Pinocchio, Benito, Matteo Renzi
1) La prima sparata Pinocchio Renzi la fa il 12 di marzo scorso.
Nessuno lo ha obbligato a raccontare le Nuove avventure di Pinocchio 2014.
E' stata una sua scelta di comunicazione. Non direi politica, perché Renzi con la politica non centra nulla.
2) Per correggere la prima pinocchiata perché qualcuno gli ha fatto vedere che non era possibile, da Vespa cambia la data e la sposta ad oggi, giorno di San Matteo.
http://www.youtube.com/watch?v=8gBIoFlRBRw
Ovviamente anche la seconda pinocchiata non l'ha mantenuta.
3) I media della carta stampata rispondono così, ma anche i media della Tv oggi non si sono tirati indietro:
il Fatto 21.9.14
I pagamenti alle imprese
Debiti Pa: è San Matteo, manca il miracolo
di Marco Palombi
“Se entro la fine dell’estate, diciamo il 21 settembre che è San Matteo, saranno pagati tutti i debiti della Pubblica amministrazione lei andrà a piedi da Firenze a Monte Senario”. Il 13 marzo, sulla comoda poltrona di Porta a Porta, il premier aveva fatto una scommessa con Bruno Vespa: per lui, se avesse perso, niente pellegrinaggio (“so dove mi mandano gli italiani tanto”), ma il rischio assai più rilevante di sentirsi dare del “buffone”. Oggi, come si sa, è proprio San Matteo e quindi andrà verificato intanto se il problema dei debiti commerciali pregressi della P. A. sia stato risolto e, secondariamente, dove dovrà recarsi Matteo Renzi e con che qualifica.
LA CGIA, sempre attenta alle scadenze mediatiche, ieri ha fornito alcuni numeri: “Nel biennio 2013-2014 sono stati messi a disposizione 56,8 miliardi di euro e entro il 21 luglio 2014 (ultimo aggiornamento disponibile) ne sono stati pagati 26,1: alle imprese mancano 30,7 miliardi. La promessa non è stata mantenuta”. I numeri degli artigiani di Mestre, però, non coincidono con quelli del Tesoro: i soldi stanziati dai due governi precedenti – come ha riporta, sempre ieri, uno studio di Confartigianato – sono più o meno 47 miliardi e mezzo, esattamente l’indebitamento ulteriore che Mario Monti contrattò a più riprese con la Commissione europea: “All’appello mancano 21,4 miliardi di euro che gli imprenditori aspettano di riscuotere – ha spiegato il presidente Giorgio Merletti –. Allo scorso 21 luglio erano stati pagati alle aziende 26,139 miliardi, pari al 55% dei 47,519 stanziati con lo Sblocca-debiti e la Legge di Stabilità 2014”.
In realtà, e sempre a stare ai dati presenti sul sito del Tesoro (sempre aggiornati al 21 luglio), ai 26 miliardi che risultano pagati direttamente dalle amministrazioni coinvolte vanno aggiunti oltre sei miliardi di crediti certificati online dalle aziende e scontabili in banca secondo un decreto del governo Renzi che coinvolge anche Cassa depositi e prestiti come garante. A quanto risulta al Fatto Quotidiano, infine, a inizio settembre il totale dei debiti commerciali complessivamente saldato dallo Stato ammontava a circa 43 miliardi, cioè quasi l’intero margine di nuovo debito concesso dalla Ue all’Italia a questo fine.
Se questi dati saranno confermati, bisognerà ammettere che c’è stata una discreta accelerazione nei pagamenti durante l’ultimo anno. La cosa va peraltro di pari passo con un complessivo miglioramento dei tempi di pagamento delle fatture grazie a un lavoro impostato già dal governo Letta: i tempi di attesa medi per essere saldati – dice lo studio già citato di Confartigianato – si sono ridotti da 104 a 88 giorni (ma al Sud si aspetta fino a 108), un miglioramento anche se “siamo ben lontani dal traguardo di 30 giorni imposto dalla legge”, spiega Merletti. Per Francesco Boccia (Pd), presidente della commissione Bilancio della Camera, la situazione non è più drammatica: “Per la fine dell’anno riusciremo a pagare i debiti accumulati a fine 2012 aumentando il debito pubblico. Comunque non farei diventare questo discorso sui debiti delle P. A. oggetto del conflitto politico: abbiamo fatto abbastanza, adesso completiamo l’opera con la Legge di Stabilità”.
IL PROBLEMA VERO, antico come sanno i cultori della materia, è sapere di che cifre si parla, quale sia cioè lo stock dei debiti commerciali dello Stato e dunque quanto bisogna ancora pagare (anche se la formula della certificazione con sconto in banca e garanzia di Cdp porta la questione fuori dal perimetro dei conti pubblici, almeno per un po’). I tempi in cui volavano i 90 o addirittura i 120 miliardi sono finiti, ma anche le analisi più recenti basate sui dati di Banca d’Italia concordano nel fatto che la cifra è superiore allo stanziamento di 47 miliardi: anche secondo il Tesoro è probabile che la cifra, alla fine del processo, supererà i 60 miliardi complessivi. Insomma, se Renzi non si fosse impiccato come al solito alle sue promesse (“entro il 21 settembre”), stavolta gli si poteva pure concedere il risultato. E invece no: fa di tutto per farsi smentire.
La Stampa 21.9.14
“Debiti dello Stato. Mancano rimborsi per oltre 20 miliardi”
Artigiani e aziende all’attacco sui ritardi nei pagamenti
Il Tesoro: dati non aggiornati, siamo vicini al traguardo
di Paolo Baroni
Il giorno di San Matteo è arrivato, il premier può festeggiare, le imprese italiane un po’ meno. «Entro il 21 settembre – aveva promesso Renzi la scorsa primavera durante una intervista a Porta a porta – pagheremo tutti gli arretrati della pubblica amministrazione». «Il traguardo è ancora distante» ha denunciato invece ieri il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti snocciolando tutta una serie di dati: sino a tutto lo scorso 21 luglio risultavano pagati appena 26,1 miliardi di euro su un totale di 47,5 stanziati. Insomma siamo ad appena il 55% del totale: a 163 giorni dalla fine dell’anno gli imprenditori devono ancora riscuotere 21,38 miliardi. Addirittura, secondo la Cgia di Mestre, che basa i suoi calcoli partendo da uno stock di 66,5 miliardi, il «conto» ancora da saldare ammonterebbe a 35 miliardi.
E mentre Forza Italia attacca il governo, dal Tesoro, che aggiornerà ufficialmente i suoi dati nei prossimi giorni, arrivano però altre cifre. Negli ultimi 60 giorni sarebbero stati infatti liquidati almeno 5-6 miliardi in più cui vanno aggiunti altri 6 miliardi di crediti che le imprese hanno chiesto di certificare per ottenere la garanzia dello Stato. Insomma, secondo via XX Settembre, dove si è fatto di tutto per accelerare mettendo in campo ogni tipo di strumento, saremmo già a quota 38 ed il traguardo dei 47 sarebbe ormai prossimo.
«Nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi due anni, che hanno portato a un calo del 15,4% dei debiti commerciali dello Stato, l’Italia – lamenta invece Merletti - rimane il Paese europeo con la più alta quota di debiti commerciali della Pa, pari al 3,3% del Pil». La colpa dei ritardi? Lo scarto tra fabbisogni assegnati e cifre effettivamente versate, ma soprattutto i tempi richiesti dalle varie procedure e le troppe complicazioni che le imprese, soprattutto le piccole, si trovano a dover affrontare.
In tutto, alla data dell’8 settembre, al ministero del Tesoro risultava che fossero 15.613 le imprese registrate sulla piattaforma che certifica i crediti per un totale di 56.189 istanze di pagamento ed un controvalore complessivo di 6 miliardi e 55 milioni. Confartigianato parla di vera e propria «maratona». Dal 24 agosto le registrazioni sono cresciute al ritmo di 49 al giorno, che si traducono in 252 richieste in più al giorno per un controvalore di 22 milioni (importo medio delle richieste 107.762 euro). La quota maggiore riguarda gli enti locali (3,09 miliardi), seguiti da Asl (1,29) e Regioni (885 milioni).
Strada in salita, insomma, come rivela anche un sondaggio Ispo/Confartigianato su un campione di piccole e medie imprese interessate al saldo degli arretrati: il 61% degli imprenditori intervistati non conosce l’esistenza della piattaforma governativa. Del restante 39% che invece la conosce, solo il 9% l’ha utilizzata «promuovendola» con un voto più che sufficiente. Tra chi ha deciso di non usarla, prevale lo scetticismo sulla sua efficacia e il timore che la certificazione allunghi i tempi di riscossione. Intanto, rispetto all’inizio dell’anno, si registra un sensibile miglioramento sul versante dei tempi di pagamento della Pa: tra gennaio e settembre si è passati da 104 a 88 giorni, con un “record” di 75 giorni per le Asl (rispetto ai 106 rilevati di gennaio). Più lenti i Comuni (89 giorni contro 104). Soltanto il 15% degli imprenditori intervistati da Confartigianato dichiara di essere stato pagato entro il termine di 30 giorni previsto dalle nuove normativa. In crescita, invece, dal 12% al 19% la percentuale di imprese che segnala comportamenti anomali da parte della Pa come la richiesta di ritardare l’emissione delle fatture, o la pretesa di una loro remissione con la contestazione pretestuosa dei beni e servizi forniti.
«Governo e imprese – sottolinea Merletti - ce la stanno mettendo tutta, ora, però, i debiti vanno certificati, e soprattutto, bisogna pagarli. Se perdessimo anche questa occasione, gli imprenditori non saprebbero davvero più a che Santo votarsi per vedersi riconosciuto il diritto ad essere pagate dalla Pa. Da parte nostra, continuiamo a essere convinti che la strada più semplice sia la compensazione secca, diretta e universale tra i debiti della Pa con i debiti fiscali e contributivi che le imprese devono allo Stato».
4) In Italia è in corso da anni una pericolosissima epidemia. LA BERLUSCONITE.
La berlusconite ha colpito in modo particolare Pinocchio, Benito, Matteo Renzi.
Oggi alle accuse sacrosante risponde alla Berlusconi:
Debiti Pa, palazzo Chigi respinge accuse
"Mancati pagamenti? Non è colpa nostra"
La nota dopo gli attacchi a Renzi, che aveva promesso di saldare tutto entro il 21 settembre (leggi)
"Tutte le aziende in condizione di essere pagate, ma procedura farraginosa per meccanismi passati"
Debiti Pa, palazzo Chigi respinge accuse "Mancati pagamenti? Non è colpa nostra"
Fermi tutti, Bruno Vespa dovrà andare in pellegrinaggio da Firenze a Monte Senario: non è vero che Matteo Renzi ha smentito se stesso non rispettando l’impegno, preso a marzo nel salotto di Porta a Porta, di saldare entro il 21 settembre tutti i debiti della Pubblica amministrazione verso le imprese. A sostenerlo una nota di Palazzo Chigi diffusa a oltre 24 ore dall’esplosione della polemica aperta dalla Cgia che ha stimato l’arretrato in circa 35 miliardi
http://www.ilfattoquotidiano.it/
^^^^^
Debiti Pa, Palazzo Chigi: “Impegni rispettati, mancano 2-3 miliardi: colpa Ue”
La tesi dell'esecutivo, snocciolata in più punti, è che gli strumenti per pagare sono stati predisposti e messi a disposizione, basta che le imprese si impegnino per usarli. Massima comprensione per i creditori ma la colpa è delle "assurdità del passato" e delle "inefficienze" degli enti locali. La sfida, però, è "vinta nei tempi previsti"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 21 settembre 2014Commenti (397)
Fermi tutti, Bruno Vespa dovrà andare in pellegrinaggio da Firenze a Monte Senario: non è vero che Matteo Renzi ha smentito se stesso non rispettando l’impegno, preso a marzo nel salotto di Porta a Porta, di saldare entro il 21 settembre tutti i debiti della Pubblica amministrazione verso le imprese pena prendersi del “buffone” dagli italiani e farsi mandare “dove io so”. A sostenerlo una nota di Palazzo Chigi diffusa a oltre 24 ore dall’esplosione della polemica sulla promessa mancata, aperta dagli artigiani di Mestre che hanno stimato l’arretrato in circa 35 miliardi di euro e alimentata nel corso di tutto il weekend da ogni parte sociale e politica. Ex ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera incluso.
La tesi dell’esecutivo, snocciolata in più punti, è che gli strumenti per pagare sono stati predisposti e messi a disposizione, basta che le imprese si impegnino per usarli. Massima comprensione per i creditori ‘cornuti e mazziati’, ma la colpa è delle “assurdità del passato” e delle “inefficienze” degli enti locali. Che detto dal governo dei sindaci non è poco. La sfida, però, rivendica Palazzo Chigi, è vinta nei tempi previsti. Resta indietro solo una piccolissima parte del dovuto, sostiene ancora l’esecutivo, che pure aveva appena detto di non essere in grado di sapere con certezza a quanto ammontano i suoi debiti. Ma che in coda alla nota parla di “solo” 2-3 miliardi di euro di debiti su investimenti che sono stati esclusi dai pagamenti per colpa di Bruxelles che impedisce allo Stato di sforare il 3% del deficit.
“Cerchiamo di fare un po’ di ordine sulla questione dei debiti della Pubblica Amministrazione per evitare che informazioni parziali contribuiscano soltanto a creare confusione – esordisce il comunicato – Il dato di partenza è il seguente: oggi lo Stato non è in grado di avere una mappatura chiara, una fotografia certa dei debiti cui deve fare fronte. È il motivo per il quale la fatturazione elettronica, che abbiamo introdotto tra le novità della riforma della Pubblica Amministrazione lo scorso giugno, è lo strumento chiave per determinare, d’ora in avanti, il chi, il quanto e il quando dell’impegno preso dallo Stato nei confronti dei suoi creditori”.
“Primo punto: abbiamo realizzato il sistema – prosegue la nota – che permetterà di controllare se tutti gli enti centrali pagano a 30 giorni. Adesso va esteso anche alle amministrazioni locali e il sistema girerà definitivamente. Secondo punto: tutti i soggetti che hanno un debito verso la Pa sono oggi – grazie all’accordo tra governo, banche e Cdp – in condizione di essere pagati. Purtroppo devono sottostare a una procedura che prevede la certificazione del credito sul sito del governo. Ma se l’operazione è complicata dal punto di vista procedurale, il concetto è molto semplice”.
“Entro il 21 settembre – viene quindi assicurato – abbiamo messo a disposizione i soldi per pagare tutti i debiti di parte corrente. Purtroppo non tutti sono stati pagati perché il procedimento richiede un comportamento attivo (registrazione) da parte delle aziende. In un mondo normale il pagamento dovrebbe essere automatico. Purtroppo l’assurdo meccanismo del passato e l’inefficienza di molti enti locali impone di usare questa procedura. Ma – questo e il punto chiave – lo Stato si è messo nelle condizione di pagare tutti i debiti”.
“E dunque è corretto – sottolinea infine palazzo Chigi – sostenere che la sfida di liberare risorse per pagare tutti i debiti Pa è vinta. Rimane quella di semplificare e imporre efficienza a tutta la pubblica amministrazione. Rimangono fuori da questo computo – che comunque supera ampiamente i 30 miliardi – solo quella quota parte di debiti della Pa su investimenti (stimati tra i due e i tre miliardi di euro) per i quali i soldi ci sono, ma il problema è il rispetto del 3% sul deficit”. In altri termini, “le risorse ci sono, ma rimane il problema di rispettare il patto di stabilità e non sforare il 3%. Gli unici debiti non pagabili al momento sono questi. Non 60 miliardi, come abbiamo letto da qualche parte, ma – è la conclusione – una cifra che oscilla tra i due e i tre miliardi, che rischiano di farci sforare il 3%; vincolo europeo che noi intendiamo onorare e rispettare”.
Pronta la replica della Cgia di Mestre che aveva sollevato il caso. “Forse i suoi collaboratori non l’hanno informato bene: ma sui debiti della Pa le cose, purtroppo per le imprese, non stanno come ha affermato. Il problema non è quanti soldi sono stati messi a disposizione, ma conoscere quanti soldi sono stati pagati alle imprese rispetto al debito complessivo accumulato in questi anni dalla Pa nei confronti dei fornitori”, fa sapere il segretario del’associazione, Giuseppe Bortolussi. “Tra il 2013 e il 2014 gli ultimi esecutivi hanno messo a disposizione 56,8 miliardi di euro. Al 21 luglio scorso, ultimo dato aggiornato, sono stati pagati 26,1 miliardi. Pertanto, l’incidenza dei pagamenti effettuati sul totale dei soldi messi a disposizione è pari al 46 per cento. Stando alle affermazioni rilasciate la settimana scorsa dal ministro Padoan, la Pa, dal 21 luglio ad oggi, avrebbe pagato altri 5/6 miliardi. Se li aggiungiamo ai precedenti, entro il 21 settembre dovrebbero essere stati onorati 32 miliardi di euro circa, ovvero il 56,3%. Delle risorse messe a disposizione”, ribadisce sottolineando che il problema non è quanto la Pa ha pagato sul totale dei soldi messi a disposizione, ma quanti soldi sono stati dati alle aziende sull’ammontare complessivo del debito contratto dallo Stato nei confronti delle imprese. “E’ questo il nodo da sciogliere – prosegue Bortolussi – Renzi ci può dire a quanto ammonta lo stock del debito? La verità è che non lo sa lui e nemmeno il ministero dell’Economia. Gli unici che l’hanno stimato sono i ricercatori della Banca d’Italia“.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09 ... e/1128557/