Renzi

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camillobenso
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

16 SET 2016 17:49
SORPRESA! SUI CONTI PUBBLICI IL PREMIER CAZZARO È PEGGIO DI BERLUSCONI

- DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, IL DEBITO È CRESCIUTO DI 5 MILIARDI AL MESE

- CON ENRICO LETTA LA MEDIA E' STATA DI 6,6 MILIARDI AL MESE


- PEGGIO DI TUTTI, MARIO MONTI - CON LUI IL DEBITO E' SALITO DI 7,6 MILIARDI AL MESE - ECCO PERCHE' L'HA VOLUTO LA MERKEL






Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"


Nel documento che palazzo Chigi ha diffuso all' inizio di settembre, per celebrare i primi 30 mesi del governo di Matteo Renzi, c' erano una sfilza di dati: dall' occupazione al pil, dalla pressione fiscale ai turisti in visita nel nostro Paese. Le slide confezionate dai cervelloni del premier mostravano tutti saldi positivi, snocciolati per sostenere che l' economia italiana è in netta ripresa.

Miglioramenti, tuttavia, fatti emergere con raffronti in taluni casi non corretti sul piano scientifico e pertanto discutibili. E altrettanto discutibile è apparsa la scelta di nascondere i numeri sul debito pubblico. Forse perché sulla voragine nei conti dello Stato, sempre più larga, i margini per parlare di svolta non esistono.


Il debito, del resto, cresce mese dopo mese. Ieri la Banca d' Italia ha certificato l' ennesimo record: 2.252 miliardi di euro a luglio, cresciuto di 52 miliardi in 12 mesi. Un boom cagionato, in minima parte, anche dall' aumento di 5 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro, passate da 96 a 101 miliardi.

L' incremento è legato a una precisa strategia di via Venti Settembre che approfitta dei tassi bassi per emettere una quota maggiore di titoli in modo da poter far fronte a eventuali, futuri rialzi dello spread, il differenziale di rendimento tra i btp italiani e i bund tedeschi.


Sta di fatto che a Renzi non è riuscito il miracolo di arginare il «rosso» nel bilancio statale. Una rapida occhiata alle serie storiche di Bankitalia può essere utile per mettere in fila altri aspetti. Da quando l' ex sindaco di Firenze è il Primo ministro (febbraio 2014), il debito pubblico è aumentato di ben 145 miliardi: vuol dire che è cresciuto al ritmo di 5 miliardi al mese.

Meno di quanto sia salito durante il 2012 (a palazzo Chigi c' era Mario Monti), cioè 7,6 miliardi al mese; e meno pure rispetto all' aumento del 2013 (quando c' era Enrico Letta), ovvero 6,6 miliardi al mese.


La performance del debito durante l' era Renzi è invece peggiore rispetto a quella fatta registrare nel 2011: stiamo parlando dell' annus horribilis dello spread (superò quota 500 punti base) e il presidente del consiglio era Silvio Berlusconi (fino a novembre, poi fu imposto Monti).

Nell' arco di quei 12 mesi, il «buco» nei conti pubblici è passato da 1.842 miliardi a 1.897 miliardi. Calcolatrice alla mano vuol dire 55 miliardi in più in un anno, pari a una media mensile di 4,6 miliardi. Con Renzi il debito corre più veloce.
camillobenso
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Re: Renzi

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16 SET 2016 17:49
SORPRESA! SUI CONTI PUBBLICI IL PREMIER CAZZARO È PEGGIO DI BERLUSCONI

- DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, IL DEBITO È CRESCIUTO DI 5 MILIARDI AL MESE

- CON ENRICO LETTA LA MEDIA E' STATA DI 6,6 MILIARDI AL MESE


- PEGGIO DI TUTTI, MARIO MONTI - CON LUI IL DEBITO E' SALITO DI 7,6 MILIARDI AL MESE - ECCO PERCHE' L'HA VOLUTO LA MERKEL






Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"


Nel documento che palazzo Chigi ha diffuso all' inizio di settembre, per celebrare i primi 30 mesi del governo di Matteo Renzi, c' erano una sfilza di dati: dall' occupazione al pil, dalla pressione fiscale ai turisti in visita nel nostro Paese. Le slide confezionate dai cervelloni del premier mostravano tutti saldi positivi, snocciolati per sostenere che l' economia italiana è in netta ripresa.

Miglioramenti, tuttavia, fatti emergere con raffronti in taluni casi non corretti sul piano scientifico e pertanto discutibili. E altrettanto discutibile è apparsa la scelta di nascondere i numeri sul debito pubblico. Forse perché sulla voragine nei conti dello Stato, sempre più larga, i margini per parlare di svolta non esistono.


Il debito, del resto, cresce mese dopo mese. Ieri la Banca d' Italia ha certificato l' ennesimo record: 2.252 miliardi di euro a luglio, cresciuto di 52 miliardi in 12 mesi. Un boom cagionato, in minima parte, anche dall' aumento di 5 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro, passate da 96 a 101 miliardi.

L' incremento è legato a una precisa strategia di via Venti Settembre che approfitta dei tassi bassi per emettere una quota maggiore di titoli in modo da poter far fronte a eventuali, futuri rialzi dello spread, il differenziale di rendimento tra i btp italiani e i bund tedeschi.


Sta di fatto che a Renzi non è riuscito il miracolo di arginare il «rosso» nel bilancio statale. Una rapida occhiata alle serie storiche di Bankitalia può essere utile per mettere in fila altri aspetti. Da quando l' ex sindaco di Firenze è il Primo ministro (febbraio 2014), il debito pubblico è aumentato di ben 145 miliardi: vuol dire che è cresciuto al ritmo di 5 miliardi al mese.

Meno di quanto sia salito durante il 2012 (a palazzo Chigi c' era Mario Monti), cioè 7,6 miliardi al mese; e meno pure rispetto all' aumento del 2013 (quando c' era Enrico Letta), ovvero 6,6 miliardi al mese.


La performance del debito durante l' era Renzi è invece peggiore rispetto a quella fatta registrare nel 2011: stiamo parlando dell' annus horribilis dello spread (superò quota 500 punti base) e il presidente del consiglio era Silvio Berlusconi (fino a novembre, poi fu imposto Monti).

Nell' arco di quei 12 mesi, il «buco» nei conti pubblici è passato da 1.842 miliardi a 1.897 miliardi. Calcolatrice alla mano vuol dire 55 miliardi in più in un anno, pari a una media mensile di 4,6 miliardi. Con Renzi il debito corre più veloce.
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Re: Renzi

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19 SET 2016 18:39
MATTEO SBARCA A NEW YORK E VA ALLA GUERRA: DI JUNCKER, DELLA MERKEL, DEL PRESIDENTE DELLA BUNDESBANK

- HA SCHIAFFI PER TUTTI: DALL'IMMIGRAZIONE AI CONTI, ALLE BANCHE

- BILL CLINTON GLI APRE LE PORTE DELLA FONDAZIONE




Dagonota


Matteo Renzi è talmente preso in considerazione da Bill Clinton che gli offre di partecipare ad uno dei primi dibattiti del ciclo di conferenze della sua Fondazione, in concomitanza con l’Assemblea delle Nazioni unite.

Con lui discutono di collaborazione internazionale il presidente dell’Argentina, Mauricio Macri (che si è presentato con il cappello in mano), il sindaco di Londra, Sadiq Khan e l’ex ministro delle Finanze della Nigeria, Ngozi Okonjo-Iweala: una prezzemolo di convegni.


In terra americana, il premier cazzone dà il meglio di sè. Nella sostanza dichiara guerra alla Ue. Se la prende con Juncker sugli immigrati ed annuncia che l’Italia farà da sola: scelta obbligata dopo le parole di oggi della Merkel. “Se l’Europa continua così, dovremno fare da soli. Juncker dice tante cose belle, ma non vediamo i fatti. E' un problema per l'Europa. Per questo a Bratislava, è un eufemismo, non l’abbiamo presa bene”.

Decide che le spese per la “messa in sicurezza” delle aree sismiche saranno fuori dal calcolo del deficit. Sbeffeggia Jens Weidmann: “A lui va tutta la mia solidarietà perché il suo compito è affrontare la grande questione delle banche tedesche”. Ed aggiunge: “Il più affettuoso abbraccio di buon lavoro”. Oggi il presidente della Bundesbak aveva osservato che all’Italia non dovrebbe essere riconosciuta ulteriore flessibilità di bilancio.

Insomma, il Ducetto di Rignano è pronto alla guerra con il mondo. Sembra Rambo. Ma a dargli la dimensione del peso specifico è proprio Bill Clinton, che lo fa duettare con Ngozi Okonjo-Iweala. Ospite fissa a Davos dove prende la parola solo se all'ultimo momento dà buca un ospite.


TRADUZIONE



La zia Merkellona non gli ha dato i soldi che Pinocchio gli aveva chiesto.

E LUI SI VENDICA.

Se a Bratislava la Ue avesse allargato i cordoni della borsa, non assisteremmo alla sceneggiata di "Pinocchio contro il mondo".

I soldi gli servono subito per poter distribuire mancette per corrompere gli italiani a votare SI.

L'Italia è allo sfascio e allo sbando e Mattarella non fa una piega per porre rimedio.

L'articolo 1 della Costituzione è già stato sostituito così:

L'ITALIA E' UNA REPUBBLICA FONDATA SULLE BALLE.

Pinocchio ci sguazza e gli italiani se ne sbattono le balle.

Non sapendo a cosa sta andando in contro questo disgraziato Paese.
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Re: Renzi

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LIBRE news

Lo Zio Sam tifa Sì per Renzi, e la stampa finge d’indignarsi
Scritto il 20/9/16 • nella Categoria: idee Condividi Tweet


“Indebita ingerenza”, “Irruzione a gamba tesa”, “Invasione di campo”, questi solo alcuni dei titoli dei quotidiani di oggi dopo le improvvide esternazioni dell’ambasciatore Usa a Roma, John Phillips. Come è noto il nostro ha affermato candidamente che una vittoria del No al referendum costituzionale rappresenterebbe un «passo indietro» nella politica italiana e ostacolerebbe gli investimenti stranieri in Italia. L’inquilino di Villa Taverna ha naturalmente aggiunto – bontà sua – che si tratta di «una decisione italiana» ma che comunque l’Italia «deve garantire di avere una stabilità di governo». E visti i 63 governi in 63 anni le garanzie sono piuttosto scarse… Alle parole dell’ineffabile Phillips fa eco la news – guarda caso battuta subito dopo – dell’agenzia di rating “Fitch”, che profetizza «uno choc per l’economia» se il No vincesse, con ricadute sul rating italiano. Ma che splendida coppia e come si preoccupano generosamente per la nostra salute…Ora, mentre non sorprende affatto la presa di posizione dei nostri “amici” americani, quello che davvero sorprende – e disgusta – è la reazione della stampa nostrana, che finge di indignarsi per l’illecita ingerenza nei nostri affari interni. Illecita ingerenza? Non sanno i nostri inossidabili pennivendoli del mainstream che la nostra è una nazione vassalla a tutti gli effetti? Il servaggio dell’Italia, che va dalla costrizione ad acquistare armamenti Usa alla imposizione di basi militari con armamento nucleare sul nostro territorio, dalla partecipazione coatta a missioni di guerra – opportunamente rinominate “guerre umanitarie” – delle nostre forze armate, alla deindustrializzazione forzata e alla svendita della nostra economia decisa a tavolino nel ’92, è ormai una realtà ben nota a tutti coloro che si interessino in modo onesto e corretto alla storia di questo paese.Dalla iniziale cessione di parte della nostra sovranità con il Trattato di Parigi nel ’47, decisa da De Gasperi al fine di ottenere il riassetto di equilibri politici interni, alla erogazione dei contributi del Piano Marshall condizionati all’uscita dei comunisti dal governo, passando per gli assassini di Enrico Mattei e di Aldo Moro, per Gladio e la strategia della tensione, per le imposizioni di premier non eletti, la nostra è stata sempre una storia di inverecondo servaggio nei confronti dei Signori del Mondo. Una sottomissione con evidenti manifestazioni servili da parte dei nostri politici rampanti che – guarda caso – prima di essere eletti fanno un viaggetto a Washington onde ottenere l’investitura da parte dei padroni. E, con tutto ciò, i nostri impudichi giornalisti si sorprendono, s’indignano, starnazzano on line perché l’ambasciatore americano ha semplicemente – con tipica franchezza anglosassone – detto le cose come stanno? Suvvia ragazzi, provate per una volta a essere un filino meno ridicoli; se il servaggio è il nostro destino, ammettiamolo onestamente, se, invece, vorremo alzare un giorno la testa, beh, iniziamo a farlo da subito chiamando le cose con il loro nome.(Piero Cammerinesi, “Ahi, serva Italia…”, da “Libero Pensare” del 14 settembre 2016).
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LIBRE news

Lo Zio Sam tifa Sì per Renzi, e la stampa finge d’indignarsi
Scritto il 20/9/16 • nella Categoria: idee Condividi Tweet


“Indebita ingerenza”, “Irruzione a gamba tesa”, “Invasione di campo”, questi solo alcuni dei titoli dei quotidiani di oggi dopo le improvvide esternazioni dell’ambasciatore Usa a Roma, John Phillips. Come è noto il nostro ha affermato candidamente che una vittoria del No al referendum costituzionale rappresenterebbe un «passo indietro» nella politica italiana e ostacolerebbe gli investimenti stranieri in Italia. L’inquilino di Villa Taverna ha naturalmente aggiunto – bontà sua – che si tratta di «una decisione italiana» ma che comunque l’Italia «deve garantire di avere una stabilità di governo». E visti i 63 governi in 63 anni le garanzie sono piuttosto scarse… Alle parole dell’ineffabile Phillips fa eco la news – guarda caso battuta subito dopo – dell’agenzia di rating “Fitch”, che profetizza «uno choc per l’economia» se il No vincesse, con ricadute sul rating italiano. Ma che splendida coppia e come si preoccupano generosamente per la nostra salute…Ora, mentre non sorprende affatto la presa di posizione dei nostri “amici” americani, quello che davvero sorprende – e disgusta – è la reazione della stampa nostrana, che finge di indignarsi per l’illecita ingerenza nei nostri affari interni. Illecita ingerenza? Non sanno i nostri inossidabili pennivendoli del mainstream che la nostra è una nazione vassalla a tutti gli effetti? Il servaggio dell’Italia, che va dalla costrizione ad acquistare armamenti Usa alla imposizione di basi militari con armamento nucleare sul nostro territorio, dalla partecipazione coatta a missioni di guerra – opportunamente rinominate “guerre umanitarie” – delle nostre forze armate, alla deindustrializzazione forzata e alla svendita della nostra economia decisa a tavolino nel ’92, è ormai una realtà ben nota a tutti coloro che si interessino in modo onesto e corretto alla storia di questo paese.Dalla iniziale cessione di parte della nostra sovranità con il Trattato di Parigi nel ’47, decisa da De Gasperi al fine di ottenere il riassetto di equilibri politici interni, alla erogazione dei contributi del Piano Marshall condizionati all’uscita dei comunisti dal governo, passando per gli assassini di Enrico Mattei e di Aldo Moro, per Gladio e la strategia della tensione, per le imposizioni di premier non eletti, la nostra è stata sempre una storia di inverecondo servaggio nei confronti dei Signori del Mondo. Una sottomissione con evidenti manifestazioni servili da parte dei nostri politici rampanti che – guarda caso – prima di essere eletti fanno un viaggetto a Washington onde ottenere l’investitura da parte dei padroni. E, con tutto ciò, i nostri impudichi giornalisti si sorprendono, s’indignano, starnazzano on line perché l’ambasciatore americano ha semplicemente – con tipica franchezza anglosassone – detto le cose come stanno? Suvvia ragazzi, provate per una volta a essere un filino meno ridicoli; se il servaggio è il nostro destino, ammettiamolo onestamente, se, invece, vorremo alzare un giorno la testa, beh, iniziamo a farlo da subito chiamando le cose con il loro nome.(Piero Cammerinesi, “Ahi, serva Italia…”, da “Libero Pensare” del 14 settembre 2016).
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Re: Renzi

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20 SET 2016 12:58
RENZI, LA VERITA’ TI FA MALE

- IN EDICOLA OGGI “LA VERITA’”, IL NUOVO GIORNALE DI MAURIZIO BELPIETRO: “MI SONO FATTO LICENZIARE 2 VOLTE DA DUE DIVERSI EDITORI PERCHÉ HO VOLUTO DIRE LA MIA ANCHE QUANDO HA DATO FASTIDIO A QUALCUNO. NON HO PREGIUDIZI NEI CONFRONTI DI RENZI. MA PERCHE' NON DEVO RACCONTARE CHE IL PAPA' DELLA BOSCHI SI INCONTRAVA COL FACCENDIERE CARBONI?"




Elisabetta Soglio per il “Corriere della Sera”


La prima domanda è inevitabile: «Chi te lo fa fare?». Già, perché uno come Maurizio Belpietro di giornali ne ha diretti, di articoli ne ha scritti, di sfide ne ha affrontate. E lui chiarisce subito: «Questo mestiere continua ad affascinarmi e volevo cercare una nuova via per raccontare i fatti». Così oggi è in edicola La Verità , un nuovo quotidiano che arriva nello stesso giorno in cui nelle librerie esordisce I segreti di Renzi (Sperling & Kupfer): libro e giornale ognuno traino dell' altro.

La redazione, affacciata sullo skyline di Porta Nuova, è ridotta all' osso, fra i collaboratori ci sono alcune firme come quelle di Giampaolo Pansa e Luca Telese, il budget è garantito da un azionariato diffuso «così non siamo piegati ad interessi economici di alcun tipo».


Direttore, è una testata che si rivolge al centrodestra?

«Parlo agli elettori in generale avendo alle mie spalle soltanto le mie idee. Vanto il fatto di essere diventato direttore del Giornale senza avere mai conosciuto Berlusconi e quando serviva l' ho criticato».

Dipende anche da come la critica è collocata nelle pagine, no?
«Come tutti anche io avrò commesso errori, ma su Berlusconi l' esame di coscienza lo dovrebbe fare la categoria che è stata quanto meno strabica nel giudicarlo. E comunque, mi sono fatto licenziare due volte da due diversi editori proprio perché ho voluto dire la mia anche quando ha dato fastidio a qualcuno».

Verità in russo si dice «Pravda». Un caso?
«Se è per quello, il nome lo aveva usato anche Nicola Bombacci per la sua rivista… Non è un titolo presuntuoso ma provocatorio: scriviamo quello che sappiamo e se abbiamo dubbi non li nascondiamo certo».

Per lo stesso motivo ha scritto il libro su Renzi, su quello che lei chiama il «giglio magico», sull' attività imprenditoriale del padre del premier, sulle vicende di Banca Etruria, sulla famiglia Boschi?

«Avevamo già fatto un' inchiesta su Libero, prima sulla casa che gli aveva "prestato" Marco Carrai, poi sulle carte dell' indagine che riguardava il padre del premier. Per la prima vicenda Renzi mi aveva telefonato chiedendomi quando avrei smesso di dargli fastidio, per la seconda ho lasciato la direzione visto che l' editore non gradiva quegli approfondimenti».

L' obiettivo del libro?

«Non ho pregiudizi nei confronti di Renzi e neppure di Carrai e di Lotti. Ma credo sia nostro dovere fare luce su vicende che si sono svolte alle sue spalle: chiediamo solo risposte e trasparenza. E perché non devo raccontare che il papà della Boschi si incontrava con il faccendiere Flavio Carboni?».


Nel libro lei non è tenero neppure con i giornalisti. Si chiama fuori dalla categoria?

«La categoria spesso si è schierata a favore del presidente del Consiglio di turno, applaudendo a prescindere. Questo non è il mio modo di fare giornalismo: preferisco dare notizie».

Lei era alla convention di Stefano Parisi: è quello il futuro del centrodestra?

«Ho la sensazione che il centrodestra stia brancolando nel buio. Parisi è un bravissimo manager ma dovrà riuscire a federare tutte le anime del centrodestra e stiamo già vedendo che è un' impresa non facile».

Se non lui, chi sarebbe in grado di sfidare Renzi?

«Non ne ho idea. Ma mi chiedo come possa battere Renzi uno che ha perso con Sala».

E Berlusconi?

«Credo stia guardando cosa succede. Mi viene però in mente l' operazione che aveva fatto con Alfano e abbiamo visto come è finita: ed era inevitabile, perché Berlusconi non prevede un erede»


VEDI FOTO QUOTIDIANO:
http://www.dagospia.com/?refresh_ce
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Re: Renzi

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DI FALLIMENTO IN FALLIMENTO SIAMO FINITI SUL LASTRICO. SIAMO ALLO SBANDO.

CERCASI COPPIA EINAUDI - DE GASPERI, ANCHE USATA PER SOSTITUIRE QUESTO GOVERNO DI INCAPACI.




20 SET 2016 11:46
JOBS ACT O JOBS FLOP?

- LE ASSUNZIONE CALANO DI UN TERZO NEI PRIMI 7 MESI DELL’ANNO: QUALCUNO LO DICA AL DUCETTO DI FRIGNANO

- DATI DELL’INPS

- FINITI GLI SCONTI FISCALI, FINITI I POSTI DI LAVORO

- IL BOOM DEI VOUCHER - CGIL: COME PRECARIZZARE L’OCCUPAZIONE -



Roberto Giovannini per “la Stampa”



Solo sette giorni fa il premier Matteo Renzi aveva esultato, commentando i dati dell' Istat sull' occupazione del periodo gennaio-giugno. Ma gli economisti più avveduti avevano consigliato maggiore cautela, perché già si sapeva che a luglio le cose erano andate male. Peraltro, guardando dentro i numeri con attenzione, erano più gli aspetti preoccupanti che le vere buone notizie.

E così è andata: ieri l' Inps, nel suo Osservatorio che registra l' avvio e la fine dei rapporti di lavoro nel settore privato ha certificato che l' economia italiana non crea posti di lavoro in generale, ma soprattutto non crea posti stabili. Nei primi sette mesi del 2016, infatti, sono stati stipulati 972.946 contratti a tempo indeterminato (comprese le trasformazioni di contratti a termine e di apprendistato) a fronte di 896.622 cessazioni, con un saldo positivo di soli 76.324 contratti a tempo indeterminato.


Un saldo peggiore di addirittura l' 83,5% rispetto al saldo attivo registrato nello stesso periodo del 2015, quando l' incentivo fiscale per le assunzioni con contratti "stabili" era molto più generoso. Ma il vero guaio - che fa pensare che il Jobs Act non abbia cambiato molto dal punto di vista della propensione ad assumere delle imprese - è che la prima parte del 2016 è andata peggio dello stesso periodo del 2014, in cui senza nemmeno un euro di vantaggi fiscali o contributivi si registrò una differenza positiva tra assunzioni e cessazioni di 129.163 unità.


Nel complesso i nuovi rapporti di lavoro (dipendenti del settore privato esclusi i domestici e gli operai agricoli) attivati nei primi sette mesi dell' anno sono stati 3.428.243 (-10% sul 2015) a fronte di 2.623.566 cessazioni complessive. Il rallentamento delle assunzioni ha coinvolto principalmente i contratti a tempo indeterminato (-379.000, pari a - 33,7% rispetto ai primi sette mesi del 2015), ma sono diminuiti moltissimo anche le conversioni da lavoro precario a tempo indeterminato (-36,2%).

Quanto al lavoro precario, nonostante una certa frenata continua impressionante il successo dei voucher, uno strumento pensato per il lavoro occasionale ed accessorio, ma che invece viene notoriamente usato in alternativa alle assunzioni «normali»: ne sono stati venduti ben 84,3 milioni, con un incremento, rispetto al 2015, del 36,2%.


Facile attendersi commenti alla calce viva da parte di chi, nel sindacato e nella politica, ha criticato la riforma Renzi del Lavoro. Per Susanna Camusso, leader della Cgil, «il Jobs Act non è stato uno strumento di stabilizzazione del lavoro ma di ulteriore strumento di destrutturazione dei diritti. Finché ci sono state le risorse della decontribuzione questo si è mascherato. Ora che ci si avvia verso la fine di quel periodo la verità è che ci si avvia verso forme precarie».


Renato Brunetta, di Forza Italia, dice che i dati certificano «il fallimento del governo», ricorda che per «l' inutile decontribuzione sono stati bruciati 20 miliardi», e chiede le dimissioni del ministro del Lavoro Giuliano Poletti. I parlamentari di M5S parlano di «riforma bluff».

Mentre dalla Cisl il segretario confederale Gigi Petteni chiede al contrario di rafforzare il bonus assunzioni e rendere più difficile il ricorso ai voucher. Guglielmo Loy, segretario confederale Uil, invece ricorda che le regole del lavoro «possono aiutare l' occupazione, ma non potranno mai risolvere, come dimostra l' effetto Jobs Act, le criticità del nostro mercato del lavoro».

Cioè, che l' economia continua a non camminare.
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

L'INTELLIGENZA DI PINOCCHIO MUSSOLONI E' DECISAMENTE SCARSA.

HA SPEDITO LA BOSCHI IN SUD AMERICA PER RECUPERARE VOTI DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO, E POI FA SCELTE DI QUESTO TIPO:

ECCO I CONTRATTI Da anni ottengono rincari che servono solo a far salire i profitti
Autostrade, aumentati i pedaggi
per regalare 5 miliardi ai Benetton



Da il Fatto Quotidiano.

Aumentare i pedaggi in questa fase farà incazzare gli automobilisti in genere. Ma soprattutto aumenteranno i prezzi al dettaglio per via dell'aumento dei costi delle merci trasportate.

E perchè dovrebbero votare SI dopo questo servizietto????
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

PINOCCHIO SI SENTE AUTORIZZATO A FARE IL BUNGA - BUNGA AGLI ITALIANI, MA PRETENDE CHE GLI ITALIANI NON LO FACCIANO A LUI




Renzi: "Non si utilizzi il referendum in nome del desiderio di buttar giù il governo".
E poi: il Ponte sullo Stretto di Messina potrebbe essere "un volano per il Sud, ma non è certamente l'unica cosa perché servono investimenti sulla legalità e sulle infrastrutture, oltre alla trasparenza nelle opere pubbliche


Luca Romano - Mer, 28/09/2016 - 10:36
commenta
"Non si utilizzi il referendum in nome del desiderio di buttar giù il governo. Si manda a casa per sempre la riforma.


Quella è un'occasione perduta. È più bello se si potesse votare nel merito e poi scegliere un front runner del centrodestra e dei 5 stelle, che, con Di Maio, credo non se la passi benissimo". Matteo Renzi torna a parlare del referendum. E punta il dito contro coloro che si schierano per il No: "Berlusconi punta a fare un'operazione del tutto legittima che è quella di tornare in campo assieme a D'Alema e a tanti altri che utilizzano il referendum per questo e per fare una bella Bicamerale. A Berlusconi gli faccio gli auguri dal profondo del cuore, così come a Bersani che compie gli anni lo stesso giorno, il 29 settembre. Comunque aspettiamo a giudicare Berlusconi come uomo del passato".

In merito all'Unione Europea e alla flessibilità il capo del governo ha spiegato: "Ci sono regole Ue non condivido ma che rispetto. Abbiamo detto che tutto ciò che serve per il sisma e per l'immigrazione lo togliamo dal patto stabilità. Noi rispettiamo la posizione dell'Ue. Queste regole andrebbero cambiate e lavoreremo per farlo ma finché ci sono vanno rispettate".

Infine, Renzi è tornato sulle dichiarazioni di ieri sul ponte sullo Stretto di Messina spiegando che potrebbe essere "un volano per il Sud, ma non è certamente l'unica cosa perché servono investimenti sulla legalità e sulle infrastrutture, oltre alla trasparenza nelle opere pubbliche. E poi non è che siccome l'ha detto Berlusconi è un'idea sbagliata...Questa è la cultura dell'odio verso il nemico. Se Grllo o Salvini dicono una cosa giusta, anche se nel caso di Salvini è una cosa complicata, ma mai porre limiti alla Provvidenza, perché litigare sempre?".

In merito poi al fatto che nel 2010 e nel 2012 Renzi si era espresso in maniera negativa nei confronti del Ponte il segretario dem ha precisato: "Io alla Leopolda dissi che dovendo scegliere tra la banda larga e il Ponte sullo Stretto ero per la banda larga e che bisognava finire la Sa-Rc e le linee ferroviarie in Sicilia, e lo confermo ma dopo due anni e mezzo di governo la banda larga è a gara in tutte le Regioni, la Sa-Rc si percorre in quattro corsie e il 22 dicembre sarà terminata, in Sicilia i soldi per viadotti e ferrovie sono realtà, e allora, essendo ospite dell'azienda in causa con lo Stato dopo aver vinto la gara, ho detto che se diventa uno strumento per unire da Milano a Palermo si può ragionare".
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Re: Renzi

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ASILO ETRURIA


Renzi: “Se perdo referendum cambio mestiere”
Ma oggi dice: “Non si usi voto per buttarmi giù”

In 4 mesi la metamorfosi del premier sull’esito del voto. Il 2 giugno assicurava: “Se va male, lascio”
Oggi ha completato l’inversione a U: “Il governo non c’entra”. Alfano: “Vince il no? Noi andiamo avanti”

Politica
Dopo quasi 4 mesi si completa l’inversione a U. “Non si utilizzi il referendum in nome del desiderio di buttar giù il governo. Si manda a casa per sempre la riforma. Quella è un’occasione perduta”. Ora che la campagna entra nel vivo, il presidente del consiglio ribalta quanto annunciato nella cornice solenne del 2 giugno: “Non sono come gli altri, io. Se il referendum andrà male continuerò a seguire la politica come cittadino libero e informato, ma cambierò mestiere”
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