Come se ne viene fuori ?

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pancho
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da pancho »

camillobenso ha scritto:La strana reazione del forum.

Nessun accenno ai 4 attentati (Gruber), del venerdì nero
Come se ne viene fuori da questa situazione di continui attentati? E' a questo che ti riferisce Zione?
Difficile poter in questo medesimo momento dare dei consigli per il semplice fatto che i fondamentalismi sopratutto quelli religiosi sono incontrollabili.

Se ora ci fanno paura un tempo di questi ce ne servivamo per raggiungere i ns. scopi occidentali e ora anche orientali.

Potrei dire che ora riceviamo quel che abbiamo o hanno seminato i ns.governanti nel tempo.

Purtroppo ci fa ancora oggi fatica a menzionare le guerre sante e tutto quello che hanno scatenato.

Odi e rancori da tempo assopiti ancor oggi si fanno sentire e purtroppo sono molti i governi che per sopravvivere si servono di questi rancori.

Come venirne fuori ora?

È' una domanda a cui potrei rispondere, di primo acchito, impossibile! ma poiché ritengo che nulla deve essere considerato impossibile, credo che solo con governi in cui viene applicata la giustizia sociale e messo l'essere umano al centro della ns. esistenza, si potrà venirne fuori.

Aiutare che i popoli si autodeterminazione i loro governi secondo l le loro usanze e tradizioni senza imporre culture altri.

Per arrivare a questo dovremmo rivoltare il ns. attuale modo di pensare socialmente altrimenti le soluzioni non saranno altro che guerre rifugiandoci nella soluzione delle guerre mirate che spesso anziché risolvere le situazioni le peggiorano ulteriormente.

Purtroppo il sistema economico finanziario mondiale investe i suoi capitali sopratutto in questi paesi despoti e qualora dovessero avere problemi di instabilità interna non intendono in nessun modo perdere i loro capitali di investimenti e quindi cercano quasi sempre le soluzioni veloci per far rientrare i loro denari sporchi.

Se non lo fanno con questi paesi lo fanno all'interno degli stessi paesi occidentali e se ne sbattono di tutto poiché son consapevoli che il vero potere , anche quello politico, ce l'hanno loro mano.

Proletari di tutto il mondo, unitevi, predicava un grande sociologo, ma purtroppo sarà difficile tutto questo poiché il vero loro potere sta nell'arte di saper dividerci con tutti i loro mezzi potenti

Quindi.......se fossi nato in un paese povero e di conseguenza non avessi alcun modo per fare una vita almeno decente , darei poco importanza alla mia vita di stenti ed ogni soluzione , anche quella più bestiale potrebbe attecchire su di me.

Sopratutto se dovessero presentarmela in un bel piatto d'argento facendomi sperare che nell'aldila tutto potrebbe cambiare in meglio.

Un disperato che potrebbe fare per dar sfogo alla sua disperazione.?

È' difficile per noi il solo pensare in questo modo ma per solo un'attimo proviamo a metterci nei panni di uno di questi è forse...forze qualcosa potremmo capire.

Quindi, per concludere senza dilungarmi con quello che ho detto in un'altra post, dico solo che con questi sistemi economici e politici, sarà difficile risolvere questi problemi inclusa questa continua transumanza di esseri umani e di certo non può essere l'ospitalità continua senza alcun progetto strutturale di cui sopra ho fatto accenno.

Purtroppo non posso sfuggire alla domanda sul cosa fare nell'immediato .

Se l'Europa è tutto l'occidente vuol iliminare queste situazioni e' in grado di farlo immediatamente poiché i ns. servizi di intelligence sono a conoscenza di come si muovono costoro e dove colpirli militarmente.

Devono solo poter scegliere se continuare a stare con chi dietro le quinte gestisce tutto questo oppure dare una svolta decisiva a tutto,questo,tenendo sempre presente poi il problema potrebbe ritornare se non cominciamo a ripensare un modo diverso di far politica e mettendo definitivamente da parte i poteri forti che con la democrazia non hanno niente a che fare.

Un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Come venirne fuori ora?

È' una domanda a cui potrei rispondere, di primo acchito, impossibile! ma poiché ritengo che nulla deve essere considerato impossibile, credo che solo con governi in cui viene applicata la giustizia sociale e messo l'essere umano al centro della ns. esistenza, si potrà venirne fuori.

Aiutare che i popoli si autodeterminazione i loro governi secondo l le loro usanze e tradizioni senza imporre culture altri.

Per arrivare a questo dovremmo rivoltare il ns. attuale modo di pensare socialmente altrimenti le soluzioni non saranno altro che guerre rifugiandoci nella soluzione delle guerre mirate che spesso anziché risolvere le situazioni le peggiorano ulteriormente.
pancho



Hai voglia caro pancho. Per rivoltare il ns. modo di pensare sociale, la via più breve è un secondo diluvio universale a breve.

Perchè:




Rassegnarci a perdere tutto: è lo scopo della crisi infinita
Scritto il 25/6/15 • LIBRE nella Categoria: idee


La lunga crisi economica, e non solo economica ma anche sociale, costituzionale, morale, culturale, sta letteralmente rieducando i popoli: questa è la riforma delle riforme.

Insegna loro una lezione importante e penetrante.

L’uomo impara ad interiorizzare una diversa e molto più modesta e docile concezione di se stesso, dei suoi diritti fondamentali, delle sue prospettive esistenziali.

Taglia pretese e aspettative.

Accetta ciò che viene. Si rassegna.

La crisi prevedibilmente verrà portata avanti, con gli strumenti di destabilizzazione descritti nei miei precedenti articoli (“Comunitarismo e Realismo”, “Questa non è una Crisi Economica”), finché questa lezione non sarà stata assimilata e finché la precedente maniera di considerare il mondo, la società, i diritti dell’uomo, non sarà stata dimenticata o perlomeno “sovrascritta” da una nuova coscienza, imperniata sugli elementi seguenti.

Il rating delle agenzie finanziarie e le variabili “necessità” del mercato sono la fonte normativa suprema, superiore ai principi costituzionali e prevalgono su di essi; lo Stato di diritto e garanzia è finito.

Conseguentemente, i diritti di partecipazione democratica e di rappresentanza del cittadino sono condizionati e comprimibili.




Le scelte di politica economica, del lavoro, dei rapporti internazionali discendono da fattori di mercato superiori alla volontà popolare e sono dettate ai popoli dall’alto, da organismi tecnocratici sovranazionali, che non sono responsabili degli effetti di tali scelte e possono mantenerle in vigore quali che siano i loro effetti, mentre esse non sono rifiutabili dai popoli e dai loro rappresentanti.




Se così non fosse, si metterebbe in pericolo il Pil, il rating, lo spread.

In effetti, gli Stati sono politicamente impotenti e subalterni, essendo indebitati in una moneta che non controllano più essi, ma un cartello bancario, da cui essi dipendono per rifinanziarsi.

Il cittadino è essenzialmente passivo: subisce senza poter reagire, interloquire, negoziare, le tasse, le tariffe, i prezzi imposti dallo Stato, dei monopolisti dei servizi, dell’energia, di molti beni essenziali.

Subisce senza poter reagire il tracciamento di tutte le sue azioni, spostamenti, incassi, spese, consumi.

Lo Stato, la pubblica amministrazione, le imprese private monopolistiche che operano in concessione, lo governano e agiscono su di lui da lontano, con mezzi telematici, senza che egli possa interagire con tali soggetti.

Come lavoratore, deve accettare una strutturale mancanza di garanzie e pianificabilità, di stabilità dei rapporti e dei redditi, di continuità occupazionale, di prospettiva di carriera e persino di una pensione sufficiente a vivere.

Come consumatore, deve accettare i prezzi e le tariffe fissate da monopoli multinazionali o da monopoli locali ammanicati con la casta politica.

Deve accettare senza discutere che lo Stato, pur potendo investire e rilanciare l’economia e l’occupazione, scelga piuttosto di lasciare milioni e milioni di persone senza lavoro e nella miseria, nonché senza servizi pubblici decenti, per rispettare i parametri astratti e senza alcuna utilità verificabile, o addirittura dannosi.

Deve accettare che i suoi risparmi, sia in valori finanziari che in beni immobili, siano posti in line e gli vengano gradualmente sottratti con le tasse, le bolle, i bail-in, e che non gli rendano più niente, e che i rendimenti siano solo per i grandissimi capitali, quelli di coloro che comandano la società, e che si muovono in circuiti finanziari off shore dove non si pagano le tasse.

In fatto di ordine pubblico, deve accettare che la sicurezza sia garantita in misura limitata e in modo pressoché occasionale, che molti delitti e traffici criminali si svolgano in modo tollerato, che molti malfattori non vengono perseguiti o vengano subito rilasciati.


Deve rinunciare ad essere tranquillo e padrone sul suo territorio.

Deve rinunciare ad avere un territorio suo proprio.

Deve inoltre abituarsi a non considerarsi portatore di diritti inalienabili e propri di cittadino, in quanto vede gli immigrati anche clandestini preferiti a lui nei servizi sanitari, nell’edilizia popolare, nell’assistenza pubblica in generale, e protetti quando commettono abitualmente reati.

Deve capire che è lo Stato, dall’alto e insindacabilmente, a dare e togliere diritti, a stabilire chi ha diritti, chi non ne ha, chi ne ha di più, chi ne ha di meno.

Deve accettare come giusti, normali, inevitabili nonché benefici, i flussi di immigrazione massicci che stravolgono la composizione etnica e culturale del suo ambiente sociale.

Deve accettare la fine delle comunità e delle formazioni intermedie, perché tutti gli umani, indistintamente, sono resi per legge e per prassi amministrativa omogenei, equivalenti, monadi solitarie e senza volto davanti allo schermo, al fisco, agli strumenti di monitoraggio e, se necessario, ai droni.

Deve accettare la fine delle identità e dei ruoli naturali: fine della famiglia naturale in favore di quella Fai Da Te, fine della differenziazione tra i sessi in favore della scambiabilità del gender, fine della nazione come comunità storica etico culturale in favore del villaggio globale omogeneizzato, fine delle democrazie parlamentari nazionali sovrane in favore di un senato mondialista, bancario e massonico.

Deve imparare che il suo ruolo è la passività obbediente, che non ci sono alternative; e a rifiutare come populista, infantile, fascista, comunista, retrivo qualsiasi pensiero strutturalmente critico verso questo nuovo ordine di cose.

(Marco Della Luna, “Pedagogia della crisi continua”, dal blog di Della Luna del 26 maggio 2015).
iospero
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da iospero »

A Camillobenso ,
Direi che non è sempre così , vedi un po' :

L’Uruguay non userà mai più il petrolio per generare elettricità
di Maria Rita D'Orsogna | 18 giugno 2015



L’Uruguay è un paese di 3.2 milioni di abitanti che non ha riserve petrolifere. E’ anche un paese dove, nonostante ciò, siamo vicini all’indipendenza energetica. Fino a dieci anni fa il paese importava petrolio dal Venezuela, dall’Iran, dal Brasile, dall’Ecuador. Poi, hanno deciso di diventare green. Un mix di orgoglio nazionale, di economia traballante se lasciata allo status quo, e di investimenti intelligenti. Nel giro di dieci anni sono arrivati all’84% di energia rinnovabile nel 2014 secondo dati ufficiali del Ministero dell’Industria, Energia e Miniere del paese. Uno strabiliante 84% in dieci anni. Da dove arriva questa energia? Dal solare, dall’idroelettrico, dalle biomasse agricole e dal vento. Tutto fatto in casa. Alla base di tutto una parola sconosciuta a tutti i governanti italiani degli scorsi trent’anni: la programmazione. Nei primi anni 2000, il paese ha messo su la cosiddetta “Politica Energetica per il 2005-2030″ approvata dal Presidente Tabaré Vasquez e appoggiata da tutte le formazioni politiche del paese.

Da qui è partito un enorme progetto nazionale per creare energia pulita sul suolo domestico e che ha avuto altrettanto successo. Ogni anno il paese ha investito il 3% del suo Gdp nelle rinnovabili, cercando investimenti stranieri e facendo dell’Uruguay uno dei paesi leader del mondo nel settore dell’energia sostenibile con una sofisticata rete di integrazione fra eolico ed idroelettrico. Sono arrivati investimenti da tutto il mondo, specie dalla Spagna, Danimarca e Germania, ma anche dall’Italia, Usa, Cina ed India. Nel 2015 programmano di arrivare al 90% di elettricità rinnovabile e nel 2016, se tutto va bene, all’indipendenza totale. Programmano di superare la Danimarca per la percentuale di energia eolica usata. Ramon Mendez dice che tutto questo è “innovative on a world level“.
L’ironia è che a lungo l’Uruguay ha importato petrolio e derivati dall’Argentina. A causa dell’instabilità di Buenos Aires, i prezzi fluttuavano in modo impossibile da sostenere per l’Uruguay, fattore che ha contribuito non poco alla scelta green del paese. Adesso è l’Uruguay che esporta energia ai suoi vicini d’Argentina.

E i risultati si vedono. Il costo dell’elettricità è calato, in un paese in cui d’inverno fa molto freddo e in cui spesso scuole e pensionati dovevano spegnere il riscaldamento a causa dei prezzi troppo cari. Non più. Sono stati creati nuovi posti di lavoro, specie in zone rurali. Hanno messo a punto un programma per fare dell’aeroporto di Montevideo, il Carrasco International, il primo aeroporto sostenibile del mondo, interamente alimentato dal sole e dal vento. Montevideo pullula di taxi elettrici, ed il governo si e’ posto l’obiettivo di alimentare tutti i mezzi pubblici del paese con l’elettricità made in Uruguay. Per dirne una, il giorno 5 giugno 2015 solo dal vento è arrivato il 50.2% del fabbisogno energetico del paese.

L’Uruguay è un paese piccolo, e certo su grande scala le cose sono più difficili, ma considerato che nel resto dell’America Latina – e non solo! – si è spesso soffocati da corruzione e inefficienza è un miracolo quello che sono riusciti a fare. Matteo Renzi, prenda nota.

Questo è solo un esempio, questo è il paese di Pepe Mujica, il premier che vive da povero ... Un presidente che ha legalizzato la cannabis e ha avviato delle riforme a favore dei più poveri. ... il capo di stato più povero del mondo, che dona il 90% del suo stipendio ai bisognosi ..
iospero
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da iospero »

Il dubbio di Amleto che dilania noi e l'Europa

L'Unione non c'è e la disaffezione dei cittadini nei Paesi membri aumenta. Il che rende ancora più spinoso il problema. Per Renzi la sinistra coincide col cambiamento che si materializza con le sue riforme. Ma le cose non stanno così

di EUGENIO SCALFARI

http://www.repubblica.it/politica/2015/ ... ef=HRER2-1

una buona analisi
aaaa42
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da aaaa42 »

scusami iospero non c e la faccio a leggere Scalfari uno dei piu grandi traditori della sinistra e del socialismo eventualmente puoi fare tu un piccolo riassuntino ciao
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Renzi sostiene che la sinistra coincide con il cambiamento, il quale si materializza con le riforme.
E. Scalfari




SCUOLA
Scuola, la riforma di destra
di Amalia Signorelli | 26 giugno 2015
COMMENTI (750)


Amalia Signorelli
Antropologa


A mio modo di vedere la cosiddetta riforma della scuola è, tra le ‘belle’ innovazioni partorite da Renzi e dal suo governo, la più carica di conseguenze nefaste per l’Italia. Due premesse: al di là delle rituali giaculatorie sull’importanza della scuola, rimane il fatto che l’istruzione di massa è il più potente strumento di autoriproduzione o di automodifica non cruenta che una società moderna possiede. E’ a scuola che ciascuno di noi ha imparato a ragionare (o a mal ragionare) e ha imparato i contenuti e i modi del suo ragionare, che per altro porterà con sé per tutta la vita. (Non sottovaluto la famiglia, ma qui sto tentando un altro discorso).

Ma – seconda premessa – proprio per questo suo potere riproduttivo o innovativo, la scuola ‘buona’ o ’bella’ non esiste. Non esiste in sé. Esistono solo modelli specifici di istruzione buoni per riprodurre una determinata società o per modificarne un’altra in una determinata direzione. E non si tratta solo di contenuti (più matematica o più musica): si tratta di valori. Scuola autoritaria o permissiva, meritocratico-competitiva o cooperativa, conformizzante o diversificante, scuola che incoraggia le parità di genere o ignora il problema. E così via.


E’ per questo, per essere sempre la realizzazione di un progetto, che comunque la scuola, ogni scuola, è sempre anche il frutto di scelte e decisioni politiche. Non esiste la scuola neutra.

Di queste due premesse la sinistra italiana non ha mai tenuto molto conto: dimenticando Gramsci, ha sempre ritenuto che il Ministero del Lavoro fosse più strategico di quello della Pubblica Istruzione.

Tuttavia l’Italia repubblicana ha avuto un modello di scuola coerente con il suo modello di società: è quello tracciato nella Costituzione. E’ una scuola tesa al massimo verso un modello di cittadinanza egualitaria e libera. E’ una scuola laica, nettamente non confessionale, aperta a tutti; è obbligatoria e gratuita fino al massimo livello di età che lo Stato ritiene di poter garantire a tutti; e coloro che, senza mezzi, dimostrano capacità e impegno, avranno sostegni per andare oltre.

Gli insegnanti sono selezionati attraverso concorsi; il relativamente alto grado di autonomia di cui gode[va]no nell’esercizio delle loro funzioni nasce[va] dal convincimento del Costituente che la professione dell’insegnante sia di quelle che possono essere regolate solo dalla scienza e coscienza da chi le esercita.

La scuola deve essere dunque un potente strumento di uguaglianza, di acquisizione uguale per tutti degli strumenti di base della partecipazione sociale, civile, economica e politica alla vita del proprio paese. Pertanto l’omogeneità degli ordinamenti e dei programmi non è un’imposizione autoritaria, ma uno strumento di produzione di uguaglianza. Questa bella scuola poteva essere fatta crescere, come dimostrò la istituzione della Scuola media unica (1961).

Ma poiché a scuola impariamo a ragionare, in questa scuola si ragionava troppo perché potesse piacere a quei gruppi di potere che aspirano al controllo monopolistico sul ragionamento dei cittadini.

Avanti allora a distruggere la scuola pubblica: diminuzione relativa progressiva dei salari e perdita di prestigio di una professione femminilizzata e mal pagata; diminuzione relativa progressiva dei fondi per le attrezzature e per l’edilizia; piccole riforme , il cui unico scopo era l’introduzione progressiva di elementi confessionali nel sistema- scuola d’Italia; fino ai trionfi morattiani e gelminiani.

In verità Renzi, con questa “riforma di destra” (Schifani dixit) ha portato avanti il lavoro ‘sporco': ha introdotto tra i compiti della scuola quello di produrre per le aziende un poco addestrato ma permanente esercito di riserva, il cui compito non è tenere bassi i salari, ma dimostrare che non necessariamente il salario è un diritto di chi lavora.

Quanto agli insegnanti, la loro scienza e coscienza è una moneta che non ha più corso. Fannulloni e inconcludenti, un sistema di bastone e carota provvederà a rimetterli in carreggiata, mentre i più disponibili e volonterosi diverranno i/le favoriti/e dell’ormai celebre preside sceriffo. E saranno esempi virtuosi per i loro alunni.

Ma non è tutto questo il peggio, anche se, lo confesso, centinaia di migliaia di docenti in piazza mi aveva fatto sperare che andasse un po’ meglio.

No, la cosa per me agghiacciante, è il doppio ricatto con il quale la ‘riforma’ è stata portata a compimento. Ai docenti: o fate come dico io o dite addio alle immissioni in ruolo.
E ai parlamentari del Pd: o fate come dico io o dite addio alla poltrona. Con una differenza: i docenti continuano a dire di no; i parlamentari hanno scoperto di avere un altissimo senso della responsabilità che impedisce loro di provocare una crisi di governo “che in questo momento l’Italia non può permettersi”. Gli “irresponsabili” sono stati quattro, ai quali va la mia stima.


Visto che il Parlamento serve sempre a meno, a quando la sua trasformazione in Assemblea dei parlamentari muti?

P.S. Cara ministra Boschi, se le fa piacere, può anche dirmi che ho un’allucinazione.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... a/1819530/
iospero
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da iospero »

da Il Manifesto

Alessandro Di Battista: «L’Alba è un modello per l’Europa»

Latinoamerica. Domani alla Camera un convengo internazionale sull'Alleanza bolivariana per le Americhe organizzato dai 5 Stelle.

Il Jobs Act in Ita­lia, come il Ttip dà mano libera alle imprese a danno dei lavo­ra­tori, è il più grande favore che si può fare alla gene­ra­zione Wall Mart, alla gran­dis­sima distri­bu­zione nor­da­me­ri­cana. L’Europa del Sud deve costi­tuire un car­tello come hanno fatto i paesi dell’Alba in Ame­rica latina».

Va subito al punto, Ales­san­dro Di Bat­ti­sta, depu­tato 5 Stelle e vice­pre­si­dente della Com­mis­sione affari esteri, rispon­dendo alle domande del mani­fe­sto. L’anno scorso, i pen­ta­stel­lati hanno pre­sen­tato una riso­lu­zione per soste­nere l’Alba, l’Alleanza boli­va­riana per le Ame­ri­che, «uno schema d’integrazione basato sui prin­cipi di coo­pe­ra­zione e soli­da­rietà, che nasce come alter­na­tiva al modello neo­li­be­ri­sta». Un’alleanza nata nel 2004 per impulso di Cuba e Vene­zuela in alter­na­tiva all’Alca, l’Area di libero com­mer­cio delle Ame­ri­che voluta dagli Usa. E domat­tina alla Camera, i 5 Stelle orga­niz­zano l’incontro inter­na­zio­nale “L’Alba di una nuova Europa” con i rap­pre­sen­tanti di tutti i paesi dell’Alba, e la pre­senza del pre­si­dente dell’Alleanza boli­va­riana e di Petro­ca­ribe, il vene­zue­lano Ber­nardo Alvarez.

Il con­ve­gno arriva nel pieno di un ter­re­moto poli­tico che scuote l’America latina pro­gres­si­sta a seguito delle dichia­ra­zioni degli Usa («Il Vene­zuela è una minac­cia per la sicu­rezza nazio­nale»). I pre­si­denti dell’Alba hanno preso posi­zione, lan­ciando l’allarme per il peri­colo di un ina­spri­mento delle san­zioni verso Cara­cas e ipo­tiz­zando per­sino un attacco mili­tare. Anche la Cina, grande pro­ta­go­ni­sta com­mer­ciale nel con­ti­nente e mem­bro dei Brics, si è fatta sen­tire per soste­nere Maduro.

In merito alle san­zioni di Washing­ton con­tro Cara­cas, Di Bat­ti­sta non esita: «Ritengo – dice – che in Vene­zuela vi sia stato di recente un ten­ta­tivo di colpo di stato. Le inge­renze di un paese esterno con­tro governi demo­cra­ti­ca­mente eletti, com’è quello di Nico­las Maduro, costi­tui­scono atti vio­lenti da con­dan­nare. Noi cre­diamo nel prin­ci­pio della sovra­nità nazio­nale. E’ in corso un ten­ta­tivo con­ser­va­tore a livello pla­ne­ta­rio per fer­mare il cambiamento».

Come nasce l’interesse per l’Alba e l’idea del convegno?

Io cono­sco bene l’America latina, ho vis­suto due anni in Gua­te­mala e ho viag­giato in diversi paesi. I paesi dell’Alba hanno come linea poli­tica cen­trale quella della sovra­nità nazio­nale e dell’autodeterminazione dei popoli. Punti a pre­am­bolo delle prin­ci­pali costi­tu­zioni di que­sta nuova Ame­rica latina. L’unione di alcuni popoli e paesi è stata quasi una neces­sità per poter affron­tare un gigante del libero com­mer­cio senza regole che li stava stran­go­lando. Ave­vano di fronte una vera e pro­pria Troika, rap­pre­sen­tata dal governo Usa, dal Fondo mone­ta­rio inter­na­zio­nale e dalla Banca mon­diale e i vari trat­tati di libero com­mer­cio, che hanno distrutto l’economia. Erano schiac­ciati dall’Fmi che, in cam­bio di pre­stiti di soprav­vi­venza, ha impo­sto riforme strut­tu­rali che pre­ve­de­vano tagli alla spesa pub­blica e pri­va­tiz­za­zioni sel­vagge: a comin­ciare dalle grandi indu­strie, in primo luogo petro­li­fere. Quei paesi hanno capito che per rea­gire effi­ca­ce­mente dove­vano unirsi e hanno otte­nuto risul­tati. Anche noi in Europa dovremmo unirci con­tro la Troika, con il Jobs Act arri­ve­ranno le grandi imprese a spa­dro­neg­giare, impo­nendo con­tratti ver­go­gnosi e licen­zia­menti. Fra i paesi dell’America latina e noi c’è ovvia­mente una dif­fe­renza di sto­ria, ma oggi subiamo la mede­sima oppres­sione. E anche noi abbiamo la pos­si­bi­lità di fare qua­drato, costruendo un car­tello nei paesi del Medi­ter­ra­neo per avere più peso con­trat­tuale. Som­mando Ita­lia, Fran­cia, Por­to­gallo e Gre­cia, si vede che rap­pre­sen­tano la terza eco­no­mia dopo Cina e Sati uniti (per­ché la Cina ha supe­rato gli Usa). Imma­gina che potere con­trat­tuale avremmo per por­tare avanti una poli­tica legata alla sovra­nità e all’autodeterminazione dei popoli, sep­pure arti­co­lata nelle sin­gole dif­fe­renze poli­ti­che fra gli stati. Invece, oggi non pos­siamo deci­dere. Il popolo greco ha votato delle per­sone per por­tare avanti un deter­mi­nato pro­gramma, ma è l’Europa cen­trale che non gli con­sente di rea­liz­zarlo. E’ sem­pre suc­cesso così in Ame­rica latina. Quando vin­ce­vano governi pro­gres­si­sti, arri­va­vano dall’esterno forze con­ser­va­trici molto forti, a imporre le loro poli­ti­che con il ricatto del debito pub­blico, con i piani del Fondo mone­ta­rio inter­na­zio­nale e spesso con i colpi di stato. Arri­va­vano e distrug­ge­vano il cam­bia­mento. Ma poi quei popoli hanno capito che unen­dosi pote­vano aumen­tare il pro­prio potere con­trat­tuale. E così dob­biamo fare anche noi nell’Europa del Sud. Il senso del con­ve­gno è quello di ascol­tare le espe­rienze dei paesi dell’Alleanza boli­va­riana, valu­tarne il posi­tivo o gli errori, e ragio­nare sulla pos­si­bi­lità di appli­care anche noi un modello simile.

I paesi dell’Alba si richia­mano al socia­li­smo, riven­di­cano la sto­ria del movi­mento ope­raio nove­cen­te­sco e si situano deci­sa­mente nel campo dell’antifascismo. Come si con­ci­lia tutto que­sto con la vostra visione poli­tica, che rifugge dalle alleanze a sini­stra ma in Europa non disde­gna quelle con la l’estrema destra xeno­foba?
Intanto occorre pre­ci­sare che noi appli­chiamo l’autodeterminazione anche al nostro interno, c’è libertà di scelta. Chi non con­di­vide le nostre regole, se ne va… magari a farsi un sel­fie con la Meloni. E comun­que, al Par­la­mento euro­peo o costi­tui­sci un gruppo o non puoi inter­ve­nire. L’Ukip è l’unico che ci ha cer­cato, e certo abbiamo grosse dif­fe­renze per esem­pio legate allo svi­luppo delle ener­gie rin­no­va­bili che per noi sono anche una que­stione di prin­ci­pio e non solo legate al fatto che non abbiamo car­bone. La costi­tu­zione del Vene­zuela parla di auto­de­ter­mi­na­zione dei popoli, inte­grità ter­ri­to­riale e sovra­nità. E’ così anche in Europa. Dob­biamo capire che abbiamo un grande nemico comune che ha un potere cen­trale, ladri lega­liz­zati in grado di imporre vin­coli sul bilan­cio, in grado di impe­dire il sala­rio minimo in Gre­cia. Noi costruiamo alleanze con chiun­que non abbia gover­nato. Ieri ho regi­strato un video in cui ho attac­cato a fondo la Lega: non tanto sul raz­zi­smo e sulla xeno­fo­bia, per­ché così si fa il loro gioco, ma sulla man­canza di cre­di­bi­lità, per­ché ha gover­nato con il peg­gior governo di cen­tro­de­stra della sto­ria. E que­sto vale per la destra di Gior­gia Meloni, ma anche per certa sini­stra che, dall’interno del Pd, dice di essere con­tro la Troika, men­tre prima è stata con­su­lente dell’Fmi, non si è oppo­sta ai drammi scon­vol­genti che abbiamo davanti, ma ha difeso tutte le misure che ci hanno por­tato in que­sta situa­zione. Tsi­pras non ha dovuto allearsi con un governo nazio­na­li­sta di destra? Io ho votato per 10 anni a sini­stra ma poi mi sono disintossicato.

Il fine giu­sti­fica i mezzi? Eppure voi par­late di etica. Ma che fine fa l’etica senza un qua­dro di ideali che defi­ni­sca la scelta di campo e la pro­spet­tiva? Il vostro prag­ma­ti­smo non ha già il fiato corto?
E’ l’ideologia che ci ha bru­ciato il cervello


Si parla di idee, non di falsa coscienza. E poi, quella della fine delle ideo­lo­gie non è forse la più insi­diosa delle ideo­lo­gie?
Allora, par­liamo di idee: il red­dito di cit­ta­di­nanza di 780 euro, è di destra o di sini­stra? Pen­sare a quei 10 milioni di ita­liani che non arri­vano alla fine del mese è di destra o di sini­stra? Non volere il vita­li­zio per i con­dan­nati è di destra o di sinistra?

Beh, il giu­sti­zia­li­smo senza ana­lisi delle cause che pro­du­cono i cri­mini non porta a disin­ne­scarli. E pro­porre la tor­tura del 41 bis è alquanto distante dalla non-violenza
Cosa c’è di giu­sti­zia­li­sta nel pro­porre che un con­dan­nato per mafia smetta di per­ce­pire 4500 euro di vita­li­zio? E il 41 bis è l’unica cosa che fa paura ai mafiosi. Noi vogliamo depe­na­liz­zare i reati minori e aumen­tare le pene per i reati ad alto rischio, quelli dei col­letti bian­chi, gli inte­ressi dei gruppi che bloc­cano il cam­bia­mento a livello mon­diale. E cosa c’è di raz­zi­sta nel dire che l’immigrazione va gestita e ragio­nare sulle cause che la pro­du­cono? Per me, raz­zi­sta e colo­nia­li­sta è chi bom­barda in Iraq, in Siria, in Afgha­ni­stan, chi ha por­tato allo smem­bra­mento della Libia desti­tuendo con la forza Ghed­dafi, chi pro­voca le tante guerre eco­no­mi­che e con­tro i diritti. Putin avrà i suoi sche­le­tri nell’armadio, ma che dire di chi si allea con i nazi­sti in Ucraina in nome della demo­cra­zia? I Brics stanno met­tendo in campo un’alternativa all’Fmi, il mondo si muove, ma in Ita­lia con­ti­nuiamo a essere subal­terni agli Usa. E a ridurre lo stato sociale. Invece, soste­nere il wel­fare signi­fica com­bat­tere l’industria della paura, per ripren­dere una defi­ni­zione di Galeano: l’industria degli arma­menti, che pro­spera sulla paura di morire, l’industria della droga, ali­men­tata dalla paura di vivere. E io aggiun­ge­rei quella delle slot machine, per chi ha paura di non pagare le bollette.
pancho
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da pancho »

iospero ha scritto:da Il Manifesto

Alessandro Di Battista: «L’Alba è un modello per l’Europa»

Latinoamerica. Domani alla Camera un convengo internazionale sull'Alleanza bolivariana per le Americhe organizzato dai 5 Stelle.

Il Jobs Act in Ita­lia, come il Ttip dà mano libera alle imprese a danno dei lavo­ra­tori, è il più grande favore che si può fare alla gene­ra­zione Wall Mart, alla gran­dis­sima distri­bu­zione nor­da­me­ri­cana. L’Europa del Sud deve costi­tuire un car­tello come hanno fatto i paesi dell’Alba in Ame­rica latina».

Va subito al punto, Ales­san­dro Di Bat­ti­sta, depu­tato 5 Stelle e vice­pre­si­dente della Com­mis­sione affari esteri, rispon­dendo alle domande del mani­fe­sto. L’anno scorso, i pen­ta­stel­lati hanno pre­sen­tato una riso­lu­zione per soste­nere l’Alba, l’Alleanza boli­va­riana per le Ame­ri­che, «uno schema d’integrazione basato sui prin­cipi di coo­pe­ra­zione e soli­da­rietà, che nasce come alter­na­tiva al modello neo­li­be­ri­sta». Un’alleanza nata nel 2004 per impulso di Cuba e Vene­zuela in alter­na­tiva all’Alca, l’Area di libero com­mer­cio delle Ame­ri­che voluta dagli Usa. E domat­tina alla Camera, i 5 Stelle orga­niz­zano l’incontro inter­na­zio­nale “L’Alba di una nuova Europa” con i rap­pre­sen­tanti di tutti i paesi dell’Alba, e la pre­senza del pre­si­dente dell’Alleanza boli­va­riana e di Petro­ca­ribe, il vene­zue­lano Ber­nardo Alvarez.

Il con­ve­gno arriva nel pieno di un ter­re­moto poli­tico che scuote l’America latina pro­gres­si­sta a seguito delle dichia­ra­zioni degli Usa («Il Vene­zuela è una minac­cia per la sicu­rezza nazio­nale»). I pre­si­denti dell’Alba hanno preso posi­zione, lan­ciando l’allarme per il peri­colo di un ina­spri­mento delle san­zioni verso Cara­cas e ipo­tiz­zando per­sino un attacco mili­tare. Anche la Cina, grande pro­ta­go­ni­sta com­mer­ciale nel con­ti­nente e mem­bro dei Brics, si è fatta sen­tire per soste­nere Maduro.

In merito alle san­zioni di Washing­ton con­tro Cara­cas, Di Bat­ti­sta non esita: «Ritengo – dice – che in Vene­zuela vi sia stato di recente un ten­ta­tivo di colpo di stato. Le inge­renze di un paese esterno con­tro governi demo­cra­ti­ca­mente eletti, com’è quello di Nico­las Maduro, costi­tui­scono atti vio­lenti da con­dan­nare. Noi cre­diamo nel prin­ci­pio della sovra­nità nazio­nale. E’ in corso un ten­ta­tivo con­ser­va­tore a livello pla­ne­ta­rio per fer­mare il cambiamento».

Come nasce l’interesse per l’Alba e l’idea del convegno?

Io cono­sco bene l’America latina, ho vis­suto due anni in Gua­te­mala e ho viag­giato in diversi paesi. I paesi dell’Alba hanno come linea poli­tica cen­trale quella della sovra­nità nazio­nale e dell’autodeterminazione dei popoli. Punti a pre­am­bolo delle prin­ci­pali costi­tu­zioni di que­sta nuova Ame­rica latina. L’unione di alcuni popoli e paesi è stata quasi una neces­sità per poter affron­tare un gigante del libero com­mer­cio senza regole che li stava stran­go­lando. Ave­vano di fronte una vera e pro­pria Troika, rap­pre­sen­tata dal governo Usa, dal Fondo mone­ta­rio inter­na­zio­nale e dalla Banca mon­diale e i vari trat­tati di libero com­mer­cio, che hanno distrutto l’economia. Erano schiac­ciati dall’Fmi che, in cam­bio di pre­stiti di soprav­vi­venza, ha impo­sto riforme strut­tu­rali che pre­ve­de­vano tagli alla spesa pub­blica e pri­va­tiz­za­zioni sel­vagge: a comin­ciare dalle grandi indu­strie, in primo luogo petro­li­fere. Quei paesi hanno capito che per rea­gire effi­ca­ce­mente dove­vano unirsi e hanno otte­nuto risul­tati. Anche noi in Europa dovremmo unirci con­tro la Troika, con il Jobs Act arri­ve­ranno le grandi imprese a spa­dro­neg­giare, impo­nendo con­tratti ver­go­gnosi e licen­zia­menti. Fra i paesi dell’America latina e noi c’è ovvia­mente una dif­fe­renza di sto­ria, ma oggi subiamo la mede­sima oppres­sione. E anche noi abbiamo la pos­si­bi­lità di fare qua­drato, costruendo un car­tello nei paesi del Medi­ter­ra­neo per avere più peso con­trat­tuale. Som­mando Ita­lia, Fran­cia, Por­to­gallo e Gre­cia, si vede che rap­pre­sen­tano la terza eco­no­mia dopo Cina e Sati uniti (per­ché la Cina ha supe­rato gli Usa). Imma­gina che potere con­trat­tuale avremmo per por­tare avanti una poli­tica legata alla sovra­nità e all’autodeterminazione dei popoli, sep­pure arti­co­lata nelle sin­gole dif­fe­renze poli­ti­che fra gli stati. Invece, oggi non pos­siamo deci­dere. Il popolo greco ha votato delle per­sone per por­tare avanti un deter­mi­nato pro­gramma, ma è l’Europa cen­trale che non gli con­sente di rea­liz­zarlo. E’ sem­pre suc­cesso così in Ame­rica latina. Quando vin­ce­vano governi pro­gres­si­sti, arri­va­vano dall’esterno forze con­ser­va­trici molto forti, a imporre le loro poli­ti­che con il ricatto del debito pub­blico, con i piani del Fondo mone­ta­rio inter­na­zio­nale e spesso con i colpi di stato. Arri­va­vano e distrug­ge­vano il cam­bia­mento. Ma poi quei popoli hanno capito che unen­dosi pote­vano aumen­tare il pro­prio potere con­trat­tuale. E così dob­biamo fare anche noi nell’Europa del Sud. Il senso del con­ve­gno è quello di ascol­tare le espe­rienze dei paesi dell’Alleanza boli­va­riana, valu­tarne il posi­tivo o gli errori, e ragio­nare sulla pos­si­bi­lità di appli­care anche noi un modello simile.

I paesi dell’Alba si richia­mano al socia­li­smo, riven­di­cano la sto­ria del movi­mento ope­raio nove­cen­te­sco e si situano deci­sa­mente nel campo dell’antifascismo. Come si con­ci­lia tutto que­sto con la vostra visione poli­tica, che rifugge dalle alleanze a sini­stra ma in Europa non disde­gna quelle con la l’estrema destra xeno­foba?
Intanto occorre pre­ci­sare che noi appli­chiamo l’autodeterminazione anche al nostro interno, c’è libertà di scelta. Chi non con­di­vide le nostre regole, se ne va… magari a farsi un sel­fie con la Meloni. E comun­que, al Par­la­mento euro­peo o costi­tui­sci un gruppo o non puoi inter­ve­nire. L’Ukip è l’unico che ci ha cer­cato, e certo abbiamo grosse dif­fe­renze per esem­pio legate allo svi­luppo delle ener­gie rin­no­va­bili che per noi sono anche una que­stione di prin­ci­pio e non solo legate al fatto che non abbiamo car­bone. La costi­tu­zione del Vene­zuela parla di auto­de­ter­mi­na­zione dei popoli, inte­grità ter­ri­to­riale e sovra­nità. E’ così anche in Europa. Dob­biamo capire che abbiamo un grande nemico comune che ha un potere cen­trale, ladri lega­liz­zati in grado di imporre vin­coli sul bilan­cio, in grado di impe­dire il sala­rio minimo in Gre­cia. Noi costruiamo alleanze con chiun­que non abbia gover­nato. Ieri ho regi­strato un video in cui ho attac­cato a fondo la Lega: non tanto sul raz­zi­smo e sulla xeno­fo­bia, per­ché così si fa il loro gioco, ma sulla man­canza di cre­di­bi­lità, per­ché ha gover­nato con il peg­gior governo di cen­tro­de­stra della sto­ria. E que­sto vale per la destra di Gior­gia Meloni, ma anche per certa sini­stra che, dall’interno del Pd, dice di essere con­tro la Troika, men­tre prima è stata con­su­lente dell’Fmi, non si è oppo­sta ai drammi scon­vol­genti che abbiamo davanti, ma ha difeso tutte le misure che ci hanno por­tato in que­sta situa­zione. Tsi­pras non ha dovuto allearsi con un governo nazio­na­li­sta di destra? Io ho votato per 10 anni a sini­stra ma poi mi sono disintossicato.

Il fine giu­sti­fica i mezzi? Eppure voi par­late di etica. Ma che fine fa l’etica senza un qua­dro di ideali che defi­ni­sca la scelta di campo e la pro­spet­tiva? Il vostro prag­ma­ti­smo non ha già il fiato corto?
E’ l’ideologia che ci ha bru­ciato il cervello


Si parla di idee, non di falsa coscienza. E poi, quella della fine delle ideo­lo­gie non è forse la più insi­diosa delle ideo­lo­gie?
Allora, par­liamo di idee: il red­dito di cit­ta­di­nanza di 780 euro, è di destra o di sini­stra? Pen­sare a quei 10 milioni di ita­liani che non arri­vano alla fine del mese è di destra o di sini­stra? Non volere il vita­li­zio per i con­dan­nati è di destra o di sinistra?

Beh, il giu­sti­zia­li­smo senza ana­lisi delle cause che pro­du­cono i cri­mini non porta a disin­ne­scarli. E pro­porre la tor­tura del 41 bis è alquanto distante dalla non-violenza
Cosa c’è di giu­sti­zia­li­sta nel pro­porre che un con­dan­nato per mafia smetta di per­ce­pire 4500 euro di vita­li­zio? E il 41 bis è l’unica cosa che fa paura ai mafiosi. Noi vogliamo depe­na­liz­zare i reati minori e aumen­tare le pene per i reati ad alto rischio, quelli dei col­letti bian­chi, gli inte­ressi dei gruppi che bloc­cano il cam­bia­mento a livello mon­diale. E cosa c’è di raz­zi­sta nel dire che l’immigrazione va gestita e ragio­nare sulle cause che la pro­du­cono? Per me, raz­zi­sta e colo­nia­li­sta è chi bom­barda in Iraq, in Siria, in Afgha­ni­stan, chi ha por­tato allo smem­bra­mento della Libia desti­tuendo con la forza Ghed­dafi, chi pro­voca le tante guerre eco­no­mi­che e con­tro i diritti. Putin avrà i suoi sche­le­tri nell’armadio, ma che dire di chi si allea con i nazi­sti in Ucraina in nome della demo­cra­zia? I Brics stanno met­tendo in campo un’alternativa all’Fmi, il mondo si muove, ma in Ita­lia con­ti­nuiamo a essere subal­terni agli Usa. E a ridurre lo stato sociale. Invece, soste­nere il wel­fare signi­fica com­bat­tere l’industria della paura, per ripren­dere una defi­ni­zione di Galeano: l’industria degli arma­menti, che pro­spera sulla paura di morire, l’industria della droga, ali­men­tata dalla paura di vivere. E io aggiun­ge­rei quella delle slot machine, per chi ha paura di non pagare le bollette.
Perfetto caro Di Battista. Ora pero si tratta di capire quanti al vs. interno sono d'accordo con questo che non e' più una protesta ma una vera linea politica.
Questo e' un'altro modo per venir fuori dall'attuale empasse grillina e dire esplicitamente quali sono gli obiettivi politici.
Son sicuro che su questa linea saranno in molti, a sinistra, ad essere d'accordo.
Proseguiamo in fretta e se son fiori, sicuramente sbocceranno.
Su una cosa pero bisogna essere consapevoli e cioe' che questa svolta potrebbe spaccare il movimento sopratutto nel momento in cui dalla protesta si passi ad un manifesto politico programmatico sul quale non tutti saranno della tua stessa idea.


un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Stamani mi è stato segnalato un passaggio della puntata di Focus, AMERICA SEPOLTA – 1^TV, andata in onda alle 22,05.

Ho ricercato in rete il replay, ma ho trovato solo questo:

Stasera in TV - Oggi in TV - Programmi Focus TV giovedi 09 ...
http://www.staseraintv.com/programmi_gi ... custv.html
• 1 giorno fa - Stasera in tv, palinsesto televisivo completo, programmi di Focus TV. ... AMERICA SEPOLTA (Documentario) ... 22:05 - America sepolta - 1^TV
• Programma - AMERICA SEPOLTA - Discovery Media
http://www.discoverymedia.com/programmi ... a-sepolta/
AMERICA SEPOLTA. Un viaggio nell'America del passato. Nel Minnesota il geologo forense Scott Wolter va alla scoperta dei misteri che si celano dietro la ...

Chiedo se qualcuno del forum ha assistito alla puntata.



^^^^^^^



Stringendo, il tema è questo:
“ Una organizzazione segreta, ha in programma di ridurre la popolazione mondiale da 7,3 miliardi(2015) a 500 milioni.”

E’ un tema piuttosto scabroso, ma non mi sorprende più di tanto.

E’ per questo che intendo documentarmi.

Già 40 anni fa, un vecchio cliente di Cologno Monzese che produceva lamiere magnetiche per trasformatori e motori, sognava la fabbrica automatica in cui arrivando al mattino e tutto si metteva in moto, e la sua unica fatica era di contare i soldi guadagnati nel mese.

Neppure l’ufficio contabilità, quello delle vendite, e degli acquisti dovevano essere esclusi dall’automazione.

Non voleva più avere rapporti con il personale, con i sindacati, con i fornitori.

Solo schiacciare un bottone e contare i soldi alla fine del mese.

Ovviamente politicamente era un fascistone.

Non mi stupisce pertanto che ci siano uomini nell’organizzazione mondiale che spingano in questa direzione.

L’automazione ha fatto passi giganteschi. Le fabbriche automatiche sono una realtà.

E gli uomini???

Questi non servono più. E allora che fare?

Eliminiamoli!

Riduciamoli a soli 500 milioni.

In questo caso le risorse del pianeta tornerebbero sufficienti per gli eletti che sopraviveranno.

Acqua, petrolio, e tanti altri elementi necessari al sistema del pianeta.

Quando nel libro di Magaldi, Massoni, uscito un anno fa, si fa riferimento che l’Isis è pilotata da personaggi che niente hanno a che fare con l’Islam, non si può non fare l’ipotesi di un collegamento con i personaggi che muovono le fila per eliminare più uomini possibili, complici uomini che dipendono dalla fede nell’Islam.

Non stupisce quindi che Fatima, la ragazza napoletana convertita all’Islam, ritenga che sia giusto tagliare la testa agli umani per Allah.

Allah gli deve aver telefonato personalmente quanto i suoi desiderata di tagli della testa.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Leggendo questa mattina presto la notizia dell’intercettazione telefonica tra Renzi e il generale Adinolfi, non si poteva non pensare che non avesse lasciato il segno.

Questa sera Mentana l’ha tirata in ballo al Tg7 delle 20,00, ma non il Tg3, che ormai ha cambiato pelle, anche se la direttora si chiama Berlinguer.

Adesso che succede???


Renzi: “Letta incapace, Berlusconi è con me”. La strategia per Palazzo Chigi spiegata al generale Adinolfi

L'INTERCETTAZIONE - L'attuale premier parlava così al telefono con l'attuale numero due della Guardia di finanza quando non era ancora premier. Voleva mandare Letta jr al Quirinale: "Sarebbe perfetto". E aggiungeva: "Lui non è capace, non è cattivo, l'alternativa è governarlo da fuori. B. sarebbe sensibile a fare un ragionamento diverso"
di F. Q. | 10 luglio 2015

Le strategie per prendere il posto di Enrico Letta, spiegate dalla viva voce di Matteo Renzi in una telefonata dell’11 gennaio 2014, meno di un mese prima di suonare la campanellina dello sfratto al suo predecessore.

Renzi, si scopre oggi, propose a Letta l’onore delle armi, uno specchietto per le allodole o una promessa che non si poteva mantenere e nemmeno rifiutare: il Quirinale nel 2017 in cambio di Palazzo Chigi.

Ma Letta, che Renzi definisce “un incapace”, non accetta e così l’allora sindaco lo asfalta.


Nell’indagine di Napoli sulla Cpl Concordia c’è la vera trama della svolta politica.

Il 10 gennaio 2014 Renzi va a Palazzo Chigi con Delrio.

Qui avrebbe fatto la proposta all’allora premier, come racconta l’indomani. Ore 9.11, Renzi risponde al comandante interregionale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi, allora indagato per una sospetta fuga di notizie che sarà archiviato su richiesta dello stesso pm Henry John Woodcock.

Renzi parla sul suo cellulare, una “utenza intestata – annotano i carabinieri del Noe – alla fondazione Big Bang”. Quel giorno compie 39 anni.

Renzi (R): Signor generale!
Adinolfi (A): Mi dicono fonti solitamente ben informate che ti stai avviando anche tu verso una fase di rottamazione.
R: È la disinformatia del partito…
A: Come stai amico mio? Tanti auguri, tanti auguri e complimenti. Matteo, spero di vederti in qualche occasione.
R: Con molto, molto piacere. La settimana prossima sarà un po’ decisiva perché vediamo se riusciamo a chiudere l’accordo sul governo. E…
A: Rimpastino?
R: Sì, sì. Rimpastino sicuro. Rimpastone, no rimpastino! Il problema è capire anche… se mettere qualcuno dei nostri…
A: È lì il punto! O stare fuori, va bene?
R:No, bisogna star dentro.
A: Oppure stare dentro.
R: Stare dentro però rimpastone.
A: Significa arrivare al 2015.
R: E sai, a questo punto, c’è prima l’Italia, non c’è niente da fare. Mettersi a discutere per buttare all’aria tutto, secondo me alla lunga sarebbe meglio per il Paese perché lui è proprio incapace, il nostro amico. Però…
A: È niente, Matteo, non c’è niente, dai, siamo onesti.
In sostanza Renzi anticipa a un generale, non un suo consulente ma al limite un suo controllore, una strategia che nessuno ha mai svelato: la staffetta (il “rimpastone”) con un risarcimento, il Quirinale nel 2017, per l’inquilino sfrattato da Palazzo Chigi. Proposta rifutata. Due i problemi, spiega Renzi al generale: Letta jr ha 46 anni, dovrebbe aspettarne tre per il compimento dei 50, soglia minima per il Colle, e non si fida. Inoltre “il numero uno” alias Napolitano, giustamente, è contrario.
R: Lui non è capace, non è cattivo, non è proprio capace. E quindi… però l’alternativa è governarlo da fuori…
A: Secondo me il taglio del Presidente della Repubblica.
R: Lui sarebbe perfetto, gliel’ho anche detto ieri.
A: E allora?
R: L’unico problema è che … bisogna aspettare agosto del 2016. Quell’altro non c’arriva, capito? Me l’ha già detto.
A: Sì sì, certo certo.
R: Quell’altro 2015 vuole andar via e … Michele mi sa che bisogna fare quelli che… che la prendono nel culo personalmente… poi vediamo magari mettiamo qualcuno di questi ragazzi dentro nella squadra… a sminestrare un po’ di roba.
A: Sì sì, ho capito.
R: Purtroppo si fa così.
A: Non ci sono alternative, perché quello, il numero uno non molla e quindi che fai?
Renzi conferma che Napolitano è contrario e aggiunge: Berlusconi è favorevole. Il patto del Nazareno c’era già 8 giorni prima di essere siglato. L’incontro Renzi-Berlusconi è del 18 gennaio, ma fu annunciato il 16, cinque giorni dopo la telefonata.
R: E poi il numero uno anche se mollasse… poi il numero uno ce l’ha a morte con Berlusconi per cui… e Berlusconi invece sarebbe più sensibile a fare un ragionamento diverso. Vediamo via, mi sembra complicata la vicenda.
A: Matteo, intanto t’ho mandato una bellissima cravatta.
R: Grazie.
A: (…) Se vuoi il colore lo puoi cambiare, ci sono dei rossi e dei neri, va bene? (ride)
R:No ma va bene, poi io amo il calcio minore per cui va bene.. un abbraccio forte.
A: Che stronzo! Ciao, ciao. Buon compleanno, buona giornata.


Per comprendere l’ultimo passaggio bisogna sapere che Adinolfi è milanista e amico fraterno di Adriano Galliani da trenta anni.

Inoltre è amico di Gianni Letta, come dimostrano altre conversazioni depositate nelle quali Letta senior lo sponsorizza mentre Letta jr lo fa fuori dalla corsa a comandante generale.

Inoltre è considerato vicino a Berlusconi.

Forse per questo Renzi gli parla del leader di Forza Italia quasi come se fosse un amico comune, a differenza di Napolitano.

Se questo aiuta a capire perché Renzi, notoriamente viola, accetti una cravatta da un rossonero, non spiega perché il leader della sinistra italiana si faccia chiamare “stronzo” da un amico di Berlusconi, che vuole promuovere a capo della Finanza.

Ma questa è un’altra storia.


di Vincenzo Iurillo e Marco Lillo
da Il Fatto Quotidiano del 10 luglio 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... e/1861589/
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