secondo i dati Istat sul primo trimestre del 2014, ai 3,487 milioni di disoccupati si possono sommare 3,381 milioni di inattivi. A pesare è lo scoraggiamento


ROMA - Sono quasi 7 milioni le persone che vorrebbero lavorare ma non trovano. Stando ai dati Istat sul primo trimestre, ai 3,487 milioni di disoccupati si possono sommare 3,381 milioni di inattivi che desidererebbero lavorare, ma non cercano attivamente o non sono subito disponibili, per un totale di 6,87 milioni. Nove mesi fa erano 'solo' 6 milioni.

Tutte persone, quindi, che si ritrovano a casa, a spasso, anche se preferirebbero lavorare. Si tratta di un 'esercito' sempre più esteso, cresciuto solo nell'ultimo anno, tra i primi tre mesi del 2013 e lo stesso periodo del 2014, di ben 440 mila unità (+6,9%), alimentato sia dai disoccupati, coloro che effettivamente sono a caccia di un impiego, sia da quegli inattivi che si sono chiamati fuori dal mercato del lavoro pur mantenendo intatto il desiderio di un impiego. Un fenomeno su cui pesa lo scoraggiamento.

Il vero boom si è registrato dalla fine del secondo trimestre del 2013, quando ai 3,07 milioni di disoccupati si sommavano 2,99 milioni di persone che non cercavano, ma erano disponibili a lavorare, oppure cercavano un occupazione, ma non erano subito disponibili, per un totale di 6,06 milioni di persone, circa 800.000 in meno rispetto alla fine del primo trimestre 2014.

http://www.repubblica.it/economia/2014/ ... ef=HREC1-4

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 07/07/2014, 17:40
da camillobenso
Sfascisti – 300

2014 a schede


Scheda – 42 – La terza rivoluzione industriale


42 - 1 - 7 luglio 2014





Roberto D'agostino sul sul sito di Dagospia, è sempre prodigo di filmati di una Roma godona e mangereccia.

Sono sempre i soliti che si ritrovano e mangiano, mangiano, mangiano. E' la tradizione romana da sempre.

Questo società chiusa, castaiola e presenzialista che comprende politici e giornalisti, è da sempre fuori dal mondo.

Di quanto accade attorno se ne fotte.


Terza rivoluzione industriale
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Con l'espressione terza rivoluzione industriale si indicano tutta quella serie di processi di trasformazione della struttura produttiva, e più in generale del tessuto socio-economico, avvenuti nei paesi sviluppati occidentali del primo mondo nella seconda metà del Novecento a partire dal secondo dopoguerra, e caratterizzati da una forte spinta all'innovazione tecnologica e al conseguente sviluppo economico/progresso della società; essa viene spesso a sua volta divisa in terza e quarta rivoluzione industriale per le innovazioni riguardanti rispettivamente lo studio delle particelle nucleari (progetto Manhattan) e le nuove comunicazioni.

La definizione e il concetto sono mutuati direttamente a partire dallo sviluppo del settore secondario avviato già durante la prima rivoluzione industriale in Inghilterra nella metà del Settecento nel settore tessile sfruttando l'energia del vapore e proseguito successivamente nella seconda rivoluzione industriale, a partire dall'ultima parte dell'Ottocento, con la diffusione di prodotti dell'industria pesante (acciaio) e dell'industria chimica (prodotti chimici), l'invenzione del motore a scoppio ed un'ampia disponibilità di energia, ottenuta a partire dai combustibili fossili e facilmente trasportabile grazie alla trasformazione in elettricità.

L'applicazione del concetto di "rivoluzione industriale" anche alla seconda metà del Novecento appare tuttavia, secondo alcuni,[senza fonte] poco adatta in quanto tale fase indica piuttosto le trasformazioni socioeconomiche che si sono prodotte in seguito alla diffusione di applicazioni tecnologiche legate a loro volta ai progressi tecnico-scientifici quali la produzione di energia dal nucleare e da fonti rinnovabili, la diffusione delle biotecnologie a seguito della scoperta del DNA nel 1953, l'estensione della manipolazione dei materiali alla scala atomica (nanotecnologie) e la digitalizzazione dell'informazione che ha reso possibile la rivoluzione informatica e delle telecomunicazioni e la creazione del mercato globale dell'informazione.

Secondo gli stessi tutte queste innovazioni sembrerebbero dunque inquadrarsi meglio nel contesto della cosiddetta economia della conoscenza e della società dell'informazione o era dell'informazione in un mondo sempre più globalizzato.

Cause
Tra le cause della terza rivoluzione industriale si possono annoverare senza dubbio la crescita, lo sviluppo e l'accumulo delle conoscenze scientifiche e tecnologiche già a partire dall'inizio del Novecento, spesso nate nel contesto militare delle guerre mondiali della prima metà del secolo e successivamente in quello della guerra fredda tra le maggiori superpotenze mondiali del dopoguerra, Stati Uniti d'America e Unione Sovietica.

Condizioni politiche assai più stabili a livello mondiale nei paesi occidentali rispetto a quelle della prima metà del secolo hanno poi favorito la crescita economica, a partire dalla ricostruzione post-bellica, verso settori a quel tempo ancora inesplorati, permettendone la diffusione progressiva verso il ceto medio del modello socio-economico occidentale.

Il risultato complessivo di queste forze contingenti si è concretizzato dunque in una forte spinta e accelerazione al progresso e all'innovazione tecnologica in molti settori industriali, favorito da una maggiore e più rapida diffusione di innovazioni e prodotti grazie all'inizio del processo di globalizzazione dei mercati, con rapidi stravolgimenti microeconomici e macroeconomici, nel mercato del lavoro, demografici e in ultimo quindi sugli stili di vita della popolazione occidentale.

Lentamente, ma in maniera meno pervasiva, parte di questi effetti si sono propagati anche nel secondo e terzo mondo, specie laddove in presenza di regimi di sfruttamento coloniale o in generale delle risorse del paese in questione da parte di multinazionali.

Elettronica, telematica, informatica
Sebbene la terza rivoluzione industriale tocchi un po' tutti i campi del settore economico-industriale (a partire da quello meccanico, chimico e dell'automazione), l'elettronica, la telematica e l'informatica sono i campi su cui essa si è maggiormente incentrata. Queste discipline nascono quasi ex novo e subiscono un continuo, rapido sviluppo e diffusione sul mercato al punto da determinare forti modificazioni a livello tecnologico-economico-sociale con impatti notevoli sugli stili di vita della popolazione dei paesi occidentali.

È con il loro sviluppo che parallelamente nasce e si afferma nella società anche il settore terziario cioè quello dei servizi.
L'elettronica studia l'impiego dell'elettricità per elaborare informazioni attraverso macchine elaboratrici ed è proprio l'informazione un concetto chiave della terza rivoluzione industriale che ha dato vita alla cosiddetta Società dell'Informazione. I più grandi passi avanti della storia di questo settore sono stati la diffusione della radio, della televisione e soprattutto all'invenzione del personal computer (1975), un apparecchio rivoluzionario di piccole dimensioni alla portata economica e pratica della maggior parte della popolazione dell'occidente sviluppato. Dalla loro introduzione, la potenza e la velocità di calcolo dei PC si sono enormemente potenziate riducendo allo stesso tempo le dimensioni delle macchine elaboratrici. La diffusione dei PC è aumentata considerevolmente dopo l'avvento di Internet, una rete globale di computer collegati tra loro in tempo reale, e in particolare del Web.

In molti tipi di macchina (dall'automobile alla lavatrice, dai robot industriali alle serre agricole) sono stati montati microprocessori che eseguono azioni ripetitive preordinate attraverso un linguaggio di programmazione informatico. Se la seconda rivoluzione industriale era caratterizzata da un uso analogico dell'elettronica, la terza rivoluzione industriale è segnata dall'avvento e la diffusione dell'elettronica digitale con l'invenzione del transistor a stato solido e dell'optoelettronica: una delle conseguenze più immediate di questa rivoluzione è stato ad esempio il passaggio estremamente simbolico dal classico disco in vinile al compact disc.

Un'altra importante innovazione è l'introduzione della telematica.
Questo campo comprende telecomunicazioni e media e si occupa della trasmissione dell'informazione a distanza tra due o più utenti e di renderla il più possibile fruibile agli utenti stessi. Grazie alla telematica l'uomo comunica a distanza con e attraverso le macchine mediante un linguaggio digitale. Questo ha reso anche possibile il telecontrollo e il telelavoro e in generale l'affermazione delle moderne reti di telecomunicazioni di cui la rete Internet fa parte.
Infine l'informatica è l'insieme degli studi incentrati anch'essi sull'informazione e sulla sua elaborazione a livello logico. Questi tre grandi settori, riuniti insieme sotto la denominazione Information and Communication Technology (ICT), hanno contribuito e continueranno a contribuire non solo all'evoluzione tecnologica, ma anche al cambiamento radicale del modo di vivere di una parte della popolazione mondiale già con l'avvento della New Economy. Essi hanno ormai assunto la dimensione e la forma di settori chiavi o portanti dell'economia moderna almeno pari a quello di settori più consolidati quali quello meccanico, chimico, farmaceutico, tessile, manifatturiero e alimentare.

Telecomunicazioni
Un'altra rilevante rivoluzione del nostro tempo è rappresentata dalle telecomunicazioni, che sempre con più facilità mettono in contatto miliardi di persone ogni giorno. Se da una parte negli ultimi decenni si sono affermati i satelliti artificiali per le rispettive moderne telecomunicazioni satellitari, nell'ultimo decennio è accresciuto enormemente l'uso dei telefoni cellulari; basti pensare che nelle zone sviluppate del globo, vi è un telefonino per ogni abitante.
Un altro importante tassello nel puzzle della rivoluzione industriale è Internet, la più grande rete di comunicazione del mondo, attraverso il quale vengono inviate ogni giorno diversi milioni di e-mail. In questi ultimi anni si sta lavorando alla domotica e alla burotica, ossia lo studio e l'impiego di sofisticate tecnologie tese a migliorare la vita quotidiana.

Energie rinnovabili
La terza rivoluzione industriale porta con sé anche la nascita e il parziale sviluppo delle tecnologie relative a fonti energetiche alternative e rinnovabili come soluzioni al problema energetico globale quali l'energia idroelettrica, l'energia solare, l'energia eolica[1], molte delle quali non hanno però ancora raggiunto la diffusione e/o la capacità di sostituire i combustibili fossili in via di esaurimento quali petrolio, carbone e gas naturale.

Sviluppo del terziario
Parallelamente allo sviluppo di nuove tecnologie di cui sopra si assiste nei paesi avanzati occidentali ad un forte sviluppo del settore terziario ovvero dei servizi, specie legati al settore dei trasporti, della comunicazione/informazione e della pubblica amministrazione accompagnato da un lento, ma progressivo processo di deindustrializzazione sui settori industriali che più avevano trainato le precedenti rivoluzioni industriali, com'è tipico dei sistemi economici avanzati.
Un fattore di sviluppo legato alla terza rivoluzione industriale è proprio il costante sviluppo dei trasporti terrestri, aerei e marittimi favorito dalla sviluppo tecnologico nei rispettivi settori industriali (industria automobilistica, industria aeronautica con nascita e sviluppo dell'aviazione civile, industria navale) nonché dalla realizzazione di sistemi stradali sempre più evoluti e capillari. Questa complessa rete di trasporti finirà per favorire sempre più il commercio internazionale alimentando il fenomeno della globalizzazione.

Controllo delle informazioni
L'informazione ed in particolare il controllo dei flussi da essa derivante ha una notevole importanza strategica. Spesso consente un controllo sia economico che politico di intere regioni geografiche. Si può facilmente spiegare il perché i Paesi più ricchi del mondo detengano in modo quasi esclusivo sia le fonti tecnologiche che i mezzi di comunicazione. I mezzi informatici sono legati totalmente ai Paesi sviluppati, mentre sembrerebbe che grazie ai satelliti il vantaggio dei Paesi ricchi sia minore, ma non è così. Nei Paesi del cosiddetto Terzo mondo vi sono meno di 100 televisori ogni 1000 abitanti, a differenza dei 494 in Italia e dei 731 in Giappone.
I Paesi poveri hanno poche reti nazionali e molto spesso ascoltano le trasmissioni provenienti dai canali televisivi dei Paesi più sviluppati. Ciò porta al cosiddetto "choc culturale", causato da questo brusco contrasto tra la loro realtà di vita e quella dei Paesi più ricchi. Nei casi estremi vi è una vera e propria miticizzazione da parte di queste nazioni verso i Paesi ricchi.

Influenze culturali
La terza rivoluzione industriale ha contribuito a creare un nuovo forte clima di fiducia intorno alla scienza e alla tecnica, dopo la cruda parentesi delle guerre mondiali nella prima metà del Novecento, alimentando nuove forme di positivismo, ma anche aspre critiche da parte di pensatori di stampo esistenzialista e riflessioni di tipo etico.
Anche la narrativa e la cinematografia, attraverso il filone della fantascienza con produzioni come Star Trek e 2001: Odissea nello spazio, ha incarnato questo nuovo clima culturale di fiducia neopositivista nelle possibilità della scienza e della tecnica di provvedere al benessere materiale dell'umanità dando ampio spazio all'immaginazione futura della società, non senza però uno spaesamento di fondo, un'incertezza sul futuro e una nostalgia del passato dovuti ai rapidi quanto inevitabili e irreversibili cambiamenti negli stili di vita, fino a vere e proprie forme di distopia.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 07/07/2014, 17:43
da camillobenso
Sfascisti – 301

2014 a schede


Scheda – 42 – La terza rivoluzione industriale


42 - 2 - 7 luglio 2014



Oggi Dagospia pubblica una notizia del mondo reale che si sta evolvendo.


CHIEDO PERTANTO IL VOSTRO PARERE IN MERITO A COSA COMPORTA QUESTA APPLICAZIONE NEI MESI E NEGLI ANNI A VENIRE.

In modo particolare la classe dirigente tricolore sembra appartenere ad un specie di predatori che deve a tutti i costi accaparrarsi il più possibile nel più breve tempo possibile senza minimamente pensare al destino di 60 milioni di italiani e non solo.



7 LUG 2014 15:54
C’È SEMPRE UNO SCHIAVO PIÙ SCHIAVO DI TE - LA FOXCONN USERÀ 10MILA ROBOT PER PRODURRE IL NUOVO IPHONE 6. E VUOLE SOSTITUIRE MIGLIAIA DI LAVORATORI CON I SUOI “FOXBOT”
Per fronteggiare la richiesta dei nuovi iPhone, la fabbrica cinese famosa per i suicidi ha assunto 100mila nuovi dipendenti. Ma nello stesso momento comincerà a usare i “foxbot”, sofisticati robot che piano piano sostituiranno gli esseri umani nella catena di produzione: costano 20mila dollari e producono 30mila telefoni l’uno…

Marco Grigis per http://www.webnews.it

Tempo di novità sul fronte della produzione di iPhone 6, il melafonino atteso per settembre in due differenti versioni. Dopo anni di polemiche provenienti dalle linee Foxconn per lo sfruttamento di manodopera, su cui Apple è intervenuta direttamente con l’aiuto di The Fair Labour Association, il colosso cinese è pronto alla svolta. In programma vi sarebbe infatti una transizione dalla forza lavoro umana a quella robotica, con tutto quel che ne consegue in termini di occupazione.

Ad annunciarlo è il CEO Terry Gou, il quale avrebbe fatto riferimento a dei nuovi robot – i “Foxbots” – per automatizzare i processi di fabbricazione e assemblaggio dei device più in voga fra i consumatori, tra cui anche il futuro iPhone 6. E proprio Apple pare che avrà la priorità sugli altri produttori.

Ogni singolo Foxbot, impiegato in diverse fasi dei processi produttivi, può gestire fino a 30.000 dispositivi l’anno. La prima implementazione verrà il ricorso a 10.000 robot, che andranno a sostituire un numero non meglio precisato di lavoratori. Sul destino di questi ultimi, purtroppo, non è dato sapere: sono in arrivo licenziamenti o verranno ricollocati su altre linee?

Con un investimento dai 20.000 ai 25.000 dollari per ciascun robot automatizzato, Foxconn conta di abbattere fortemente i costi di produzione, con forse anche un riflesso sul prezzo finale per l’utente. L’azienda al momento impiega oltre 1,2 milioni di operai in tutti i suoi impianti ed è stata spesso al centro delle polemiche per condizioni di lavoro non sempre salubri, turni troppo estesi e ben oltre le normative cinesi e anche suicidi. Vale la pena di ricordare, però, come Foxconn non realizzi dispositivi solo per Apple, ma per gran parte delle aziende più in voga nell’universo dell’informatica.

Nonostante queste indiscrezioni su un futuro produttivo robotizzato, al momento l’azienda starebbe procedendo con le modalità classiche: è solo di qualche settimane fa, infatti, il report sull’assunzione di oltre 100.000 nuovi operai per l’assemblaggio dei nuovi iPhone 6. Lo smartphone, probabilmente disponibile nelle versioni da 4,7 e 5,5 pollici, vedrà la luce nelle prime settimane di settembre e sarà commercializzato entro la fine dello stesso mese.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 27/08/2014, 2:19
da camillobenso
Sfascisti – 302

2014 a schede


Scheda – 43 – 1 – La povertà


43 - 1 - 27 agosto 2014





INTERATTIVO
Povertà, la mappa della disperazione in Italia
I giovani in vent'anni hanno perso quasi tutto

La crisi economica non ha lasciato scampo quasi a nessuna fascia di età o regione, anche se le differenze tra Nord e Sud sono ancora molto forti. E il tracollo del potere d'acquisto degli under 30 ha dell'incredibile. Ecco i nostri grafici per capire come è cambiato, in peggio, il Paese
DI DAVIDE MANCINO
26 agosto 2014

http://espresso.repubblica.it/inchieste ... =HEF_RULLO

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 27/08/2014, 2:40
da camillobenso
Sfascisti – 303

2014 a schede


Scheda – 43 – 1 – La povertà


44 - 1 - 27 agosto 2014




Lavoro minorile: storie degli schiavi invisibili Ma il governo dimentica la legge anti-tratta
Bambini drogati per alleviare il dolore fisico. Adolescenti attirate in Italia con la promessa di un lavoro finite a fare le prostitute. Per arginare il fenomeno servirebbe una legge. Che l'esecutivo tarda ad approvare
DI CARMINE GAZZANNI
25 agosto 2014



Lavoro minorile: storie degli schiavi invisibili Ma il governo dimentica la legge anti-tratta
«Prima di arrivare in Italia – racconta M., diciottenne rumena - la mia vita era molto difficile, non avevo da mangiare e dormivo fuori casa da quando avevo 5 anni perché i miei genitori mi picchiavano. Una mia vicina di casa mi ha proposto di venire in Italia e mi ha detto che mi avrebbe trovato un lavoro, così ho deciso di partire. Sono arrivata in Italia il giorno del mio diciassettesimo compleanno e quel giorno lei mi ha detto: “adesso andiamo a fare i soldi”».

Questa è solo una delle tante impressionanti storie raccolte da Save The Children nel dossier «Piccoli schiavi invisibili» sulla tratta e sullo sfruttamento minorile. Come dice a L’Espresso Carlotta Bellini, responsabile protezione minori dell’associazione, «è un fenomeno gravissimo, con una fortissima incidenza proprio nel nostro Paese e che riguarda sia minori stranieri che italiani». Se nel 2010 il nostro Paese registrava 2.400 vittime (dati Eurostat), secondo l’ultimo aggiornamento dell’associazione umanitaria, quest'anno i minori tra i 7 e i 15 anni coinvolti sono circa 340.000. E l’11% dei 14-15enni che lavora, ossia circa 28.000 minori, è coinvolto in attività definibili «a rischio di sfruttamento». Dall’artigianato ai lavori in campagna. Fino alla prostituzione.

«Dalle indagini – continua la Bellini - sono emersi anche casi di tratta allo scopo di sfruttamento: significa che ci sono minori intercettati nei loro Paesi e spostati per essere sfruttati in Italia. E questo riguarda soprattutto le minori, soprattutto rumene e nigeriane, per la prostituzione». È il caso di L., diciassettenne nigeriana: «Ho perso i miei genitori quando avevo 16 anni. Due uomini del mio paese in Nigeria mi hanno promesso un lavoro di parrucchiera in Italia, ma quando sono arrivata qui mi hanno costretta a fare la prostituta, ogni notte dalle 10 alle 5 di mattina in strada per restituire il costo del mio viaggio, 40.000 euro. Quando piangevo e mi rifiutavo, la Madam (la figura femminile che svolge un ruolo-chiave in tutte le fasi dello sfruttamento, ndr) mi picchiava con bastone e cinghia, voleva almeno 500 euro a settimana». Ripagare il costo del viaggio, però, è praticamente impossibile. Al debito iniziale, che varia dai 30.000 ai 60.000 euro, si aggiunge il costo mensile (100/250 euro) della postazione su strada e l’affitto (200/500 euro) delle stanze in cui le ragazze dormono, anche in sei assieme.

Bambini drogati per alleviare il dolore fisico
Storie incredibili, che non toccano però solo il mondo della prostituzione femminile, ma anche quello dello sfruttamento maschile. Nell’ultimo anno, denuncia Save The Children, è impressionante il numero dei bambini non accompagnati provenienti soprattutto dall’Egitto. Uno degli “schiavi invisibili” arrivati in Italia è M. Ha solo tredici anni: «Sono stanco, la sera non riesco nemmeno a dormire da quanto sono stanco. Non voglio più lavorare così tanto, voglio vivere tranquillo e avere qualcuno che mi dice di andare a scuola. Io voglio studiare. Ho lavorato per 4 settimane dalle 7 del mattino all'1 di notte. Dormivo 3 ore, guadagnavo 150 euro alla settimana. Vorrei guadagnare almeno 200 euro da mandare a casa. Se potessi esprimere un desiderio vorrei fare lo chef e girare il mondo».

E, così come per gli altri casi, anche su M. grava il peso del debito contratto per l’organizzazione del viaggio: circa 3.000 euro, impossibili da ripagare: «I minori – racconta Carlotta Bellini - lavorano per 12 ore di fila pagati a circa 2-3 euro all’ora». Non solo: «Spesso i bambini sfruttati fanno lavori molto pesanti, per cui poi, per alleviare il dolore fisico, assumono farmaci antidolorifici, oppiacei, che creano dipendenza, facilmente reperibili anche perché costano molto meno delle sostanze stupefacenti pur avendo gli stessi effetti. Una cosa, peraltro, che abbiamo registrato anche sulle minori dell’Est che vengono proprio drogate proprio per far sì che le ragazze abbiano un atteggiamento di maggiore rilassatezza».

I ritardi del governo: manca la firma di Renzi per il Piano anti-tratta
Il 6 agosto 2013 il Parlamento delega al governo il compito di ricevere la direttiva europea sulla prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime. Una direttiva che risale al 5 aprile 2011. Insomma, ci sono voluti due anni prima che il Parlamento impegnasse l'esecutivo. Sono passati altri otto mesi prima della ratifica del governo, siglata con un decreto legislativo il 4 marzo 2014.

Tutto risolto? Niente affatto. Sebbene nel testo siano state apportate modifiche importanti soprattutto al codice penale (come la reclusione da 8 a 20 anni per chiunque si rende responsabile della tratta, sia che trasporti soltanto o che recluti o che infine ceda l’autorità sulla persona), è sul piano della prevenzione e del monitoraggio del fenomeno che ci sarebbe ancora molto da fare. L’articolo 7 del decreto assegna un ruolo centrale al Dipartimento delle Pari Opportunità, soprattutto nel coordinamento di «interventi di prevenzione sociale del fenomeno della tratta degli esseri umani e di assistenza delle relative vittime, nonché di programmazione delle risorse finanziarie in ordine ai programmi di assistenza ed integrazione sociale» e nel «monitoraggio posto in essere anche attraverso la raccolta di dati statistici».

Per realizzare tutto questo si prevede l’istituzione di un «Piano nazionale d'azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani». Ed ecco il punto. Quali i tempi? Lo si legge all’articolo 9: «Il Piano è adottato entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione». Considerando che il decreto è entrato in vigore il 4 marzo, siamo in ritardo di oltre due mesi. Del quale deve rendere conto anche Matteo Renzi, dato che il Piano diventerà operativo «previa delibera del Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro dell'interno nell'ambito delle rispettive competenze». Senza dimenticare - come L’Espresso ha già rilevato per un’altra questione delicata come il femminicidio - che Renzi, a differenza dei suoi predecessori, ha tenuto per sé la delega alle Pari Opportunità, cosa che contribuisce a rallentare l’iter e a frenare i ruoli operativi dello stesso Dipartimento (come denuncia anche Save The Children).

«Per l’ennesima volta – commenta Save The Children - registriamo spaventosi ritardi. Basti questo: noi curiamo questo dossier da anni e ogni anno chiediamo le stesse cose. Non solo. Abbiamo dato anche la nostra disponibilità a dare un supporto ma nessuno ci ha coinvolto, né ci ha dato una risposta. Vorremmo sapere quali sono le difficoltà, ma è praticamente impossibile saperlo».

Il Fondo? Insufficiente
Ammettiamo che a breve il Piano diventi funzionante. Per il 2014 sono stati assegnati in totale 5 milioni di euro che, secondo l’associazione umanitaria, sarebbero assolutamente insufficienti. «Considerato che dall’attuazione del decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, l’ammontare del Fondo non sembra essere adeguato e sufficiente a garantirne l’attuazione, se consideriamo che la previsione di risarcimento per ogni vittime di sfruttamento è di 1.500 euro». Visti i numeri, il fondo non basterebbe all’indennizzo nemmeno della metà delle persone coinvolte.

Insomma, il sistema così com’è oggi non funziona anche perché, sino ad ora, «sono state adottate solo soluzioni tampone senza un piano concreto, spesso in condizioni del tutto inaccettabili per un Paese civile come l’Italia. E allora ecco che i minori scappano. Se i minori vanno a lavorare ai mercati generali bisogna chiedersi anche il perché». Per creare un sistema ad hoc, Save The Children ha presentato anche una proposta di legge. Peccato che da tempo sia ferma in Commissione Affari Costituzionali.

http://espresso.repubblica.it/attualita ... =HEF_RULLO

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 27/08/2014, 10:42
da cielo 70
camillobenso ha scritto:Sfascisti – 302

2014 a schede


Scheda – 43 – 1 – La povertà


43 - 1 - 27 agosto 2014





INTERATTIVO
Povertà, la mappa della disperazione in Italia
I giovani in vent'anni hanno perso quasi tutto

La crisi economica non ha lasciato scampo quasi a nessuna fascia di età o regione, anche se le differenze tra Nord e Sud sono ancora molto forti. E il tracollo del potere d'acquisto degli under 30 ha dell'incredibile. Ecco i nostri grafici per capire come è cambiato, in peggio, il Paese
DI DAVIDE MANCINO
26 agosto 2014

http://espresso.repubblica.it/inchieste ... =HEF_RULLO
Qua anche l'Istat europeo fa delle statistiche basate non si sa su che. Il problema è più complesso di quello che vogliono far credere.
Si pensa come sempre che siano i giovani (in alcuni casi nella disoccupazione giovanile parte dai 15 anni, quando dovrebbe esserci la scuola dell'obbligo) quelli che stanno peggio. A livello di lavoro a tempo indeterminato non c'è dubbio, ma poi, se si va a vedere nelle offerte di lavoro, molti datori richiedono che uno non abbia più di 30 anni. Sul fatto che i giovani vivono male e non consumano poi, io vedo che per es. il 90% ha un telefono cellulare con internet e grossa parte si muove con l'auto (non voglio dire che va a riempire i ristoranti o gli alberghi). Al sud può essere che sia diverso ma comunque questi studi non tengono conto che non sono solo i giovani a vivere, posto che sia vero, male. Nessuno parla di chi ha superato i 30-40 anni, ha delle spese serie (non quelle voluttuarie di molti giovani di oggi, ma la colpa è anche del modello culturale che si è affermato) e ha dei figli (anche solo 1) da mantenere ed è monoreddito; la disoccupazione di lunga durata nessuno la considera. Si difende al limite chi ha più di 2 figli con delle detrazioni o prevedendo degli indicatori di reddito più bassi, ma chi si trova nel mezzo è considerato uno che sta bene.
Quindi nella nuova fascia di povertà rischia di finire anche chi ha il posto fisso ma deve mantenere altre persone e ha iniziato a lavorare dal 2000 in poi o qualche anno prima, e non ha fatto in tempo a risparmiare qualche cosa, visto che la perdita del potere d'acquisto è iniziata (altro che deflazione) da quando c'è l'euro, e i controlli non sono stati fatti.