Re: Come se ne viene fuori ?
Inviato: 23/01/2016, 18:09
Le notizie che si susseguono in questi tempi di kaos sono spesso discordanti ed anche, come in questo caso, apocalittiche.
Stamani il dibattito di Omnibus sulle banche ed il loro stato dell’arte si è svolto su altri piani.
Evidente il fatto che non si voglia creare panico.
Secondo Trefiletti non ci sono solo le 4 banche saltate precedentemente, ma ce ne sono 15 commissariate.
Molto più realistico
Ma quello che fa riflettere è la tabella esposta al punto : 5:33, dove appare che la Germania “geograficamente è collocata in provincia di Napoli.”
Perché????
Perché è inaccettabile che GLI AIUTI DI STATO, sono stati così erogati:
GERMANIA…….= 247 miliardi
ITALIA…………….= 4 miliardi
I tedeschi hanno fatto i furbi. Hanno sistemato le loro banche con gli aiuti di Stato da quando è scoppiato il caso Lehman Brothers (2007), Germania (2008). La Germania era la nazione europea che aveva nelle sue banche il maggior numero di carta straccia dovuta ai derivati.
Ha recuperato parte dei suoi crediti mettendo in ginocchio la Grecia.
Poi quando si è messa a posto e ha cominciato a tirare il fiato, ha cominciato ad imporre all’Europa il bail-in,
proibendo gli aiuti di Stato.
Altro che soluzione alla napoletana!!!!!!!
http://www.la7.it/omnibus/rivedila7/omn ... 016-172659
Più equilibrato il banchiere Gianluca Garbi, che ha affermato che ci sono banche che vanno bene e banche che vanno male. A differenza degli apparati di Stato che insistono sul “Tutto va bene madama la marchesa”
A chi dare credito diventa sempre più difficile da stabilire.
Anche se nella parte finale mr. White ha capito poco delle intenzioni di Renzi.
William White: il mondo va verso epiche bancarotte
Scritto il 23/1/16 • nella Categoria: segnalazioni
«La situazione d’oggi è peggio che nel 2007. Le nostre munizioni macro-economiche per contrastare la caduta sono state tutte sparate»: così al “Telegraph” William White, presidente della commissione revisioni dell’Ocse e già capo economista della Banca dei Regolamenti internazionali.
Lettura consigliata a tutti quelli che credono sia in corso una crisi delle banche italiane, strapiene di crediti marci, e godono perché ce l’hanno con Renzi.
«I debiti han continuato ad accumularsi negli ultimi otto anni – dice White – ed hanno raggiunto un livello tale in tutte le parti del mondo da esser divenute una potente causa di zizzania criminale. La sola domanda è se saremo capaci di guardare in faccia la realtà e affrontare quello che sta avvenendo in modo ordinato, o disordinato».
Quale sarebbe il modo ordinato?
«I giubilei del debito avvengono da 5 mila anni, dal tempo dei Sumeri».
Dedicato a quelli che “i debiti vanno pagati”. Commenta Evans Pritchard, il più limpido giornalista economico nel mazzo: il compito che aspetta autorità globali sarà come gestire cancellazioni del debito, e di conseguenza un grande riordino dei vincenti e perdenti nella società – senza scatenare una tempesta politica.
Dunque è una questione di potere: i vincenti (non so se ho detto Germania) devono subire un ridimensionamento a favore dei perdenti?
Ovvio che resistano: gli attacchi di Juncker a Renzi sono uno dei fenomeni della resistenza dei vincitori, che non vogliono fare la loro parte, e continuare a vincere fino al default generale dei perdenti.
Secondo mr. White, i creditori europei sono quelli che probabilmente subiranno un più grosso taglio da un giubileo.
Le banche europee hanno ammesso di avere un trilione di prestiti non funzionanti; sono pesantemente esposte ai mercati emergenti e stanno certamente prolungando debiti marciti che non hanno mai rivelato (viene a mente Deutsche Bank, il buco con un paese attorno? Non solo…).
Il sistema bancario europeo dovrà essere ricapitalizzato su scala mai immaginata prima, e le nuove regole di bail-in significano che ogni depositante sopra i garantiti 100 euro dovrà contribuire al pagamento (si capisce perché Berlino ha salvato le sue banche con quasi 300 miliardi di soldi pubblici, poi ha fatto votare al parlamento italiano le norme sul bail-in?)
White è uno dei pochissimi che ha detto ad alta voce, dal 2008, che la finanza occidentale stava andando a sbattere provocando una violenta crisi finale.
Il solo a dire che stimolare l’economia a forza di stampaggio e tassi zero da parte delle banche centrali dopo la crisi Lehman (2007) alimentava “stimoli” dell’Asia e nei mercati emergenti, gonfiando bolle di credito, e un aumento dell’indebitamento in dollari che era difficile da controllare in un mondo di libera circolazione di capitali.
La globalizzazione capitalistica ha sempre prodotto lo stesso danno finale: chi lo ha negato per tutti questi anni, è solo perché ci guadagnava: faceva vincere la sete del potere invece della verità. Il risultato?
Che anche gli emergenti sono oggi nel gorgo del debito.
I debiti privati e pubblici sommati sono saliti in questi mercati al 185% del Pil, e nei paesi Ocse del 265 per cento: «Il 5 per cento in più rispetto all’altro ciclo del 2007» che ha portato al disastro Lehman e alla crisi recessiva mondiale in corso.
Con questa complicazione: «I mercati emergenti, allora, furono parte della soluzione.
Adesso anch’essi sono parte del problema».
Traduzione: il capitalismo si salvò indebitando (pardon, “facendo giungere capitali per lo sviluppo dei”) paesi emergenti, fino a renderli come sono ora, insolventi. Ora anche loro hanno bisogno di un giubileo.
Che cosa produrrà il crollo del sistema dando il via alle epiche bancarotte mondiali?
Impossibile dirlo: «Il sistema ha perso la sua ancora ed è prono alle rotture in modo inerente».
Una svalutazione cinese può metastatizzare.
«Ogni paese grande s’è lanciato in una guerra valutaria, anche se si ostina a dire che il quantitative easing non ha nulla a che fare con la svalutazione competitiva. Hanno giocato, tranne la Cina – fino ad ora».
L’effetto dello stampaggio è uno spendere in anticipo sul futuro; ciò provoca una tossicodipendenza e, alla fine, non riesce più a “fare trazione”
Alla fine, il futuro arriva nel presente, e non puoi più spenderlo.
E il gioco mica l’han cominciato dal 2007. Già nel 1987 la Fed ha iniettato troppo stimolo per prevenire una “purga” (dei creditori) dopo il crash che avvenne allora.
Dopodiché le “autorità”, banche centrali e governi, hanno lasciato che ogni boom facesse la sua corsa, pensando che avrebbero avviato la pulizia più tardi, e rispondendo ad ogni shock con altra stampa, alacremente.
Ciò ha portato, secondo l’esperto della Bri, la finanza a una convinzione della facilitazione perpetua, fino alla caduta degli interessi al disotto del loro “tasso naturale”, cessando di essere un segnale del rischio di credito.
«L’errore fu peggiorato negli anni ’90, quando Cina ed Europa dell’Est sono state unite improvvisamente all’economia, inondando il mondo con esportazioni a basso prezzo.
I prezzi calanti dei beni industriali hanno mascherato l’inflazione degli attivi (finanziari) che stava avvenendo.
I politici sono stati indotti all’inazione da una serie di credenze consolanti, che ora si rivela false.
Sono stati indotti a credere che finché l’inflazione è sotto controllo, tutto va bene».
Ecco in poche limpide parole perché gli americani hanno accelerato la globalizzazione, fatto entrare il gigante cinese nel mercato mondiale nonostante la sua economia statalista, ed aperto all’Est europeo: per gonfiare la loro bolla, e andare avanti ancora un po’.
Adesso la Cina, dopo uno sviluppo eccessivamente rapido artificialmente montato dai capitali, si è trasformata da locomotiva in valanga. Una valanga immane.
La Fed ha prodotto bolle su bolle, fino a provocare quella in cui siamo oggi: la “debt deflation” preconizzata da Irving Fisher, il grande economista della Grande Depressione.
Oggi la Fed è in «un terribile dilemma», e tenta di raddrizzare la nave sottraendosi a ulteriori quantitative easing.
«Se alzano i tassi, sarà brutta. Se non li alzano, non si fa’ che peggiorare la cosa.
La situazione è così maligna, che non esistono risposte giuste per risolverla.
E’ la trappola del debito, non c’è uscita facile».
Secondo mr. White, un inizio sarebbe che i governi smettano di dipendere dalle banche centrali per non essere loro a fare il lavoro sporco.
Le banche centrali non possono risolvere un problema di insolvenza, possono solo risolvere problemi di liquidità. I politici «devono ritornare al fondamentale attività di bilancio, chiamatela keynesiana se volete, e lanciare un mai visto e potente programma di investimenti sulle infrastrutture, che si paghi grazie alla crescita maggiore».
E’ il momento delle soluzioni alternative, del “quantitative easing per il popolo”?
La speranza è che al Forum di Davos i potenti del mondo affrontino in questo problema così limpidamente posto da White e dal “Telegraph”.
Ecco uno dei motivi per cui la cancelliera Merkel ha annullato la sua partecipazione a Davos?
Se è così, sarà un crollo disordinato, una guerra europea. I tedeschi e Bruxelles sanno che posson perdere tutto,e fanno i duri….E noi, o metà dei media e del popolo italiota, a “prendere le distanze da Renzi”. Lo so anch’io che Renzi è un peso minimo. Ma è lui a questo passo cruciale della storia, ed è la carta con cui dobbiamo giocare. Se aspettiamo – come sempre facciamo noi italiani – l’arcangelo Michele che prenda il governo italiota, per finalmente sentirci ben guidati e pronti alla lotta, abbiamo da aspettare…la possibilità reale è che ci mettano di nuovo Monti, Letta, o Giuliano Amato, o Napolitano. O la Mogherini: vi ho fatto paura, vero?
(Maurizio Blondet, “Il mondo va verso epiche bancarotte”, dal blog di Blondet del 20 gennaio 2016).
COME NE VENIAMO FUORI?????
Stamani il dibattito di Omnibus sulle banche ed il loro stato dell’arte si è svolto su altri piani.
Evidente il fatto che non si voglia creare panico.
Secondo Trefiletti non ci sono solo le 4 banche saltate precedentemente, ma ce ne sono 15 commissariate.
Molto più realistico
Ma quello che fa riflettere è la tabella esposta al punto : 5:33, dove appare che la Germania “geograficamente è collocata in provincia di Napoli.”
Perché????
Perché è inaccettabile che GLI AIUTI DI STATO, sono stati così erogati:
GERMANIA…….= 247 miliardi
ITALIA…………….= 4 miliardi
I tedeschi hanno fatto i furbi. Hanno sistemato le loro banche con gli aiuti di Stato da quando è scoppiato il caso Lehman Brothers (2007), Germania (2008). La Germania era la nazione europea che aveva nelle sue banche il maggior numero di carta straccia dovuta ai derivati.
Ha recuperato parte dei suoi crediti mettendo in ginocchio la Grecia.
Poi quando si è messa a posto e ha cominciato a tirare il fiato, ha cominciato ad imporre all’Europa il bail-in,
proibendo gli aiuti di Stato.
Altro che soluzione alla napoletana!!!!!!!
http://www.la7.it/omnibus/rivedila7/omn ... 016-172659
Più equilibrato il banchiere Gianluca Garbi, che ha affermato che ci sono banche che vanno bene e banche che vanno male. A differenza degli apparati di Stato che insistono sul “Tutto va bene madama la marchesa”
A chi dare credito diventa sempre più difficile da stabilire.
Anche se nella parte finale mr. White ha capito poco delle intenzioni di Renzi.
William White: il mondo va verso epiche bancarotte
Scritto il 23/1/16 • nella Categoria: segnalazioni
«La situazione d’oggi è peggio che nel 2007. Le nostre munizioni macro-economiche per contrastare la caduta sono state tutte sparate»: così al “Telegraph” William White, presidente della commissione revisioni dell’Ocse e già capo economista della Banca dei Regolamenti internazionali.
Lettura consigliata a tutti quelli che credono sia in corso una crisi delle banche italiane, strapiene di crediti marci, e godono perché ce l’hanno con Renzi.
«I debiti han continuato ad accumularsi negli ultimi otto anni – dice White – ed hanno raggiunto un livello tale in tutte le parti del mondo da esser divenute una potente causa di zizzania criminale. La sola domanda è se saremo capaci di guardare in faccia la realtà e affrontare quello che sta avvenendo in modo ordinato, o disordinato».
Quale sarebbe il modo ordinato?
«I giubilei del debito avvengono da 5 mila anni, dal tempo dei Sumeri».
Dedicato a quelli che “i debiti vanno pagati”. Commenta Evans Pritchard, il più limpido giornalista economico nel mazzo: il compito che aspetta autorità globali sarà come gestire cancellazioni del debito, e di conseguenza un grande riordino dei vincenti e perdenti nella società – senza scatenare una tempesta politica.
Dunque è una questione di potere: i vincenti (non so se ho detto Germania) devono subire un ridimensionamento a favore dei perdenti?
Ovvio che resistano: gli attacchi di Juncker a Renzi sono uno dei fenomeni della resistenza dei vincitori, che non vogliono fare la loro parte, e continuare a vincere fino al default generale dei perdenti.
Secondo mr. White, i creditori europei sono quelli che probabilmente subiranno un più grosso taglio da un giubileo.
Le banche europee hanno ammesso di avere un trilione di prestiti non funzionanti; sono pesantemente esposte ai mercati emergenti e stanno certamente prolungando debiti marciti che non hanno mai rivelato (viene a mente Deutsche Bank, il buco con un paese attorno? Non solo…).
Il sistema bancario europeo dovrà essere ricapitalizzato su scala mai immaginata prima, e le nuove regole di bail-in significano che ogni depositante sopra i garantiti 100 euro dovrà contribuire al pagamento (si capisce perché Berlino ha salvato le sue banche con quasi 300 miliardi di soldi pubblici, poi ha fatto votare al parlamento italiano le norme sul bail-in?)
White è uno dei pochissimi che ha detto ad alta voce, dal 2008, che la finanza occidentale stava andando a sbattere provocando una violenta crisi finale.
Il solo a dire che stimolare l’economia a forza di stampaggio e tassi zero da parte delle banche centrali dopo la crisi Lehman (2007) alimentava “stimoli” dell’Asia e nei mercati emergenti, gonfiando bolle di credito, e un aumento dell’indebitamento in dollari che era difficile da controllare in un mondo di libera circolazione di capitali.
La globalizzazione capitalistica ha sempre prodotto lo stesso danno finale: chi lo ha negato per tutti questi anni, è solo perché ci guadagnava: faceva vincere la sete del potere invece della verità. Il risultato?
Che anche gli emergenti sono oggi nel gorgo del debito.
I debiti privati e pubblici sommati sono saliti in questi mercati al 185% del Pil, e nei paesi Ocse del 265 per cento: «Il 5 per cento in più rispetto all’altro ciclo del 2007» che ha portato al disastro Lehman e alla crisi recessiva mondiale in corso.
Con questa complicazione: «I mercati emergenti, allora, furono parte della soluzione.
Adesso anch’essi sono parte del problema».
Traduzione: il capitalismo si salvò indebitando (pardon, “facendo giungere capitali per lo sviluppo dei”) paesi emergenti, fino a renderli come sono ora, insolventi. Ora anche loro hanno bisogno di un giubileo.
Che cosa produrrà il crollo del sistema dando il via alle epiche bancarotte mondiali?
Impossibile dirlo: «Il sistema ha perso la sua ancora ed è prono alle rotture in modo inerente».
Una svalutazione cinese può metastatizzare.
«Ogni paese grande s’è lanciato in una guerra valutaria, anche se si ostina a dire che il quantitative easing non ha nulla a che fare con la svalutazione competitiva. Hanno giocato, tranne la Cina – fino ad ora».
L’effetto dello stampaggio è uno spendere in anticipo sul futuro; ciò provoca una tossicodipendenza e, alla fine, non riesce più a “fare trazione”
Alla fine, il futuro arriva nel presente, e non puoi più spenderlo.
E il gioco mica l’han cominciato dal 2007. Già nel 1987 la Fed ha iniettato troppo stimolo per prevenire una “purga” (dei creditori) dopo il crash che avvenne allora.
Dopodiché le “autorità”, banche centrali e governi, hanno lasciato che ogni boom facesse la sua corsa, pensando che avrebbero avviato la pulizia più tardi, e rispondendo ad ogni shock con altra stampa, alacremente.
Ciò ha portato, secondo l’esperto della Bri, la finanza a una convinzione della facilitazione perpetua, fino alla caduta degli interessi al disotto del loro “tasso naturale”, cessando di essere un segnale del rischio di credito.
«L’errore fu peggiorato negli anni ’90, quando Cina ed Europa dell’Est sono state unite improvvisamente all’economia, inondando il mondo con esportazioni a basso prezzo.
I prezzi calanti dei beni industriali hanno mascherato l’inflazione degli attivi (finanziari) che stava avvenendo.
I politici sono stati indotti all’inazione da una serie di credenze consolanti, che ora si rivela false.
Sono stati indotti a credere che finché l’inflazione è sotto controllo, tutto va bene».
Ecco in poche limpide parole perché gli americani hanno accelerato la globalizzazione, fatto entrare il gigante cinese nel mercato mondiale nonostante la sua economia statalista, ed aperto all’Est europeo: per gonfiare la loro bolla, e andare avanti ancora un po’.
Adesso la Cina, dopo uno sviluppo eccessivamente rapido artificialmente montato dai capitali, si è trasformata da locomotiva in valanga. Una valanga immane.
La Fed ha prodotto bolle su bolle, fino a provocare quella in cui siamo oggi: la “debt deflation” preconizzata da Irving Fisher, il grande economista della Grande Depressione.
Oggi la Fed è in «un terribile dilemma», e tenta di raddrizzare la nave sottraendosi a ulteriori quantitative easing.
«Se alzano i tassi, sarà brutta. Se non li alzano, non si fa’ che peggiorare la cosa.
La situazione è così maligna, che non esistono risposte giuste per risolverla.
E’ la trappola del debito, non c’è uscita facile».
Secondo mr. White, un inizio sarebbe che i governi smettano di dipendere dalle banche centrali per non essere loro a fare il lavoro sporco.
Le banche centrali non possono risolvere un problema di insolvenza, possono solo risolvere problemi di liquidità. I politici «devono ritornare al fondamentale attività di bilancio, chiamatela keynesiana se volete, e lanciare un mai visto e potente programma di investimenti sulle infrastrutture, che si paghi grazie alla crescita maggiore».
E’ il momento delle soluzioni alternative, del “quantitative easing per il popolo”?
La speranza è che al Forum di Davos i potenti del mondo affrontino in questo problema così limpidamente posto da White e dal “Telegraph”.
Ecco uno dei motivi per cui la cancelliera Merkel ha annullato la sua partecipazione a Davos?
Se è così, sarà un crollo disordinato, una guerra europea. I tedeschi e Bruxelles sanno che posson perdere tutto,e fanno i duri….E noi, o metà dei media e del popolo italiota, a “prendere le distanze da Renzi”. Lo so anch’io che Renzi è un peso minimo. Ma è lui a questo passo cruciale della storia, ed è la carta con cui dobbiamo giocare. Se aspettiamo – come sempre facciamo noi italiani – l’arcangelo Michele che prenda il governo italiota, per finalmente sentirci ben guidati e pronti alla lotta, abbiamo da aspettare…la possibilità reale è che ci mettano di nuovo Monti, Letta, o Giuliano Amato, o Napolitano. O la Mogherini: vi ho fatto paura, vero?
(Maurizio Blondet, “Il mondo va verso epiche bancarotte”, dal blog di Blondet del 20 gennaio 2016).
COME NE VENIAMO FUORI?????